La settimana ROARS:
3 – 30 agosto 2015.
Una rapida sintesi dei contributi pubblicati
nel corso della settimane appena concluse.
Le università italiane che finalmente superano Harvard e Stanford, un intervento per la risoluzione definitiva dei problemi delle università del centro-sud, basato sulla cessione alle università del nord dell’equivalente di 700 ricercatori, il dibattito sull’inutilità delle lauree umanistiche, scelte da giovani “insicuri e poco svegli”, e, last but not least, la selezione del Conte Mascetti come candidato al direttivo ANVUR. Se pensavate che in agosto non succede nulla di interessante, vi siete sbagliati di grosso. Ma non disperatevi: se vi siete persi pochi o tanti dei 28 articoli pubblicati su Roars durante le ultime quattro settimana, questa newsletter “monstre” vi consentirà di rimettervi in pari.
- Quattro atenei italiani nei primi quattro posti dell’edizione 2015 della classifica ARWU: no, non è un sogno, ma la classifica dell’efficienza che mette a confronto i risultati con la spesa. E, nella “sfida infernale” tra i venti atenei italiani e i “top 20” mondiali, ad uscire con le ossa rotte sono questi ultimi (Classifica ARWU 2015: 14 università italiane meglio di Harvard e Stanford come “value for money”). La “controclassifica Roars” ha destato scalpore, finendo sulle colonne del Corriere della Sera, ma suscitando anche forti critiche. Ma era corretta l’interpretazione dei critici? No, non lo era, come ci spiega esaurientemente Alfonso Fuggetta (“Controclassifica” ARWU 2015: Misure e qualità). Insomma, se si prendono a riferimento le (discutibili) classifiche internazionali, i risultati italiani sono più che proporzionali alle scarse risorse investite. Un’ulteriore smentita delle retoriche del “secchio bucato”. Per chi coltivasse ancora qualche dubbio, sono i numeri della Ragioneria dello Stato a dimostrare che negli ultimi sette anni è stata messa in atto una precisa scelta politica. Infatti, nello stesso periodo in cui veniva drasticamente tagliata la spesa per ricerca e formazione, la spesa pubblica complessiva cresceva, anche al netto della spesa per il debito (Ricerca e formazione: in sette anni i tagli più profondi). Ad essere rimasti al palo sono anche gli stipendi dei docenti e dei ricercatori, i cui scatti congelati dal 2010 sono oggetto di una lettera della CRUI indirizzata al Ministro (Presa di posizione della CRUI sugli scatti stipendiali del personale universitario).
- I primi a pagare la riduzione delle risorse per l’università sono gli atenei del centro-sud, penalizzati anche dai meccanismi cosiddetti “premiali”. A proposito dei quali, sarebbe ora di aprire la discussione su ciò di cui “nessuno discute”, ovvero sui fini e i modi della valutazione e della premialità (Valutazione e premialità. Ciò di cui “nessuno discute”), non senza prendere i considerazione la possibilità, ma anche l’urgenza, di alzare qualche barricata (L’università di pochi e le “barricate” che nessuno alza). Francesco Sylos Labini formula una semplice e efficace proposta per non far morire gli ateni del Sud: seguire il modello di ripartizione dei fondi utilizzato del Regno Unito (Università: cosa fare per il sud?). Ma mentre si discute, la macchina ministeriale avanza inesorabile con la distribuzione dei punti organico 2015 (Pubblicato il Decreto per la ripartizione dei punti organico 2015 ). Un provvedimento la cui natura tecnica è solo apparente, come mostrato da Beniamino Cappelletti Montano che tira le somme dell’ultimo quadriennio: gli atenei del nord si sono presi l’equivalente di 700 ricercatori sottraendoli agli atenei del centro-sud (Punti organico: in 4 anni il Nord si è preso 700 ricercatori dal Centro-Sud).
- «Le indagini sugli studenti dimostrano che quelli più avversi al rischio, magari perché hanno voti bassi e non si sentono competitivi, scelgono le facoltà che danno meno prospettive di lavoro, cioè quelle umanistiche». Così ha scritto Stefano Feltri, vicedirettore del Fatto Quotidiano. Peccato che, nonostante le conoscenze e competenze acquisite e la “nomea” dell’ateneo che gli ha rilasciato una laurea “utile”, Stefano Feltri avesse letto male il “working paper” che citava come se fosse un’autorevole fonte scientifica (Ma davvero le facoltà umanistiche sono un pessimo investimento?). Al punto di omettere completamente il punto centrale dell’indagine, che verteva sugli svantaggi di genere, persino più accentuati nelle lauree cosiddette “utili” (Stefano Feltri e lauree inutili: (anche) una questione di genere?). Sempre a proposito di chi affronta con poca o nulla competenza argomenti più grandi di lui, registriamo l’ennesimo svarione di Roger Abravanel. Secondo lui, «il voto medio di laurea è 107 su 110 e l’inflazione dei voti è altissima», ma bastano 10 secondi sul sito di AlmaLaurea per verificare che il voto medio dei laureati italiani è 102/110 (Roger Abravanel: 110 e lode … in svarioni). Non se la cava molto meglio Massimo Gramellini, che estrae dal suo cilindro una “geniale” riforma universitaria (La voce della mediocrità). Anni e anni di stereotipi hanno annebbiato la vista e atrofizzato le capacità di analisi. Al punto che, al grido di “abbasso i baroni”, si fanno passare riforme, non solo esiziali, ma che accentrano ulteriormente i poteri nelle mani di pochi (Baroni e uomini liberi).
- Ecco i nomi dei primi dieci papabili al direttivo ANVUR: l’Utilizzatore finale, Nei secoli fedele, l’Amico degli amici, il Teologo valutatore, Lysenko reloaded, Neuromante, il Conte Mascetti, il Domatore, Re-animator e il Migliorista Sentimentale. Non è il caso di spaventarsi (o forse sì): sono solo i soprannomi che abbiamo dato ai primi dieci del quindici selezionati. Soprannomi ispirati al contenuto delle linee programmatiche che ciascuno di loro aveva sottoposto insieme alla propria candidatura. Sotto il titolo “Io speriamo che mi selezionano”, stiamo pubblicando a puntate gli estratti più significativi di questi elaborati, lasciandone intatti l’innocenza, l’involontario umorismo, i refusi e gli errori grammaticali, di sintassi e di contenuto (“Io speriamo che mi selezionano”, 14 temi di candidati anvuriani – Parte I, Io speriamo che mi selezionano – Parte II). In attesa del gran finale, che vedrà finalmente svelata l’identità di tutti gli autori, tra cui anche i nuovi quattro membri del direttivo indicati dal Ministro Giannini nell’ultimo Consiglio dei Ministri prima della pausa estiva. Consiglio dei Ministri che ha anche approvato la revisione del regolamento che disciplina le procedure per il conseguimento dell’abilitazione nazionale. (Rinnovato il direttivo ANVUR … e anche il regolamento ASN).
- La “consultazione” sul bando provvisiorio della VQR ha visto un’ampia partecipazione di numerosi soggetti, tra cui il CUN (Il CUN si esprime sulla prossima VQR), l’Assemblea delle Consulte e Associazioni disciplinari di Area 10 (L’Area 10 sul Bando provvisorio della VQR 2011-2014) e l’Associazione Italiana di Sociologia (L’Associazione Italiana di Sociologia a proposito della VQR 2011-2014). Da capire come l’ANVUR abbia potuto esaminare con attenzione tutti i contributi in poco più di una settimana, dato che il bando definitivo è uscito il 5 agosto (Pubblicata la versione definitiva del bando per la VQR 2011-2014). A dimostrazione che la fretta non è buona consigliera, il bando definitivo ha creato un beffardo paradosso, escludendo nuovamente dalla valutazione quei prodotti che non era stato possibile valutare nella VQR 2004-2010 perché, pur usciti in formato elettronico, non erano ancora apparsi in formato cartaceo (VQR 2011-2014. La questione della data di pubblicazione). La fama dei pasticci dell’agenzia di valutazione è tale da suscitare allarme anche la sola eventualità che possa rimettere mano a qualche regolamento. Solo così si spiega l’altolà del CONVUI (COordinamento nazionale dei Nuclei di Valutazione delle Università Italiane) che disdegna la proroga dei termini per la conclusione della Relazione dei nuclei, temendo che «possa creare notevoli danni, qualora fosse funzionale e prodromica all’emanazione di un nuovo documento ANVUR, apparentemente interpretativo, ma di fatto sostanzialmente modificativo delle Linee Guida» (CONVUI scrive ad ANVUR in merito alla Relazione dei NuV). Non usa mezzi termini nemmeno il Portavoce dell’Interconferenza, Mario Morcellini: «Direttori e Presidi pagano il “pizzo” a cambiamenti che non desideravano, ma per ragioni di responsabilità istituzionale restano in prima linea per ridurre i rischi». Intanto, i colleghi psicologi non sono rimasti con le mani in mano e hanno preso l’iniziativa di sottoporre a valutazione i valutatori ANVUR (Valutazione: Direttori e Presidi pagano il “pizzo” a cambiamenti indesiderati, ma restano in prima linea). Chissà cosa penseranno di ANVUR i posteri, tra qualche secolo. Ha provato ad immaginarselo Alberto Abruzzese di cui ripubblichiamo un gustoso pezzo che potrebbe inaugurare il genere letterario della “fantavalutazione”, anche se si scorgono elementi di contatto con il “supernatural horror” di H.P. Lovecraft, il quale avrebbe probabilmente messo in bocca agli ierofanti anvuriani l’orrendo e (apparentemente) insensato ritornello: «Ph’nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah’nagl fhtagn» (La setta degli Anvuriani).
- Lo scorso luglio, il Consiglio dei Ministri ha avviato l’esame del Regolamento di revisione delle classi di concorso, primo passo per poter avviare una nuova selezione di docenti per le scuole secondarie di I e di II grado. Nonostante la bozza contenga macroscopiche incongruenze, sviste e/o ingenuità, non è previsto il parere del Consiglio Universitario Nazionale e, con una deroga discutibile, nemmeno quello del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione (CNPI) (La “Buona Scuola”: revisione delle classi di concorso, una scorciatoia pericolosa). Lo scorso gennaio, il TAR Lombardia aveva disposto l’annullamento del “Regolamento per l’impegno didattico dei professori e dei ricercatori” emanato nel 2012 dal Politecnico di Milano, rilevando come l’Ateneo avesse “operato in sostanziale elusione della ratio e della lettera della legge”. A seguito di tale sentenza, il Politecnico di Milano si era appellato al Consiglio di Stato, che però il 31 luglio scorso ha respinto la richiesta di sospensione (Compiti didattici dei ricercatori: il Consiglio di Stato respinge la richiesta di sospensiva del Politecnico).
- «Gli economisti neoclassici hanno interpretato la crisi del 2008 attraverso il pregiudizio ideologico secondo cui la crisi finanziaria è stata innescata da cause del tutto imprevedibili, il fallimento della Lehman Brothers, ma, giacché, i mercati liberi tendono alla stabilità, non ci sarebbero state ripercussioni sull’economia reale». Un’interpretazione che, come spiega Francesco Sylos Labini, ha influenzato l’opinione pubblica e le successive scelte politiche dei governi di tanti paesi (Prefazione a “Previsioni. Cosa possono insegnarci la fisica, la meteorologia e le scienze naturali sull’economia” di Mark Buchanan).