Cosa c’è di vero nelle seguenti affermazioni?

“i corsi devono essere ridotti, le università snellite, alcune chiuse”
“riversare più fondi in questo sistema è come buttarli al vento”
“abbiamo gli universitari più finanziati del mondo”
“la spesa per studente è la più alta al mondo dopo USA, Svizzera e Svezia”
“L’Italia è l’unico paese al mondo dove esistono i fuoricorso”
“non possiamo più permetterci un’università quasi gratuita”
“le università italiane sono cresciute troppo. Studiare per troppi anni non serve a nulla”
“che nell’università ci siano troppi professori è un fatto”
” l’università italiana non ha un ruolo significativo nel panorama della ricerca mondiale ”
“Italia maglia nera d’Europa. Il sistema della ricerca italiana – scientifica e umanistica – è crollato”
“Università italiana bocciata. Sorpassati anche dai turchi”
“L’Italia non ha un futuro nelle biotecnologie perché purtroppo
le nostre università non sono al livello, però ha un futuro nel turismo”
“Perchè pagare degli scienziati quando fabbrichiamo le più belle scarpe del mondo?”

Per rispondere, andiamo a vedere cosa dicono i numeri.

_______________________________________

Con la Legge di stabilità 2012, il calvario dell’università italiana giunge all’ultima stazione. La maggior parte degli atenei è ormai a rischio di default a causa della cura dimagrante imposta negli ultimi anni. Un indubbio successo della propaganda martellante che per anni ha denunciato i costi inusitati, l’irrilevanza scientifica e l’inutilità sociale dell’università italiana. Liberato da questa spesa parassitaria, il paese potrà finalmente risorgere investendo sul lavoro manuale, il turismo per i visitatori cinesi e indiani, senza scordare la fabbricazione delle “scarpe più belle del mondo”.

Nelle seguenti slides alcuni luoghi comuni di questa propaganda vengono messi a confronto con i fatti e con i numeri.

LINK: la presentazione in formato PDF

 

Print Friendly, PDF & Email

197 Commenti

  1. […] Il 19 giugno a Roma si è tenuto il terzo congresso organizzato dai redattori del sito web Roars. Nonostante Roars si rivolga in teoria a un pubblico molto settoriale (i docenti universitari), dalla sua fondazione quattro anni fa ha avuto un numero di visite impressionante, quantificabile in circa dieci milioni, a dimostrazione di quanto l’università sia sentita come patrimonio pubblico. Sulle pagine web si sono succeduti una serie d’interventi tesi a ‘demistificare’ le leggende circolanti riguardo l’università italiana, di cui un sunto è qui. […]

  2. […] Il 19 giugno a Roma si è tenuto il terzo congresso organizzato dai redattori del sito web Roars. Nonostante Roars si rivolga in teoria a un pubblico molto settoriale (i docenti universitari), dalla sua fondazione quattro anni fa ha avuto un numero di visite impressionante, quantificabile in circa dieci milioni, a dimostrazione di quanto l’università sia sentita come patrimonio pubblico. Sulle pagine web si sono succeduti una serie d’interventi tesi a ‘demistificare’ le leggende circolanti riguardo l’università italiana, di cui un sunto è qui. […]

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.