Le abilitazioni scientifiche si tingono di giallo: sul Corriere, Gianantonio Stella denuncia il caso di un commissario di Storia Moderna (11/A2) che aveva inserito nel suo CV dei testi mai pubblicati. L’ANVUR era stata messa al corrente, ma il commissario è ancora al suo posto. Anzi, il suo CV sul sito pubblico dell’ASN è stato “rettificato” con l’autorizzazione di una “nota direttoriale”, il cui contenuto è però sconosciuto.

Oggi, la prima pagina del Corriere della Sera richiama un articolo interno di Gianantonio Stella intitolato

Il prof con il curriculum taroccato che giudica gli aspiranti colleghi

 

Nel pezzo apparso sul Corriere, è ricostruita passo per passo la vicenda che vede protagonisti, a diverso titolo, Angelo Sindoni (commissario il cui CV secondo Stella sarebbe “taroccato”), la casa editrice Rubbettino (a cui sono attribuiti codici ISBN dei testi mai pubblicati ma inseriti nel CV, l’ANVUR (cui spetta il compito di vagliare i CV dei commissari), il Movimento Cinque Stelle (una cui interrogazione parlamentare ha contribuito a sollevare il velo sulla vicenda) e – come vedremo tra poco – anche il MIUR.

Gianantonio Stella, infatti, solleva una questione particolarmente spinosa per il ministero.  Dai primi di settembre 2012, i curricula dei commissari sono pubblici e consultabili sul sito dell’ASN, dove erano stati caricati fin dall’agosto scorso a cura degli aspiranti commissari. Pertanto, chiunque potrebbe verificare che Angelo Sindoni ha inserito titoli fantasma nel suo CV caricato nell’agosto 2012. Come giustificare di fronte ai candidati e all’opinione pubblica un situazione tanto imbarazzante? Ebbene, al commissario è stato consentito di rettificare il suo CV: un po’ come spazzare la polvere sotto il tappeto, con tanto di autorizzazione di una nota direttoriale. Questo è quanto risulta dall’apposita pagina del sito dell’ASN che Stella si prende cura di citare, riportando il link nel suo articolo:

http://abilitazione.miur.it/public/commissariEleggibili.php?settore=11/A2

Per capire meglio, sarebbe utile poter leggere il contenuto della “Nota direttoriale n. 12976 del 3 giugno 2013”, ma a quanto pare essa non è disponibile sul sito dell’ASN e del MIUR. Per aiutare a disperdere la nebbia che aleggia intorno a questa vicenda dai contorni non proprio limpidi, un primo passo significativo sarebbe la pubblicazione di questa nota. Non a caso, Gianantonio Stella invoca il parere del neo-ministro Carrozza su questo deplorevole affaire

La vicenda ha comunque il merito di rendere ancora più chiara la necessità di rendere operativa un’anagrafe nazionale della ricerca, la cosiddetta ANPRePS, in funzione della quale il CUN sta svolgendo una consultazione pubblica sui criteri di scientificità delle pubblicazioni. In presenza di un’anagrafe funzionante, non assisteremmo a strani valzer intorno a pubblicazioni fantasma, come nel caso sollevato oggi da Stella, o la possibilità di inserire nei curricula pubblicazioni apparse su riviste tutt’altro che scientifiche (le ormai famose “riviste pazze”), uno dei capitomboli dell’ANVUR che aveva destato ilarità sia in Italia che all’estero.

 

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53 Commenti

  1. quindi il docente entrato in ruolo nel 1992 e che ha pubblicato su riviste scopus/iso solo a partire dal 2010 ha un’anzianità di 3-4 anni? d’altra parte se gli fai il conto dal 1992, quando pubblicò il primo articolo sul giornalino della parrocchia devi contargli anche le citazioni di tutte le sue pubblicazioni! mele con mele e cipolle con cipolle.
    scusate la franchezza, ma per dirla alla fantozzi, ‘sta faccenda dell’ASN è una cagata pazzesca!

  2. Ogni occasione di sparlare dell’età accedemica è buona per me! ;-)
    Ho sempre detto che è un principio giusto ma calcolato in modo sbagliatissimo.
    Da un certo punto di vista è vero che chi si accorcia l’età rischia, in quanto la commissione dovrebbe non dare l’idoneità a un “neonato” o a qualcuno troppo giovane (due o tre anni).
    L’ideale sarebbe stato mettere un criterio di minimo (cinque anni? stiamo parlando della selezione per associato… un minimo di esperienza ci deve essere!) e comunque non consentire a chi è strutturato di avere un’età inferiore a quella di servizio (assurdo, ma possibile).
    Comunque io trovo molto più grave la disparità tra gli strutturati che possono accorciarsi l’età per i periodi di congedo, mentre tutti gli altri, che magari hanno passato anni a sbarcare il lunario con altri lavori tra un dottorato e un assegno di ricerca, non possono farlo.

  3. Una questione che riguarda l’onesta delle persone ed a chi tocca verificarla e sanzionarla. Uno dei punti dell’abilitazione scientifica nazionale è : “attribuzione di incarichi di insegnamento o di ricerca (fellowship) ufficiale presso atenei e istituti di ricerca, esteri e internazionali, di alta qualificazione”.

    Se uno mette borsa presso l’università XXX (Italia) o che e’ stato 12 mesi negli stati uniti con la borsa della fondazione di “VATELAPESCA” commette reato nell’inserire tali voci ? Commette reato la commissione se le giudica (ovvero le mette nella relazione finale) ?
    Se la risposta è si quali sono le conseguenze per il candidato disonesto ?

    • Grazie della risposta. La domanda importante dal punto di vista legale è chi fa rispettare la legge ? Le commissioni devo controllare la veridicità delle affermazioni e ne sono responsabili ? Chi può presentare denuncia ? Se le domande contengono falsità sono nulle le abilitazioni in cui queste falsità sono presenti ma non evidenziate ?

      Siamo di fronte ad una delle tante grida di Manzoniana memoria ?

  4. Cari Colleghi,

    il problema serio, è che cosi si sono moltiplicate solo le burocrazie. Ci siamo incartati. Nessuna legge, nessun regolamento può vicariare la mancanza di etica e di onestà intellettuale. E siamo veramente ai minimi storici. Che poi oggi non godiamo di popolarità e siamo facile bersaglio dei giornale è anche vero. Troppa valutazione va a scapito della qualità. L’errore è rincorrere assurde chimere economiche. Per me il denaro rimane ancora un mezzo e non un fine. Tra breve ci ritroveremo in 4 gatti, questo mestiere non lo vuol fare più nessuno.

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