Non passa mese senza che venga pubblicata o aggiornata qualche classifica nazionale o internazionale delle università. Questa volta però le gerarchie non sono quelle a cui siamo abituati: ai primi tre posti, tre università del Centro-Sud. Per vedere spuntare un’università del Nord bisogna scendere al settimo posto (il Politecnico di Torino). Di quale nuova classifica stiamo parlando? Si tratta della classifica dell’adesione dei docenti allo sciopero degli appelli proclamato dal Movimento per la dignità della docenza universitaria (MDDU), coordinato da Carlo Ferraro. Incrociando i propri dati parziali (23%) con quelli finali rilasciati da alcuni atenei, Carlo Ferraro stima un’adesione nazionale intorno al 28%. Un’adesione tutt’altro che uniforme, però. Se al Nord si registra un’adesione del 15,7% (dati parziali), quella degli atenei del Centro sale al 22,5%, mentre percentuali ancora maggiori si registrano al Sud (25,8%) e nelle Isole (24,9%). Alla luce di queste differenze, sembrerebbe che lo sciopero, al di là dell’ovvia rivendicazione salariale, sia stato inteso anche come protesta nei confronti del ridimensionamento post-gelminiano del sistema universitario. Un ridimensionamento che ha visto Centro, Sud e Isole colpiti più severamente rispetto al Nord. Una conferma della tesi della “compressione selettiva”(1), avanzata dallo studio “Università in declino”, curato da Gianfranco Viesti per la Fondazione Res. Una compressione talmente selettiva da suscitare reazioni geograficamente differenziate da parte dei docenti, la cui motivazione non sembra pertanto riconducibile alle sole rivendicazioni salariali.

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(1) “Compressione selettiva e cumulativa” è l’espressione usata da Gianfranco Viesti per sintetizzare un ridimensionamento dell’istruzione superiore che non ha precedenti nella storia dello stato italiano. Selettiva perché asimmetrica a danno del Centro-Sud e cumulativa per l’effetto di “reazione a catena” con cui i tagli indeboliscono le realtà più fragili legittimandone ulteriori definanziamenti:

negli ultimi anni sulle università italiane si è abbattuto un vero e proprio tornado. A partire dal 2008 si è avuto un taglio di finanziamenti senza pari. Un insieme di disposizioni ha ridotto in breve tempo l’istruzione superiore italiana – già molto più piccola rispetto agli altri paesi europei – di circa un quinto, in termini di studenti, docenti, corsi di studio. Ma c’è di peggio: questi tagli sono stati fortemente asimmetrici territorialmente – a causa di scelte discrezionali assolutamente discutibili – e hanno colpito in particolare le università del Centro-Sud; hanno poi innescato un meccanismo a catena, che non tende a fermarsi. Non si esagera dicendo che per vedere una università del Mezzogiorno chiudere (o quantomeno ridimensionarsi drasticamente) non è necessario che attendere.

G. Viesti, “L’ultimo schiaffo agli atenei del Sud“, Il Mattino, 26.7.2016

Attenzione: non parliamo di cosette. Il taglio dell’università italiana non ha paragoni nel tempo e nel mondo. Un taglio del 20% non ha paragoni in nessuna parte del mondo. Neanche in Spagna e in Finlandia, dove hanno enormi problemi. Né paragoni con la storia dell’Italia. Il fatto che questo 20% sia diventato un terzo nel Mezzogiorno significa che l’Università del Mezzogiorno, negli ultimi anni, è diventata e-n-o-r-m-e-m-e-n-t-e più debole, in base a criteri assolutamente discutibili.

G. Viesti, intervento al Forum al Mattino per una nuova primavera dell’Università, 16.3.2016

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LA CLASSIFICA DELLA “DIGNITÀ”

(basata sulla % di adesione allo sciopero degli esami proclamato dal Movimento per la dignità della docenza universitaria)

Messaggio di Carlo Ferraro del 21/11/2017
Cari Colleghi Professori e Ricercatori, tratterò i seguenti argomenti:

1. Numero di scioperanti sede per sede
2. Emendamenti alla legge di bilancio: stato di avanzamento
3. Sciopero da proclamare

1. Numero di scioperanti sede per sede
Trovate in allegato i dati degli scioperi, sede per sede, comunicati al nostro Movimento e direttamente alla Segreteria della Ministra Valeria Fedeli: 11241 scioperanti. Un numero impressionante!
Ovviamente spiccano, in assoluto, sedi con corpo docente fra i più grandi: Roma La Sapienza (992 scioperanti), Napoli Federico II (556), Bologna (484), Bari Aldo Moro (469), Palermo (440), Pisa (440).
I dati effettivi, non ancora diramati nella loro interezza dal Ministero della Funzione Pubblica, saranno sicuramente di più, dato che alcuni Docenti hanno comunicato il loro sciopero solo al MIUR o solo ai loro Rettori. Ad esempio, all Università di Bari risultano 608 scioperanti effettivi contro 469 comunicazioni al Movimento, a Parma 319 contro 291, a Roma Tre 227 contro 187, a Potenza 54 contro 42 .
Proiettando su base nazionale i dati parziali disponibili, come si vede dall allegato, il numero effettivo degli scioperanti risulta in area 13500 anziché in area 11200. Circa il 28% del corpo docente! Una bella differenza rispetto al 20% che alcuni attribuiscono come risultato!
Questo risultato in sè è già un successo: Il Movimento aveva lanciato il 28 di agosto, giorno di inizio dello sciopero, un Appello per la dignità della Docenza Universitaria , inviato a Voi tutti e presente sul nostro sito, nel quale scriveva:
Lo sciopero ha, per il nostro Movimento, una importanza superiore a quella delle ragioni sacrosante e puntuali della sua proclamazione.
È una occasione irripetibile per far capire a tutti una volta per tutte che i Docenti Universitari Italiani non sono più disposti a farsi trattare in futuro come sono stati trattati a partire dal 2010.
Abbiamo raggiunto questo scopo: chi sperava che neanche i 5444 che avevano proclamato lo sciopero l avrebbero poi fatto, o che ci si sarebbe fermati poco sopra i 5444, sarà rimasto deluso: siamo a molto più del doppio rispetto ai numeri della proclamazione
E, se sarà necessario un nuovo sciopero, saremo ancora di più, insieme a quelli che questa volta, temendo di rimanere poi soli, non hanno scioperato: invece ognuno ha avuto insieme a sé migliaia e migliaia di Colleghi!

2. Emendamenti alla legge di bilancio: stato di avanzamento
Come è prassi, gli emendamenti proposti sono stati passati a un vaglio preliminare per dichiararne l ammissibilità o meno alla fase di discussione in Commissione Bilancio. Trovate in allegato il file con la sintesi degli emendamenti: in grigio ci sono quelli dichiarati inammissibili sia per materia che per copertura.
Dei ben 22 emendamenti proposti sugli scatti solo 7 sono stati dichiarati inammissibili. 15 emendamenti andranno perciò in discussione in Commissione. Di questi 15, ben 13 ricalcano in maniera puntuale le nostre proposte di emendamenti, e sono stati presentati da Parlamentari sia della maggioranza sia dell opposizione.
Questi 13 a noi più favorevoli ne comprendono 4 che includono sia gli aspetti economici che quelli normativi, 5 che trattano il solo aspetto economico (che quindi conservano la natura premiale degli scatti) e 4 solo normativi finalizzati a eliminare il carattere premiale (e che quindi conservano la parte economica del Governo).
Sono, nella sostanza, tre tipi di emendamenti a noi favorevoli, supportati ognuno da varie forze politiche sia di maggioranza che di opposizione, il che ne dovrebbe favorire l approvazione.
Adesso il tutto va in discussione nella Commissione Bilancio che deve esaminare gli emendamenti e approvarli o respingerli, poi nell Aula del Senato.
In tutto ciò giocherà un ruolo importante il Governo che, sia in Commissione Bilancio, sia in Aula, sia nel classico maxiemendamento governativo, potrà esprimersi a favore o contro. Staremo a vedere per trarne le conclusioni sullo sciopero da proclamare! Ma di ciò si parla al punto successivo.

3. Sciopero da proclamare
È chiaro che non si può e non si deve proclamare lo sciopero in questa fase.
Infatti non avrebbe alcuna logica aver chiesto a tutte le forze politiche (Vi ricordo che le abbiamo sollecitate tutte, il Movimento è trasversale a tutte le parti politiche, non mi stancherò mai di ripeterlo) di presentare i nostri emendamenti, e poi, pur avendo riscontrato che tante ci hanno ascoltati e lo hanno fatto, proclamare uno sciopero prima che la loro azione sia dispiegata completamente, speriamo con successo, se il Governo darà il suo appoggio.
Al Governo abbiamo già fatto sapere che in assenza di modifiche radicali un nuovo sciopero è certo: l’abbiamo fatto con la lettera ufficiale della quale Vi ho parlato nella e-mail precedente. Abbiamo anche detto, nella stessa lettera, che ci aspettiamo che il Governo non ostacoli le iniziative parlamentari.
In conclusione in questa fase dobbiamo continuare a lavorare intensamente a livello di Parlamentari e di Governo, come stiamo facendo, per favorire l accoglimento delle nostre richieste!
Potete diffondere questo messaggio e gli allegati agli amici più vicini, ai colleghi di Dipartimento, di Scuola, di Facoltà o di Ateneo.
Potete diffonderlo anche ai Parlamentari e ai Giornalisti di Vostra conoscenza.
Cordiali saluti,
Carlo Ferraro
Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria
https://sites.google.com/site/controbloccoscatti/home

 

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14 Commenti

  1. Ciò che amareggia è che era chiaro sin dal principio che i provvedimenti erano tagliati per incrementare alcune università a discapito di altre, su base geografica e finanziaria. Purtroppo molti, impegnati a stipulare/negoziare accordi con colleghi di università del Nord, hanno svolto una terribile campagna contro le loro stesse Università favoleggiando di università migliori all’estero e nel Nord-Italia…
    Ora rinnegano ciò che hanno detto…

  2. L’università è stata ridimensionata: è vero.L’azione bibartisan di ogni governo, ormai da diversi anni, toglie risorse all’università. Ma c’èra qualche ragione per ridimensionarla? Secondo me si. Infatti, dalla riforma dei concorsi, si è assistito ad un reclutamento assolutamente indecente. Migliaia di posti riservati ai candidati locali, giochi sporchi sulla spartizione di idonei, con l’ASN non si intravede nulla di meglio. Ormai tutti i cosiddetti precari sono idonei. Non che molti non lo meritino, ma è poi vero che abbiamo bisogno di così tanti corsi? Secondo me no. Possiamo poi discutere dei tagli asimmetrici e dell’enfasi discriminatoria che premia sempre i più forti e fa morire i più deboli. Questa è una scelta politica, favorita da molti di noi e sostenuta dalla follia dei ranking e degli indicatori ANVUR, sempre messi a punto e gestiti da noi. Quindi, alla fine, di cosa ci stiamo lamentando se tutto il male, in fondo, discende da una politica debole, succube delle scelte di quegli accademici che nei vari organi fanno il bello ed il cattivo tempo?

    • Alla fine un dignitoso suicidio potrebbe essere anche un’idea. Ma come dimostra anche il ritiro di tutti gli emendamenti, mi pare che più che cupio dissolvi abbia prospettato la triste realtà, che, con una maggiore serietà da parte nostra, forse sarebbe potuta essere un pò meno magra!

  3. Scusate se, pur operando in un ateneo del sud, leggendo questo articolo “guardo il dito”. Ho scioperato, e sarei anche pronto a rifarlo. Con questo sciopero (vale per i piu’ giovani, ovviamente) otterremo qualcosina, e va bene. Ogni tanto mi viene pero’ qualche cattivo pensiero, e adesso ve ne dico uno.

    Sui giornali si parla spesso di “lobbisti”, di “agenzie di lobbying”, della necessita’ di regolamentare questa attivita’, et cetera. Io ho spesso pensato che per alcune questioni che ci riguardano un’attivita’ di lobbying potesse essere piu’ efficace di appelli, scioperi, manifestazioni (piccola nota polemica: se la maggior parte dei colleghi che hanno scioperato si fosse svegliato prima al momento della VQR, probabilmente adesso potremmo parlare di cose piu’ interessanti).

    Una volta i parlamentari erano in larga parte docenti universitari per cui il lobbying si faceva da se’. Oggi invece bisogna fare in altro modo. Il cattivo pensiero e’ questo: supponiamo, giusto per stimare un ordine di grandezza, che gli scioperanti siano stati 10000 e che in media abbiano perso 100 euro . Fa un totale di un milione di euro. Con un milione di euro non potevamo comprarci i servizi di qualche rinomata agenzia di lobbying per farci fare un articolo di legge di bilancio secondo le nostre esigenze? Sia ben chiaro, e’ un pensiero di cui un po’ mi vergogno, ma ho voluto condividerlo.

    • Ma quale lobby. Siamo tutti impegnati ad aumentare gli indici ANVUR per fregare il collega, figuriamoci se abbiamo tempo e voglia di fare lobby.

    • Giusto. Una parte del problema è questa (l’impossibilità di fare lobby perché il collega xy nel 1998 mi ha fatto un’obiezione a un convegno di mongolistica e caucasologia). L’altra, forse più importante, è che la stragrande maggioranza dei colleghi ha una qualche molto redditizia professione privata per cui degli scatti stipendiali non gliene può frega’ de mmeno.

    • non vedo una stragrande maggioranza di colleghi con “molto redditizia professione privata”. Temo che non ci sia nemmeno questa giustificazione all’ignavia collettiva della categoria.

    • Dài, ingegneri e fisici qualche consulenzina la faranno, o no? Dico di quelle che te ne basta una all’anno e sei rientrato di ogni possibile mancato scatto. Apriamo il discorso economisti o lassamo pèrde?

  4. Se ho saputo leggere bene gli atti della commissione bilancio, sono stati bocciati o ritirati tutti gli emendamenti.
    Se non reagiamo è la fine, faranno di noi carne da macello peggio di quanto non abbiano fatto finora.

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