L’Associazione G.D. Pisapia (studiosi del processo penale) denuncia: l’impermeabilità dell’ANVUR alle opinioni delle società scientifiche, gli effetti deprecabili della catalogazione dei periodici scientifici secondo “criteri non sempre lineari e trasparenti, né pienamente condivisibili” e il prevedibile contenzioso generato dalla “farraginosità e l’ oscurità della disciplina del reclutamento”.

 

Riceviamo e segnaliamo.

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Il Consiglio Direttivo dell’Associazione tra gli studiosi del processo penale – G.D. Pisapia ,

presa visione del documento approvato dalla Associazione italiana dei professori di diritto penale il 16 novembre 2012  relativamente al processo attuativo della riforma universitaria,

 

nel rilevare

che l’attuazione della riforma universitaria si muove verso una irragionevole meta che ancora la valutazione della ricerca a criteri meramente tecnocratici, dando un rilievo primario al profilo quantitativo rispetto a quello qualitativo;

che le attribuzioni di competenze ed il ruolo svolto dall’ANVUR, quale organo di esclusiva emanazione ministeriale, sollevano serie riserve sul piano dell’autonomia della ricerca, che è un bene costituzionalmente protetto, soprattutto alla luce della sostanziale impermeabilità delle decisioni finali dell’ANVUR rispetto alle opinioni manifestate – peraltro dietro espressa richiesta – dalle Associazioni scientifiche, come specificamente dimostra lo scarso rilievo attribuito ai detti pareri in ordine alla classificazione delle riviste;

che con riguardo alla catalogazione nei periodici scientifici, operata mediante il ricorso a criteri non sempre lineari e trasparenti, né pienamente condivisibili dal punto di vista del valore dei contenitori  editoriali, appare parametro discutibile quello che vorrebbe far dipendere in via automatica il valore del prodotto dalla sua collocazione editoriale; questo sistema – a fondamento del quale si cela un giudizio di inidoneità della comunità scientifica a svolgere il ruolo di controllo e valutazione della ricerca – è destinato a  produrre effetti deprecabili, soprattutto nel medio e lungo termine;

che la farraginosità e l’ oscurità della disciplina del reclutamento, anche frutto di un largo ricorso all’impiego di circolari e lettere di chiarimenti di organi ministeriali, lasciano prevedere un diffuso contenzioso, con conseguente rilevante rallentamento e paralisi delle procedure di abilitazione, come da tempo segnalato dal CUN;

 

esprime piena adesione

 

al menzionato documento della Associazione italiana dei professori di diritto penale, ne condivide i contenuti e si unisce alla richiesta di una profonda revisione del sistema di valutazione della ricerca, dei prodotti editoriali e dell’operosità del docenti,  perché sia restituito alla comunità scientifica e al Consiglio Universitario Nazionale, il loro ruolo centrale in ossequio ai principi costituzionali che garantiscono la libertà della cultura e della ricerca scientifica.

 

prof. Ennio Amodio, Università di Milano

prof. Giulio Illuminati, Università di Bologna

prof. Angelo Giarda, Università Cattolica del Sacro Cuore

prof. Adolfo Scalfati, Università di Roma Tor Vergata

prof. Francesco Caprioli, Università di Bologna

prof. Giulio Garuti, Università di Modena

prof. Francesca Ruggeri, Università dell’Insubria

 

 

Milano-Roma, 6 dicembre 2012

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