La settima Commissione della Camera ha approvato all’unanimità una risoluzione diretta al Governo in merito all’ASN e alla revisione delle procedure di abilitazione nazionale.
Segnaliamo ai lettori il testo della risoluzione.
La Commissione VII della Camera dei Deputati,
premesso che:
l’articolo 16 della legge 30 dicembre 2010, n. 240, ha istituito l’abilitazione scientifica nazionale (ASN), volta ad attestare la qualificazione scientifica che costituisce requisito necessario per essere ammessi a partecipare alle procedure di chiamata di professori di prima o di seconda fascia da parte delle università;
l’ASN è conferita per ciascun settore concorsuale, distintamente per le due fasce, da un’unica commissione nazionale di durata biennale, formata per sorteggio da quattro professori ordinari in servizio presso università italiane nel medesimo settore e da un professore in servizio presso un’università di un paese dell’OCSE;
le procedure per il conferimento dell’ASN sono indette dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca con frequenza annuale inderogabile e si concludono entro cinque mesi dalla loro indizione;
ai candidati che non conseguano l’ASN è preclusa la partecipazione alle due tornate annuali successive di ASN;
il regolamento per l’ASN è stato emanato con il decreto del Presidente della Repubblica 14 settembre 2011, n. 222, e a questo sono seguiti il decreto ministeriale n. 76 del 7 giugno 2012 e la delibera dell’Agenzia Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) n. 50 del 21 giugno 2012 con cui sono stati definiti i criteri, i parametri, gli indicatori e i valori di soglia da utilizzare da parte delle commissioni per la valutazione dei curricula dei candidati, salvo ulteriori indicazioni fornite successivamente dall’ANVUR in ordine alle modalità di calcolo degli indicatori;
la prima tornata di abilitazioni scientifiche è stata bandita il 20 luglio 2012 con scadenza delle domande fissata per il 20 novembre 2012;
per dirimere alcune questioni relative alla corretta interpretazione delle norme del DM 76/2012, il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, con nota circolare n. 754 dell’11 gennaio 2013 rivolta in primo luogo alle commissioni giudicatrici, interveniva su alcuni aspetti applicativi delle norme per il conseguimento dell’ASN, in particolare quelle riguardanti l’uso degli indicatori quantitativi e delle relative mediane per il giudizio scientifico sui curricula dei candidati;
la nota circolare n. 745 dell’11 gennaio 2014 esplicita che di norma l’abilitazione scientifica deve essere attribuita dalla commissioni esclusivamente ai candidati che abbiano soddisfatto le condizioni di merito di giudizio e il superamento degli indicatori di impatto della produzione scientifica. Infatti, rimandando a quanto previsto dall’articolo 6, comma 5, del decreto ministeriale 7 giugno 2012, n. 76, esplicita che le commissioni possono discostarsi da tale regola generale e che quindi possono non attribuire l’abilitazione a candidati che superano le mediane per il settore di appartenenza, ma con giudizio di merito negativo della commissione, ovvero possono attribuire l’abilitazione a candidati che, pur non avendo superato le mediane prescritte, siano valutati dalla commissione con giudizio di merito estremamente positivo;
i lavori delle commissioni giudicatrici della prima tornata si sono prolungati ben oltre i termini di legge, tanto che sono stati necessari ripetuti e complicati provvedimenti di proroga, sia generali sia di singole commissioni in autotutela;
tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 sono stati finalmente pubblicati i risultati per tutti o quasi tutti i settori concorsuali;
nel frattempo era stata bandita anche la seconda tornata di abilitazioni scientifiche, con scadenza delle domande fissata per il 31 ottobre 2013, ma sono state già disposte proroghe dei termini per i lavori delle commissioni fino al termine massimo di legge del 31 maggio 2014, dopo il quale si dovrebbe provvedere alla sostituzione delle commissioni;
il termine del 31 maggio 2014 è risultato comunque insufficiente per la maggior parte delle commissioni in quanto sembra che gli indicatori personali dei candidati non siano stati resi disponibili dal Ministero fino a metà di maggio 2014;
i risultati della prima tornata dell’ASN sono gravati da centinaia di ricorsi ai tribunali amministrativi, in buona parte motivati dall’intrico e dal sovrapporsi di norme e indicazioni non sempre chiare e univoche, nonché dalla loro applicazione da parte delle commissioni giudicatrici;
considerato che:
l’ASN era stata concepita dal legislatore sostanzialmente come una verifica ad personam della raggiunta produttività e maturità scientifica per poter ambire a ricoprire posti di professore universitario e quindi come condizione necessaria per poter partecipare ai concorsi banditi dalle università;
si è invece ingenerato l’equivoco generalizzato che l’ASN sia un vero e proprio concorso di reclutamento e non una mera abilitazione ad personam, accentuato dal comportamento di alcune commissioni giudicatrici che hanno proceduto ad una valutazione scientifica essenzialmente comparativa, cioè concorsuale, dei candidati;
la stessa pretesa oggettività degli indicatori quantitativi si è rapidamente rivelata illusoria per i singoli candidati, sia per i molti errori inevitabilmente contenuti in banche dati commerciali di dimensioni enormi, sia per la complessità interna dei settori concorsuali difficilmente riducibile a pochi indicatori generali;
le commissioni si sono trovate spesso in difficoltà davanti ad una normativa irrituale, incerta e altalenante in merito all’uso degli indicatori quantitativi, in particolare per la presenza nello stesso decreto 76/2012 di valori di soglia, il cui superamento sembra essere condizione necessaria per il conseguimento dell’abilitazione, e contemporaneamente, all’art. 6, c. 5, di possibili deroghe alle soglie da parte della stessa commissione;
non sono poi mancati casi di serie difficoltà per la presenza di membri stranieri delle commissioni, come ad esempio quello del settore concorsuale 12/A1 (Diritto privato) in cui il membro straniero aveva comunicato di non conoscere la lingua italiana;
in alcuni casi le commissione hanno dichiarato non abilitati candidati con valori di indicatori di impatto alti, in quanto la produzione scientifica degli stessi era stata giudicata non pienamente pertinente al settore concorsuale pregiudicando, quindi, la produzione scientifica prodotta in ambito multidisciplinare;
non va peraltro sottaciuto il problema di comportamenti delle commissioni giudicatrici tesi a far prevalere considerazioni di tipo accademico-corporativo su considerazioni prettamente scientifico-culturali, ottenendo risultati di abilitazione che sono apparsi talora contrari ai principi della qualità scientifica e del merito personale tanto da sollevare forti polemiche, con riflessi addirittura internazionali;
vi è dunque il forte rischio che tutto il sistema si blocchi impedendo ancora una volta, dopo sei anni di effettiva sospensione dei concorsi di assunzione e promozione dei docenti, che il reclutamento dei professori assuma un andamento regolare nel tempo e nelle regole, condizione assolutamente imprescindibile per il corretto funzionamento degli atenei e per le legittime aspirazioni di carriera di chi si dedica alla didattica e alla ricerca nelle università. In assenza di tale regolarità si pregiudicherebbe la competitività della ricerca del nostro Paese, considerando che l’Italia è già costantemente agli ultimi posti in termini di finanziamenti, di personale, di laureati;
impegna il Governo a:
predisporre urgentemente, informando costantemente le competenti commissioni parlamentari sull’avanzamento di tale attività, quegli interventi legislativi e regolamentari necessari per migliorare e porre su basi certe la normativa dell’abilitazione scientifica in modo da rendere stabile il sistema nazionale di verifica della maturità scientifica raggiunta da coloro che intendono partecipare ai concorsi banditi dalle università per assumere professori ordinari o associati;
evitare in ogni caso una sospensione in qualunque forma delle procedure per il conseguimento dell’abilitazione e ad introdurre subito la presentazione “a sportello” delle domande dei candidati all’abilitazione, cioè non legate a scadenze temporali;
rivedere le modalità di composizione e nomina delle commissioni giudicatrici dell’abilitazione, all’interno comunque di liste di professori ordinari selezionati secondo criteri scientifici oggettivi, valutando in particolare l’opportunità di rendere facoltativa la presenza di commissari stranieri;
rendere le commissioni maggiormente rappresentative dei settori scientifico-disciplinari meno numerosi che fanno parte del settore concorsuale e di garantire una corretta valutazione dei candidati che sono cultori di discipline non rappresentate all’interno della commissione;
chiarire le norme sulla base delle quali le commissioni attribuiscono l’abilitazione, precisando che i giudizi derogatori previsti dal comma 5 dell’articolo 6 del DM n. 76/2012 devono essere rigorosamente motivati;
rivedere criteri, parametri e indicatori del DM 76/2012 tenendo conto dei pareri di CUN, ANVUR e CEPR, secondo quanto previsto dal DPR 222/2011, nonché delle maggiori società scientifiche settoriali, in modo da ampliare l’analisi preventiva della significatività degli indicatori e il conseguente consenso su di essi e sulle relative soglie, eventualmente differenziandoli all’interno dei settori concorsuali molto articolati;
garantire la massima trasparenza nella determinazione degli indicatori e della loro distribuzione statistica, sia quelli complessivi per ogni settore concorsuale, sia quelli particolari relativi a ciascun candidato, disponendo in particolare che gli indicatori personali siano resi noti all’interessato immediatamente e non al termine della procedura;
coordinare con la normativa dell’abilitazione la procedura delle “chiamate dirette” di cui all’articolo 1, comma 9, della legge 4 novembre 2005, n. 230;
valutare l’opportunità di alleggerire il contenzioso in atto sui risultati della prima tornata di abilitazione consentendo il riesame da parte delle commissioni dei curricula dei candidati non abilitati i cui indicatori personali siano risultati inesatti per errori e lacune presenti nelle basi dati internazionali utilizzate, nonché la loro ammissione alle nuove procedure di abilitazione “a sportello”.
ho avuto conferma che almeno il m5s ha votato a favore perché avevano confuso l’abolizione dei concorsi con l’abolizione dell’abilitazione. Quindi, suppongo, molti in commissione non hanno capito bene cosa si stava votando confusi dalle dichiarazione della Giannini e dal vergognoso servizio dell’Espresso. Infatti non si riesce a capire perché se la prendano ad esempio col membro straniero che in molti casi è stato una diga per abilitazioni di massa, tanto che in un settore, o forse più, solo loro hanno espresso parere contrario.
Non per essere pedante, ma un membro solo, straniero o meno, non ha potere di veto sull’abilitazione di un candidato, quindi se quattro commissari su cinque sono per l’abilitazione di massa (faccio notare poi che ci sono diverse interpretazioni per questa “massa”), uno da solo non ha alcuna influenza.
Sul M5S che non ha capito cosa si votava, evito facili ironie e mi taccio.
confermi quello che ho scritto. bene
So che sono ripetitiva, ma l’ASN e’ un gigante coi piedi di argilla, anche dal punto di vista giuridico, se non viene recepito il criterio fondamentale per cui ognuno deve essere valutato per quello che ha fatto LUI e non per quello che hanno fatto i suoi coautori (dato che l’aumento di stipendio va a lui..). Urge dividere per il numero degli autori ogni parametro (a meno di dichiarazioni esplicite di contributi non paritari) o almeno considerarlo in modo significativo, se non si vuole che anche la prox asn sia una presa di giro… (e giuridicamente molto attaccabile).
La risoluzione della commissione cultura, anche se ha degli aspetti positivi, mi sembra un po’ troppo vaga su certi punti..
La Commissione VII della Camera impegna il governo a:
“evitare in ogni caso una sospensione in qualunque forma delle procedure per il conseguimento dell’abilitazione e ad introdurre subito la presentazione “a sportello” delle domande dei candidati all’abilitazione, cioè non legate a scadenze temporali.”
Detto. Fatto.
e gli abilitati?
Bene che vada passeranno un paio di anni prima che si abbia un nuovo tipo di ASN. E c’è da aver paura, ogni modifica è sempre peggiorativa!
Gli abilitati verranno in parte “smaltiti”, e saranno il “capro” per non bandire subito una nuova tornata.
Per i non abilitati meritevoli…”Ritenta, sarai più fortunato”. Come il gratta e vinci!
Giovani ricercatori…Andate all’estero il più in fretta possibile.
Confermo e sottoscrivo
La risoluzione è stata approvata la settimana scorsa; se la risposta è il blocco delle procedure disposto nel decreto, direi che prosegue il dialogo tra (finti?) sordi.
Mi sento di sottoscrivere questo commento.
Il Governo era presente:
Il sottosegretario Gabriele TOCCAFONDI
rileva con soddisfazione che dopo
un approfondito esame della problematica
concernente la procedura di abilitazione
dei professori universitari si sia giunti ad
un testo condiviso anche da parte del
Governo, in particolare con riferimento ai
primi due punti che impegnano lo stesso,
in linea con quanto espresso dal Ministro
Giannini nella sua nota ufficiale del 30
maggio 2014. Aggiunge, quindi, che l’Esecutivo
cercherà di assicurare una correzione
normativa del settore.
Al M5S piacciono le mediane:
Gianluca VACCA (M5S) precisa che
l’utilizzo del metodo della cosiddetta « mediana
», nella selezione dei professori universitari,
pur perfettibile, risponda all’esigenza
che si seguano dei criteri oggettivi.Ritiene comunque che la risoluzione che il
suo gruppo si appresta a votare sia il
punto di inizio per raggiungere un sistema
migliore di selezione della docenza universitaria.
Rileva infine che la discussione
sull’abilitazione dei professori universitari
debba essere in futuro connessa a quella
del reclutamento degli stessi.
I parlamentari del M5S dovrebbero rispondere a due domande:
.
(1) in base a quale principio dobbiamo assumere che le mediane non siano false? Per avere credibilità ci vuole trasparenza e quello che si chiede alla politica è che *esiga* trasparenza
.
(2) In quale paese al mondo ci sono le mediane? Perché ci sono o non ci sono negli altri paesi?
Sono domande semplici e fondamentali se il M5S vuole distinguersi politicamente dagli altri partiti ce le deve spiegare. Altrimenti la diversità del M5S non c’è.
Scusate, ma la CRUI? Ha detto o fatto qualcosa?
Forse mi è sfuggito…
Mi pare che questa risoluzione non risolva ma aggravi alcuni problemi. Se, come da molti evidenziato, il maggiore problema e’ stato legare i giudizi delle commissioni a parametri bibliometrici, in questa risoluzione ci sono almeno tre punti in cui l’ autonomia delle commissioni viene ulteriormente limitata.
1 – si restringe il diritto di derogare dagli indicatori dal comma 5 dell’articolo 6 del DM n. 76/2012
2 – si complicano gli indicatori prevedendone diversificazioni per sottosettori
3- si accentua l’importanza degli indicatori con un ipocrita forma di garantismo per cui il candidato sarebbe tutelato conoscendoli in anticipo. Certo meglio degli indicatori ballerini della prima tornata ma nella sostanza gli indicatori rimangono dominanti
L’errore di fondo consiste nel ritenere gli indicatori bibliometrici una garanzia di qualità. Questo perché le commissioni sono ritenute tendenzialmente corrotte per cui il legislatore deve premunirsi dalle nefandezze che la casta universitaria e’ usa commettere.
A parte il paradosso che questa classe politica possa ritenersi legittimata a moralizzare qualcosa, devo dire che questa mozione e’ l’ennesima espressione di un parlamento di incapaci, in cui la componente universitaria e’ mediamente costituita da personaggi dal profilo accademico irrilevante quando non scandaloso, talvolta penosi burocrati di partito.
Quanto al membro straniero io personalmente ne metterei più di uno.
L’unica cosa sensata che potevano dire era che le commissioni potevano (non dovevano ) avvalersi di indicatori numerici ma che il giudizio deve essere fatto in totale autonomia senza vincoli esterni.
Altrimenti tanto vale far scrivere un software al Cineca, uno infila il CV, si sente un po’ di rumore, si accendono le lampadine e dopo pochi secondi esce il giudizio.
Sottoscrivo in pieno. I sistemi che funzionano, in tutto il mondo, sono gestiti da persone che si assumono la responsabilità delle scelte e non da meccanismi algoritmici. Gli algoritmi possono andar bene per la ripartizione delle risorse verso le varie discipline – sempre salvando una quota diponibile per le iniziative a carattere strategico – ma le scelte sugli individui si fanno in piena autonomia delle commissioni, possibilmente guardando in faccia i candidati, interrogandoli circa il loro contributo alle pubblicazioni e facendo loro fare una lezione di prova. Tutto il resto è fumo negli occhi.
@Gaetano Continillo
Ma forse lei parla dei concorsi (o delle procedure di assunzione), non certo della procedura di abilitazione (sottolineo, abilitazione). Mi sbaglio?
Sono completamente d’accordo con questo intervento. D’altra parte molti settori bibliometrici hanno utilizzato una specie di software per fare i conti e poi hanno espresso il giudizio senza nemmeno leggere non dico i contenuti, almeno gli abstract dei lavori. Dovrebbero tutti leggere la San Francisco Declaration…
e se si attendesse il Consiglio di Stato? oppure si chiedesse, da parte del Ministero un parere al Consiglio di Stato, che faccia “stato” in senso giuridico sulla via da seguire una volta per tutte?
Forse sarebbe meglio, altrimenti continuare con questi provvedimenti provvisori è come se una squadra di calcio cambiasse 20 allenatori in un campionato,
non credete?
Forse sarebbe bene ricordare che il presidente di questa commissione è l’onorevole Galan.
Io penso che semplicemente dovrebbero essere eliminati e quindi non consentiti i giudizi conferiti o meno in deroga agli indicatori ministeriali che, se posseduti dovrebbero dare automatico accesso allo status di idoneo.
Ne discende la quasi completa inutilità della Commissione e l’ovvia riduzione dei tempi di selezione, visto che l’acquisita abilitazione potrebbe avvenire anche in tempo reale ed attraverso una segreteria automatica.
La caratteristica che salta subito all’occhio è che, suoerato l’elemento “umano” del commissario, la selezione degli abilitati sarebbe effettivamente trasparente,non essendo affidato nulla alla discrezionalità dei commissari.
Come no. Questo sistema automatico di selezione mi sembra perfetto per assumere i docenti delle università telematiche, e per tutti gli ordini di scuola e alta formazione dove i professori non servono, servono solo i ragionieri e i cassieri.
Già. Tutto rimarrebbe affidato alla discrezionalità di chi scelse gli indicatori ministeriali.
Fra i due estremi di una procedura di abilitazione che lascia completa autonomia alle commissioni (trasformandosi in una preselezione a mo dei concorsi all’italiana) e una che sia completamente automatica e che faccia a meno delle commissioni io voto per la seconda. Tanto poi i giochetti delle commissioni circa le scuole, la spartizione dei posti, i baronati, etc. si possono sempre fare dopo, ma almeno qualche incapace sarà stato filtrato a monte.
@tommasocentorrino La DISCREZIONALITA’ e’ un valore positivo da rivendicare. Il valore di un ricercatore e’ quello che gli assegna la sua comunità’ di riferimento ed espresso attraverso giudizi personali e discrezionali. I dati bibliometrici sono elementi secondari che possono dare una vaga idea di come e’ percepito un ricercatore, ma sono dati soggetti a enormi distorsioni e manipolazioni. Nessuna comunità’ scientifica seria al mondo li usa, sono tipici dei paesi sottosviluppati.
Inoltre ora che il giochino delle citazioni e’ diventato il mantra dominante saranno proprio i gruppi più’ mafiosi e organizzati ad avvalersene.
La soluzione e’ quella di internazionalizzare il sistema e responsabilizzare le persone, fare uso di valutari esterni e lettere di raccomandazione.
Personalmente come matematico valuto molto di più’ un candidato citato da una Field Medal che uno citato da 100 sconosciuti su giornaletti di quarto ordine che hanno pagato per essere su ISI.
Sono d’accordo che gli indicatori bibliometrici non dicono molto sulle capacità del ricercatore, tuttavia cosa dire delle commissioni che non hanno nessuna cognizione delle attività di ricerca del candidato che deve essere giudicato? Vi faccio un esempio pratico che mi riguarda: quando durante le missioni Apollo per l’esplorazione lunare sono stati utilizzati strmenti gefisici per “vedere” nel sottosuolo, il gruppo di ricerca che se ne è occupato era composto solo da geofisici (prevalentemente americani e canadesi). Questo fatto è ben noto alla comunita scientifica internazionale del settore. Io ho fatto la stessa cosa per Marte, e sono una Fisica della Terra (o geofisica) risultato: i commissari della mia commissione hanno scritto che i miei lavori sono di astrofisica, mi hanno cambiato di SSD e mi hanno bocciato perchè le mie metriche da geofisica ed assulutamente superiori a quanto richiesto, sono state considerate di astrofisica e quindi sotto media. Questa discrezionalità è stata assolutamente deleteria perchè la commissione non era in grado di giudicarmi. Semplicenmente non sapeva niente del mio settore! Suppongo che questa visenda sia stata comune a molti dei non abilitati. Come la risolviamo questa cosa in futuro?
Forse la commissione di fisica della terra avrebbe dovuto fare il suo mestiere e guardare al contenuto dei lavori e non decidere sulla base delle metriche. Magari il risultato sarebbe stato lo stesso però avrebbero dovuto motivarlo usando la scienza e non la fuffa. Poi se uno non è esperto, cosa possibile visto il grado alto di specializzazione, fa quello che si fa nel resto del mondo, chiede pareri in giro.
Ubi: “Suppongo che questa vicenda sia stata comune a molti dei non abilitati. Come la risolviamo questa cosa in futuro?”
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Non la risolviamo. Si tratta di un “danno collaterale” già previsto fin dal 2011. Chi è un “outlier” non può pretendere che a causa sua vengano rilassati dei criteri con il rischio di facilitare ancor di più chi ha prodotto numerosi lavori, ma di bassa qualità. Sono perfettamente d’accordo con quello che scriveva l’ANVUR nel luglio 2011:
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“Gli errori che possono essere commessi con il criterio della mediana possono essere di due tipi, di segno opposto. Il primo errore è di escludere persone di valore che resterebbero al di sotto della mediana, ad esempio perché deliberatamente pubblicano poco. La storia della scienza offre una ricca aneddotica in tal senso.
Tuttavia, il riferimento a singoli casi di scienziati famosi del passato che non sarebbero rientrati nei criteri proposti è del tutto fuorviante. Non è corretto infatti utilizzare quelli che tecnicamente si chiamano outlier (singoli individui che si collocano in posizioni estreme nelle distribuzioni) per discutere delle proprietà statistiche di una distribuzione, e quindi degli errori che si possono generare attraverso la misurazione. Va osservato poi che nessuno dei commenti critici è stato in grado di produrre evidenza su ampi gruppi di scienziati che sarebbero stati penalizzati nella loro carriera dalla adozione del criterio della mediana.
Siamo dunque al secondo tipo di errore: che il criterio della mediana consenta di selezionare studiosi che hanno solo prodotto numerosi lavori, ma di bassa qualità. Questo errore è più serio, soprattutto per le candidature alla abilitazione dei giovani studiosi.
da “Sul documento ANVUR relativo ai criteri di abilitazione scientifica nazionale. Commenti, osservazioni critiche e proposte di soluzione”, pp. 2-3
http://www.anvur.org/attachments/article/44/Documento%2002_11.pdf
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Sono fiducioso che Ubi e gli altri non abilitati nelle sue condizioni saranno i primi a comprendere che il loro “sacrificio” è un costo previsto ed in qualche modo necessario, che rientra in un processo che renderà l’accademia italiana più giusta e virtuosa. Tuttavia, la mia posizione non è pregiudiziale. Per dimostrarlo, dichiaro pubblicamente di essere disposto a ricredermi se qualcuno sarà in grado di presentare uno studio statistico che porti “evidenza su ampi gruppi di scienziati che sarebbero stati penalizzati nella loro carriera dalla adozione del criterio della mediana”.
Ubi, tu purtroppo sei finita vittima di “giochi senza frontiere” fra SSD diversi, le cui regole prevedevano che tu restassi sulla Terra. Tu sei andata su Marte, che è territorio degli astrofisici, e questa è stata vista come un’invasione di campo, anzi di pianeta.
A me pare assurdo, in fin dei conti si trattava di riconoscere che il sottosuolo sempre sottosuolo è, per quanto magari di composizione diversa. Non vedo perché trasferire metodi di indagine usati per il sottosuolo terrestre a un pianeta diverso non possa essere anche competenza dei geofisici…boh.
quando la politica non capisce:
http://bergamo.corriere.it/notizie/cronaca/14_giugno_21/yara-ricercatrice-svolta-ha-lavorato-gratis-3ba9829c-f90e-11e3-b86c-bac0e6d7d70d.shtml
adesso avete capito che l’urgenza è quella dei ricercatori precari, per i quali occorre fare un piano di assunzione straordinario (anche reintroducendo, se possibile la terza fascia)?
Premetto che non ho alcun interesse legittimo o diritto soggettivo in merito, perché pur essendo ricercatrice confermata a tempo indeterminato, non ho presentato domanda né alla prima né alla seconda tornata. Ma da giurista ed avvocato, credo che alla fine entrambi gli esiti delle due tornate concorsuali verranno annullate. Se non dal Consiglio di Stato, dalla Corte Costituzionale. Abilitati e non si ritroveranno senza nulla in mano. Solo in Italia poteva essere emanato un provvedimento ove, tra l’altro, fra i prerequisiti del membro esterno non vi era la conoscenza della lingua italiana. E se il nostro sistema giudiziario nulla farà, com’è probabile, la querelle finirà alla Corte di Giustizia Europea e, tanto per cambiare, faremo la figura degli “italiani”.
@epastosimona Non voglio essere offensivo con la persona che ha scritto questo post, ma con la cultura espressa nel medesimo.
Il cancro italiano e’ proprio l’esistenza di una cultura giuridica che pretende di normare i processi nel dettaglio minimo e di stabilire in questo modo delle verita “oggettive”. Da qui nascono molti dei mostri , comprese le aberrazioni bibliometriche. Si presume IPOCRITAMENTE che la norma restituisca neutralita’ ai processi valutativi, quando la cosa più sensata e’ proprio il riconoscimento del valore portante della discrezionalità espressa in forma trasparente.
Questo mi fa essere molto invidioso dei miei colleghi che vivono nei paesi anglosassoni, dove vige il modello di ordinamento giuridico di “Commn Law”.
Abilitazioni o giudizio universale? L’illusione del panopticon.
Non riesco a capire perchè in Italia si preferisce sempre svilire un preesistente esame o momento di valutazione, lo si priva di conseguenze e si rimanda la “vera” valutazione ad un nuovo e successivo momento di giudizio, quello sì, che sarà in grado di “separare definitivamente i buoni dai cattivi”. Vale il principio che gli esami non finiscono mai, ma solo perchè se ne introducono nuovi in quanto quelli già in vigore vengono sviliti e resi inutili.
Xchè la maturità non deve valere per consentite agli studenti di scegliere l’accesso alle università che preferiscono e invece occorrono nuovi test? Non sarebbe meglio dare serietà all’esame di maturità piuttosto che introdurre nuovi test (concorsone nazionale o test di ammissione locali) e discutere della loro modalità di esecuzione, della loro abrogazione, della loro riforma, ecc. ecc.?
Xchè per fare passi avanti nella carriera accademica non valgono i risultati dell’esame di dottorato? (infatti per le ASN non è previsto). Si potrebbe migliorare l’esame per accedere ai corsi di dottorato e migliorare l’esame finale. Di questo non si discute, invece l’ANVUR propone di valutare i dottorati in base ai CV dei membri del collegio dei docenti che nulla hanno a che vedere con le potenzialità e i risultati raggiunti dai dottorandi.
Xchè per fare l’associato non vale essere stati ricercatori? (Infatti per le ASN non è previsto) Aver vinto un concorso di ricercatore e aver avuto la conferma dopo tre più tre anni non può essere considerata una abilitazione? perchè non si migliorano le modalità di valutazione con cui si rilascia(va) la conferma?
xchè per fare l’ordinario non vale essere stati associati? (per le ASN non è previsto) anche qui vale il discorso sulla conferma.
xchè per fare il prof. ordinario non è richiesta neanche la laurea? su questo punto mi cadono le braccia.
A mio avviso, un sistema progressivo di esami e valutazioni in cui fossero chiari e trasparenti Ex ANTE gli OBIETTIVI da raggiungere, in modo da poterli POI confrontare con i RISULTATI raggiunti sarebbe molto più incentivante.
Un sistema progressivo di valutazione predefinito infatti può spostare l’enfasi dal controllo all’incentivo.
La ASN al contrario, introdotta all’improvviso, sospesa e chissà quando riformata, non dà alcun incentivo: un abilitato non sarà più incentivato alla ricerca, sarà semplicemente NON INSODDISFATTO, in quanto convinto di aver già da tempo meritato quel titolo, nei fatti per lui privo di conseguenze pratiche dal punto di vista sia stipendiale sia reputazionale.
Ugualmente un NON abilitato, per ovvi motivi, non sarà incentivato alla ricerca, anche se già strutturato in università.
Una valutazione progressiva dei docenti potrebbe incentivarli continuamente a mettere in atto azioni di miglioramento “utili” al sistema universitario.
Resta da capire cosa ovviamente sia utile al sistema universitario italiano, soprattutto PUBBLICO.
Sicuramente è utile una attività di ricerca, misurata da pubblicazioni, ma anche dalla realizzazione di progetti finanziati. Ma forse non sarebbe utile incentivare alla buona didattica? i destinatari finali delle attività dei docenti non sono gli studenti?
In conclusione, nel dibattito, secondo me occorrerebbe smettere di discutere sui migliori meccanismi di CONTROLLO EX POST e liberarsi dall’illusione che un sistema automatico (tipo Panopticon) garantisca un controllo oggettivo su quanto già accaduto in passato.
Occorre invece riflettere sui meccanismi che siano incentivanti Ex ANTE: bisogna motivare i docenti a investire le loro energie future nella direzione di una migliore didattica e ricerca, in modo da far si che essi siano il fondamento di un migliore sistema educativo nazionale.
Un sogno?
Scusate i Xchè con la X (che fastidio) ho inserito la versione bozza e non so correggere il testo già postato.
Caro Giuseppe, dietro il danno collaterale ci sono la vita e le carriere delle persone. La scienza un tanto al chilo è ridicola e solo una mente contorta e certamente non di un buon scienziato può pensare che la quantità indichi la qualità, soprattutto nell’era della compravendita di articoli su riviste open access nate per far soldi! (con questo non denigro affatto il concetto di open access in se). Il problema vero è che parte dell’accademia non accetta il concetto di non sapere. Se non conosci gli argomenti di cui si occupa il candidato X, lo chiedi al collega Y che si occupa di quello. Ma se neache ti sfiora l’idea che tu quell’argomento non lo conosci e quindi ti arroghi il diritto di giudicare l’operato degli altri il tuo danno non è collaterale. E’ un danno e basta!
Io ho avuto la sospensiva dal TAR, il quale ha riconosciuto che io appartengo al SSD di Fisica della Terra e non sono un’astrofisica, e su quello deveo essere giudicata. Poi vedremo come andrà a finire.
Ora io mi chiedo, che succederà ai giovani ricercatori che lavorano nel mio laboratorio quando andranno a tentare di farsi abilitare e incapperanno nello stesso problema se una commissione non capisce neanche il concetto di interdisciplinarietà?
E’ davvero tutto molto surreale! E come se uno pneumologo chiedesse al suo collega cardiologo di aiutarlo a risolvere un problema di malattie al polmone che sembrano correlate con problemi al cuore. I due studiano il problema, scrivono lavori insieme magari su riviste di penumologia. Ma chi direbbe mai che il cardiologo è diventato uno pneumologo?
Se una commissione di ordinari non capisce questo fatto allora e meglio andare a coltivare le zucchine nell’orto che spercare tempo a riempire CV per partecipare all’abilitazione! Se ne guadagna in salute!
Surreale è la parola giusta. Io ho letto i documenti ANVUR nel 2011 ed ho capito subito cosa ci aspettava. Roars è nato lo stesso anno.
e chi è stato chiamato grazie all’abilitazione conseguita che fa? retrocede nella carriera? ma vi immaginate frotte di nuovi ordinari e associati che ritornano alla loro precedente posizione? è impossibile, succederebbe la rivoluzione.
Qualcuno ha gli estremi dell’ordinanza del Consiglio di Stato che rinvia al Tar, in presenza di una sospensiva?
[…] difficilmente riducibile a pochi indicatori generali…” (per il testo completo vedi Risoluzione sull’ASN della VII Commissione della Camera – […]