Luigi Einaudi, nel volume Prediche inutili del 1956, scriveva “Conoscere per deliberare”. Oltre quattrocento anni prima, Galileo Galilei invitava inutilmente i Cardinali dell’Inquisizione a guardare dentro il cannocchiale: senza successo! Più tardi, nel 1937, J. M. Keynes scrisse nel The Times “Non c’è nulla che un governo odii di più dell’essere ben informato; poiché ciò rende molto più complicato e difficile il processo che conduce alle decisioni”.
La sensazione è che gli articoli comparsi in questi giorni sui quotidiani nazionali sui finanziamenti alle università italiane non tengano conto di diversi aspetti che possono aiutare a comprendere anche la scarsa capacità di valorizzazione del capitale umano palesata dal nostro Paese. Si tratta di aspetti e questioni che stanno condizionando la capacità di ripresa della nostra economia e le sue prospettive di crescita a lungo termine
- Facendo pari a 100 la spesa per ogni laureato italiano, la Francia spende 175; la Spagna 180; la Germania 207; la Svezia 225 (fonte OECD, 2013; la spesa è in dollari a parità di potere d’acquisto).
- La spesa pubblica e privata per Ricerca e Sviluppo come percentuale del PIL in Italia è 1,26 (0,68 sostenuta dalle imprese); in Spagna è 1,39 (0,72 sdi); nel Regno Unito 1,80 (1,10 sdi); in Francia 2,24 (1,41 sdi); in Germania 2,80 (1,88 sdi); in Svezia 3,39 (2,33 sdi).
- La popolazione italiana di 25-34 anni con istruzione universitaria è del 21 per cento! La media dei paesi UE21 è del 36 per cento (39 per cento fra i paesi dell’OECD). La Commissione Europea ha fissato l’obiettivo del 40 per cento di laureati nella fascia 30-34 anni per l’anno 2020; il Governo italiano ha rivisto l’obiettivo puntando al massimo al 26-27 per cento.
- Fra il 2007 e il 2012 in Italia la quota di occupati nelle professioni ad elevata specializzazione (secondo la classificazione internazionale, la definizione comprende 1. legislatori, imprenditori ed alta dirigenza; 2. professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione) è scesa al 17% mentre in tutta l’UE è cresciuta da poco più del 21 per cento al 24 per cento (Fonte Eurostat).
- Gli occupati con qualifica di manager con la scuola dell’obbligo o titolo inferiore, in Italia sono il 28 per cento contro l’11 per cento della U.E:, il 5 per cento della Germania, il 13 per cento del Regno Unito e il 19 della Spagna. I manager con laurea o titolo superiore mentre nell’UE sono il 53 per cento, e nessun paese scende sotto il 51 per cento, in Italia sono solo il 24 per cento (Fonte Eurostat 2012).
- Secondo le stime di AlmaLaurea, che si occupa ormai da 20 anni di analisi del sistema universitario, soltanto il 30 per cento dei 19enni si iscrive alle università, provenendo da famiglie più favorite. Il restante 70 per cento dei giovani non accede agli studi universitari spesso per l’assenza di una seria politica del diritto allo studio.
Siamo in periodo di carestia, è vero, ma non dimentichiamo che anche in periodo di carestia, il contadino taglia su tutto ma non sulla semina. E la semina deve essere effettuata con la dovuta cura: Plutarco ripeteva “I giovani non sono vasi da riempire, ma fiaccole da accendere”.
L’insistenza di Roars su questi temi è assolutamente meritoria.
Tuttavia, la lucidità dei roarsiani e la loro natura di ricercatori (il che significa, anche, di previsori del futuro) non può non aver chiarito loro da tempo che al massimo è possibile limitare i danni (e anzi, a quanto sembra, forse neppure questo) e che il processo di balcanizzazione-semiimbestiamento-riduzione a “simpatica” dittatura su nugoli di incolti di questo povero paese è irreversibile. Con l’interessata e attiva benedizione dei potentati stranieri statuali-istituzionali e finanziari, delle cui volontà è affidabilissima e zelante cinghia di trasmissione il Collinare.
Che l’Italia non debba assolutamente franare oltre un certo limite sul piano economico, lo sanno soprattutto proprio i tedeschi, dal momento che nessuno meglio di Hegel ha insegnato che tutto e tutti sono relati con tutto e con tutti; ma il declino (per non dire lo sfacelo) politico, etico e SCIENTIFICO-CULTURALE non destano all’estero alcuna inquietudine, anzi sono simpaticamente incentivati, tanto più che il popolo in questione (il nostro) mostra, già esso stesso e senza bisogno di particolari input esogeni, ottime inclinazioni a lasciarvisi andare, diviso com’è fra tantissimi totalmente indifferenti e non pochi lieti e fieri della loro stessa umiliazione.
Men che meno può avere un qualunque senso sperare un “cambio di verso” da parte del governo presieduto dall’intrattenitore da puntata poco riuscita di “Zelig”, che anzi è stato scelto, in modo oculatissimo e vincente, al fine di perfezionare e (per usare un lemma a lui tanto caro) accelerare il suddetto declino (per non dire sfacelo)
Che dire? Più o meno tutto vero. Finiamo di pubblicare i pezzi che abbiamo in magazzino e da settembre chiudiamo il blog, rinunciamo al dominio e ci dedichiamo un po’ di più ai fatti nostri, assistendo in poltrona allo sfacelo in attesa che l’onda trascini via anche noi.
Cambiando, discorso non è che qualche lettore si ricorda che è possibile fare donazioni? Dando per scontato che il tempo ce lo mettiamo noi, almeno non ci rimettiamo di tasca nostra le spese del sito e del convegno annuale :-)
Essendo la realtà-la storia grosso modo l’alveo dell’assurdo ancor prima che del male, pochi atteggiamenti umani sono più razionali e più alti del battersi per cause perdenti-perse-condannate dalla realtà-dalla storia, tanto più se si è consapevoli del loro essere perdenti-perse-condannate.
Personalmente, remo contro il ripugnante trend dominante-vittorioso (e quindi sono destinato alla sconfitta-ho già perso) nella mia cerchia di conoscenze e con quello che dico e quello che scrivo, certo non solo nei miei commenti nel sito di Roars. Non potrò mai farlo dall’interno dell’università perché appartengo alla categoria dei presi strutturalmente per il naso dalla legge 30/12/10, ossia a quella degli abilitati NON già strutturati, dei quali solo i pochi(ssimi) superprotetti dai mattatori dei rispettivi settori concorsuali hanno qualche speranza di essere assorbiti in ruolo (e io non sono uno di loro).
Inutile dire che l’affermarsi definitivo del suddetto trend non è certo l’ultimo dei motivi per cui, appunto, non entrerò mai in università, quand’anche, dopo avermi allungato la validità dell’abilitazione da 4 a 6 anni, me l’allungassero da 6 a 8. Ma, se penso-parlo-scrivo in controtendenza, non è certo solo né soprattutto a causa di questa assai sgradevole implicazione personale: in gioco c’è ben più del destino di un singolo, e proprio per questo è desolante frequentare persone di livelli anche molto disparati e cogliere che ai più non gliene importa niente e non pochi credono grottescamente di stare procedendo verso un fantomatico “cambiamento-progresso”
Sarebbe bello se la tabella 6 scorporasse il dato laurea o titolo superiore. All’estero danno molta importanza al dottorato. Vogliamo cominciare anche da noi?
non è stato Plutarco ma Teofrasto a dire la frase riportata in coda
Bisognerebbe ricordare a Renzi tutti i giorni quello che diceva all’inaugurazione dell’A.A. 2013-2014, all’Università di Firenze.
Tipo:
“Pensare che nel giorno d’oggi si esca dalla crisi investendo su educazione e cultura, ricerca e università, può sembrare un elemento di pazzia. A mio giudizio è l’unica strada per uscire dalla fase di difficoltà che viviamo.”
http://youtu.be/bJYsGlIBBPM?t=5m
Come sulle 7 unificatissime reti tv e su tutti i quotidiani (tranne uno o due), il pessimo homo rignanensis, presente e futuro benefattore dell’università e della ricerca, non è criticabile apertamente e duramente (cioè come merita) nemmeno in roars.it.
Ormai regime di libertà limitata. Basta saperlo. Come di tutto nella vita, ovviamente ci si farà una ragione anche di questo
C’è modo e modo per tutto, soprattutto quando non ci si mette la faccia. Quando era il momento abbiamo criticato le sparate e le politiche culturali di Renzi, ma entrando nel merito:
https://www.roars.it/matteo-renzi-e-universita-parliamo-di-cose-concrete/
https://www.roars.it/matteo-renzi-e-le-politiche-della-cultura/
Appunto. Perché dovrei ripetere-rifare ciò che già voi avete fatto e certamente continuerete a fare ottimamente?
Io ho offerto qualcos’altro, un ritratto psicologico-esistenziale (OGGETTIVO fin quasi all’ovvietà, come sapete benissimo) dell’individuo, tutt’altro che fuori tema e irrilevante, dal momento che per spiegarsi e prevedere le preferenze, le decisioni e le azioni di uno è a dir poco utile comprendere-sapere quello che E’.
Il tono era estremamente duro perché estremamente basso è il livello dell’individuo in questione, e davvero singolare la sua sgradevolezza.
Comunque, inutile attardarsi in obiezioni e controobiezioni fra i sacrificati: sarebbe fare un piacere supplementare all’aguzzino. Che, lo si tenga sempre presente, non ammorbidirà di una virgola la sua linea se il sacrificato “abbassa i toni”
Un chiarimento, se possibile. Con riferimento al punto 1), cosa comprende la voce “spesa per ogni laureato”? Tiene conto anche delle università private? In che modo? Grazie per l’attenzione.
Cordiali saluti.