Nel panorama internazionale, dove si colloca l’Italia per spesa in ricerca e sviluppo e numero di scienziati ed ingegneri? Un grafico tratto da Science ce lo mostra molto bene. Un grafico da accostare a manifesti, articoli di giornale e dichiarazioni di politici e opinionisti. “Studiare per troppi anni non serve a nulla”: infatti, chi dopo la scuola media studia tre anni “ha un ottimo reddito e vive con la sua donna”.  L’Italia non ha un futuro nelle biotecnologie, ma nel turismo e nelle scarpe: perché pagare lo stipendio ad uno scienziato se le scarpe che fabbrichiamo sono le “più belle del mondo”? Per fortuna ci stiamo rendendo conto che sforniamo troppi ingegneri e “finalmente i giovani si iscrivono alle scuole professionali”. Dopo tutto, “non possiamo assolutamente più pensare di essere un paese di serie A”.

R&D spending by country in 2011 by percent of GDP and percent of population who are scientists and engineers. The size of the circles show the country’s total R&D spending.
Source: What’s So Special About Science (And How Much Should We Spend on It?), Science 15 November 2013.


 


DOPO LE MEDIE HA STUDIATO 9 ANNI È LAUREATO DA 5 ANNI HA UN LAVORO PRECARIO… HA UN REDDITO BASSO E VIVE CON I SUOI GENITORI

DOPO LE MEDIE HA STUDIATO 3 ANNI … HA UN POSTO FISSO DA 14 ANNI HA UN OTTIMO REDDITO E VIVE CON LA SUA DONNA

 


 



 

RAI – Radio3, 22 febbraio 2011: Chi ricerca trova. Speciale giornata sulla ricerca

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18 Commenti

  1. non avrei mai voluto trovarmi d’accordo con De Rita, ma quell’intervista dello scorso anno contiene una sacrosanta verità. Mi pare che molti lo pensino senza pubblicizzarlo, ma il 3+2 ha sancito la fine della nostra tradizione universitaria. abbiamo voluto importare un modello anglosassone che si fondava su ben altre basi culturali e aveva alle spalle una società civile ed uno stato di diritto diciamo un poco diversi dai nostri. le cose stanno così, tornare indietro è impossibile ma migliorare deve essere un obiettivo. migliorare con avnur, asn e compagnia bella mi pare sia davvero difficile.

  2. L’immagine, però, è manipolata rispetto a quella originale. Italia e Ungheria sono invertite, così come Germania e Svizzera. Vero è che la dimensione dei cerchi è solo la cifra assoluta spesa, ma visto che un’immagine vale più di mille parole si direbbe che mostrare un’Italia piccola piccola in confronto anche all’Ungheria veicoli un messaggio molto più forte…

  3. A proposito dei due ragazzi blu e verde. Esistono due principi riguardo alla comunicazione (insieme con altri, s’intende), che non sono affatto etici ma che vengono applicati in vari settori della vita sociale, in determinati momenti, circostanze di convenienza e di opportunità: 1. dire la verità non è un obbligo assoluto (es. sono vere le due affermazioni riguardo ai due giovani, sono verificabili, sono significative?), e 2. avere una comunicazione aggressiva, quanto meno vivace disinibita non ingessata, entro i limiti di quell’atto comunicativo, può essere un metodo vincente. Bisognerebbe tenerne conto, perché oramai è pane quotidiano. Dominano le balle, le mezze verità, l’incontrollabilità di tante affermazioni.

  4. Se si dà tanto rilievo a queste voces populi (in fondo anche a me da ragazza dicevano che la laurea non serviva) è perché ciò è funzionale a un progetto molto squallido di complessivo crollo culturale del nostro paese. Dovrebbe essere chiaro che alla fine si distrugge senza reale guadagno.Questi signori lo sanno e mentono sapendo di mentire.

  5. Quell’immagine in realtà ci dice solo che più si investe più si hanno scienziati ed ingegneri; di per se questo non contrasta con le varie affermazioni citate.

    Quello che è invece interessante è quello che segue nell’articolo che parafraserei come:
    “buona parte della crescita esponenziale dell’economia nell’ultimo secolo e mezzo è spiegata da un singolo fattore: il progresso tecnologico.”

    E soprattutto:
    “investments in research are variously estimated as ultimately returning between 20% and 60% per year”

    Detto questo concordo con buona parte delle affermazioni.

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