«Paolo Miccoli, il professore che copiando si è guadagnato una poltrona da 178.000 Euro»: a parlare senza mezzi termini era stata la nota trasmissione televisiva delle Iene, che il 23 febbraio scorso aveva mandato in onda un’intervista, ben presto tramutatasi in un’imbarazzata fuga di Miccoli per le strade di Roma. Intervistato da OggiScienza, il neo-Presidente dell’ANVUR non nega quanto sottolineato dall’intervistatrice, ovvero che il documento programmatico di Miccoli contenesse «ampi stralci di altre fonti che però non sono state citate». Piuttosto, spiega che «i plagi si fanno negli articoli scientifici pubblicati. Il documento in questione è privato, non è una pubblicazione scientifica», lasciando intendere che alcune pratiche, inammissibili nell’ambito delle pubblicazioni scientifiche, diventerebbero invece ammissibili quando si presentano elaborati per una procedura di selezione pubblica per posti di elevata responsabilità (e compenso). “Quando ai vertici del Ministero si arriva copiando” era il titolo del servizio delle Iene. «Stimo molto [il] professor Miccoli» è la valutazione del Presidente ANVUR.
Il sito OggiScienza ha pubblicato un’ampia intervista di Michela Perrone al neo-Presidente ANVUR Andrea Graziosi. Alcune risposte sono degne di nota.
1. Miccoli? «Credo che il caso sia stato montato»
Tra le critiche che vengono mosse all’Agenzia c’è la nomina di Paolo Miccoli nel Consiglio direttivo dell’ANVUR. Alcuni hanno fatto notare che il documento programmatico con cui è stato scelto conteneva ampi stralci di altre fonti che però non sono state citate dal professore. Qual è la sua opinione in merito alla vicenda?
Stimo molto professor Miccoli. Invito tutti ad andare a vedere il suo curriculum. Si tratta di una persona che riceve continui attestati di stima e che gode della fiducia del mondo della medicina e non solo. I plagi si fanno negli articoli scientifici pubblicati. Il documento in questione è privato, non è una pubblicazione scientifica. Credo che il caso sia stato montato per colpire non tanto l’Anvur, ma la politica della valutazione e la ricerca. Il Consiglio direttivo dell’Agenzia era senza un medico da oltre due anni e mezzo, da quando cioè Giuseppe Novelli, che io ho sostituito, ha presentato le proprie dimissioni.
È opportuno ricordare che il documento “privato” era parte integrante della domanda presentata da Paolo Miccoli per diventare componente del Consiglio Direttivo ANVUR, un incarico da 178.500 Euro. La presenza di «ampi stralci di altre fonti che però non sono state citate dal professore» è stata segnalata da Roars, dopo la pubblicazione del documento sul sito del MIUR. In seguito a questa segnalazione:
- i deputati M5S della commissione cultura sono usciti dall’aula in segno di protesta quando si è trattato di approvarne la nomina, lasciando scritto a verbale che «come documentato su www. roars.it, le linee programmatiche di Miccoli contengono estratti letterali – non virgolettati – provenienti da quattro testi di altri autori da lui non citati»;
- Gian Antonio Stella, in un articolo intitolato L’italico vizietto del “copia e incolla”, ha accostato il caso Miccoli a quello di Dario Tomasello, «il docente messinese accusato dal suo collega di facoltà Giuseppe Fontanelli, carte alla mano, di aver copiato frasi su frasi dai libri di Giuseppe Amoroso»;
- le Iene hanno portato il caso in prima serata con il titolo “Quando ai vertici del Ministero si arriva copiando“.
- intervistato su Miccoli da OggiScienza, il Presidente dell’ANVUR Andrea Graziosi dichiara «Stimo molto [il] professor Miccoli».
Con involontaria ironia, Graziosi chiude così la sua difesa della nomina di Miccoli:
Il Consiglio direttivo dell’Agenzia era senza un medico da oltre due anni e mezzo, da quando cioè Giuseppe Novelli [attuale Rettore di Roma Tor Vergata], che io ho sostituito, ha presentato le proprie dimissioni.
“O ritira il ricorso o non sarà mai prof”
Tor Vergata Indagato il Rettore della seconda università di Roma: tentata concussione
il Fatto Quotidiano 17 giugno 2016
2. Suinicoltura? «prendemmo molto sul serio le critiche, che considerammo contributi»
Nel 2012 l’ANVUR ha classificato come riviste scientifiche una serie di pubblicazioni che hanno destato perplessità, da quelle più generaliste (quotidiani ecc.) ad altre più specializzate (rivista di suinicoltura). Lei non era ancora nel Consiglio direttivo, ma vorrei comunque chiederle un commento
Nell’estate del 2012 l’ANVUR ha dovuto controllare in tempi strettissimi, usando comitati di esperti, le decine di migliaia di riviste con cui i docenti e ricercatori italiani avevano popolato i loro siti docente, elencando le loro pubblicazioni (tra cui, lecitamente, potevano inserire anche quelle non scientifiche, come molti avevano fatto). Tutte queste riviste andavano divise tra classe A, scientifiche e non scientifiche ed era la prima volta che un’operazione del genere veniva fatta nel nostro Paese.
Direi che il fatto che qualche decina, o anche un centinaio di riviste chiaramente non scientifiche siano riuscite a superare questo primo filtro, per essere poi peraltro prontamente eliminate ad un secondo controllo (prendemmo molto sul serio le critiche, che considerammo contributi), non solo non mi stupisce, ma non inficia assolutamente ai miei occhi il grande valore dell’operazione di classificazione compiuta allora. Le cose non nascono perfette: il bicchiere quasi pieno fu subito rappresentato dalle migliaia di riviste correttamente collocate. Oggi quelle liste iniziali sono state più volte perfezionate con la collaborazione di decine di studiosi di valore e il sistema funziona.
In questo caso, Graziosi sembra voler riscrivere la storia. In seguito alla segnalazione delle “riviste pazze” da parte di Roars, l’ANVUR pubblicò un documento intitolato La classificazione delle riviste nell’ambito dell’abilitazione nazionale in cui scriveva
L’ANVUR ritiene che l’eliminazione dal novero delle riviste di un numero così elevato di pubblicazioni non scientifiche (circa il 20% del totale) costituisca un significativo passo avanti nella direzione di evitare per il futuro che i siti docenti, su cui molti atenei si basano per la distribuzione interna di fondi di ricerca, siano infarciti di pubblicazioni che nulla hanno di scientifico.
In pratica, uno scaricabarile che rovesciava la responsabilità della patente di scientificità attribuita dall’ANVUR al Sole 24 Ore, Suinicoltura – e qualche altro centinaio di riviste per nulla scientifiche – sulle spalle dei docenti che avevano caricato nel loro “sito docente” articoli divulgativi o informativi apparsi in sedi non scientifiche.
Quando il caso delle “riviste pazze” assunse risonanza nazionale (“Vuoi diventare professore? Scrivi su Suinicoltura” scrisse Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera), il Presidente dell’ANVUR replicò con una lettera che ribadiva la strategia dello “scaricabarile”:
1) tale situazione è il prodotto di un sistema privo di qualunque filtro, che ha per anni permesso a chi lo voleva di inserire qualunque cosa nella banca dati delle pubblicazioni universitarie. 2) Quindi le riviste denunciate dall’articolo vi sono perché qualche docente ve le ha inserite. 3) Almeno in alcuni casi questa corsa a inserire qualunque pubblicazione, incluse quelle che sarebbe stato opportuno tener distinte dalla attività scientifica, è stata incentivata dalla prassi di valutare i dipartimenti e distribuire i fondi in base alla sola quantità delle pubblicazioni
A più di tre anni di distanza Graziosi riconosce (meglio tardi che mai) che era lecito caricare anche la produzione non scientifica sul sito docente e, nella sua lettura storica, la maldestra operazione di scaricabarile viene sintetizzata così:
prendemmo molto sul serio le critiche, che considerammo contributi.
Talmente sul serio che due consiglieri ANVUR tentarono di difendere la scientificità di “Suinicultura” (lapsus freudiano?) in questo modo:
Oggetto di sarcasmo è in particolare la Rivista di suinicultura (cui si aggiunge Stalle da latte, che non è una rivista, ma un supplemento de L’informatore agrario), il cui titolo ha colpito la fantasia dei critici. Se il titolo è così importante, suggeriremo alla redazione di cambiarlo in “Sus Scrofa Domesticus Proceedings”… Del resto, Il Caffè [1764-1766] dovrebbe forse essere escluso dal novero delle riviste che hanno fatto la cultura italiana perché ha un nome che lascia piuttosto pensare alla cucina? (Luisa Ribolzi e Massimo Castagnaro: la vendetta del suino: l’ANVUR risponde al Corriere, il Sussidiario 19 ottobre 2012)
3. Le dichiarazioni dei consiglieri ANVUR? «Personali opinioni»
Alcuni sostengono che, pur essendo un organo tecnico, l’Agenzia abbia nei fatti un ruolo politico. Le prove portate a sostegno di questa tesi sono alcune dichiarazioni che sarebbero basate su opinioni personali e non sui dati. Che ne pensa?
Questo è semplicemente non vero. L’ANVUR applica con grande attenzione la normativa stabilita dal parlamento e dal ministero, e ha il massimo rispetto per l’autonomia degli atenei, giustamente tutelata dalla legge. Nessun atto compiuto dall’Agenzia era o è privo di una base normativa, cosa peraltro ovvia se no sarebbe stato annullato. Non mi riferisco a giudizi su singoli casi, che ci sono stati contestati nel merito, come è giusto e lecito, ma agli atti fondamentali, come quello di giudicare per esempio in materia di riviste. Faccio inoltre presente che le dichiarazioni contestate erano opinioni espresse in un dibattito, non certo l’espressione di una linea politica dell’Agenzia, che non c’è né può esservi, ferme restando le personali opinioni dei suoi membri.
In base al comma 1 dell’art. 5 del Codice Etico dell’ANVUR «Nelle materie di competenza dell’Agenzia, i membri dell’Agenzia e, per quanto attiene le attività ad essa connesse, gli studiosi collaboratori esterni partecipano a convegni, seminari e simili, nonché pubblicano articoli su quotidiani o periodici solo quando la partecipazione o la pubblicazione avvengano nell’interesse dell’Agenzia. Tali attività sono comunicate al Presidente».
L’articolo 6, invece regola i “Rapporti con i mezzi di informazione”:
«1. Il Presidente, per conto dell’Anvur, cura i rapporti con i mezzi di informazione. I membri dell’Agenzia e, per quanto di loro competenza, gli studiosi collaboratori esterni, nell’intrattenere eventuali rapporti con organi di stampa o con altri mezzi di informazione, si attengono al rispetto degli indirizzi espressi dall’Agenzia, senza arrecare pregiudizio al decoro della stessa e alla riservatezza delle informazioni e delle attività che la riguardano.»
Daniele Checchi (consigliere ANVUR):
E siccome il Sud, come ho scritto nel titolo, a mio parere, si è suicidato, non è stato ucciso, allora il problema è che per poter creare una base di discussione che sia, tra virgolette, “accettabile” al resto del paese, occorre chiarire i meccanismi di accountability. Perché il paese può fare un investimento compensativo al Sud, visto che non può uccidere i docenti inattivi che sono presenti nelle università del Sud e rimpiazzarli con docenti nuovi freschi. […] Marino [Regini] suggeriva la differenziazione tra orientamento professionalizzante e orientamento di tipo generalista – ma uno può anche dire: “al Sud basta facoltà di Giurisprudenza” con rispetto ai colleghi eventualmente presenti che siano laureati in Giurisprudenza in università del Sud. Perché è un input produttivo che non serve, non serve a quella regione lí. E quindi uno dice: “chiudo dei corsi, li chiudo d’autorità, sposto il personale da altre parti perché invece voglio promuovere degli altri corsi”. E via di questo passo. (29 aprile 2016)
4. StopVQR? «i protestatari puri sono stati circa il 3% del totale»
Recentemente alcuni docenti hanno boicottato la VQR. Lei ritiene che in futuro possano essere corretti alcuni dei suoi meccanismi oppure pensa che la valutazione funzioni in modo efficiente?
Nel 6% di ricercatori che non hanno aderito vanno considerati anche gli inattivi, stimabili in un 3-4% (nella prima VQR erano il 5%). Questo significa che i protestatari puri sono stati circa il 3% del totale. Secondo me occorre distinguere tra chi non vuole la VQR a prescindere – posizione che non condivido ma rispetto – perché seriamente convinto che danneggi la ricerca italiana e chi è molto innervosito dal blocco di 5 anni degli scatti di anzianità. Credo che questi ultimi siano la quota più grande e hanno ragione a protestare. Va però evidenziato che il loro malessere riguarda un aspetto diverso da quello della valutazione.
Qui Graziosi ignora deliberatamente che quel 6% è non solo il risultato di pressioni, intimidazioni e caricamenti forzosi dei “prodotti della ricerca” (memorabili le veline con le percentuali manipolate come pure la “serrata” decretata dal CdA di Pisa) ma anche della clamorosa riapertura della VQR, «accogliendo la richiesta dei rettori di alcune università». Maneggiare quei numeri come se fossero espressione di una scelta operata in piena libertà riporta alla memoria tecniche di propaganda che uno storico come Graziosi sembra conoscere fin troppo bene. E oggi come allora, per sapere cosa sta realmente accadendo, non resta che sintonizzarsi su Radio Londra.
«No one to be fired»: una volta tanto, sono gli USA a prendere esempio da noi:
http://edition.cnn.com/2016/07/19/politics/melania-trump-michelle-obama-speech/
La CNN segue le orme di Roars, evidenziando le coincidenze tra i discorsi di Melania Trump e Michelle Obama. Strano che dei giornalisti di quel livello non sappiano che «i plagi si fanno negli articoli scientifici pubblicati», come sottolinea il Presidente dell’Anvur, Andrea Graziosi.
C’è una piccola differenza, la “first lady” non ha un ruolo politico autonomo rispetto al Presidente: in genere ci si aspetta che partecipi agli eventi pubblici, sia sorridente e si faccia fotografare, inauguri mostre, sponsorizzi attività benefiche, …
Miccoli, seduto lì dove siede, è in grado di “mobbizzare e trasformare i colleghi in zombies” nonché “chiudere i dottorati e declassare gli Atenei a Teaching Universities”, giusto per rimanere al “documento programmatico” di qualche suo collega …
L’unico commento possibile alla vicenda è una citazione di Woody Allen: “Fui buttato fuori dall’Università il primo anno. Mi scoprirono mentre copiavo allo scritto di metafisica. Sbirciavo nell’anima del mio vicino”.
E il fatto che il documento programmatico attribuito a Miccoli esprima la metafisica e l’anima di qualche d’un altro pone una serie di domande:
1. Miccoli è convinto della sua funzione politica all’interno dell’ANVUR? E’ in grado di esprimere una sua valutazione autonoma? Ha tempo da dedicare alle attività dell’Agenzia?
2. E’ ammissibile che in ANVUR siedano personaggi definibili alla siciliana come “puppi”, personaggi eterodiretti che siedono sullo scranno del Consiglio Direttivo per convenienza personale (il prestigio, il compenso economico, …) e di gruppo (possibilità di favorire gli “amici”, si veda il caso della riapertura della VQR per l’Ateneo pisano), ma le cui parole in genere sono messe in bocca da altri?
Santo cielo! Va bene tutto, ma un po’ di grammatica e un po’ di “fact checking” dell’italiano regionale:
– “qualchedun altro”, non “qualche d’un” altro;
– “puppi” in siciliano sono a) i polpi b) gli omosessuali maschi. I personaggi eterodiretti sono i Pupi, statuine articolate manovrate dall’alto con ferri e corde.
Quindi Graziosi, con queste dichiarazioni ha certificato il fatto che Miccoli ha copiato?
Ciò che è stupefacente è che le giustificazioni valgono per una sola parte e poi ci sono le distorsioni e le mezze bugie: l’Anvur è inesperta, aveva poco tempo a disposizione, c’era la fretta, il personale è insufficiente, cercano ancora di capire come valutare la didattica, devono ancora inventarsi come valutare, devono ancora creare le aree omogenee di valutazione, quella di Miccoli non era una pubblicazione scientifica, in generale ci apprezzano [chi?], è nei momenti di crisi di finanziamenti che le valutazioni [mal concepite, vedi sopra] servono, la maggioranza ha aderito [senza batter ciglio e entusiasticamente] alla vqr.
Cosa significhi tutto questo, per lo stato, in termini di aumento di spesa (in un momento di crisi, per l’appunto), di impiego di tempo da parte dei valutandi (enti e singoli), è del tutto insignificante, nemmeno vi si accenna.
Carissimi,
intervengo solo per chiarire un punto in diritto (penale, che poi è la mia materia).
Graziosi mi pare confondere la problematica legata al plagio, cioè alla violazione del diritto d’autore, con quella della falsa attribuzione di opere altrui in pubblico esame o concorso.
Sono due leggi diverse.
Certo uno le può violare entrambe, perché prima pubblica un articolo copiato (commettendo plagio) e poi lo utilizza in un pubblico concorso, allegandolo alla domanda (falsa attribuzione).
Ciò non toglie che si può commettere solo il primo reato, perché faccio il plagio (ad es., di una canzone), ma poi non è che con la canzone ci voglio diventare avvocato, magistrato o professore universitario.
Oppure solo il solo il secondo, perché nel compito scritto per diventare avvocato, magistrato, (ieri) ricercatore universitario, o, perché no, componente dell’ANVUR, utilizzo opere altrui falsamente attribuendomele (cioè non citando la fonte, per cui faccio apparire farina del mio sacco quella che invece non è).
Ciò che più rileva in una selezione pubblica, ovviamente, è il secondo reato, in cui il bene protetto è pubblicistico, e non certo il primo, che tutela il titolare del diritto d’autore.
Per intenderci, non c’è il reato di plagio se il titolare -cioè il vero autore- presta il suo consenso.
Mentre, nella falsa attribuzione, se il vero autore è d’accordo con l’utilizzatore, non è che il reato non c’è: anzi, ne rispondono entrambi in concorso.
Inoltre, nella legge del 1924 sulla falsa attribuzione è anche previsto che una volta accertato il fatto (anche se magari il reato è prescritto, etc.), il provvedimento ottenuto grazie alla falsa attribuzione dev’essere cancellato.
Chiaramente, con questo io non voglio sostenere, in fatto, che l’elaborato prodotto da Miccoli sia copiato: non lo conosco e non mi interessa.
Voglio sostenere, invece, in punto di diritto, che Graziosi si sbaglia perché si preoccupa dell’eventuale lesione di un interesse privato (violazione diritto d’autore), e non di quello pubblico (falsa attribuzione di opere altrui in pubblico esame/concorso). Sbaglia inoltre a ritenere privato, manco fosse una lettera alla mamma, un documento prodotto in una selezione pubblica: non è una pubblicazione, ma non è neppure un documento privato, come non lo è il compito scritto per diventare magistrato.
Del resto, in quanto professore universitario, Graziosi dovrebbe saperlo, perché è lo stesso identico problema che si pone con le tesi di laurea copiate (che appunto non sono pubblicazioni, ma neppure documenti privati), con conseguente delitto punito con la reclusione da tre mesi ad un anno (ma la pena non può essere inferiore a sei mesi, qualora l’intento sia conseguito), e, soprattutto, cancellazione del titolo di laurea.
Spero di essere stato chiaro.
Tom Bombadillo
Caro collega, si può credere che essendo G. storico e ordinario con chissà quanti concorsi alle spalle dove era commissario, non sappia esattamente cosa sta dicendo? Lui non “sbaglia a ritenere privato, manco fosse una lettera alla mamma, un documento prodotto in una selezione pubblica: non è una pubblicazione, ma non è neppure un documento privato, come non lo è il compito scritto per diventare magistrato.” perché se così fosse, che cioè non sa distinguere tra le cose, cosa ci sta a fare all’Anvur in posizione di responsabilità? Sa esattamente, invece, che sta difendendo con tutti gli argomenti che ha a disposizione (e non importa se non sono pertinenti o se sono irrilevanti) e con tutte le unghie (determinazione) a disposizione, non solo il collega, ma l’Anvur stessa, la quale anzitutto non vigila (ma che quasi tutti apprezzano!, lo dice sempre lui, se la suona e se la canta), la quale Anvur deve comunque ancora imparare il mestiere, poverina, e quindi può sbagliare (ma le conseguenze negative dell’imperizia e della spesa improduttiva le subiamo noi, e questo non lo dice) e difende inoltre se stesso, la sua posizione, con tutti gli impliciti (e qui non espressamente dichiarati) vantaggi politici ed economici. L’impianto retorico, in soldoni, è dunque il seguente: M. è uno stimatissimo professionista, ergo nessuno può e deve dubitare della sua etica professionale e paraprofessionale. Quello che ha fatto in quel caso è irrilevante. Lo dichiaro io G., dall’alto e con il prestigio della mia posizione.
…no, dai, Marinella, non può essere come pensi tu… anche perché, vedi, se così fosse -ma non è-, tutto il senso dell’intervista di Graziosi potrebbe essere sinteticamente condensato in una frase:
https://www.youtube.com/watch?v=gTV5nUPuoHo
Ma come puoi constatare, per certe frasi non basta neppure essere baroni, almeno si deve essere marchesi…oppure no?
Ciao ciao.
Tom
Dimenticavo: viva la classe operaia!
Questa ANVUR è davvero un incubo.
sì, un incubo! non ricordo bene se avete già fatto qualcosa del genere, ma potrebbe essere utile scovare e pubblicare i curricula di tutti i componenti dell’ANVUR, passati, presenti e avvicendati; intendo i curricula obiettivi con speciale riguardo a tutte le posizioni già ricoperte in organi di governo, universitari e non, e in organi che hanno avuto compiti di attribuzione di risorse oltre che di valutazione (i vari COFIN, PRIN, FIRB, SIR, ecc. ecc.) nonché in procedure concorsuali varie; non vorrei che si scoprisse che si tratta sempre della solita compagnia di giro: intellettuali organici, cani da guardia, profittatori del regime (qualunque esso sia di volta in volta in auge)…
Scusate l’ingenuità ma oltre alle giuste indignazioni, qualcuno ha presentato un esposto alla procura sul caso?
“Il Consiglio direttivo dell’Agenzia era senza un medico da oltre due anni e mezzo, da quando cioè Giuseppe Novelli, che io ho sostituito, ha presentato le proprie dimissioni.”
Giuseppe Novelli non e’ un medico, ma un biologo.
Quanto a Melania Trump, e’ solo la bella moglie di Trump, non e’ eletta ne’ verra’ eletta da nessuno e per gli Americani e’ totalmente irrilevante (e dovrebbe esserlo pure per noi).
C’era bisogno di un dottore
Scusate l’insistenza, e chiedo consiglio a qualche giurista se c’è : è possibile una denuncia all’autorità giudiziaria sul caso ?
@accicchel,
per il poco che valgo, ci sono io.
Una denuncia è sempre possibile, quando riguarda reati procedibili d’ufficio.
Le limitazioni, invece, attengono ai reati procedibili a querela, perché, in quel caso: il titolare del diritto di querela è la persona offesa, e non chiunque (Tizio assiste alla violenza sessuale di Mevio ai danni di Caia, che per motivi imprecisati decide di non querelarlo: Tizio non può farci niente, e non può denunciare Mevio al posto di Caia, a meno che quest’ultima non sia minore, o in altri casi speciali, in cui, appunto, “scatta” la procedibilità di ufficio); vi è un ristretto termine -dalla conoscenza del fatto- in cui si può procedere, altrimenti si decade dal diritto.
Il reato di falsa attribuzione di opere altrui in pubblico esame/concorso è ovviamente, visto il bene tutelato pubblicistico, procedibile di ufficio.
Quando facevo la professione -pur scarsa per quantità e qualità: quest’ultima riferita al difensore e non certo agli assistiti- sono sempre stato molto prudente con chi mi chiedeva di redigere un atto di denuncia/querela, nel senso di evitare il minimo rischio, se pur eventuale, di un effetto boomerang, e cioè dell’apertura di un procedimento penale, nei confronti del denunciante/querelante, per calunnia.
Ora, la calunnia si ha a seguito di una falsa incolpazione: Tizio sa bene che Caio è innocente, ma lo incolpa falsamente della commissione di un certo reato.
La falsa incolpazione, però, riguarda il fatto, non la sua qualificazione giuridica (che può essere giusta o sbagliata, e non vera o falsa, e comunque spetta al PM, e non al denunciante).
Se Tizio -dopo aver letto questa mia risposta, e aver imparato che la violenza sessuale sui minori è procedibile d’ufficio- denuncia Caio per aver avuto un rapporto sessuale consensuale con la quattordicenne Mevia (fatto corrispondente al vero), non risponderà di calunnia sol perché il fatto denunciato è in realtà penalmente irrilevante (mentre sarebbe stata veramente violenza sessuale se Mevia, “consenziente”, avesse avuto tredici anni; e veramente calunnia se Tizio, in denuncia, avesse riferito di un rapporto sessuale di Caio con una tredicenne, che però, in realtà, non aveva avuto luogo).
Nel caso della falsa attribuzione di opere altrui, tuttavia, il problema della falsa incolpazione in sede di denuncia è escluso alla radice, trattandosi di un reato documentale.
In una eventuale denuncia per il delitto di cui trattasi, si produce il testo utilizzato nel pubblico concorso/esame e il testo (o i testi) originari, mettendo in luce le frasi che si ritengono copiate. Punto. Sarà poi il PM a decidere se ciò costituisca reato oppure no. Ma la falsa incolpazione è esclusa, a meno che uno sia così stupido, oltre che delinquente, da produrre documenti falsi.
Con questo, tuttavia, io non voglio consigliare, né a te né ad altri, di sporgere denuncia nel caso specifico: anzi, tutto il contrario.
Venendo al caso Miccoli, infatti, io proprio non capisco a cosa dovrebbe servire denunciare un fatto che ormai è di pubblico dominio: interrogazioni, interviste, televisione.
Che vuoi denunciare più?
Evidentemente, la Procura competente -secondo me, Roma- non ritiene il fatto sia penalmente rilevante, il che può essere per due ragioni: il fatto o la sua qualificazione giuridica. In relazione a quest’ultimo aspetto, ho già spiegato come l’argomento di Graziosi non possa neppure in astratto applicarsi al reato di cui trattasi, ma solo al plagio (che però è reato diverso). In diritto, forse, si potrebbe sostenere che la selezione pubblica per diventare componente dell’ANVUR non è un concorso pubblico rilevante ai sensi del delitto in questione, e che la norma va intesa senza estensioni analogiche.
Ora, figurati se io sono per le interpretazioni analogiche in diritto penale…E tuttavia forse qui non saremmo affatto di fronte ad un’interpretazione analogica, come quelle che, per altro, è solita offrirci la giurisprudenza. Altrimenti, potremmo pure concludere che, in Italia, uccidere una donna non è reato, visto che l’art. 575 c.p. punisce chiunque cagiona la morte di un uomo.
Che la Procura di Roma sia più realista del Re, cioè più garantista di me? Tutto è possibile. E, in ogni caso, la qualificazione giuridica della Procura è quella che conta, per cui se loro ritengono che, in astratto, un’eventuale falsa attribuzione di opere altrui, in uno degli elaborati sottoposti all’Anvur per la selezione quale componente dell’Anvur stessa, comunque non sarebbe penalmente rilevante, hanno sicuramente ragione loro, e torto io che, in astratto, da becero forcaiolo quale notoriamente sono, ritengo il contrario.
Se poi tralasciamo il diritto, e l’astratto, rimane il fatto storico concreto.
Forse, più semplicemente, dovete arrendervi al realtà, e ammettere che l’elaborato di Miccoli che, del resto, io non conosco e non voglio conoscere (perché non mi interessa), semplicemente, non è copiato.
E’ tutta colpa di quei maligni di Roars.
Meglio, è tutto un complotto!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Tom
P.S.: 200 euro per la consulenza, prezzi modici ché c’è la crisi.
Ringrazio. Vista la crisi, se passi da Bologna saldero’ con una pizza. Il massimo che possiamo permetterci.
Be’, almeno dice che ci voleva un medico, non un veterinario. E’ gia’ qualcosa.
Mi sembra di capire che il fatto non ha rilevanza penale, e neanche è un illecito amministrativo, a meno che un escluso,poniamo, presenti un esposto alla procura di Roma, che poi decidera’ se proseguire o meno. Visto il carico che ha la procura di Roma con i processi di mafia capitale, credo non avrà tempo di occuparsi della cosa. Siamo nel campo quindi dell’etica e questa è opinabile.