«Non sono io ma riviste come “Nature” a mettere in relazione ingiustizie e fughe dei cervelli. Quegli studi dimostrano come ambienti in cui la selezione non premia effettivamente il merito scientifico, decadono, si chiudono in una dimensione provinciale e vengono abbandonati dai migliori talenti». Così scrive Cantone su Repubblica. Ma cosa dice veramente Nature riguardo alla dimensione provinciale della ricerca italiana? «Nelle graduatorie della qualità della ricerca gli Stati Uniti sono stati superati dal Regno Unito nel 2006 e dall’Italia nel 2012» (Nature, dicembre 2013). Contrariamente a quanto sostiene Cantone, gli universitari non sdrammatizzano e non negano gli episodi di corruzione, ma il rigore scientifico ed etico, oltre che a loro, è richiesto anche a chi occupa ruoli di grande visibilità e dovrebbe tenersi alla larga da semplificazioni troppo facilmente strumentalizzabili. Soprattutto, quando la posta in gioco è un controllo diretto della Presidenza del consiglio sui presidenti delle commissioni di concorso, che non esisteva dai tempi di Mussolini. Se proprio vuole cogliere l’occasione per un’ efficace azione di contrasto ad alto contenuto simbolico, Cantone potrebbe interessarsi della nomina di Paolo Miccoli, il consigliere Anvur, che riprodusse, nell’elaborato “programmatico” richiesto dal bando, brani tratti da pubblicazioni di altri autori, senza citare o virgolettare.
1. Questioni di metodo
Affrontare e combattere la corruzione non è mai facile e il mondo universitario non fa eccezione. C’è chi ci prova a suon di chiacchiere, talvolta in buona fede, talvolta agitando retoriche di facile consumo per spianare la strada a riforme e provvedimenti che non incidono sul problema, ma rispondono a interessi di parte o agende ideologiche.
Più impegnativa, ma anche più utile, è la strada dell’analisi puntuale delle prassi deviate, degli interessi degli attori in gioco e delle brecce legislativo-regolamentari attraverso cui si fanno strada comportamenti contrari all’etica o persino illeciti. È questa seconda via quella che Roars ha cercato di percorrere, come testimoniato da diversi articoli, apparsi nel corso degli anni. Limitandoci al tema più spinoso, quello del reclutamento, eccone alcuni:
- Università: il ministero e i concorsi a fotografia
- Gli strani bandi per ricercatore a tempo determinato
- Ancora a proposito di bandi anomali
- Prosegue la querelle sui “bandi anomali”
- Concorsi “a statuto speciale” non solo a Trento, ma anche a Verona e Pisa
- Idonei alle università telematiche: come la bella di Torriglia, che tutti la vogliono e nessun se la piglia?
- Bandi anomali: candidati telematici
- Le Commissioni giudicatrici nei concorsi per ricercatore universitario. Il caso dell’Ecampus.
- E-campus, candidati telematici e “bandi fotografia”: il Tar Lombardia interviene ancora
- Strategia e tattica nell’abilitazione scientifica nazionale
Per quanto riguarda l’Abilitazione scientifica nazionale (ASN), ci sono anche i 65 post e 207 commenti della raccolta
come pure i 3.310 commenti della raccolta
che prima di essere pubblicati hanno tutti passato il filtro della moderazione da parte della redazione.
Un lavoro imponente, svolto a titolo gratuito, che ha messo a disposizione della comunità accademica una varietà di analisi e un archivio senza precedenti sullo stato e le anomalie del reclutamento post-gelminiano. Una mole di informazioni e di osservazioni che potrebbe senz’altro aiutare l’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) ad orientarsi nella selva di segnalazioni sui concorsi da cui è “subissata”.
A fronte di questo nostro approccio, scientifico e svolto sul campo, l’intervento del 23 settembre scorso del Presidente dell’ANAC ci era sembrato un passo indietro. Da un lato Cantone aveva la sincerità di riconoscere che «la riforma Gelmini secondo me ha finito per creare più problemi di quanti ne abbia risolti». Dall’altro, però, affermava:
C’è un grande collegamento, enorme, tra fuga di cervelli e corruzione Siamo subissati di segnalazioni su questioni universitarie, spesso soprattutto segnalazioni sui concorsi
Una semplificazione destinata a rinfocolare, con la complicità del’ex-Ministro Gelmini, sia la retorica della parentopoli accademica (una bufala, se si guarda alla consistenza numerica) sia l’idea che la responsabilità per la fuga dei cervelli sia da cercare nei fenomeni corruttivi, prima ancora che negli imponenti tagli degli ultimi sei anni (un saldo negativo di -12.500 posizioni a tempo indeterminato, pari al 20% del personale in servizio nel 2009).
Nei confronti delle dichiarazioni di Cantone, non sono mancate le contestazioni provenienti dal mondo accademico. Una delle più significative è stata quella del Presidente dell’Unione Matematica Italiana, Ciro Ciliberto, che, senza mezzi termini, ha chiesto a Cantone una smentita o delle pubbliche scuse:
Se le sue dichiarazioni sono state manipolate, distorte o contraffatte, per favore, le corregga, le precisi o addirittura le smentisca. Se invece, per caso, le avesse davvero rilasciate, per cortesia, le ritratti e si scusi con i tanti, la stragrande maggioranza che all’università lavorano con serietà e abnegazione e meritano, come tutti quelli che fanno bene il loro lavoro, il rispetto suo, della stampa e dei cittadini tutti.
2. «Non sono io, ma riviste come “Nature” …»
Parole sferzanti quelle di Ciliberto, se, a distanza di due settimane, Cantone sente il bisogno di intervenire nuovamente, questa volta con un articolo su Repubblica. In effetti, il riferimento a Ciliberto è chiaro, come pure il tentativo retorico di collocarsi nel “giusto mezzo”:
Semplificando, due sono state le principali reazioni. Da un lato si è provato a sdrammatizzare, arrivando sostanzialmente a negare la rilevanza del fenomeno («ma che corruzione; i problemi sono altri, a cominciare dalla scarsità di risorse») e a chiedere, persino, che io ritrattassi. Dall’altro si è giunti alla conclusione che tutta l’università italiana è corrotta, che il male è endemico e incurabile.
Nonostante Cantone cerchi qua e là di smorzare lo scontro con il mondo accademico («I fenomeni non riguardano certo l’intero mondo universitario, ma sono purtroppo radicati e valgono, sia pure in percentuali minoritarie»), non può fare a meno di difendere il punto più controverso delle sue precedenti dichiarazioni. E per farlo, gioca la carta della citazione di Nature, “una rivista di valore indiscusso, che non dovrebbe certo essere ignota ai ricercatori del nostro Paese“:
la connessione tra corruzione e “fuga dei cervelli” – che tanto ha scatenato la protesta di alcuni docenti – non è (purtroppo) una mia idea estemporanea, ma il frutto di studi internazionali riportati su una rivista di valore indiscusso (Nature) che non dovrebbe certo essere ignota ai ricercatori del nostro Paese. Quegli studi dimostrano come ambienti in cui la selezione (delle persone e dei progetti di ricerca) non premia effettivamente (e in modo riconosciuto) il merito scientifico, decadono, si chiudono in una dimensione provinciale e vengono abbandonati dai migliori talenti. Nessuno mette in discussione la capacità dei nostri atenei di produrre “cervelli” di eccellente qualità ma questo (purtroppo) non significa che essi siano poi premiati, nella carriera universitaria e nell’accesso ai finanziamenti.
A che articolo si riferisce Cantone? Abbiamo cercato tra gli articoli scientifici nelle ultime annate di Nature, ma non eravamo riusciti a trovarlo, finché un collega non ci ha segnalato l’articolo a cui probabilmente alludeva Cantone:
Alina Mungiu-Pippidi: Corruption: Good governance powers innovation
Si tratta di un comment, che non sembra particolarmente memorabile dal punto di vista scientifico. Verso la fine, l’autrice scrive (il grassetto è nostro):
more national civil-society watchdogs (such as those listed by the European Research Centre for Anti-Corruption and State-Building, see www.againstcorruption.eu) are needed to report on the integrity of public spending, especially on research and education.
Basta una veloce verifica e si scopre che, per pura coincidenza, Alina Mungiu-Pippidi è Director dell’European Research Centre for Anti-Corruption and State-Building. Cicero pro domo sua, si diceva una volta.
La bibliografia del comment contiene sei riferimenti bibliografici tra cui: due lavori dell’autrice, un lavoro di un coautore (Nicholas Charron) e il Global Corruption Barometer 2013, un rapporto curato da Transparency International (della cui Network of Experts la Mungiu-Pippidi fa parte), secondo il quale nella sottoclassifica delle “mazzette” l’Italia risulta più virtuosa della Svizzera.
3. Nature: «nelle graduatorie della qualità scientifica USA superati dall’Italia»
Ma la ricerca negli archivi elettronici di Nature non è stata del tutto vana, perché ci ha restituito un interessante trafiletto risalente a meno di tre anni fa:
Gli Stati Uniti stanno scivolando verso il basso nella classifica della qualità della ricerca, misurata attraverso l’impatto citazionale relativo dei suoi articoli [scientifici]. Questo è quanto viene mostrato da uno studio commissionato dal governo britannico. In particolare, gli analisti della casa editrice Elsevier mostrano che gli Stati Uniti sono stati superati nella classifica (normalizzata per disciplina) dal Regno Unito nel 2006 e dall’Italia nel 2012, anche se gli Stati Uniti rimangono ben avanti in termini di quota mondiale del top 1% degli articoli più citati.
La fonte della notizia era un rapporto commissionato dal governo britannico ad Elsevier, che conteneva diverse indagini statistiche sulla performance della ricerca inglese rispetto al resto del mondo. Tra le nazioni considerate c’era anche l’Italia, che nei confronti più importanti (pubblicazioni, citazioni, produttività e impatto pro capite e per unità di spesa) otteneva risultati decisamente lusinghieri.
Si trattava forse di un’analisi controcorrente? Decisamente no. Gli stessi risultati sono confermati nei due rapporti triennali dell’ANVUR sullo Stato del sistema universitario e della ricerca pubblicati nel 2013 e nel 2016.
Un exploit recente, propiziato dalle nuove procedure di valutazione della ricerca? Per nulla. Chi legge Nature sapeva fin dal 2004 che, già nel quadriennio 1997-2001, l’Italia si collocava al settimo posto mondiale, non solo per articoli scientifici e citazioni ricevute, ma anche per numero di pubblicazioni nel top 1% delle più citate a livello mondiale (D.A. King, The Scientific Impact of Nations, Nature 2004) .
Come se non bastasse, le statistiche di SCImago mostrano che, dal 2001 in poi, la crescita percentuale della produzione scientifica italiana ha superato quella di USA, Giappone, Regno Unito, Francia e Germania.
Cosa scriveva Cantone?
Quegli studi dimostrano come ambienti in cui la selezione (delle persone e dei progetti di ricerca) non premia effettivamente (e in modo riconosciuto) il merito scientifico, decadono, si chiudono in una dimensione provinciale e vengono abbandonati dai migliori talenti.
I risultati della ricerca italiana non sono certo quelli di una nazione chiusa in una dimensione provinciale, ma di una nazione che guadagna terreno rispetto a USA, Germania, Francia e Giappone. E che lo fa con un uso più efficiente delle (poche) risorse a disposizione. Come è possibile che ciò accada in un ambiente in cui la norma è la mortificazione del merito scientifico? Nessuno è così ingenuo da negare gli episodi di malcostume ed è pure evidente che sono odiosi e da perseguire. Troppi e inaccettabili anche se fossero sporadici. Ma sono i dati e non le percezioni che devono guidare le diagnosi e le cure.
4. Cantone smentito anche dal Rettore della Bocconi
A stretto giro di posta, interviene anche Andrea Sironi, il Rettore dell’Università Bocconi. Nel suo articolo, pubblicato sul Corriere della Sera, la causa della fuga dei cervelli non è imputata alla corruzione accademica (di cui non parla nemmeno) ma nella “combinazione di investimenti in ricerca sottodimensionati e di elevata produttività scientifica dei ricercatori italiani“:
A fronte di questa situazione [di sottofinanziamento, NdR], i ricercatori italiani confermano buoni livelli di produttività scientifica e di impatto. Il nostro Paese risulta infatti caratterizzato da elevati valori di produttività se si rapporta la produzione Scientifica sia alla spesa in ricerca destinata al settore pubblico e all’istruzione terziaria, sia al numero di ricercatori attivi. Rispetto a questi ultimi, la produttività italiana si attesta sul livello della Francia e superiore a quello della Germania. Anche l’impatto della produzione italiana è superiore alla media dell’Unione europea e maggiore di Francia e Germania, collocandosi invece, in Europa, al di sotto di Svizzera, Olanda, Svezia e Regno Unito.
Questa combinazione di investimenti in ricerca sottodimensionati e di elevata produttività scientifica dei ricercatori italiani si riflette inevitabilmente nel noto fenomeno della fuga dei cervelli.
Anche il Governo, quando parla agli stranieri, apprezza la produttività e la qualità dei ricercatori italiani. Invest in Italy, una brochure del Ministero dello Sviluppo Economico, scritta per attrarre gli investimenti stranieri, spiega che
Italian researchers, internationally recognized as highly productive in terms of articles and citations, actively participate and/or lead R&D European networks, such as the CERN physics laboratory, and top level research infrastructures of transnational interest in sectors such as aerospace, earth observation, system biology, nanobiotech, marine and maritime research in the Mediterranean area and beyond.
Insomma, le statistiche e i report internazionali, il rettore della Bocconi e finanche il Ministero delle Attività produttive confermano ed estendono la validità di quanto affermato dal Presidente dell’Unione Matematica Italiana:
per quanto concerne la matematica, l’Italia ha una grande tradizione scientifica che viene mantenuta oggi molto alta ed occupa un posto di grande prestigio internazionale. … Quel che risulta a me, e che ormai è chiaro ai colleghi stranieri più attenti alle nostre cose, è che la situazione della ricerca in Italia è al limite della sostenibilità per le difficoltà economiche cui ho fatto cenno ed anche per le normative che alcuni politici hanno voluto appiopparci
5. La posta in gioco: commissioni di concorso nominate da Renzi
Nel tentativo di trarsi d’impaccio, Cantone ha tracciato un’immagine caricaturale dei suoi interlocutori:
si è provato a sdrammatizzare, arrivando sostanzialmente a negare la rilevanza del fenomeno («ma che corruzione; i problemi sono altri, a cominciare dalla scarsità di risorse»)
Eppure, chi vive nell’università non ha cercato di sdrammatizzare, negando gli episodi di vischiosità, l’opacità e il malcostume che, non diversamente da altri settori della società italiana, avvelenano l’aria di chi lavora con dedizione e senso di responsabilità. Ma che capisce altrettanto bene che, a fronte del taglio del 20% delle risorse e della perdita di 12.500 posti di ruolo, è incongruo denunciare ”un grande collegamento, enorme, tra fuga di cervelli e corruzione”.
Un “collegamento” che aveva messo in allarme chi ha a cuore il ruolo e l’autonomia dell’istituzione universitaria, quando, con sospetto tempismo, Francesca Puglisi, PD, componente della VII commissione istruzione pubblica, dichiara che
Il decreto Natta sarà una sperimentazione per la selezione dei docenti universitari. Potrebbe rivelarsi un procedimento da estendere a tutti i docenti universitari, non solo alle supercattedre.
Un tempismo davvero perfetto: dalle colonne del Corriere, Gianna Fregonara ci informa che il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri relativo alle “supercattedre” è stato appena sottoposto al vaglio del Consiglio di Stato, a cui seguirà il passaggio in Parlamento per il parere delle commissioni parlamentari. Come già anticipato da Roars, sarà la Presidenza del consiglio a nominare i presidenti delle commissioni che sceglieranno i 500 superprofessori. Ripristinando una norma in vigore sotto il Fascismo, che, sull’onda di una martellante campagna di stampa, potrebbe persino apparire necessaria e provvidenziale.
Chi ha a cuore l’istituzione universitaria, non teme e anzi auspica linee guida e misure di contrasto alla corruzione, che aiutino ad applicare le leggi esistenti. Ma se è giusto essere esigenti sul piano etico e scientifico con chi lavora nelle università, non è meno giusto esserlo con chi occupa ruoli di grande visibilità e dovrebbe tenersi alla larga da semplificazioni troppo facilmente strumentalizzabili per obiettivi politici immediati.
6. Questione etica: e se cominciassimo dall’ANVUR?
Per rimuovere ogni equivoco riguardo al nostro spirito collaborativo e a dimostrazione che per noi non esistono “santuari” intoccabili, facciamo da subito la nostra parte, segnalando un possibile intervento che avrebbe un alto valore simbolico.
In questi giorni, si è acceso un dibattito sulla “licenza di plagio”, innescato dalla minaccia di un docente bolognese di “lasciar copiare” i propri studenti per protesta contro lo scarso interesse nel combattere i fenomeni di plagio universitario. Sono stati citati episodi accaduti a Bologna e qualcuno ha menzionato il caso di Dario Tomasello, che, però, a differenza di altri, è stato sospeso per un anno, in attesa che si pronunci la magistratura.
Casi di poco peso istituzionale, in confronto a alle “scopiazzature” (così le avevano definite le Iene) contenute nell’elaborato programmatico che è valso a Paolo Miccoli un posto nel Consiglio direttivo dell’ANVUR, l’Agenzia di valutazione del sistema universitario e della ricerca. Nonostante, le quattro fonti da cui provenivano gli estratti letterali non virgolettati siano agli atti parlamentari della Commissione cultura e nonostante l’uscita dall’aula dei componenti di una forza politica, Miccoli è stato nominato. Nonostante ne abbiano scritto diversi giornalisti, tra cui Gian Antonio Stella e nonostante la storia sia finita in prima serata con le Iene, non risulta che il MIUR abbia preso qualche provvedimento. Anzi, è arrivata l’assoluzione da parte del Presidente dell’Agenzia di valutazione, Andrea Graziosi, secondo il quale «i plagi si fanno negli articoli scientifici pubblicati», mentre «il documento in questione è privato, non è una pubblicazione scientifica».
Ecco, a fronte di questa nostra circostanziata segnalazione, Raffaele Cantone non saprebbe suggerire qualche “concreta misura di contrasto” al Presidente del Consiglio Matteo Renzi e al Ministro Stefania Giannini?
È vero che l’articolo da voi citato (http://sciencepolicy.colorado.edu/students/envs_5100/king_2004.pdf) mette l’Italia al 7o posto, ma l’Italia è un fattore 2-3 sotto a nazioni occidentale con popolazione simile (UK, Francia, Germania) e superata anche dal Canada, che ha poco più di metà degli abitanti dell’Italia.
L’articolo mostra inoltre nella figura 5 che, a parità di finanziamenti, gli italiani tendono a scrivere tanti articoli che però ricevono meno citazioni di tutti gli altri paesi occidentali simili. E le citazioni sono quello che davvero misura l’impatto scientifico.
abcd: “L’articolo mostra inoltre nella figura 5 che, a parità di finanziamenti, gli italiani tendono a scrivere tanti articoli che però ricevono meno citazioni di tutti gli altri paesi occidentali simili. E le citazioni sono quello che davvero misura l’impatto scientifico”


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L’articolo di King è del 2004. I dati più recenti (che sono citati nell’articolo), mostrano appunto che,a parità di finanziamenti, gli universitari Italiani scrivono articoli che ricevono più citazioni di Germania, Francia, Canada, Giappone
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abcd: “l’Italia è un fattore 2-3 sotto a nazioni occidentale con popolazione simile (UK, Francia, Germania)”
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Indovina, indovinello: come mai? Se la spesa in ricerca (input) è inferiore a quella dei paesi con popolazione (o PIL) simile, anche la produzione scientifica (output) è inferiore a quella dei paesi con popolazione (o PIL) simile. I miracoli non esistono. Ma se i risultati (output) vengono rapportati alle risorse effettivamente disponibili per la ricerca (input) e si fa un calcolo “Km per litro di benzina”, il confronto è quello riportato qui sotto
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abcd non è il primo a cascarci. Una spiegazione didattica abbastanza facile (basta maneggiare moltiplicazioni e divisioni) degli effetti delle diverse normalizzazioni e dei relativi trabocchetti è disponibile a questo link:
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https://www.roars.it/quanta-ricerca-produce-luniversita-italiana-risposta-a-bisin/
Avvertenza: questo abcd è un personaggio fittizio creato da Giuseppe De Nicolao per poter porre appositamente domande che sono dei calci di rigore a porta vuota. Eh !
Ma no, Sylos! Non è mica giusto che lo vai a dire in giro! Con tutta la fatica che faccio a fare logout da De Nicolao e poi login come abcd e poi logout etc per farmi le domande e darmi le risposte, tu sveli il trucco e mi rovini tutto.
Uffa …
In sintesi caro Cantone: “sine pecunia ne cantantur missae”…
Non è che per coprire una porcata (nomina commissioni ministeriale) si esaltano le maialate (nepotismo)?
Non capisco la complicazione della nomina ministeriale delle commissioni. Non sarebbe più semplice e sicuro affidare a Cantone la nomina dei super-professorii-incorruttibili?
Anche Baccini aveva fatto la stessa osservazione.
http://l.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.roars.it%2Fonline%2Fsulle-cattedre-natta-cantonata-di-roars-il-duce-ci-aveva-pensato-eccome%2Fcomment-page-1%2F%23comment-59956&h=iAQEbrTd1
Non e’ proprio la stessa idea. Solo la nomina diretta da parte di Cantone, infatti, potrebbe certificare l’eccellenza e l’incorruttibilita’ dei super-professori. Ovviamente la nomina sarebbe per legge sottratta a qualsiasi forma di ricorso. Per contro, i lavori delle commissioni di nomina ministeriale potrebbero essere intralciati da ricorsi. Se per l’ASN – che assegnava solo medaglie e non cattedre – e’ accaduto quel che tutti sappiamo, figuriamoci quel che potrebbe accadere per il super-concorsone.
Io li farei nominare da un algoritmo: mi sembra sicuro e privo di dannosi influssi umani.
Ma a questo punto si passi alla nomina con cv anonimi, almeno in una prima fase preselettiva http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/10/08/bologna-adotta-i-curriculum-anonimi-via-nome-ed-eta-per-evitare-favoritismi/3077075/
Geniale … chissà come mai nessuno aveva pensato di usare CV anonimi nelle selezioni accademiche? Non riesco a vedere controindicazioni. Se quando prepari il CV “sbianchetti” il tuo nome dalla lista degli autori delle pubblicazioni, chi mai sarà capace di capire che quello è il tuo CV? Mi ricorda quei bambini che mettono la testa sotto una coperta (tenendo il resto del corpo fuori) e pensano di diventare invisibili.
Ah, quanto è prevedibile gentile Giuseppe… Lei finta di non capire, gentile Giuseppe. Potrebbe essere una soluzione per una sorta di preselezione basata su titoli senza alcun riferimento ad autori. Non vedo come non si possa trovare una soluzione che consenta l’anonimato in una prima fase.
Ma il Suo obiettivo è un altro, a quanto pare, gentile Giuseppe. Non penserà mica di inibirmi, vero? Possible che l’unico a dire cose sensate è Lei? Può essere?
Sopratutto, gentile Giuseppe, continui a pubblicare solo i post che le fanno comodo;-) buona domenica.
Prender cantonate e scantonare. Mi sembra non ci sia niente di nuovo.
Non giriamoci intorno. A meno di nomine estere, e lo scandalo sarebbe enorme (soprattutto dopo che è stato eliminato il commissario OCSE dall’ASN), i nominati ministeriali saranno Professori Universitari. Che altro non saranno se non veri e propri collaborazionisti. Come quelli delle commissioni ASN, dei valutatori VQR, dei componenti CEV e GEV e di tutti i rivoli di spesa del baraccone ANVUR. Queste persone, infischiandosene della posizione ufficiali delle associazioni scientifiche cui appartengono, del buon senso, del passato totalitaristico nel cui alveo si iscrivevano le decisioni di questo tipo, si candideranno a posizioni di sopruso e privilegio insopportabile. Nei confronti dei colleghi, ma soprattutto nei confronti della missione che dovrebbero perseguire con il loro lavoro di docenti. E’ un cancro, purtroppo, che sta dentro la nostra categoria. Assurgere a giudice insindacabile è una libidine ricercata da gente senza una reale consapevolezza del proprio ruolo. Non capiscono (o lo capiscono e se ne fregano) che la comunità scientifica dovrebbe eleggere con regole proprie coloro i quali si assumono la responsabilità di giudicare e valutare il lavoro dei colleghi, giovani e meno giovani. E sarebbe questa un’assunzione di responsabilità veramente importante: si dovrebbe realmente sentire il peso della comunità scientifica che rappresenti. In questo caso lo si fa contro di essa. Qualcuno di questi leggerà pure ROARS: allora Vergognati!
@Johnny mnemonico
“Ma a questo punto si passi alla nomina con cv anonimi, almeno in una prima fase preselettiva”
Interessante, ma in quale paese del mondo si selezionano i curriculum anonimi?
“Potrebbe essere una soluzione per una sorta di preselezione basata su titoli senza alcun riferimento ad autori.” Ho qualche difficoltà cognitiva: forse intende un elenco di pubblicazioni senza autori, senza titolo e senza riferimento bibliografico? Ci faccia capire. Penso che al MIUR potrebbero vedere con interesse alla sua proposta, già staranno pensando a qualche appalto milionario da dare ad una Società ICT per trasformare i curriculum in curriculum anonimi ed a qualche commissione per certificare se i curriculum siano veramente anonimi. Se si pensa che l’università sia fatta da mascalzoni e farabutti che non hanno la capacità e la volontà di valutare un curriculum con una qualche onestà intellettuale, non capisco perché tanta gente si ostini a voler entrare in questo inferno di farabutti, peraltro pagati male e beffeggiati.
La notizia che “Cantone è smentito proprio da Nature” arriva anche sull’Huffington Post, dove Carlo D’Ippoliti propone “Una riflessione sulle dichiarazioni di Cantone e la corruzione nell’università” (http://www.huffingtonpost.it/carlo-dippoliti/dichiarazione-cantone-universita-_b_12417314.html), che merita di essere letta (sviluppa un’analisi che parte da Cantone per arrivare alle decisioni sul finanziamento dei Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale).
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“D’altro lato alcuni (ad esempio la Cgil) sostengono che le esternazioni di Cantone seguano il classico schema di delegittimare le pubbliche amministrazioni con accuse superficiali e generalizzate di corruzione e inefficienza, per poi calare dall’alto tagli di bilancio e/o riforme che centralizzano la gestione, su un “uomo forte”.
In questo caso, si tratterebbe di un piano speciale del governo, di nominare ben 500 nuovi professori universitari, le “cattedre Natta”, tramite procedure del tutto esterne al sistema universitario. In particolare, sarebbe direttamente Palazzo Chigi a nominare i presidenti delle commissioni giudicatrici.
Perfino secondo un articolo sul Corriere della Sera, questo piano rischia di commissariare l’intera struttura del sistema universitario.
A seguito delle polemiche, Cantone ha chiarito in un lungo editoriale: “non sono io ma riviste come Nature a mettere in relazione ingiustizie e fughe dei cervelli”. In realtà, su Nature i colleghi d’oltreoceano si meravigliano che l’Italia abbia risultati così positivi nel campo della ricerca, nonostante investimenti molto inferiori. […]
Guardiamo ad esempio ai fondi “Prin”, ormai l’ultimo schema rimasto di finanziamento generale della ricerca da parte del Ministero dell’istruzione, università e ricerca. Come il Ministero stesso nota, per i fondi assegnati pochi giorni fa:
le donne sono coordinatrici solo di 1/4 dei progetti finanziati (anche nelle scienze sociali, generalmente considerate meno maschiliste, arrivano appena al 28%). E aggiungiamo noi, i loro progetti sono mediamente finanziati per un importo inferiore (dati disponibili su richiesta);
il Nord prende quasi la metà dei progetti finanziati, mentre il Sud appena il 20%. Considerando le scienze sociali, se consideriamo anche la partecipazione e non necessariamente il coordinamento di un progetto, il Nord e il Centro ci sono nell’80% dei casi, il Sud è fuori da un progetto su due;
nelle scienze sociali, le università private sono coinvolte in ben un progetto finanziato su 4, e in economia la sola Bocconi è coinvolta in 2/3 di tutti i progetti finanziati (per un valore di 2,6 mln€ su 3,4mln€ complessivi).
Quando Cantone parla di corruzione, forse non pensa alla Bocconi. Ma tutti dovremmo guardare un po’ più alle dinamiche strutturali, e un po’ meno ai fatti individuali. Cominciando con una riflessione su come garantire il pluralismo e qualche opportunità anche a chi non è inserito nelle scuole più forti.”
formiche.net: “Il Network ROARS confuta le tesi di Cantone”

http://formiche.net/2016/10/11/professori-cantone-anac/
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«Il mondo dell’università è in subbuglio. A protestare, per una volta, non sono gli studenti ma docenti e dirigenti accademici.I dissapori nascono dall’intervento del presidente dell’Autorità nazionale anti-corruzione (Anac), Raffaele Cantone, che durante il convegno nazionale dei responsabili amministrativi degli atenei, tenutosi a Firenze lo scorso 23 settembre, ha – senza usare mezzi termini – associato la fuga dei cervelli al livello di corruzione degli atenei italiani.» L’articolo si formiche.net prosegue con una dettagliata rassegna delle dichiarazioni di Cantone e delle diverse reazioni, toccando i seguenti punti:
LE DICHIARAZIONI DI CANTONE
LO SDEGNO DEI DOCENTI UNIVERSITARI
I FATTORI DETERMINANTI NELLA FUGA DEI CERVELLI
LA RACCOLTA DI FIRME DEL MONDO ACCADEMICO
LA LETTERA DELL’UNIONE MATEMATICA ITALIANA
IL NETWORK ‘ROARS’ CONFUTA LE TESI DI CANTONE
IL PARERE DI “NATURE” SULLA RICERCA ITALIANA