Venerdì scorso, a proposito di quanto stava trapelando sui meccanismi di nomina delle commissioni per l’assegnazione delle “Cattedre Natta”, avevamo scritto: «Neanche Benito Mussolini si spinse alla nomina diretta delle commissioni per la scelta dei professori». Ma, una volta tanto, dobbiamo riconoscere che ci eravamo sbagliati. No, non siamo stati smentiti da Matteo Renzi o da Stefania Giannini a proposito della nomina diretta. Ci siamo sbagliati perché Mussolini ci aveva pensato, eccome, a nominare le commissioni. Ce lo segnala Mauro Moretti con questa lettera: «Cari Amici, non sottovalutate, vi prego, il Duce, attribuendo così ai governanti dell’oggi un’originalità che non hanno. A far nominare le commissioni di concorso dal governo ci aveva pensato, eccome: con il regio decreto legislativo n. 1071 del 20 giugno 1935, ministro Cesare Maria de Vecchi di Val Cismon …».

Mussolini_sapienzaMussolini tiene un discorso dal palco davanti al rettorato dell’Università La Sapienza a Roma


Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Cari Amici,

non sottovalutate, vi prego, il Duce, attribuendo così ai governanti dell’oggi un’originalità che non hanno. A far nominare le commissioni di concorso dal governo ci aveva pensato, eccome: con il regio decreto legislativo n. 1071 del 20 giugno 1935, ministro Cesare Maria de Vecchi di Val Cismon (che nella fauna politica attuale, francamente, non sfigurerebbe, anzi), si tornava al sistema della nomina diretta delle commissioni da parte del governo; e se commissioni così composte avessero comunque prodotto risultati sgraditi al potere il ministro avrebbe avuto la facoltà di annullare il concorso (potrebbe essere un’idea, nell’odierna Italia della discrezionalità).

Alcuni dotti potrebbero però far notare, con buona ragione documentaria, che nell’ultimo governo Cavour, con Francesco De Sanctis ministro della pubblica istruzione (che tempi), in base all’articolo 62 della legge Casati era il ministro a nominare le commissioni, e che oggi ci si vorrebbe quindi rifare a quel nobile esempio.

Vi basate, ci basiamo, non dimentichiamolo, su voci: magari saremo smentiti dai fatti, e le norme sulle cattedre Natta saranno le più illuminate del mondo civile. Ma per chiudere rapidamente la postilla storica, in Italia si sarebbe passati, nell’arco di un venticinquennio, all’elettività delle commissioni, via via che il corpo accademico, riorganizzato dopo la rottura risorgimentale, acquisiva un ruolo specifico nell’assetto costituzionale liberale.

Con il fascismo – Gentile è caso a sé – marcia indietro; ma già nell’aprile 1945 si sarebbe tornati alla composizione elettiva delle commissioni. Sull’uso di questo diritto di voto si potrebbe discutere a lungo. Oggi siamo a un sorteggio condizionato (mediane, soglie), che è un rimedio della disperazione, ma che appare comunque preferibile alle commissioni governative. In che rapporto sarà la designazione governativa con gli schemi rigidi e complessi messi in atto dall’Anvur? Il capo del governo potrà nominare solo sopra le soglie?

In attesa di risposte, e registrando la quasi totale scomparsa del criterio e delle pratiche della rappresentanza (votare? E perché?) dalla vita universitaria, una modesta riflessione. Se – e ribadisco, se – le voci da voi riferite si traducessero in atti, l’episodio, minimo, illustrerebbe però in modo molto efficace il senso vero di una diffusa ratio costituente, la reale visione delle garanzie e degli equilibri, il grado effettivo di rispetto delle autonomie e delle competenze.

Senza soffermarci adesso sulle grandi differenze esistenti fra sistemi universitari, mi parrebbe difficile immaginare il capo dell’esecutivo di un grande paese occidentale intento a designare presidenti di commissioni di concorso. Ma magari mi sbaglio.

Un caro saluto.

Mauro Moretti

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40 Commenti

    • Abbiamo sottovalutato il Duce, dice Moretti. Non è cosa da poco. La nostra credibilità risulta un po’ intaccata. Cercheremo di documentarci meglio sulle cronache del ventennio, per evitare di commentare a sproposito l’attualità.

    • Altro che “paragoni ingenerosi” fra situazioni tragiche e situazioni ridicole. In fin dei conti, la farsa non e’ forse la ripetizione delle tragedie nella storia universale?

  1. E’ una svista, e non da poco, effettivamente. Però l’utilissima rettifica serve a alimentare l’idea di fondo. A quale modello si rifà il progetto renziano (tanto per dargli una paternità putativa) dei 500 eccellenti, da estendere possibilmente all’intero sistema italiano dell’università e della ricerca? A quello fascista? A quello monarchico? illuminato quanto si voglia, ma sempre imposto dall’alto, senza appello, che soltanto la storia successiva può eventualmente demolire, sostituire, ridimensionare ecc.? Ma anche sul solo piano psicologico, la grandomania di voler controllare tutto, è un fenomeno patetico e insieme inquietante, considerati anche i sostenitori culturali e mediatici di parte o ameboidi che si ritrova (con tutto il rispetto per le amebe vere, come pure, ripeto, per gli asini veri).

    • “…considerati anche i sostenitori culturali e mediatici di parte o ameboidi che si ritrova…”.
      Molto giusto quell'”anche”, in quanto – integrerei – “considerato IN PRIMIS ciò che è lui stesso, il pupazzo himself”

  2. ci sono diversi modi in cui il Ministro può nominare una commissione: per imposizione ovvero semplicemente prendendo atto della decisione della comunità scientifica (nei vecchi concorsi nazionali in cui la commissione veniva formata tramite un mix di elezione e sorteggio, il Ministro era colui che, firmando il decreto ministeriale con i nominativi dei commissari, “nominava” la commissione).

  3. “l’episodio, minimo, illustrerebbe però in modo molto efficace il senso vero di una diffusa ratio costituente, la reale visione delle garanzie e degli equilibri, il grado effettivo di rispetto delle autonomie e delle competenze.”

    A mio avviso, questo commento – che sottoscrivo – sintetizza nel modo più efficace l’attuale congiuntura politico-culturale del nostro paese e non solo. La mia impressione è che l’ansia di comando che caratterizza alcuni sia solo il riflesso dell’istinto ormai radicato di obbedienza che caratterizza i più.

    • A proposito di attribuzioni all’ometto dal chiaro prognatismo perito nel ’45, non di rado leggo che gli viene ascritta (non saprei se fondatamente) la paternità di una frase che è comunque da incorniciare: “In un popolo di gente che ha la vocazione ad essere schiava, come resistere alla tentazione di fare il padrone?”.
      Carattere nazionale sedimentato nei secoli (se non nei millenni), e in quanto tale, come ogni altro Volksgeist, inalterabile e definitivo

    • “La mia impressione è che l’ansia di comando che caratterizza alcuni sia solo il riflesso dell’istinto ormai radicato di obbedienza che caratterizza i più.”
      …………………………………………..
      Vorrei essere stato capace di trovare queste parole.

    • Giusto per non ripetere “carattere nazionale” dopo poche parole. Se ha evocato fascio- o addirittura nazi-atmosfere, tanto meglio. La conduzione del pupazzo e i processi da lui indotti, su mandato dei poteri che ben si sanno, sono appunto verticistico-fascio-aziendali in ogni àmbito, scuola e università compresissime

  4. “Ma Renzi vuol prendersi pure le università?”: questa la domanda che si pone l’Occidentale, che, sulla scia di numerosi tweets, ritiene significativo che non ci siano state reazioni e nemmeno smentite da parte del governo.
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    “Insomma, rispondere ai rilievi fatti da Cantone affermando che nelle università va tutto bene e quindi “dateci più soldi e ci pensiamo noi”, può essere irritante, oltre che fuorviante. Ma c’è un altro aspetto della questione che preoccupa e molto: se l’esito di queste polemiche dovesse essere un aumento del controllo governativo sulle cattedre universitarie, avremmo aggiunto un tassello importante al processo di abbattimento dei corpi intermedi e delle autonomie, che costituisce la “cifra” più significativa della riorganizzazione istituzionale predisposta dal governo Renzi.

    Purtroppo non si tratta di un’ipotesi solo teorica. Il famoso decreto sulle “cattedre Natta”, in preparazione, prevede l’assunzione straordinaria di un certo numero di docenti universitari in deroga alle norme concorsuali vigenti, con criteri che saranno definiti da un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, vagliati da commissioni nominate appositamente. E’ stata ventilata l’ipotesi che i commissari potrebbero essere nominati direttamente dalla Presidenza del Consiglio: questo punto non è ancora chiaro, ma stupisce che l’allarme lanciato da ROARS (l’editoriale e Umberto Izzo) non abbia suscitato reazioni né smentite, almeno per ora.”
    http://www.loccidentale.it/articoli/142708/ma-renzi-vuol-prendersi-pure-le-universita

  5. Ma perchè, le borse Levi Montalcini (= associato di ruolo quasi automaticamente) non sono già assegnate da una commissione nominata dal Ministro?

    (per carità, associato è diverso da “super-ordinario”, e, almeno nella manciata di casi che conosco, le borse sono state assegnate a studiosi indubbiamente eccellenti, però il principio è già stato utilizzato senza, per quel che ne so, particolari polemiche o controversie)

    • 1. È vero che «associato è diverso da “super-ordinario”»
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      2. Anche con le borse Montalcini non sempre le cose sono filate così lisce, a dimostrazione che non è raccomandabile frammentare le procedure di reclutamento, introducendo un canale parallelo via l’altro.

    • Il principio è simile. Non lo stesso: a quel che si dice (e nessuno ha smentito ad oggi) non il ministro (del miur), ma direttamente il primo ministro cioè il presidente del consiglio, nominerebbe il presidente della commissione (o visto che ci siamo la commissione tutta? si farebbe parecchio prima, a pensarci bene).

    • Forse mi sono spiegato male: sono contrarissimo a questo tipo di procedure. Solo biasimo (e mi autobiasimo) perchè non si è protestato a sufficienza contro questo meccanismo che è comunque già in corso.

      Ovviamente il Ministro è cosa diversa dal Presidente del Consiglio, ma vorrei vedere un Ministro nominare un commissario completamente sgradito al Presidente…

    • “Ovviamente il Ministro è cosa diversa dal Presidente del Consiglio, ma vorrei vedere un Ministro nominare un commissario completamente sgradito al Presidente…”
      Tanto più se il ministro ha la qualità, lo spessore, la personalità e la vocazione insurrezionale dell’attuale

  6. Chi seriamente crede che le 500 cattedre Natta saranno assegnate a professori in media meno produttivi dell’intero corpo professori italiano?

    Se questo risultato minimo sarà ottemperato (e ci mancherebbe), già significa che il metodo di individuazione delle commissioni e il lavoro di queste ultime (criticabilissimi come ogni altra vicenda umana) avrà fatto comunque meglio di quanto l’accademia italiana ha fatto negli ultimi decenni.

    • In effetti negli ultimi decenni non abbiamo fatto altro che promuovere emuli del mitico “ordinario a fine carriera che non ha mai scritto una riga in vita sua”. Quindi, per migliorare, basterà promuovere chi ha fatto più di zero. Io comunque mi ostino a credere che chi scrive quello che scrive crav non sia un mio collega. Magari è un’altra delle comparse assoldate per impersonare gli “adoratori bibliometrici”.

    • Dire:

      “Io comunque mi ostino a credere che chi scrive quello che scrive crav non sia un mio collega. Magari è un’altra delle comparse assoldate per impersonare gli “adoratori bibliometrici”.”

      è offensivo, sarebbe carino che lei lo ritirasse.

      L’“ordinario a fine carriera che non ha mai scritto una riga in vita sua” non è un mito ma una realtà e non attiene solo l’ordinario a fine carriera ma molti di più, purtroppo.

      Negli ambiti disciplinari a me affini, la lista di riviste di fascia A è enorme e al 90% include riviste di bassissimo livello, a cui non bisognerebbe nemmeno pensare di sottomettere i propri lavori se si è minimamente seri.

      La mediana di pubblicazioni in fascia A è circa 1.5. Questo significa che la gran parte degli ordinari non fa ricerca.

      Guardi che questo è totalmente oggettivo. Magari in altri ambiti disciplinari è molto complesso arrivare a tale giudizio, ma nei settori a me affini solo chi è in malafede non dice quello che scrivo io.

    • “La mediana di pubblicazioni in fascia A è circa 1.5. Questo significa che la gran parte degli ordinari non fa ricerca. Guardi che questo è totalmente oggettivo.”
      _______________
      Basta una veloce verifica, per scoprire che, nei settori non bibliometrici, le percentuali di inattivi tra gli ordinari sono pari allo 0,0% in 84 settori su 92.
      Inoltre, è pure oggettivo che non esiste un settore concorsuale in cui la mediana di pubblicazioni in fascia A degli ordinari è pari a 1,5.

  7. Roars lo aveva anticipato: commissioni di concorso come ai tempi di Mussolini. Lo conferma Gianna Fregonara dalle colonne del Corriere
    _______________________
    «Sì, sarà il presidente del Consiglio a nominare direttamente i venticinque presidenti delle commissioni che valuteranno gli aspiranti superprofessori universitari che saranno reclutati a partire dal prossimo anno con un fondo di 75 milioni e che potranno ottenere una cattedra e uno stipendio maggiorato in deroga all’Abilitazione scientifica nazionale. Non solo, i presidenti delle commissioni saranno professori stranieri che lavorano all’estero e di acclarata fama internazionale. A chiarire i dubbi e le paure che da mesi circolano nel mondo universitario sono gli uffici della Presidenza del consiglio dai quali è finalmente partito il testo del Dpcm … Ora è al vaglio del Consiglio di Stato, poi dovrà passare in Parlamento per un parere delle commissioni.»
    http://www.corriere.it/scuola/universita/16_ottobre_07/arrivo-norme-500-super-prof-premier-sceglie-reclutatori-10c89588-8c9e-11e6-9946-db55f98b858a.shtml

  8. A me sembra che ROARS non abbia preso nessuna cantonata e che non esistano precedenti di sorta. Nessuno ha mai tentato prima una operazione del genere. Nessuna cantonata di ROARS.

    Questi i riferimenti legislativi:

    Il Regio Decreto Legge 20.06.1935, n. 1071 all’art. 6 riporta che:
    Il ministro, qualora decida che un posto di ruolo per un determinato insegnamento debba coprirsi mediante trasferimento, dispone che la facoltà interessata designi una terna nella quale possono essere inclusi soltanto:
    a) professori di ruolo dello stesso insegnamento;
    b) professori ordinari, titolari di altro insegnamento;
    c) professori straordinari, titolari di altro insegnamento, quando in esso sia compreso quello cui trattasi di provvedere, ovvero quando abbiano tenuto per tre anni l’incarico o siano riusciti vincitori di un concorso per l’insegnamento medesimo;
    d) professori nella condizione di cui all’art. 98, primo comma, del testo unico delle leggi sull’istruzione superiore.
    Il rettore o direttore trasmette col proprio parere la terna al ministro, il quale può disporre il trasferimento, scegliendo nella terna il professore da trasferire, ovvero non dar corso al trasferimento.
    Può inoltre il ministro, quando lo ritenga necessario nell’interesse della educazione nazionale e degli studi, disporre il trasferimento di propria iniziativa.
    I trasferimenti di cui ai precedenti commi sono disposti previo il consenso dei professori interessati.
    Con decreto reale, da emanarsi su proposta del ministro per l’educazione nazionale, sentito il consiglio dei ministri, possono essere trasferiti o comandati ad altro istituto della stessa o di diversa sede, anche per insegnamento diverso dal proprio ed eventualmente non previsto dallo statuto, quei professori di ruolo dei regi istituti d’istruzione superiore, la cui permanenza nell’istituto al quale appartengono si ravvisi comunque incompatibile. Contro il provvedimento non è ammesso alcun gravame, né in via amministrativa né in via giurisdizionale.

    Il Regio Decreto 31 agosto 1933, n. 1592 all’art. 70 disponeva:
    Art. 70.- La commissione giudicatrice è composta di cinque membri.
    La Facoltà o la Scuola, che ha richiesto il concorso, designa tre professori o cultori della
    materia messa a concorso.
    Le Facoltà e le Scuole, cui normalmente appartiene la materia messa a concorso (esclusa
    la Facoltà o la Scuola che ha chiesto il concorso) designano collegialmente sei professori
    di ruolo che siano o siano stati titolari della materia. Solo in mancanza di detti professori
    potranno essere designati cultori della materia.
    Agli effetti di cui al comma precedente le Facoltà di scienze politiche e di scienze
    economiche e commerciali sono considerate come Facoltà di giurisprudenza, le Facoltà di
    medicina veterinaria come Facoltà di medicina e chirurgia, le Facoltà di architettura come
    Facoltà di ingegneria, e le Facoltà di agraria come Facoltà di scienze matematiche, fisiche
    e naturali.
    Il Consiglio superiore dell’educazione nazionale designa sei professori di ruolo o cultori
    della materia messa a concorso.
    Il Ministro nomina la Commissione, scegliendo un commissario nel primo gruppo di
    designazioni, due nel secondo gruppo e due nel terzo.
    I professori di ruolo, che intendono prender parte ad un concorso, non possono
    partecipare alle designazioni per la costituzione della Commissione giudicatrice, e, se vi
    partecipano, sono esclusi dal concorso.
    I professori o cultori, che fanno parte della prima sezione del Consiglio superiore, non
    possono essere compresi nelle designazioni.

    Per i Trasferimenti l’art. 93 così si esprimeva:
    Ogni trasferimento è disposto su deliberazione adottata dalla Facoltà o Scuola competente col voto della maggioranza assoluta dei professori di ruolo appartenenti alla Facoltà o Scuola medesima; ma, per i trasferimenti di cui al precedente comma, sulla deliberazione dev’essere sentito il parere del Consiglio superiore dell’educazione nazionale.

    • Non sono uno storico, ma le versioni che ho trovato in rete del R.D.L. sono quelle aggiornate a seguito delle abrogazioni di articoli e commi intervenute nel 1945, si veda per esempio il seguente link dove ricorre più volte la dizione
      “Articolo abrogato dall’art. 5, D.Lgs.Lgt. 5 aprile 1945, n. 238, per quanto concerne la facoltà attribuita al Ministro della pubblica istruzione di sostituire la propria iniziativa a quella delle Autorità accademiche”:
      ___________________
      http://www.pietrodigennaro.it/UNI_Leggi/legislazione/RDL_20-06-1935-XIII_n1071.html
      ___________________
      Un articolo apparso su Universitas, anno XVII, numero 2/3, aprile/settembre 1996, pp. 19-23, che cita come fonte “Senato – Servizio Studi”, appare confermare quanto scritto da Moretti:
      ____________________


      universitas.mapnet.it/pdf/universitas%20n%20060-061.pdf
      ____________________
      Attendo lumi dai colleghi storici e/o giuristi.

    • Aspettiamo lumi. La mia impressione è però che l’innovazione delle cattedre Natta ci sia rispetto alla norma citata da Moretti. Non riesco ad avere accesso al testo orginale. Domanci chiedo in biblioetca. Ma se non capisco male, http://www.cisui.unibo.it/annali/01/testi/punto_frameset.htm, la nomina della commissione era del ministro, non del primo ministro. Con le cattedre Natta ormai siamo all’ìuomo della provvidenza.

    • Ecco i lumi.
      ===============
      Caro Carolei, ma perché si è fermato all’art.6? La nomina delle
      commissioni è al 7. E si sciolga la mano per le ricerche in rete; dia
      un’occhiata a questo indirizzo:
      http://www.normattiva.it/atto/caricaDettaglioAtto?atto.dataPubblicazioneGazzetta=1935-07-02&atto.codiceRedazionale=035U1071

      Per comodità dei lettori, e di tecnici e consiglieri vari, comunque,
      copio e incollo:

      Art. 7. Le Commissioni giudicatrici dei concorsi a cattedre di
      insegnamento negli Istituti di istruzione superiore sono composte di
      non meno di cinque professori o cultori della materia, nominati dal
      Ministro. Esse comunicano al Ministro le loro conclusioni. Il Ministro
      approva gli atti della Commissione quando li ritenga conformi alla
      legge e alle esigenze e alle condizioni degli studi, li annulla in
      caso contrario. La decisione del Ministro e’ insindacabile nel merito.
      Circa le nomine dei candidati compresi nella terna dei vincitori,
      decide il Ministro sulla proposta della Facolta’, trasmessa dal
      rettore o direttore col proprio parere, ovvero di sua iniziativa,
      salvo in ogni caso il diritto del primo vincitore, qualora questi sia
      chiamato dalla Facolta’ per cui e’ stato bandito il concorso. Il
      secondo ed il terzo guaduato non possono esser nominati se non dopo o
      contemporaneamente a coloro che’ li precedono in graduatoria, a meno
      che questi rifiutino la nomina o siano gia’ professori di ruolo in
      Istituti d’istruzione superiore. La terna dei vincitori e’ valida,
      agli effetti delle nomine, per un biennio dalla data di approvazione
      degli atti del concorso.
      Specifico, come risulta dalla normativa, che detto articolo rimase in
      vigore dal 17.7.1935 l 26.5.1945, per il normale scarto fra emanazione
      e pubblicazione degli atti. Il termine ad quem mi appare, oggi più che
      mai, molto significativo.
      Cordialmente. Mauro Moretti

    • Mi sembra di vedere confermata la mia interpretazione. Nel 1935 era il ministro dell’istruzione a decidere la commissione. Ora (si dice) direttamente il capo del governo. Roars ci aveva quasi indovinato: neanche Benito Mussolini …. Se non ho interpretato male il testo di Moretti che ho linkato al commento precedente, la soluzione pensata da Gentile (e poi abortita) somiglia a quella che si dice abbia immaginato il governo Renzi.

    • Renzi come Gentile: mi sembra che questo giochi a favore della credibilità della proposta del Governo. Magari, se ribattezzasse le riforme come “leggi renzissime”, avrebbe migliori speranze pure nel referendum.

  9. Sono convinto che Renzi e i suoi consiglieri attendando con apprensione la risoluzione di questa controversia storica. Avere l’autorevole precedente di Mussolini rappresenta un pur sempre un buon argomento a difesa del provvedimento. Se venisse meno questo precedente, tutto sommato rassicurante, bisognerebbe cercare esempi simili in altre epoche o altre latitudini, con il rischio di far arricciare il naso ai più schizzinosi.

  10. Una minima puntualizzazione in merito alle osservazioni di Baccini. Per il fascismo, e più in generale, ministro o capo del governo non cambia molto, al di là delle possibili battute. De Vecchi certo non era un granché autonomo rispetto a Mussolini, per non dire dell’oggi. La cesura è fra autogoverno del corpo (commissioni elettive) ed eterodirezione burocratico-autoritaria (commissioni composte dal governo). Poi c’è, fra l’altro, la curiosa, ma non inedita terza via attuale (sorteggio condizionato). E, udite udite, il sorteggio, parziale, fu introdotto, nel febbraio 1921, da Benedetto Croce…
    Quanto a Gentile, non direi; il suo era un sistema complesso, basato sul possesso preliminare della libera docenza, e di fatto non funzionò mai, fu una delle prime cose ad essere cancellate quando lasciò il suo posto di ministro.

    • Grazie della puntualizzazione. Concordo assolutamente che la distinzione sia tra autogoverno ed eterodirezione burocratico-autoritaria. Notavo solo che per non correre neanche il rischio di dover fronteggiare la residua (tendente alla inesistenza) autonomia del ministro del MIUR, il capo del governo decide subito e direttamente lui. Quello che non capisco dal tuo testo è come fossero fatte le commissioni di Gentile.

  11. D’accordissimo con Baccini sull’oggi…allora vigeva l’almeno formale rispetto di una prassi che voleva i ministri responsabili della loro amministrazione.
    Minuzie erudite: Gentile era davvero complicato. Per partecipare a un concorso da professore di ruolo bisognava essere libero docente; e la libera docenza era rilasciata da una commissione centrale nominata dal Consiglio superiore della pubblica istruzione, Consiglio che lo stesso Gentile aveva riportato ad una composizione di integrale nomina ministeriale. In caso di un posto di ruolo vacante, o trasferimento o nuova nomina, decide la facoltà. Se nuova nomina, la facoltà interessata segnalava al ministro una terna di liberi docenti. Questa terna veniva graduata da una commissione nominata dal ministro su indicazione del Consiglio superiore. In sostanza: partecipazione non libera e generale, e ricerca di un punto di equilibrio fra la facoltà che bandiva il posto, e indicava la terna, e potere ministeriale mediato dal Consiglio superiore, di nomina però ministeriale. Mi sono dilungato troppo, e non vorrei aver dato consigli…

    • Appunto in modo tale da far sì che infami pantomime del genere si perpetuino e possibilmente si moltiplichino, la maggioranza, forse anche la netta maggioranza, dei chierici accademici italici (è un peccato che non potremo mai disporre di statistiche in proposito, capaci di confermare o smentire il mio pronostico) voterà sì il 4/12

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