… secondo la quale gli articoli prendono congedi per maternità

L’indice di Katsaros, dopo la sua fugace apparizione della settimana scorsa, ha fatto ritorno in un documento dell’ANVUR che precisa come verranno calcolate le mediane. Il documento spiega che l’indice repentinamente scomparso dalle FAQ era proprio il “contemporary h-index” di cui Katsaros è uno degli ideatori. Tuttavia, come già osservato in un nostro precedente articolo (Abilitazioni: l’ANVUR scodella l’indice di Katsaros (e ci ripensa)), questo indice è incompatibile con le prescrizioni del D.M. “Criteri e parametri”. Il nuovo documento non risolve tale incompatibilità. Al contrario finisce per suscitare ulteriore perplessità quando motiva il cambiamento delle regole con le esigenze di un’area specifica (la fisica).

 

War is peace, slavery is freedom, ignorance is strength

Questo è quanto era scritto sulla facciata del Ministero della Verità, descritto nel romanzo 1984 di George Orwell. Queste affermazioni sono slogan che illustrano l’uso totalitario del linguaggio. Il significato corrente dei termini viene capovolto, per arrivare al punto di impedire persino l’elaborazione di un pensiero critico nei confronti del regime.

Orwell arriva ad immaginare una “neolingua” (newspeak) destinata a rimpiazzare la vecchia lingua:

Una volta che la neolingua fosse stata radicata nella popolazione e la vecchia lingua (archelingua) completamente dimenticata, ogni pensiero eretico (cioè contrario ai princìpi del partito) sarebbe divenuto letteralmente impossibile, almeno per quanto attiene a quelle forme speculative che derivano dalle parole.

http://it.wikipedia.org/wiki/Neolingua

Orwell coglie la connessione tra controllo sociale e controllo del significato delle parole. Chi controlla le parole controlla le persone. Se il significato delle parole che compongono una legge fosse rimesso all’arbitrio del giudice, diritti e legalità verrebbero meno.

Il resistibile ritorno di Katsaros

Nel documento pubblicato ieri, viene spiegato come l’indice-h verrà normalizzato per l’età accademica. Invece di calcolare l’indice-h di Hirsch e dividerlo per l’età accademica del ricercatore, si passa attraverso la normalizzazione del numero di citazioni di ogni singolo articolo.

In questa formula si fa riferimento alla differenza tra l’anno corrente e l’anno di pubblicazione dell’articolo. In altre parole, si effettua una normalizzazione delle citazioni di ogni singolo articolo in base all’età dell’articolo stesso. In un passaggio successivo, i risultati di questi calcoli, ovvero le citazioni normalizzate, vengono usate per calcolare il “contemporary h-index” o indice di Katsaros. Cosa c’è di male in tutto ciò?

Non ci sarebbe nulla di male se le regole dell’ANVUR non dovessero conformarsi al D.M. “Criteri e parametri”. L’ANVUR è consapevole di questo vincolo. Infatti, elencando le motivazioni che giustificano l’adozione dell’indice di Katsaros osserva che:

include una normalizzazione lineare per età accademica del singolo articolo, e quindi è pienamente compatibile con il dettato del regolamento;

Indicare l’età di un articolo scientifico con il termine “età accademica” suona un po’ strano. Tuttavia, il lettore è indotto a credere che sia stato il regolamento ministeriale a introdurre questa terminologia ed anche a prescrivere una normalizzazione basata sull’età accademica del singolo articolo.

Per dissipare ogni dubbio, proviamo a verificare cosa scrive il D.M. “Criteri e parametri” a proposito di età accademica. Non è necessaria una lunga ricerca: l’Art. 1 è dedicato proprio a definire i termini successivamente usati nel decreto.

ART. 1

(Definizioni)

1. Ai fini del presente decreto, si intende:

[…]

q) per età accademica: il periodo di tempo successivo alla data della prima pubblicazione scientifica pertinente al settore concorsuale, tenuto conto dei periodi di congedo per maternità, di altri periodi di congedo o aspettativa, previsti dalle leggi vigenti e diversi da quelli per motivi di studio, nonché di interruzioni dell’attività scientifica per fondati motivi da valutare in relazione al curriculum del candidato;
r) per indice h di Hirsch: l’indice h, definito da Jorge E. Hirsch (Università della California, San Diego – USA);

Non risulta che gli articoli scientifici usufruiscano di congedi di maternità. Un qualsiasi lettore, compreso un eventuale giudice del TAR, capisce senza ombra di dubbio che l’età accademica si riferisce al ricercatore e non agli articoli scientifici.

Pertanto, affermare che l’indice di Katsaros

è pienamente compatibile con il dettato del regolamento

perché

include una normalizzazione lineare per età accademica del singolo articolo

è palesemente insostenibile.

L’età accademica del singolo articolo non è minimamente menzionata nel D.M. L’unica normalizzazione compatibile con il dettato del regolamento è quella basata sull’età accademica del ricercatore. A meno che l’ANVUR non ci stia imponendo una sua neolingua secondo la quale:

researcher is article

Cui prodest?

Ma per quale ragione l’ANVUR dovrebbe violare il D.M., esponendosi al rischio di ricorsi dagli esiti catastrofici per l’intera procedura di abilitazione scientifica nazionale? Infatti, un semplice documento “a cura del consiglio direttivo dell’ANVUR” non può scavalcare e riscrivere a suo piacimento le regole contenute nel decreto ministeriale n. 76 “Criteri e parametri”. Cambiando le regole di calcolo, qualcuno di coloro che stavano sopra la mediana passerà sotto la soglia ed avrà ogni possibile ragione per contestare un illegittimo cambio delle regole che lo danneggia.

Nel mio precedente articolo, avevo ipotizzato che l’ANVUR avesse scoperto che nella sua formulazione originale la regola della mediana produceva risultati sgraditi a qualcuno. La posta in palio è alta e le pressioni per aggiustare in corsa i criteri potrebbero essere forti.

A tale congettura il documento ANVUR fornisce una conferma tanto chiara quanto ingenua:

La scelta di utilizzare il “contemporary h index” è stata dettata dalle seguenti considerazioni:

[…]
•    si comporta bene su un campione esteso di 1400 fisici italiani (vedi figura 1, ottenuta grazie alla preziosa collaborazione di Riccardo Mannella e Paolo Rossi). Come si evince dalla Figura 1, il valore medio annuale del contemporary h index su un campione di circa 1400 fisici italiani non dipende in pratica dall’età accademica …

Insomma, l’indice di Katsaros ha il merito di “comportarsi bene” per i fisici. Qualcuno si domanderà: e come si comporta per i matematici, i chimici, i biologi, gli ingegneri e così via? Non ci è dato saperlo. Anche in questo, l’ANVUR sembra trarre ispirazione da Orwell.

 

Quale scelta?

Lo stravolgimento del significato di un decreto ministeriale da parte di un organo ufficiale come l’ANVUR può indicare due cose.

Il disorientamento di chi, avendo ormai perso il contatto con la realtà, emana regole prive di valore che verranno spazzate via dai ricorsi con grave danno per l’intera comunità accademica.

Oppure  la convinzione che nessuno avrà la dignità per chiedere verità e rispetto delle regole. Quando l’autorità si arroga il potere di cambiare il significato delle parole, nessun diritto è più garantito. Siamo tutti declassati a sudditi e si possono solo elemosinare favori.

È ora che il ministro batta un colpo.

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47 Commenti

  1. Rispondo a Rossi: grazie del chiarimento. Sono d’accordo con lei sul fatto che una cieca normalizzazione all’età accademica sia il peggiore dei casi possibili poiché le grandezze in analisi di lineare non hanno praticamente nulla. E soprattutto sono d’accordo sul fatto che basare tutto sugli indicatori bibliometrici sia (cito) una follia.
    Mi sembra comunque metodologicamente scorretto estrarre una media temporale da un unico grande calderone di fenomeni spesso molto diversi tra loro. E’ come dire che la velocità di percolazione di un contributo scientifico nelle citazioni bibliografiche, sia la stessa per ogni SSD o Area. Purtroppo i nostri SSD sono troppo striminziti per estrarre da essi qualsiasi statistica, e aggregarli per fare le valutazioni mi sembra riduttivo e soprattutto fonte di grande disuguaglianza. Lei però ha sicuramente visto i dati (a proposito, non sarebbe ora di pubblicarli?) e forse, nel caso in esame (l’ovvero il nostro futuro e quello della nostra libera Università) forse i conti, almeno numericamente, tornano.

  2. Due chiarimenti: 1) non ho “visto”, i dati, ce li siamo cercati nei database, con grande fatica, soprattutto di Riccardo. Credo che finora non li abbia visti neanche l’ANVUR, purtroppo. 2) quando propongo “un unico grande calderone” è perché ho l’evidenza empirica che gli andamenti temporali sono pressappoco gli stessi in tutte le aree, e il vantaggio derivante dalla solidità statistica data dall’operare su grandi numeri ripaga ampiamente il rischio di piccole deviazioni dalla media in settori particolari. Se dovessimo confrontare matematici con medici ci sarebbe un problema, ma dovendo confrontare i piu’ giovani con i piu’ vecchi nello stesso settore quello che conta e’ l’andamento (che e’ universale) non i dettagli numerici

    • Sia chiaro che io non ho alcun problema con questa definizione di “normalizzazione”, ma io non sono un avvocato.

      Che le regole valgano solo per questa tornata mi sembra assurdo. Non possiamo continuare a fare regolamenti usa e getta. Che facciamo, ogni due anni cambiamo regolamento?

      Inoltre è naturale aspettarsi che facciano domanda più o meno tutti gli RTI, inclusi quelli giovani, ed un sacco di precari (migliaia). Il fatto è che, per come funzionano le cose in Italia, molti sono convinti che se non ne approfittano ora per tentare di diventare associati, la prossima occasione sarà fra 10 o 20 anni. Fare un regolamento che penalizza i “giovani” (dove “giovane” vuol dire meno di quaranta anni) mi sembra andare nella direzione opposta rispetto ai proclami del governo.

  3. Ok, passi la radice quadrata per tutti (ripeto, come approccio mi piace, forse è debole per il ridotto campione ma comunque migliore della divisione per e.a.), resta il problema che nel DM di tutto ciò non c’e’ traccia. Si parla di normalizzazione all’età accademica per il secondo e terzo indicatore ma non si evidenzia nessuna differenza nel calcolo dei due come invece appare nell’ultimo documento ANVUR. Temo che il conundrum normativo sia, a patto di conigli estratti all’ultimo secondo dal cappello ministeriale, indistricabile e gli studi legali stiano già affilando le armi, e leccandosi i baffi. Peccato.

    PS: che i dati non li abbia visti l’ANVUR, questo francamente sarebbe il colmo!

  4. Neanche io sono un avvocato, ma un regolamento che penalizza (dimostrabilmente e significativamente) i piu’ anziani (ossia la stragrande maggioranza degli attuali ricercatori di ruolo) significa avere la certezza dei ricorsi, mentre non credo che un regolamento che (forse) penalizza giovani che hanno un’età decisamente inferiore a quella media attuale d’ingresso nella fascia degli associati (44 anni) ma pone sullo stesso piano tutti gli altri possa essere contestato ne’ giuridicamente ne’ politicamente.

    • Personalmente ritengo di non aver più contributi da dare a questa discussione. Bello comunque leggere che l’incontestabilità giuridica e politica di questa scelta dei criteri di normalizzazione risiede nel non (forse) penalizzare chi ha una età anagrafica decisamente inferiore alla media della classe cui aspira.

      PS: L’unica definizione calzante di normalizzazione, dopo attenta ricerca, la trovo nel Sabatini-Coletti in cui per normalizzazione si “indica spesso un ristabilimento dell’ordine attuato con metodi repressivi, e.g. normalizzazione della cultura”

  5. Per Irace: insisto sull’opportunita’ di controllare sul dizionario la definizione di normalizzazione. Ogni variabile deve essere normalizzata secondo le proprie caratteristiche, non esiste una “normalizzazione universale” e in particolare SI DIMOSTRA matematicamente, fuori di ogni ragionevole dubbio, e indipendentemente da ogni specificita’ delle distribuzioni, che
    la stessa formula NON PUO’ valere simultaneamente per le citazioni totali e per l’indice H, e su questo (mi sono informato dai giuristi) non c’e’ ricorso che tenga

  6. ESEMPIO [dicevano i miei Proff. di Matematica]

    Si consideri l’indigatore bibliometrico di cui al punto (2) lettera (a) dell’Allegato A del D.M. “criteri e parametri”

    http://attiministeriali.miur.it/media/192904/dm_07_06_2012_allegatoa.pdf

    cioè:
    “il numero di articoli su riviste contenute nelle principali banche dati internazionali e pubblicati nei dieci anni consecutivi precedenti la data di pubblicazione del decreto di
    cui all’articolo 3, comma 1, del Regolamento. Per questo indicatore la normalizzazione per l’età accademica interviene soltanto nel caso in cui questa sia inferiore a dieci anni”

    Per questo indigatore, consideriamo il caso fissato nella seconda parte della Def., e cioè un candidato (i) la cui età accademica è inferiore a 10 anni. Sia N_i codesta età accademica. Allora la normalizzazione si dovrà effettuare moltiplicando per 10/N_i.
    E cioè, in generale : se p_1, … , p_k sono il numero di pubblicazioni di k candidati scelti a caso (a PO o a PA, ma facciamo – per fissare le idee – a PA, perchè questo potrebbe effettivamente verificarsi in svariate circostanze), allora l’indigatore definito dall’ANVUR è:

    – Indigatore_k = p_k, se l’età accademica del candidato k-esimo è >= 10
    – Indigatore_k = p_k x 10/N_k, se N_k < 10

    Conferma, Prof. Rossi?

  7. ESEMPIO n. 2 [dicevano sempre i miei Proff. di Matematica]

    Si consideri ora l’indigatore bibliometrico di cui al punto (2) lettera (b) dell’Allegato A del D.M. “criteri e parametri”

    http://attiministeriali.miur.it/media/192904/dm_07_06_2012_allegatoa.pdf

    e cioè:
    “il numero totale di citazioni ricevute riferite alla produzione scientifica complessiva normalizzato per l’età accademica”.

    Allora la normalizzazione si dovrà effettuare, in generale, in questo modo: se c_1, … , c_k sono il numero di citazzjoni totalizzate da k candidati scelti a caso (a PO o a PA), e N_k la loro rispettiva età accademica, allora l’indigatore definito dall’ANVUR è:

    – Indigatore_k = c_k/N_k

    Confermate, tutti quanti (Giuseppe salvaci tu)?

  8. x Paolo Rossi

    Il regolamento dovrebbe essere tale da non penalizzare nessuno. Altrimenti si dica chiaramente che lo scopo è solo accontentare gli RTI anziani, alla faccia della meritocrazia.

    Che penalizzi i giovani è evidente dal grafico citato: l’andamento cresce linearmente fino ad una anzianità di 13-15 anni circa, e poi si stabilizza e diventa circa costante.

    Fatte queste premesse: un “giovane” di 35 anni che dopo mettiamo 5-7 anni di postdoc, magari all’estero, vuole entrare nel mondo accademico italiano (poveretto lui), deve per forza tentare la strada dell’associatura, visto che gli RTI non esistono più e gli RTDb sono virtualmente inesistenti (nel mio settore credo ne siano stati banditi esattamente zero, in tutta Italia).

    Gli ultimi concorsi (da RTI) sono stati possibili grazie al finanziamento straordinario di Mussi, nella finanziaria del 2007 se non ricordo male. Stiamo quindi parlando di cinque anni fa! (che poi alcuni concorsi siano finiti ieri è un’altra storia) Se parte l’abilitazione, forse i primi PA prenderanno servizio fra un paio d’anni (ma io credo molto di più)

    Il nostro 35enne che dovrebbe fare? Alla prima tornata non lo fanno abilitare. Che fa, aspetta altri cinque anni (volendo essere ottimisti, ma sappiamo tutti che ci sono buone probabilità che dopo la prima grande infornata si bloccherà tutto per molto tempo) oppure si cerca un altro lavoro, magari in un’altra nazione?

    Ripeto, se lo scopo è assumere per anzianità, siamo ben lontani dai vari proclami su meritocrazia, largo ai giovani rampanti (con in capelli bianchi), etc.

    Tanto valeva lasciare tutto come prima.

  9. sempre più infernale
    si vocifera che, nonostante i problemi giganteschi dei criteri e della retroattività, i bandi usciranno comunque il 20 luglio
    ora, un mostro del genere non può essere lasciato partire con queste enormi iniquità
    se, per sventura partono, sarà un calvario per i candidati, con il serio rischio di vedere invalidare tutto alla fine,e di rimanere invischiati in contenziosi giudiziari senza fine
    di certo così non si promuove l’eccellenza, il merito e la ricerca, ma solo la frustrazione e gli esaurimenti nervosi
    in particolare, i bandi non possono essere pubblicati prima che la commissione sia insediata ed abbia eventualmente definito i criteri aggiuntivi. Come candidato, prima di presentare domanda, ho il diritto di conoscere tutti i criteri di valutazione ai quali verrò sottoposto
    prima devono essere fatte le commissioni, e poi deve essere fatto il bando; altrimenti, se la commissione viene istituita dopo, manca del criterio di generalità -altro profilo di illegittimità in una procedura nazionale
    occorre revocare gli atti -decreti e quant’altro- e riscriverli con un po’ più di buon senso
    qualcuno di voi sa qualcosa?

  10. Comunque, non per buttare ancora acqua sul fuoco, ma rileggendo la delibera 50 dell’ANVUR del 21 giugno, nell’Articolo 17 era scritto testualmente:
    “Ai fini della procedura di abilitazione,la normalizzazione degli indicatori avviene dividendo il valore di OGNI indicatore per l’età accademica”.
    Quindi con le FAQ sull’indice Katsaros, l’ANVUR ha contraddetto sé stesso, oltre che il ministero… E allora piantiamola dire che la normalizzazione che avevano in mente non era quella “lineare”…

  11. Mi sembra che la discussione stia diventando sterile. I problemi tecnici hanno soluzioni tecniche, se le si vogliono cercare: ne ho gia’ indicate diverse nei messaggi precedenti, compreso il modo di non penalizzare i giovani, applicando sotto i 10 snni la regola generale ripresa anche da Rubele; se c’e’ interesse per i tecnicismi basta rileggersi con cura gli interventi precedenti.
    E comunque risolvere i problemi tecnici e’ compito dell’ANVUR, non mio, tanto per essere chiari. Io esigo soltanto che non si faccia finta che non esistano, trincerandosi dietro formule sbagliate (ma mi sto ripetendo)
    Se il problema invece e’ politico non ha senso per me discuterlo in un commento a un articolo altrui, la mia opinione sull’intera vicenda delle abilitazioni apparira’ (spero presto) in un articolo che ho scritto per ROARS.
    Con questo smetto di tediarvi in questa sede, se qualcuno vuol contattarmi privatamente per ulteriori chiarimenti il mio indirizzo mail w’ rossi@df.unipi.it

  12. Il mio intervento era anche – per precisare – un po’ sarcastico sull’idea stessa di “normalizzazione”. L’ho già detto e lo ribadisco: non abbiamo imbastito ‘sto popo’ di marchingegno per fare valutazioni comparative fra un giovine e un meno giovine al fine di decidere, che so, sul finanziamento di un progetto di ricerca, ma per apprezzare “livelli assoluti” di competenze.

    Lo stesso D.M. correttamente riporta, e.g. per l’abilitazione a PO, l’incipit [Art. 4 comma 1]:
    “Nelle procedure di abilitazione alle funzioni di professore di prima fascia, la valutazione dei titoli e delle pubblicazioni scientifiche è volta ad accertare la piena maturità scientifica dei candidati, attestata dall’importanza delle tematiche scientifiche affrontate e dal raggiungimento di risultati di rilevante qualità e originalità, tali da conferire una posizione riconosciuta nel panorama anche internazionale della ricerca. […]”.

    Comunque di cose di cui preoccuparsi ce ne sono così tante che capisco che il solo tentare di fare un po’ d’ordine mentale sia cosa improba.

  13. La risposta si trova qui:
    http://www.anvur.org/sites/anvur-miur/files/normalizzazione_indicatori.pdf

    La formula per ogni articolo è:
    citazioni normalizzate=numero citazioni effettive *4 /(annitrascorsi +1)
    Con queste viene poi calcolato in H-indice normalizzato.

    Come si vede, non si sono curati della lettera della legge.

    Pare che funzioni per la fisica.
    Non credo però che questa osservazione sia trasferibile ad altre discipline. In Medicina, ad esempio, è noto che il numero di pubblicazioni è aumentata stabilmente ogni anno. Pertanto un articolo che è “stato fuori” per più anni, ha avuto per molto tempo meno possibilità di essere citato rispetto ad uno più recente.
    Se si vogliono privilegiare i giovani rampolli dei gruppi che hanno pubblicato molto negli ultimi anni, senza entrare nel merito e nel livello culturale, dovrebbe funzionare alla perfezione.

  14. Esatto, il contemporary index serve proprio a questo, ad azzerare una generazione di associati (impegnati a tempo pieno nella didattica) per dar posto a giovani rampolli rampanti controllabili dalla “baronia” attuale.

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