Mentre gli enti finanziatori della ricerca, a partire dalla Commissione europea, esortano alla creazione di infrastrutture pubbliche gestite dalle istituzioni, mentre si studia come raggiungere all’interno di queste infrastrutture pubbliche un disaccoppiamento del momento della pubblicazione/disseminazione da quello della validazione/valutazione delle ricerche attraverso strumenti ad hoc,  gli editori non stanno certo a guardare e stanno sviluppando una propria interpretazione dei concetti di trasparenza e apertura.

Nei mesi scorsi abbiamo cercato di raccogliere e commentare una serie di politiche e prese di posizione in tema di scienza aperta e di vedere però anche esempi concreti di come i principi espressi nelle politiche (trasparenza, accessibilità, riproducibilità) si traducono in pratica (qui, qui e qui ).

Mentre gli enti finanziatori della ricerca, a partire dalla Commissione europea, esortano alla creazione di infrastrutture pubbliche gestite dalle istituzioni, mentre si studia come raggiungere all’interno di queste infrastrutture pubbliche un disaccoppiamento del momento della pubblicazione/disseminazione da quello della validazione/valutazione delle ricerche attraverso strumenti ad hoc,  gli editori non stanno certo a guardare. Se da un lato gli strumenti sviluppati dagli editori oligopolisti sembrano richiamare alcuni aspetti delle infrastrutture pubbliche, nella sostanza questi strumenti rimangono proprietari e non più delle comunità scientifiche.

E’ importante leggere in maniera integrata quanto avviene nel mondo dell’editoria accademica perché ciò permette di capire meglio e interpretare i singoli eventi.

E’ del 2022 la notizia della acquisizione di Researchsquare, una piattaforma di preprint multidisciplinare, da parte del gruppo Springer Nature. L’editore è arrivato a questa acquisizione dopo un periodo di partnership in cui il numero delle riviste che hanno aderito alla collaborazione con Researchsquare è progressivamente aumentato.

Anche Springer, come già aveva fatto Elsevier con SSRN, ingloba dunque una propria piattaforma di preprint a cui associa alcuni servizi che rappresentano una idea del tutto singolare di “trasparenza” e “condivisione”.

Una dashboard per l’autore (privata) in cui può verificare lo stato del proprio manoscritto e in cui l’autore (solo lui) può consultare i report di revisione

Una timeline (pubblica) in cui vengono indicati i diversi stati di lavorazione dell’articolo: posted, under review, under revision e published.

La possibilità che vengano fatti commenti (attenzione non peer review)

La possibilità di caricare successive versioni del preprint sulla base dei commenti ricevuti

Se l’articolo viene pubblicato verrà inserito nel server di preprint il link alla versione pubblicata nel journal, se viene rifiutato la timeline di cui sopra viene cancellata. L’articolo potrà essere sottoposto ad altre riviste ma non pare esserci alcuna portabilità delle revisioni. Vale a dire si ricomincia da capo.

Anche per Researchsquare come per gli altri  archivi di preprint, la cancellazione di un preprint non è possibile (o lo è solo in casi particolari, anche se non è indicato quali).

In una delle FAQ si dice che è ammesso postare il proprio preprint anche su altri servizi di preprint ma ciò potrebbe creare problemi di versioni o di citazione. Quindi sembra che Researchsquare non sia da considerarsi un servizio esclusivo per le riviste Springer che lo hanno adottato.

Ora, al di là del giudizio sull’editore e sulla sua ingerenza nei meccanismi di validazione scientifica su cui si tornerà nella chiusa di questo post, a questa iniziativa di Springer sembra mancare la trasparenza  che esiste invece in altre iniziative che associano ai preprint  processi di open peer review (con revisori palesi o meno).

Che la comunicazione scientifica stia cambiando è fuor di dubbio, così come è certo che gli enti finanziatori della ricerca e in parte anche le istituzioni stanno promuovendo la nascita e il mantenimento di infrastrutture pubbliche. In questo contesto e ad un occhio minimamente critico la risposta degli editori appare un po’ deludente.

Quanto convenga seguire la strada proposta dall’editore e pubblicare il proprio preprint in Researchsquare piuttosto che in uno degli archivi di preprint pubblici è ovviamente una scelta individuale di ricercatori e gruppi di ricerca, ma è evidente che a Researchsquare mancano una serie di funzionalità presenti ad esempio in BioRxiv o MedRxiv.

Springer Nature annuncia in questi giorni in maniera trionfale il successo ottenuto con i propri contratti trasformativi  (non sappiamo a che prezzo per le istituzioni e con quali guadagni per l’editore); la cosa è davvero interessante perché qualche settimana fa Coalition S riportava nella sua analisi sugli effetti dei contratti trasformativi esattamente l’opposto. Dichiarando il mancato raggiungimento del target previsto per alcuni editori fra cui Springer.

In questi giorni il sito dell’editore pubblicizza una serie di incontri formativi in italiano

Find out how to get funding and publish your article open access under the Springer Nature transformative agreement with CRUI-CARE & CNR. Plus, you will get tips on how to write a successful paper.

in cui si propone di insegnare ai giovani ricercatori come si scrive un articolo scientifico (da proporre a una rivista Springer?) o come funziona una rivista scientifica (all’interno di un ambito davvero molto complesso e variegato, come gli interventi dei mesi scorsi dimostrano).

Da ultimo ricordiamo la decisione di ritirare l’articolo di un gruppo di fisici italiani raccontata qui, decisione criticabile non tanto nel merito (per chi non ne ha le competenze) quanto invece nella forma. La decisione è stata infatti presa dal publisher, scavalcando il comitato scientifico e l’editor.

Al di là di qualsiasi altra considerazione un bruttissimo segno.

Print Friendly, PDF & Email

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.