“Io speriamo che mi selezionano”, 14 temi di candidati anvuriani è un post a puntate in forma di  raccolta di quattordici temi svolti dai professori universitari che sono stati selezionati da un apposito comitato per far parte della rosa da cui il Ministro dell’Università e della ricerca Stefania Giannini ha appena scelto i prossimi membri del consiglio direttivo di ANVUR. Nei loro scritti, i selezionati raccontano ciò che pensano dell’ANVUR e della valutazione con innocenza, umorismo, refusi, errori grammaticali e di sintassi (appositamente non corretti, e dalla redazione opportunamente indicati con un [sic] o brevemente commentati). Si ricava un affresco realistico dello stato della “cultura della valutazione” nel nostro paese e di un’accademia italiana piena di professori che con coraggio sono disposti a farsi valutare e soprattutto a divenire valutatori. E si ricava anche una rappresentazione plastica della competenza e dell’attenzione con cui la commissione ha selezionato i candidati per il ministro.
(Il titolo del post e questa presentazione sono stati riadattati da questa voce di wikipedia.)

Per non togliervi il gusto di indovinare gli autori dei temi, abbiamo deciso di non rivelare subito i loro nomi, ma indicarli semplicemente come “Selezionato n. X”. Abbiamo anche attribuito un titolo sintetico ad ogni tema e un nom de plume al selezionato. I temi saranno 14, perché il quindicesimo pare alla Redazione di Roars ben fatto e del tutto condivisibile. I testi sono tratti verbatim dai documenti dei selezionati. La Redazione ROARS ha introdotto commenti esplicativi tra parentesi quadre in blu […], e sottolineato alcuni passaggi particolarmente involuti dal punto di vista sintattico o grammaticale, oltreché spesso, concettuale.

sottomissione_TreccaniSelezionato n. 1 – Daniele Checchi [CV, elaborato] direttivo ANVUR
Sottomissione (quasi) obbligatoria – L’utilizzatore finale

Nonostante l’esercizio precedente del CIVR riferito al 2001-2003 avesse già sollevato il velo delle differenze  esistenti tra atenei e all’interno degli stessi atenei tra aree disciplinari diverse, la modalità con cui è stata organizzata la VQR riferita al periodo 2004-2010 (tutto il personale incardinato ha dovuto inviare prodotti di ricerca, proporzionalmente al periodo in cui è stato in servizio). [il periodo purtroppo rimane sospeso e qui il velo di mistero rimane non sollevato]

La nota legge di Goodhart, nata [sic] nel contesto delle politiche monetarie … produce effetti discorsivi [?]  anche nel campo della valutazione. Basti citare come esempio le liste delle riviste di fascia A: dal momento della loro pubblicazione esse sono diventate un criterio di scelta quasi obbligatorio per la sottomissione [sic] di articoli, con i pregi e i limiti che tale pratica ingenera [altro passaggio misterioso] (specialmente nell’intorno della soglia di ingresso in tale fascia) [nell’intorno della soglia? O è in fascia A o non lo è, tertium non datur]. In particolate [sic], nell’ambito delle discipline economiche e sociali analoghi rilievi possono essere rivolti alla scelta di pubblicazione [sic] nel formato di articoli o nel formato di volumi (dove [?] nella percezione comune i primi rappresentano una sede più prestigiosa dei secondi).

Se l’obiettivo di un monitoraggio costante che minimizzi le distorsioni nei comportamenti dei ricercatori costituisce la direzione  verso cui dovrebbe evolvere l’attività di ANVUR riferita alla produttività scientifica, occorre contestualmente domandarsi quale sia l’utilizzo di queste informazioni per gli utilizzatori finali .

Questo al doppio fine di offrire un supporto di tipo consulenziale al MIUR e agli enti di ricerca sorvegliati su vantaggi e limiti dell’adozione di schemi incentivanti, oltre che di correzione di eventuali storture emergenti dalla propria azione di monitoraggi [sic].

Ma è evidente come la varietà delle questioni che potrebbero essere studiate qualora in possesso di informazioni dettagliate su esaminandi ed esaminatori [il periodo rimane sospeso]: connessioni pregresse [etc.]

ANVUR ha costruito nel corso degli ultimi anni un piccolo nucleo di ricercatori che se seguiti adeguatamente possono estrarre molte informazioni dalle numerose banche dati disponibili [??]…qualora venissi nominato potrei contribuire alla sua evoluzione in un ufficio studi [il costituendo Centro studi per la bibliometria di stato, di cui ci siamo occupati altre volte].

A differenza di quanto accaduto con la valutazione della produttività scientifica, in questo caso [AVA ndr] è stato adottato un approccio più soft.

È tuttavia evidente che ANVUR è costretto [?] a muoversi in una situazione incerta dal punto di vista del quadro di indirizzo esercitato (o non esercitato) dal MIUR. Ogni processo valutativo tende infatti ad accentuare  le differenze, non solo perché valorizza le specificità ma anche perché mette a fuoco le debolezze.

Obbedienza_StrumtruppenSelezionato n. 2 – Raffaella Rumiati [CV, elaborato] direttivo ANVUR
Perinde ac cadaver – Nei secoli fedele

Innanzitutto è mia ferma convinzione che la valutazione sia uno strumento indispensabile per una politica della ricerca e dell’università adeguata a un paese moderno [con buona pace di tutta la letteratura che discute il punto, si parte con un atto di fede]. Altri paesi, come il Regno Unito, dove la ricerca e la formazione superiore sono indubbiamente molto avanzate, l’esercizio di valutazione è praticato da anni con successo [esistono decine di articoli e volumi che discutono  la desiderabilità e gli effetti dell’esercizio britannico].

iii) La valutazione è un processo che si deve basare su vari elementi il più possibile oggettivi. Innanzitutto deve servirsi di indicatori bibliometrici quantitativi quali l’h-index e il numero di citazioni di una pubblicazione [delle migliaia di indicatori quantitativi noti in letteratura se ne indicano due]. Tuttavia, poiché ambiti di ricerca diversi hanno missioni e caratteristiche intrinsecamente differenti, è giusto ricorrere anche a procedure di normalizzazione, per esempio introducendo i percentili (1). 1. Waltman, L.J. Calero-Medina, C., Kosten, J., Noyons, E.C.M., Tijssen, R.J.W., Van Eck, N.J., Van Leeuwen, T.N., Van Raan, A.F.J., Visser, M.S., & Wouters, P. (2012). The Leiden Ranking 2011/2012: Data collection, indicators, and interpretation. Journal of the American Society for Information Science and Technology, 63, 2419–2432. [peccato che la citazione sia del tutto incongrua riferendosi ad una (vecchia ed ormai superata) versione degli indicatori del Leiden Ranking, dove si fa davvero fatica a trovare traccia di percentili…]

Pertanto i valutatori non dovrebbero delegare completamente il proprio giudizio ai dati quantitativi, ma dovrebbero completarlo anche con dati qualitativi [chissa come dovrebbe avvenire il completamento…].

Amico_degli_amiciSelezionato n. 3 – Guido Martinelli [CV, elaborato]
Captatio benevolentiae – L’amico degli amici

In molti casi i miei orientamenti in proposito sono maturati a seguito di discussioni con colleghi che hanno avuto un qualche ruolo nella VQR [captatio benevolentiae n. 1: sono amico degli amici]

Al contrario, pur avendo interagito in varie occasioni con alcuni dei membri attuali dell’ANVUR, e discusso con loro le problematiche relative alla valutazione, [captatio benevolentiae n. 2: sono amico del direttivo]

Poiché la valutazione si affina con la pratica, è essenziale al contrario [di cosa?] che la futura attività di valutazione, con tutte le modifiche che si vorranno effettuare, poggi sull’esperienza acquisita con la VQR negli ultimi anni, utilizzi le competenze che si sono formate [captatio benevolentiae n. 3: continuità con l’azione di ANVUR], e perché no anche gli errori commessi, per migliorare metodi e strategie;

Valorizzazione dell’eccellenza: I criteri di valutazione adottati dalla VQR non permettono di valorizzare a sufficienza le eccellenze nella ricerca, premiando piuttosto l’aspetto quantitativo relativo alla produttività [La VQR, come il RAE/REF non rilevano la produttività poiché fissano il numero massimo di prodotti da sottoporre a valutazione.]. Questo aspetto è già stato discusso con alcuni dei membri del presente Consiglio direttivo [captatio benevolentiae n. 4; il fatto che il direttivo discuta di questo dà la misura della “cultura della valutazione” che si respira dalle parti dell’ANVUR].

Ritengo assolutamente necessario mantenere una netta separazione tra organi di valutazione [quali? forse ANVUR?]  e organi di gestione/governo [quali? MIUR?] altrimenti c’è il rischio che l’organo di valutazione si trovi a valutare se stesso [non sequitur; nell’ordinamento italiano ANVUR è agenzia vigilata dal MIUR].

teologoSelezionato n. 4 – Raffaele Di Raimo [CV, elaborato]
Credo quia absurdum – Il Teologo valutatore

Occorre che la necessità sia avvertita; occorre cioè che il cambiamento sia percepito come inevitabile a causa di una realtà parimenti ineluttabile fatta di procedimenti semplici, conosciuti nei presupposti e certi e rigorosi nelle conseguenze [sic]. Questo primo punto si può sintetizzare concludendo che è opportuno che il lavoro svolto fino ad ora dall’ANVUR sia proseguito sia proseguito [sic] perseguendo i seguenti obiettivi: … 2) formalizzazione regolamentare semplice e rigorosa dei medesimi procedimenti e dei relativi criteri talsì [sic] da conferire loro certezza e oggettività [qualche problema sulla nozione di oggettività sembra emergere…]; […] 4) ineluttabilità delle conseguenze [o della valutazione come giudizio divino], anche quando fortemente o definitivamente penalizzanti [il “definitivamente penalizzanti” sembra preludere a qualcosa di ancora più serio delle zombizzazioni e del mobbing auspicato dai consulenti scelti dal precedente direttivo…]

A valle di questi primi profili, è poi da verificare l’opportunità di distinguere due ordini di misure: un ordine primo finalizzato a migliorare la qualità media del sistema; un secondo volto a sperimentare metodi incentivanti lo sviluppo di centri di alta specializzazione e di centri di eccellenza i quali ultimi, all’interno degli Atenei pubblici esistenti e in essi integrati,[Benedetto is back: tutti ricorderanno la famosa intervista di Sergio Benedetto in cui lo stesso si immaginava ministro. Anche il selezionato numero 4 pensa già da ministro prima ancora di essere scelto per fare il valutatore…] siano in grado di fungere da traino per la competizione nazionale, europea e internazionale tra istituzioni universitarie [la fede nella competizione tra atenei].

Segnatamente, è ancora da arare gran parte del terreno della valutazione nelle Scienze Umane e Sociali. Tale terreno era infatti quasi totalmente vergine soltanto pochi anni fa al momento nel quale ha avuto inizio la riforma del nostro sistema. Anche le prassi internazionali erano al riguardo assenti o non sufficienti. [anche se nelle riviste del settore da almeno 25 anni si discute di questi temi…]

Un grande sforzo è stato fatto per creare un sistema di valutazione delle riviste. Tale sistema si sta evolvendo velocemente e si può oggi reputare vicino ad una prima maturazione. [Mentre nel resto del mondo le classifiche di riviste si abbandonano o utilizzano con scetticismo, il nostro selezionato ritiene che in Italia si sia ad una prima maturazione…]

Un elemento dal quale è opportuno muovere nella considerazione dei criteri di valutazione della ricerca nelle Scienze Umane e Sociali è la distinzione tra valutazione in base al luogo editoriale e valutazione sostanziale. La prima è infatti effettuata a mezzo di classificazioni; la seconda tramite peer review. Dunque, le classificazioni possono al più testimoniare di una forma di quantità ponderata [sic] (ovvero filtrata dai meccanismi di selezione propri di riviste e collane) [cioè “ponderato” significa filtrato?], mentre l’esito della peer review – che è tendenzialmente [?] soggettivo – può al più assumere rilievo oggettivo nei grandi numeri (così è nella VQR) [qui siamo alla teologia valutativa. In particolare si tratta del mistero della transustanziazione della peer review: che da tendenzialmente soggettiva diventa oggettiva quando si entra nei grandi numeri. Cioè la peer review di un articolo fatta da un revisore che ha voluto danneggiare il valutato, come tale espressione di “soggettività valutativa”, diventa oggettiva quando ad essa se ne affiancano altre.] o comunque una qualche oggettività ove se ne prospetti la forma c.d. della informed peer review [revisione dei pari ad oggettività limitata].

Fondamentale è perciò l’interferenza, a monte, dell’una sull’altra [incomprensibile, ma siamo dalle parti della teologia, e si deve abbandonare la razionalità – credo quia absurdum]. La peer review fatta su grandi numeri è attendibile. È allora [???] importante la VQR quale indice di qualità dei luoghi editoriali [frase incomprensibile]. Ciò che già è usato 6 [sic] per la classificazione delle riviste ma dovrebbe essere oggetto di analisi anche con riguardo alle altre forme di pubblicazione [davvero così].

Le stesse modalità della peer review richiedono poi una analisi attenta, sulla scorta delle numerose esperienze fin qui maturate (a cominciare dalla VQR 2004/2010), orientata alla precisazione di modelli, semmai differenziati secondo le finalità perseguite dagli specifici processi valutativi, che consentano di circoscrivere l’area di discrezionalità lasciata ai revisori, conferendo così al loro giudizio il maggior possibile grado di riscontrabilità oggettiva [un momento, ma se bastavano i grandi numeri a rendere oggettiva la valutazione, che bisogno c’è ora di circoscrivere la discrezionalità dei valutatori?].

Infine, resta da sviluppare con attenzione il tema degli indici internazionali [cosa sono?…]. Di là dalle polemiche [quali?, dove?] determinate dai caratteri e dalla affidabilità di alcuni tra tali indici [forse che il selezionato intendeva “indici di internazionalizzazione” del tipo di quelli sviluppati in scientometria?] preso atto che alcune aree culturali sono ivi [dove?] quasi totalmente assenti, è evidente che nell’economia di strumenti di valutazione meramente indicativi – quali sono tutti quelli disponibili alle Scienze Umane e Sociali – tali indici possono costituire un elemento di estremo rilievo [sic]. E’ necessario perciò che anche il loro impiego sia adeguatamente incentivato [qui siamo di nuovo nella confusione. Si deve incentivare l’impiego degli indici internazionali da parte di chi, dell’ANVUR? E come si fa a incentivarlo tale impiego? Si danno premi in denaro ai componenti del direttivo? O forse il selezionato voleva dire che si deve incentivare adeguatamente l’internazionalizzazione della ricerca?].

LysenkoSelezionato n. 5 – Fabio Beltram [CV, elaborato]
Cresceremo una nuova razza di umanisti – Lysenko reloaded

The word quantitative must be emphasised since a truly objective, clear, unquestionable mechanism must be established to ensure acceptance by the community under evaluation. [non sequitur, l’accettazione da parte della comunità scientifica di un meccanismo di valutazione ha davvero poco a che vedere con la parola “quantitativo”]

I believe that one must seriously take into account the fact that ANVUR already carried out one full VQR cycle [captatio benevolentiae].

[In the humanities] A new generation must grow in an environment where the very concept of an “objective evaluation of research results” is accepted. [Lysenko in Italy. Una nuova generazione di umanisti deve crescere credendo alla valutazione oggettiva. Versione eugenetica della rottamazione dei baroni umanisti? L’Isola del dottor Moreau?] 

One further service that ANVUR should offer is that of helping institutions to make correct choices on their research staff and faculty [trasformare ANVUR in una agenzia di reclutamento del personale universitario: questa non l’aveva pensata né Mussi né la Gelmini]. At present ANVUR is not providing this type of information [quale tipo di informazione?], but this could be a by-product of VQR activities [ma la VQR non serviva a valutare le strutture? Ma questo dovrebbe deciderlo il ministro, non certo l’agenzia di valutazione] and may [sic] prove extremely important in supporting decision bodies both in academia and EPRs. Elements … should be factored in to provide a coherent frame and compare the performance of individuals [?].

To be continued…

 

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23 Commenti

  1. Scusate, perchè non fate questa analisi del testo anche per i ROARSIANI che hanno partecipato alla selezione?

    Sono sicuro che anche li, come in tutti i testi, si troverebbero frasi ridicole, o che possono facilmente essere ridicolizzate.

    E questo giochino di non mettere il nome del candidati.
    Non si può parlare di caduta di stile, dato che mai c’è stato.

    E voi sareste miei colleghi?

    Aiuto. Voglio scendere!!!

    • I testi sono disponibili, i lettori sono liberissimi di farlo e inserire qui le perle che certo troveranno. Segnalo solo che la lettura critica si è svolta sui “temi” dei selezionati e non sugli oltre 100 candidati.

    • “Scusate, perchè non fate questa analisi del testo anche per i ROARSIANI che hanno partecipato alla selezione? ”
      ___________________
      Gli elaborati dei “roarsiani” sono i primi ad essere stati pubblicati (integralmente) e sottoposti all’analisi dei lettori il 20 luglio scorso:
      https://www.roars.it/esaminati-inauditi-bocciati/
      ===================
      “Sono sicuro che anche li, come in tutti i testi, si troverebbero frasi ridicole”
      ___________________
      Io non sono altrettanto sicuro. Per ora, nessuno dei lettori ne ha segnalate, ma può darsi che qualcuno ne sappia trovare. Attendiamo ansiosi.
      ====================
      “E questo giochino di non mettere il nome del candidati.”
      ____________________
      Che impazienza! Abbiamo scritto: “Per non togliervi il gusto di indovinare gli autori dei temi, abbiamo deciso di non rivelare subito i loro nomi”. Calma, calma, arriveranno anche tutti i nomi.
      ====================
      “E voi sareste miei colleghi? Aiuto. Voglio scendere!!! ”
      ____________________
      Come dare torto a Salasnich? Molto meglio avere come colleghi i protagonisti di “Io speriamo che mi selezionano”.

  2. Land of Confusion Lyrics – Genesis

    “Ahhh. Goody two shoes. Beddy bye boes time again. Good night honey.”
    “Sweet dreams to you.”
    I must have dreamed a thousand dreams,
    been haunted by a million screams,
    but I can hear the marching feet.
    They’re moving into the street.
    Now did you read the news today ?
    they say the danger’s gone away,
    but I can see the fire’s still alight.
    They’re burning into the night.
    There’s too many men, too many people
    making too many problems
    and not much love to go round.
    Can’t you see, this is a land of confusion?
    This is the world we live in
    and these are the hands we’re given.
    Use them and let’s start trying
    to make it a place worth living in.
    Oh Superman, where are you now,
    when everything’s gone wrong somehow ?
    The men of steel, the men of power
    are losing control by the hour!
    This is the time, this is the place,
    so we look for the future,
    but there’s not much love to go around.
    Tell me why this is a land of confusion?
    This is the world we live in
    and these are the hands we’re given.
    Use them and let’s start trying
    to make it a place worth living in.
    I remember long ago –
    When the sun was shining,
    yes and the stars were bright
    all through the night
    and the sound of your laughter,
    as I held you tight.
    So long ago.
    I won’t be coming home tonight.
    My generation will put it right.
    We’re not just making promises,
    that we know, we’ll never keep.
    There’s too many men, too many people
    making too many problems
    and not much love to go round.
    Can’t you see, this is a land of confusion?
    Now this is the world we live in
    and these are the hands we’re given.
    Use them and let’s start trying
    To make it a place worth fighting for.
    This is the world we live in
    and these are the names we’re given.
    Stand up and let’s start showing
    just where our lives are going to.
    “Morning, dear!”
    “Ah! Hey, Nancy, what a terrible dream. I’m parched. Ahh, that’s better! Uh, I could use another one of those.”
    “Ah, that’s one heck of a nurse!”

    https://www.youtube.com/watch?v=1pkVLqSaahk

  3. Bisognerebbe, a mio modo di vedere, evitare troppe sottolineature e commenti: si rischia di rendere antipatica una informazione che è invece fondamentale. Si lascino ai lettori le valutazioni degli elaborati…Inoltre, se c’è un intervento che “pare alla Redazione di Roars ben fatto e del tutto condivisibile”, allora bisogna aggiungere anche quello: un’informazione completa è molto desiderabile e, in questo caso, servirebbe anche a sottolineare alcune cose positive…

    • I lettori trovano tutti gli elaborati “vergini” (senza sottolineature e commenti) qui:
      __________________
      http://anvur.miur.it/index.php/selezionati/elenco
      __________________
      Chi non vuole essere influenzato dai commenti di Roars, può comodamente scaricarseli e fare le sue valutazioni in completa autonomia. L’autore dell’elaborato “ben fatto e del tutto condivisibile” verrà reso noto insieme ai nomi degli altri autori, consentendo pertanto a chiunque di leggerselo e verificare se il nostro giudizio sia appropriato o meno.

  4. Caro Professore, forse non mi sono spiegato bene: i commenti di Roars sono i benvenuti. Solo che, per i miei gusti, calcare troppo la mano con il pennarello blu rischia di non raggiungere lo scopo. Meglio sarebbe stato, a mio modesto parere, dopo ogni elaborato postare un commento, magari mettendo in rilievo anche gli errori di grammatica e di sintassi…
    E’ anche perfettamente legittimo che Roars consideri un elaborato ben fatto, ma perché non pubblicarlo insieme agli altri? Insomma, secondo me molte volte potrebbe essere più efficace un approccio più “distaccato”: potrebbe rendere meglio la misura della distanza…Ma è questione di gusti…

    • Temo che la strada del commento dopo ogni estratto appesantirebbe troppo il post: chi leggerebbe una review per ciascuno dei 14 temi? La modalità scelta (sottolineatura e brevi commenti intercalati) ci è sembrata la più agile per i lettori. A suo tempo, daremo il link diretto al tema “ben fatto” per facilitarne la lettura da parte di chi fosse interessato.

  5. A grande richiesta, analizzo utilizzando le tecniche ROARSiane una piccolissima parte del progetto dei ROARSiani.

    :-)

    “Visione generale”

    [Sigh, visione di che? Di quale Generale si stà parlando?]

    “Il filo conduttore”

    [Argh, ancora con questi richiami alle correnti elettriche
    nonostante siano laureati in lettere vogliono far vedere che sanno anche di Scienza, buffissimo]

    “della analisi proposta”

    [Gulp, quale analisi? Ancora non hanno proposto nulla]

    “e delle tematiche”

    [Uffa, ancora con la parola “tematiche”, ormai la usano solo nelle catacombe]

    “che si ritiene”

    [Chi ritiene? Loro? Noi? L’Universo mondo?]

    “di poter affrontare e approfondire”

    [Argh, vogliono affrontare e approfondire quello che ancora non hanno enunciato]

    “è quello della linearità dei processi”

    [Sic, sono proprio fissati con Berlusconi]

    “e della loro trasparenza”.

    [Stragulp, sono anche fissati con la Carfagna e la Boschi]

    :-)

    • Beh, siamo in pieno spirito “io speriamo che me cavo” solo che questa volta è il commento a rientrare nella categoria. Se per ironizzare sull’elaborato di Paola Galimberti occorre ricorrere a battute di dubbio gusto sulla Boschi e la Carfagna, vuol dire che c’era ben poco a cui appigliarsi.

  6. Ottimo aver indicato il link. Così è stato verificabile che il n.5, che usa l’inglese, è un fisico, direttore o ex-dir. della Normale. Per quanto riguarda i commenti fatti da Roars, non credo riguardino frasi semplicemente ridicole (che comunque andavano evitate), ma frasi alle cui incongruenze di superficie possono corrispondere caratteristiche più insoddisfacenti o più inquietanti, sia di pensiero che linguistiche. Lasciamo da parte la lingua – ma allora non si imputi nemmeno agli studenti italiani di non padroneggiare l’italiano in maniera appropriata. In fondo di chi si sta parlando? Solo di studiosi che devono valutarne altri, e che dunque si presume siano al top, anche linguisticamente. Ma lasciamo stare la lingua.
    Mi ha impressionato il n.5, e non solo per la scelta dell’inglese. Le frasi estrapolate rivelano un pensiero molto solido:

    “The word quantitative must be emphasised since a truly objective, clear, unquestionable mechanism must be established to ensure acceptance by the community under evaluation.” [non sequitur,
    l’accettazione da parte della comunità scientifica di un meccanismo di valutazione ha davvero poco a che vedere con la parola “quantitativo”]

    Non sono d’accordo col commento: “quantitativo” è invece in quel contesto = “obiettivo”, come si vede anche dalla premessa (“… ANVUR must play a very specific role: provide a sound, quantitative basis for this evaluation effort. This is a crucial function that is pivotal to ensure the meaningful implementation of this new approach. In this respect the word quantitative must be emphasised since etc.”

    A questo punto non so più cosa significa “quantitativo”; esso deriva da “quantità” e quindi significa “[relativo a] la proprietà e la condizione per cui un singolo ente o elemento, concreto o astratto, o una massa, possono essere misurati, e quindi la loro grandezza, eventualmente espressa in termini numerici; ecc.” (Treccani). Le cose sono più complicate, perché entrano in gioco anche le espressioni algebriche, ma non vado oltre, non è il mio campo ma esplorare anche in questa direzione sarebbe interessante. Oramai sono sospettosa: cosa significa “misurare” nel nostro caso? Contare le pagine, le parole? O misurare la qualità? La qualità è quantificabile? 1buono+1buono+1 buono=3buoni>2buoni; ma perché x è buono? e se per qualcuno fosse eccellente o mediocre? Aiuto! E ogni quantità è quantificabile? Si parla di quantità in tracce, non quantificabile.
    Applicandolo, però, ai compiti anvureschi col suo senso più ovvio, significherebbe comunque che si dovrebbe valutare “quantità”, caratteristica indiscutibilmente obiettiva e che per tale ragione andrebbe promossa non solo come criterio ma anche come finalità della ricerca (se si vuole valutare quantitativamente si deve produrre quantitativamente). Soprattutto “[In the humanities] A new generation must grow in an environment where the very concept of an “objective [=quantitative] evaluation of research results” is accepted.” Insomma, gli umanisti sono gli scemi della situazione che vanno rieducati. Quanto a Lysenko “nel 1976 morì dimenticato” ma ora verrà resuscitato con i ritrovati nella nuova medicina e biologia, quantitativamente valutata.

    • Sì, l’aspirante Lysenko casareccio è proprio lui, ancora in sella come direttore (perlomeno questo risulta dal sito della Normale), quello cui dava fastidio che da decenni una delle due Classi della suddetta si chiamasse “di Lettere e Filosofia” (perché tenersi quel secondo termine, inquietante e anche un tantino sporco e sconveniente, che rinvia al vertice assoluto del pensiero critico, polemico e almeno virtualmente dis-obbediente, il quale può perfino azzardarsi a formulare la domanda sul senso, e non solo su quello del culto della competizione fra atenei ma anche su quello del vivere per l’ottimizzazione del pil e per il puro potenziamento economico-tecnologico, rimaste le uniche e ultime parole che l’Occidente sia ancora in grado di dire?) e ha provveduto a convertirla in “Classe di Scienze umane” (c’è la parola “scienze”; quindi siamo tutti più sereni, seri e attendibili, che diamine).
      Piuttosto sorprendente che ministra & pupazzo non l’abbiano nominato; ci dovevano evidentemente essere altri più allineati o (molto) più graditi al pd.
      Scrittissimo, anzi matematico, era invece che non nominassero Paolo Rossi, un intelligente non allineato; però, per far vedere che sono tanto aperti e democratici, lo hanno selezionato

    • Poiché tira aria di grande attenzione alla correttezza grammaticale, che d’altronde io per primo tengo nella massima considerazione come merita, segnalo che nel mio commento precedente ho dimenticato un “che” fra “e” e “ha provveduto a convertirla…”

  7. Carissimi,
    a me pare tutto molto strano. I refusi non contano, possono capitare a tutti e non significano niente. Per definizione, i contenuti sono discutibili, e su quelli ognuno si farà la sua opinione.
    Ma non si possono lasciare i pensieri/periodi a metà, senza concluderli, come mi pare capiti nel primo elaborato, ed anche -se pur non lo avete segnalato- nel secondo periodo del terzo: altrimenti, se sono io che mi sbaglio sul punto, chiedo scusa agli ignoti -o, almeno, a me ignoti- autori del primo e terzo “tema”.
    Francamente, è un qualcosa che si riscontra affatto di rado perfino in sede di correzione delle tesi di laurea. E credo che un qualsiasi professore del liceo potrebbe riferire altrettanto, in relazione ai “compiti in classe” di italiano dei propri studenti.
    Quindi, non mi torna. Ci dev’essere un errore.
    Forse, in quei casi, erano originariamente elaborati più lunghi, che poi sono stati in qualche modo (infelice) tagliati, a causa di un “vincolo esterno”, e cioè di uno stringente numero massimo di battute (come mi parrebbe confermato dall’estrema brevità dei testi in questione), inizialmente non considerato dai rispettivi autori.
    Altrimenti, il tutto è troppo strano.
    Mi stranisce, cioè, non tanto che tali elaborati siano stati selezionati, ma proprio che siano stati sottoposti, o comunque redatti, direttamente nella forma qui riportata.
    Sicuramente c’è un errore: verificate!
    Tom Bombadillo

    • Il vincolo per l’elaborato era 18.000 caratteri, spazi inclusi. L’elaborato del Candidato n.1 sembra rimanere al di sotto dei 16.000 caratteri, spazi inclusi: in base a questo esame sommario, non sembra che i pensieri/periodi a metà siano spiegati dal “vincolo esterno”.

  8. Bisogna solo ringraziare Roars: uno dei pochi momenti di informazione e discussione sull’università in questo paese.

    Per il resto, i “temi” sono l’ennesima prova di una colossale pagliacciata. Sottolinearne il periodare sgrammaticato e offensivo per la sintassi stessa della lingua italiana è palese, con o senza sottolineature.

    Altro che “umanisti” restii ad accettare l’oggettività (ah ah) della valutazione!
    In Italia, i professori (di qualsiasi materia) dovrebbero anzitutto imparare a scrivere in lingua italiana.
    E altro che distacco! Quando cominceremo a rifiutare queste umilianti situazioni? Quando cominceremo a farlo collettivamente?

    • Già la lingua italiana.

      “Sottolinearne il periodare sgrammaticato e offensivo per la sintassi stessa della lingua italiana è palese, con o senza sottolineature”.

      E che vorrebbe dire questa frase, di grazia?

      Vorrebbe forse dire che

      “Sottolineare il periodare sgrammaticato è palese”.

      Mah.

    • Nel nostro piccolo ci vergogniamo di quello che succede. Pare davvero che l’Accademia italiana sia destinata all’auto distruzione. Meritata per altro. Ovviamente il problema è per chi verrà.

    • “vergogniamoci per loro”, come intitolava la celebre rubrica sul settimanale “Cuore”

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