Meglio tardi che mai. Costretto dall’interrogazione Mazzarella (e Binetti e Gelmini), poco dopo la Befana il Ministro ha rilasciato la sua (auspicabilmente) ultima nota. Cosa ci troviamo davanti, adesso?
Come subito rilevato dalla redazione di ROARS, l’elemento più importante è la netta affermazione del fatto che si può concedere l’abilitazione anche a chi non supera le mediane. Rispetto alla risposta sfuggente rivolta a suo tempo dal ministro al CUN abbiamo ora un definitivo elemento di chiarezza: le commissioni non sono obbligate ad assumere questo superamento come discrimine. Sembrerebbe poco di nuovo. In fondo è quel che ANVUR ha sempre ribadito, l’interpretazione dell’acqua calda.
Eppure su questa interpretazione erano vivi i dubbi: per esempio Luciano Modica aveva paventato che le commissioni potessero discostarsi dai “parametri di impatto” solo in senso restrittivo (e Claudio La Rocca aveva invece acutamente mostrato che non era necessariamente così); e soprattutto, anche da parte di coloro che si erano espressi chiaramente contro le mediane (vale la pena di ricordare che nel 2011 tutte le società di area 10 e 11 avevano sottoscritto un documento in tal senso), non ci si liberava dal timore che l’eventuale scelta di derogare dalle mediane avrebbe esposto la commissione a molti rischi; la convinzione diffusa, in altri termini, era che fosse più sicuro sottomettersi ad un principio proveniente dall’alto, per quanto giudicato assurdo, che assumersi la responsabilità di non applicarlo. Ora invece è detto senza equivoci alle commissioni che sta a loro decidere cosa fare e che in ogni caso tocca loro motivare questa decisione. Motivarla, cioè, sia che dichiarino di aderire al principio di attribuire l’abilitazione solo a chi supera le mediane, sia che dichiarino di distaccarsi da esso; e sia in fase di declaratoria preliminare, sia in fase di giudizio individuale. Quest’ultimo, anzi, è ora prescritto per tutti gli abilitandi, sicché le commissioni non possono indicare soglie di accesso al giudizio, ma devono appunto giudicare “ciascun candidato”. Esse possono certo indicare dei requisiti per l’abilitazione, ma questi devono valere solo come criteri e parametri da ponderare nell’inaggirabile giudizio di merito.
La situazione, se non ribaltata rispetto a quella che è stata a lungo l’interpretazione prevalente (per la quale solo la deroga dal superamento delle mediane andava motivata), è mutata sotto più di un aspetto. E a ben vedere non di poco. Fino a poco tempo fa, più di una società scientifica dei cosiddetti settori “non bibliometrici” suggeriva alle future commissioni di assumere il superamento di una delle mediane come criterio necessario, seppure non sufficiente, per l’attribuzione dell’abilitazione. Le commissioni, cioè, erano invitate ad appiattirsi sugli indicatori d’impatto ANVUR nella formulazione del giudizio di merito (rendendosi più anvuriste dell’ANVUR medesima, che per parte sua ha sempre ribadito – invero per coprirsi le spalle – il carattere sovrano della commissione, stabilito in effetti per legge). Ora, dopo la nota ministeriale, quell’indicazione, se accolta dalle commissioni, potrebbe esporre ad un rischio di ricorsi ancora maggiore. Infatti il riconoscimento esplicito nella nota del ministro della possibilità che un candidato sotto mediana possa ottenere un giudizio estremamente positivo implica che tale possibilità non venga pregiudizialmente negata a nessuno. Meglio, perché il non superamento della mediana possa essere avanzato senza rischio a motivo del rifiuto dell’abilitazione, è necessario che la commissione sia certa di non trovarsi dinanzi ad un candidato eccellente (ossia che abbia lavorato su tematiche di grande interesse, prodotto risultati di notevole rilevanza e originalità eccetera). Questo a meno che la commissione non si assuma la responsabilità assai impegnativa di sostenere che è scientificamente impossibile la stessa eventualità di un giudizio estremamente positivo in assenza di quel requisito (concretamente: che non è in generale pensabile un giudizio estremamente positivo su un candidato che non superi almeno una delle mediane, mai).
In breve, ora che il ministro ha in sostanza dettato alle commissioni la formula da adoperare nella definizione preliminare dei propri criteri e parametri (“la commissione ritiene che l’abilitazione vada di norma attribuita a chi supera almeno una mediana, ma non esclude la possibilità ecc. ecc…”), a queste è richiesto non solo di essere all’altezza del compito assai arduo di saper distinguere un Wittgenstein da un perdigiorno, ma più pianamente di saper riconoscere come non meno qualificato di altri uno studioso eccellente (assumendo il significato nobile che aveva questo termine prima che lo si trasformasse in un bollino Chiquita), cui però non sia capitato in sorte di scrivere uno o due articoli sulle riviste eccellenti (nell’accezione Chiquita o “l’uomo Del Monte ha detto sì”). Infatti, a differenza di qualche battuta dell’ANVUR, la nota ministeriale non parla di geni ma più modestamente e realisticamente di candidati degni di ricevere un “giudizio estremamente positivo” (e anche questo avverbio, una volta riconosciuto che la legge dà alla commissione piena facoltà di deroga, è in fondo più un auspicio ministeriale che altro: forse persino un auspicio imprudente, che se seguito alla lettera potrebbe portare ad attribuire i giudizi migliori proprio agli abilitati che sfuggono alle mediane…).
A meno dunque di non sottoscrivere assurdi indifendibili (per esempio, in filosofia, ove è rigorosamente escluso che lo studioso che abbia scritto due o tre ottime monografie e una serie di ottimi articoli – magari pubblicati su riviste come “Mind”, sfuggite all’eccellenza anvuriana perché non presenti su Cineca – possa stare alla pari di chi ha scritto due articoli su “Bruniana e Campanelliana” o su “Humana.mente”), la commissione non potrà liberarsi del carico della propria sovranità, o, come si dice, della necessità di ”metterci la faccia”… La concessione del potere di decidere – certo con “giudizi che dovranno essere motivati” ma in “totale libertà” (Fantoni) – a molti è sembrata (e probabilmente continuerà a sembrare) un peso insopportabile, tanto da reclamare a gran voce regole scritte, linee direttive, un vademecum. “Non ci lasciate soli!” fu la supplica pressoché unanime all’ultima riunione con ANVUR delle aree 10, 11 e 12 (e toccò ad ANVUR ricordare quasi con imbarazzo l’illegittimità oltre che l’inopportunità di quel che così si richiedeva). Ciò nonostante le commissioni dovranno fare a meno dell’invocato aiutino, a meno di non considerare tale la risposta del ministro, opportunamente obbligata dalla mozione Mazzarella: risposta che dà un calcio definitivo all’ipotesi di potersi togliere il peso delle domande dei “rossosemaforati”, come sarebbe stato se fosse passata la linea ormai improponibile di intendere il raggiungimento di una o più mediane come prerequisito necessario ma non sufficiente per poter entrare nel merito. ANVUR aveva promesso che il semaforo sarebbe stato acceso non solo per gli aspiranti commissari ma anche per gli abilitandi: seppure questa promessa verrà rispettata, ora il semaforo rosso dovrà passare quantomeno al giallo.
Questo è il potente effetto pratico della nota ministeriale, a fronte della sua ovvietà da scoperta dell’acqua calda. Ma a chi è “spaventato dalle maruzze” anche l’acqua calda serve.
Sotto il profilo logico, poi, nulla toglie un irresistibile paradosso. Data la costituzione della commissione sulla base di un sorteggio che escludeva gli aspiranti commissari sotto mediana, la commissione che decidesse di non assumere il superamento della mediana come requisito inderogabile starebbe in certo modo delegittimando (seppure non in senso giuridico) la propria stessa costituzione. Si è dove si è anche perché favoriti dall’esclusione di altri aspiranti commissari, forse non meno qualificati. D’altronde, chi in questi mesi non si è fatto “rincoglionire” dai criteri ANVUR sa perfettamente che tra gli esclusi dal sorteggio ci sono studiosi davvero eccellenti e tra gli inclusi studiosi niente affatto eccellenti (possibilità che in fondo è chiara anche al ministro, quando dice che è ben possibile un giudizio estremamente positivo sulla qualificazione di uno studioso che non superi proprio le stesse mediane che hanno escluso alcuni commissari). L’altro corno del paradosso è, allora, che la commissione può sostenere la legittimità della propria costituzione solo rivendicando il valore vincolante di un criterio totalmente screditato, ossia restando da sola a sostenere – contro ministero e ANVUR che le hanno concepite, ma che ora sanno di aver fatto un pasticcio tale da non poterle difendere – l’incontestabile valore scientifico delle mediane.
Tutto questo ricorda molto il paradosso del mentitore, che piuttosto che una soluzione logica permette forse, a conti fatti, solo uno sviluppo narrativo… E c’è da credere che nelle prossime motivazioni di alcune commissioni assisteremo a prestazioni letterarie degne di “Comma 22”, se non di “Rashomon”. Anzi, forse proprio la locandina originale del film di Kurosawa offre una credibile illustrazione dello stato d’animo di quelle commissioni che, dopo aver tanto atteso l’aiutino dall’alto, si rendono ora conto di come è fatto invece l’ultimo dono del “più qualificato dei rettori”.
Tanto tuonò che piovve!
Mi sembra che la vicenda “abilitazione scientifica nazionale” stia celermente cadendo nel ridicolo. Al di là delle corrette considerazioni che Valeria Pinto svolge riguardo alla costituzione delle commissioni, mi chiedo quale sia, al di là del successivo concorso locale, la reale differenza fra la procedura attuale e quella dei precedenti concorsi con valutazione comparativa. Considerare opzionale il soddisfacimento dei parametri relativi le mediane espone a rischi non indifferenti. Nei settori scientifici è estremamente improbabile che un candidato di valore non raggiunga i valori richiesti ed è poco probabile, non impossibile, che un candidato modesto li raggiunga. La speranza è che le commissioni facciano al meglio e con rigore il loro lavoro nel breve tempo a disposizione. Speranza fondata?
Potrei fare molti esempi di persone di valore che nn raggiungono “i valori richiesti”. Basta lavorare in un settore di nicchia. Ferroni fa l’esempio dei fisici sperimentali delle alte energie, fra esperimenti di punta ed esperimenti, anche importanti, che sono meno alla ribalta. Ma ironicamente fra le persone che non avrebbero soddisfatto nessun criterio ANVUR sulle mediane con età accademica c’è proprio Peter Higgs. Pochi lavori, in un argomento che al momento della pubblicazione era di nicchia, e riconosciuto importante molti anni dopo, quindi ad età accademica avanzata di Higgs. Ma questo è solo uno degli esempi. Quanto ai candidati modesti che soddisfano i criteri, anche qui ci sono molti esempi. Forse anche il sottoscritto.
Sebbene alcuni affermano che la circolare del ministro non dica nulla di nuovo rispetto a quanto si poteva dedurre dal DM 76, concordo con l’autore quando afferma che l’interpretazione fornita da profuma cambia sostanzialmente la questione.
Aggiungo un aspetto non presente nell’articolo. La circolare compie uno scarto rispetto all’interpretazione più accreditata del DM 76 relativamente alle modalità con cui ci si può discostare dalle mediane.
L’art. 6 comma 5 del DM 76 recita:
“Qualora la commissione intenda discostarsi dai suddetti principi è tenuta a darne motivazione preventivamente, con le modalità di cui all’articolo 3, comma 3, e nel giudizio finale”
Si riteneva che la “motivazione preventiva”, in coerenza con lo spirito di valutazione “quantitativa” e “oggettiva” del dm76, dovesse essere basata su criteri oggettivi, verificabili e predeterminabili per tutti i candidati al fine di limitare l’aleatorietà dello scostamento.
Per fare un esempio, si riteneva che una delle motivazioni preventive per discostarsi dalle mediane potesse essere una “oggettiva” disomogeneità all’interno del settore concorsuale per un SSD o parte di esso. Attestato il verificarsi della disomogeneità la commissione avrebbe potuto indicare come ammissibile lo scostamento dalle mediane. In tal modo si sarebbe data ai candidati una indicazione precisa che gli avrebbe consentito di decidere senza grandi margini di errore se ritirare o meno la domanda.
Ed altri esempi ancora si potrebbero fare.
La questione è: la circolare di Profumo da una chiara indicazione in tal senso? Dal mio punto di vista no. Anzi introduce chiaramente una aleatorietà molto forte quando afferma che lo scostamento è ammissibile quando il candidato è valutato “con giudizio di merito estremamente positivo”. Poiché il candidato non può conoscere preventivamente il giudizio, non possiede elementi “oggettivi” per stabilire se ritirare o meno la domanda.
L’ “interpretazione” di Profumo introduce dunque un elemento di forte discrezionalità in un impianto normativo chiaramente fondato su valutazione quantitativa e oggettiva.
Se qualcuno avesse dubbi su questa mia lettura inviterei a leggere il seguente verbale di una commissione di abilitazione. Un verbale anche simbolicamente importante perché è il primo verbale dell’ASN http://www.univr.it/documenti/Concorso/avvisi/avvisi391323.pdf di cui per comodità riporto il passaggio di interesse:
“La commissione considera prerequisito il superamento di una mediana, ma ritiene che il conferimento dell’abilitazione debba fondarsi su un possesso più ampio e qualificato di quanto questo minimo possa indicare. Ciò non toglie che la Commissione possa prendere in considerazione, sulla base di un motivato giudizio di eccellenza della produzione scientifica, anche candidati che non posseggano quel prerequisito”.
Questa determinazione della commissione a me sembra in linea con quanto indicato dalla circolare di Profumo, ma pone un problema di coerenza con il regolamento sulle abilitazioni. Come fanno i candidati (in particolare quelli sotto-mediana) a decidere se ritirare la domanda?
Quali elementi oggettivi gli vengono forniti per prendere questa importante decisione? A mio parere nessuno, perché nessun candidato può stabilire preventivamente, autovalutandosi, se la propria produzione scientifica sarà considerata o meno eccellente. E poi se lo scostamento della mediana è molto piccolo quanto deve essere positivo il giudizio per “compensare” lo scostamento?
Domande che lasciano i candidati senza risposta e fanno venir meno il diritto di ritirare la domanda con una adeguata cognizione di causa.
Concordo con questa analisi, a mio parere molto più aderente alla realtà della tesi sostenuta nel post della Pinto.
Ma io che NON ho fatto domanda in quanto non superavo una delle mediane ed adesso scopro che avrei potuto farla ed avere ottime possibilita’ di venire abilitato, che faccio?
Ricorso naturalmente…
Il riconoscimento dell’incongruità e dell’assurdità delle mediane è cosa fatta. Mi piace pensare che sia anche l’esito di una bella battaglia condotta da Roars. Le commissioni troveranno mille formule…e non ci sarà nessuna differenza con i vecchi concorsi. Tutto sarà delegato alle selezioni locali, cioè alle valutazioni comparative. Un consiglio? Chi vuole faccia ricorso prima, dopo sarà del tutto inutile.
Secondo me la circolare del ministro Profumo non chiarisce assolutamente nulla.
Come è possibile dare una valutazione soggettiva di demerito o merito se non analizzando attentamente la produzione scientifica dei candidati? E come farebbero ciò i commissari visto il tempo a disposizione?
Inotre, giustamente, chi non superando le mediane non si è candidato ha tutto il diritto di protestare perchè a questo punto, a partita in corso, verrebbe a sapere che magari avrebbe potuto essere valutato positivamente nonostante non superava le asticelle.
Siamo in un gran vortice giuridico. Se i commissari deliberassero solo soggettivamente su un settore dovrebbero farlo con molta cognizione di causa, cioè dovrebbero star lì a valutare per mesi e mesi se non anni. E scatterebbero comunque caterve di ricorsi.
A mio parere i commissari, tranne casi eclatanti, non avranno nè il tempo nè l’intenzione di effettuare attente e fini valutazioni di merito della produzione scientifica di una miriade di candidati.
A me pare si stiano dicendo un sacco di inesattezze in alcuni commenti. La possibilità di fare domanda pur non superando le mediane c’è sempre stata. Quindi il ricorso è inutile.
Addirittura, è stato consigliato più volte anche su questo sito di fare comunque domanda e poi, dopo la pubblicazione dei criteri della commissione, ritirarla nei 15 giorni successivi o meno, a seconda dei criteri stabiliti dalla commissione.
Resta ancora il fatto che un candidato eccellente può ottenere l’abilitazione a prescindere dalle mediane, ma questo è sempre stato chiaro a chi leggeva la norma (certo l’Anvur ci ha messo del suo a fare casino, ma il Ministero è sempre stato chiaro).
Il problema è, secondo me, proprio quello della eccezionalità: devono essere specificati i criteri di eccezionalità a priori oppure no?
a me sembra invece che il MIUR abbia solo trovato il modo di scaricare sulle commissioni i futuri ricorsi.
In parole accadrà questo:
1) tutti quelli che NON hanno fatto domanda ora possono ricorrere perché salta il principio per cui non hanno inoltrato domanda (le mediane come irrinunciabile sbarramento);
2) Ogni candidato, che ora non può stabilire se le sue pubblicazioni saranno accettate potrebbe ricorrere perché un criterio di giudizio è stato introdotto solo dopo la scadenza del bando (chi stabilisce a priori se la propria ricerca è eccellente? e perché dovrebbe essere tale? Non potrebbe essere solo buona? Nei settori non-bibl. posso citare migliaia di articoli che sarebbero utili solo a determinati settori o altri più che datati, ma non per questo inutili; ma forse qui pensiamo ancora a come fabbricare scarpe e a come insegnare le 3 I [idiozie inconcludenti inaffidabili])
3) i contenziosi che dovessero avviarsi, vista la CM, si indirizzeranno solo sui giudizi espressi e perciò, essendo questi inappellabili, il MIUR ha trovato la maniera di scaricare ogni responsabilità;
4) Che succederà quando in molti, pur avendo difficoltà a superare le mediane, si accorgeranno di avere più titoli dei commissari che nel frattempo gli hanno esclusi?
Complimenti a valeria per lo splendido post.
Valeria ha richiamato l’attenzione di tutti su un paradosso giuridico.
Sapevamo che le mediane di per se’ sono illegittime, poiche’ la valutazione deve fondarsi sul contenuto della produzione scientifica. Gli illusi pensavano che con le mediane si facevano fuori i raccomandati dei baroni. Illusione, perche’ i raccomandati hanno accanto schiere di ghost writers.
Se le mediane sono illegittime, allora e’ illegittimo il semaforo rosso ai candidati commissari. Sicche’ ora abbiamo commissioni illegittimamente costituite.