Nel suo programma 2013-2015 l’ANVUR – attribuendosi compiti che non spettano all’agenzia – prevede di realizzare l’Anagrafe nazionale della ricerca e di creare un Centro studi sulla valutazione “ad usum delphini”. Per legge, infatti, spetta al CUN la proposta dei criteri di scientificità delle pubblicazioni, mentre il decreto istitutivo di ANVUR non elenca – né tra gli scopi né tra le attività – la ricerca sulla valutazione. Ci aspetta una “bibliometria di stato”, quasi che fosse risorto il socialismo reale con i suoi Lysenko?

Il prossimo 25 febbraio dalle ore 15 alle ore 17,30 si riunirà il Comitato consultivo di ANVUR. Il Comitato consultivo viene riunito due volte l’anno dal suo presidente (al momento il dimissionario Gian Felice Rocca) con il compito di dare pareri e formulare “proposte al Consiglio direttivo sui programmi di attività e sui documenti riguardanti la scelta dei criteri e dei metodi di valutazione.” (art. 11 DPR 76 1/2/2010).

All’ordine del giorno è il Programma di attività ANVUR 2013-2015, che potete scaricare in anteprima qua.

Ci limitiamo al momento a commentare un paio di punti dei programmi futuri previsti alla voce “Valutazione della ricerca nell’orizzonte temporale 2013-2015”.  

In particolare apprendiamo che ANVUR si impegnerà perché venga avviata la costituzione dell’ANPRePS, “l’anagrafe nominativa dei professori ordinari e associati e dei ricercatori contenente per ciascun soggetto l’elenco delle pubblicazioni scientifiche prodotte di cui al decreto legge 10 novembre 2008, n. 180, convertito dalla legge 9 gennaio 2009, n. 1.”

Iniziativa benemerita l’ANPRePS. Solo che non è scritto da nessuna parte che sia l’ANVUR a doverla realizzare. Facciamo ordine: per fare l’anagrafe ci vogliono almeno due cose: il supporto tecnologico; e siccome devono starci dentro le “pubblicazioni scientifiche”, i criteri di scientificità. Chi è che definisce i criteri di scientificità? Come ho documentato qui, in tutti i paesi in cui esiste una lista delle riviste scientifiche,  sono definiti dopo ampia consultazione pubblica della comunità scientifica, e soprattutto NON SONO decisi dall’agenzia di valutazione.

In effetti il legislatore italiano ha correttamente previsto questa bipartizione dei compiti. In fase di conversione del suddetto decreto, il legislatore ha infatti previsto (art3-ter comma 2) che

2. I criteri identificanti il carattere scientifico delle pubblicazioni sono stabiliti con apposito decreto del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, su proposta del Consiglio universitario nazionale e sentito il Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca.

E’ opportuno notare che il consiglio direttivo di ANVUR ricorda  l’articolo sopracitato in un altro contesto (pagina 13 del documento), omettendo la parte che attribuisce al CUN il compito di definire i criteri di scientificità, comunicando così al Comitato consultivo, che non credo segua con attenzione la normativa universitaria italiana, che  la normativa richiede ad ANVUR di svolgere un compito che in effetti non è richiesto.  Dalla lettura dell’intero articolo si evince che in questo ambito al CIVR, e quindi all’ANVUR che ne svolge le funzioni, è attribuito il solo compito di fornire un parere sui criteri di scientificità espressi dal CUN. 

Ci permettiamo dunque di suggerire al Comitato consultivo di chiedere la modifica del programma relativo, tanto più che il CUN sta lanciando una consultazione pubblica su questo punto.

Veniamo adesso al punto 2.4 dove si afferma che anvur ha tra i suoi compiti non solo la valutazione della ricerca ma anche, e nel testo l’espressione è tra virgolette, “la ricerca sulla valutazione“. Il già citato decreto istitutivo di ANVUR non elenca affatto né tra gli scopi /art. 2) né nell’elenco delle attività (art. 3) di ANVUR la ricerca sulla valutazione. ANVUR intende creare un centro studi sulla valutazione che organizzi seminari, giornate di studio e pubblichi working paper. Il tutto, come si legge a pagina 14 e 15 in ottica completamente autoreferenziale. Nel centro entrano due membri del consiglio direttivo ed il direttore di area valutazione; ed esperti esterni ovviamente scelti da ANVUR. I working paper conterranno solo articoli approvati dal gruppo di lavoro; oppure articoli scritti dal consiglio direttivo e dallo staff dell’agenzia; articoli invitati scritti da “esperti dell’ANVUR” e da esperti esterni “invitati a collaborare alle attività dell’agenzia“.

 

Così saremo il primo paese al mondo – o forse qualcosa del genere c’è in Corea del Nord o in Cina – ad avere un centro di studi per la bibliometria di stato. Che certificherà che i metodi adottati dell’agenzia sono quelli giusti; e che le valutazioni sono quelle giuste; e che le riviste pazze non esistono; che Il Sole 24Ore è una rivista scientifica; che la Rivista di Suinicultura equivale al Caffé di Verri; che le mediane non c’è bisogno di controllarle; e che AVA non è mai stato un detersivo.

Speriamo che il comitato consultivo provi a fermare questo ennesimo strappo istituzionale prima che si abbatta sulle già prostrate università e ricerca italiane.

 

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11 Commenti

  1. All’ANVUR sono nel pieno delirio.
    Mi sembra giusto che quanto scritto qui sù vada pubblicato anche sui quotidiani perchè questi individui devono essere fermati prima che il loro delirio di potere faccia più danni di quanto già attuato.

  2. Credo indispensabile. Primo, diffidare il ministro e lanvur a dare seguito ad iniziative che non rientrano nella competenze dell’agenzia. Secondo, pubblicare la diffida in tutti i luoghi accessibili di grande risalto. Terzo, segnalare il fatto alle forze politiche che intendono smantellare l’anvur. Quarto, sensibilizzare i singoli docenti e lanciare una grande iniziativa volta a fermare questi pol pot.

  3. L’ANVUR è uno strumento (presumibilmente eterodiretto) per ottenere uno scopo, smantellare l’Università pubblica. La lista di assurdità è troppo lunga per essere casuale.
    L’ANVUR è un’arma di distruzione di massa.

  4. Mah, il problema è che nel resto del mondo la ricerca sui temi istituzionali connessi con le attività dell’ANVUR sono diffusi, ovviamente nelle “ordinarie” istituzioni di ricerca: Università in primis, ma anche Enti pubblici e privati, “think-tank”, ecc. In Italia siamo carenti in maniera molto grave, e l’Accademia ha le proprie responsabilità.

    Come venirne fuori? Altrove cercherebbero magari di stimolare tale ricerca mediante specifici bandi/grant, secondo canoni che potrebbero essere qualificati come “society-driven research”, o anche “policy-driven research”. In Italia non abbiamo i soldi neanche per l’ordinaria “science-driven research” dei PRIN e dei FIRB.

    L’idea di un Centro Studi interno all’ANVUR era stata avanzata originariamente da L. Modica, che evidentemente se ne intendeva (circa la scarsa propensione dell’Università a contribuire “motu proprio” a tale tipo di indagini), quindi non va “per se” considerata come una follia dei Dirigenti ANVUR. Va ponderata, insomma (con qualche alternativa).

    • L’apprezzabile idea originaria di una agenzia di valutazione è diventata un mostro istituzionale. La ciambella non è riuscita col buco, se ne deve prendere atto. Non si può continuare a dire che se ci mettessimo dentro un centro studi, ci buttassimo più risorse etc., magari cambiamo qualcuno del direttivo, miglioreremmo la situazione attuale. ANVUR va modificata nell’architettura, nella competenze e anche nella composizione.
      L’idea di un centro studi interno all’agenzia a me non piace oggi, come non mi sarebbe piaciuta 10 anni. Tanto più che oggi di persone in giro che si occupano di valutazione ce ne sono anche in Italia.

  5. Troppe cose fatte da un unico soggetto lo rendono pericolose. Una cosa e’ la valutazione altra lo studio e l’elaborazione dei metodi di valutazione. La concentrazione di compiti favorisce l’autoreferenzialita’.

  6. Scusate, ma si riesce a mandarli a casa? I governi passano, ma l’ANVUR impazza. Adesso scende in campo AVA che è un delirio di onnipotenza contro l’università, il libero pensiero e la ricerca.
    Quanto ce li dobbiamo tenere?

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