ABRAVANEIDE – Atto VI

Abravanel_voto_di_laurea

«All’università … Il voto medio di laurea è 107 su 110 e l’inflazione dei voti è altissima». Da questa premessa Roger Abravanel deduce che «si è perso il valore reale del titolo di studio» e, con qualche non sequitur arriva a proporre «i test Invalsi all’esame di maturità, come prova nazionale in sostituzione di quelli di ingresso di ciascuna università (integrata da colloqui e altre forme di selezione)». Peccato per lui che bastino 10 secondi sul sito di AlmaLaurea per verificare che il voto medio dei laureati italiani non è 107, ma 102. Ma il voto di Abravanel rimane un 110 e lode, tondo tondo. Sí, nel raccontare svarioni.

I link a tutte le puntate dell’Abravaneide, l’epica raccolta degli svarioni di Abravanel:

 


Volete sapere qual  è il voto medio dei laureati italiani e non sapete come fare? A meno che non siate degli analfabeti funzionali, non avrete problemi a seguire le nostre semplici istruzioni. Per prima cosa, fate clic sul seguente link che vi conduce al

Profilo dei laureati curato da AlmaLaurea

Vi apparirà la seguente finestra:

Fate_clic

Adesso basta fare clic sul pulsante VISUALIZZA e, voilà, avete davanti agli occhi il dato che cercavate:

Voto_di_laurea_medioNon è difficile vero? Potreste persino riuscire a rifarlo da soli.

Adesso che avete imparato, siete qualificati (anzi decisamente overqualified, se dobbiamo giudicare dagli articoli di Abravanel e Giavazzi) per farvi ingaggiare come editorialisti del Corriere e diffondere da una tribuna prestigiosa le prime idee che vi passano per la testa  in tema di istruzione e università.

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27 Commenti

  1. Ciao, non ho letto la fonte, ma immagino che il dato si riferisca a “laurea specialistica/magistrale”, dato che selezionandole si ottiene in effetti una media di 107,5. Considerando che la magistrale è la laurea “vera” mi sembra in effetti un po’ allarmante.

    • Bastava che Abravanel scrivesse: il voto medio delle lauree magistrali (che rappresentano meno del 30% del totale) è 107,5, mentre il voto medio delle triennali (che sono più del 55%) è 99,4, mentre quello delle lauree a ciclo unico è 103,7. E pur non condividendo l’idea che le lauree triennali non siano “vere”, mi sembra che quelle a ciclo unico abbiano persino più diritto di quelle magistrali ad essere prese come riferimento (nelle magistrali calcolare la media solo su soli due anni per un insieme di studenti più selezionato di quelli della triennale, non può che alzare i voti).


    • Il trucco è che la media degli esami di profitto si riazzera quando ci si iscrive alla magistrale. E’ chiaro che ci arriva a completare i primi tre anni e continua gli studi è sicuramente ben “allenato” ed ha un metodo di studio consolidato rispetto alla triennale.
      Oltretutto la triennale spesso propone corsi generali e con molti studenti, mentre le magistrali hanno meno studenti (più seguiti) e corsi più specialisti e quindi “accattivanti”. Non mi stupisce quindi che la media di laurea alla magistrale sia più alta del passato, quando i risultati di tutti e quattro/cinque gli anni pesavano in egual modo.

    • Infatti, al netto dell’imprecisione, il dato è preoccupante. Intanto perché effettivamente molto spesso il voto alla magistrale è quello che viene presentato come voto di laurea nei cv, ma sopratutto perché anche 102 è un voto medio altissimo.

    • Da un primo esame dei rapporti AlmaLaurea, i voti medi sembrano abbastanza stabili fin dalle loro prime rilevazioni (circa un decennio fa) e, per quello che sappiamo, potrebbero persino essere stabili da tempi più lunghi. Che la questione delle medie sia qualcosa che debba stare in cima alle preoccupazioni, mi sembra opinabile. Da quando c’è il 3+2 abbiamo osservato un (ovvio) innalzamento dei voti della laurea specialistica e poi magistrale (studenti più selezionati che affrontano esami più specialistici e meno ardui di quelli con cui si scontrano gli immatricolati). È prassi comune guardare anche il voto della triennale che nel frattempo si è invece abbassato (vale 99,4 su 110): pertanto un 110 e lode alla triennale è più arduo da conseguire di un 110 e lode del vecchio ordinamento quinquennale. Insomma, dove è stato introdotto il 3+2 la nostra capacità di discriminare i “top performers” sembra addirittura aumentata. E in ogni caso, un datore di lavoro che non sia totalmente ingenuo svolge dei colloqui prima di assumere le persone. E nel settore pubblico ci sono i concorsi.

    • Parlo per un ambito specifico, ossia quello dell’ingegneria.
      Si sta diffondendo un pericoloso fenomeno per cui si punta a finire alla svelta la triennale, puntando al voto solo alla specialistica. Con ovvie conseguenze sull’apprendimento delle materie di base. Il che genera dei paradossi, ossia degli studenti preparati negli argomenti delle materie specialistiche ma che sono dei giganti dai piedi di argilla, rendendo anche complicata la valutazione della loro preparazione. Un po’ come quella di chi si trova davanti un 110 e lode con 90 alla triennale.
      Il voto dovrebbe rispecchiare in maniera sintetica la preparazione dello studente, così perde questa sua funzione.
      A parte questo, un voto medio di 107 alla specialistica e 102 in generale è davvero troppo elevato (e lo era anche prima, sia chiaro). Forse bisognerebbe vedere al ribasso i voti della specialistica..

  2. ma la magistrale a ciclo unico non è una laurea “vera”? Peraltro, se non vedo male le lauree di primo livello sono circa il doppio di quelle magistrali, che facciamo, non le consideriamo? Il punto qui non è discutere dei voti di laurea, cosa che ovviamente possiamo fare, e che anzi sarebbe ottima cosa fare. Il punto è un uso strumentale e disinvolto dei dati.

    • Luca Salasnich: “Luca 6:41”
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      Il riferimento evangelico è particolarmente appropriato. Abravanel cercava la pagliuzza nell’occhio dei laureati in fisica dell’Università di Padova, etichettandoli come “nerd con la testa tra le nuvole”, perché secondo lui «le aziende guardano con una certa preoccupazione» a questi secchioni troppo teorici, a cui mancherebbero le capacità pratiche per farsi apprezzare dal mondo del lavoro.

      Peccato che Abravanel non vedesse la trave, ovvero il suo travisamento delle statistiche occupazionali di AlmaLaurea, la cui lettura potrebbe essere oggetto di uno di quei test INVALSI che gli piacciono tanto. Infatti, solo il 3,9% dei laureati in fisica a Padova non lavora, ma cerca, mentre secondo la definizione ISTAT, il tasso di occupazione di questi “nerd con la testa tra le nuvole” è un “modesto” 96,1%. (https://www.roars.it/abravanel-e-dagnese-troppi-errori-nel-loro-libro/)


      È del tutto verosimile che anche il più scarso di quei “nerd con la testa tra le nuvole” avrebbe interpretato correttamente la tabella fornita da AlmaLaurea che è risultata così ostica all’editorialista del Corriere (un datore di lavoro di bocca particolarmente buona, evidentemente).
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      Salasnich è si è laureato in Fisica a Padova, dove è anche professore: ammesso che questo spieghi il suo accanimento “evangelico” nei confronti del povero Abravanel, ciò non toglie che quest’ultimo faccia costantemente del suo meglio per prestare il fianco a chi lo giudica tecnicamente inadeguato a svolgere il ruolo di “esperto” sui temi dell’istruzione.

    • Ehm, veramente la citazione del mio santo omonimo (il mio nome in effetti e’ in onore di beato Luca Belludi, padovano) era per dire

      “guardate che anche voi di ROARS fate uso
      disinvolto”.

      Ed infatti…

      ;-)

      Comunque, confermo che dal prossimo anno accademico (2015-2016) a UNIPD parte la laurea magistrale in “ingegneria matematica” che, come ricordato dal confindustiale Abravanel, a POLIMI c’è dal 2001-2002. Tutti i corsi in lingua inglese e docenti bravissimi (in particolare quello che insegna Advanced Quantum Mechanics).

  3. Interessante strumento. La media “globale” nel 2004 era di 103, nel 2005 102.9, ecc… a me sembra che il trend sia a diminuire, altro che…anche quello dei “magistrali” mi sembra a calare.
    Qualcuno mi spiega perchè i laureati aumentano di anno in anno?!

    • Perché è un sistema con ritardo. Ci vogliono alcuni anni prima che il calo degli immatricolati produca anche il calo del numero di neolaureati per anno.

  4. I kezzengeristi ci sono dappertutto. Non è ben chiaro a chi la pratica, dalla divulgazione cosiddetta scientifica a quella giornalistica e a quella usata in politica, cosa significa e come si fa presentare cose complesse in maniera semplice ma veritiera. O se lo sa, opta comunque per la scorciatoia: luoghi comuni diffusi conditi di sensazionalismo a buon mercato.
    Ottimo ultimo esempio di kezzengerismo la lunga puntata sulla Sardegna del 27 luglio di cui qui abbiamo discusso un po’, tra una calura e l’altra.
    Il signore in questione (mi riferisco ad entrambi) ha sentito qualcosa, ha preso qualche dato (magari vero), l’ha decontestualizzato, non ha indicato la fonte, non ci ha ragionato su, non si è confrontato con altre opinioni. Così si fa.
    Difficile da confutare perché per metà è vero.
    Smontare è infatti un lavoro serio e duro ma che arriva in ritardo, dopo che il kezzengerismo ha già attecchito sotto forma di luogo comune rinnovato.

  5. Sono tre cose:

    distruggere il valore del titolo di studio (si farebbe evidentemente operare da un chirurgo che non ha mai frequentato Medicina)

    l’odio per la tradizione umanistica (ama i test a crocette e i giovani che si esprimono smozzicando le parole)

    la convinzione che in Italia il sistema scolastico-universitario non valga niente (ma bisogna osservare che da quando si seguono le neoricette propinate da questi gruppi di pressione vale sempre meno).

    • Se si considera che Abravanel si è laureato in ingegneria in un’università considerata buona (il Politecnico di Milano) ma non riesce a interpretare correttamente le tabelle di AlmaLaurea, qualche preoccupazione sul valore delle nostre università è legittima. Ma anche sul valore di McKinsey, vista la sua carriera in quella società di consulenza. Forse bisogna smettere di guardare alle etichette e giudicare le persone per quello che dimostrano di valere.

  6. Qualcuno gentilmente saprebbe dirmi la media della commericale bocconi? A me risulta altissisma, sia di laurea che di voto esami. Il fatto è giustificabile sulla base della grande attenzione che viene data agli studenti. Vi risulta? Nicolao meraviglia ??!!

  7. Il numero dei laureati diminuirà insieme alla qualità della loro preparazione perché questo è l’intento politico programmato e votato in clima estivo da 280 persone guidate dal detersivo rosso della ministra.
    Alle superiori l’alternanza scuola-lavoro impedirà lo svolgimento completo dei programmi scolastici, trasformando la scuola in un campo di addestramento per minorenni; alla triennale gli studenti (i pochi che arriveranno) vengono incentivati a una fretta forsennata: studiano male, con medie bassissime. Alla specialistica rimarranno veramente in pochi, con una preparazione di base che sarà la metà di una volta.
    Per il nostro paese queste riforme sono state l’equivalente di una guerra silenziosa, con lo stesso livello di danni (intellettuali).
    Nessuno ha avuto granché da ridire.

  8. Lilli@ grazie della risposta. Mi chiedo allora che se questi dati non esistono (o meglio non sono raggiungibili)..come faccia tutta la stampa di regime ad attribuire alla commerciale milanese meriti e graduatorie…boh Nicolao meravigliao, perdonami del disturbo, ma avresti qualche suggerimento?

    • Ho solo dati “vecchi” relativi a quando la laurea era quadriennale. In un articolo del 2010, (http://dspace.mit.edu/openaccess-disseminate/1721.1/75035) Garibaldi et al. dichiarano (inizio Section 4) che i fuori corso alla Bocconi sono circa il 30% e pubblicano questa tabella:


      Se interpreto correttamente (è fondamentale ipotizzare che chi non è definito “fuori corso” rientri nella categoria “in time”), il 57,76% degli studenti in corso e il 23,67% dei fuori corso si laureavano con lode. Sembrerebbe pertanto che per gli studenti immatricolati prima del 2000, la probabilità di laurearsi con lode fosse
      0,7 x 0,5776 + 0,3 x 0,2367 = 0,47533
      che corrisponde al 47,53%.

  9. «il professor Fortis» come componente del Cda indicato dal Tesoro. Marco Fortis è docente di Economia industriale all’Università Cattolica e tra i consiglieri economici del presidente del Consiglio. Il cda della Rai nominato. C’è anche un professore, università privata la Cattolica..ma noi della università pubblica siamo appestati?
    Possibile?!!! Quasi milla anni di storia di ricerca e di cultura buttati alle ortiche.
    St.UPP (State University Professor Pride)
    :) :)

  10. Anche io penso che incentivare gli studenti della triennale ad una fretta forsennata sia molto male.

    L’idea di “sapere subito un po’ di tutto, anche se in modo approssimativo” sta imperversando.

    Gli studenti spesso si lamentano con frasi del tipo:

    “queste cose le abbiamo già viste”.

    Ad esempio, aver già visto l’equazione di Schrodinger per un sistema a molte particelle non vuol dire aver capito come risolverla in casi concreti. Spesso è tramite le applicazioni che si capisce in profondità il significato di una equazione, e le connessioni di questa con altre equazioni.

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