«Il più giovane leader italiano non è riuscito a passare dalle parole ai fatti quando si è trattato di promuovere la ricerca, dicono gli accademici». A scriverlo è la rivista Nature, che stila un bilancio della politica universitaria e della ricerca  messa in atto dal Governo Renzi. La sensazione di energia e di ottimismo dei primi tempi ha ceduto il posto al disappunto: la spesa pro-capite per università e ricerca, tra le più basse in Europa (nonostante una produttività scientifica più alta della media),  non ha subito incrementi significativi. Disattese anche le promesse di riduzione della burocrazia. “Most controversial” – estremamente controverso – il progetto Human Technopole. Che non solo concentra ingenti fondi in un’unica sede quando la maggior parte degli istituti pubblici è alla fame, ma è stato pianificato a porte chiuse insieme a pochi scienziati selezionati dalla politica. Un’ingerenza politica che non è piaciuta anche per quanto riguarda le cosiddette “Cattedre Natta“, contestate da una lettera aperta firmata da migliaia di accademici. «La nomina dei presidenti delle commissioni da parte del Primo ministro è semplicemente inaccettabile» ribadisce la Medaglia Planck Giorgio Parisi. Il quale contesta anche l’allocazione di 271 milioni del Fondo di finanziamento ordinario per premiare i 180 dipartimenti che, a giudizio dell’Anvur, dimostrano la miglior performance scientifica: «le università più deboli del mezzogiorno perderanno ancor più finanziamento e questo sarebbe un disastro sociale». Un bye-bye senza troppi rimpianti, insomma: «La politica italiana è in subbuglio dopo le dimissioni del primo ministro Matteo Renzi, ma i ricercatori dicono di non essere particolarmente tristi nel vederlo andare via».

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link: Italian scientists won’t miss departing Prime Minister Matteo Renzi

Italian politics is in turmoil after the resignation of Prime Minister Matteo Renzi — but researchers say that they are not particularly sad to see him go.

In his almost three years in charge, Renzi promised improvements for universities and science but failed to raise the status of research in the country, according to scientists who complain that he also directly interfered in academic affairs.

“Renzi became prime minister at a time of serious economic and social crisis, and he injected a sense of energy and optimism into the university and research sector,” says biologist Cesare Montecucco of the University of Padua. “Our expectations were raised, but they were mostly disappointed.”

[…]

Most controversial has been Renzi’s decree in November 2015 creating a €1.5-billion (US$1.7-billion) centre for genomics in Milan. Known as the Human Technopole, […] The new budget foresees annual funding of well over €100 million beginning in 2018. Although some are grateful for the research funding, many scientists have complained that the major investment in a single new project is inappropriate when most other public research institutes are starving for cash. They also strongly objected to the fact that it was planned by Renzi with a few chosen scientists behind closed doors.

[…]

In September 2016, Renzi floated the idea of creating 500 elite professorships known as Natta chairs (after Italian chemist and Nobel laureate Giulio Natta), to be awarded mainly to Italians working abroad. They would be selected through 25 evaluation panels whose chairs the prime minister would nominate. Thousands of academics signed an open letter in October complaining that Renzi designed the programme without discussing it with universities — and protesting the involvement of politics in the selection.

[…]

“Nomination of panel chairs by the prime minister is just not acceptable,” says physicist Giorgio Parisi of the University of Rome La Sapienza, a prominent critic of the process.

[…]

Parisi is also unhappy with aspects of the 2017 universities budget. In particular, a €271-million portion of it will now be reallocated to the university departments that are judged by the national evaluation agency ANVUR to have the best research performance. Parisi thinks that new money should be made available to reward high performers, rather than being transferred from the general university budget, which is already stretched thin. “This government reallocation means that weaker universities in the south will lose even more money, and this would be a social disaster,” he says

[…]

Populist and protest parties, particularly the Five Star Movement led by comedian Beppe Grillo, are likely to make substantial gains in the next election.

These parties do not have strong scientific agendas. Italian senator-for-life Elena Cattaneo, who is also a neuroscientist at the University of Milan, is taking a wait-and-see perspective. “One or two populists in the current parliament have shown themselves to be more open to discussion on scientific topics than members of mainstream parties,” she says.

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16 Commenti

  1. Sembra che Roars venga letto anche dalle parti di Nature. Temo che sarebbe difficile leggere un articolo come quello della Abbott sui quotidiani italiani che vanno per la maggiore o sui loro magazine (vedi Post Scriptum). Che per capirci qualcosa di politiche universitarie e della ricerca sia necessario rivolgersi a testate estere lo si era già visto in occasione del boicottaggio della VQR, quando in contemporanea ad un articolo-velina del Sole 24 Ore era stato Times Higher Education a dare un resoconto non addomesticato della protesta:
    https://www.roars.it/boicottaggio-vqr-oscurato-dal-sole-24-ore-ma-ce-roars-da-radio-londra/
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    P.S. Rimane memorabile la storia di copertina dedicata da Sette (il magazine del Corriere) alle sorti magnifiche e progressive di Human Technopole con articoli che promettevano niente meno che “L’uomo del futuro, quasi immortale, nascerà nei padiglioni vuoti di Expo”
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    • … no caro Ciro era meglio, ma molto meglio Pera … a parte il nome su cui si potevano fare delle belle battute, tipo “all’università non rimane che farsi una Pera” :-) o “all’universitario non far sapere come è buona la VQR con la pera” :-) etc.. almeno era uno colgi ioni e poteva chiedere un po’ di soldi per il suo ministero … questa non so quanto conterà nel CdM …

    • Pera in effetti, nel suo piccolo, è una macchina da guerra. Tremendamente ideologizzata: estrema destra liberista con spiccate simpatie cesariste (è ovviamente grande estimatore del pupazzo e altrettanto ovviamente ha votato e si è battuto perché si votasse sì); pensatore di riferimento popper (e ho detto tutto, come ripeteva peppino nel leggendario “Totò, Peppino e la malafemmina”); verosimilmente più anvurofilo degli anvuriani.
      Fedeli, almeno per quel che riguarda l’università, dovrebbe garantire dieci mesi (dico dieci mesi perché si voterà a ottobre o novembre, a legge elettorale fatta-raffazzonata e soprattutto a vitalizio maturato) di niente di fatto (e per niente di fatto intendo, o almeno ardisco sperare, non fatta anche la nociva e offensiva pupazzata delle cattedre natta); il che è assolutamente quanto di meglio possano realisticamente augurarsi università e universitari, in attesa di un meglio che, se mai verrà, si perde in azzurrine lontananze temporali

    • Renzi rappresentava l’Italia, nel suo incarico. Per me,quindi, L’Italia che si uccide, uccidendo la possibilità di un’istruzione per tutti coloro che vogliono, e non solo per tutti coloro che possono. Non dicono tutti di pensare ai giovani e al loro futuro?

  2. Giannini via (potrà prendere il sole quanto vuole e nessuno ci baderà), e ora Fedeli che viene associata, dalla stampa, solo alla scuola (non troppo Buona), mai all’università e alla ricerca; si può presumere che questo comparto lo si lasci di fatto a Crui, Anvur e al prof. Mancini. Certamente, se università e ricerca non rimpiangeranno Renzi, ora però rimane Boschi (che come se fosse Renzi), e si è da dove si è partiti.
    Quanto alla scuola, chissà cosa succederà. Sentivo alla radio uno scrittore francese (a Fahrenheit) che diceva, ovviamente riguardo alla Francia, che oramai la scuola si occupa dell’immediato, dell’effimero, confeziona i programmi sui desideri degli studenti (che in parte è giusto), vige la quantificazione; chi chiedeva il mantenimento di latino, greco e … storia (!), è stato considerato dalla politica un intellettuale reazionario da combattere. Ricordo che qualcuno, un ministro (Moratti?) in Italia voleva cancellare la geografia dai programmi delle elementari, chissà se ci è riuscito.
    Quanto all’università, un collega mi raccontava che è stato ‘precettato’ per assistere a un corso di formazione per la valutazione, che durava parecchie ore, è venuto un cosiddetto manager, esterno, con le sue slides sottobraccio, e certamente ben pagato, il quale parlava degli studenti come di clienti da soddisfare. Forse non si rendeva nemmeno conto di essere all’università. I docenti a poco a poco se ne sono tutti andati.

  3. @Marinella Lorinczi: “il quale parlava degli studenti come di clienti da soddisfare”.
    La logica del cliente pervade tutti e tutto. Mi permetto di ricordavi il finale del film di Ken Loach I, Daniel Blake: “Non sono un cliente, un fruitore o un utente. Non sono un lavativo, un parassita, un accattone o un ladro. Non sono un numero di assicurazione nazionale o un puntino su uno schermo. Ho pagato sempre, fino all’ultimo penny, e orgoglioso di farlo. Non ho mai leccato i piedi a nessuno, ma ho guardato il mio prossimo negli occhi e l’ho aiutato, quando potevo. Non accetto e non chiedo la carità. Il mio nome è Daniel Blake. Sono un uomo, non un cane. E in quanto tale, esigo i miei diritti, esigo mi trattiate con rispetto. Io, Daniel Blake, sono un cittadino. Niente di più, niente di meno”

    • Bello.
      Dispiace, però, che ci sia accorti solo ora che gli studenti siano considerati clienti. Da alcuni clientes … Da molti anni.

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