Tra  i primi firmatari di questa lettera aperta: la medaglia Planck Giorgio Parisi, tre vincitori di Grant ERC (Roberta D’Alessandro, Giuseppe Mingione, Alessandro Reali), cinque Accademici dei Lincei (Vincenzo Balzani, Giovanni Bignami, Ciro Ciliberto, Giovanni Dosi, Gianfranco Pasquino) e almeno 16 Highly Cited Researchers nelle classifiche Thomson-Reuters (Gianfranco Balbo, Vincenzo Balzani, Maurizio Antonio Battino, Patrizia Caraveo, Giovanni Dosi, Filippo Frontera, Gabriele Ghibellini, Isabella Maria Gioia, Carlo La Vecchia, Giuseppe Mancia, Laura Maraschi, Giuseppe Mingione, Ugo Montanari, Giorgio Parisi, Alessandro Reali, Andrea Scozzafava).

Gentile Presidente, il Dpcm relativo alle Cattedre Natta stabilisce che le venticinque commissioni incaricate di valutare i candidati ai 500 “superposti” siano presiedute da commissari nominati dalla Presidenza del Consiglio. Dare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri la facoltà di selezionare i presidenti di quelle commissioni è una scelta totalmente eccentrica nel panorama internazionale, non ha paragoni nei sistemi democratici, e lede principi essenziali della democrazia liberale, quali l’autonomia dell’insegnamento e della scienza, che i costituenti non a caso vollero tutelare nella prima parte della nostra Costituzione, all’articolo 33. Una società liberale necessita di un’Università libera e con questa iniziativa e l’imposizione di commissari “governativi” si invia invece il messaggio che quella libertà può essere vincolata dalle preferenze di chi è al potere di volta in volta.

Link per firmare: L’Università si riforma, non si commissaria da Palazzo Chigi


L’Università si riforma, non si commissaria da Palazzo Chigi

Lettera aperta al Presidente del Consiglio Matteo Renzi

Lettera aperta al Presidente del Consiglio Matteo Renzi

 

Gentile Presidente,

il Dpcm relativo alle Cattedre Natta – apprendiamo dalla stampa – stabilisce che le venticinque commissioni incaricate di valutare i candidati ai 500 “superposti” previsti in deroga all’Abilitazione scientifica nazionale siano presiedute da commissari nominati dalla Presidenza del Consiglio. Già l‘istituzione di queste cattedre ha destato grandi perplessità, trattandosi di una misura che crea un percorso parallelo e discrimina tra studiosi anche di pari professionalità; costituisce un diversivo rispetto al problema del miglioramento complessivo del sistema universitario; delegittima quel sistema, che pure qualcosa di buono produce se, ad esempio, nelle valutazioni internazionali la produttività scientifica italiana si colloca in ragguardevoli posizioni. Perplessità ha destato anche il fatto che organi quali la Conferenza dei Rettori e il Consiglio Universitario nazionale non siano stati consultati come se l’intero universo che ha a che fare con l’accademia dovesse essere “punito” e accantonato in nome di una “rivoluzione dall’alto” diretta da Palazzo Chigi.

Ma oggi vorremmo sensibilizzarla in particolare rispetto alla previsione delle nomine delle commissioni di concorso, che ha destato in noi innanzitutto grande sorpresa e serissima preoccupazione. Dare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri la facoltà di selezionare i presidenti di quelle commissioni è una scelta totalmente eccentrica nel panorama internazionale, non ha paragoni nei sistemi democratici, e lede principi essenziali della democrazia liberale, quali l’autonomia dell’insegnamento e della scienza, che i costituenti non a caso vollero tutelare nella prima parte della nostra Costituzione, all’articolo 33, che come è noto recita:

“L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”

L’intromissione diretta di Palazzo Chigi in un concorso pubblico ci appare grave di per sé e per il precedente che rappresenterebbe per il futuro,  a causa del legame che istituisce tra la maggioranza politica del momento e la scelta di docenti universitari e, di conseguenza, il contenuto della ricerca e dell’insegnamento.  Tra le istituzioni politiche, e anche i singoli governi, e l’Università possono crearsi positive sinergie, ma non è pensabile che politica e governi concepiscano il mondo universitario come un’appendice del proprio potere.

L’autonomia universitaria costituisce un fattore cruciale per il buon funzionamento di ogni democrazia, non solo per il suo sviluppo economico, ma anche per lo sviluppo pluralistico di idee, visioni, scuole, iniziative nella società.  Una società liberale necessita di un’Università libera e con questa iniziativa e l’imposizione di commissari “governativi” si invia invece il messaggio che quella libertà può essere vincolata dalle preferenze di chi è al potere di volta in volta. L’Università ha molti problemi, certo, ma non è in questo modo che  potranno essere risolti.

Per questo ci auguriamo che possiate rivedere una tale decisione.

Distinti saluti

 

FILIPPO ANDREATTA, Professore ordinario di Scienza politica, Università di Bologna

GIANFRANCO BALBO, Professore ordinario di Informatica, Università degli Studi di Torino

RAFFAELLA BALDELLI, già Professore associato di Malattie infettive degli animali, Università di Bologna

ROBERTO BALZANI, Professore ordinario di Storia contemporanea, Università di Bologna

VINCENZO BALZANI, Professore emerito di Chimica, Università di Bologna, Accademico dei Lincei

LOREDANA BASSANI, Dirigente di Ricerca IASF/INAF Bologna

MAURIZIO ANTONIO BATTINO,  Professore associato di Biochimica, Università Politecnica della Marche

SARA BENTIVEGNA, Professore ordinario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”

ENRICO BERNARDI, Professore ordinario di Analisi matematica, Università di Bologna

GIOVANNI BIGNAMI, astrofisico e scrittore, Accademia dei Lincei

ANNA BOSCO,  professore associato di Scienza Politica, Università di Trieste

SERGIO BRASINI, Professore ordinario di Statistica economica <università di Bologna

ALESSANDRO CAMPI, Professore associato di Storia delle dottrine politiche, Università di Perugia

DONATELLA CAMPUS, Professore associato di Scienza politica, Università di Bologna

OMBRETTA CAPITANI, Professore associato di Clinica chirurgica veterinaria,  Unversità di Bologna

PATRIZIA CARAVEO, Astrofisica, IASF/INAF Milano

GIOVANNI CARBONE, Professore associato di Scienza politica, Università degli Studi di Milano

NICOLA CASAGLI, Professore ordinario di Geologia applicata, Università degli Studi di Firenze

ALFONSO CELOTTO,  Professore ordinario di Diritto costituzionale, Università degli Studi Roma Tre

MARCO CESA, Professore ordinario di Relazioni Internazionali, Università di Bologna

CIRO CILIBERTO, Professore ordinario di Geometria superiore, Presidente dell’Unione Matematica Italiana, Accademico dei Lincei

ALBERTO CREDI, Professore ordinario di Chimica generale e inorganica, Università di Bologna

WALTER CORALLUZZO, Professore associato di Relazioni internazionali, Università degli Studi di Torino

MARCO COSENTINO, Professore associato di Farmacologia, Università degli Studi dell’Insubria

ROBERTA D’ALESSANDRO, Professor of Italian linguistic, Universitei Leiden

ROCCO DE NICOLA,  Professore ordinario di Informatica, School of Advanced Studies, Lucca

DI CINTIO ALBERTO, Ricercatore di Disegno industriale,  Università degli Studi di Firenze

GIOVANNI DOSI, Professore ordinario di Politica economica,  Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa, Accademico dei Lincei

IGNAZIO DRUDI, Professore ordinario di statistica economica, Università di Bologna

ANNICK FARINA, Professore associato di Lingua e traduzione – Lingua francese, Università degli Studi di Firenze

CARLO FILIPPUCCI, Professore ordinario di Statistica economica, Università di Bologna

FILIPPO FRONTERA, Professore ordinario di Fisica generale,  Università degli Studi di Ferrara

GABRIELE GHISELLINI, dirigente di ricerca INAF, Osservatorio astronomico di Brera

ISABELLA MARIA GIOIA, Associata a INAF – Istituto di Radioastronomia, Bologna

GIOVANNI GIORGINI, Professore ordinario di Filosofia politica, Università di Bologna

PINA LALLI, Professore ordinario di Sociologia dei processi culturali, Università di Bologna

MARIA LAURA LANZILLO, Professore ordinario di Storia delle dottrine politiche, Università di Bologna

GIULIANA LASCHI, Professore associato di Storia contemporanea, Università di Bologna

CARLO LA VECCHIA, Professore ordinario di Epidemiologia, Università degli Studi di Milano

PAOLO LEONARDI, Professore ordinario di Filosofia e teoria dei linguaggi, Università di Bologna

GIUSEPPE MANCIA, Professore emerito di Medicina, Università degli Studi Milano-Bicocca

LAURA MARASCHI, astronoma, già astronomo ordinario e direttore all’Osservatorio

Astronomico di Brera”

ANDREA MARTINI, Professore associato di Zootecnia speciale, Università degli Studi di Firenze

ORESTE MASSARI, Professore ordinario di Scienza Politica,  Università degli Studi di Roma “La Sapienza”

MAURIZIO MATTEUZZI, Professore associato di Filosofia e teoria dei linguaggi, Università di Bologna

GIUSEPPE MINGIONE, Professore ordinario di Analisi matematica, Università di Parma

UGO MONTANARI, Professore emerito di Informatica, Università di Pisa

VITTORIO MORANDI, Ricercatore CNR-IMM Bologna

ROSA MULE’, Professore associato di Scienza Politica, Università di Bologna

GASPARE NEVOLA, Professore ordinario di Scienza Politica, Università degli Studi di Trento

GIOVANNI ORSINA, Professore ordinario di Storia contemporanea,  Luiss Guido Carli di Roma

EMANUELE PAOLINI, Professore associato di Matematica, Università degli Studi di Firenze

GIORGIO PARISI, Professore ordinario di Fisica, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”

VITTORIO EMANUELE PARSI, Professore ordinario di Relazioni Internazionali, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano

GIANFRANCO PASQUINO, Professore emerito di Scienza politica, Università di Bologna, Accademico dei Lincei

GIORGIO PASTORE, Professore associato di Fisica teoretica, Università degli Studi di Trieste

ANDREA PERTICI, Professore ordinario di Diritto costituzionale, Università di Pisa

GIOVANNI POGLAYEN, Professore oridnario di Parassitologia e malattie parassitarie degli animali, Università di Bologna

FRANCESCO RAMELLA, Professore ordinario di Sociologia dei processi economici e del lavoro, Università degli Studi di Torino

FRANCESCO RANIOLO, Professore ordinario di Scienza Politica, Università della Calabria

ALESSANDRO REALI, Professore associato di Meccanica dei solidi e strutture, Università di Pavia

FRANCESCA RESCIGNO, Professore associato di Diritto pubblico di diritto pubblico, Università di Bologna

MARIO RICCIARDI, Professore associato di Filosofia del diritto, Università degli Studi di Milano

DANIELE RITELLI, Professore associato di Metodi matematici dell’economia e delle scienze attuariali e finanziarie, Università di Bologna

ALBA PATRIZIA SANTO, Ricercatore di Petrologia e petrografia, Università degli Studi di Firenze

ANDREA SCOZZAFAVA, Professore ordinario di Chimica generale e Inorganica,  Università degli Studi di Firenze

EMANUELA SCRIBANO, Professore ordinario di Filosofia, Università Ca’ Foscari Venezia

LAURA STANCAMPIANO, Ricercatrice di Scienze mediche e veterinarie, Università di Bologna

MASSIMO STEFANI, Professore ordinario di Biochimica, Università degli Studi di Firenze

LUIGI STELLA, Astronomo Ordinario, Istituto Nazionale di Astrofisica

GIORGIO TASSINARI, Professore ordinario di Statistica economica, Università di Bologna

FILIPPO TRONCONI, Professore associato di Scienza Politica, Università di Bologna

SOFIA VENTURA, Professore associato di Scienza Politica, Università di Bologna

MARGHERITA VENTURI, Professore ordinario di Chimica generale e inorganica, Università di Bologna

GIANFRANCO VIESTI, Professore ordinario di Economia applicata, Università di Bari

 

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65 Commenti

    • L’articolo di Simano non mi piace, non è questo il modo corretto di criticare il provvedimento sulle cattedre Natta.
      Infatti si descrive una università italiana “poco o nulla abitualta alla trasparenza e alla qualità come regola assoluta…” in cui i 500 supedotati “finiranno per creare una razza superiore, che non sarà facile amalgamare col semiproletariato scontento che abita l’ università..”. Ci risiamo la narrazione di Simone appare la stessa fatta da Renzi e Cantone, gli universitari straccioni e maneggioni.
      Infatti se l’opposizione di un certo tipo da un lato simpatizza (magari strumentalmente) con le vittime di turno, dall’ altro non può abbandonare i suoi schemi di radicalismo infantile che identifica il docente con il potere, meno male che almeno stavolta ci risparmia la parola “barone”.
      L’unica differenza tra Renzi e Simone e’ che quest’ultimo sostiene, guarda governo questi sono così cogl***i e straccioni che se ci metti 500 molto bravi poi nemmeno comunicano, quindi sono soldi buttati.
      Non sono grillino ma vi verrebbe di dire: Simone ..ma vaff…. l’università italiana è piena di gente seria, che si fa un gran mazzo, il peggio dell’ università viene proprio da quei settori che toccano affari e politica. Far controllare i concorsi ai politici è come nominare Gambadilegno (capo della banda Bassotti) a capo della Polizia.

      Il messaggio serio da trasmettere, per quanto mi riguarda è invece “Caro Renzi non puoi interferire con scelte scientifiche culturali perchè violi la Costituzione e perchè non hai nessun titolo e competenza per farlo, potrai solo accontentare i tuoi suggeritori OCCULTI nel fare pastette per i loro amici, questa roba caro Renzi non si fa più neanche in Cina forse al più in Corea del Nord”

  1. Come si faccia a dire che non c’è nessuno rapporto tra referendum e cattedre Natta proprio non lo so… Se il Bomba la spunta sul referendum (stanno arrivando in soccorso tutti i poteri forti – gli stessi che ha coperto di denari nella finanziara- ha ragione l’antipatico D’Alema), non lo fermerà più nessuno. Considererà, come alle europee una sua (pd-partito della nazione) vittoria. Il delirio post-berlusconiano di cui è portatore lo esalterà…
    Solo un dato osservo con contentezza: perfino la stampa di regime (corrsera, sole24 etc.) comincia a citare roars. Evviva roars e chi l’ha voluta e sostenuta…

  2. Sicuramente le Natta sono uno strumento politico, dunque è ingenuo chi non le collega al referendum. Si ricollegano anche abbastanza nettamente alle dichiarazioni di Renzi di qualche tempo fa nei confronti degli ERC grantees italiani all’estero (e non all’estero, anche), in cui aveva detto (più o meno) che sarebbe intervenuto per richiamarli con uno strumento straordinario. Facile dunque prevedere che nelle commissioni sarà nominato un misto tra ex-vincitori di tali progetti e una buona dose di intellettuali/studiosi di alto profilo, con probabile preferenza verso italiani che occupano una posizione di rilievo all’estero. Forse i direttori di scuole di prestigio (Normale, Iuss, etc etc.).
    Insomma vedrete che Renzi apparrecchierà i nomi delle commissioni in maniera tale che non si potrà dire più di tanto, e tutta l’operazione passerà come uno strumento straordinario di reclutamento di scienziati di altissimo profilo che l’università italiana non è stata in grado di reclutare/reclutare in maniera confacente al loro status scientifico.
    La delegittimazione è dunque da leggersi proprio in questo, e cioè in un intervento governativo su una materia che dovrebbe essere di competenza dell’università ma che l’università non è in grado di svolgere per una serie di sue deficienze.



  3. ___________________
    Dagospia ripubblica l’articolo di Francesco Borgonovo per “La Verità”
    ___________________
    “Sarà il premier a selezionare i presidenti di commissione, i quali poi sceglieranno gli altri commissari da una lista predisposta dall’Agenzia di valutazione del sistema universitario, i cui membri sono nominati ad personam dal ministro competente (ogni commissione costerà 160.000 euro). In sostanza, il governo ha commissariato l’università, riservandosi il diritto di decidere quali insegnanti dovranno ottenere il posto e quali no. Coadiuvato nel compito da professori stranieri su cui sorgono svariati dubbi. Per esempio: in base a quali criteri saranno nominati i commissari? Saranno scelti per la loro competenza o magari perché sono graditi a qualche grande azienda estera (informatica, farmaceutica, alimentare, del tabacco…) di quelle che piacciono a Renzi?
    […]
    A conoscere bene il mondo universitario, invece, sono due studiosi come Mario Ricciardi e Gianfranco Viesti, secondo cui le «cattedre Natta» emanano un pericoloso odore «staliniano ». Ieri, sul sito della storica rivista Il Mulino, i due professori hanno firmato un articolo che smonta il provvedimento pezzo per pezzo e svela alcune bugie del governo. Il ministro Giannini, infatti, ha dichiarato che per finanziare il provvedimento saranno stanziate «risorse aggiuntive».
    Che conseguenze avrà tutto ciò? Beh, potrebbe succedere che i nuovi professori si concentrino «nelle città più ricche, con maggiore facilità di relazioni internazionali e con migliore qualità della vita. Contribuendo così a una forte accelerazione del processo di segmentazione in serie A e serie B del sistema universitario». Dopo aver imposto il pensiero unico renziano ai media, il premier vuol prendersi pure l’università: dai cervelli in fuga siamo passati al lavaggio dei cervelli.”
    ___________________
    http://www.stampa.cnr.it/RassegnaStampa/16-10/161021/5SFOH1.tif

  4. … a proposito delle garanzie offerte dalle nomine fatte dalla politica, ecco il caso della consigliera di Stato (ex Capo dei vigili urbani a Firenze) per la quale si è derogato al requisito sull’età (e forse anche ad altri requisiti).
    __________________



    __________________
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/10/18/consiglio-di-stato-lo-scontro-sulla-nomina-della-manzione-voluta-da-renzi-ecco-il-verbale-non-offre-garanzia-di-elevata-competenza-professionale/3105240/



  5. ______________
    Donatella Coccoli su Left:
    ______________
    “Aumentano di giorno in giorno le firme alla petizione su Change.org indirizzata al presidente del Consiglio. “L’Università si riforma, non si commissaria da Palazzo Chigi”, il titolo del documento che vede tra i primi firmatari 75 docenti, la medaglia Planck Giorgio Parisi, tre vincitori di Grant ERC (Roberta D’Alessandro, Giuseppe Mingione, Alessandro Reali), cinque Accademici dei Lincei (Vincenzo Balzani, Giovanni Bignami, Ciro Ciliberto, Giovanni Dosi, Gianfranco Pasquino) e ricercatori del Cnr, docenti universitari a cui si sono aggiunti anche personaggi dell’economia italiana come l’ex presidente della Consob Guido Rossi.”
    ___________
    https://www.left.it/2016/10/19/le-mani-di-palazzo-chigi-sui-500-super-prof-la-protesta-per-luniversita-vola-nel-web/



  6. ____________
    Elena de Giorgio su l’Occidentale:
    ____________

    “Tanto varrebbe almeno guadagnare tempo, e che la Presidenza del Consiglio assumesse i 500 superprof nominandoli fra i propri amici: risparmieremmo lunghe e inutili polemiche, appelli, articoli, discussioni, e tutto sommato ci guadagneremmo in salute, quella almeno di chi in università ci lavora, o almeno cerca di lavorare, nonostante tutto.
    […]
    Per dare un’idea, il bando PRIN (Progetti di Rilevante Interesse Nazionale) del 2015 – cioè l’unica fonte di finanziamento ministeriale per la ricerca scientifica, per tutte le università italiane e per tutte le discipline – ha previsto per un TRIENNIO la cifra di 91.908.209 di euro. Trenta milioni di euro l’anno per tutta la ricerca di tutte le università italiane, in tutte le discipline. Meno della metà dei soldi stanziati per i 500 superprof.
    […]
    Ma evidentemente il metodo del nostro Presidente del Consiglio è proprio quello, sistematicamente e sempre: l’uomo solo al comando, che decide su tutto, anche su materie di cui non sa niente. È lui il vero Superman, e a noi comuni cittadini non resta che il ricorso al voto, o alla kriptonite.”
    ______________
    https://www.roars.it/wp-content/uploads/2016/10/Occidentale_Cattedre_Natta.png



  7. ______________________

    Sul Messaggero, Alessandro Campi replica all’articolo di Marco Gervasoni (http://www.stampa.cnr.it/RassegnaStampa/16-10/161021/5SFH0Z.tif) pubblicato il giorno prima.
    ______________________
    “Secondo Gervasoni il pericolo di una dipendenza della ricerca universitaria dalla politica è un allarme esagerato (degli intellettuali il potere oggi non sa che farsene, diversamente dal passato), frutto di un eccesso di spirito corporativo, che sembra anche nascondere la paura di doversi confrontare con la concorrenza proveniente da altri contesti scientifici.

    Ma le cose non stanno così. …Per cominciare, non è vero che queste cattedre vengono istituite con fondi aggiuntivi.

    Si tratta poi di un meccanismo di selezione che, anche per la tempistica con cui è stato presentato, delegittima l’intero sistema universitario e le sue regole di funzionamento. Proprio mentre sta per partire, dopo più di tre anni di attesa, la complessa macchina delle abilitazioni scientifiche nazionali, si è infatti annunciata la creazione di una procedura straordinaria di reclutamento parallela che si tende a presentare come più rigorosa e utile della prima.

    Si concede inoltre ai super-professori la possibilità, dopo tre anni dalla loro nomina, di spostarsi da un’università all’altra a loro piacimento, portandosi dietro stipendio e insegnamento. … si rischia … di creare piccole oasi di eccellenza scientifica, territorialmente ben localizzate, in un deserto di strutture sempre più prive di risorse e di uomini. Ma forse è proprio questo che si vuole: un sistema universitario a doppia velocità.

    Se il problema è arrestare la fuga verso l’estero dei nostri laureati e dottorati più brillanti bisognava mettere nella Legge di Stabilità molte più risorse per i posti da ricercatore, cosa che non si è fatta, invece di istituire cattedre da professore “per chiara fama”.

    C’è infine alla base di questa misura una premessa sbagliata: lo scarso valore scientifico, rispetto agli standard internazionali, dei nostri professori. Ma gli studi comparativi dicono il contrario.

    La verità, difficile evidentemente da accettare per il mondo politico, è che gli atenei italiani (al netto delle sacche di inefficienza e clientelismo in essi presenti e che al dunque sono quelle fisiologicamente rilevabili di ogni altro settore d’attività) soffrono non dello scarso valore dei suoi membri, ma di una drammatica e persistente carenza di risorse.”
    __________________
    http://www.istitutodipolitica.it/wordpress/2016/10/22/500-super-professori-scelti-dal-governo-non-salveranno-luniversita-italiana-servono-risorse-non-cattedre-controllate-dalla-politica/



  8. ____________________

    Internazionale pubblica un bell’articolo di Lorenzo Zamponi e Marta Fana che, a partire dalle dichiarazioni di Cantone, mettono a confronto retorica e realtà, concludendo che “L’università pubblica ha bisogno di fondi e non di attacchi strumentali”.
    ______________
    “Il problema vero
    Particolarmente bislacca è l’idea che sia la corruzione a provocare la “fuga dei cervelli”. Anche questo, ormai, è un topos letterario. Ma se il luogo comune del giovane ricercatore che scappa all’estero perché qualche raccomandato gli è passato davanti in un concorso può funzionare dal punto di vista narrativo, perché rientra in tutti gli stereotipi sul nostro paese e sul lavoro pubblico in generale, questa tesi regge poco al confronto con la dura realtà.

    Se guardiamo i numeri, infatti, la storia che emerge è ben diversa, e sembra molto più probabile che a far scappare migliaia di “cervelli” dall’Italia siano stati dieci anni di taglio sistematico del finanziamento agli atenei, di precarizzazione della ricerca, di smantellamento dell’università pubblica.

    Lanciare piani di reclutamento straordinario ad hoc di volta in volta (qualche centinaio di posti per il ritorno dall’estero, qualche centinaio di tenure track, ossia prolungamenti, eccetera) significa affidarsi a misure una tantum dai tempi lunghi e incerti, che rischiano di risultare incompatibili con la corretta programmazione del reclutamento da parte degli atenei. Più che misure spot, serve un piano di reclutamento strutturale, che metta risorse consistenti al servizio di una programmazione seria del normale ricambio generazionale.

    La retorica del merito
    Finora la linea scelta dal governo Renzi desta non poche perplessità. Il presidente del consiglio ha espresso più volte l’idea di voler concentrare le risorse a disposizione (senza aumentarle) su pochi centri d’eccellenza, indicando in particolare come modello l’Istituto italiano di tecnologia di Genova, al cui progetto Human Technopole dovrebbe essere assegnata l’area ex Expo a Milano. Le vicende dell’istituto sono controverse e spesso nebulose, ma il nodo è di prospettiva: ha veramente senso puntare sulla presunta “eccellenza” trascurando la ricerca di base?

    Nel frattempo, le indiscrezioni sulla prossima legge di stabilità parlano di risorse da destinare direttamente ai dipartimenti più meritevoli secondo i risultati conseguiti “nella pagelle di valutazione dell’Anvur” e un pacchetto per l’assunzione tramite chiamata diretta di 500 professori da scegliere tra i “migliori” ricercatori.”
    _______________
    http://www.internazionale.it/opinione/lorenzo-zamponi/2016/10/22/universita-pubblica-nepotismo-fondi



  9. ______________
    Sull’Unità.tv, Sofia Ventura scrive una replica al Ministro Giannini.
    ______________

    “Leggo l’intervista del Ministro Giannini all’Unità che tocca anche il tema delle Cattedre Natta.

    Meraviglia – per lo meno meraviglia me – il fatto che un Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica non avverta alcun disagio rispetto ad interventi imposti dall’alto, che invece di intervenire per migliorare il sistema universitario (che in prospettiva comparata ha ricevuto e riceve ben poche attenzioni dai governi che si sono succeduti in termini di risorse), costruiscono percorsi “extracorporei” in modo estemporaneo, non si sa se come interventi una tantum o interventi destinati a ripetersi.

    E, ancor più, non avverta alcun disagio rispetto al fatto che platealmente si ledono principi costituzionali, principi che sono a fondamento delle nostre democrazie, come la libertà della scienza, della ricerca, dell’insegnamento.

    Il Ministro Giannini parla di “doverosi miglioramenti”, io credo che bisognerebbe interrogarsi su un deragliamento rispetto ai principi che dovrebbero governare le politiche universitarie e in generale le politiche pubbliche in un paese democratico. Di questo a mio parere credo sia serio parlare. Non di piccoli aggiustamenti.”
    _______________
    http://www.unita.tv/opinioni/cattedre-natta-perche-non-sono-daccordo-con-stefania-giannini/

  10. So che c’entra poco con l’argomento in questione, ma sarebbe interessante dedicare un articolo ai traffici col Qatar, che hanno portato, tra l’altro, ad una laurea Honoris Causa assegnata da Tor Vergata al Ministro della Cultura di quel paese, noto antisemita.

  11. Il Corriere commenta il parere del Consiglio di Stato, che sembra dare ragione alle obiezioni dei firmatari della lettera aperta:
    ________
    “Il Consiglio di Stato ha insistito in particolar modo proprio sull’importanza di preservare il principio dell’autonomia formulando condizioni e osservazioni «volte a migliorare l’efficacia del particolare meccanismo di reclutamento, ad assicurarne la compatibilità con i principi costituzionali (in particolare con quello dell’autonomia universitaria) e la coerenza con il sistema vigente, che già prevede il reclutamento per chiamata diretta di studiosi di chiara fama».”
    http://www.corriere.it/scuola/universita/16_novembre_04/cattedre-natta-il-consiglio-stato-rispettare-l-autonomia-universitaria-719a6ae6-a2b8-11e6-9bbc-76e0a0d7325e.shtml?refresh_ce-cp

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