L’ANVUR ha usato due pesi e due misure
per i settori bibliometrici e quelli non bibliometrici.
Quali mediane sono giuste e quali truccate?
Oppure sono tutte addomesticate?
Il 27 agosto l’ANVUR ha ritrattato le “vecchie mediane” (biblio_old.zip, nonbiblio_old.zip), rimpiazzandole con “nuove mediane”, che dovrebbero essere “definitive”. La motivazione ufficiale è stata l’adozione di una procedura di calcolo maggiormente “in linea con la definizione formale di mediana contenuta nel DM 76“. Ma il confronto tra le “vecchie” e le “nuove mediane” sembra smentire l’ANVUR. Dal grafico risulta infatti evidente che le mediane dei settori bibliometrici (le “scienze dure”) hanno subito modifiche profondamente diverse da quelle dei settori non bibliometrici (“scienze umane e sociali”). Un semplice ritocco della formula di calcolo non può spiegare il diverso comportamento delle “mediane bibliometriche” (in azzurro), che salgono tutte, rispetto a quelle “non bibliometriche” (in rosso) che, eccetto tre casi, scendono tutte. La mediana è una nozione matematica, proprio come la media aritmetica: pertanto deve essere calcolata allo stesso modo sempre e comunque. A fronte delle differenze evidenziate nel grafico, possiamo concludere che sono state pubblicate delle mediane “addomesticate” o che l’ANVUR, senza dichiararlo, ha modificato e/o integrato in modo differenziato i dati dei settori bibliometrici e quelli dei settori non bibliometrici.
Ma cosa è successo veramente? Una prima ipotesi è che le “vecchie mediane” fossero giuste: in tal caso esse sarebbero state “ritoccate” usando due pesi e due misure. La seconda ipotesi è che fossero le “vecchie mediane” ad essere state calcolate usando due pesi e due misure. In tal caso le “nuove mediane” sarebbero il frutto di una correzione sul filo di lana giunta appena un giorno prima della scadenza del bando per i commissari. Reggono queste due ipotesi? A chi giova “giocare con i numeri?” Lo scopo di questo articolo è rispondere, fin dove possibile, a queste domande.
1. Calcolare una mediana: niente di più facile
La nozione di mediana è decisamente semplice. L’art. 1, comma 1 del Decreto Ministeriale “Criteri e parametri” (D.M. 7 giugno 2012 n. 76) dà la seguente definizione:
per mediana: il valore di un indicatore o altra modalità prescelta per ordinare una lista di soggetti, che divide la lista medesima in due parti uguali;
Dal punto di vista operativo, basta seguire quanto scritto su Wikipedia:
Per calcolare la mediana di n dati:
- si ordinano gli n di dati in ordine crescente o decrescente;
- se il numero di dati è dispari la mediana corrisponde al valore centrale, ovvero al valore che occupa la posizione (n+1)/2.
- se il numero n di dati è pari, la mediana è stimata utilizzando i due valori che occupano le posizione (n/2) e ((n/2)+1) (generalmente si sceglie la loro media)
Facciamo qualche semplice esempio
Esempio 1. I dati di cui si deve calcolare la mediana sono:
{20, 10, 18, 14, 17}
Il primo passo è ordinarli in ordine crescente:
{10, 14, 17, 18, 20}
Nell’esempio, il numero di dati n = 5 è dispari. Pertanto, il valore centrale occupa la terza posizione. Quindi,
mediana = 17
Questo primo esempio ci insegna che, se abbiamo un numero dispari di numeri interi, allora la mediana sarà sempre intera.
Esempio 2. I dati di cui si deve calcolare la mediana sono:
{10, 14, 18, 20}
Il numero di dati n = 4 è pari. Pertanto, i due valori centrali occupano la seconda e la terza posizione. Quindi,
mediana = (14 + 18)/2 ) = 16.
Esempio 3. I dati di cui si deve calcolare la mediana sono:
{10, 14, 17, 20}
Il numero di dati è di nuovo n = 4. Anche in questo caso, pertanto, i due valori centrali occupano la seconda e la terza posizione. Quindi,
mediana = (14 + 17)/2 ) = 15,5
Questo terzo esempio ci mostra che, lavorando con numeri interi, quando i dati sono pari la mediana può risultare frazionaria (e multipla di 0,5). Per avere mediane frazionarie non basta che il numero dei dati sia pari, ma è anche necessario che la differenza tra i due valori centrali sia dispari (nel nostro caso tale differenza è 17-14 = 3).
Morale della favola. Calcolare la mediana è molto semplice e non richiede approssimazioni sofisticate. Basta ordinare i dati e prendere il dato in posizione centrale, se il numero di dati è dispari; oppure calcolare la media aritmetica dei due dati in posizione centrale, se il numero di dati è pari. Quando i dati sono numeri interi (per esempio il numero di articoli) e la loro numerosità è pari, la mediana può risultare non intera e multipla di 0,5.
La regola per calcolare la mediana, oltre che essere facile, è universalmente nota ed è anche implementata nei più comuni programmi di calcolo, tra cui Microsoft Excel (si veda per esempio l’aiuto on-line della funzione MEDIANA).
Per un numero pari di dati, Wikipedia menziona la possibilità (invero poco diffusa) di non usare la media aritmetica dei due dati centrali. Dato che le “vecchie mediane” ANVUR relative al conteggio di pubblicazioni (monografie, articoli, etc) erano tutti numeri interi, due possibili alternative sarebbero l’uso del minore o del maggiore dei due dati centrali.
2. La pistola fumante
Nel seguito ci concentreremo sui seguenti indicatori relativi agli aspiranti commissari:
Indicatore A: Numero di articoli indicizzati sulle banche dati Web of Science o Scopus (prima mediana dei settori bibliometrici).
Indicatore B: Numero di capitoli di libro e articoli scientifici (seconda mediana dei settori non bibliometrici).
Entrambi gli indicatori sono riferiti ai lavori scientifici pubblicati nell’ultimo decennio. Abbiamo scelto questi indicatori perché entrambi
- sono numeri interi
- non sono soggetti a normalizzazione per l’età accademica.
Per garantire l’omogeneità e la confrontabilità dei dati, oltre ai settori concorsuali, sono stati inclusi nell’analisi solo i SSD che avevano una loro mediana specifica sia nella tabella delle “vecchie mediane” che in quella delle “nuove mediane”. Per intenderci, se un SSD aveva una sua mediana specifica nelle “vecchie mediane”, ma è stato successivamente riassorbito nel settore concorsuale, esso è stato escluso dall’analisi. In modo analogo, sono stati esclusi tutti i SSD che, essendo precedentemente accorpati nel loro settore concorsuale, sono stati scorporati solo nella lista della “nuove mediane”. Si noti che lo scorporo di un SSD non altera la mediana del settore concorsuale “padre”. Infatti, come spiegato in un precedente articolo (Abilitazioni: le mediane di Mr. Bean), le regole sulla multimodalità della Delibera ANVUR n. 50 prevedono che la mediana del settore concorsuale “padre” sia calcolata usando i dati di tutti i docenti afferenti a quel settore, a prescindere dall’esistenza e dal numero di eventuali scorpori di SSD “figli”.
Con tutte queste accortezze, ne segue che il calcolo delle mediane deve avvenire nello stesso identico modo per gli indicatori A e B. Nel seguito, discuteremo alcune anomalie osservabili nelle “vecchie” e “nuove mediane” pubblicate da ANVUR.
2.1 Anomalie nelle “vecchie mediane”
La prima anomalia che salta all’occhio è l’assenza di mediane frazionarie. Infatti, per gli indicatori A e B le “vecchie mediane” erano tutti numeri interi. Questo significa che non era stata applicata la formula standard per il calcolo della mediana. La congettura più sensata (ma non per questo necessariamente vera) sarebbe che le mediane frazionarie fossero state approssimate all’intero inferiore più vicino. D’altronde, se si contano le pubblicazioni di un aspirante commissario superare 15,5 oppure 15 non fa differenza.
Per quanto non riguardi gli indicatori A e B, vale la pena di segnalare una seconda anomalia (segnalataci da un attento lettore), che riguarda la terza mediana dei settori bibliometrici, quella relativa all’indice h_c (indice h contemporaneo). In base alla definizione pubblicata dall’ANVUR, l’indice h_c può essere nullo solo se il soggetto non ha nemmeno un lavoro citato (zero citazioni globali). Una mediana nulla per h_c significa che metà dei professori di quel settore concorsuale hanno zero citazioni ciascuno. Nelle “vecchie mediane”, la terza mediana era nulla nei tre casi riportati nella seguente tabella.
Settore | # articoli norm. | # citaz. norm. | indice h_c | |
Abilitaz. PA | 07/A1 | 2 | 0,33 | 0 |
Abilitaz. PO | 07/A1 | 1 | 0,04 | 0 |
Abilitaz. PO | ING-IND/02 | 1 | 0,16 | 0 |
In tutti e tre i casi, la mediana del numero di citazioni normalizzate per l’età accademica (la colonna # citaz. norm), per quanto piccola, è diversa da zero. Questo significa che più della metà dei professori ha almeno una citazione e, di conseguenza, ha un h_c maggiore o uguale a uno. Pertanto, la mediana di h_c non può in nessun modo essere inferiore a uno. Ciò evidenzia una palese contraddizione con gli zeri della terza mediana. È bene notare che non si tratta di “0,5” approssimato a “1”, ma di un “1” che è diventato “0”. Insomma, doveva esserci un errore nel calcolo delle mediane oppure nel calcolo di h_c (o in entrambi)
2.2 Nuove mediane: gli impossibili cambiamenti
Il 27 agosto l’ANVUR ha ripubblicato tutte le mediane, giustificando la rettifica nel seguente modo:
Nuova e definitiva versione delle Tabelle delle mediane per i settori bibliometrici e per quelli non bibliometrici
Pubblichiamo oggi nella sezione Abilitazione Scientifica Nazionale la nuova e definitiva versione delle Tabelle delle mediane per i settori bibliometrici e per quelli non bibliometrici, in base alle quali domani entro le 12,00 saranno fornite a ciascun professore ordinario nel rispettivo sito docente le informazioni relative all’ammissibilità alla candidatura alle commissioni di abilitazione.
I valori delle mediane pubblicati in precedenza erano stati ottenuti utilizzando un’approssimazione che, ad un più attento esame, non risulta pienamente in linea con la definizione formale di mediana contenuta nel DM 76.
Entro la settimana corrente pubblicheremo la lista delle riviste di fascia A per le aree non bibliometriche.
La giustificazione per l’inopinata revisione delle mediane è il precedente uso di un’approssimazione non abbastanza fedele al D.M. “Criteri e parametri”. Non viene però detto quale fosse l’approssimazione e nemmeno quale sia la nuova formula. In base a quanto già visto, risulta sorprendente che si parli di “approssimazione”. La definizione del D.M. “Criteri e parametri” è in linea con la definizione universalmente nota ed esiste una procedura di calcolo adotttata da tutti (basta usare Excel).
Da notare che non viene fatto cenno a correzioni o integrazioni della base dati. Nelle Frequently Asked Questions è tuttora scritto “Le mediane sono state calcolate con riferimento allo stato di loginmiur al 15 luglio 2012”.
Insomma, secondo l’ANVUR l’unica differenza tra le vecchie e le nuove mediane sarebbe l’abbandono della precedente approssimazione “non pienamente in linea con la definizione formale di mediana”. Ma questa spiegazione regge? Per verificarlo abbiamo analizzato come sono cambiati gli indicatori A e B nel passaggio dalle vecchie alle nuove mediane. Per comodità, riproponiamo la figura già riprodotta in testa all’articolo.
È evidente che tutte le mediane dei settori bibliometrici (in azzurro) sono salite. Viceversa, per le mediane dei settori non bibliometrici (in rosso) si osserva un comportamento radicalmente diverso: solo tre mediane salgono (10/M2, L-OR/10, 11/C1), mentre 32 mediane rimangono uguali e 41 mediane scendono (la tabella con i dati numerici è scaricabile qui).
Come già detto, i dati per i settori bibliometrici e per quelli non bibliometrici sono dello stesso tipo e non si può attribuire al caso il diverso comportamento che si osserva nei due gruppi. Pertanto non è possibile che il cambiamento sia dovuto alla miglioria di una precedente formula approssimata. È evidente, che sono stati usati due pesi e due misure per i settori bibliometrici e per quelli non bibliometrici. E dato che la formula per la mediana è una sola, l’ANVUR ha favorito o penalizzato una parte dell’accademia italiana, modificando formule che dovrebbero essere uguali per tutti oppure introducendo (senza dichiararlo) correzioni e integrazioni nei dati, diversificate per settori bibliometrici e non bibliometrici.
È giunto il momento di capire quando e dove sono stati introdotti gli aggiustamenti. Di seguito, esaminiamo in dettaglio due ipotesi, verificandone la compatibilità con i dati numerici a nostra disposizione.
3. Primo scenario: il “colpo di mano”
Il primo scenario ipotizza che le “vecchie mediane” fossero state calcolate in modo essenzialmente corretto (approssimando per difetto all’intero più vicino le mediane frazionarie, come discusso in precedenza) e che le nuove mediane del 27 agosto siano frutto di un colpo di mano teso a rendere più severi gli sbarramenti per i settori bibliometrici (mediane più alte) e meno severi quelli per i settori non bibliometrici (mediane più basse). Questo scenario si scontra con due obiezioni, una di natura tecnica e l’altra relativa al movente.
L’obiezione tecnica è la necessità di spiegare le tre mediane nulle dell’indice h_c. Come precedentemente discusso, tali valori nulli erano “impossibili” e potrebbero derivare dall’uso di una formula “approssimata” per il calcolo delle mediane. I sostenitori del primo scenario dovranno pertanto assumere che nel calcolo di h_c ci fosse un errore che l’ANVUR non ha rivelato.
La seconda obiezione riguarda il movente. Perché mai l’ANVUR avrebbe voluto accanirsi contro i settori bibliometrici favorendo invece quelli non bibliometrici? A fine luglio, come riportato da ROARS, le preoccupazioni del ministro Profumo sembravano essere di segno opposto:
Dai dati che ha potuto analizzare si sarebbe reso conto che il criterio della mediana sfavorisce le aree 1‐9 rispetto alle aree 10‐14. Ha quindi aggiunto che sta lavorando con le comunità scientifiche per individuare elementi di “ammorbidimento” (non meglio definiti) delle rigidità delle mediane.
L’elevata numerosità degli abilitati preoccupa il Ministro. … verranno date indicazioni preventive ai candidati in merito al superamento della mediana così da poter eventualmente ritirare la domanda nei quindici giorni successivi la chiusura del bando.
Lungi dal voler favorire i settori non bibliometrici, il ministro dava ad intendere di desiderare un innalzamento delle loro mediane per ridurre la numerosità degli abilitati ed un contemporaneo “ammorbidimento” per i settori bibliometrici, che gli apparivano troppo penalizzati. Pertanto, i sostenitori dell’ipotesi del “colpo di mano”, dovranno trovare altri moventi. Proviamoci.
Un possibile movente per i settori non bibliometrici è legato al timore che il ricorso dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti venga accolto, costringendo il ministro ad abolire la “terza mediana” (relativa al numero di articoli su riviste in fascia A). Se ciò accadesse, la richiesta di superare una mediana su due invece che una su tre ridurrebbe i “semafori verdi” sia tra gli aspiranti commissari sia tra i candidati all’abilitazione. Si verrebbe a rovesciare il timore di Profumo: ad essere sfavoriti, adesso sarebbero i settori non bibliometrici o, meglio, le scuole scientifiche che erano particolarmente beneficiate dalla “terza mediana” (Una mediana di qualità). Il “colpo di mano” potrebbe pertanto essere una mossa preventiva per evitare che, in caso di successo del ricorso, i settori non bibliometrici (o alcune scuole scientifiche al loro interno) abbiano una percentuale troppo inferiore di semafori verdi rispetto ai settori bibliometrici, le cui tre mediane non sarebbero invece toccate dal ricorso.
Per i settori bibliometrici, viceversa, l’ANVUR potrebbe essersi accorta che le “vecchie mediane”, basate sui dati caricati in poche settimane a cavallo di giugno e luglio in modo del tutto volontaristico, erano facilmente superate da un numero elevato di aspiranti commissari. Come mai? Forse perché avevano avuto un mese e mezzo di tempo per alzare i loro indicatori riempendo i loro siti docente con le pubblicazioni che non avevano inserito a tra giugno e luglio. Ecco un possibile motivo per alzare le mediane dei settori bibliometrici: per ridurre il numero eccessivo di semafori verdi, forse anche per evitare eccessive disparità rispetto ai settori non bibliometrici, soprattutto nell’ipotesi di abolizione della loro terza mediana.
Sono plausibili questi moventi o sono tirati per i capelli? Lasciamo il giudizio ai lettori e passiamo alla seconda ipotesi.
4. Secondo scenario: il “ravvedimento operoso”
Nel secondo scenario, la differenza osservata tra i settori bibliometrici e quelli non bibliometrici non viene attribuita all’applicazione di aggiustamenti differenziati, ma ad un diverso trattamento iniziale. In altre parole, dietro le “vecchie mediane” si nascondevano due formule diverse: per i settori bibliometrici le mediane erano state approssimate per difetto mentre era stata usata un’approssimazione per eccesso nei settori non bibliometrici.
In questo scenario, le “nuove mediane” sarebbero il risultato del ritorno ad una formula unica, sperabilmente quella giusta. Come vedremo tra poco, se il punto di forza di questo scenario è il movente, esiste però anche una debolezza tecnica.
Per quanto riguarda il movente, usare delle mediane più morbide per i settori bibliometrici e più rigide per i non bibliometrici andava perfettamente incontro alle preoccupazioni del ministro Profumo. Ecco spiegato il diverso trattamento nel calcolo delle “vecchie mediane”. Ma come si spiegherebbe allora la precipitosa inversione di rotta?
Per qualche ragione che non ci è dato sapere, l’ANVUR avrebbe ritenuto impossibile mantenere due pesi e due misure, forse perché la notizia cominciava a trapelare oppure per timore delle conseguenze in vista dei ricorsi che sembrano diventare sempre più probabili. Ecco allora l’improvviso “ravvedimento operoso”: si buttano via le vecchie mediane, ammorbidite per i settori non bibliometrici e irrigidite per quelli non bibliometrici, e si adotta per tutti la formula universalmente usata. Non a caso, per la prima volta nelle tabelle delle mediane appaiono in gran numero i multipli di 0,5 che ci si sarebbe aspettato di vedere fin dall’inizio. Che dire? Tutto bene quel che finisce bene? Non proprio, perché c’è un dettaglio tecnico che non torna (della cui individuazione ringraziamo Thor, il nomignolo con cui si firma un nostro lettore).
Avendo a che fare con numeri interi, abbiamo già visto che è possibile ottenere una mediana frazionaria solo quando il numero di dati è pari. Consideriamo i settori in cui le mediane degli indicatori A e B sono frazionari e facciamo una verifica, recuperando il numero di professori dal CINECA (http://cercauniversita.cineca.it/php5/docenti/cerca.php). I risultati sono riportati nella seguente tabella. Il numero di professori ordinari include anche i professori straordinari e, per completezza, è stato riportato anche il numero di professori straordinari a tempo determinato (nel nostro caso presenti solo nei settori concorsuali 06/A2 e 06/D1).
Per i settori non bibliometrici i conti tornano: negli 8 settori con mediana frazionaria il numero totale di ordinari è pari, come ci si attendeva che fosse. Evviva, forse è stata usata la formula giusta.
Ma è troppo presto per esultare, perché nei settori bibliometrici, troviamo 11 casi su 24, evidenziati in rosso, in cui la numerosità è dispari. In questi 11 casi i conti non tornano, perché sappiamo che con un numero dispari di dati la mediana deve essere intera. Se il numero di eccezioni fosse minore, potremmo pensare a differenze dovute a docenti di cui sono state rilevate le pubblicazioni ma che nel frattempo sono cessati dal servizio. Ma 11 casi su 24 sembrano troppi.
C’è anche un’altra “stranezza”: nei settori bibliometrici, le mediane frazionarie sono circoscritte alle sole aree 10, 11 e 14. Viceversa, tra le 39 mediane delle aree 8 (settori non bibliometrici), 12 e 13 non compare nessuna mediana frazionaria, di nuovo un evento che è difficile attribuire al caso (Tabella mediane candidati commissari settori non bibliometrici).
Siamo punto a capo: torna il dubbio che siano state usate due o più formule diverse per calcolare le “nuove mediane”. Se così fosse, lo scenario del “ravvedimento operoso” non reggerebbe più.
6. Il terzo scenario
Siamo arrivati alla fine, ma senza poter dire l’ultima parola sulle inafferrabili mediane ANVUR. Di sicuro, i numeri non lasciano scampo: rispetto alla normale definizione di mediana, ci sono incongruenze nelle vecchie mediane e ce ne sono anche nelle nuove. Ma l’aspetto più preoccupante sarebbe l’uso di due pesi e due misure per i settori bibliometrici e per quelli non bibliometrici.
Nel tentativo di ricostruire l’accaduto e le sue motivazioni, abbiamo analizzato a fondo due scenari: il “colpo di mano” e il “ravvedimento operoso”, nessuno dei quali però è convincente al 100%. In realtà, potrebbe esserci un terzo scenario, fatto trapelare da un informatore di eccellenza. La nostra “gola profonda” è niente meno che il ministro Profumo in persona.
Rileggiamo con attenzione quanto avevamo già citato:
[Il ministro Profumo] Ha quindi aggiunto che sta lavorando con le comunità scientifiche per individuare elementi di “ammorbidimento” (non meglio definiti) delle rigidità delle mediane.
Vale la pena di notare che i consiglieri CUN Caputo, Fregolent e Stella, avevano afferrato al volo il senso dell’esternazione ministeriale:
Con queste scelte del Ministro si comprende come l’impostazione dell’Abilitazione Nazionale definita dalla legge 240 verrà largamente stravolta. L’abilitazione, da semplice verifica della qualificazione scientifica degli aspiranti professori, potrebbe diventare un meccanismo calibrato ad hoc per programmare il numero degli accessi alla fascia docente. Le “mediane” ancora una volta non sono soglie minime culturalmente giustificate, ma parametri aggiustabili tramite i quali il ministero potrebbe pianificare la numerosità dei futuri docenti.
Questo terzo scenario è il più inquietante. È possibile che, parlando di “elementi di ammorbidimento”, il ministro Profumo abbia ingenuamente svelato i piani dell’ANVUR? Hanno ragione Caputo, Fregolent e Stella a paventare che le mediane, invece di essere un criterio oggettivo, siano solo un meccanismo calibrato ad hoc per programmare il numero degli accessi alla fascia docente? Con quale obiettivo? Per contenere la forbice tra le percentuali di semafori verdi nei settori bibliometrici e non bibliometrici? Si è voluto attenuare preventivamente l’effetto di una possibile eliminazione della “terza mediana” dei non bibliometrici dovuta al ricorso dei costituzionalisti? Se ci sono state queste “calibrazioni”, cosa succederà il giorno in cui le richieste dei candidati o del giudice amministrativo costringeranno l’ANVUR a rivelare dati e formule?
Ci sono anche altri interrogativi che rimangono senza risposta. Su quali elenchi di riviste sono state calcolate le mediane per i settori non bibliometrici? Perché questi elenchi non sono ancora stati pubblicati? Sono ancora oggetto di negoziazione? Verranno pubblicate delle liste diverse da quelle usate per calcolare le mediane del 27 agosto? Oppure, insieme agli elenchi delle riviste, vedremo pubblicare una terza edizione delle mediane per mettere una pezza a una situazione che diventa sempre più indifendibile ogni giorno che passa?
P. S. A fronte dell’opacità delle procedure ANVUR, cosa possono fare gli aspiranti commissari e i candidati all’abilitazione? Possono avvalersi della legge sulla trasparenza e chiedere l’accesso ai dati. Dato che l’ANVUR è tenuta a rispondere entro trenta giorni, conviene muoversi al più presto. ROARS ha già pubblicato tutte le spiegazioni ed anche il facsimile dell’istanza di accesso ai dati:
Mediane opache: come chiedere all’ANVUR di scoprire le carte
[…] De Nicolao su ROARS: Mediane truccate? Analizziamo le prove Share this:TwitterFacebookLike this:Mi piaceBe the first to like this. Lascia un commento by […]
Ottimo articolo, come sempre molto accurato. Personalmente, però, io credo che tutti gli articoli e i commenti in merito alle mediane non facciano altro che dare credito ad un sistema di valutazione che la comunità scientifica dovrebbe riconoscere per quello che è: un obbrobrio scorretto, iniquo ed incostituzionale, contro cui dovremmo lottare a spada tratta con tutti i mezzi di cui una comunità scientifica “offesa” dispone. Ritengo che l’incostituzionalità ci sia senza mezzi termini per tre motivi: 1) Non è possibile tollerare che l’accesso ad un “concorso pubblico” per p.a. e p.o. sia precluso ad una fetta di cittadini senza che ci sia una Commissione ad esaminarne i titoli nel loro “complesso”;
2) Ancora peggio, questi requisiti di accesso sono enormemente diversi(e in alcuni casi spropositatamente elevati) sia tra i diversi SSD di uno stesso settore che tra i settori bibliometrici e non, con evidenti “sperequazioni” tra lavoratori di una stessa categoria. Personale afferente ad uno stesso Dipartimento avrebbero le porte spalancate per proseguire nella carriera, rispetto ad altri che la vedono completamente cmompromessa pur avendo la stessa produttività scientifico-didattica (si vedano ad esempio le differenze tra tutti i settori ING-INF);
3) I criteri avrebbero un’assurda validità retroattiva, difatti stravolgendo il lavoro svolto da intere categorie di lavoratori “per decine” di anni addietro.
Vi ricordo che gli autotrasportatori hanno bloccato il Paese per molto meno. Mi aspetto un guizzo di orgoglio dalla Comunità scientifca tutta per non subire questo ulteriore sopruso da un governo che, come il precedente, dell’Università non ha capito e non vuole capire nulla.
Grazie del commento che ha il merito di riportare al centro una serie di questioni fondamentali. A “difesa” del mio articolo (lo scrivo tra virgolette perchè non mi dispiaccio affatto del commento), vorrei dire che credo che le incongruenze e gli aggiustamenti che sembrano emergere dai dati non sono solo frutto di imperizia o negligenza nell’applicazione di un sistema di valutazione che, se “fatto bene”, funzionerebbe a meraviglia. È proprio l’iandeguatezza degli strumenti bibliometrici che condanna chi li applica impropriamente a impiccarsi con le proprie mani. Se uno strumento è troppo rozzo per rendere conto della realtà, la realtà si vendica in vari modi. Uno di questi sono le proteste e le pressioni dei diversi settori che costringono ad aggiustamenti sempre più ingovernabili (vedi per es. la multimodalità con le sue assurdità: “Abilitazioni: le mediane di Mr. Bean). Oppure, l’impossibilità di ottenere dati affidabili che costringe ad una raccolta dati volontaristica costruendo mediane su una base dati incompleta. Il tentativo di spianare la strada ai propri allievi più giovani introducendo la normalizzazione per età accademica che si rivela ben presto ingovernabile a causa delle manipolazioni e degli effetti imprevisti. E per fronteggiare i danni collaterali della normalizzazione dell’indice h, ecco spuntare fuori l’indice-h contemporaneo, che però è come mettere una pistola carica in mano a chi vuol fare ricorso. Le classifiche delle riviste, infine, il cui parto è talmente sofferto da rischiare l’aborto come già successo per la fascia A dell’area 12. La metafora più appropriata è quella dell’apprendista stregone. Un po’ più di cultura e di saggezza aiuterebbe a stare alla larga da moloch burocratici che possono persino inghiottire chi li ha evocati. È bene che qualcuno si sobbarchi l’ingrato compito di stilare una cronaca dettagliata per scoraggiare i posteri dal ripetere questi errori.
Concordo in pieno.
Temo però che la spaccatura tra chi supera le mediane e chi non le supera renderà ogni tentativo di compattare il fronte della protesta vano!
Antonio Banfi nella “dodicesima mediana” (https://www.roars.it/?p=11361) accennava ad una balcanizzazione dell’accademia. Effettivamente questo è possibile e già l’aria che si respira da dentro va in quella direzione. Le mediane uccidono le motivazioni che stanno alla base della cura che mettiamo nel nostro lavoro. Cosa faremo da ora in poi?
Concordo anch’io. Da notare però che, probabilmente il fronte della protesta potrà non compattarsi (del resto accade sempre quando ciascuno difende solo il proprio interesse), ma se il fronte della protesta dovesse bloccare il meccanismo ne risentirebbero tutti. Forse varrebbe quindi la pena di chiederci, tutti, se quello che accade ci soddisfa come ricercatori, professori ma soprattutto uomini e cittadini.
Protestare per cercar di migliorare il sistema di selezione per le prossime tornate è doveroso ed è una battaglia di civiltà, perché mostra di preoccuparsi degli effetti a medio-lungo termine del sistema (comportamenti opportunistici, incentivi alla produzione incontrollato di ciarpame, ecc.).
Tuttavia, se l’intento di qualcuno è di bloccare il sistema ad ogni costo, sperando di tornare al modello precedente, beh, questa non è né una battaglia culturale degna, né, in termini pragmatici ed opportunistici, una battaglia destinata ad avere alcun successo. Il sistema invalso nella presente tornata di abilitazione è pieno di gravi falle, ma bloccare tutto fino alla prossima riforma universitaria è suicida per l’università italiana e non credo possa trovare consensi significativi.
E no. Mi dispiace di non essere stato sufficientemente chiaro. Io non voglio tornare al “sistema precedente” (quello dei concorsi locali intendo) ma ritengo che il metodo delle mediane, così come si cerca di implementarlo, è dannoso anche per chi, evidentemente, le supera con facilità. Prova a proiettare il quadro della situazione universitaria tra dieci anni ed immagina lo scempio di qualità che sarà provocato da un metodo che di meritocratico ha solo il nome. Per avvalorare quello che scrivo basta che pensi al fatto che la maggioranza di coloro che parteciperanno ai prossimi concorsi di abilitazione saranno appartenenti ai settori meno “produttivi”, quelli con le mediane più basse, mentre i settori che più vivono e lavorano “dentro e per” l’Università (mediane più alte) sono quelli più penalizzati. Semplicemente chiedo che ci sia una commissione nazionale, prestigiosa, che valuti ogni curriculum in modo obiettivo, senza che ci sia il tappo dei numeri. Mi sembra questo ancora il modo più democratico, corretto e “meritocratico” per valutare una persona. Sbaglio forse? Concludo dicendo che, se mediana ci deve essere e se questa deve servire per migliorare la qualità dei docenti??? Sarebbe opportuno e molto più corretto fissare valori uguali per tutti gli afferenti ad uno stesso Dipartimento/Facoltà, giacchè siamo tutti chiamati a svolgere gli stessi compiti con la stessa “produttività”.
Ma non si può brandire lo spauracchio di bloccare tutto fino alla prossima riforma. E’ come dire che la procedura attuale fa schifo e quindi vedremo di migliorarla ma intanto la usiamo. Il futuro non c’è per due ragioni: (1) la procedura attuale non è applicabile una seconda volta e (2) la procedura attuale produrrà una caterva di idonei che costituiranno una riserva pressochè infinita da cui attingere PA o PO in una fase di forte riduzione del personale accademico. Il passato non può ritornare, è stato definitivamente cancellato dalla legge 240. Alle nuove generazioni cosa diciamo? E a noi stessi? Le commissioni di abilitazione se non vogliono mettere il futuro dell’università a rischio non devono guardare in faccia nessuno e non abilitare il 90% degli iscritti con una selezione durissima che faccia giustizia di chi è rimasto fuori e per dimostrare che su queste mediane non si costruisce nulla.
Il punto è che non è questione di brandire o meno lo spauracchio di bloccare tutto. Considerato che siamo in democrazia, chi si sentirà tagliato fuori per un motivo non lecito provvederà a farsi le sue ragioni seguendo le vie adeguate. Questo comporterà per forza un probabile blocco del sistema. Del resto se si vuole trasparenza, criteri certi e un sistema pulito, il sistema stesso deve essere pronto a farsi mettere alla prova e dimostrare di agire non tanto per il meglio ma quanto meno in accordo con le regole che esso stesso si è dato.
Sinceramente io non ci sto ad essere tagliato fuori così. Sarà che faccio parte di un precariato che il sistema ha usato per anni e che adesso sembra ignorare. Non è possibile tenere conto che se per molti il problema è l’avanzamento di carriera, per alcuni si tratta di avere un lavoro oppure no. Le commissioni devono guardare la storia dei singoli, mediane o non mediane. Sarà un problema solo mio forse ma credo invece che dovrebbe interessare tutti.
Ci sono modi diversi di concepire gli interventi correttivi. Chiedere che le commissioni si assumano le proprie responsabilità ed esercitino il proprio giudizio sovrano è un modo costruttivo di agire (essendo coerente con la normativa vigente).
Egualmente, esigere che ci siano le previste tornate annuali di abilitazione e che non ci sia il solito assalto alla diligenza con conseguente tappo è di nuovo un modo costruttivo di agire (e coerente con la normativa vigente).
Se invece si ritiene che l’agenda minima sia un mutamento della normativa attualmente vigente (che contempla ad esempio l’uso, per me sbagliato, delle mediane), e che in mancanza di ciò sia necessario bloccare tutto a colpi di ricorsi o altro, beh, questo non lo trovo un modo costruttivo di protestare, ma un modo suicida, che necessariamente produrrà una frattura irreparabile all’interno del sistema universitario (già mai particolarmente prono allo spirito di corpo).
@federico bizzarri
Mi dispiace ma nessuna modalità di selezione/abilitazione nazionale può essere fatta sulle storie dei singoli. Se qualcuno farà ricorso è perchè il ricorso al TAR fa parte delle regole del gioco. E’ un suo diritto che nessuno può mettere in discussione. E poi cosa c’entra il precariato con queste abilitazioni? O si è all’altezza o no. Le abilitazioni non sono la risposta alla messa ad esaurimento dei ricercatori.
Visto che questo e’ il mio primo post, vorrei ringraziare roars e De Nicolao per gli articoli, sono molto interessanti, precisi e ben scritti. Ho una domanda: per calcolare l’eta’ accademica nei settori bibliometrici conta come prima pubblicazione un proceedings oppure soltanto un articolo su rivista? Se vale anche un proceedings allora trovo che ci sia una (ennesima) contraddizione nel fatto che non puoi usare i proceedings per il primo indicatore, ma ti allungano l’eta’ accademica.
Scusate su sbuco a fungo con questa domanda; infatti il mio non è un commento all’articolo ma una serie di domande perchè sono in angoscia e solo da poco ho deciso di approfondire la questione. Perdonate la banalità della domanda, ma cosa si intende per banche date internazionali? io sono un ricercatore dei settori bibliometrici e quindi le pubblicazioni sono solo quelle su WoS e Scopus? e tutte quelle in italiano? Google scholar non è una banca dati internazionale? e cosa succederà di chi ha pubblicato prevalentemente in Italiano? Inoltre avremo anche noi sul nostro sito cineca semaforo verde o rosso per presentare domanda? Anche perchp in una faq leggo che si possono anche presentare pubblicazioni non indiciizzate anche per i settori bibliometrici. Quindi? Grazie della risposta!
Ho un quesito per chiunque possa rispondere.
Area 13 -selezione PA-:
Mediane richieste: Monografie(3) Articoli(10) Riviste A (0)
Pubblicazioni effettuate:Monografie(4) Articoli(25) Riviste A (?)
Ho deciso di selezionare per la valutazione 3 delle 4 monografie che ho pubblicato e 9 dei 25 articoli (resto così nei 12 lavori richiesti dal bando).
Quello che vorrei sapere è se le mediane si intendono superate in base alla produzione scientifica totale (ovvero 4 monografie e 25 articoli) oppure in base alle 12 pubblicazioni che inviamo per la valutazione. In questo caso la scelta di inviare 3 monografie e 9 articoli mi sarebbe fatale.
Inoltre, un libro scritto da soli 2 autori (2 capitoli per ogni autore) è considerato manografia oppure capitoli di libro?
Grazie
Le mediane non sono riferite né alla produzione scientifica totale né alle pubblicazioni scelte per la valutazione, ma – per i settori non bibliometrici – alla produzione scientifica degli ultimi dieci anni: v. Delibera 50 Anvur, art. 6, punto 4.
Sulla seconda domanda: “un libro scritto da soli 2 autori (2 capitoli per ogni autore) è considerato monografia oppure capitoli di libro?”
Qui la cosa è credo meno univoca. Probabilmente dipende da come sono state registrate le pubblicazioni nel sito CINECA. La registrazione corretta è forse come capitoli di libro.
Grazie per il chiarimento
Mi collego alla precedente domanda per avere un chiarimento.
A quanto pare un libro a quattro mani con 6 capitoli distinti che portano ad averne 3 e oltre 100 pp. per autore è da considerare un capitolo di libro. Ma allora cosa si considera “trattato scientifico”? (è l’alternativa che la normativa pone alla monografia nella sezione libri)
Preoccupato, per le mediane dei settori bibliometrici valgono solo le pubblicazioni presenti su web of science o su scopus, non valgono google scholar o altre banche dati. La scelta degli articoli da inviare alla commissione invece e’ lasciata al candidato, puoi anche inviare articoli in italiano o non presenti nelle banche dati, ma se non sono presenti nelle banche dati non contano per le mediane. Sul semaforo, non so che dirti, puoi darsi che prima del 20 novembre verra’ messo anche a noi..
Qualcuno sa per certo se per Web of Science si intende la versione ‘solo riviste’ (quella disponibile nella maggior parte delle biblioteche universitarie) oppure la versione completa di Conference Proceedings Citation Index?
Come fare ad accedere a quest’ultima versione, se la tua biblioteca (come molte) non ha sottoscritto l’abbonamento?
Per i settori bibliometrici in cui si usa molto scrivere su Conference Proceedings, puo’ fare la differenza valutare la propria posizione rispetto alle mediane utilizzando la versione ‘con’ o ‘senza’?
si contano anche i proceedings. Questo è sicuro.
Non puo’ essere che considerino solo la versione riviste di web of science, per le citazioni e’ esplicitamente scritto che contano anche i proceedings.
un pensiero a ruota libera
A detta dell’ANVUR stessa, i dati relativi ai lavori su rivista sono stati incrociati tra CINECA e database SCOPUS e ISI con una percentuale di successo molto alta, mentre quelli relativi alle conferenze con risultati molto meno eclatanti. Ciò significa che una citazione che proviene dal secondo insieme ha maggiore possibilità di perdersi (lo stesso SCOPUS prevede una lista di secondary documents nei quali mette tutto ciò che potrebbe essere attribuito ad un autore ma non lo è ad esempio per errori formali nella scrittura della citazione).
Ovviamente mi viene il dubbio che due candidati, dello stesso SDD ma con produzioni diversamente pesate sui due insiemi e con lo stesso numero di citazioni “reali” verranno valutati in maniera differente dalle commissioni, in palese difformità con la nostra costituzione…..
Chiedo scusa ma temo di aver inserito il commento in un contesto errato.
Mi collego alla precedente domanda per avere un chiarimento.
A quanto pare un libro a quattro mani con 6 capitoli distinti che portano ad averne 3 e oltre 100 pp. per autore è da considerare un capitolo di libro. Ma allora cosa si considera “trattato scientifico”? (è l’alternativa che la normativa pone alla monografia nella sezione libri)
Altri pensieri a ruota libera
Carissimi, perdonate una piccola introduzione di carattere squisitamente personale.
Età 54 aa. Ricercatore dal 1983 dopo laurea in medicina e 6 lavori pubblicati PRIMA della laurea. PA 2002 con una quarantina di lavori pubblicati(!). Settore di ricerca: fisiologia umana applicata all’esercizio fisico ed allo sport. Anzianità accademica? dal 1981? Dunque, se ne evince che, per quanto io possa attendere, NON raggiungerò MAI la (le) soglia prevista per qualunque indice del mio settore (5/D01). Questo perchè dovrei avere un’anzianità accademica di 31 anni!
Non sarebbe stato più semplice e più trasparente dichiarare apertamente il blocco delle progressioni in carriera? Si badi che, di tutte le cose che ho fatto, didattica, direzione di dipartimento, presidenza corso di laurea, coordinamento dottorato, non se ne prende in considerazione nessuna! Se pubblico una rassegna su un libro e questa rassegna raggiunge un numero considerevole di citazioni, non vale, perchè noi dei settori bibliometrici non possiamo scrivere capitoli di libri. Per l’altra metà del cielo questa regola non vale Perfetto. E le distribuzioni multimodali delle mediane dove sono andate a finire? E cosa mi diceva il cervello quando mettevo il nome dell’ordinario di turno sui miei lavori? Così ho mandato avanti la sua di carriera e non la mia.
Morale: fatti e non parole. Quando ci si organizza per fare un ricorso sulla legittimità costituzionale di tutto ciò? badate bene che questa legge impedisce ad un cittadino italiano di essere valutato per ricoprire un ruolo pubblico. Dopo più di 20 anni di insegnamento universitario ora scopro che non sono pèiù capace. Meglio sarebbe stato reintrodurre i tanto vituperati limiti di età.
Quando si avvia uno sciopero della didattica?
Per parte mia ho ottime possibilità di avere un posto da full professor all’estero, con lo stesso curriculum che mi impedisce di provare ad averlo qui, dunque …
Caro Francesco,
Capisco benissimo i tuoi pensieri, l’unica speranza che oggi mi rimane e’ che per i candidati sara’ la commissione a decidere se mantenere queste assurde mediane e come calcolarle.
Per ora mi illudo che questi 5 super-professori, onniscenti e onnipresenti, saranno in grado di umanizzare i numeri e prendere decisioni ragionevoli analizzando caso per caso.
Se cosi’ non sara’ finira’ che le abilitazioni le decideranno i giudici nei tribunali distruggendo definitivamente quel poco che resta della dignita’ dell’universita’ italiana.
A quel punto non so se convenga a tutti provare ad avere un posto all’estero…
Ho scoperto oggi per caso un sito dove poter calcolare agevolmente le proprie mediane e controllare i conti Anvur, credo possa essere utile come riferimento di massima e ve lo inserisco di seguito
http://mitel.dimi.uniud.it/varia/abilitanvur/index.php
Affiderei a chi ha più voce di me, e sempre che le considerazioni seguenti risultassero condivisibili, altri 2 punti “scandalosi” oltre a quelli sollevati in questo thread.
1. Età accademica. Come “nessuno” ho pubblicato qualche lavoro tra il 1986 e il 2000. Dal 2000, da ricercatore, ho pubblicato 33 dei miei 38 lavori, la metà quale primo nome, la maggior parte con molte citazioni (h-index 12). Ma calcolando un età accademica di 25 anni e complici le normalizzazioni per età accademica mia e dei miei lavori, nonostante oltre 900 citazioni complessive, sono fuori da ognuno degli indicatori del mio settore (le citazioni diventano 33 e l’h-c index 10!) e da quanto ho capito lo sarò per sempre…
2. Primo nome. Com’è possibile che il fatto di avere la metà dei lavori quale primo nome non generi una differenza tra me e chi ha la medesima produzione senza mai un lavoro come primo nome? In questo modo si avvantaggiano in modo clamoroso non i più motivati più giovani e più e produttivi come sarebbe appena giusto, ma soltanto i protetti dei grossi gruppi di ricerca universitaria, quelli per intenderci il cui nome è messo su ogni lavoro prodotto dal gruppo indipendentemente dal peso del contributo individuale. Questo ribalta di 180 gradi lo spirito di questa epocale riforma del reclutamento universitario italiano!
Ho già commentato in privato con il cortese collega Banfi, ma ho creduto di allargare al forum queste considerazioni.
Roberto De Simone neurologo, Napoli
Caro Roberto,
1. Il vero scandalo e’ che per essere dichiarato idoneo a concorrere per un posto da PA devi superare per qualita’ e quantita’ scientifica il 50% (e oltre nel caso dei bibliometrici) degli attuali docenti in servizio, che ovviamente dovrebbero disporre di risorse umane ed economiche superiori a quelle di un RU e sopratutto di un non strutturato. Il che ovviamente pone due semplici alternative: si vogliono praticamente bloccare le nuove assunzioni o la qualita’ del personale dell’universita’ italiana e’ talmente scadente che va di forza aumentata.
2. Quello del contributo individuale e’ un punto dolente delle procedure automatizzate. Secondo la legge la commissione deve valutare le pubblicazioni presentate in relazione al contributo individuale. Quindi questi protetti dovrebbero essere in grado almeno di presentare il numero minimo di pubblicazioni con un loro contributo significativo.
Ovviamente ognuno puo’ dichiarare di essere il maggiore autore, ma sono curioso di vedere cosa faranno le commissioni quando dovranno valutare l’apporto alle pubblicazioni comuni a piu’ candidati, soprattuto quando tutti dichiarano di aver contribuito piu’ degli altri!
Giusto! Avrei capito la mediana (o altro cut-off) della produttivita dei ricercatori! Che ne so: il terzo migliore può essere valutato per l’idoneità. Non credo che si vogliano bloccare le assunzioni. Non del tutto almeno. Mediane elevatissime sommate a normalizzazione brutale per età accademica e soprattutto a mancata valorizzazione del contributo personale già in questa prima fase, hanno come effetto combinato di confinare l’accesso ai pochi che l’avrebbero ugualmente conseguito con il precedente regolamento del reclutamento.