Codici ISBN e ISSN errati, citazioni disperse e mancati agganci:
Cosa insegnano le contorte peripezie dei commissari?
Che la sperimentazione sui candidati-cavie genera mostri (e ricorsi).
Il 28 agosto scorso si è chiuso il termine per la presentazione delle domande da parte dei commissari per l’abilitazione scientifica nazionale (ASN). Sul filo di lana, ovvero poche ore prima della scadenza, erano apparsi i cosiddetti semafori, pensati per fornire una “indicazione” di massima a chi aveva fatto domanda. Come si disse a suo tempo, i semafori facevano parte di una strategia dissuasiva, volta a favorire il successivo ritiro delle domande da parte dei commissari sotto mediana e a ridurre il rischio di contenzioso. In effetti, a chi scrive risulta che un certo numero di colleghi ordinari, tutt’altro che improduttivi, davanti alla luce rossa del semaforo hanno preferito ritirarsi piuttosto che avviare il ricorso in opposizione. Per le scienze giuridiche va anche segnalata la beffa ai danni di coloro che non superando la prima (monografie) e la seconda (articoli e capitoli di libro) mediana, si sono ritirati per poi scoprire che superavano la terza mediana (articoli in riviste di classe A), resa nota tardivamente il 23 novembre scorso.
Ciò nonostante, un ampio numero di aspiranti commissari, dopo aver ricevuto la luce rossa e la comunicazione di esclusione hanno proceduto con il ricorso in opposizione presso il DG MIUR. Per quel che riguarda le scienze umane, in moltissimi di questi casi l’esclusione era stata determinata esclusivamente dal mancato inserimento o dall’inserimento errato dei codici ISBN e ISSN che identificano monografie e riviste. Com’è ovvio – infatti – il CINECA ha proceduto alla verifica del superamento delle mediane di un numero cospicuo di aspiranti commissari attraverso procedure automatizzate, senza alcun controllo della correttezza dei dati inseriti. Detto altrimenti: un numero cospicuo di esclusioni sono state determinate da errori materiali nella compilazione della domanda e non dalla mancanza dei requisiti. Anche solo uno spazio o un trattino inserito nel posto sbagliato possono determinare l’esclusione di un prodotto della ricerca ai fini del calcolo delle mediane. Di qui l’elevato numero di ricorsi in opposizione che hanno contribuito a rallentare ulteriormente il già elefantiaco marchingegno dell’ASN. La situazione è ancora più complessa per quanto riguarda le scienze dure (anche note come settori bibliometrici), ove la verifica del superamento delle mediane è strettamente legata alla correttezza e completezza delle informazioni contenute nei database commerciali WoS/WoK e Scopus. I gestori dei database sono stati presi letteralmente d’assalto da parte di aspiranti candidati e aspiranti commissari dopo che costoro avevano riscontrato errori di indicizzazione che avrebbero potuto rivelarsi determinanti ai fini del superamento delle fatidiche mediane. Per non parlare del “mancato aggancio” fra le pubblicazioni presenti nella pagina personale CINECA e i database bibliometrici. Di tutto ciò, della approssimazione della procedura e dei rischi elevatissimi di contenzioso che essa comporta, si è già abbondantemente detto. Tuttavia, le recenti esperienze debbono essere tenute ben presenti in vista del futuro che si sta – con gli stessi modesti strumenti – apparecchiando.
E’ vero che il requisito del superamento delle mediane è tassativo – almeno per bocca del Ministro e del Presidente di ANVUR Fantoni – solo per poter essere sorteggiabili come commissari: per i candidati si tratterebbe di un criterio indicativo e derogabile:
La Commissione può, secondo noi, decidere di concedere l’abilitazione anche candidati che non superino le soglie delle mediane.
Resta però il fatto che, al di là dell’interpretazione che si vuol dare degli artt. 3 e 6 del D.M. 76/2012, il cosiddetto requisito del superamento della o delle mediane costituisce comunque un requisito di importanza tutt’altro che secondaria al fine dell’ottenimento dell’abilitazione. Va infatti ricordato che l’art. 6 del D.M. afferma che l’abilitazione può essere attribuita “esclusivamente” ai candidati che superano gli indicatori quantitativi. Per quanto si possa legittimamente discettare sulla derogabilità del criterio sulla base del complesso del decreto, la terminologia adottata chiarisce in modo inequivoco l’importanza del criterio medesimo, al quale peraltro – secondo l’interpretazione comune dell’art. 3 – si può derogare solo previamente e con equilibrata motivazione. Il quadro non è completo se non si tiene conto della massa straordinaria di domande pervenute, pari quasi a 70.000, che dovranno essere esaminate in tutta fretta dalle commissioni, vista la brevità dei tempi a disposizione per la conclusione della procedura. Non è certo un caso che si siano levate voci che invocano un’applicazione rigida del criterio delle mediane, proprio per ridurre drasticamente la mole di lavoro gravante sui commissari. Non è nostra intenzione qui diffonderci su quanto e come tali scelte possano essere foriere di ulteriore contenzioso, se non per osservare come l’ASN sia stata costruita come una sorta di labirinto in cui qualsiasi direzione si scelga di percorrere si finisce sempre in nelle fauci del Minotauro.
Il punto è un altro. Per gli aspiranti commissari si fece ricorso ai semafori con una conseguente procedura di ricorso in opposizione. Nulla di tutto ciò è ora previsto per i candidati. D’altro canto si sa, per bocca di Stefano Fantoni, che non saranno le commissioni, già oberate di lavoro, a verificare il superamento delle mediane, ma il solito CINECA. E’ ragionevole presumere che il CINECA dovrà elaborare le circa 70.000 domande in modo automatico, con il risultato di riprodurre gli stessi errori già visti per la selezione dei commissari, ma su scala molto maggiore.
Insomma, avremo candidati che affronteranno il giudizio delle commissioni trovandosi a essere classificati al di sotto dei parametri quantitativi a causa di errori nei codici ISSN e ISBN o per il mancato “aggancio” dei lavori presenti sulla pagina CINECA con i database bibliometrici. Per non dire di chi rimarrà vittima di informazioni errate o mancanti. E di tutto ciò non saranno informati, sicché non potranno pretendere la correzione dei dati.
Ora viene da chiedersi: quanti candidati potrebbero in tali condizioni trovarsi respinti e di conseguenza esclusi dalle prossime due tornate di abilitazioni per errori di questa natura? Ma soprattutto, che mole di contenzioso potrà emergere da questa vicenda, una volta che sarà conclusa?
Qualche mese fa un autorevole esponente dell’agenzia di valutazione ha parlato delle procedure di valutazione in questi termini:
la valutazione è un esperimento sociale e non può evitare di produrre effetti non intenzionali, taluni anche perversi
Una confessione profetica: più passa il tempo, più sembra di assistere agli esperimenti di qualche “mad doctor” cinematografico. Che l’ANVUR, vittima più o meno consapevole delle proprie perversioni, voglia oscurare le gesta del Dottor K o del Dottor Mabuse?
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@andreag. Effettivamente la situazione dell’area 12 è estremamente preoccupante (vedi post di Jus sulle note a sentenza). Ma attualmente anche tutti gli altri sorteggi sono inspiegabilmente bloccati. E’ una follia più di un mese dopo i primi. Inoltre, arrivano voci di dimissioni o intenzioni di dimissioni di commissari. Bisogna raccogliere le idee sulle carattere illegale della procedura, a cominciare dai Gev sorteggiati. Mi dicono che sono già due, in quali sc?
Per quello che puo’ valere o interessare, riporto la mia esperienza sulla domanda da commissario nel ssd BIO/10. Il 28 luglio u.s. ho aggiornato le mie pubblicazioni sul sito della mia universita’ (U-Gov) che le ha poi trasferite sul sito del MIUR e contestualmente ho fatto domanda. Ho sempre avuto semafori verdi, ma ho notato che il programma dell’ANVUR mi aveva costruito un CV non aggiornato, a causa di un ritardo nella trasmissione dei dati da U-Gov al MIUR; ho mandato una mail di protesta che e’ stata ignorata. Ho continuato ad avere semafori verdi ma alla fine la mia domanda e’ stata respinta e naturalmente nella lettera illustrativa venivano calcolati i miei parametri sulla base dei dati incompleti. Ho fatto la portesta di rito secondo le modalita’ predisposte dall’ANVUR e ho avuto una risposta firmata dal prof. Fantoni che diceva che tutte le mie obiezioni erano valide ma che faceva fede il CV scaricato dal sito e quindi non ero ammissibile. Penso naturalmente che i semafori verdi fossero calcolati sui dati presenti nel sito del MIUR aggiornato, mentre il giudizio sia stato dato sui dati pre-aggiornamento. W la meritocrazia!
@Andrea Belleli. Fai ricorso, per favore. Non ho avuto i tuoi problemi soltanto perché, per pigrizia, non avevo mai caricato nulla sul sito della mia Università.
A questo punto, mi sento di chiedere a chi può e vuole la disponibilità ad inoltrare ricorsi ed esposti di aspiranti commissari e di abilitandi. Su Roars.
Vorrei sottolineare come il criterio che ha portato all’inserimento tardivo di alcune (prestigiose) riviste di fascia (a) relative all’area 13 sia stato sostanzialmente quello basato sull’indicizzazione di REPEC basata sul recursive discouted i.f. (vedi il link http://www.anvur.org/sites/anvur-miur/files/riviste/relazionefinale_gdlarea13.pdf). Questo criterio, però, è stato applicato solo ad alcune riviste e non ad altre. Il caso che vorrei sottolineare è quello del Journal of Human Capital (Chicago University Press) sul quale sono orgoglioso di avere pubblicato un articolo. Secondo la stessa classifica citata dalla commissione che ha portato all’inserimento tardivo di riviste come Theoretical Economics e diversi Journals della American Economic Association, il JHC è in posizione addirittura superiore rispetto a quella di Theretical Economics e dell’American Economic Journal: Microeconomics. Esso è anche in posizione superiore rispetto a tante altre riviste che già precedentemente si trovavono nell’elenco. Ovviamente, essendo una rivista giovane(2008) non ha ancora un impact factor ISI. Perchè quindi è stata esclusa? Forse la ricerca indirizzata verso il capitale umano non conta? O forse avere tre premi nobel nell’editorial board non è abbastanza? O forse perchè non è una rivista di nessuna ‘associazione’? Ad ogni modo la rivista JHC lanciata nel 2008, non sta nell’elenco delle riviste di facia A pur trovandosi al 44° posto in termini di i.f. discounted recursive (REPEC) (vedi il link http://ideas.repec.org/top/top.journals.rdiscount.html.) Sarebbe auspicabile avere un canale istituzionale attraverso il quale poter mettere in luce palesi errori sulla classificazione delle riviste ed evitare ovvie discriminazioni.
Qualcuno ha, non una sua ipotesi, MA UNO STRACCIO DI NOTIZIA sul VERO MOTIVO per cui è tutto bloccato, passano intere settimane senza alcun avanzamento significativo (anche se, per la verità, c’è stata l’impresa del giusto riordino alfabetico delle liste degli aspiranti OCSE), e ministro e anvuriani paiono ritenere di poter riposare come su confortanti allori sulla situazione attuale in cui (all’alba del 10 dicembre; aggiorniamoci pure, infatti, almeno a lunedì) ci sono ancora solo CENTOVENTI commissioni da comporre?
Forse finora avevano scherzato e ora è stata cassata l’abilitazione?
Forse è stata presa la decisione di trasformare la scadenza dei lavori delle commissioni dal 25 febbraio al 30 giugno, e quindi si può procedere con tutta flemma?
Va bene che tutto avviene all’insegna della minima-nulla trasparenza, ma è possibile che non ci sia qualche organizzazione (il Cun, per esempio), o qualche docente magari con una carica, in grado di ottenere un’informazione (anche se senza alcuna certezza che non sia falsa, s’intende)?