L’ANVUR spiega le mediane ballerine e chiama in causa il ministro

Una settimana fa, abbiamo pubblicato Mediane ANVUR: le dieci domande di ROARS con cui abbiamo chiesto all’ANVUR di spiegare le incongruenze delle mediane pubblicate nel mese di agosto. Anche il CUN ha richiesto maggior trasparenza, approvando una mozione con cui chiede di rendere noti gli algoritmi e i dati sulla base dei quali sono state calcolate le mediane.

A distanza di pochi giorni è arrivata una risposta da parte del Consiglio Direttivo dell’ANVUR che ha pubblicato un documento intitolato “Sul calcolo delle mediane per l’abilitazione nazionale“, che risponde ad alcune domande, ammettendo difficoltà ed errori nell’elaborazione delle mediane.

Il documento segna uno scarto netto della linea dell’Agenzia, che in precedenza non solo si muoveva di concerto con il MIUR, ma lo dichiarava pubblicamente (si veda la decisione di non pubblicare la terza mediana per l’area 12, presa con “il supporto esplicito del MIUR”). A sorpresa, l’ANVUR attribuisce al ministro Profumo buona parte delle cause degli infortuni di questo ultimo mese, lamentando la mancata messa in opera dell’anagrafe nazionale della ricerca, le ambiguità nella formulazione del D.M. 76 e denunciando di aver ricevuto pressioni per procedere ad ogni costo, nonostante, fin dai tempi della Gelmini, l’Agenzia avesse messo in guardia il ministero nei confronti dell’inaffidabilità dei dati  CINECA.

Non si può comprendere appieno la portata di questa svolta, senza aver presente le tappe lungo cui si è snodata “l’epopea delle mediane”. Per questa ragione uscirà a breve un riassunto organico delle vicende di questo ultimo anno.

Prima di procedere con l’analisi, è utile notare che il documento ANVUR sembra scritto di fretta (sotto pressione?), con uno stile non brillante, al punto da risultare involontariamente comico quando, a causa di un refuso, il testo balbetta

ANVUR non potuto fare altro

 

1. Sintesi del documento ANVUR

In questa sezione proviamo a fornire un’interpretazione del documento ANVUR, seguendo e commentandone passo passo i contenuti.

a. Profumo ci ha messo fretta

Il secondo motivo di difficoltà è costituito dai tempi strettissimi imposti dal decreto

Traduzione: Il ministro ci ha costretti con il DM a lavorare in fretta e male.

Commento: L’ANVUR dimentica di dire che chi ha suggerito al ministro il meccanismo delle mediane, h-index, età accademica e compagnia cantante è stato proprio l’ANVUR.

b. Ah, se ci fosse stata l’ANPRePS!

Tale compito sarebbe stato relativamente agevole se l’ANVUR avesse potuto disporre dell’ANPRePS (Anagrafe nominativa dei professori ordinari e associati e dei ricercatori delle pubblicazioni scientifiche prodotte) […] giova ricordare, a questo proposito, che l’ANVUR, in una delle sue prime delibere (22 giugno 20122 [sic]), aveva proposto al ministero una formulazione del decreto attuativo dell’ANPRePS previsto dalla legge, sottolineando la fondamentale importanza dell’anagrafe per svolgere il suo compito di valutazione‐, e ciò ha reso le operazioni connesse all’abilitazione complicate e soggette a imprecisioni ed errori. Di necessità, il sito docente CINECA ha suffragato [sic] la mancanza dell’ANPRePS, e l’ANVUR non potuto far altro che utilizzare le informazioni ivi volontariamente inserite dai docenti.

Traduzione: Avevamo detto al MIUR che ci voleva l’ANPRePS. I ministri Gelmini e Profumo non ci hanno ascoltato. Abbiamo fatto di necessità virtù e abbiamo usato quel guazzabuglio del CINECA.

Commento: Sarebbe assai interessante leggere il comunicato con il quale l’ANVUR sconsiglia al ministro di procedere con il calcolo delle mediane su CINECA perché soggetto a imprecisioni ed errori. Nell’Appendice si ritorna in dettaglio su questo punto.

c. Profumo ci ha rovinato le ferie

i tempi strettissimi imposti dal decreto […] hanno costretto tutto il personale coinvolto nell’ANVUR e nel CINECA a operare con urgenza nei mesi estivi (tutto agosto compreso)

Traduzione: Il ministro ci ha costretto a lavorare in agosto.

Commento: Poverini (tabelle stipendiali).

d. Solo gli stupidi non cambiano mai opinione

Il terzo motivo di incertezza è costituito dal fatto che il DM 76 (art. 1 lettera p) definisce il concetto di mediana come “il valore di un indicatore o altra modalità prescelta per ordinare una lista di soggetti, che divide la lista medesima in due parti uguali”. Questa definizione, pur univoca, lascia però un importante punto di ambiguità nella decisione su come procedere […]

Per i motivi sopraccitati, e anche per i limiti delle persone coinvolte (“errare humanum…”), le tabelle con i valori numerici delle mediane degli indicatori sono state pubblicate in più riprese, e anche con errori. […]

Ciò, come detto, sembrava essere in accordo con lo spirito della norma, che intende selezionare i migliori docenti. […]

Per il 24 agosto un errore materiale, di cui ci scusiamo, ha fatto sì che nelle tabelle dei settori non bibliometrici venisse riportato il valore P2. […]

Ad una successiva riflessione l’uso di P1 è apparso in contraddizione con il dettato della norma […]

Gli altri casi sono dovuti all’eliminazione dal calcolo della mediana di quei docenti che non hanno inserito alcuna informazione sul sito docente. La scelta, avendo anche verificato che si trattava di casi sporadici non concentrati, è stata fatta per evitare che un tale comportamento, se intenzionale, potesse alterare i valori. Ciò ha condotto a una riduzione nei casi segnalati dei numeri dei docenti dal valore dispari al numero pari immediatamente inferiore, alzando di 0,5 il valore della mediana e non alterando per nulla i risultati.

Traduzione: Il Ministro ha definito la mediana correttamente. Ma noi abbiamo pensato che lo spirito della norma fosse un altro e, al solito, abbiamo calcolato una mediana con metodo fai-da-te. Poi ci siamo accorti che l’abbiamo calcolata in modo diverso per settori bibliometrici e non bibliometrici. E poi ancora ci siamo accorti che lo spirito che noi pensavamo avesse la norma, la norma non ce lo aveva, e quindi abbiamo calcolato la mediana come si fa dappertutto. Adesso abbiamo calcolato le mediane corrette. Si badi bene, abbiamo aggiustato un po’ qua e là. Perché qualche professore non ha popolato il sito docente, ed allora lo abbiamo scartato dal calcolo.

Commento: Come fa una definizione “univoca” a lasciare “un importante punto di ambiguità”? I docenti “senza informazioni sul sito” sono stati eliminati per evitare che “tale comportamento, se intenzionale, potesse alterare i valori” ma la loro eliminazione non avrebbe alterato “per nulla i risultati”. A che scopo, allora? Per giocare a rimpiattino con ROARS?

Il seguito di “errare humanum” è “sed perseverare diabolicum”: qualcuno è riuscito a tenere l’elenco degli errori compiuti da ANVUR dalla sua nomina, tra VQR e abilitazioni? Se un candidato o un potenziale commissario fa ricorso allegando questo memoriale dell’ANVUR come reagisce il giudice del TAR?

e. Animal Farm

[…] una valutazione degli indicatori dei professori ordinari mostra che, in media, circa il 65% di essi supera la soglia dei candidati commissari nei settori non bibliometrici, mentre soltanto il 45% circa la supera nei settori bibliometrici.

Traduzione: I candidati ed i commissari dei settori non bibliometrici non devono lamentarsi, perché per loro superare l’asticella è molto più semplice.

Commento: Quando si dice la parità di trattamento.

f. Secondo noi …

La Commissione può, secondo noi, decidere di concedere l’abilitazione anche candidati che non superino le soglie delle mediane. […]

A chi sostiene che l’autonomia delle Commissioni rende inutile lo sforzo fatto dai docenti (nel popolare il sito docente CINECA) e dell’ANVUR (nel calcolare le mediane), rispondiamo dicendo che gli indicatori delle Appendici A e B del decreto 76, a nostro giudizio, integrano l’autonomia delle Commissioni con importanti elementi di responsabilità, che gli esiti non precisamente ottimali di taluni concorsi del recente passato giustificano ampiamente.

Traduzione: Ed infine non vi preoccupate perché a nostro parere tanto le mediane non sono né necessarie né sufficienti per le abilitazioni. Ma comunque tutto questo eviterà gli scandalosi concorsi del passato.

Commento: Anche se l’ANVUR sostiene che stava scherzando, la vicenda difficilmente finirà a tarallucci e vino. Per schivare gli scogli non basterà evitare l’uso delle mediane per i candidati. Infatti, le mediane hanno già influito e influiranno sulla selezione dei commissari. Le abilitazioni nascono già morte perché il cumulo di irregolarità ammesse dalla stessa ANVUR giustifica ogni sorta di ricorso dall’effetto letale. Tempo e soldi buttati via: per risparmiarli, sarebbe bastato adottare soglie (ragionevoli) pre-definite di produzione scientifica, come aveva suggerito il CUN.

2. AAA Assunzione di responsabilità cercasi

Nel suo documento, l’ANVUR muove accuse circostanziate, additando il ministro Profumo come primo responsabile del pasticcio delle mediane. Infatti, secondo l’ANVUR il ministro

  • non ha dato seguito alla richiesta di rendere operativo l’ANPRePS (richiesta che era già sulla scrivania della Gelmini), costringendo l’ANVUR ad usare dati inaffidabili;
  • ha imposto tempi strettissimi che hanno forzato l’ANVUR a lavorare in condizioni d’urgenza;
  • ha emanato il D.M. 76 che è ambiguo riguardo un punto centrale quale la definizione di mediana, costringendo l’ANVUR ad uno sforzo interpretativo che ha comportato incertezze ed errori;
  • nel D.M. 76 è stato ambiguo anche riguardo al possibile conseguimento dell’abilitazione da parte dei candidati che non superano le mediane, al punto che, tardando l’interpretazione autentica del ministro, l’ANVUR si sente in dovere di spiegare come vada inteso il decreto.

A questo punto, sta al Ministro rispondere. Se l’ANVUR ha ragione, Profumo dovrebbe prendere in seria considerazione l’ipotesi di dimettersi per aver portato sull’orlo del baratro l’abilitazione scientifica nazionale, nonostante gli avvertimenti ricevuti dall’ANVUR. Se dovesse però risultare che le decisioni del ministro sono state prese su consiglio e con il sostegno dell’ANVUR, sarà quest’ultima a doversi assumere le proprie responsabilità e trarre le dovute conseguenze.

3. Guardare avanti

Come già osservato, il documento ANVUR rischia di tramutarsi in un’arma letale nelle mani degli avvocati che stanno preparando o prepareranno i ricorsi degli aspiranti commissari e dei candidati che riterranno di essere stati ingiustamente danneggiati sia dai vincoli bibliometrici che dalla loro maldestra e irregolare applicazione. Le abilitazioni erano già appese ad un filo  a causa del ricorso dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti, ma dopo le ammissioni del documento ANVUR le speranze di arrivare in porto sono scarse.

Se da un lato è comprensibile e financo encomiabile la sollecitudine del ministro nel voler riavviare il reclutamento e le progressioni di carriera dopo lunghi anni di blocco, è ormai inutile proseguire una corsa che va dritta verso il burrone. La catastrofe non solo colpirebbe nel modo più crudele le aspettative dei giovani e meno giovani, ma porterebbe con sè pesanti danni economici e di immagine.

In questo difficile frangente, cosa dovrebbe fare un ministro responsabile? Innanzi tutto, dovrebbe arrestare la macchina prima dell’inevitabile balzo nel vuoto, sospendendo la procedura e procedendo, a tappe forzate, alla revisione del D.M. 76, da cui dovrebbero essere espunte le soglie basate sulle mediane che sono fonte di tanti e tali problemi da alimentare un insostenibile livello di contenzioso.

Se il Ministro intende continuare ad applicare un filtro a commissari e candidati, occorrono indicatori quantitativi che non siano agganciati a incerte e farraginose rilevazioni statistiche. Tali indicatori potrebbero essere rapidamente ottenuti attraverso una revisione dei criteri a suo tempo proposti dal CUN. Finalmente, avremmo soglie facilmente comprensibili e verificabili da chi le deve superare e da chi le deve controllare. Nulla è perduto, se si ha la prontezza di tirare il freno a mano prima che sia raggiunto il punto di non ritorno.

Appendice: L’affidabilità dei dati CINECA

Il documento dell’ANVUR si apre dicendo che purtroppo non avevano a disposizione ANPRePS, ma solo il sito docente e che è stato gioco forza utilizzare ciò che avevano. Questa affermazione solleva due ordini di problemi.

Il primo è che se si hanno a disposizione dati inaffidabili (e se ne ha consapevolezza) non li si utilizza, a maggior ragione se si devono valutare individui e non strutture. Meglio seguire un’altra strada, derivandola da sistemi che hanno più esperienza.

Il secondo problema è che ANPRePS non è un Deus ex machina che, una volta creato, sia in grado, come per magia, di strutturarsi e di riempirsi da solo:

  • occorre una progettazione seria, secondo gli standard più avanzati e interoperabile con gli altri sistemi europei (cerif).
  • occorre una policy di obbligo di deposito per tutti i docenti e per tutte le istituzioni che definisca, chi può depositare, cosa e quando.
  • occorrono linee guida comuni e authority files comuni.
  • occorre una procedura di passaggio dei dati per chi ha un proprio sistema e una procedura di validazione dei dati di quelle istituzioni che un sistema non ce l’hanno.
  • occorre che le strutture che passano i dati li certifichino.
  • occorre soprattutto tempo.

ANVUR non ha naturalmente queste competenze al suo interno, e forse nemmeno Cineca. Comunque sia, il compito di ANVUR è specificare di quali dati abbia bisogno per le sue analisi (sarebbe già un bel passo avanti). La loro forma e strutturazione spetta ad altri.

 

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57 Commenti

  1. Citiamo:

    “In questo difficile frangente, cosa dovrebbe fare un ministro responsabile? Innanzi tutto, dovrebbe arrestare la macchina prima dell’inevitabile balzo nel vuoto, sospendendo la procedura e procedendo, a tappe forzate, alla revisione del D.M. 76, da cui dovrebbero essere espunte le soglie basate sulle mediane che sono fonte di tanti e tali problemi da alimentare un insostenibile livello di contenzioso.

    Se il Ministro intende continuare ad applicare un filtro a commissari e candidati, occorrono indicatori quantitativi che non siano agganciati a incerte e farraginose rilevazioni statistiche. Tali indicatori potrebbero essere rapidamente ottenuti attraverso una revisione dei criteri a suo tempo proposti dal CUN. Finalmente, avremmo soglie facilmente comprensibili e verificabili da chi le deve superare e da chi le deve controllare. Nulla è perduto, se si ha la prontezza di tirare il freno a mano prima che sia raggiunto il punto di non ritorno.”

    Questa è una pezza. È bene essere ‘benaltristi’ in prospettiva.

    Marco Antoniotti

    • La prospettiva non può che essere il ribaltamento completo della 240/2010, il reclutamento completamente locale (sans “idoneità”), il ridimensionamento dell’ANVUR (con http://www.nerea.gov come modello tendenziale) e la creazione – finalmente – della ANR.

      Marco Antoniotti

    • È il sito dell’agenzia federale USA per la valutazione, la “National Education and Research Evaluation Agency” (NEREA).

      BTW. Secondo me il tuo Firefox funziona benissimo. Puoi provare anche altri browsers (Safari, Chrome, Explorer, Opera …): funzionano tutti benissimo :) :) :)

    • alla fine sembra che i detrattori dell’ANVUR che ha fatto di tutto per meritarsi la sconfitta possano cantare vittoria: SI TORNA INDIETRO. Anzi, non ci sposta nemmeno! La paura di cadere nel burrone con criteri sbagliati ci farimanere ed AFFONDARE nel fango della mediocrità in cui siamo almeno quarant’anni. Per non parlare degli ultimi anni in cui la coperta corta delle risorse ha trasformato l’università in licei o scuole professionali in cui i docenti non più ricercatori insegnano ciò che all’estero si sviluppa (anche con i fondi che l’Italia versa in Europa ma che saremo sempre meno capaci,giustamente, di intercettare).
      W i detrattori dell’ANVUR, W chi sostiene i criteri ideali! (ma non viene in mente a nessuno che i criteri dell’ANVUR erano già un compromesso con le baronie, non considerando la posizione del nome nei lavori, non valutando l’impact factor nei settori non bibliometrici?) A mio parere era un primo passo assolutamente da perfezionare ma almeno per i settori bibliometrici una speranza per evitare che come adesso ci siano facoltà con 6 -8 ordinari improduttivi ed altre con solo PA che pubblicanon come gli altri 6 messi assieme (esempi concreti ne ho nel mio settore)

    • L’alternativa non è fra fare le cose male o non farle, ma fra il farle bene, avendole studiate a fondo prima di proporle, o male. L’ANVUR ha fatto una proposta sbagliata e ha sbeffeggiato coloro che criticavano la debolezza dell’impianto, considerandoli dei nemici. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.

    • “La paura di cadere nel burrone con criteri sbagliati ci farimanere ed AFFONDARE nel fango della mediocrità”

      Nessuno ama il fango, ma, rimanendo nella metafora, nemmeno sfracellarsi è una bella prospettiva. E poi, sarebbe drammatico se l’unica alternativa fosse tra sguazzare nella poltiglia e diventare poltiglia.

      “ma non viene in mente a nessuno che i criteri dell’ANVUR erano già un compromesso con le baronie, non considerando la posizione del nome nei lavori,

      Ai lettori di ROARS è venuto talmente in mente che nei commenti hanno evidenziato questa falla fino allo sfinimento. Il problema è che non è l’unica e che in nessuna parte del mondo si fa questo uso sgangherato della bibliometria. Come ho scritto tante volte, se sto male vado dal medico e non mi affido al venditore di pozioni miracolose.

      Il documento ANVUR rivela che dopo più di un anno che decantavano le portentose virtù delle mediane, non avevano nemmeno afferrato bene *cosa* fosse la mediana. È surreale prendersela con i “detrattori dell’ANVUR”: il vero detrattore dell’ANVUR è l’ANVUR stessa.

      “non valutando l’impact factor nei settori non bibliometrici?”

      Impact factor nei settori non bibliometrici?

      “per evitare che come adesso ci siano facoltà con 6 -8 ordinari improduttivi ed altre con solo PA che pubblicanon come gli altri 6 messi assieme (esempi concreti ne ho nel mio settore)”

      Nella mia facoltà non è così e, comunque, dubito che la cura sbagliata produca dei miglioramenti. Se poi persino la pozione miracolosa è preparata a casaccio, meglio lasciar perdere e mettersi a studiare la letteratura scientifica e le esperienze internazionali. Come si fa quando si lavora seriamente.

    • Il ribaltamento completo sono I concorsi fatti con la legge moratti Che non sono Mai stati fatti nonostante la legge fosse stata in vigore 6 anni. Questa legge è stata fatta per tornare ai concorsi locali con solo il paravento di una abilitazione nazionale. Si voleva poi salvare la faccia e si è creato questo obbrobrio di criteri pseudo-meritocratici.

      Ma NESSUNO vuole i concorsi con la legge MORATTI

    • Ti rispondo io. Perché la doppia abilitazione è una delle cause del mercato del pesce. (Ohi! Sia chiaro che sono entrato anche io con un concorso con doppia abilitazione).

      La legge attuale è stata fatta così perché con variazioni Vogoniane (quelle che abbiamo sotto gli occhi) il modello francese ben si presta a “controlli” centralistici e gerarchici.

  2. Non credo che “le abilitazioni nascano già morte”. Che nascono già morte sono le “non abilitazioni”, nel senso che sarà molto complicato non abilitare chicchessia in qualsiasi ruolo. Conosco più di un PO che semaforo o non semaforo pensa, a ragione a mio parere, di poter essere tra i sorteggiabili. Gli stessi commissari saranno abilitati in blocco, tanto poi ci penserà il sorteggio a “fare giustizia”. Comunque la sostanza è proprio quella indicata nel post: bastava usare i parametri Cun e risparmiare tempo e soldi. Ma non credo che queste mediane-farsa possano giustificare fondati ricorsi (vedi rinvio non concesso a Onida), perché…nessuno sarà messo in condizione di ricorrere. Tanto sono poi le sedi a chiamare e i problemi saranno tutti locali…

  3. Intanto Profumo va al teatro con il ministro Fornero (e con i pistoleros?). Non c’è due senza tre: TFA, abilitazioni e poi? Credete che si dimette? Illusioni. Farà fare qualche tipo di abilitazione a tappeto e come dice qualcuno, la palla passa ai singoli atenei, sarà un’atmosfera incantevole, peggiore di quella agostana scorsa.
    Ci sono alcune perle:
    – la mediana è quella che divide a metà
    – metà dei PO non è idonea (perché qua non hanno fatto la mediana 45+65/2=50 ?); il campione è più che rappresentativo (cca. il 67% di tutti gli ordinari, così diceva il ministero tutto orgoglioso)
    – errare humanum (sulla pelle degli altri e in pieno agosto; valgono soltanto le ferie saltate dall’Anvur?)
    – il database imperfetto del cineca. Quella sì che è un’altra bella storia. Da anni non facciamo che immettere le pubblicazioni ora al cineca ora nel sito dell’ateneo, ora così, ora cosà. Che fosse inevitabilmente imperfetto lo si sapeva. E allora perché lo utilizzano? Che tecnici sono? Anvur e ministro insieme.

    Comunque: non si vuole ammette che è l’idea di fondo ad essere sbagliata: la quantificazione della qualità. Da quell’orecchio non ci sentono (ma forse non sanno leggere in francese, inglese, tedesco).

  4. Non me lo vedo questo ministro-magnifico che fa ammenda e tira il freno finché siamo in tempo, a me su Repubblica a fine agosto aveva risposto che erano tutte rose e fiori.. Piuttosto dirà che la colpa era di quel governo o di quell’altro ancora, che lui ha ereditato una situazione già compromessa, ecc.
    Andiamo avanti tranquillamente. Stile TFA.

  5. Il ribaltamento completo sono I concorsi fatti con la legge moratti Che non sono Mai stati fatti nonostante la legge fosse stata in vigore 6 anni. Questa legge è stata fatta per tornare ai concorsi locali con solo il paravento di una abilitazione nazionale. Si voleva poi salvare la faccia e si è creato questo obbrobrio di criteri pseudo-meritocratici.

    Ma NESSUNO vuole i concorsi con la legge MORATTI

    Sarei grato se qualcuno spiegasse perchè i concorsi Moratti con abilitazioni chiuse con il doppio degli abilitati da ripescare rispetto ai posti disponibili non va bene.

    Ma tanto nessuno risponderà

    • Vedi sopra. E la domanda la rigiro. Spiega perché il “concorso” (termine da definire) locale secco (un dipartimento assume solo le persone di cui ha bisogno) non va bene.

    • A me i concorsi inglesi piacciono e sono locali secchi. Senza seconde e terze abilitazione e con commissione non solo di gente del settore. Anche i w de teschi sono locali secchi ed in commissione ci sono anche i rappresentanti degli studenti.

      Basta che non siano come i concorsi locali secchi per i tempi determinati italiani.

    • In italia, almeno nel mio settore bibliometrico non c’è stato nemmeno quest’anno un concorso pe ricercatore a TD in cui il nome del vincitore non fosse predeterminato. I criteri di valutazione ma sono discrezionali: 20-30 lavori valutati ciascuno con un punteggi da 1 a 6. Gli ultimi 2 li ho persi con uno scarto di 4 e 5 punti dal primo. Nel secondo concorso il vincitore aveva 3 soli articoli con primo nome. Nonostante fra i criteri di valutazione vi sia sempre la valutazione del ruolo del ricercatore nei lavori, nei fatti in Italia la moral suasion non esiste. Se mancano criteri oggettivi ed inderogabili a mio parere si torna indietro. In italia la discrezionalita in Italia equivale all’amministrazione del potere.

    • Caro Nemini, capisco benissimo la tua posizione e posso confermare che le cose stanno anche peggio di come le descrivi, nonostante io lo dica dal caldo della mia sedia di professore associato. Qui siamo tutti molto preoccupati delle abilitazioni ad ordinario e associato e abbiamo completamente dimenticato il primo gradino della carriera accademica, quello piu’ importante per il futuro della ricerca in questo paese. Beh, per i ricercatori a tempo determinato i concorsi sono “locali secchi” e gli atenei che fanno cattive scelte in questa fase subiscono o subiranno conseguenze negative in termini di quota premiale del FFO. In termini molto grossolani, con i ricercatori siamo gia’ all’americana. E i risultati sono gia’ evidenti, anche se nessuno ha ancora fatto un’analisi. Decine di RTD sono stati assunti *solo* per fare didattica. Alcuni regolamenti di ateneo prescrivono 120 ore di didattica obbligatoria per gli RTD. Echissenefrega se non sanno o se non possono fare ricerca, i danni li pagheranno l’ateneo e il paese tra qualche anno, e non il direttore di corso di laurea a cui servono oggi. Basta guardare come sono formate le commissioni di questi concorsi “locali secchi” e credo che non si possa che dare il benvenuto a qualsiasi criterio che stabilisca un minimo di decenza. Viceversa, se guardo a chi ha fatto domanda nel mio settore per la commissione nazionale, non riesco a trovare nomi indecenti, e questo mi da un po’ di speranza. Certo, ci saranno molti bravi professori esclusi dall’alveo delle commissioni nazionali per difetti di sistema. Spero che in futuro si possa fare meglio. Per il momento, aver fatto sparire i tramaccioni improduttivi mi sembra gia’ qualcosa.
      Davide Rocchesso (giusto perche’ non mi si dia dell’anonimo)

    • Temo che purtroppo siamo a un livello differente dalla scelta della modalità ideale per recluatemnto e promozioni. E’ vero che esistono vari metodi, e si può discutere di quale sia il migliore, e se ne possa esistere uno ideale per tutte le comunità accademiche. Ma qui il problema è che una agenzia e un ministero decidono un metodo. Secondo me questo metodo è sbagliatissimo, ma come dicevo il punto è un altro: deciso il metodo non hanno idea di come implementarlo. Fanno le mediane su chi vogliono loro, non capiscono il significato della definizione mediana, il ministero non sa o non dice se la mediana è dirimente o meno, fanno scomparire mediane, decidono le riviste come vogliono loro, eccetera.
      Il paragone con il comandante Scehttino, già fatto con questo sito, mi sembra il più adatto.
      Purtroppo quello che mi spaventa è che chi perse a Caporetto alla fine vinse la guerra…

    • “Purtroppo quello che mi spaventa è che chi perse a Caporetto alla fine vinse la guerra…”

      … non senza un ricambio ai vertici dell’esercito

    • Chissà se Caporetto è il paragone bellico più calzante. L’anvur sembra alla ricerca di una exit strategy. Io temo una “vietnamizzazione” del conflitto.

  6. Ti rispondo io. Le cose vanno dette fino in fondo e con chiarezza.
    La legge Moratti del 2005 prevedeva concorsi nazionali con liste di idonei superiore ai posti messi a concorsi. Un misto tra i concorsi DPR 382/80 e concorsi locali con idoneità della Riforma Berlinguer.
    La Riforma Moratti prevedeva una serie di adempimenti che il Ministro non fece perchè sopravvenne la fine della legislatura. Venne il governo Prodi ed il Ministro Mussi che nei due anni di governo di fatto non permise alla Riforma di partire per quanto riguarda i concorsi. Posizione discutibile, ma leggittima tenuto conto del diverso orientamento politico e del desiderio di fare….una nuova Riforma. Ma quel governo durò poco.
    Poi venne la Gelmini del medesimo orientamento politico della Moratti, ma incredibilmente non mise in moto il meccanismo della Riforma Moratti. Sapete perchè? Voleva fare anche lei una nuova Riforma. La Riforma la fece (240/2010), ma, prevedendo una seria infinita di adempimenti e di griglie dirigiste, centraliste e burocratiche (vedi Modello Unione Sovietica), si è arrivati alla ASN odierna dopo due anni con protagonista l’ANVUR (detta anche Accademia delle Scienze della Unione Sovietica ai tempi di Brežnev).
    Permettemi una citazione: I have a dream (Martin Luther King, 1963, Lincoln Memorial, Washington)…. sogno un Ministro che non vuole fare le Riforme.

    • Tecnicamente la legge era vigente, ma non applicabile. I professori Universitari sono colpevoli di tutto, ma i regolamenti, i DPR ed i Decreti Legislativi attuativi non sono nella loro facoltà, almeno questo.
      La domanda legittima è questa. Perchè la politica vuole questo paese in un perenne guado alla ricerca della riforma salvifica e non si applica a rendere fruibile quello che c’è?
      “Perchè nessuno si è opposto quando sono stati fatti i concorsi in deroga alla legge vigente”. Opporsi per bloccare tutto? Negli ultimi anni l’organico dei professori ordinari ed associati si è ridotto in termini numerici. In alcune università si sono chiusi i corsi, non perchè non vi erano studenti (come una vulgata diffonde in maniera artata), ma perchè mancano i docenti, quelli dei requisiti minimi.
      Immaginate se i concorsi dal 2005 al 2008 non si fossero fatti, avremo chiuso anche i corsi il cui numero degli iscritti è programmato a livello nazionale.

    • In Parlamento vi sono tantissimi professori Universitari. La politica e molti professori universitari sono un tutt’uno. I concorsi 2005-2010 (non 2008) sono stati fatti perchè si sapeva già chi avrebbe vinto. Ora visto che non si poteva continuare in deroga (sapendo gia’ chi avrebbe vinto) si è fatto una legge per avere concorsi locali tipo assegni di ricerca (in modo da saper gia’ al momento del bando chi avrebbe vinto). Per salvare la faccia si è voluto fare una sorta di abilitazione nazionale con parametri minimi (di facciata…. tanto poi si chima chi si vuole) che potessero essere presentati come SOLI I MIGLIORI. Ora il giocattolo era mal concepito ed è sfuggito temporaneamente di mano.

      Comunque tutti i meccanismi che ci stanno affliggendo sono stati voluti e scritti da colleghi.

      La Politica non c’entra…. c’entrano i colleghi …

  7. Sul piano giuridico – mi limito al breve periodo – c’è un problema ineludibile per il MIUR che forse è opportuno ribadire.
    Si tratta di un aspetto che chiamerebbe in causa la diretta responsabilità giuridica del Ministero, qualora la procedura di abilitazione venisse lasciata proseguire così, senza alcun intervento del MIUR stesso e poi finisse per naufragare in sede giudiziaria a seguito dei ricorsi degli interessati.

    Il punto è questo.
    Un organo PUBBLICO di rilievo primario nel sistema universitario, rappresentativo della comunità scientifica (in quanto i suoi componenti sono eletti, non designati come invece i pur validissimi componenti dell’ANVUR), ossia il CUN, ha posto ESPRESSAMENTE al Ministero il problema dell’ambiguità del D.M. 76/2012 sul carattere derogabile o inderogabile delle mediane.
    Questo problema deve comunque essere risolto PRIMA dell’avvio dei lavori delle Commissioni.
    I bandi della procedura di abilitazione (sia quello relativo ai commissari che quello relativo ai candidati) rinviano infatti al D.M. 76 e alle sue mediane: perciò, la portata prescrittiva del D.M. circa le mediane deve essere chiarita dal MIUR prima che le Commissioni si formino e giudichino i candidati, non durante o dopo, pena la violazione di elementari principi di par condicio.

    Il CUN, con una MOZIONE FORMALE, ha chiesto al MIUR di adottare un’altrettanto FORMALE INTERPRETAZIONE AUTENTICA del D.M.
    Il MIUR, a sua volta organo PUBBLICO di rilievo primario nel sistema universitario, non può “ignorare” questa richiesta del CUN, per legge organo consultivo dello stesso MIUR.
    O meglio: se decidesse di ignorarla, e poi la procedura di abilitazione dovesse implodere in sede giurisdizionale proprio per motivi legati all’applicazione delle mediane, una quota di responsabilità giuridica ricadrebbe direttamente in capo al MIUR; il Ministero non potrebbe, in quel caso, addurre come giustificazione postuma una sorta di “buona fede” originaria.
    Anzi, proprio il carattere formale dell’odierna richiesta del CUN potrebbe far qualificare in futuro come colpa non lieve (in ipotesi, perfino sul piano della responsabilità erariale: ma si tratta di questioni riservate alla Corte dei Conti, sulle quali ovviamente non esprimo alcun giudizio) il mancato intervento in sede interpretativa del MIUR.

    Il MIUR, dunque, non può ignorare la richiesta di interpretazione autentica del CUN.
    La domanda è: in che modo deve adottare l’interpretazione autentica?
    In alcuni commenti, sembra circolare addirittura l’idea che potrebbe bastare una lettera, un comunicato, forse anche un’intervista, per dare luogo all’interpretazione autentica.
    Non è così.
    Ricordo che il D.M. 76/2012 è un regolamento ministeriale (atto normativo) e che l’interpretazione autentica di un regolamento deve avvenire RIPETENDO LO STESSO PROCEDIMENTO CHE È STATO SEGUITO IN PRECEDENZA PER L’ADOZIONE DEL REGOLAMENTO DA INTERPRETARE.
    Lo ha affermato di recente il massimo organo della giustizia amministrativa, ossia l’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, nella sentenza n. 9 del 4 maggio 2012.
    L’Adunanza Plenaria si è pronunciata proprio a proposito di un D.M. del 2006 con il quale “è stata data l’interpretazione autentica” di un comma di un precedente D.M. del 2005, riconosciuto come regolamento “di natura normativa”.
    Secondo l’Adunanza Plenaria, perché il D.M. di interpretazione autentica sia valido esso deve essere adottato (cito testualmente) “in base al principio dell’identità formale del contrarius actus”, ossia deve essere “seguito lo stesso procedimento che già era stato adottato per l’atto su cui si andava ad incidere”; secondo l’Adunanza Plenaria, “la legittimità procedurale del d.m. 6 febbraio 2006” di interpretazione autentica “non può essere contestata, atteso che esso è stato adottato seguendo il medesimo procedimento già seguito in occasione dell’emanazione del primo”.

    Quindi, il MIUR può fornire l’interpretazione autentica solo in un modo: con un nuovo D.M. che ripeta il procedimento seguito per l’adozione del D.M. 76/2012.
    Non ci sono altre strade.
    Ciò significa che dovranno essere previamente acquisiti dal MIUR i pareri del CUN, dell’ANVUR, del CEPR e soprattutto il parere del Consiglio di Stato (Sezione Atti Normativi), i quali furono acquisiti prima dell’adozione del D.M. 76 (se ne dà atto nelle premesse dello stesso D.M. 76).
    Non si tratta, quindi, di attendere un’esternazione o un parere personale da parte di un rappresentante a livello politico o burocratico del MIUR. Sempre – beninteso – che il diritto abbia ancora un qualche ruolo rispetto alla vicenda delle abilitazioni nazionali.

    • Aggiungo una postilla.
      Poiché l’interpretazione autentica del D.M. 76 richiederebbe comunque la ripetizione del complesso procedimento che è stato seguito per adottarlo, la proposta della redazione di ROARS, ossia quella secondo cui il Ministero potrebbe intervenire con urgenza per MODIFICARE e CORREGGERE il D.M. 76, anziché per interpretarlo autenticamente, si mostra oggettivamente ragionevole sotto il profilo della tempistica.
      Il MIUR, infatti, non guadagnerebbe un gran che, in termini di tempo, ad interpretare autenticamente, a fronte del tempo necessario per una modifica del D.M., alla quale seguirebbero bandi più solidi sul piano giuridico di quelli attuali.

    • Caro JUS,
      I tuoi commenti dimostrano che nell’università italiana vi sono una serie di competenze e capacità che non sono misurabili con criteri bibliometrici.

      Premetto che non sono un giurista. Ti pongo il seguente quesito:
      assumi l’implosione del sistema delle mediane a causa di ricorsi giuridici. Tuttavia, questo scenario potrebbe non verificarsi anche in assenza del procedimento di interpretazione autentica. Quale potrebbe essere la platea dei ricorrenti?

      a) chi soddisfa i valori delle mediane ed è abilitato, dubito che possa in qualche modo esserne parte.

      b) chi non presenta la domanda entro il 20 novembre, non ha titolo.

      c) chi supera i valori delle mediane ma a giudizio insidacabile(?) della commissione non soddisfa gli altri altri indicatori non ne è parte.

      d) chi non supera i valori delle mediane perchè ricade nell’area grgia dovuta all’incertezza di calcolo degli indicatori bibliometrici, ricevendo un giudizio negativo, potrebbe presumibilmente ricorrere.

      Tuttavia, le commissioni potrebbero decidere semplicemente di non concedere l’abilitazione motivandola NON a causa del non superamento delle mediane (art 3) ma sulla base di un insindacabile giudizio negativo da parte degli altri titoli posseduti dai candidati. Questo disegno potrebbe essere realizzato tramite una nota dissuasiva invata ai commissari nella quale si illustrano le conseguenze negative derivanti dall’abilitazione di candidati sotto i criteri individuati dalle mediane, vetatamente minacciandoli di una coresponsabilità. Ovvero: la legge era chiara: chi non passa i valori delle mediane non può essere abilitato. Se voi commissari decidede per un’interpretazione diversa, ve ne assumete le responsabilità derivanti. Se invece seguite la via più semplice, ovvero no mediane no abilitazione, questa eviterà problemi a noi e sopratutto a voi.

      Chiaramente ritengo un simile scenario devastante da un punto di vista giuridico e non solo. Ma è realistico??

    • Guarda che la soluzione è molto più semplice: tutti abilitati, tranne chi è praticamente a zero pubblicazioni. A quel punto, la “platea” dei possibili ricorrenti si azzera, o sbaglio?

    • sarebbe in linea con quanto ho scritto tempo fa. Tanto le cose serie si fanno a livello locale (!). E saluti a TD e precari, che non supererannno il tappo che si creerà prima di un decennio.

    • Ho letto i vari post di JUS, e devo dire che mi ha convinto. Per quanto sia criptico il DM 76, non credo sia possibile IN QUESTO MOMENTO per le commissioni abilitare chi è sotto le mediane, a meno di un’interpretazione autentica o di un altro DM. Infatti, lo stesso ANVUR nei suoi esempi utilizza la forma dubitativa “…secondo noi…”. Che poi da qui a due mesi possa succedere di tutto, concordo pienamente.

    • Ringrazio DaniMarco e provo a rispondere ai suoi quesiti.

      Parto da un presupposto (senza argomentarlo nel dettaglio, come invece sarebbe necessario): i numerosi articoli di ROARS (da ultimo quello che ora stiamo commentando) e l’ultimo documento ANVUR hanno messo in luce la sussistenza di profili di illegittimità tali da viziare gli atti amministrativi con i quali l’ANVUR ha calcolato le mediane.
      Cito a caso, e solo a titolo esemplificativo, qualche vizio procedimentale (chiedendo scusa per le improprietà del lessico scientifico):
      – l’ormai dichiarata inidoneità e insufficienza del database CINECA dal quale sono state tratte le mediane, dato che il popolamento del CINECA è stato affidato al buon cuore dei singoli docenti, rivelandosi inaffidabile rispetto allo scopo di rappresentare, con esattezza ai fini del calcolo statistico, quante pubblicazioni i docenti di un settore hanno realmente prodotto nel decennio 2002-2012; se è inidonea la base di calcolo, sono inaffidabili (metodologicamente) le mediane che su quella base sono state calcolate;
      – l’eliminazione arbitraria (che ha falsato almeno in parte il calcolo corretto delle mediane) dei docenti che non hanno inserito alcuna informazione sul sito CINECA al 15 luglio, quando invece l’ANVUR avrebbe dovuto includere tali docenti nel computo attribuendo loro un numero di pubblicazioni pari a zero, ciò che avrebbe potuto modificare il valore finale delle mediane e consentire la presentazione delle domande da parte di un numero differente di commissari, da un lato, e di candidati, dall’altro;
      – il fatto che una delle tre mediane dei settori non bibliometrici si fondi su una classificazione delle riviste di fascia A operata retroattivamente, ossia ora (2012) per allora (dal 2002, facendo “tornare indietro nel tempo” un giudizio di qualità “A” che, per almeno per alcune di quelle riviste, un docente universitario non avrebbe potuto “profetizzare” da sé nell’arco 2002-2011, se non posseduto dallo spirito di Nostradamus); si tratta del vizio dedotto dall’AIC nel ricorso al TAR del Lazio;
      – il fatto che le altre due mediane dei settori non bibliometrici (monografie e articoli/capitoli) parifichino prodotti incomparabili assegnando ad essi lo stesso peso ai fini del computo (la monografia di 70 pagine e la monografia di 400 pagine; l’articolo di 4 pagine e l’articolo di 70 pagine, solo per fermarsi al dato – di per sé poco o nulla significativo in termini di qualità, ma rilevante quando si pretende di introdurre parametri quantitativi – del numero di pagine); ancor più a monte, il fatto che non siano stati definiti neppure i parametri minimi di identificazione di un tipo di prodotto (ad esempio, l’equazione secca “monografia = ISBN”, senza alcun ulteriore requisito minimo che garantisca almeno il carattere scientifico del libro, appare aberrante);
      – il fatto che le mediane nei settori bibliometrici (se ho ben capito) siano state calcolate parificando, ai fini del computo dei prodotti, la pubblicazione interamente attribuibile a un unico autore e la pubblicazione “in cordata”, come se il contributo individuale possa pesare allo stesso modo nella prima e nella seconda ipotesi;
      et cetera (si potrebbe continuare a lungo).

      Il diritto amministrativo conosce il fenomeno della illegittimità derivata ad effetto viziante: se un atto X è illegittimo, gli atti successivi che trovano il loro presupposto nell’atto X sono a loro volta colpiti da illegittimità in via derivata.
      Perciò:
      Mediane illegittime = illegittima determinazione del “paniere” dei commissari abilitati a presentare domanda = illegittimità del risultato del sorteggio delle Commissioni, perché operato attingendo da un “paniere illegittimamente selezionato = illegittimità della nomina delle Commissioni.

      Chi potrebbe ricorrere?
      Anzitutto, gli aspiranti commissari che non possano presentare la domanda (o, avendola presentata, vengano esclusi dall’ANVUR) per mancato superamento delle mediane.
      Se sono illegittime le mediane, è illegittimo il BANDO che ha obbligato gli aspiranti commissari a superare quelle mediane per poter presentare domanda.
      Il ricorso dell’aspirante commissario escluso dovrebbe perciò dirigersi contro il bando (D.D. 181 del 27 giugno 2012: considerando la sospensione feriale dei termini dal 1° agosto al 15 settembre, il termine perentorio di 60 giorni per proporre ricorso dovrebbe scadere nella prima decade di ottobre).
      Se venisse annullato il bando dei commissari, dato che esso è UNICO per tutti i settori, il vizio si ripercuoterebbe su tutte le Commissioni nel frattempo formate, invalidando a catena l’intera procedura da esse nel frattempo svolta.

      Soprattutto, potrebbero ricorrere i candidati che risulteranno, in sede di valutazione, “bocciati” dalle Commissioni.
      Attenzione a questo punto: bocciati ANCHE PER MOTIVAZIONI DI “MERITO”, ossia per criteri diversi dalle mediane (ad es., mancanza di originalità, di rigore metodologico, etc.).
      Questo problema è cruciale.
      Siamo portati a pensare, normalmente, che il “bocciato” sia legittimato ad impugnare solo qualora riesca a mettere in discussione la valutazione in sé (contestandola in termini di giusto/sbagliato). Il che, come si sa, è molto difficile, perché i giudici amministrativi non si sostituiscono alle Commissioni nelle valutazioni di merito, limitandosi ad annullare in casi di manifesta illogicità.
      C’è però un altro aspetto che è noto a chi si occupa di ricorsi in materia di procedure concorsuali.
      Il “bocciato” è legittimato ad impugnare anche qualora riesca a dimostrare la ILLEGITTIMITÀ DELLA COMPOSIZIONE DELLA COMMISSIONE.
      Se si dimostra al giudice che la Commissione è stata formata e nominata con procedure viziate da illegittimità, allora QUALSIASI GIUDIZIO di quella Commissione è inficiato da illegittimità per derivazione. Un giudizio formulato da una Commissione nata illegittimamente è annullabile in sé, sotto il profilo procedurale, indipendentemente dalle sue motivazioni e dai suoi contenuti.
      E qui si torna alle mediane illegittime e all’equazione di cui sopra (mediane illegittime = Commissioni formate illegittimamente).

      È questo uno dei maggiori rischi che minaccia la tenuta dell’intera architettura delle abilitazioni. Se si dimostrasse che le mediane sono state calcolate dall’ANVUR incorrendo in vizi di legittimità (sarebbe sufficiente l’eccesso di potere per manifesta illogicità, o per contraddittorietà, o per disparità di trattamento, o per erronea presupposizione in fatto), allora il virus di quella illegittimità si infiltrerebbe nel cuore dell’intera procedura (per il tramite del procedimento di nomina delle Commissioni) e fornirerebbe a qualsiasi soggetto che ne sia stato estromesso ex ante o ex post (commissari o candidati) un motivo di ricorso.
      Ripeto, si tratta di un rischio. Nel diritto ci sono margini di opinabilità che non consentono di essere assertivi e di fornire certezze indiscutibili: tuttavia, è indubbio che si tratta di censure spendibili e non semplici da smontare in un giudizio amministrativo.

      In conclusione, rispondo all’ultima domanda di DaniMarco: secondo me, per quanto detto sopra, nessun “suggerimento” alle Commissioni potrebbe sanare il vizio radicale determinato da mediane illegittime (senza considerare che, se qualcuno per assurdo tentasse di condizionare dall’esterno con comunicazioni informali l’operato delle Commissioni – ma lo escludo – si esporrebbe a conseguenze giuridiche molto gravi, anche sotto il profilo penale).

      Spero che non si arrivi allo scenario dei ricorsi. Se il MIUR interverrà in tempo, modificando il D.M. 76, introducendo in esso criteri di sbarramento per commissari e candidati anche molto rigorosi, ma non più basati sul relativismo delle mediane “da CINECA”, per pubblicare subito dopo nuovi bandi, si può ancora sperare di non far naufragare tutto.

    • Chiarissimo come sempre.
      “Se il MIUR interverrà in tempo, modificando il D.M. 76, introducendo in esso criteri di sbarramento per commissari e candidati anche molto rigorosi, ma non più basati sul relativismo delle mediane “da CINECA”, per pubblicare subito dopo nuovi bandi, si può ancora sperare di non far naufragare tutto.”
      Quindi, per esempio, se il Ministro fa un nuovo decreto dicendo che il parametro da superare per i PO, e aspiranti PO, di tutti i settori bibliometrici è un valore fisso di hc (per esempio hc 10, che magari è stato calcolato come valore medio delle mediane per tutti i PO bibliometrici, senza dire che è stato calcolato così :-) ) e lo stesso si fa per il numero di monografie dei non bibliometrici, se si fa così, si può rimediare a tutto questo postribolo?

    • Ringrazio ancora JUS per isuoi commenti. Non sono un giurista la sua chiarezza espositiva è innegabile e preziosa.

      Mi sembra di capire che l’ANVUR abbia costruito un delicato castello di carte su un tavolo traballante.
      Il sistema delle mediane è “probabilmente” ineludibile secondo il DM 76 (nella realtà della data odierna, sia ben inteso). Tuttavia la sua rigorosora applicazione come critieri di sbarramento risulterebbe in una valanga di ricorsi.

      L’art 8 del DM 76 recita:

      Per quanto attiene al parametro di cui all’articolo 4, comma 4, lettera a), la coerenza e’ accertata, per i settori concorsuali di cui all’allegato A, sulla base degli indicatori bibliometrici e delle regole di utilizzo ivi specificati, e, per i settori concorsuali di cui all’allegato B, sulla base degli indicatori e delle regole di utilizzo ivi specificati.

      Quindi, anche per i commissari i criteri sembrerebbero ineludibili

      Tuttavia, una “bocciatura” di merito, e non sulla base dei parametri bibliometrici potrebbe, almento in prima battuta, rendere più difficoltosi i ricorsi.

      6. Se l’ANVUR reputa che dal curriculum e dalla documentazione
      acclusi alla domanda non risulti attestato il rispetto dei requisiti
      stabiliti dai commi 2 e 3, ne informa il Direttore generale, il quale
      comunica all’interessato entro dieci giorni i motivi che ostano
      all’accoglimento della domanda.

      Quindi l’ANVUR dovrebbe formalmente bocciare i candidati commissari nel merito (non ritiene che abbiano una qualificazione almeno sufficiente per l’accesso alla prima fascia docente, senza nominare le mediane), ma in pratica, essendo materialente impossibile esaminare oltre 7000 curriculum da parte dal direttore generale, dovrebbe utilizzare i criteri delle mediane senza dichiaralo esplicitamente!

      In ultima analisi, penso che l’ANVUR abbia deciso di fornire quella che in matematica si definisce “dimostrazione per assurdo”. Non dimostro la tesi di un teorema, ma provo che qualsiasi altra conclusione che neghi il teorema è assurda, quindi l’assunto iniziale è vero.

      Il teorema è: Le mediane sono in pratica inapplicabili.

    • Forse però bisogna anche risalire alla legge 240 del 2010 che riporta al riguardo le seguenti cose:
      ART. 6

      7. Le modalità per l’autocertificazione e la verifica dell’effettivo svolgimento della attività didattica e di servizio agli studenti dei professori e dei ricercatori sono definite con regolamento di ateneo, che prevede altresì la differenziazione dei compiti didattici in relazione alle diverse aree scientifico-disciplinari e alla tipologia di insegnamento, nonche’ in relazione all’assunzione da parte del docente di specifici incarichi di responsabilità gestionale o di ricerca. Fatta salva la competenza esclusiva delle università a valutare positivamente o negativamente le attività dei singoli docenti e ricercatori, l’ANVUR stabilisce criteri oggettivi di verifica dei risultati dell’attività di ricerca ai fini del comma 8.
      8. In caso di valutazione negativa ai sensi del comma 7, i professori e i ricercatori sono esclusi dalle commissioni di abilitazione, selezione e progressione di carriera del personale accademico, nonche’ dagli organi di valutazione dei progetti di ricerca.
      …..
      ART. 16
      ….
      3. I regolamenti di cui al comma 2 prevedono:
      a) l’attribuzione dell’abilitazione con motivato giudizio fondato sulla valutazione analitica dei titoli e delle pubblicazioni scientifiche, previa sintetica descrizione del contributo individuale alle attività di ricerca e sviluppo svolte, ed espresso sulla base di criteri e parametri differenziati per funzioni e per area disciplinare, definiti con decreto del Ministro;
      ….
      h) l’effettuazione del sorteggio di cui alla lettera f) all’interno di liste, una per ciascun settore concorsuale e contenente i nominativi dei professori ordinari appartenenti allo stesso che hanno presentato domanda per esservi inclusi, corredata della documentazione concernente la propria attività scientifica complessiva, con particolare riferimento all’ultimo quinquennio;
      l’inclusione nelle liste dei soli professori positivamente valutati ai sensi dell’articolo 6, comma 7, ed in possesso di un curriculum, reso pubblico per via telematica, coerente con i criteri e i parametri di cui alla lettera a) del presente comma, riferiti alla fascia e al settore di appartenenza;

  8. Mi permetto di riproporre una sola semplice osservazione. Sette “luminari” chiamati a valutare l’intero sistema dell’università e della ricerca affermano che una definizione univoca da luogo a ambiguità. Basta questo per dire che siamo di fronte a sette ignoranti di cui ci si deve chiedere come hanno potuto avere non dico una cattedra, ma semplicemente un posto all’università, avendo una simile nozione della logica. Questo è uno scandalo nazionale che ci rende ridicoli in tutto il mondo. Non soltanto si dovrebbero dimettere all’istante, ma assieme a loro chi li ha nominati e chi ha continuato a coprirli in questi mesi.

  9. Una curiosità (o forse qualcosa di più): ero convinto che il calcolo della (ormai mitica) mediana (PA) per i settori non bibliometrici utilizzasse parametri diversi (prima fascia), rispetto a quella per i settori bibliometrici (secondo fascia).
    Di qui, se non erro, diverse lamentele sull’irragionevole diversità di trattamento tra le diverse aree.
    Lo scorso 11.9 – l’ho notato ora – è stata pubblicata un’errata corrige: il riferimento che il DM 76 fa alla “prima fascia” è da intendersi alla “seconda fascia”.
    Mi chiedo quale delle due alternative si è allora verificata nei settori non bibliometrici nelle scorse settimane:
    (a) sono state pubblicate mediane non rispettose del (irragionevole sì, ma all’epoca vigente e non ancora corretto) parametro a tutti noto, oppure
    (b) sono state calcolate secondo gli indicatori in effetti vigenti, e vanno allora ricalcolate alla luce dell’errata corrige?

    Non ne so nulla, ma spero di poter escludere la seconda ipotesi; ma la prima non mi soddisfa: se di errore si trattatava andava corretto prima della pubblicazione delle mediane. E il fatto che l’ANVUR se lo sia emendato “in casa” è operazione che lascia molto a desiderare.

    Grazie del riscontro

    • Direi che vale l’ipotesi (a). Pur essendo assai critico riguardo ad altri aspetti, mi sembra che fosse la cosa più ragionevole, soprattutto se ipotizziamo che ANVUR sapesse che la rettifica era in arrivo.

  10. Piccola precisazione al collega Ricercatore 65

    Gli ultimi concorsi per professori ordinari ed associati sono stati banditi nella seconda sessione 2008 ( vedi http://reclutamento.murst.it/bandi.html)
    Le sessioni 2010 e seguenti hanno riguardato solo concorsi di ricercatori a tempo indeterminato, ruolo ormai ad esaurimento.
    Se l’atttuale ASN andasse in porto (cosa che dubito), i concorsi locali (al netto delle disponibilità di bilancio potranno essere banditi non prima della fine del 2013.
    Cinque anni di blocco nel periodo di massimo incremento annuale dei pensionamenti di professori di 1° e 2° Fascia.

  11. Jus, concordo che la illegittima composizione delle commissioni potrebbe travolgere, in via derivata, i giudizi della stessa (per quanto un TAR potrebbe ragionare anche in termini di prova di resistenza: ossia cercare di capire se davvero gli errori nel calcolo delle mediane avrebbero potuto in concreto influire sulla composizione di una data commissione, determinando l’esclusione di certi commissari; in sostanza, potrebbe essere difficile sostenere, per certi commissari con molte pubblicazioni, che essi avrebbero dovuto ritenersi sotto mediana, ove questa fosse stata legittimamente calcolata).
    Immagino però già la replica dell’avvocatura dello stato: anche la formazione della mediana è giudizio tecnico discrezionale, annullabile solo per vizi manifesti. Da qui l’importanza delle dichiarazioni confessorie di Anvur sulla inaffidabilità delle mediane e le analisi, meritoriamente offerte da ANVUR, sui vari errori in cui si è incorsi nella formazione delle mediane, nonché, soprattutto, sulla circostanza che le mediane non sono solo tecnicamente inattendibili, ma altresì in contrasto con precise norme regolamentari.

    • Concordo su tutto, tranne che su un aspetto: la prova di resistenza.
      Secondo me, sarebbe praticamente impossibile da fornire in questa vicenda.
      Provo a spiegarmi.

      I giudici amministrativi non sono esperti in statistica, ma comprenderebbero facilmente che:
      – le mediane sono, alla fine, NUMERI (2, 18, 1, etc.);
      – a questi NUMERI corrispondono SOGLIE DI SBARRAMENTO (le quali dividono gli aspiranti commissari che sono SOTTO tutti e tre i numeri da quelli che sono SOPRA almeno uno di essi);
      – queste SOGLIE DI SBARRAMENTO determinano il PANIERE degli aspiranti commissari (rientrano nel paniere solo quelli che si collocano SOPRA uno dei tre numeri);
      – dal PANIERE (ossia dal numero degli aspiranti SOPRA una delle tre mediane) DIPENDE TUTTO IL RESTO.

      Tutto il resto significa: “scrematura” ANVUR dal paniere; sorteggio dal paniere “scremato”; individuazione dei 4 commissari sorteggiati.

      Il vizio delle mediane (dei numeri) determina il vizio del PANIERE.
      Se è il paniere da cui si sorteggia ad essere viziato per i numeri su cui si basa, non conta CHI venga in concreto sorteggiato.
      I 4 commissari sorteggiati dal quel paniere potranno anche essere i più qualificati, bravissimi: resterà però innegabile che sono “figli” di un sorteggio illegittimo perchè operato su un paniere illegittimo.

      Come ho detto, a Commissione illegittima corrispondono giudizi illegittimi (per il quomodo, “a prescindere” dal quid).

      Per fornire la prova di resistenza bisognerebbe dimostrare al TAR:
      – non che i 4 commissari sorteggiati sono talmente qualificati da essere sicuramente ammissibili con qualsiasi mediana ricalcolata;
      – ma che TUTTI GLI ASPIRANTI COMMISSARI CHE HANNO COMPOSTO IL PANIERE erano iper-qualificati.
      Questo perchè, come ho detto, le mediane illegittime viziano direttamente il paniere, e dal paniere dipende tutto il resto.

      Mi sembra difficile riuscire a dimostrare al TAR che TUTTO IL PANIERE di partenza resterebbe inattaccabile anche ricalcolando (virtualmente) le mediane.

      Soprattutto, mi chiedo, in che modo si potrebbe pervenire, dinanzi al TAR, a un tale ricalcolo virtuale delle mediane ai fini della prova di resistenza?
      Invece dei numeri ANVUR (2, 18, 1, etc.), quali numeri alternativi si dovrebbero utilizzare per fornire la prova di resistenza e chi sarebbe titolato a individuare questi numeri?

      Le ormai ripetute “confessioni” dell’ANVUR mi preoccupano, perchè temo che, a qusto punto, non si voglia davvero tentare di salvare questa tornata di abilitazioni.
      L’alternativa è quella che alcuni ipotizzano: per non rischiare ricorsi, le commissioni dovrebbero abilitare indistintamente TUTTI.
      Vi immaginate una procedura in cui, in tutti i settori del sapere, non risulti poi neanche UN SOLO soggetto inidoneo?
      Questo sarebbe il “merito”? L’immagine dell’Università e del Paese ne uscirebbe devastata.

    • Ringrazio JUS per l’eccezionale contributo che sta portanto alla discussione.
      Quello che si profila è lo stravolgimento completo dell’abilitazione. Questa doveva avvenire in due tempi, filtro quantitativo (requisiti minimi) e esame qualitativo (giudizio sui lavori da parte della commissione). Entrambi questi passaggi avrebbero dovuto comportare un fattore di riduzione inferiore all’unità sul numero di candidati o candidabili (x*0.33 circa nei bibliometrici e y*0.66 circa nei non bibliometrici con x e y dipendenti dalle commissioni e x,y<1). Si prospetta lo sfondamento del filtro anvur e una valutazione sommaria delle commissioni irregolarmente costituite.
      O si va avanti con rigore accettando il rischio legittimo di ricorsi e annullamenti della procedura (si impara molto dagli errori e talvolta serve a migliorarsi) oppure è meglio fermare tutto e rivedere con cura quello che non può andare.

    • Come sottolinea giustamente Thor, una delle alternative teoricamente possibili per ANVUR e MIUR sarebbe quella di andare “avanti con rigore accettando il rischio legittimo di ricorsi e annullamenti della procedura”.
      C’è un problema, però, rispetto a questa alternativa: lo spreco di denaro pubblico che, in caso di annullamento della procedura per vizi chiaramente riconoscibili prima della sua celebrazione, potrebbe essere (almeno in parte) imputabile alla “imprudenza” delle amministrazioni pubbliche che preferiscano “azzardare” sperando nell’assenza di ricorsi, facendo poi naufragare il tutto (se ciò avverrà).
      Questa “imprudenza” sarebbe suscettibile di assumere i contorni di quella che in diritto è definita “colpa grave”?
      Qualche osservatore potrebbe ritenere di sì (non lo dico condividendo questo giudizio di valore, ma lo prospetto come ipotesi astratta ed opinabile), qualificando come colpa “grave” l’imprudenza non giustificabile di un’amministrazione che sapesse, o potesse ragionevolmente sapere con l’ordinaria diligenza, di essere in errore.
      Ricordo (anche qui limitandomi a riportare un dato obiettivo, senza esprimere alcun tipo di giudizio) che sullo spreco di denaro pubblico per colpa grave vigila la Corte dei Conti.
      Perciò, in fin dei conti, l’alternativa “avanti purchessia con le dita incrociate” è, forse, un’alternativa solo apparente.

    • Hai ragione, non avevo pensato al problema sorteggi! alla luce di ciò anche il discorso prova di resistenza sarebbe in effetti assai debole

  12. […] La frecciata lanciata nei confronti di docenti e atenei, a cui va ricondotta la responsabilità di siti docente “infarciti” di pubblicazioni che nulla hanno di scientifico conferma la linea recente dell’ANVUR, sempre più impegnata a scaricare la responsabilità dei i propri fallimenti su cause esterne all’agenzia. Vengono in mente almeno tre casi (Abilitazioni e Mediane: “ANVUR non potuto fare altro”. Profumo sotto accusa?): […]

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