Nel rapporto finale dell’area 11, il capo-GEV sottolinea che la VQR lascia in eredità al futuro una banca dati di referee filtrati in base al loro operato ed equilibrio. Abbiamo potuto apprezzare le liste di riviste ANVUR, gli esiti grotteschi, i vistosi conflitti di interesse … le liste pazze dei referee (le liste plumbee dei referee ubbidienti e dissidenti) non le potremo vedere mai. Epperò la VQR, ci informa graziosamente un capo-GEV, ce le lascia “in eredità”, assieme, come si legge, a questa “cultura della valutazione”.

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Una nota a margine delle classifiche, sul valore e correttezza delle quali non entro.

Nel rapporto finale dell’area 11 – l’area che mi riguarda e cui più ho fatto attenzione – si legge il comprensibile compiacimento per l’ampio consenso riservato alla VQR: svoltasi

col consenso e l’appoggio delle singole comunità scientifiche, un consenso e un appoggio dimostrati dai circa 1.440 referee coinvolti (dei quali circa 1.330 sono stati nominati dal GEV-11 stesso) e soprattutto dall’estrema limitatezza dei rifiuti a svolgere tale attività. Quelli motivati dalle critiche alla valutazione si sono contati sulle dita di una mano, e anche quelli legati agli impegni e alla scarsità del tempo a disposizione sono stati molto contenuti, specie tra gli studiosi italiani, a conferma della percezione dell’importanza della VQR per il nostro futuro. Almeno in Area 11 la VQR ha quindi ricevuto una forte legittimazione dalla comunità scientifica, che ha compreso che si trattava di un’importante occasione di miglioramento e autodisciplina, di cui attende ora le ricadute positive [1].

Si può pensare quello che si vuole di queste parole (personalmente vi sento come un’eco di Cadorna) ma il loro senso resta appunto ben comprensibile: i manager della valutazione si rallegrano che li si sia assecondati, che il rancio sia ottimo e abbondante e il morale dei coscritti alto… E il senso resta chiaro (un po’ ridicolo magari, un po’ raggelante nel suo candore, ma insomma) anche quando l’entusiasmo prende la mano e celebra lo “sforzo eccezionale” compiuto – testualmente – “sul piano scientifico, statistico, antropologico [sic!] e sociologico”[2].

Senza variazioni di tono, però, nelle righe che seguono lo sforzo antropologico si rivela vero sforzo evolutivo, anzi propriamente sforzo eugenetico. E qui sorprende che nessuno abbia denunciato la cosa (o forse sono io che non me ne sono accorta, essendo stata lontana nelle ultime settimane). Perché così prosegue il capo-GEV: non va sottovalutata, dice, anche la positiva ricaduta della VQR “in termini di diffusione di una ‘cultura della valutazione’, basata su standard minimi condivisi. Essa lascia in eredità al futuro una banca dati di referee filtrati in base al loro operato ed equilibrio, costruita rivedendo le liste composte a inizio 2012 in base all’esperienza fatta nei mesi successivi”[3]. Le liste dei referee, cioè, sono state filtrate e riversate in una banca dati di valutatori affidabili. Da chi? Il referaggio, si dice, è “stato in sostanza equilibrato […] anche per il pronto intervento degli EV, dei gruppi di lavoro, dei sub-GEV e, quando necessario, del presidente, nel correggere le distorsioni via via che queste si manifestavano (per esempio monitorando l’operato di referee che assegnavano i prodotti quasi esclusivamente in E o in L, oppure utilizzavano quasi esclusivamente una classe intermedia di valutazione)”[4].

Il Bando VQR, ricordiamo, richiedeva che venisse attribuito “peso 0” ai prodotti di valore “Limitato”, i quali dovevano necessariamente ammontare al “50% inferiore” della “scala di valore condivisa dalla comunità scientifica internazionale”[5]. Una FAQ apparsa in seguito sul sito dell’ANVUR spiegava che questo però non “significa che il 50% dei prodotti sottomessi avrà obbligatoriamente punteggio zero”: “si tratta di una indicazione rivolta ai referee, che va intesa come ‘il prodotto, rispetto alla sua esperienza complessiva di valutazione e a prodotti simili, ricade al di sotto del 50% della valutazione’”[6]. Lasciamo stare che si sono reclutati tra i referee soggetti con esperienza complessiva piuttosto diversa, giovani dottori di ricerca e docenti in pensione. La questione più seria che già allora si poteva sollevare è quale potesse mai essere la base teorica per determinare queste fasce di merito: non solo la linea mediana, per così dire, ma anche l’interna distribuzione della metà “buona”, che a sua volta andava divisa in segmenti percentuali rigorosamente fissati (20, 20 e 10). Soprattutto per i SSD dove non è presente una base dati condivisa, era inevitabile chiedersi che specie di strumento dovessero mai essere i segmenti percentuali di un totale indefinito. E tuttavia, quando hanno deviato dalle aspettative dei GEV su indicazioni così serie, i referee – apprendiamo ora – sono stati guardati con sospetto.

Di più, quando ritenuto necessario, il loro lavoro, ci dicono, è stato corretto. Con quali limiti e in quale estensione non è dato sapere. Con quali effetti nemmeno (pensiamo a un dottore di ricerca – ritenuto evidentemente un “peer” da chi lo ha cooptato – che abbia dato convintamente determinati giudizi e che si veda arrivare segnali di opportuna correzione dall’alto…). Ancora, questo attivo “monitoraggio” ha condotto a “filtrare” i valutatori, a discriminare cioè tra quelli ortodossi (che hanno, come si legge, “rispettato, per così dire, i valori in campo”[7] (a giudizio di chi?) e quelli eretici e quindi da espungere (quelli che hanno prestato, ad esempio,“collaborazione ostativa”[8], come la si chiama). E l’istanza suprema di tale filtraggio è il presidente del GEV: l’unico, si legge, assieme al suo assistente, a conoscere “la lista finale dei referee […] nella sua interezza” e ad aver svolto anche, nei casi da lui ritenuti opportuni, “indagini supplementari”[9]. La discrezionalità che così fa capo ad un professore come altri, nominato non si sa ancora perché a capo del GEV (e però al tempo stesso candidatosi a commissario per le abilitazioni, al pari per la verità di tanti altri EV e capi GEV, che hanno stilato i criteri per l’esclusione di altri professori da queste candidature[10]), arriva a farsi carico di un compito di selezione che, apparentemente, nessuno gli ha dato, o almeno – come succede – che in principio nessuno ha osato mettere per iscritto.

 

Chiedo: rientrava tra le finalità espresse della VQR valutare l’operato dei referee? In effetti questo è esplicitamente dichiarato non solo nell’area 11 ma anche nel rapporto complessivo, dove si parla della redazione di elenchi di revisori “di qualità certificata”[11] (che vuol dire, come per le banane e le scatolette di cibo per gatti, omogenei ai requisiti fissati… è la prima volta, credo, che questa etichetta viene applicata a degli studiosi, per segnalare anche la loro fedeltà a un progetto). E i referee sapevano di rischiare di essere giudicati “poco virtuosi”[12] (viziosi?) se i loro giudizi non persuadevano i loro controllori? Con quanta serenità e indipendenza hanno lavorato in tal caso? Su quali basi, insomma, è stato reso legittimo filtrare i referee a opera compiuta e, prima ancora, intervenire nel loro operato come si legge nel rapporto dell’area 11? Abbiamo potuto apprezzare le liste di riviste ANVUR, gli esiti grotteschi, i vistosi conflitti di interesse… le liste pazze dei referee (le liste plumbee dei referee ubbidienti e dissidenti) non le potremo vedere mai. Epperò la VQR, ci informa graziosamente un capo-GEV, ce le lascia “in eredità”, assieme, come si legge, a questa “cultura della valutazione”.



[1] Valutazione della Qualità della Ricerca 2004-2010, Rapporto finale di area. Gruppo di Esperti della Valutazione dell’Area 11 (GEV 11), http://www.anvur.org/rapporto/files/Area11/VQR2004-2010_Area11_RapportoFinale.pdf, p. 24.

[2] Ivi, p. 25.

[3] Ivi, p. 41.

[4] Ibidem.

[5] Valutazione della Qualità della Ricerca 2004-2010, Bando di partecipazione, www.anvur.org/attachments/article/122/bando_vqr_def_07_11.pdf, p. 7.

[6] http://www.anvur.org/index.php?option=com_content&view=article&id=115&Itemid=229&lang=it

[7] Rapporto finale di area 11, p. 41.

[8] Ivi, p. 39.

[9] Ivi, p. 38.

[10] Il ruolo attivo dei Gev e soprattutto dei presidenti dei Gev nella procedura di selezione delle liste di riviste di classe A è ammesso tra l’altro dallo stesso presidente del Gev 11 nel suo articolo su roars https://www.roars.it/per-una-storia-della-terza-mediana/. Come si sa, in base a tali liste si è definita una delle tre “mediane”, dirimenti, nei settori non bibliometrici, per la candidabilità a commissario nella ASN. Il ruolo quanto mai sfuggente, o meglio l’ambiguità di un ruolo che ha consentito, per un verso, di intervenire nella definizione dei criteri e, per altro verso, di concorrere contro altri in base ai criteri così definiti, trova icastica esemplificazione nel “caso della frase scomparsa” riferito in https://www.roars.it/lenigmistica-di-anvur-trovate-le-differenze/.

[11] Valutazione della Qualità della Ricerca 2004-2010, Rapporto finale ANVUR, Parte Prima: Statistiche e risultati di compendio, http://www.anvur.org/rapporto/files/VQR2004-2010_RapportoFinale_parteprima.pdf, p. 62.

[12] Ibidem.

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3 Commenti

  1. Un ulteriore commento a margine di:
    “una banca dati di referee filtrati in base al loro operato ed equilibrio, costruita rivedendo le liste composte a inizio 2012 in base all’esperienza fatta nei mesi successivi”.
    Cioè, questo significa anche che le valutazioni formulate da referee ‘squilibrati’ sono comunque confluite nel totale delle valutazioni, sulle quali poi si sono costruite le classifiche, fatte rifatte divulgate e contestate?

  2. Per piacere, vorrei il link esatto della relazione del GEV 11 per poterla leggere direttamente e commentare. C’è un errore nella citazione, o almeno adesso nno apre nulla. Le mie ricerche sul sito anvur per trovare il rapporto finale sono state senza esito. Grazie

  3. A me l’indirizzo risulta esatto, lo ripeto di seguito:

    http://www.anvur.org/rapporto/files/Area11/VQR2004-2010_Area11_RapportoFinale.pdf

    Comunque ne ho una copia di sicurezza, perché come si sa nei documenti Anvur nulla è stabile.

    Anche per questo non so rispondere alla domanda di Marinella Lorinczi, che ringrazio per l’osservazione. Non si si può sapere, credo, se le classifiche sono state costruite sulla base dei referee ‘squilibrati’ o in seguito al ‘pronto intervento’ (testuale) della sicurezza Anvur, non saprei nemmeno dire se ci sia un’ipotesi preferibile… A conti fatti, mi pare, non si può sapere nulla.

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