Molti documenti arrotondati, limati e temperati sono stati scritti e sottoscritti in questi anni, documenti che hanno raccolto consensi ampi, talvolta anche virtualmente unanimi. Il loro effetto è stato nullo: tutto ciò contro cui protestavano è andato avanti con ritmo stabile, senza deviazioni, al limite col solo disturbo di dover produrre un po’ di rassicurazioni di maniera. Questa volta l’idea è stata in partenza un po’ diversa. Disintossichiamoci. Sapere per il futuro nasce con l’intenzione preliminare di evitare autocensure strategiche, il più delle volte presuntamente strategiche: calcolate moderazioni, che passano per avere il pregio di non esser “divisive” ma che di fatto non hanno altro risultato che confondere le posizioni di partenza. Piuttosto, si è cercato di verificare l’esistenza di una base fortemente coesa su una scelta di campo che non lasciasse spazio ad ambiguità, e si ritrovasse invece sulla necessità – come dice il documento – “di discriminare, di distinguere quello che non si può tenere insieme: condivisione ed eccellenza, libertà di ricerca e neovalutazione, formazione di livello e rapida fornitura di forza lavoro a basso costo, accesso libero al sapere e monopoli del mercato”. La volontà non è stata quella di convincere chi non è convinto, di trascinare chi è incerto, ma piuttosto di raccogliere insieme persone sufficientemente persuase del carattere tossico delle politiche dell’istruzione e della conoscenza degli ultimi decenni da potersi impegnare con determinazione per un loro radicale ripensamento. L’adesione ricevuta su questa strada è molto incoraggiante: avevamo posto una soglia simbolica di cento adesioni e ora oltre duecento firme di docenti universitari e ricercatori accompagnano questa dichiarazione nella sua prima uscita pubblica. Segno di un disagio che aveva bisogno di trovare voce, ma ancora di più forse bisogno di spezzare automatismi che impedivano di prendere parola: spezzare anzitutto la relazione fallace tra i mali della vecchia università e le attuali politiche dell’università e dell’istruzione, diffuse ben oltre la dimensione nazionale, anzi provenienti da esterne istanze di uniformazione a un nuovo modello di governo che si ritrova in tutte le politiche pubbliche. Oltre la “modernizzazione” di questi anni, quella che Badiou chiama “la forma servile del possibile”, invitiamo chi si riconosce in questa analisi della condizione presente a sottoscrivere il documento e a collaborare attivamente alle iniziative che metteremo in campo, anche in raccordo con altri movimenti europei.
- Documento: Disintossichiamoci – Sapere per il futuro
- Per adesioni: sapereperilfuturo@gmail.com, specificando l’istituzione di appartenenza.
Con l’adesione si autorizza la pubblicazione del proprio nominativo e la conservazione del dato allo scopo esclusivo di documentare l’adesione stessa, a meno che il firmatario non domandi esplicitamente di mantenere il suo nome riservato. È possibile richiedere in qualsiasi momento la cancellazione dei propri dati tramite un messaggio e-mail all’indirizzo redazione.roars@gmail.com
NdR Tra i più di 900 primi firmatari: Alberto Abruzzese, Alessandro Barbero, Marco Belpoliti, Giuseppe Cacciatore, Alessandro Dal Lago, Juan Carlos de Martin, Donatella Di Cesare, Luca Illetterati, Claudio La Rocca, Valerio Magrelli, Eugenio Mazzarella, Tomaso Montanari, Marco Revelli, Antonella Riem.
Ad oggi (31 marzo 2020) l’appello ha superato le 1.400 firme.
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Disintossichiamoci – Sapere per il futuro
“Economics are the methods. The object is to change the soul”. Riferita alle politiche della conoscenza, istruzione e ricerca (ma non soltanto), questa formula di Margaret Thatcher ben riassume il processo che ha contraddistinto gli ultimi decenni.
Il metodo economico, la penuria come condizione normale, al limite o al di sotto del limite della sopravvivenza, è visibile a tutti. Anche ben visibile, insieme a quello finanziario, è lo strangolamento burocratico. Meno visibile l’obiettivo. Il cambiamento degli animi è così profondo che non ci accorgiamo nemmeno più della distruzione compiutasi intorno e attraverso di noi: il paradosso della fine – nella “società della conoscenza” – di un mondo dedicato alle cose della conoscenza. Anche l’udito si è assuefatto a una programmatica devastazione linguistica, dove un impoverito gergo tecnico-gestionale e burocratico reitera espressioni dalla precisa valenza operativa, che però sembra essere difficile cogliere: miglioramento della qualità, eccellenza, competenza, trasparenza, prodotti della ricerca, erogazione della didattica… E autonomia, ovvero – per riprendere le parole di Thomas Piketty – l’impostura che ha avviato il processo di distruzione del modello europeo di università. Una distruzione che ha assunto come pretesto retorico alcuni mali – reali e no – della vecchia università, ma naturalmente senza porvi rimedio, perché non questo ma altro era il suo obbiettivo.
A trenta anni appunto dall’introduzione dell’autonomia, a venti dal processo di Bologna, a dieci dalla “Legge Gelmini”, la letteratura critica su questa distruzione è sconfinata. Ricerca e insegnamento – è un fatto, eppure sembra un tabù esplicitarlo – da tempo non sono più liberi. Sottoposta a una insensata pressione che incalza a “produrre” ogni anno di più, a ogni giro (da noi VQR, ASN ecc) di più, la ricerca è in preda a una vera e propria bolla di titoli, che trasforma sempre più il già esiziale publish or perish in un rubbish or perish. Nello stesso tempo, è continua la pressione ad “erogare” una formazione interamente modellata sulle richieste del mondo produttivo. La modernizzazione che ha programmaticamente strappato l’università via da ogni “torre di avorio” – facendone “responsive”, “service university” – ha significato non altro che la via, la “terza via”, verso il mondo degli interessi privati. Svuotate del loro valore, istruzione e ricerca sono valutate, vale a dire “valorizzate” tramite il mercato e il quasi-mercato della valutazione, che, nella sua migliore veste istituzionale, non serve ad altro che «a favorire (…) l’effetto di controllo sociale e di sviluppo di positive logiche di mercato» (CRUI 2001).
Proprio grazie all’imporsi di queste logiche di mercato, la libertà di ricerca e di insegnamento – sebbene tutelata dall’art. 33 della Costituzione – è ridotta oramai a libertà di impresa. Il modello al quale le è richiesto sottomettersi è un regime di produzione di conoscenze utili (utili anzitutto a incrementare il profitto privato), che comanda modi tempi e luoghi di questa produzione, secondo un management autoritario che arriva ad espropriare ricercatori e studiosi della loro stessa facoltà di giudizio, ora assoggettata a criteri privi di interna giustificazione contrabbandati per oggettivi. Si tratta di numeri e misure che di scientifico, lo sanno tutti, non hanno nulla e nulla garantiscono in termini di valore e qualità della conoscenza. Predefinire percentuali di eccellenza e di inaccettabilità, dividere con mediane o prescrivere soglie, ordinare in classifiche, ripartire in rating le riviste, tutto questo, insieme alle più vessatorie pratiche di controllo sotto forma di certificazioni, accreditamenti, rendicontazioni, riesami, revisioni ecc., ha un’unica funzione: la messa in concorrenza forzata di individui gruppi o istituzioni all’interno dell’unica realtà cui oggi si attribuisce titolo per stabilire valori, ossia il mercato, in questo caso il mercato globale dell’istruzione e della ricerca, che è un’invenzione del tutto recente.
Là dove infatti tradizionalmente i mercati non esistevano (istruzione e ricerca, ma anche sanità, sicurezza e così via), l’imperativo è stato quello di crearli o di simularne l’esistenza. La logica del mercato concorrenziale si è imposta come vero e proprio comando etico, opporsi al quale ha comportato, per i pochi che vi hanno provato, doversi difendere da accuse di inefficienza, irresponsabilità, spreco di danaro pubblico, difesa di privilegi corporativi e di casta. Tutt’altro che il trionfo del laissez faire: un “evaluative State” poliziesco ha operato affinché questa logica venisse interiorizzata nelle normali pratiche di studio e ricerca, operando una vera e propria deprofessionalizzazione, che ha trasformato studiosi impegnati nella loro ricerca in entrepreneurial researcher conformi ai diktat della corporate university. A gratificarli una precarietà economica ed esistenziale che va sotto il nome di eccellenza, la cornice oggi funzionale a un “darwinismo concorrenziale” esplicitamente teorizzato e, anche grazie alla copertura morale offerta dall’ideologia del merito, reso forzatamente normalità.
Sono in molti ormai a ritenere che questo modello di gestione della conoscenza sia tossico e insostenibile a lungo termine. I dispositivi di misurazione delle performance e valutazione premiale convertono la ricerca scientifica (il chiedere per sapere) nella ricerca di vantaggi competitivi (il chiedere per ottenere), giungendo a mettere a rischio il senso e il ruolo del sapere per la società. Sempre più spesso oggi si scrive e si fa ricerca per raggiungere una soglia di produttività piuttosto che per aggiungere una conoscenza all’umanità: “mai prima nella storia dell’umanità tanti hanno scritto così tanto pur avendo così poco da dire a così pochi” (Alvesson et al., 2017). In questo modo la ricerca si condanna fatalmente all’irrilevanza, dissipando il riconoscimento sociale di cui finora ha goduto e generando una profonda crisi di fiducia. È giunto il momento di un cambiamento radicale, se si vuole scongiurare l’implosione del sistema della conoscenza nel suo complesso. La burocratizzazione della ricerca e la managerializzazione dell’istruzione superiore rischiano di diventare la Chernobyl del nostro modello di organizzazione sociale.
Quel che serve oggi è quindi riaffermare i principi che stanno a tutela del diritto di tutta la società ad avere un sapere, un insegnamento, una ricerca liberi – a tutela, cioè, del tessuto stesso di cui è fatta una democrazia – e per questo a tutela di chi si dedica alla conoscenza. Serve una scelta di campo, capace di rammagliare dal basso quello che resiste come forza critica, capacità di discriminare, distinguere quello che non si può tenere insieme: condivisione ed eccellenza, libertà di ricerca e neovalutazione, formazione di livello e rapida fornitura di forza lavoro a basso costo, accesso libero al sapere e monopoli del mercato.
In questa direzione si delineano alcune tappe.
La prima è una verifica dell’effettiva sussistenza e consistenza di questo campo. Un progetto non può avanzare se non si raggiunge una massa minima di persone disposte ad impegnarvisi.
Se c’è un’adeguata adesione preliminare – diciamo in termini simbolici 100 persone per partire – organizziamo un incontro a breve per ragionare su politiche radicalmente alternative in fatto di valutazione, tempi e forme della produzione del sapere, reclutamento e organizzazione.
In prospettiva, realizziamo a giugno un’iniziativa in concomitanza con la prossima conferenza ministeriale del processo di Bologna, che quest’anno si tiene a Roma, per avanzare con forza – in raccordo con altri movimenti europei di ricercatori e studiosi (già sussistono contatti in questo senso) – un ripensamento delle politiche della conoscenza.
Valeria Pinto
Davide Borrelli
Maria Chiara Pievatolo
Federico Bertoni
per adesioni: sapereperilfuturo@gmail.com, specificando l’istituzione di appartenenza
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“DISINTOSSICHIAMOCI – SAPERE PER IL FUTURO”
Docenti e ricercatori, di ruolo e non di ruolo
Valeria Pinto (Università di Napoli Federico II), Davide Borrelli (Università di Napoli Suor Orsola Benincasa), Maria Chiara Pievatolo (Università di Pisa), Federico Bertoni (Università di Bologna)
Andrea F. Abate (Università di Salerno), Emanuela Abbatecola (Università di Genova), Elisabetta Abignente (Università di Napoli Federico II), V. Michele Abrusci (Università Di Roma Tre), Alberto Abruzzese (IULM Milano), Stefania Achella (Università di Chieti-Pescara G. D’Annunzio), Sergia Adamo (Università di Trieste), Chiara Agnello (Università di Palermo), Giovanni Agosta (Politecnico di Milano), Umberto Aguglia (Università di Catanzaro Magna Graecia), Stefano Aguzzoli (Università di Milano Statale), Mariagrazia Alabrese (Scuola Superiore Sant’Anna Pisa), Gianluca Albergoni (Università di Pavia), Silvia Albertazzi (Università di Bologna), Giancarlo Alfano (Università di Napoli Federico II), Alessandra Algostino (Università di Torino), Cristiano Aliberti (Università di Roma Tre), Claudio Alimenti (Università di Camerino), Nunzio Allocca (Sapienza Università di Roma), Leonardo Altieri (Università di Bologna), Pierandrea Amato (Università di Messina), Stefano Amendola (Università di Salerno), Giso Amendola (Università di Salerno), Carla Maria Amici (Università del Salento), Roberto Amici (Università di Bologna), Ornella Amore (Università del Sannio), Luca Andena (Politecnico di Milano), Vincenzo Ansanelli (Università di Genova), Raffaella Antinucci (Università di Napoli Parthenope), Giovanni Antonini (Università Roma Tre), Marco Antoniotti (Università di Milano Bicocca), Silvia Antosa (Università di Enna Kore), Adriano Ardovino (Università G. D’Annunzio Chieti-Pescara), Alessandro Arienzo (Università di Napoli Federico II), Viviana Asara (Vienna University of Economics and Business), Giuseppe Attardi (Università di Pisa), Giovanni Attili (Sapienza Università di Roma), Anna Avallone (Università della Basilicata), Fabrizio Avella (Università degli Studi di Palermo), Stefano G. Azzarà (Università di Urbino Carlo Bo), Gabriele Azzaro (Università di Bologna), Alberto Baccini (Università di Siena), Michela Baccini (Università di Firenze), Francesco Bachis (Università di Cagliari), Giovanni Baffetti (Università di Bologna), Giancarlo Baffo (Università di Siena), Roberto Bagnara (Università di Parma), Raffaella Baldelli (Università di Bologna), Luca Baldissara (Università di Pisa), Daniele Balicco (Università di Roma Tre), Edoardo Balletta (Università di Bologna), Luca Bani (Università di Bergamo), Claudia Baracchi (Università di Milano-Bicocca), Alice Baradello (Università di Messina), Alessandro Barbero (Università del Piemonte Orientale), Nicola Barbuti (Università di Bari Aldo Moro), Paolo Barcella (Università di Bergamo), Andrea Barenghi (Università del Molise), Grazia Basile (Università di Salerno), Luca Basso (Università di Padova), Roberto Battistutta (Università di Padova), Vincenzo Bavaro (Università di Napoli l’Orientale), Michele Beccu (Università Roma Tre), Alessandro Bellassai (Università di Bologna), Nicola Bellini (Scuola Superiore Sant’Anna Pisa), Paolo Bellini (Università dell’Insubria), Riccardo Bellofiore (Università di Bergamo), Marco Belpoliti (Università di Bergamo), Fabio Benzi (Università G.d’Annunzio Chieti Pescara), Iacopo Bernetti (Università di Firenze), Lorenzo Bernini (Università di Verona), Gabriele Bersani Berselli (Università di Bologna), Monica Berté (Università G. d’Annunzio di Chieti-Pescara), Anna Emilia Berti (Università di Padova), Paolo Bertoletti (Università di Milano Bicocca), Lucia Bertolini (Università telematica eCampus), Chiara Bertone (Università del Piemonte Orientale), Clotilde Bertoni (Università di Palermo), Simona Bertoni (Università di Parma), Marco Bertozzi (Università Iuav di Venezia), Saverio Bettuzzi (Università di Parma), Emiliano Bevilacqua (Università del Salento), Piero Bevilacqua (Sapienza Università di Roma), Marina Bianchi (Università di Bergamo), Giovanni Bianchi (Università di Padova), Bruno Bianco (Università di Genova), Maria Luisa Bianco (Università del Piemonte Orientale), Antonio Bibbò (Università di Trento), Marco Binotto (Sapienza Università di Roma), Adriano Birolo (Università di Padova), Barbara Biscotti (Università di Milano Bicocca), Alberto G. Biuso (Università di Catania), Nicola Boccella (Sapienza Università di Roma), Gianluca Bocchi (Università di Bergamo), Anna Boccuti (Università di Torino), Mario A. Bochicchio (Università del Salento), Paolo Bolzern (Politecnico di Milano), Massimo Bonafin (Università di Genova), Olivia Bonardi (Università di Milano Statale), Luca Bonardi (Università di Milano Statale), Antonio Bonatesta (Università del Salento), Alessandra Bonazzi (Università di Bologna), Filippo Bonchi (Università di Pisa), Maddalena Bonelli (Università di Bergamo), Marco V. Boniardi (Politecnico Di Milano), Giuseppe Bonifacino (Università degli Studi di Bari), Massimo Bonifazio (Università di Torino), Ferruccio Bonino (Università di Pisa), Pier Giorgio Borbone (Università di Pisa), Yuri Borgianni (Libera Università di Bolzano), Nico Bortoletto (Università di Teramo), Stefano Bory (Università di Napoli Federico II, Cristina Bosco (Università di Torino), Daniela Bostrenghi (Università di Urbino), Elena Bougleux (Università di Bergamo), Claudio Braccesi (Università di Perugia), Gianni Braghieri (Università di Bologna), Adone Brandalise (Università di Padova), Sergio Brasini (Università di Bologna), Andrea Brazzoduro (Università di Venezia Ca’ Foscari), Gianvito Brindisi (Università della Campania L. Vanvitelli), Cristiano Broccias (Università di Genova), Daniela Brogi (Università per stranieri di Siena), Alberto Brucato (Università di Palermo), Lorenzo Bruni (Università di Perugia), Ugo Bruschi (Università di Bologna), Davide Bubbico (Università di Salerno), Alessandro Bufalini (Università della Tuscia), Fiorella Bulegato (Università Iuav di Venezia), Massimo Bulgarelli (Università di Venezia Iuav), Gian-Luigi Bulsei (Università del Piemonte Orientale), Enrico Buono (Università della Campania L. Vanvitelli), Carmelo Buscema (Università della Calabria), Camilla Buzzacchi (Università Milano Bicocca), Maria Agostina Cabiddu (Politecnico di Milano), Ermenegildo Caccese (Università della Basilicata), Fortunato Maria Cacciatore (Università della Calabria), Giuseppe Cacciatore (Università di Napoli Federico II), Alfredo Caggianelli (Università di Bari), Roberto Cagliero (Università di Verona), Silvia Calamai (Università di Siena), Emilia Calaresu (Università di Modena e Reggio Emilia), Gian Paolo Califano (Università della Campania L. Vanvitelli), Roberta Calvano (UNITELMA Sapienza), Arturo Calzona (Università di Parma), Franco Cambi (Università di Siena), Maria Vita Cambria (Università di Messina), Francesco Campana (Università di Padova), Giovanna Campani (Università di Firenze), Giuseppe Campesi (Università di Bari Aldo Moro), Elisabetta Camussi (Università di Milano Bicocca), Rita Canella (Università di Ferrara), Luigi Canetti (Università di Bologna), Andrea Cannas (Università di Cagliari), Maddalena Cannito (Università di Torino), Antonio Cantaro (Università di Urbino Carlo Bo), Flavia Cantatore (Sapienza Università di Roma), Bruno Canuto (Conicet, Universidad de San Martin, Argentina), Carlo Capello (Università di Torino), Giovanna Capitelli (Università Roma Tre), Riccardo Capoferro (Sapienza Università di Roma), Andrea Capotorti (Università di Perugia), Claudio Capozzi (Università di Roma Tor Vergata), Rossella Capozzi (Università di Bologna), Stefano Capparelli (Sapienza Università di Roma), Guido Maria Cappelli (Università di Napoli l’Orientale), Melina Cappelli (Università di Napoli Federico II), Paolo Capuano (Università di Salerno), Maria Teresa Paola Caputi Iambrenghi (Università di Bari Aldo Moro), Annalisa Caputo (Università di Bari A. Moro), Patrizia Caraffi (Università di Bologna), Vincenzo Carbone (Università Roma Tre), Nicola Cardinale (Università della Basilicata – Matera), Marta Cariello (Università della Campania L. Vanvitelli), Gennaro Carillo (Università di Napoli Suor Orsola Benincasa), Claudia Carmina (Università di Palermo), Diego Carnevale (Università di Napoli Federico II), Silvana Carotenuto (Università di Napoli l’Orientale), Brunella Casalini (Universita di Firenze), Leonardo Casalino (Università Grenoble Alpes), Maurizio Casarin (Università di Padova), Rino Casella (Università di Pisa), Lorenzo Casini (Università di Messina), Roberto Caso (Università di Trento), Cristina Cassina (Università di Pisa), Luisa Castagnoli (Università di Roma Tor Vergata), Bruno Catalanotti (Università degli Studi di Napoli Federico II), Maria Teresa Catena (Università di Napoli Federico II), Carmine Catenacci (Università G. d’Annunzio Chieti-Pescara), Laura Cavazzini (Università di Trento), Mariacristina Cavecchi (Università di Milano Statale), Eugenio Caverzasi (Università dell’Insubria), Luigi Cazzato (Università di Bari A. Moro), Domenico Cecere (Università di Napoli Federico II), Marco Celentano (Università di Cassino e del Lazio Meridionale), Carlo Cellamare (Sapienza Università di Roma), Laura Cerasi (Università di Venezia Ca’ Foscari), Andrea Cerroni (Università di Milano-Bicocca), Domenico Cersosimo (Università della Calabria), Mauro Ceruti (IULM Milano), Alessia Cervini (Università di Palermo), Renato Chemello (Università di Palermo), Lucio Chiappetti (Istituto Nazionale di Astrofisica – IASF Milano), Cristina Chiavari (Università di Bologna), Gaetano Chiurazzi (Università di Torino), Paolo Ciampolini (Università di Parma), Alessandra Ciattini (Sapienza Università di Roma), Angelo Cicatello (Università di Palermo), Daniela Ciccolella (CNR-ISMed), Nicola Ciccoli (Università di Perugia), Vincenzo Cicero (Università di Messina), Marco Cilento (Sapienza Università di Roma), Felice Cimatti (Università della Calabria), Bianca Ciminelli (Università di Roma Tor Vergata), Salvatore Cingari (Università per stranieri di Perugia), Fabio Ciotti (Università di Roma Tor Vergata), Rosalba Ciranni (Università di Pisa), Letizia Cirillo (Università di Siena), Enrico Ciulli (Università di Pisa), Alida Clemente (Università di Foggia), Marco Clementi (Università della Calabria), Giulio Codognato (Università di Udine), Gemma Colesanti (ISEM-CNR), Bianca Colonna (Sapienza Università di Roma), Stefania Consigliere (Università di Genova), Alberta Contarello (Università di Padova), Silva Contarini (Università di Udine), Mino Conte (Università di Padova), Gianluigi Coppola (Università di Salerno), Maurizio Corbella (Università di Milano Statale), Giovanni Corbellini (Politecnico di Torino), Valerio Cordiner (Sapienza Università di Roma), Alberto Corigliano (Politecnico di Milano), Cleto Corposanto (Università di Catanzaro Magna Graecia), Pietro Corrao (Università di Palermo), Marcella Corsi (Sapienza Università di Roma), Cristiano Corsini (Università Roma Tre), Salvatore Cosentino (Università di Bologna), Massimo Costa (Università degli studi di Palermo), Dino Costa (Università di Messina), Stefania Costantini (Università de L’Aquila), Daniele Costanzo (Politecnico di Torino), Giovanna Covi (Università di Trento), Luca Cozzolino (Università di Napoli Parthenope), Stefano Cristante (Università del Salento), Carlo Cristiano (Università di Pisa), Maria Cristina Bartolomei (Università di Milano Statale), Enrico Cuccodoro (Università del Salento), Gaetano Curzi (Università di Chieti-Pescara), Domenico Antonio Cusato (Università di Catania), Nicola Cusumano (Università di Palermo), Giovanni Cutolo (Università di Napoli Federico II), Sergio D’Addato (Università di Modena e Reggio Emilia), Paola D’Alconzo (Università di Napoli Federico II), Laura D’Alfonso (Università di Milano Bicocca), Mauro D’Onofrio (Università di Padova), Paolo D’Achille (Università Roma Tre), Salvatore D’Acunto (Università della Campania L. Vanvitelli), Federico D’Agata (Università di Torino), Gabriella D’Agostino (Università di Palermo), Alessandro Dal Lago (Università di Genova), Andrea Dall’Aglio (Sapienza Università di Roma), Monica Dall’Asta (Università di Bologna), Elisabetta Dall’Ò (Università di Torino), Davide Dalmas (Università di Torino), Alessandro Dama (Politecnico di Milano), Fabio D’Andrea (Università di Perugia), Daniela Danna (Università del Salento), Marco D’Anna (Università di Catania), Michele Dantini (Università per Stranieri di Perugia), Luca Daris (Università dell’Insubria), Anna Dascenzio (Università di Napoli Suor Orsola Benincasa), Maurizio D’Auria (Università della Basilicata), Fabrizio Davì (Università Politecnica delle Marche), Nancy De Benedetto (Università di Bari Aldo Moro), Davide De Caro (Università di Napoli Federico II), Massimo De Carolis (Università di Salerno), Emanuela De Cecco (Università di Bolzano), Ernesto De Cristofaro (Università di Catania), Francesco De Cristofaro (Università di Napoli Federico II), Amedeo De Dominicis (Università della Tuscia), Claudio De Fiores (Università della Campania L. Vanvitelli) , Alessio De Francesco (CNR), Roberto De Gaetano (Università della Calabria), Giovanni De Gasperis (Università dell’Aquila), Giovanna De Luca (Università di Messina), Fernanda De Maio (Università Iuav di Venezia), Juan Carlos de Martin (Politecnico di Torino), Fabio De Nardis (Università del Salento), Giuseppe De Nicolao (Università di Pavia), Ernesto De Nito (Università di Salerno), Andrea De Petris (Università di Benevento Giustino Fortunato), Elisa De Roberto (Università di Roma Tre), Barbara De Rosa (Università di Napoli Federico II), Rosanna De Rosa (Università di Napoli Federico II), Giulia De Rosi (Universitat Politècnica de Catalunya – Barcelona), Alessandra De Rossi (Università di Torino), Giovanni De Santis (Università G. d’Annunzio Chieti-Pescara), Valeria De Santis (Università di Napoli Parthenope), Pasquale De Sena (Università Cattolica – Milano), Monica de Simone (CNR-IOM), Gianmaria De Tommasi (Università di Napoli Federico II), Stefania De Vido (Università Ca’ Foscari Venezia), Pietro Deandrea (Università di Torino), Lidia Decandia (Università di Sassari), Pierpaolo Degano (Università di Pisa), Paola Degni (Università di Bologna), Cristina Del Biaggio (Université Grenoble-Alpes), Gianni Del Panta (Università di Siena), Antonella Del Prete (Università della Tuscia), Costanza D’Elia (Università di Cassino), Carmen Dell’Aversano (Università di Pisa), Gabriele Della Morte (Università Cattolica Milano), Michele Della Morte (Università del Molise), Federico Della Valle (Università di Siena), Roberto Dell’Acqua (Università di Padova), Lelio Demichelis (Università dell’Insubria), Valeria Deplano (Università di Cagliari), Giovanni Destro Bisol (Sapienza Università di Roma), Donatella Di Cesare (Sapienza Università di Roma), Matteo Di Gesù (Università di Palermo), Carlo Di Giovine (Università della Basilicata), Antonio Di Majo (Università di Roma Tre), Paola Di Mauro (Università di Messina), Mauro Di Meglio (Università di Napoli l’Orientale), Enzo Di Nuoscio (Università del Molise), Rosita Di Peri (Università di Torino), Eugenio Di Rienzo (Sapienza Università di Roma), Emilia Di Rocco (Sapienza Università di Roma), Giovanni Di Stefano (Università di Palermo), Cristiano Diddi (Università di Salerno), Guerino D’Ignazio (Università della Calabri, Patrizio Dimitri (Sapienza Università di Roma), Vittorio Dini (Università di Salerno), Paola Dominici (Università di Verona), Paolo Donadio (Università di Napoli Federico II), Marco Dondero (Università di Macerata), Maria Grazia Dongu (Università di Cagliari), Raffaele Donnarumma (Università di Pisa), Romolo Donzelli (Università di Macerata), Angelo d’Orsi (Università di Torino), Edoardo Dotto (Università di Catania), Riccardo Dulmin (Università di Pisa), Nicola Durante (Università di Napoli Federico II), Stefano Ercolino (Università di Venezia Ca’ Foscari), Roberto Esposito (Università di Torino), Manlio Fadda (Università di Sassari), Ubaldo Fadini (Università di Firenze), Francesco Faeta (Università di Messina), Gabriella Falcicchio (Università di Bari Aldo Moro), Laura Fanti (Sapienza Università di Roma), Angelo Farina (Università di Parma), Romeo Farinella (Università di Ferrara), Giuseppe Favretto (Università di Verona), Ida Fazio (Università di Palermo), Mauro Federico (Università di Messina), Damiano Felini (Università di Parma), Chiara Fenoglio (Università di Torino), Vincenza Ferrara (Sapienza Università di Roma), Alfredo Ferrarin (Università di Pisa), Stefania Ferraro (Università di Napoli Suor Orsola Benincasa), Valeria Ferretti (Università di Ferrara), Francesco Ferretti (Università di Bologna), Massimo Ferretti (Scuola Normale di Pisa), Cristiana Fiamingo (Università di Milano Statale), Domenico Finco (UTIU), Lorenzo Finocchi Ghersi (Università IULM Milano), Stefano Finzi Vita (Sapienza Università di Roma), Flavio A. Fiorani (Università di Modena e Reggio Emilia), Donatella Fiorani (Sapienza Università di Roma), Stefano Fiore (Università del Molise), Vittoria Fiorelli (Università di Napoli Suor Orsola Benincasa), Domenico Fiormonte (Università di Roma Tre), Giovanni Focardi (Università di Padova), Federico Focher (IGM-CNR), Giorgio Fontana (Università Mediterranea di Reggio Calabria), Renato Fontana (Sapienza Università di Roma), Laura Formenti (Università di Milano Bicocca), Ferdinando Formisano (CNR – IOM/OGG), Maria Cristina Fornari (Università del Salento), Giorgio Forni (Università di Messina), Giuseppe Forte (Università di Catania), Rita Foti (Università di Palermo), Clara Franchi (Università Cattolica del Sacro Cuore – Brescia), Vincenzo Franciosi (Università di Napoli Suor Orsola Benincasa), Antonietta Fresa (Università di Padova), Luigi Frezza (Università di Salerno), Heidrun Friese (Universitaet Chemnitz), Guido Frosina (IRCCS Ospedale Policlinico San Martino – Genova), Fabio Frosini (Università di Urbino Carlo Bo), Andrea Fumagalli (Università di Pavia), Marco Fumian (Università di Napoli l’Orientale), Annalisa Furia (Università di Bologna), Massimo Fusillo (Università de l’Aquila), Luca Galantucci (Newcastle University – UK), Riccardo Galiani (Università della Campania L. Vanvitelli), Patrizia Galletti (Università della Campania L. Vanvitelli), Carmen Gallo (Sapienza Università di Roma), Alessandra Gambacurta (Università di Roma Tor Vergata), Cherubino Gambardella (Università della Campania L. Vanvitelli), Ivano Gamelli (Università di Milano-Bicocca), Vincenzo Gannuscio (Università di Modena e Reggio Emilia), Giuliano Garavini (Università Roma Tre), Maurizio Gargano (Università degli Studi Roma Tre), Gianmarco Gaspari (Università dell’Insubria), Alberto Gasparotto (Università di Padova), Luigi Gaudino (Università di Udine), Giacinto Gelli (Università di Napoli Federico II), Lorenzo Gelmini (Università del Piemonte Orientale), Sandra Gemma (Università di Siena), Dario Generali (ISPF-CNR), Bruno Genito (Università di Napoli l’Orientale), Paola Sonia Gennaro (Università di Ferrara), Gennaro Gervasio (Università Roma Tre), Elena Ghibaudi (Università di Torino), Riccardo Ghidoni (Università di Milano Statale), Marcello Ghilardi (Università di Padova), Sebastiano Ghisu (Università di Sassari), Roberto Giacobazzi (Università di Verona), Anna Giannetti (Università della Campania L. Vanvitelli), Diego Giannone (Università della Campania L. Vanvitelli), Gabriella Giansante (Università di Chieti-Pescara G. D’Annunzio), Anna Gigli (IRPPS-CNR), Daniele Giglioli (Università di Bergamo), Gianluca Gini (Università di Padova), Cristina Giorcelli (Università di Roma Tre), Daniela Giosuè (Università della Tuscia), Marco Giovagnoli (Università di Camerino), Laura Giovinazzi (Università degli studi di Napoli l’Orientale), Alberto Girlando (Università di Parma), Antonello Giugliano (Università di Napoli Federico II), Dimitri Giunchi (Università di Pisa), Elisa Giunchi (Università di Milano Statale), Carlotta Giusti (Università di Pavia), Ennio Gozzi (Università di Trieste), Lorenzo Gradoni (Max Planck Institute Luxembourg), Gian Luigi Gragnani (Università di Genova), Casimira Grandi (Università di Trento), Teresa Grange (Università della Valle d’Aosta), Paolo Graziano (Università di Padova), Margherita Grazioli (Gran Sasso Science Institute), Serena Grazzini (Università di Pisa), Fabrizio Greco (Università di Napoli Suor Orsola Benincasa), Giuliana Gregorio (Università di Messina), Patrizia Grimaldi (Università di Siena), Giorgio Grossi (Università degli Studi di Milano-Bicocca), Maria Grossmann (Università dell’Aquila), Enrico Grosso (Università di Torino), Riccardo Guarino (Università di Palermo), Alessandro Guerra (Sapienza Università di Roma), Michele Guerra (Università di Parma), Luisa Guerrini (Università di Milano Statale), Augusto Guida (Università di Udine), Silvia Gussoni (Sapienza Università di Roma), Luca Guzzetti (Università di Genova), Manuela Helmer-Citterich (Università di Roma Tor Vergata), Barbara Henry (Scuola Superiore Sant’Anna Pisa), Alexandre Hippert-Ferrer (Université Savoie Mont Blanc), Laura Iamurri (Università Roma Tre), Gabriele Iannàccaro (Università di Milano-Bicocca), Carlo Iannello (Università della Campania L. Vanvitelli), Roberta Iannone (Sapienza Università di Roma), Alessandro Iannucci (Università di Bologna), Luca Illetterati (Università di Padova), Chiara Ingrosso (Università della Campania L. Vanvitelli), Erminia Irace (Università di Perugia), Sandra Isetta (Università di Genova), Marco Isopi (Sapienza Università di Roma), Donatella Izzo (Università di Napoli l’Orientale), Silvia Izzo (Università di Cagliari), Umberto Izzo (Università di Trento), Paolo Jedlowski (Università della Calabria), Gian Carlo Jocteau (Università di Torino), Aleksandra Jovicevic (Sapienza Università di Roma), Gianluigi La Piana (Università di Bari Aldo Moro), Claudio La Rocca (Università di Genova), Francesca La Rocca (Università della Campania L. Vanvitelli), Paolo La Spisa (Università di Firenze), Sergio Labate (Università di Macerata), Giuliano Laccetti (Università di Napoli Federico II), Ezio Laconi (Università di Cagliari), Pina Lalli (Università di Bologna), Raffaele Landolfi (Università Cattolica Roma), Sabrina Lanni (Università di Milano Statale), Luca Lanzalaco (Università di Macerata), Diego Lasio (Università di Cagliari), Fortunata Latella (Università di Messina), Micaela Latini (Università dell’Insubria – Varese/Como), Nicola Laurenti (Università di Padova), Marco Lauri (Università di Macerata), Antonio Lavieri (Università di Palermo), Diego Lazzarich (Università della Campania L. Vanvitelli), Anna Lazzarini (Università di Bergamo), Giuliano Lemme (Università di Modena e Reggio Emilia), Riccardo Leoncini (Università di Bologna), Rosina Leone (Università di Torino), Antonio Leone (Università del Salento), Francesca Levi (Università di Pisa), Aldo Lino (Università di Sassari), Paolo Liverani (Università di Firenze), Lidia Lo Schiavo (Università di Messina), Bruno Lo Turco (Sapienza Università di Roma), Chiara Lombardi (Università di Torino), Stefano Lombardi Vallauri (IULM Milano), Andrea Lombardinilo (Università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara), Simona Lomolino (Università Cattolica Milano), Mariano Longo (Università del Salento), Roberta Lorenzetti (Università di Bolog, Paola Loreto (Università di Milano Statale), Matteo Losana (Università di Torino), Luca Loschiavo (Università di Teramo), Brunello Lotti (Università di Udine), Nicola Lugaresi (Università di Trento), Alessandra Lunardi (Università di Parma), Giovanni Lupinu (Università di Sassari), Francesco Luzzini (Max Planck Institute for the History of Science, Berlin), Anastasia Macario (Università della Calabria), Massimo Maccagno (Università di Genova), Romano Madera (Università di Milano Bicocca), Marco Maggesi (Università di Firenze), Renato Magli (Università di Milano Statale), Valerio Magrelli (Università di Roma Tre), Diego Magro (Università di Torino), Mario Mainardis (Università di Udine), Matilde Maiorino (Università di Padova), Alessandra Maltoni (Università di Bologna), Marco Mamone Capria (Università di Perugia), Dino Manca (Università di Sassari), Roberto Mancini (Università di Macerata), Francesco Mancuso (Università di Salerno), Roberto Mandrioli (Università di Bologna), Beatrice Manetti (Università di Torino), Giorgio Manfré (Università di Urbino Carlo Bo), Gaetano Mangiameli (Università di Milano Statale), Paolo Maninchedda (Università di Cagliari), Fabio Marcelli (Università di Perugia), Maria Cristina Marchetti (Sapienza Università di Roma), Arnaldo Marcone (Università di Roma Tre), Costanza Margiotta (Università di Padova), Giorgio Mariani (Sapienza Università di Roma), Fausto Marincioni (Università Politecnica delle Marche), Marina Marini (Università di Bologna), Silvia Marinozzi (Sapienza Università Di Roma), Sergio Marotta (Università di Napoli Suor Orsola Benincasa), Gianfranco Marrone (Università di Palermo), Francesco Marsciani (Università di Bologna), Riccardo Marselli (Università di Napoli Parthenope), Enzo Martegani (Università di Milano-Bicocca), Davide Martinenghi (Politecnico di Milano), Pierluca Marzo (Università di Messina), Virginio Marzocchi (Sapienza Università di Roma), Anna Masecchia (Università di Napoli Federico II), Andrea Masini (Università Verona), Fabiana Massa (Università di Sassari), Paolo Augusto Masullo (Università di Napoli Federico II), Vincenzo Matera (Università di Bologna), Luigi Matt (Università di Sassari), Enrico Mauro (Università del Salento), Bruno Mazzara (Sapienza Università di Roma), Arturo Mazzarella (Università di Roma Tre), Eugenio Mazzarella (Università di Napoli Federico II), Giuliana Mazzi (Università di Padova), Augusto Mazzoni (Sapienza Università di Roma), Guido Mazzoni (Università di Siena), Daniela Melfa (Università di Catania), Sandro Meli (Università di Parma), Donata Meneghelli (Università di Bologna), Francesca Menegoni (Università di Padova), Ferdinando Menga (Università della Campania L. Vanvitelli), Marta Menghi (Università degli Studi di Genova), Milena Meo (Università di Messina), Maria Grazia Meriggi (Università di Bergamo), Valeria Merola (Università dell’Aquila), Sandro Mezzadra (Università di Bologna), Mauro Mezzini (Università Roma Tre), Simona Micali (Università di Siena), Roberto Miccú (Sapienza Università di Roma, Renato Miceli (Università della Valle d’Aosta), Maria Rita Micheli (Università di Perugia), Enrico Miglierina (Università Cattolica Del Sacro Cuore – Milano), Luisa Migliorati (Sapienza Università Di Roma), Filippo Mignosi (Università dell’Aquila), Marco Milanese (Università di Sassari), Ana Millán Gasca (Università Roma Tre), Fabio Minazzi (Università dell’Insubria – Varese), Alessandro Mirizzi (Università di Bari A. Moro), Luca Molinari (Università della Campania L. Vanvitelli), Salvatore Monda (Università del Molise), Giovanni Mongardi (Università di Bologna), Alessandro Mongili (Università di Padova), Federico Montanari (Università di Modena-Reggio Emilia), Tomaso Montanari (Università per stranieri di Siena), Daniela Montesarchio (Università di Napoli Federico II), Paolo Montesperelli (Sapienza Università di Roma), Silvia Morante (Università di Roma Tor Vergata), Raul Mordenti (Università di Roma Tor Vergata), Massimiliano Morelli (CNR-IPSP), Valter Moretti (Università di Trento), Giorgio Moro (Università di Padova), Sergio Morra (Università di Genova), Assuntina Morresi (Università di Perugia), Giovanni Morrone (Università della Campania Luigi Vanvitelli), Gerardo Morsella (Università di Roma Tor Vergata), Attilio Motta (Università di Padova), Pio Mottana (Università Milano Bicocca), Fabio Mugnaini (Università di Siena), Augusto Muracchini (Università di Bologna), Fabio Murena (Università di Napoli Federico II), Luca Muscarà (Università del Molise), Maria Rosaria Anna Muscatello (Università di Messina), Salvatore Muscolino (Università di Palermo), Marco Musella (Università di Napoli Federico II), Antonio Musolesi (Università di Ferrara), Giovanna Musso (Sapienza Università di Roma), Dario Nardini (Università di Milano-Bicocca), Franco Nasi (Università di Modena e Reggio Emilia), Laura Neri (Università di Milano Statale), Massimiliano Nicoli (Université Paris Nanterre), Flaminia Nicora (Università di Bergamo), Francesco Saverio Nisio (Università di Foggia), Luca Nivarra (Università di Palermo), Stefano Nobile (Sapienza Università Di Roma), Maria Clara Nucci (Università di Perugia), Massimo Nucci (Università di Padova), Teresa Numerico (Università di Roma Tre), Antonio Nunziante (Università di Padova), Luigi Nuzzo (Università del Salento), Miranda Occhionero (Università di Bologna), Ugo Maria Olivieri (Università di Napoli Federico II), Barbara Onida (Politecnico di Torino), Patrizia Oppici (Università di Macerata), Gianni Orlandi (Sapienza Università di Roma), Giovanni Orlandini (Università di Siena), Claudia Ortu (Università degli Studi di Cagliari), Sergio Pace (Politecnico di Torino), Anna Painelli (Università di Parma), Paola Paissa (Università di Torino), Mauro Pala (Università di Cagliari), Filippo M. Paladini (Università di Torino), Beatrice Palano (Università di Milano Statale), Massimo Palermo (Università di Siena), Salvatore Palidda (Università di Genova), Francesco Pallante (Università di Torino), Antonino Palumbo (Università di Palermo), Antonella Palumbo (Università Roma Tre), Raffaello Palumbo Mosca (Università di Torino), Luigi Pannarale (Università di Bari A. Moro), Federico Paolini (Università della Campania L. Vanvitelli), Luca Paolini (Università di Torino), Catia Papa (Università della Tuscia), Maria Carla Papini (Università di Firenze), Davide Papotti (Università degli Studi di Parma), Mariaeugenia Parito (Università di Messina), Franco Parlamento (Università di Udine), Massimo Parodi (Università di Milano Statale), Mauro Parodi (Università di Genova), Roberta Paroli (Università Cattolica del S. Cuore – Milano), Corrado Pasquali (Università di Teramo), Matias Pasquali (Università di Milano Statale), Federico Pasquaré Mariotto (Università dell’Insubria), Sabina Passamonti (Università di Trieste), Luisa M. Paternicò (Università di Napoli l”Orientale), Manoela Patti (Università di Palermo), Valentina Pazé (Università di Torino, Rossano Pazzagli (Università del Molise), Gianfranco Pecchinenda (Università di Napoli Federico II), Gianni Pedrizzetti (Università di Trieste), Susanna Pelagatti (Università di Pisa), Alessandro Pelizzola (Politecnico di Torino), Vincenza Pellegrino (Università di Parma), Franca Pelliccia (Sapienza Università di Roma), Emilia Perassi (Università di Milano Statale), Anna Perazzone (Università di Torino), Enrico Perilli (Università dell’Aquila), Lorenzo Perilli (Università di Roma Tor Verga), Alvise Perosa (Università di Venezia Ca’ Foscari), Domenico Perrotta (Università di Bergamo), Maurizio Persico (Università di Pisa), Giulio Peruzzi (Università di Padova), Alessandro Pes (Università di Cagliari), Antonio Pesenti (Università di Milano Statale), Antonello Petrillo (Università di Napoli Suor Orsola Benincasa), Francesco Petrini (Università di Padova), Corrado Petrocelli (Università della Repubblica di San Marino), Daniele Petrosino (Università di Bari Aldo Moro), Gabriella Petti (Università di Genova), Fulvio Pezzarossa (Università di Bologna), Daria Pezzoli-Olgiati (Ludwig-Maximilians-Universität München), Mario Piazza (Scuola Normale Superiore di Pisa), Leonardo Pica Ciamarra (ISPF-CNR), Roberta Picardi (Università del Molise), Paolo Piccinni (Sapienza Università di Roma), Luigi Piccioni (Università della Calabria), Stefano Piccolo (Università di Padova), Marina Pietrangelo (CNR-IGSG), Paolo Pini (Università di Ferrara), Valter Pinto (Università di Catania), Antonio Pioletti (Università di Catania), Mario Pireddu (Università della Tuscia), Paolo Pirillo (Università di Bologna), Francesco Pirone (Università di Napoli Federico II), Marco A. Pirrone (Università di Palermo), Nadia Pisanti (Università di Pisa), Valentina Pisanty (Università di Bergamo), Barbara Pizzo (Sapienza Università Di Roma), Filippo Pizzolato (Università di Padova), Alessandro Pluchino (Università di Catania), Daniela Poli (Università di Firenze), Enzo Poli (Università di Parma), Maurizio Popoli (Università di Milano Statale), Elena Porciani (Università della Campania L. Vanvitelli), Leone Porciani (Università di Pavia), Raffaele Porta (Università di Napoli Federico II), Elisa Chiara Portale (Università di Palermo), Ilaria Possenti (Università di Verona), Franco Praussello (Università di Genova), Enrico Prenesti (Università di Torino), Geminello Preterossi (Università di Salerno), Salvatore Prisco (Università di Napoli Federico II), Walter Privitera (Università di Milano Bicocca), Daniele Puglisi (Università di Catania), Pier Paolo Puliafito (Università di Genova), Francesco Punzo (Università di Catania), Antonio Putini (Sapienza Università di Roma), Riccardo Putti (Università degli Studi di Siena), Giuseppe Quaglia (Politecnico di Torino), Margherita Quaglino (Università di Torino), Fabio Quici (Sapienza Università Di Roma), Amedeo Quondam (Sapienza Università di Roma), Giacomo Raccis (Università di Bergamo), Marco Radi (Università di Parma), Daniele Radicioni (Università di Torino), Rodolfo Ragionieri (Università di Sassari), Fabio Raimondi (Università di Udine), Maura Ranieri (Università di Catanzaro Magna Graecia), Giancarlo Rappazzo (Università di Catania), Lucia Re (Università di Firenze), Enrico Rebeggiani (Università di Napoli Federico II), Caterina Resta (Università di Messina), Marco Revelli (Università del Piemonte Orientale A. Avogadro), Cecilia Ricci (Università del Molise), Antonella Riem (Università di Udine), Antonio Rigo (Università di Venezia Ca’ Foscari), Giorgio Rispoli (Università di Ferrara), Ezio Ritrovato (Università di Bari Aldo Moro), Maria Rizzarelli (Università di Catania), Giunio Rizzelli (Università di Foggia), Guido Rodriguez (Università di Genova), Enrico Rogora (Sapienza Università di Roma), Angela Romagnoli (Università di Pavia), Vincenzo Romania (Università di Padova), Onofrio Romano (Università di Bari A. Moro), Angelo Romeo (Università di Perugia), Maria Vita Romeo (Università di Catania), Valerio Romitelli (Università di Bologna), Guido Rosada (Università di Padova), Luca Rosati (Università per Stranieri di Perugia), Giancarlo Rossi (Università di Roma Tor Vergata), Emanuele Rossi (Università di Roma Tre), Massimiliano Rossi (Università del Salento), Stefano Rosso (Università di Bergamo), Gennaro Rotondo (Università della Campania L. Vanvitelli), Marcial Rubio Árquez (Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara), Monica Ruffini Castiglione (Università di Pisa), Giovanni Ruocco (Sapienza Università di Roma), Francesca Russo (Università di Napoli Suor Orsola Benincasa), Francesco Russo (Università di Catania), Nicola Russo (Università di Napoli Federico II), Remigio Russo (Università della Campania L. Vanvitelli), Vincenzo Russo (Università di Milano Statale), Maria Rutigliano (CNR-IMIP), Giuseppe Ruvolo (Università di Palermo), Andrea Saccoman (Università di Milano-Bicocca), Augusto Sainati (Università di Napoli Suor Orsola Benincasa), Andrea Salanti (Università di Bergamo), Pasquale Saldarelli (IPSP-CNR), Angelo Salento (Università del Salento), Giacomo-Maria Salerno (Sapienza Università di Roma), Ginevra Salerno (Università di Roma Tre), Gaetano Salina (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), Giovanni Salmeri (Università di Roma Tor Vergata), Enrica Salvatori (Università di Pisa), Stefano Salvia (Università di Pisa), Filippo Salviati (Sapienza Università di Roma), Mauro Sambi (Università di Padova), Antonietta Sanna (Università di Pisa), Donatello Santarone (Università di Roma Tre), Marina Santi (Università di Padova), Laura Santoro (Università degli Studi di Palermo), Rosario Santucci (Università del Sannio), Maria Michela Sassi (Università di Pisa), Gino Satta (Università di Bari “Aldo Moro”), Luca Scacchi (Università della Valle d’Aosta), Enzo Scandurra (Sapienza Università di Roma), Anna Scannavini (Università di L’Aquila), Laura Scarabelli (Università di Milano Statale), Andrea Scardicchio (Università del Salento), Raffaella Scarpa (Università di Torino), Francesco Schettino (Università della Campania L. Vanvitelli), Aldo Schiavello (Università di Palermo), Anne Angele Schoysman (Università di Siena), Lucia Sciannella (Università di Teramo), Attilio Scuderi (Università di Catania), Roberto Sebastiano (Politecnico di Milano), Giuseppe Sergi (Università di Torino), Roberto Serpieri (Università di Napoli Federico II), Alessandra Servidori (Università di Modena e Reggio Emilia), Paola Sessa (Università di Padova), Libero Sesti Osséo (Università di Salerno), Giorgio Sica (Università di Salerno), Marc Silver (Università di Modena e Reggio Emilia), Alessandro Simoncini (Università per stranieri di Perugia), Luisa Simonutti (ISPF-CNR), Stefania Sini (Università del Piemonte Orientale), Fabrizio Manuel Sirignano (Università di Napoli Suor Orsola Benincasa), Alessandro Somma (Sapienza Università di Roma), Federica Sossi (Università di Bergamo), Carlo Spagnolo (Università di Bari Aldo Moro), Emanuela Spanò (Università di Cagliari), Eleonora Sparvoli (Università di Milano Statale), Lucinia Speciale (Università del Salento), Laura Stancampiano (Università di Bologna), Marialuisa Stazio (Università di Napoli Federico II), Francesco Sticchi (Oxford Brookes University), Fabrizio Strata (Università di Parma), Irene Strazzeri (Università di Foggia), Giovanni Strinna (Università di Sassari), Giusi Strummiello (Università di Bari Aldo Moro), Fabio Angelo Sulpizio (Università del Salento), Alessio Surian (Università di Padova), Alba Rosa Suriano (Università di Catania), Francesco Sylos Labini (ISC-CNR), Oriana Tabarrini (Università di Perugia), Massimiliano Tabusi (Università per Stranieri di Siena), Arturo Tagliacozzo (Università di Napoli Federico II), Danilo Taglietti (Università di Napoli Federico II), Ornella Tajani (Università per Stranieri di Siena), Marida Talamona (Università degli Studi Roma Tre, Domenico Talia (Università della Calabria), Giorgio Tassinari (Università di Bologna), Elio Tavilla (Università Di Modena e Reggio Emilia), Ernesto Tavoletti (Università di Macerata), Mario Felice Tecce (Università di Salerno), Carlo Tedeschi (Università G. d’Annunzio Chieti-Pescara), Luigi Tedesco (Università di Bari A. Moro), Tiziana Terranova (Università di Napoli l’Orientale), Chiara Tesi (Università di Firenze), Alessandra Tessari (Università del Salento), Alessandro Teta (Sapienza Università di Roma), Mattia Thibault (Università di Tampere – Finlandia), Felice Tiragallo (Università di Cagliari), Maurizio Tirassa (Università di Torino), Carlo Toffalori (Università di Camerino), Claudio Tognonato (Università di Roma Tre), Andrea Tollardo (Università di Milano-Bicocca), Giuliana Tomasella (Università di Padova), Alessandro Tomei (Università G. D’Annunzio Chieti-Pescara), Franco Tommasi (Università del Salento), Vincenzo Tondi della Mura (Università del Salento), Stefania Tondo (Università di Napoli Suor Orsola Benincasa), Valeria Tonini (Università di Bologna), Gianluca Torta (Università di Torino), Massimiliano Tortora (Università di Torino), Maurizio Toselli (Università di Bologna), Fulvio Toseroni (Università Politecnica delle Marche), Antonio Tramontana (Università di Messina), Maria Antonietta Trasforini (Università di Ferrara), Graziella Travaglini (Università di Urbino), Emanuela Trevisan (Università di Venezia Ca’ Foscari), Michele Trimarchi (Università di Catanzaro Magna Graecia), Stefano Trinchese (Università G.d’Annunzio Chieti-Pescara), Tomaso Trombetti (Università di Bologna), Loretta Tuosto (Sapienza Università di Roma), Gianni Turchetta (Università di Milano), Gian Luca Tusini (Università di Bologna), Benedetta Ubertazzi (Università di Milano Bicocca), Ugo Ugazio (Università di Torino), Fulvio Ursini (Università di Padova), Salvo Vaccaro (Università di Palermo), Marco Valente (Università dell’Aquila), Giorgio Valentini (Università di Milano Statale), Salvatore Valiante (Università di Napoli Federico II), Marco Valisano (Università di Modena e Reggio Emilia), Mauro Van Aken (Università di Milano Bicocca), Armando Vannucci (Università di Parma), Mauro Varotto (Università di Padova), Valeria Varriano (Università di Napoli L’Orientale), Fabio Vasarri (Università di Cagliari), Mauro Velardocchia (Politecnico di Torino), Francesca Velotti (Università della Tuscia Viterbo), Stefano Velotti (Sapienza Università di Roma), Daniela Venanzi (Università di Roma Tre), Pietro Vereni (Università di Roma Tor Vergata), Donato Verrastro (Università degli Studi della Basilicata), Giovanna Vertova (Università di Bergamo), Alessandro Vescovi (Università di Milano Statale), Antonio Vetrò (Politecnico di Torino), Matteo Viale (Università di Torino), Marco Vianello (Università di Padova), Alessandra Vicentini (Università dell’Insubria), Silvia Vida (Università di Bologna), Luisa Villa (Università di Genova), Matteo Villa (Università di Pisa), Roberto Villa (Università di Milano Statale), Adriano Vinale (Università di Salerno), Vittorio Vinciguerra (Università della Tuscia), Antonio Violante (Università di Milano Statale), Galileo Violini (Universita della Calabria), Stefano Visentin (Università di Urbino Carlo Bo), Francesco Vissani (Gran Sasso Science Institute – Laboratori Nazionali del Gran Sasso), Ermanno Vitale (Università della Val d’Aosta), Fabio Vittorini (IULM Milano), Massimo Vittorio (Università di Catania), Silvia Vizzardelli (Università della Calabria), Giuseppe Vizzari (Università di Milano Bicocca), Paola Volpe Cacciatore (Università di Salerno), Pasquale Voza (Università di Bari), Maria Zalambani (Università di Bologna), Paola Zampa (Sapienza Università di Roma), Ilaria Zamuner (Università G. d’Annunzio di Chieti-Pescara), Alessandro Zanarini (Università di Bologna), Filippo M. Zerilli (Università di Cagliari), Iacopo Zetti (Università di Firenze), Gennaro Zezza (Università di Cassino e del Lazio Meridionale), Emanuele Zinato (Università di Padova), Alberto Ziparo (Università di Firenze), Rosalba Zizza (Università di Salerno), Giovanna Zoccoli (Università di Bologna), Paolo Zublena (Università di Genova), Giuseppe Zucchelli (CNR-IBF), Rodolfo Zucco (Università di Udine).
Altri firmatari
Maria Antonutto (TA Università di Bologna), Grazia Baroni (laureata al Politecnico di Torino), Giansandro Barzaghi (presidente Associazione NonUnodiMeno), Mauro Boarelli (saggista), Jacopo Cerri (consulente per Legambiente), Giovanni Dursi (Liceo statale G. Marconi di Pescara), Adolfo Fattori (Accademia di Belle Arti di Napoli), Francesco Gallo (docente di scuola superiore). Ida Ninni (docente di scuola superiore), Piera Angela Saccenti (Fondazione Claudio Abbado Milano, Civici Cori), Francesco Scutari (dottore di ricerca in filosofia), Paolo Vernaglione Berardi (Laboratorio archeologia filosofica), Maurizio Zanardi (Casa Editrice Cronopio)
Nella migliore tradizione scientifica degli ultimi secoli, il principio d’autorità ha un unico utilizzo: come autopresidio per facilitare la peristalsi intestinale.
Certo è che da un po’ di anni, soprattutto in alcuni ambiti universitari, ci si affida in modo superficiale per alcuni ed interessato per altri sempre più spesso a questo principio da marchese del grillo. Si plasmano carriere, si fanno soldi (tanti, ma tanti), si costruiscono reputazioni (non solo sui social) con tale principio, avvilente e letale per il pensiero critico, linfa vitale del metodo scientifico.
Si arriva addirittura a credere, in modo acritico e fideistico, a ciò che è scritto su un giornale scientifico, per quanto abbia una ottima reputazione nella comunità di riferimento, senza avere il doveroso distacco critico caratteristico di un’analisi scientifica rigorosa.
Soltanto chi non ha mai applicato il metodo scientifico può permettersi la superficialità (potrebbe essere tranquillamente iscritto al popoloso gruppo degli scientisti burionizzati) di affidarsi al giudizio su un contenitore come fonte incontrovertibile di verità oggettiva del contenuto.
Me lo immagino il tapino dal fruttivendolo a bearsi della lampante qualità delle mele, giudicandola dallo stato della cassetta di legno che le contiene.
Urge un cambio di rotta ed il documento, oltre ad esplicitarlo, è un primo passo in questo senso.
Ma non si pensi che chi ha l’interesse a lasciare le cose come stanno ora (sono molti e potenti) si spaventi per un altro appello e magari si faccia da parte.
Cordialmente
Il principio di autorità governa le nostre facoltà. Fra tanti che hanno firmato vi sono senz’altro quelli che hanno fatto bello e cattivo tempo e forse hanno fiutato che c’è altro vento.
Cercheranno di assicurarsi potere.
Leggo, da un articolo di quelli della sezione intitolata idee e prospettive:
“Mi auguro che la notizia dell’inchiesta aiuti a prendere atto che in questi anni è stata seguita una strada sbagliata. Cambiare direzione significa adottare meccanismi che permettano la piena trasparenza e controllabilità di tutte le decisioni, dai concorsi alla distribuzione delle risorse alle università. Significa individuare sempre e precisamente di chi è la responsabilità delle decisioni. Significa restituire dignità e autonomia al docente universitario a cui deve competere la responsabilità delle scelte. Significa togliere potere ai piccoli gruppi di professori che si affollano intorno ai palazzi romani del MIUR e dell’ANVUR, redistribuendolo alla intera comunità universitaria. Significa aprire l’Italia al dibattito internazionale in corso su scienza aperta ed etica della ricerca.”
Chiacchiere, chiacchiere, solo chiacchiere: DOVE SONO LE PROPOSTE DAL PUNTO DI VISTA PRATICO? QUALI “MECCANISMI” VANNO ADOTTATI?
Boh… Nemmeno Kant sarebbe stato tanto nebuloso e metafisico. …e la Terra continua ad essere piatta, col sole che le gira intorno.
Non vi è dubbio che si devono proporre leggi, ma non potrebbe alcuno farlo senza una denuncia chiara dei meccanismi perversi innestati (o resi più efficaci?) dalle ultime disposizioni, bandi, leggi. In questo Roars ha aperto gli occhi a molti. Da questa base si deve partire per ricostruire un sistema che rispetti il lavoro, l’onestà. Certo, le persone fanno sempre la differenza e io non credo che chi ha usato con tanta poca grazia del potere possa guidare un cambiamento.
… “mai prima nella storia dell’umanità tanti hanno scritto così tanto pur avendo così poco da dire a così pochi” (Alvesson et al., 2017 [Il paradosso della stupidità?]). In questo modo la ricerca si condanna fatalmente all’irrilevanza, dissipando il riconoscimento sociale di cui finora ha goduto e generando una profonda crisi di fiducia ….
La scrittura è aumentata, in generale, dovuto all’aumento mondiale degli alfabetizzati di ogni ordine e grado. Si osservi la quantità enorme degli scrittori, prosatori anzitutto. Ce n’è per tutti i gusti, generi, età, condizione culturale. Ed è un bene che sia così. Ogni tipo di lettore deve avere il suo osso da rosicchiare con gusto. Ma questo ha determinato lo scatenarsi delle classifiche e delle lotte e rivalità tra case editrici che smerciano per i compratori , clienti potenzialmente infiniti. Ma che bisogna indurre all’acquisto. Per non parlare del proliferare delle gare letterarie, premi, fiere, conferenze , corsi di scrittura di ogni tipo e non so che altro. Per non parlare della concorrenza sleale e della pubblicità mendace o comunque di parte, semifalsa, che si intrufola dappertutto, e in buona parte prezzolata. Io mi sono fidata qualche volta, ho comprato, ho letto e mi sono detta : boh? Al top delle vendite?
Con le dovute differenze, il quadro è adattabile alla ricerca pubblicata per iscritto. È fisiologico, se gli individui sono messi in concorrenza o temono per il loro lavoro e la loro sopravvivenza, che si strascriva, ripetendosi, mentendo, falsificando dati, copiando se stessi e gli altri. E allora bisogna scegliere i ‘migliori’ che molte volte sono i furbi, gli sgomitanti , i senza scrupoli, gli opportunisti, i conformisti, che rimacinano il macinato da altri e da loro stessi ma che hanno mangiato la foglia, tossica per l’appunto. Questa grande quantità non è nemmeno leggibile, valutabile, discutibile serenamente. E ci vorrebbe, invece, proprio questo. Il confronto, non corpo a corpo, ma mente a mente, in compresenza, a voce, quando è più difficile barare.
..Però, adesso basta.
Sono stufo di gente spocchiosa che critica Lancet, o Nature, senza aver mai letto un articolo di tali riviste (e come potrebbe? non ne ha i mezzi tecnici: di cosa parla questa gente, senza capirci nulla? capite di medicina? di fisica? di biologia? di matematica? ma di cosa capite?), e che sostiene che pubblicare su ROARS o su su NEJM è la stessa cosa.
Non farete certo la scienza, quella la faranno i poveracci sottopagati che combattono ogni giorno coi dati sperimentali, coi reviewer, con gli editori, e purtroppo anche con voi, settaria retroguardia. Voi, nel frattempo, continuate, nel nome della scienza disponibile per tutti, a pubblicare le vostre inutili osservazioni qualitative sulle vostre riviste autoprodotte. Mi raccomando, non mettete una formula matematica, perchè non fa trendy, e potrebbe sembrare offensivo.
Prima di sparare saccenti commenti sul Nulla del quale vi nutrite (badate: non ho parlato del Nulla Quantistico, del quale non potete sapere nulla, ma di un vago Vuoto Esistenziale, quello del quale siete esperti), leggetevi un articolo vero, e cercate di capire se c’è una differenza tra Nature ed il Corriere dei Piccoli, al quale date uguale credito:
https://www.nature.com/articles/nature25000?WT.feed_name=subjects_physics
Quando avrete compreso la potenza innovativa di questo articolo di Nature (e ne ho preso uno a caso!), vi riterrò degni di elargire giudizi comparativi tra Lancet ed una delle infime riviste prezzolate sulle quali pubblicate acidi commenti diretti unicamente ai quattro accoliti della vostra parrochietta regionale.
Dedicatevi a scrivere su ridicole rivistucole che avete voi stesso messo in fascia A, pagando (coi soldi nostri pubblici) per pubblicazioni di cui faremmo tutti volentieri a meno. E, mi raccomando, scrivete pure in italiano, così ancor meno gente nel modo la leggerà.
Continuate a scegliere la vostra gente attraverso concorsi pompati di anabolizzanti, tanto per essere sicuri che il livello culturale non possa salire.
Secondo me, tutto questo vostro astio nasce da una specie di invidia del Pene: non siete capaci di essere pubblicati, a parte qualitativi commentacci inutili, su grandi riviste in lingua inglese, e pertanto sostenete con acredine che è meglio mettere la propria roba sul sito autoprodotto dei Ricchi e Poveri, dove, al contrario di PLOS Biology, non vi leggerà altro oltre a vostra madre.
Massacratemi pure, adesso: non risponderò più. Potrebbe sembrare che Mago Otelma e Stephen Hawking siano sullo stesso piano.
Viva Burioni, abbasso gli Andrea.
Questi sono quelli che poi tormentano il cognato vicino di casa del sottosegretario per ottenere un rientro dei cervelli.
Non ho nessunissima intenzione, lungi da me l’idea, di “massacrare” arturotozzi. Non sono medico né matematico né… Lui avrà le sue buone ragioni per essere amareggiato e indignato. E anche per difendere Lancet ecc., poiché tutti possono sbagliare o essere indotti in errore. Tuttavia non si possono dimenticare né la gravità di ciò ha provocato Andrew Wakefield (e squadra), né le indagini invasive applicate senza il necessario consenso a bambini, né l’inesistenza o l’impossibilità di repliche di supporto/verifica delle sue indagini, né come stava ancora agendo nel 2019. Vedi: comizio (finanziato da chi?) di Dr. Andrew Wakefield in Poland – Protest AGAINST FORCED VACCINATION – Warsaw 2019, https://www.youtube.com/watch?v=0jwO-QY4TCU; uno dei visitatori commenta “God bless you Andrew!”. Se e quando sarà possibile preparare il vaccino anti-coronavirus, sarà interessante osservare chi non vuole vaccinarsi pur trovandosi in una zona o in una situazione a rischio. Continuerà a dire “God bless you Andrew!”, affidandosi alla buona sorte.
Né voglio commentare gli insulsi twitteggiamenti citati da qualcuno.
@arturotozzi Ecco, appunto, mi sa che l’articolo che citi l’hai davvero scelto a caso, perchè io quale sia la sua “potenza innovativa” proprio non lo vedo. Lasciando perdere che inizia confondendo “topologia” con “topologia algebrica” che sono cose completamente diverse e hanno classificazioni diverse nella MSC, ma tant’è, è un vizio comune fra i fisici. Poi gli stessi autori parlano di “risultati che potrebbero aprire la strada” a chissà quali esperimenti, e vabbe’, aspettiamo ‘sti nuovi esperimenti sensazionali. Chi vivrà vedrà. Per carità, mi pare un ottimo articolo, ma il lavoro grosso (e la “potenza innovativa”) io ce li vedo piuttosto in Fröhlich, Pedrini, e Klitzing, Dorda, Pepper, per non parlare magari di Yang, Mills o, perchè no, dei buoni vecchi topologi algebrici…
Già, i buoni vecchi topologi algebrici che, coi criteri citazionali attuali, sarebbero morti di fame, peccato che senza di loro tutti questi bellissimi articoli di fisica non sarebbero mai potuti esistere.
In quanto al riferimento a PLOS, proprio non lo capisco, visto che proprio su una rivista di PLOS è apparso l’articolo di Baccini, Nicolao, Petrovich di cui ha parlato mezzo mondo, inclusa la tua amatissima “Nature”. Vorrei capire, non sto tirando fuori critiche per amor della critica, mi sembra di argomentare quello che scrivo.
Correggo: “topologia” e “topologia algebrica” sono cose diverse, di certo non “completamente diverse”!
Buona parte degli argomenti di questo sfogo sono affetti dalla straw man fallacy. Per esempio non si sa di chi si stia parlando quando si riferisce delle riviste “avete voi stesso messo in fascia A”. Brunella Casalini e io abbiamo scritto questo studio sulle riviste in fascia A del nostro (piccolo) settore, ad accesso aperto e non a pagamento come l’articolo segnalato a caso sopra: mi sembra che le nostre posizioni sulle liste della valutazione di stato fossero chiare già in tempi non sospetti. Oppure, si dimentica che la questione della scarsa qualità degli articoli pubblicati nei core journals non nasce dai sussurri di una congrega di invidiosi, ma è stata sollevata perfino da Richard Horton, editor-in-chief di “The Lancet”, il quale, a suo onore, non sembra aver bisogno dell’ipse scripsit per discutere con gli altri.
La sola università di Pisa, nel 2011, ha speso circa un milione di euro per gli abbonamenti a Elsevier, editore di “The Lancet”; invece le riviste ad accesso aperto su riviste.unimi.it costano 6000 euro l’anno, cioè la porzione di stipendio degli informatici che le amministrano. Perché i 6000 euro con cui riviste.unimi.it offre testi accessibili perfino al contribuente sono uno spreco di denaro pubblico mentre il milione di euro dato a Elsevier (la quale, peraltro, produce anche “riviste prezzolate”, facendosi pagare anche per rendere pubblici testi altrimenti dietro paywall) per lasciar leggere i suoi articoli ai soli utenti universitari pisani no?
Ma non voglio andare oltre: per discutere seriamente occorrerebbe infatti che entrambe le parti cercassero di comprendere gli argomenti altrui, invece di andare a caccia di spaventapasseri.
Se una persona vale vale.
Sono molto contento che arturotozzi pubblichi in inglese su stratosferiche riviste: vuol dire che può fare un uso della sua intelligenza assai migliore di quello che dimostra in quello che scrive qui, perché se si presentasse così ad un esame di logica o teoria dell’argomentazione per studenti del primo anno non rimedierebbe neanche un diciotto. Oltre che straw man fallacy, il suo discorso contiene un bel po’ di argomenti ad hominem, penosi e gratuiti. Il che non gli impedisce di paragonarsi con sobrietà ad Hawking. Però gli “astiosi” sono quelli di ROARS. Grazie dell’importante contributo al dibattito.
Arturo Tozzi mi potrebbe spiegare perché sarebbe più rilevante per me o per i miei colleghi e le mie colleghe pubblicare in inglese piuttosto che in italiano o in spagnolo (che sono le lingue in cui ho pubblicato sinora), o in tedesco o in francese? Perché si presume che tutti i campi del sapere siano uguali, e quelli che non lo siano (come direi tutta l’Area 12) non siano sapere? Universitas, eh
Infatti. Lingua di pubblicazione, fascia a, case ed. prestigiose sono tutte etichette che non valgono. Leggete. Ma se l’occhio che legge ha le lenti del pregiudizio o ha ricevuto informazioni che solo un certo numero deve passare anche quei dati non vengono considerati….
Rendiamo di nuovo il nostro lavoro serio per tutti.
Mentre voi discettavate su contenente e contenuto,
sono stato impegnato a sviluppare una mia idea riguardo ad un nuovo farmaco da me ideato che potrebbe bloccare la diffusione del Coronavirus. Avendo urgenza di diffondere rapidamente a livello mondiale la mia idea, dove la mando? La posto sul sito ROARS, o sulla Rivistina Della Medicina Italianuccia, o su un preprint organizzato da mia nonna (sui quali Preprint, peraltro, stanno uscendo in piena LIBERTÀ, come piace a voi, centinaia di articoli-fake sul Coronavirus)? No, la scrivo in INGLESE e la mando a NEJM, la più importante e seguita rivista al mondo, (pensate, meglio della vostra adorata Lancet), fatto inoppugnabile testimoniato da un impact factor di 70 (a questo serve, l’impact factor…).
E gli Editors di NEJM, che non sono così stupidi e prezzolati come credete, me la pubblicano pure:
https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMp2000929#article_comments
Se poi la mia idea sia una fregnaccia o sia praticabile nel mondo reale, non lo giudicherà la vostra logicuccia (classica o non-classica, Kriepke o Carnap, etc., della quale, peraltro, sono un cultore affascinato), bensì una procedura sperimentale ben testabile in un setting rigorosamente laboratoristico, con tanto di apparato statistico annesso (nel quale apparato statistico, per inciso, un caso negativo su un milione, come il caso Wakefield dell’autismo tra gli articoli di Lancet, non inficia minimamente la VERITÀ e l’attendibilità espresse dal buon contenente).
Per quanto riguarda l’articolo su Nature che ho proposto, ringrazio il grigio commentatore che ne ha sottolineato la vacuità. Almeno, il nostro scarsamente ispirato commentatore non mi ruberà le idee che quel meraviglioso articolo mi ha potentemente suggerito, e che sono state già depositate su Preprints (a questo servono soltanto i Preprint, a prendere un DOI per non farsi fregare le proprie idee da menti vacue): la possibilità di costruire un computer quantistico multidimensionale utilizzando la algebraic topology e di costruire un network artificiale a 4 dimensioni che simuli l’attività naturale del cervello degli uomini. Almeno di alcuni uomini…
Cosa altro fare se non inchinarsi di fronte al genio?
Arturo Tozzi, sarà perché Lei era impegnato in queste lodevoli attività che non ha ritenuto di perdere tempo a rispondere alla mia semplice e banale domanda sulla lingua in in cui occorrerebbe pubblicare?
Quanto ci patisce (non aveva detto che non rispondeva più?).
Siccome anch’io sarò una mentuccia, non capisco : con chi ce l’ha? Ma immagino che se uno sviluppa un farmaco o vaccino che serve urgentemente , presenterà la scoperta all’agenzia della sanità e non a una rivista.
Ma l’agenzia (la FDA o chi per lei) non ce l’ha mica l’impact factor.
Credo che questo Marchese del Grillo genio universale, cultore affascinato di Kriepke (ma non sarà Kripke?) parli, al bisogno, saltando pure NEJM, direttamente con Dio – in inglese, anzi in INGLESE, che deve essere appunto l’inglese di Dio. Speriamo riesca, come si propone, a salvare l’umanità, così si calma un po’, e magari tornerà a intrattenersi con menti vacue, grigi commentatori, magari con sua nonna, se le conversazioni con i network artificiali a 4 dimensioni gli lasceranno un po’ di tempo, naturalmente. Un signore che si chiama Stanley Fish – e che lui certamente conoscerà, anche se lo scriverà diversamente – ha detto (in inglese): “argument is, as Aristotle and everyone after him has said, the realm of the probable, the medium of exchange we engage in when the field of inquiry is structured by doubt and the absolute autority of God’s word or a mode of perfect calculation is not available”. Oscillando tra illuminazioni divine e calcoli perfetti, il Marchese non è troppo abituato a questa dimensione intermedia, dove, oltre alla capacità di ascolto e un po’ di logicuccia, è necessaria anche un po’ di buona educazione. Certo, ci dirà, “io so’ io, e voi …”
La coda di questa conversazione illustra in modo molto efficace la tossicità di un ambiente accademico che, invece di discutere sulle cose, mette in competizione le persone su chi ha la bibliometria più lunga – al prezzo di rinunciare all’idea che le teorie scientifiche non sono prodotti intercambiabili da catena di montaggio, che si valutano con sistemi di controllo di qualità statistici, ma, come le opere d’arte, e nel bene e nel male, pezzi unici.
Che ce ne facciamo, come contribuenti, di ricercatori il cui scopo principale è affermare di essere più bravi dei loro interlocutori e tutti gli altri – coerenza compresa – sono
accessori?
Contro questa tossicodipendenza non c’è riduzione del danno che tenga, soprattutto quando lo spacciatore è lo stato.
Errata corrige: dopo “altri” va naturalmente “aspetti”.
Sottoscrivo. Lavoriamo e scambiamoci idee: ecco cosa possiamo fare per migliorare e migliorare gli ambienti di lavoro.
Sottoscrivo. togliendo l’iniziale “La coda di”, questo commento andrebbe benissimo anche come risposta alla replica di A. Ichino a questo appello (https://www.ilfoglio.it/scuola/2020/02/19/news/perche-la-valutazione-dei-professori-e-della-ricerca-universitaria-e-necessaria-302706/). Lui dice che non si può non fare una valutazione visto che gli stipendi sono pagati dai contribuenti, ma ovviamente non dice nulla della degenerazione che questo modo particolare di effettuare la valutazione sta portando (anche perché questa valutazione sembra solo un modo per togliere abbassare il livello medio di istruzione al livello del paese).
Una valutazione, anche bibliometrica dove possibile, ma con il modesto obiettivo di identificare solo le code dei pubblicatori patologici e dei lazzaroni patologici, potrebbe avere senso, ma l’ossessione di costruire una classifica unica “al nanogrammo e con una singola misura di una bilancia con imprecisione di un’ettogrammo” è il segno del sonno della ragione anvur.
Proprio perché pagano i contribuenti hanno diritto ad una università che non sia il risultato di faide interne, di pressapochismo, clientelismi. Credo che i contribuenti non sottoscriverebbero le attuali politiche se qualcuno spiegasse loro come avviene la valutazione, il reclutamento e l’avanzamento carriera.
Lo scrive il costituzionalista Enrico Grosso, qui. E però l’intermittente argomento che “pagano i contribuenti” viene presentato puntualmente quando si tratta di sottomettere la ricerca a un’autorità amministrativa centralizzata nominata dal governo, in violazione dell’articolo 33 della costituzione, che tutela la libertà dell’arte, della scienza e dell’insegnamento.
Se A. Ichino non avesse dichiarato che a lui non importa nulla della libertà della ricerca sua e altrui, avremmo potuto ricordargli che esistono anche modi non incostituzionali di pagare il nostro debito verso il contribuente – per esempio rendere accessibili a tutti i testi e i dati della ricerca pubblica.
Come non esser d’accordo. Per questo val la pena lottare. Asservire l’università significa imprigionare tutti. Quel che io voglio fare è insegnare ad essere liberi. Si paga, certo che si paga in questo sistema.
[…] settimana fa è stato pubblicato sul sito di informazione universitaria Roars il nostro appello contro la valutazione di Stato, dal titolo “Disintossichiamoci – Sapere per […]