In questi giorni è in corso il procedimento di revisione dell’abilitazione scientfica nazionale. Il 23 luglio scorso, il Capo Dipartimento Università del MIUR, Marco Mancini, ha informato il CUN sull’andamento dell’iter parlamentare e sulle determinazioni del MIUR sul tema dell’ASN. I punti principali: nuova tornata tra gennaio e febbraio 2015, abolizione del commissario OCSE, maggiore rappresentatività degli SSD nei settori concorsuali di dimensioni eventualmente più ridotte, nuove modalità di selezione dei commissari, superamento delle mediane, griglia di criteri “alla spagnola”. Di seguito, riportiamo integralmente il resoconto che i rappresentanti dell’Area 09 hanno inviato alle società disciplinari della loro area.
Carissimi,
Vi forniamo alcune informazioni di carattere generale sul processo in atto di revisione dell’abilitazione scientifica nazionale.
Sono attualmente in discussione in parlamento gli emendamenti al D.L. n.90 tra cui quelli relativi all’art. 14 che riguardano le modifiche all’articolo 16 della legge 240/2014 sull’abilitazione scientifica nazionale.
Gli emendamenti in discussione sono in larga parte basati sulla risoluzione approvata dalla VII Commissione Camera di cui vi avevamo informati in un precedente messaggio.
Tale risoluzione riprendeva molti dei punti indicati nel documento CUN del febbraio 2014.
Il Capo dipartimento del MIUR, prof. Mancini, intervenuto in aula CUN, ci ha informato sull’andamento dell’iter parlamentare e sulle determinazioni del MIUR sul tema dell’ASN.
Per quanto riguarda gli emendamenti in discussione in Parlamento sembra ormai assodato che non sarà più prevista la figura del commissario OCSE, verrà garantita una maggiore rappresentatività degli SSD nei SC, verrà ridotta (probabilmente a 20) la numerosità minima degli ordinari per ogni SC, la procedura di presentazione delle domande sarà di tipo “a sportello” ma in una forma “sostenibile” per la gestione del flusso di domande da parte degli uffici del MIUR. In particolare, non potendosi abrogare la procedura di ricusazione dei commissari da parte dei candidati, bisogna scongiurare che ogni candidato possa ricusare singolarmente qualche membro della commissione in qualunque momento dell’anno perché ciò paralizzerebbe i lavori.
Il MIUR attende l’approvazione del D.L. 90 per poter avviare l’iter di revisione dei decreti e regolamenti attuativi dell’ASN sulla base delle nuove regole.
Il percorso delineato prevede che la nuova ASN possa vedere la luce fra gennaio e febbraio 2015. Mancini ha anche parlato di un metodo di lavoro nuovo rispetto a quanto avvenuto in passato. Il Ministro vorrebbe infatti predisporre una nota di indirizzo che contenga i principi di base su cui devono essere redatti i regolamenti, demandando poi agli organi di consulenza dello stesso Ministro la predisposizione di proposte operative. E’ stato sottolineato che bisogna alleggerire il gravame delle procedure, non si deve prefigurare la ASN come tipologia di concorso di qualunque tipo, e bisogna allungare la durata della validità dell’abilitazione. Un punto cruciale che stato sottolineato è che l’abilitazione non è un concorso e quindi non deve essere a numero chiuso. La posizione del Ministro è che l’abilitazione sia chiaramente non comparativa e, in linea di principio tutti i partecipanti, se possiedono i requisiti, possano essere abilitati. Infine verrà ribadita l’importanza, ai fini della ripartizione della quota premiale dell’FFO, della valutazione ex-post della qualità del reclutamento effettuato dagli atenei.
Da parte di alcuni consiglieri del CUN sono stati sottolineati i seguenti punti:
- Necessità di predisporre un iter rapido dell’emanazione delle nuove regole per assicurare lo svolgimento della tornata 2015.
- Necessità di agganciare il numero di rappresentanti dei SSD nelle commissioni alla numerosità delle commissioni con conseguente allagamento delle commissioni rispetto ai valori attuali.
- Prevedere la possibilità di inserire fra i compiti delle commissioni ASN la valutazione delle chiamate dirette e il riconoscimento delle abilitazioni estere.
- Riflettere sul meccanismo di nomina delle commissioni. Le opzioni sono l’introduzione di indicatori di soglia dei commissari per comporre una rosa da cui effettuare il sorteggio, oppure selezione dei commissari tramite votazione delle comunità e successivo sorteggio.
- necessità di superare il sistema delle “mediane” che ha prodotto grandi storture e definire nuovi criteri e parametri di valutazione dei candidati e dei commissari. Con Mancini si è condivisa l’idea che bisogna abbandonare un modello di valutazione basato sull’uso eccessivo dei “numeri” intesi come valori dei criteri e parametri definiti nei regolamenti.
- adozione di un sistema di valutazione ispirato al “Modello spagnolo” basato sull’utilizzo di una griglia di criteri di valutazione nota in anticipo ai candidati sulla base della quale secondo punteggi prestabiliti (minimi e massimi) da attribuire a ciascun criterio la commissione formula il proprio giudizio. Contestualmente introduzione di uno standard minimo di numero di pubblicazioni che devono possedere i commissari per entrare nella rosa dei sorteggiabili.
Relativamente ad altri tema, il prof. Mancini ci ha espresso la sua preoccupazione per la grave situazione finanziaria. Non sono pertanto previste nel 2014 risorse aggiuntive per il reclutamento salvo il tentativo che sta facendo il MIUR di ottenere un piano di immissione di ricercatori a tempo determinato. Appare critica soprattutto la situazione del 2015 che ad oggi vede una riduzione di stanziamento di 175 milioni di euro.
Il CUN ha deliberato due documenti che trovate in allegato.
- un parere generale in merito all’equipollenza dei titoli di abilitazione comunitari con l’Abilitazione Scientifica Nazionale ai fini dell’accesso alle procedure di chiamata dei professori universitari di I e I fascia.
- una mozione su trattamento di quiescenza dei professori e dei ricercatori universitari. Su questo tema infatti è stato presentato un emendamento al D.L. 90 da parte del relatore di maggioranza che equiparando i professori universitari, come già in precedenza era avvenuto ai ricercatori, al personale della pubblica amministrazione consente (ma non obbliga) agli atenei di pre-pensionare coloro che hanno raggiunto 42 anni di contributi valendo a tal fine anche gli anni pre-ruolo per i quali è stato chiesto il riscatto. Con questa norma un numero non ancora precisato di professori di età a partire da circa 60 anni potrebbe essere posto in quiescenza. Nel momento in cui scriviamo non è ancora chiaro se l’emendamento sia stato ritirato o meno.
Cordiali saluti e buona estate
Andrea Stella, Annalisa Fregolent, Giuseppe Caputo
Comunicato MIUR sugli ultimi sviluppi parlamentari
Ufficio Stampa
Roma, 25 luglio 2014
Università, Giannini: bene lavoro
Governo-Parlamento su Abilitazione scientifica nazionale
“Grazie al lavoro congiunto fra il Governo e il Parlamento ieri è stato approvato in commissione Affari Costituzionali alla Camera dei deputati un importante emendamento al decreto sulla P.A. che riforma l’Abilitazione scientifica nazionale dei docenti universitari”. È quanto rende noto il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini. L’Abilitazione scientifica è stata introdotta dalla riforma dell’Università del 2010. Le prime due tornate hanno mostrato una certa farraginosità della procedura. Di qui la necessità di una modifica. “Il nuovo sistema – prosegue Giannini – rende più snella la selezione e responsabilizza gli atenei: la qualità delle loro assunzioni peserà sulla quota premiale del Fondo di finanziamento che ricevono ogni anno. In attesa che il decreto diventi legge – chiude Giannini – il Ministero sta già lavorando ai provvedimenti attuativi per poter far partire quanto prima la terza tornata di abilitazioni con la nuova procedura”.
L’emendamento approvato prevede, fra l’altro, che la terza tornata sia indetta entro il prossimo 28 febbraio 2015. La durata dell’abilitazione sarà di 6 anni e non più di 4. Serviranno 10 e non più 12 pubblicazioni minime per poter partecipare. La domanda potrà essere presentata in qualunque momento dal candidato. Con un regolamento del Miur si stabilirà il tempo limite entro il quale chi fa domanda dovrà essere valutato. Chi non risulta abilitato potrà ripresentarsi per lo stesso settore e per la stessa fascia di docenza trascorsi 12 mesi dalla precedente candidatura.
http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/ministero/cs250714
“Serviranno 10 e non più 12 pubblicazioni minime per poter partecipare.”
Questa frase non ha alcun senso. 12 era il minimo del numero massimo di pubblicazioni che poteva essere richiesto, settore per settore e fascia per fascia (di fatto, mi pare, i numeri variavano fra 12 e 20). Non è mai stato richiesto un numero minimo di pubblicazioni per fare domanda, che io sappia.
E’ il tetto massimo che “non può essere inferiore a..”
Scusate, nessuno sa nulla di questo 28 febbraio in fondo poi non tanto lontano?? in cui potrebbe essere indetta la terza ASN?…. e poi,che ne è della pubblicazione dei risultati 2013?; mi sembra che siano nuovamente in pausa….:(
Direi che al 99.99% il 28 febbraio non sarà indetto nulla.
… pare quindi confermato che molti “amici degli amici” non ce l’hanno fatta con le tornate 2012 e 2013 e ora bisogna dargli un aiutino con regole meno severe…
Niente di nuovo sotto questo sole.
L’emendamento approvato è disponibile nel link ai lavori della Camera sul DL 90.
Per il numero di pubblicazioni, è stata approvata la modifica della lettera (b) comma 3 della 240:
– “la possibilità che il decreto di cui alla lettera a) prescriva un numero massimo di pubblicazioni che ciascun candidato può presentare ai fini del conseguimento dell’abilitazione, anche differenziato per fascia e per area disciplinare e in ogni caso non inferiore a dodici”, come dice Antonio. Ora il 12 è diventato 10.
Sulle commissioni e membro OCSE, l’emendamento intende modificare le lettere pertinenti del comma 3 della 240 (art 16):
– nella lettera f) del comma 3 sostituire la parola: “quattro” con la seguente: “cinque” e sopprimere le parole da: “e sorteggio di un commissario” sino alla parola: “(OCSE)”; alla fine della lettera aggiungere il seguente periodo: “nel rispetto della rappresentanza proporzionale di cui alla lettera i), e fatta salva la durata biennale della commissione, il regolamento di cui al presente comma può disciplinare la graduale sostituzione dei membri della commissione”;
– nella lettera i) del comma 3, sostituire il primo periodo con il seguente: “il sorteggio di cui alla lettera h) al fine di garantire una rappresentanza fin dove possibile proporzionale tra i settori scientifico-disciplinari all’interno della Commissione e la partecipazione di almeno un commissario per ciascun settore scientifico-disciplinare ricompreso nel settore concorsuale al quale afferiscano almeno dieci professori ordinari;” e, dopo il secondo periodo, inserire il seguente: “il parere è obbligatorio nel caso di candidati afferenti ad un settore scientifico-disciplinare non rappresentato nella commissione”;
sulla partecipazione a tornate successive in caso di mancata abilitazione:
– nella lettera m) del comma 3 sostituire le parole da: “a partecipare” sino alla fine della lettera con le seguenti: “a presentare una nuova domanda di abilitazione, per lo stesso settore e per la stessa fascia o per la fascia superiore, nel corso dei dodici mesi dalla data di presentazione della domanda e, in caso di conseguimento dell’abilitazione, a presentare una nuova domanda di abilitazione, per lo stesso settore e per la stessa fascia, nei quarantotto mesi dal conseguimento della stessa”;
e per chi ha già fato domanda nel 2012 0 2013 vale:
– I candidati che hanno presentato domanda, con esito negativo, per il conseguimento dell’Abilitazione Scientifica Nazionale nella tornata 2012 e in quella 2013 possono ripresentare domanda a far data dal primo marzo 2015. La durata dell’Abilitazione Scientifica Nazionale conseguita nelle tornate 2012 e 2013 è di sei anni.
Se le cose stanno così, c’è poco da stare allegri. In particolare, trovo molto negativo il fatto che le commissioni continuino ad essere formate di soli cinque membri, e a restare in carica per due anni; così come trovo del tutto incongruo l’allungamento della durata dell’abilitazione da 4 a 6 anni. Mi pare che ancora non ci capiamo: se l’abilitazione NON è un’idoneità, se non è a numero chiuso, se non dà diritto a nulla se non a partecipare a concorsi locali, che senso ha farla durare così a lungo? Forse quello di far “star buoni” (leggi: proseguire ad assumersi compiti non dovuti, quali didattica ecc.) migliaia di RTI abilitati?
@fausto: avevo capito anch’io che le commissioni sarebbero state allargate, tenendo conto del fatto che in certi settori concorsuali ci sono anche 7 SSD. C’è però il vincolo della rappresentanza in commissione obbligatoria se l’SSD ha 10 ordinari (piuttosto che i “vecchi” 30, mi pare): non conosco la composizione di tutti gli SSD naturalmente, ma mi auguro che abbian fatto dei conti minimi perché con 5 commissari questo vincolo sia sempre soddisfatto.
Per quanto riguarda la durata dell’abilitazione: questione anche pratica, secondo me, per non avere troppi candidati ogni tornata (infatti, viene escluso dalle tornate successive anche chi ha già ottenuto l’abilitazione, mentre per il 2013 non è stato così).
Per quanto riguarda le commissioni, penso che la durata biennale sia stata decisa in base al fatto che le procedure di sostituzione richiedono sempre dei mesi e, almeno in un arco temporale medio, si vuole assicurare che tutti i candidati abbiano lo stesso trattamento in termini di commissione.
Infine: spero, ma questo è personale, che ci siano piani straordinari per il reclutamento di non strutturati, abilitati e non, che il turn-over torni davvero al 100%, soprattutto per scorrimenti di interni abilitati, e che la smettano di tagliare gli FFO.
Non capisco, che senso avrebbe cercare di farla durare meno? Proprio perché è un concorso, non crea graduatorie ad esaurimento. Non dico che debba durare a vita perché la legislazione in materia di università è schizofrenica e bisogna che il legislatore si tuteli, ma anche una durata di 10 anni non mi sembrerebbe irragionevole.
Quanto ho scritto sopra sul “tenere buoni” i RTI mi pare confermato dal fatto che – con emendamento nientemeno che di Mariastella Gelmini, approvato in commissione – sarebbe ulteriormente prorogata la scadenza dei p.o. relativi al piano straordinario associati dal 31 marzo al 30 giugno 2015 (il che costituisce la pietra tombale sull’ipotesi di finanziamento di possibili ulteriori “tranches” del piano straordinario, stante anche il fatto che, nella relazione di accompagnamento al disegno di legge, si afferma: “(per i candidati all’ASN 2013 esiste) il rischio, più che concreto, di conseguire l’abilitazione quando le risorse del piano straordinario degli associati saranno già ampiamente esaurite”).
@ Marc
provo a risponderti: la durata dell’abilitazione, nei paesi dove essa vige quale prerequisito per la partecipazione ai concorsi, ha durata limitata (4 anni in Francia, ad es.) proprio perché, essendo un prerequisito, il possesso dello stesso va verificato periodicamente (proprio come la patente di guida, che devi rinnovare ogni tot anni, per verificare che tu sia sempre in grado di guidare).
L’allungamento invece risponde secondo me a una sola e unica logica, ovvero quella che ho detto prima: spostare il più possibile in là nel tempo il momento in cui gli RTI abilitati, resisi conto che dell’abilitazione non se ne fanno nulla perché le risorse per chiamarli tutti non ci saranno mai, si stufano di tenere in piedi la baracca gratis et amore dei. Avevo previsto qui su roars l’allungamento della durata dell’abilitazione, esattamente per questo motivo, qualche mese fa; puntualmente è arrivata.
Aggiungo che allo stesso scopo risponde L’allungamento della validità dei p.o. del piano straordinario: i rettori volentieri rimanderanno, finché potranno, lo sgradevole momento in cui dovranno assumersi la responsabilità di chiamare pochi eletti e lasciare a terra tutti gli altri abilitati.
@fausto: be’, gli RTI, a meno che non avessero iniziato a estinguersi come razza per essere dei bradiponi lenti di comprendonio, si aspettavano che il piano straordinario PA si sarebbe esaurito con parte dei soli abilitati 2012. Anche di questo dobbiamo ringraziare chi non dorme la notte per “merito” e “giovani”.
Stesso discorso per l’allungamento dell’abilitazione di due anni.
Sulle commissioni: è importante che ogni SSD venga rappresentato, ma mi auspico che le commissioni sappiano ascoltare il/i commissario/i dei gruppi meno rappresentati per prendere una decisione consapevole, altrimenti il gioco non funziona.
Il sorteggio unito ad una preselezione riduce i meccanismi di cooptazione, che comunque avrei visto complicati per gli SSD più grandi, che alla fine avrebbero dovuto darsi dei criteri di selezione e votare.
Per quanto riguarda criteri e parametri: ancora il regolamento deve uscire, ma mediane e indicatori come condizione necessaria prima della peer review sono inutilizzabili (da prassi internazionale, pure), e una delle alternative veramente valide sono punteggi assegnati a valle della peer review. E’ la procedura tradizionalmente accettata nelle comunità scientifiche e usata per selezione di persone, progetti, di borse di studio, di programmi di eccellenza come i grant ERC. Ed è la procedura che le commissioni dovrebbero usare per escludere chi veramente ancora ha fatto poco, che è quello che si dovrebbe/vorrebbe ottenere con l’ASN.
Qualcuno pensa che si possa ottenere con numeri ingiusti e aggirabili casomai con furbizie varie?
quindi gli idonei 2012 e 2013 godono di altri 2 anni di agonia?
Beh, a parte tutto mi sembra importante questa frase “necessità di superare il sistema delle “mediane” che ha prodotto grandi storture e definire nuovi criteri e parametri di valutazione dei candidati e dei commissari”. E’ fondamentale che adesso anche Mancini e il MIUR ritengano necessari abbandonare il sistema automatico delle mediane, per arrivare ad una valutazione che identifichi la qualità e non la quantità. Speriamo bene!
Ho letto l’articolo di roars sul “metodo spagnolo”. Almeno se non ti abilitano litighi direttamente con il ministero invece di far arricchire gli avvocati.
Inoltre se mettono grigle di valutazione simile e punteggi analoghi potremmo essere tutti capaci di calcolare il punteggio totale e sapere se saremo abilitati. Ma allora le commissioni a che servono? E a che serve un rappresentante di ogni SSD. I casi sono due: 1) lo mettono in minoranza come è già successo con il 2012 (forse anche con il 2013 poi lo vedremo; 2) lui/lei da solo/a decide l’abilitazione di tutti quelli appartenenti all’SSD. Allora percé scomodare cinque PO?
Secondo me era meglio mettere un numero chiuso, infatti, e’ inutile nasconderselo, ma uno dei problemi più grossi e’ che adesso ogni settore fa quel che vuole e una volta che un dipartimento ha degli abilitati, la programmazione si fa basandosi su ciò’, anche se fossero abilitati di un settore con molta piu gente del necessario e che e’ stato di manica larga nei criteri e\o di fatto (e magari aveva fatto anche con la Berlinguer tantissime promozioni…..)
Eh, anch’io devo purtroppo confermare di essere dello stesso parere di Elena sulla questione del numero chiuso…
In assenza di numero chiuso, quello che succede (e che sta gia’ succedendo un po’ ovunque con gli abilitati ASN 2012, e che succedera’) e’ che la massa di abilitati premera’ sui dipartimenti di afferenza i quali, fanno (stanno gia’ facendo con gli abilitati ASN 2012 e faranno) pianificazioni in larghissima parte sulla base degli abilitati interni a disposizione. Quindi se anche ci sono state (come e’ successo) sperequazioni evidenti sulla selettivita’ delle commissioni nei diversi settori, questo passa del tutto in cavalleria.
Meglio sarebbe (idealmente) se i numeri chiusi ci fossero *a livello nazionale* e fossero l’espressione di precise volonta’ politiche. Certo, qualcuno obiettera’ “ma dove sta allora l’autonomia degli atenei?”. Risposta: chi conosce come funziona dall’interno un ateneo sa bene che le decisioni non vengono prese a livello di ateneo, ma (oramai) a livello di dipartimento, e ciascun dipartimento fa un po’ cio’ che vuole (entro gli steccati delle risorse disponibili), ma senza particolare pianificazione … Di nuovo, qualcuno obiettera’ “ma dove sta allora l’autonomia dei dipartimenti, l’avete tanto voluta, no?”. Risposta: Io “mi fido” delle pianificazioni dei dipartimenti quando hanno al loro interno una relativa omogeneita’ di SSD (come capita negli atenei medio-grandi). Mi fido un po’ meno quando gli atenei sono medio-piccoli (o molto piccoli) e le pianificazioni intelligenti lasciano il posto a logiche puramente spartitorie “alla Cencelli”.
1) “Il conseguimento dell’abilitazione scientifica non costituisce titolo di idoneità…” fu scritto, a mio parere, nel tentativo di rendere difficile il riconoscimento di abilitazioni comunitarie. Se l’abilitazione è un’idoneità, infatti, si applica la legge europea (italiana) sul riconoscimento delle qualifiche professionali all’interno dell’Unione. Può essere compreso nell’ambito dello stesso disegno anche il limite temporale di 4 (o adesso 6) anni.
E’ chiaro poi che, fino a che l’abilitazione non sarà valida “a vita” (o almeno per un periodo molto lungo) il suo conseguimento verrà vissuto, da parte del personale interno, come il superamento di un concorso per ottenere un posto e non come il semplice ottenimento di una qualifica professionale.
Secondo me ci si dimentica troppo spesso di mettere in evidenza come il sistema universitario italiano (similmente a tanta parte della società italiana) sia basato ancora molto su una sorta di “promessa infinita”: tu ti comporti bene, fai quello che ti viene detto di fare e poi, prima o poi, ci sarà un premio…
Sarebbe auspicabile un avvicinamento a standard più evoluti dove alla promessa di un paradiso futuro si sostituisce la -forse meno allettante ma certamente più concreta – realtà del presente, con diritti e doveri meglio esplicitati e meno variabili…
Visto che stiamo parlando dello stesso disegno di legge, segnalo che la versione approvata in commissione – su proposta del relatore e parere favorevole del governo – dell’emendamento circa il “prepensionamento coatto” recita così:
le misure riguardanti il pensionamento obbligatorio di chi ha maturato i requisiti minimi “non si applicano al personale di magistratura e sono applicabili nei confronti dei dirigenti medici e del ruolo sanitario del servizio sanitario nazionale, ivi compresi i responsabili di struttura complessa, dei professori e dei ricercatori universitari, comunque non prima del raggiungimento del sessantacinquesimo anno di età”
@fausto_proietti
Mi viene un dubbio. Forse mi sono perso un passaggio, ma le amministrazione possono deliberare il “prepensionamento coatto” o sono obbligate?
Nel secondo caso secondo i miei calcoli non meno di 5000 docenti sarebbero obbligati ad andare in pensione già nel 2014.
Nell’ultima versione è una possibilità subordinata al mantenimento del livello di servizio erogato (vado a memoria).
noto, con grande dispiacere, che si vuol parlare ancora (mi riferisco agli interventi politici) di ASN.
e la separazione tra reclutamento e avanzamento di carriera?
e i ricercatori precari della c.d. “generazione mai?”
come
http://bergamo.corriere.it/notizie/cronaca/14_giugno_21/yara-ricercatrice-svolta-ha-lavorato-gratis-3ba9829c-f90e-11e3-b86c-bac0e6d7d70d.shtml
dove li mettiamo?
grazie,
Anto
Devo documentarmi per vedere se riesco a cancellare l’impressione che aumenti la discrezionalita’ e diminuiscano i riferimenti analitici esterni.
Sono in verita’ anche un po’ infastidito che si citino ancora le argomentazioni del settore umanistico – su cui non entro, non ho alcuna conoscenza – per cercate di esprimere un indirizzo per quello scientifico.