Nell’ultimo numero del Notiziario dell’Unione Matematica Italiana è apparsa una lettera che riguarda le modalità di determinazione dei giudizi scientifici nei concorsi locali. Riteniamo che il problema sollevato sia di interesse generale e che la lettera metta in luce l’arbitrarietà che è lasciata alle commissioni locali nel valutare i titoli scientifici e attribuire punteggi a vari aspetti dell’attività professionale. In particolare, criteri molto diversi da quelli adottati nella ASN possono essere usati. La lettera è stata firmata da più di trenta illustri matematici, tutti professori ordinari di Analisi Matematica, tra cui appaiono 6 Premi Caccioppoli. Nel ringraziare i colleghi firmatari per aver portato all’attenzione della comunità una problematica di sicuro e attuale interesse osserviamo anche che sarebbe interessante avere un feedback da altri settori per monitorare con attenzione l’evolversi delle pratiche di giudizio in questo delicato momento di transizione. (Dati del concorso: il bando è a questo link, i criteri da parte decisi da parte della commissione a questo link )
Caro Presidente,
si è appena concluso, presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, un concorso per professore associato nel Settore 01/A3, SSD MAT/05, riservato a ricercatori a tempo indeterminato già in servizio presso lo stesso ateneo e in possesso dell’abilitazione scientifica.
I criteri di ripartizione del punteggio adottati dalla commissione hanno visto, su un totale di 100 punti, soltanto 30 riservati alla produzione scientifica (la cui analisi era limitata, come richiesto dal bando, a non più di dodici lavori).
Una situazione sorprendente non solo perché si parla di un concorso universitario, ma anche perché si tratta di un concorso riservato a ricercatori.
Scendendo più nel dettaglio, non possiamo non osservare che la commissione ha proceduto a una ripartizione estremamente particolareggiata dei punteggi, che genera a tratti non poche perplessità.
Spiccano i seguenti criteri:
1) Ad ogni singolo lavoro potevano essere associati al più tre punti complessivi. Evidentemente, secondo criteri del genere, la presenza di lavori contenenti risultati fondamentali o di grande impatto, o pubblicati su riviste eccellenti, non viene ad avere un peso molto rilevante.
2) Un peso rilevante dato alla valutazione fortemente quantitativa e burocratica della didattica. Tra le altre cose, la partecipazione a commissioni di esame di profitto poteva valere fino 15 punti, la metà dei punti totali assegnabili alla produzione scientifica.
3) Venti punti dedicati ad attività scientifiche non particolarmente discriminanti (relazioni tenute a convegni, organizzazione della ricerca); quasi quanto i punti assegnabili alle 12 pubblicazioni scientifiche.
Da notare, inoltre, che una singola relazione ad un convegno poteva essere riconosciuta anche con quattro punti, più di quelli per un’intera pubblicazione. Di contro, un importante premio internazionale, poteva valere al più due punti.
I sottoscritti esprimono forte disagio per l’apparire, nell’ambito di un concorso universitario, di una scelta di questo genere, che viene a penalizzare fortemente quello che da sempre è il criterio principe per stabilire l’entrata a far parte dei ranghi della docenza universitaria e cioè la qualità della produzione scientifica. Tali criteri costituiscono un precedente che, se dovesse avere seguito, potrebbe essere potenzialmente molto dannoso.
Riteniamo che il diffondersi di criteri del genere possa in futuro portare a un notevole abbassamento della qualità della ricerca all’interno dell’università, ma anche ad un abbassamento della qualità della didattica, mai disgiunta dalla prima.
Riteniamo inoltre che, valutazioni fortemente schematizzate, possano portare ad una ulteriore accelerazione di quel pericoloso processo di burocratizzazione già in atto nelle università italiane.
Infine, osserviamo che le nostre preoccupazioni non si legano al singolo episodio concorsuale in sé, che non può che avere un impatto nazionale molto limitato, quanto al potenziale effetto dannoso di carattere sistemico connesso alla metodologia di valutazione usata.
Cordiali saluti,
Emilio Acerbi (Univ. Parma), Giovanni Alberti (Univ. Pisa), Luigi Ambrosio (Scuola Normale Superiore, Pisa), Martino Bardi (Univ. Padova), Vieri Benci (Univ. Pisa), Isabeau Birindelli (Sapienza Roma), Lucio Boccardo (Sapienza Roma), Italo Capuzzo Dolcetta (Sapienza Roma), Gianni Dal Maso (SISSA, Trieste), Giuseppe Di Fazio (Univ. Catania), Fausto Ferrari (Univ. Bologna), Alessio Figalli (ETH Zürich), Donato Fortunato (Univ. Bari), Giorgio Fusco (Univ. L’Aquila), Nicola Fusco (Univ. Napoli Federico II), Nicola Garofalo (Univ. Padova), Francesco Maggi (ICTP Trieste), Andrea Malchiodi (Scuola Normale Superiore, Pisa), Carlo Mantegazza (Univ. Napoli Federico II), Pierangelo Marcati (GSSI L’Aquila), Giancarlo Mauceri (Univ. Genova), Giuseppe Mingione (Univ. Parma), Massimiliano Morini (Univ. Parma), Filomena Pacella (Sapienza Roma), Angela Pistoia (Sapienza Roma), Aldo Pratelli (Universität Erlangen-Nürnberg), Patrizia Pucci (Univ. Perugia), Fulvio Ricci (Scuola Normale Superiore, Pisa), Francesco Serra Cassano (Univ. Trento), Gabriella Tarantello (Univ. Tor Vergata), Franco Tomarelli (Politecnico di Milano)
Cari Signori,
mi stupisce il vostro “forte disagio” espresso nella lettera pubblicata: ma questa è la “prassi” nell’attuale Università ! Avete solo mancato di dire (ma si intuiva tra le righe) che colui il quale “doveva” vincere il concorso evidentemente aveva dato più peso, durante la sua carriera, alla didattica, alla partecipazione alle commissioni di profitto (ma è un merito ? solo questo basterebbe per un ricorso, in un paese serio….) e alla partecipazione ai convegni, e viceversa aveva poche pubblicazioni, qualcuna sull’Almanacco Matematico di Topolinia, e qualcun’altra su una rivista edita dal cognato…
Quello che mi meraviglia è che nessuno (e dico NESSUNO) si oppone a questa cosiddetta “ACCADEMIA”, che purtroppo è una semplice accozzaglia di parenti ed amici, il più delle volte completamente privi dei requisiti basilari, eppure così dotati nell’aspirare “all’Accademia”. Eppure sarebbe semplice capire nelle Università chi sta barando: basterebbe vedere le tabelle degli abilitati ! Chi è abilitato da più di 1000 giorni, e non viene chiamato, sicuramente è vessato, mentre tutti quelli che hanno il concorso in frigo, pronto ad essere scongelato non appena superata l’ASN (per sfiancamento dei commissari), sarebbero da “attenzionare”.
E poi, gli elenchi telefonici delle Università sono pubblici: basterebbe scorrerli per scoprire i casi più eclatanti (….di figli ce ne sono in quantitativo industriale, tra i docenti e tra i TAB…). Basta poco, ma in un paese che ammette (candidamente) che la tesi di dottorato di un ministro si può copiare, cosa altro ci può meravigliare ?
Ad maiora !
Pizzaballa: “Quello che mi meraviglia è che nessuno (e dico NESSUNO) si oppone a questa cosiddetta “ACCADEMIA”,”
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L’affermazione di Pizzaballa è smentita dai fatti. Oltre alla lettera pubblicata in questo post, Roars è intervenuto ripetutamente sulle questioni del reclutamento:
Per quanto riguarda l’Abilitazione scientifica nazionale (ASN), ci sono anche i 65 post e 207 commenti della raccolta
come pure i 3.310 commenti della raccolta
Pizzaballa: “di figli ce ne sono in quantitativo industriale, tra i docenti”
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“Qualcuno si spinge a ricordare che del nepotismo accademico italiano era stata persino fornita una prova scientifica incontrovertibile, basata sull’analisi della frequenze delle omonimie tra i cognomi dei docenti. Perotti e Allesina erano due studiosi che si erano cimentati in questo compito e molti danno credito ai loro risultati. Ma dal punto di vista scientifico le cose sono meno scontate di quanto si creda. Anzi, se si fa un’operazione semplice semplice, come andare a contare il numero di omonimie in eccesso, si scopre che, sul totale dei docenti analizzati da Allesina, le omonimie in eccesso erano pari all’1,36%”
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https://www.roars.it/la-bufala-delle-omonimie-in-cattedra/
Comincio col dire che rispetto profondamente i colleghi firmatari di questa lettera, tuttavia mi trovo in forte disaccordo con il contenuto della stessa.
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Il concorso di cui si sta discutendo è un articolo 24 comma 6 che riguarda nella fattispecie la promozione ad associato di ricercatori interni all’ateneo (oppure di professori associati al ruolo di professore ordinario). A mio parere, già questo tipo di concorso è una grave anomalia perché è riservato ai ricercatori/professori strutturati dell’ateneo che possiedono l’abilitazione scientifica, per cui i commissari senza molto sforzo già conoscono in anticipo la ristretta rosa dei candidati. Questo tipo di procedura transitoria (Art. 24 Comma 6) è nata per la conferma nel ruolo di associato degli RTDb (Art. 24 Comma 5). Invece viene usata per dispensare promozioni (sotto la finta copertura di un concorso) al ruolo di associato o ordinario agli strutturati interni, evitando qualsivoglia sorpresa proveniente dall’esterno. Il concorso di cui stiamo parlando è una promozione a tutti gli effetti.
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In secondo luogo, i partecipanti a questa procedura hanno già l’Abilitazione Scientifica Nazionale per le funzioni di professore di seconda fascia. Sappiamo benissimo che tale abilitazione viene già assegnata quasi esclusivamente in base all’attività scientifica dei candidati, mentre l’aspetto didattico è completamente trascurato. La procedura di cui stiamo parlando promuove ricercatori a tempo indeterminato nel ruolo di professore associato: quindi si passa da un profilo lavorativo di persona dedicata alla ricerca con obbligo di attività didattica integrativa a quello di docente universitario a tutti gli effetti con obbligo istituzionale di didattica frontale. Pertanto, non mi pare per niente allarmante il fatto che la commissione abbia stabilito dei criteri che diano più importanza alla didattica piuttosto che alla ricerca, in quanto la promozione comporta obblighi didattici che prima erano di mera attività didattica integrativa. D’altra parte, se l’attività scientifica è già (a dir poco) esaminata in ambito ASN, perché si dovrebbe riassegnare un peso maggioritario in fase di un concorso di PROMOZIONE dove non si sta reclutando ma solo promuovendo una persona già assunta?
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Infine, andiamo a vedere i candidati di questa procedura.
http://www.unirc.it/documentazione/media/files/concorsi/ateneo/docenti/MAT05_rel_finale_07032017.pdf
A me sembra che tutti e 4 fossero meritevoli della promozione, quindi essendo 2 i posti a concorso inevitabilmente qualcuno ci sarebbe rimasto male. Se poi andiamo a vedere i curricula, nessuno di questi possiede un’abilitazione a prima fascia nel settore, anzi qualcuno di loro l’ha chiesta ma è stata negata (anche due volte), quindi dal punto di vista prettamente scientifico tutti possiedono l’abilitazione di seconda fascia, ma nessuno di loro possiede un’abilitazione scientifica alle funzioni di professore di prima fascia. Questo mi fa pensare che scientificamente non ci siano grandi disparità tra i candidati.
Allora valutarli in maggior peso in base alla didattica erogata negli anni mi sembra una scelta coerente col tipo di posto a concorso e con il tipo di procedura effettuata. In fondo, se si tratta di promozione e a sostanziale parità di attività scientifica, è giusto che venga premiato chi ha tenuto i corsi didatticamente più impegnativi e da più anni. Mi pare che l’esito sia andato in questo senso, per cui il concorso alla fine ha dato un esito coerente con la tipologia e la procedura effettuata.
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Francamente, la questione sollevata dai firmatari di questa lettera non si pone nei concorsi ex articolo 24 comma 6, poiché questi diventeranno rarissimi dal 2020 (a meno di nuove proroghe). Ribadisco che si tratta pur sempre di promozioni interne di candidati che già a livello nazionale hanno ottenuto un riconoscimento dello loro attività scientifica. Quindi il paventato “abbassamento della qualità della didattica” dei firmatari è un timore decisamente infondato. Tale abbassamento può avvenire soltanto a seguito di un cattivo reclutamento piuttosto che da una mancata o, più semplicemente, posticipata promozione.
Sappiamo bene che il problema risiede nei concorsi ex art. 18 comma 1 ovvero comma 4 dove si effettua un “possibile” (certo, soltanto col comma 4) reclutamento. Mi pare che ROARS abbia già evidenziato diversi concorsi con procedure a dir poco anomale, e forse gli autorevoli colleghi avrebbero dovuto rivolgere le loro perplessità verso altre situazioni note.
Contrariamente a Francesco Belardo, condivido i contenuti e le forti perplessità sollevate dagli AUTOREVOLI firmatari della lettera inviata al Presidente dell’Unione Matematica Italiana.
Faccio brevemente qualche osservazione in merito al post precedente:
in esso si definisce la tipologia di concorso in esame (Art. 24, Comma 6) come una grave anomalia del sistema poiché essa è riservata ai ricercatori/professori strutturati dell’ateneo in possesso dell’ASN. Si afferma che tale procedura “viene usata per dispensare promozioni (sotto la finta copertura di un concorso) al ruolo di associato o ordinario agli strutturati interni, evitando qualsivoglia sorpresa proveniente dall’esterno”. Si conclude affermando testualmente che “il concorso di cui stiamo parlando è una promozione a tutti gli effetti”.
Affermazione questa che certamente genera, anche in questo caso, delle forti perplessità. Infatti, se la stessa è un’opinione personalissima la si può commentare (condividere o meno) ma se ci si riferisce invece ad una procedura concorsuale (così come previsto dalla legge) il termine “promozione” non soltanto è privo di qualsiasi significato giuridico ma addirittura IMBARAZZANTE se lo si usa.
Inoltre stupisce il fatto che in tali procedure, proprio perché “i commissari senza molto sforzo già conoscono in anticipo la ristretta rosa dei candidati”, i criteri di cui la commissione si dota dovrebbero essere i più generali possibili e non estremamente particolareggiati (cosa che la legge peraltro VIETA). Si fa presente che già nel bando del concorso in esame era presente una descrizione PARTICOLARMENTE DETTAGLIATA dell’attività di ricerca da espletare e dell’attività didattica svolta (con particolare riferimento per i CdL in Ingegneria) .
Inoltre proprio i criteri di cui la commissione si è dotata, in riferimento al concorso specifico, non possono in nessun modo certificare la qualità della didattica dei partecipanti al concorso ma solo la numerosità delle attività didattiche espletate. Come rilevato nel documento indirizzato al Presidente dell’UMI “la partecipazione a commissioni di esame di profitto poteva valere fino 15 punti, la metà dei punti totali assegnabili alla produzione scientifica”. Cosa questa che credo non avvenga in nessuna parte d’Italia e del mondo!
Trovo inoltre SCONCERTANTE e priva di senso la frase: “Se poi andiamo a vedere i curricula, nessuno di questi possiede un’abilitazione a prima fascia nel settore, anzi qualcuno di loro l’ha chiesta ma è stata negata (anche due volte), quindi dal punto di vista prettamente scientifico tutti possiedono l’abilitazione di seconda fascia, ma nessuno di loro possiede un’abilitazione scientifica alle funzioni di professore di prima fascia. Questo mi fa pensare che scientificamente non ci siano grandi disparità tra i candidati”.
Secondo la logica STRINGENTE usata per formulare questo pensiero, poiché nessuno dei candidati/vincitori è in possesso dell’ASN a professore di I fascia, la differenza scientifica tra i candidati è praticamente trascurabile. Tuttavia, informo che in fase di valutazione, esistono parametri internazionali per verificare l’impatto della ricerca e la visibilità scientifica sulla propria comunità accademica di riferimento (Esempi: collocazione editoriale delle pubblicazioni; appartenenza a comitati editoriali; affiliazioni ad Accademie; collaborazioni scientifiche internazionali; formale attribuzione di insegnamenti in Italia ed all’estero; (eventualmente) indici bibliometrici facilmente reperibili su Scopus, WoS e MathSciNet).
Faccio notare che la valutazione complessiva dei curricula dei candidati da parte delle commissioni esaminatrici è un obbligo previsto dalla legge che nulla ha a che fare con la mera attribuzione di punteggi. Infine (quasi comicamente) osservo che, la procedura concorsuale di cui si discute si è conclusa prima dell’esito dell’Abilitazione Scientifica Nazionale. Il possesso di una eventuale abilitazione sarebbe stato un titolo in ogni caso non considerabile e soprattutto non determinante (la scadenza del bando del concorso è datata il 3/12/2015) da parte della commissione esaminatrice.
A prescindere in ogni caso dal concorso specifico e dai candidati personalmente coinvolti, spero che le perplessità sollevate dalla lettera indirizzata al Presidente dell’UMI impediscano o perlomeno non incoraggino la scelta di criteri così, a mio modesto parere, ampiamente discrezionali in futuri concorsi universitari sia di I che di II fascia e per qualsiasi S.S.D.
Personalmente non vorrei MAI essere giudicato sulla base di questi criteri. Trovo ONOREVOLE l’atto che gli ILLUSTRI Matematici, firmatari della lettera, hanno fatto e ringrazio ROARS di averne dato diffusione.
“Affermazione questa che certamente genera, anche in questo caso, delle forti perplessità. Infatti, se la stessa è un’opinione personalissima la si può commentare (condividere o meno) ma se ci si riferisce invece ad una procedura concorsuale (così come previsto dalla legge) il termine “promozione” non soltanto è privo di qualsiasi significato giuridico ma addirittura IMBARAZZANTE se lo si usa.”
Nessun imbarazzo, i concorsi ex art. 24 comma 6 sono riservati agli strutturati interni in possesso di abilitazione. La micro-suddivisione in SSD fa sì che anche in grandi atenei tutti siano a conoscenza dei papabili al posto di Associato/Ordinario. Anzi, se non fossero noti, nemmeno si bandirebbe la procedura; in molti casi la procedura è avviata per un UNICO candidato. Più promozione di così si muore.
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“Inoltre proprio i criteri di cui la commissione si è dotata, in riferimento al concorso specifico, non possono in nessun modo certificare la qualità della didattica dei partecipanti al concorso ma solo la numerosità delle attività didattiche espletate. Come rilevato nel documento indirizzato al Presidente dell’UMI “la partecipazione a commissioni di esame di profitto poteva valere fino 15 punti, la metà dei punti totali assegnabili alla produzione scientifica”. Cosa questa che credo non avvenga in nessuna parte d’Italia e del mondo!”
A ben leggere i criteri i 100 punti sono suddivisi tra attività didattica (50 punti), attività di ricerca (20 punti) ed esame diretto delle pubblicazioni (30 punti); pertanto il punteggio complessivo sulla parte didattica pesa quanto quella sulla parte scientifica. Poi l’osservazione che ciò non avvenga in nessuna parte d’Italia o del mondo lascia il tempo che trova visto che ogni Ateneo si è dotato di un autonomo regolamento per lo svolgimento dei concorsi. In tutta Italia i concorsi si svolgono in maniera diversa.
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Trovo inoltre SCONCERTANTE e priva di senso la frase: “Se poi andiamo a vedere i curricula, nessuno di questi possiede un’abilitazione a prima fascia nel settore, anzi qualcuno di loro l’ha chiesta ma è stata negata (anche due volte), quindi dal punto di vista prettamente scientifico tutti possiedono l’abilitazione di seconda fascia, ma nessuno di loro possiede un’abilitazione scientifica alle funzioni di professore di prima fascia. Questo mi fa pensare che scientificamente non ci siano grandi disparità tra i candidati”.
Secondo la logica STRINGENTE usata per formulare questo pensiero, poiché nessuno dei candidati/vincitori è in possesso dell’ASN a professore di I fascia, la differenza scientifica tra i candidati è praticamente trascurabile.”
Non mi pare di avere detto che la differenza è trascurabile, però mi pare quantomeno indicativo dei livelli scientifici dei candidati.
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“Tuttavia, informo che in fase di valutazione, esistono parametri internazionali per verificare l’impatto della ricerca e la visibilità scientifica sulla propria comunità accademica di riferimento (Esempi: collocazione editoriale delle pubblicazioni; appartenenza a comitati editoriali; affiliazioni ad Accademie; collaborazioni scientifiche internazionali; formale attribuzione di insegnamenti in Italia ed all’estero; (eventualmente) indici bibliometrici facilmente reperibili su Scopus, WoS e MathSciNet).”
Ti ringrazio dell’informazione, ma non ne ho bisogno. Sono tutti parametri che già vengono usati per l’attribuzione dell’abilitazione scientifica. Non mi pare che la 240/10 dica che nei concorsi locali si debba fare – nuovamente – uso degli stessi parametri.
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“Faccio notare che la valutazione complessiva dei curricula dei candidati da parte delle commissioni esaminatrici è un obbligo previsto dalla legge che nulla ha a che fare con la mera attribuzione di punteggi.”
Accidenti, allora in passato ho partecipato in tutta Italia a numerose procedure comparative illegali in quanto la comparazione finale veniva effettuata mediante punteggio attribuito dalle singole voci curriculari. In effetti, la legge 240/10 esplicitamente vieta la mera attribuzione dei punteggi. O forse no?
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“Infine (quasi comicamente) osservo che, la procedura concorsuale di cui si discute si è conclusa prima dell’esito dell’Abilitazione Scientifica Nazionale. Il possesso di una eventuale abilitazione sarebbe stato un titolo in ogni caso non considerabile e soprattutto non determinante (la scadenza del bando del concorso è datata il 3/12/2015) da parte della commissione esaminatrice.”
L’eventuale abilitazione alle funzioni di prima fascia può costituire un titolo e certamente è un riconoscimento a livello nazionale della qualità della ricerca svolta nel settore dell’abilitazione. Osservo – quasi comicamente – che prima di questa procedura ci sono stati due turni di ASN, ma anche gli esiti del primo turno 2016 che quelli precedenti non hanno individuato tra i candidati del concorso in oggetto idonei alla prima fascia. Qualcosa vorrà pur dire?
“Personalmente non vorrei MAI essere giudicato sulla base di questi criteri. Trovo ONOREVOLE l’atto che gli ILLUSTRI Matematici, firmatari della lettera, hanno fatto e ringrazio ROARS di averne dato diffusione.”
Ho fatto parecchi concorsi in giro per l’Italia, e mai i criteri erano uguali a quelli di un’altra procedura. Francamente che gli illustri colleghi abbiano firmato una lettera in merito ai criteri adottati per un concorso ex art 24 comma 6 di un ateneo a dir poco periferico paventando contaminazioni a livello nazionale mi lascia un po’ perplesso. L’accademia italiana e le procedure di reclutamento universitario in Italia hanno ben altri problemi che i criteri adottati per uno scorrimento interno in un ateneo minuscolo.
Ci faremo una ragione della sua perplessità Belardo. Bella la classica chiusa benaltrista.
Caro Mingione, ti ringrazio per l’attenzione. Hai sostenuto cause importanti, ma questa, a mio parere, non è della stessa levatura delle precedenti.
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Relativamente alla mia chiusura “benaltrista”, ho in mente articoli già apparsi su ROARS, di cui sopra ne elenca qualcuno il favoloso De Nicolao.
Ne aggiungerei altri, ad esempio:
https://www.roars.it/punti-organico-chi-ha-avuto-e-chi-ha-dato/
https://www.roars.it/il-cammello-e-la-cruna-dellago-due-anni-dopo/
E ce ne sono tanti altri.
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ROARS ha raccolto un bestiario sui concorsi post Gelmini, e non riesco a mettere il concorso di Reggio Calabria in quel calderone.
Belardo ognuno ha i suoi gusti, non sta in ogni caso a lei dare giudizi su quello che mi va di sostenere né su quali siano atenei minori o maggiori.
Un’altra questione che meriterebbe attenzione è quella dei commissari “seriali” o “di mestiere”. Ossia coloro che non essendo parte della commissione ASN sono onnipresenti nei concorsi locali, ingenerando più di un dubbio circa la fairness di queste procedure.
condivido la lettera dei matematici. purtroppo tutto origina dalla legge gemini che ha lasciato gli atenei quasi padroni dei concorsi locali con la possibilità che siano violati anche i principi generali sui concorsi. quello locale è un concorso, pur riservato. il merito dovrebbe essere sempre fondamentale: in sede locale, quando si riesca ad avere una competizione, si dovrebbe svolgere una valutazione comparativa fra i candidati. sembra atipico farla sulla gestione (c’è anche questo nei regolamenti locali) e sulla gestione incontrollabile e fondata su disposizioni retroattive (introduco il criterio adesso e valuto quello che si è fatto in passato: ed è noto che i ricercatori, quelli veri, hanno sempre destinato la loro attività alla ricerca non alla gestione). serve un movimento massiccio dei docenti e dei ricercatori dell’università che crede nella ricerca e che si opponga alle gestioni come criterio selettivo e alle concessioni graziose dei poteri locali.
Si tratta di una bella lettera, che testimonia la ricchezza di idee di un settore che sa mettersi in discussione, al contrario di quello che succede nella maggior parte dell’università italiana, in cui non si riesce a parlare di nulla. Sono colpito da questi criteri!
Il problema sollevato da Antonio Banfi è stringente e importante. E’ preoccupante vedere le stesse persone affollare commissioni di vari concorsi, spesso contemporaneamente. Bisognerebbe introdurre una normativa apposita per garantire rotazione e trasparenza.
Sono assolutamente d’accordo. Non si può fondare un sistema di reclutamento locale, peraltro già opaco, sui “jolly”.
A proposito di serialità commissariale, c’è chi ha studiato fin da piccolo per diventarlo. Ci sono casi in cui l’esser commissario è una sorta di sfrenata bramosia che si estende a tutti i posti dove si gestisce il potere accademico. L’effetto è un capillare controllo che va oltre i confini nazionali. Conflitto d’interessi? Forse sì.
Si tratta senza dubbio di una potenziale fonte di distorsione. Non sarebbe una cattiva idea se Roars potesse trattare il caso e aprire una discussione sul tema, riportando magari alcuni esempi interessanti.
Se c’è un’abilitazione nazionale con un’unica commissione allora risulta controintuitivo che ci siano le stesse persone in vari concorsi locali. Come mai si genera questo fenomeno? Cosa spinge queste persone a sobbarcarsi questo carico così noioso? Mi pare una cosa da approfondire seriamente. Comunque molto bella la lettera dei matematici. Una boccata d’aria fresca in un’accademia spesso chiusa in se stessa. Un sincero ringraziamento a questi professori.
L’unica valutazione sensata è considerare i risultati dell’attività di ricerca. Per un matematico c’è un un’unica e ovvia valutazione: rilevanza dei teoremi dimostrati, punto e basta. Tutto il resto, public relations, gestione fondi, attività lobbistiche e affini, ha lo stesso peso del colore delle scarpe.
Ma forse in certi atenei il colore delle scarpe è molto importante.
Il criterio principe utilizzato in tutto il mondo riguarda le pubblicazioni e la loro qualità. Soprattutto dopo la legge Gelmini, abbiamo visto indicazioni circa la didattica e altri parametri, ma secondo i migliori standard internazionali la priorità assoluta è stata sempre data alla qualità delle pubblicazioni scientifiche, mentre qui si va in una direzione opposta. Cosa alquanto sorprendente anche perché poi come la si valuta la didattica? Con criteri prettamente quantitativi? Non sono segnali positivi per l’università italiana.
La didattica la vogliono valutare con i giudizi degli studenti. Già è così per gli insegnamenti a contratto.
Solo in parte estremamente trascurabile. Dal bando si rilevano 5 punti per i giudizi, altri 45 credo per il numero di corsi tenuti, numero di commissioni cui si è preso parte, tutoraggio. In ogni caso sono note le controindicazioni del valutare la didattica seguendo i giudizi degli studenti. In tutto il mondo si diventa professori guardando ai risultati ottenuti, qui mi pare si prendano criteri completamente differenti.
Questi proclami del tipo “in tutto il mondo” non aiutano la discussione.
Nella mia breve esperienza all’estero, per la precisione in Slovenia, la progressione di carriera da ricercatore (docent) a professore associato (izredni profesor) e quindi ordinario (redni profesor) è basata sul raggiungimento degli obiettivi sia nel campo didattico che scientifico. Le voci prevedono dei punteggi per articoli scientifici in base al ranking delle riviste, corsi erogati, studenti che sono stati seguiti in fase di tesi e tipologia di tesi, attività istituzionale. Se non si raggiunge un minimo di punteggio sia nella parte didattica che in quella scientifica e un determinato totale aggregato, non si può richiedere il passaggio al ruolo superiore. Un docent che soddisfa i requisiti per essere promosso a izredni profesor, inoltra richiesta al senato accademico il quale, attraverso una commissione interna che controlla e certifica il raggiungimento degli obiettivi, promuove il richiedente (si nota che non avviene alcun concorso).
Si potrebbe dire che la Slovenia è piccola e brutta, allora vediamo come si procede in UK.
Su Wikipedia, per la promozione al ruolo di reader, si punta al sito della Newcastle University.
I criteri generali per le progressioni accademiche sono visionabili qui:
http://www.ncl.ac.uk/hr/assets/documents/academic-promotions-summary.pdf
Nello specifico, i criteri per la promozione a reader:
http://www.ncl.ac.uk/hr/assets/documents/2017-procedure-and-criteria-for-personal-readership.pdf
Un’analisi del documento può tranquillamente smentire il fatto che nel mondo si guardano soltanto ai risultati ottenuti e non alla didattica.
La Slovenia è da sempre il nostro modello Belardo. Io ho visitato una trentina di università in tutto il mondo, e posso dire che il criterio dirimente è sempre quello della produzione scientifica.
“purtroppo tutto origina dalla legge gelmini che ha lasciato gli atenei quasi padroni dei concorsi locali”? Sicuro?
Questi sono giudizi di commissari in concorsi precedenti:
C1
La produzione scientifica della candidata non permette di farsi alcuna idea sulla sua capacita’ di ricerca scientifica autonoma.
Laureata in XXX con una discreta carriera di studi, presenta titoli che dimostrano interesse per le problematiche della ricerca e della didattica.
C2
I lavori presentati evidenziano che il candidato è ancora in una fase di inserimento nella ricerca scientifica autonoma.
Il profilo complessivo del candidato mostra una produzione discontinua e parziale, che da un lato evidenzia una molteplicità di interessi, mentre da un altro non mette in evidenza capacita’ di approfondimento.
C3
Il candidato presenta molti lavori nel campo XXX. E’ ben inserito nel proprio campo di ricerca.
Il profilo scientifico complessivo e’ quello di un candidato dalla solida preparazione e indubbie qualità di ricercatore, testimoniate da una produzione scientifica sia in lavori da solo sia in collaborazione con un alto numero di ricercatori a livello internazionale, e da una notevole attività seminariale all’estero. I suoi lavori dimostrano capacita’ di affrontare sia questioni XXX generali, sia problemi a cavallo con la XXX.
Una rapida ricerca su Google può aiutare a capire chi è stato preso.
In effetti, come già rimarcato dagli insigni matematici che hanno firmato la lettera, i criteri scelti e la specifica ripartizione dei punteggi sembrano essere stati ideati dai commissari e non figurano nel bando emanato dall’ateneno. Poi naturalmente è chiaro che la Legge Gelmini ha permesso questa estrema particolarizzazione locale e quindi, in ultima analisi, concorsi nello stesso settore disciplinare, ma fatti in luoghi differenti, possono avere regolamenti estremamente differenti.
Il contenuto della lettera e’ assolutamente condivisibile. Tuttavia, mi sarebbe piaciuto che una lettera simile fosse comparsa a critica delle nuove regole per l’ASN della seconda tornata. Nella prima vi fu una certa sollevazione e l’allora ministro Profumo dovette precisare che il superamento di 2 mediane su 3 non era condizione necessaria per l’abilitazione. Infatti alcuni candidati ottennero l’abilitazione anche senza superare alcuna mediana. Secondo le attuali regole invece, il superamento di 2 soglie su 3 e’ condizione necessaria. Se un candidato non le rispetta si accende un semaforino rosso e la commissione non entra neanche nel merito. Mi sembra incredibile che un candidato non abbia il diritto di essere valutato se non rispetta questi parametri bibliometrici. Forse mi sono perso qualcosa, ma non mi pare che questa volta vi sia stata alcuna sollevazione/protesta, se si escludono alcune prese di posizione accademiche (ad esempio del CdA del Politecnico di Torino). Ricordo la lettera del Comitato Scientifico dell’UMI, che apparve a suo tempo contro l’applicazione automatica della bibliometria in Matematica. Poi piu’ nulla. Dunque d’accordo con l’attuale lettera, ma … essere forte con i deboli e debole con i forti sa un po’ di ipocrisia.
“Forse mi sono perso qualcosa, ma non mi pare che questa volta vi sia stata alcuna sollevazione/protesta, se si escludono alcune prese di posizione accademiche (ad esempio del CdA del Politecnico di Torino)”
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Una volta che il DM ha stabilito la non derogabilità, il punto chiave era il valore delle soglie bibliometriche. Infatti, dei valori moderati avrebbero avuto effetti non troppo diversi dall’uso di soglie derogabili. Su questo punto, le dichiarazioni e le proteste sono state numerosissime, a partire da quelle istituzionali fino ad arrivare a consulte di area e società scientifiche. La mia constatazione non è una critica rivolta a “bisettrice”. Infatti, il silenzio del mondo dell’informazione ed il muro di gomma di MIUR e ANVUR hanno proprio l’effetto di dare l’impressione che nessuno abbia parlato. Consapevole di questo andazzo, Roars ha cercato di pubblicare tutte le prese di posizione, proprio perché nessuno possa dire in futuro che queste scelte avevano goduto di largo consenso o che nessuno aveva dissentito ad alta voce. Di seguito trovate i link che documentano il dissenso diffuso (e inascoltato).
https://www.roars.it/sole-24-ore-con-le-soglie-esagerate-dellanvur-avremo-una-competizione-truccata-scorretta-e-malata/
https://www.roars.it/coord-geoscienze-su-soglie-anvur-no-a-forte-pre-selezione-statistica-che-esula-da-valore-scientifico/
https://www.roars.it/anche-casag-boccia-le-soglie-anvur-allorigine-di-presumibile-ampio-contenzioso-e-di-pratiche-deteriori/
https://www.roars.it/sullasn-due-lettere-di-eugenio-mazzarella/
https://www.roars.it/se-ci-siete-battete-un-colpo-r29a-sollecita-intervento-dei-rettori-sulle-soglie-asn/
https://www.roars.it/altre-critiche-ai-valori-soglia-di-anvur-i-costituzionalisti-e-la-soc-italiana-diritto-internaz-e-dellue/
https://www.roars.it/asn-no-alle-soglie-anvur-anche-dalla-conferenza-nazionale-dei-presidenti-e-direttori-di-scienze-e-tecnologie/
https://www.roars.it/senato-e-cda-del-polito-riconsiderare-le-scelte-sullasn/
https://www.roars.it/particolarmente-preoccupanti-le-scelte-metodologiche-dellanvur-ecco-il-parere-cun-su-soglie-asn/
https://www.roars.it/voglio-trovare-un-senso-a-questa-soglia-anche-se-questa-soglia-un-senso-non-ce-lha/
https://www.roars.it/coordinamento-area-9-no-a-valori-molto-selettivi-delle-soglie-asn-fermare-deprecabile-tendenza-a-opportunismi-e-incremento-quantitativo-non-compatibile-con-la-qualita/
https://www.roars.it/cun-considerazioni-urgenti-sui-paradossi-delle-soglie-asn-proposte-da-anvur/
https://www.roars.it/comunicato-arted-sullo-schema-di-regolamento-criteri-e-parametri-per-lasn/
https://www.roars.it/parere-cun-sul-regolamento-criteri-e-parametri-dellasn-2-0/
Ringrazio De Nicolao per la puntuale lista che documenta il dissenso. Mi sono in effetti perso qualcosa. Mi sono perso la mancata viva e vibrante protesta dei 31 ordinari di analisi matematica.
:-)
E magari ci siamo persi il silenzio stavolta della Commissione Scientifica dell’UMI… Quando si dice la coerenza!