Con pdf non datato, comparso sul sito del MIUR il giorno 12 maggio 2017, sono cominciati gli ormai famigerati Ludi Dipartimentali, messi a punto dagli esperti economici della Presidenza del Consiglio del Governo Renzi e approvati, come parte della Legge finanziaria 2017, lo scorso 11 dicembre 2016. Scorrendo il pdf della graduatoria dei 350 dipartimenti ammessi al torneo, ciascuno potrà (a seconda dei casi) gioire o deprimersi leggendo il posizionamento del proprio Dipartimento o vedendolo del tutto escluso. In palio c’è ben più di un miliardo, ripartito in 271 milioni di Euro annui per cinque anni. I dipartimenti vincitori riceveranno un premio non indifferente (da 1.080.000 a 1.620.000 Euro annui a cui si aggiungono 250.000 Euro per i dipartimenti delle “scienze dure”), mentre gli altri rimarranno a bocca asciutta. Verranno premiati solo i 180 Dipartimenti che resteranno in piedi nell’arena, al termine di una lotta che si preannuncia (non metaforicamente) all’ultimo sangue. Nel rinviare alle analisi già pubblicate sulle complesse regole di ingaggio della lotta gladiatoria, la sola cosa certa è che per molti, ormai,
“è tempo di morire …”.
Link alla raccolta di tutti gli articoli sui “Ludi dipartimentali di eccellenza”:
https://www.roars.it/category/ludi-dipartimentali/
Con pdf non datato, comparso sul sito del MIUR il giorno 12 maggio 2017, sono cominciati gli ormai famigerati Ludi Dipartimentali messi a punto dagli esperti economici della Presidenza del Consiglio del Governo Renzi e varati, al termine di un estenuante iter, con l’approvazione della Legge finanziaria 2017 lo scorso 11 dicembre 2016.
Un tempismo perfetto, proprio il giorno dopo la pubblicazione della sentenza della Consulta che ha dichiarato l’incostituzionalità del meccanismo legislativo con il quale, formalmente il Parlamento, ma nei fatti l’esecutivo, aveva provveduto negli anni passati a determinare gli importi del Costo Standard per la ripartizione del Fondo di Finanziamento Ordinario degli atenei italiani.
Per la verità i Ludi erano cominciati con la pubblicazione dei risultati della VQR, quelli pubblicati e poi scomparsi più volte dal sito dell’ANVUR, fra pubblicità di viagra, tentazioni di creative writing e hackeraggi manipolativi dalle tempistiche assai sospette.
Era lì, in quelle tante tabelline numeriche della VQR, che si determinava il dato di partenza da prendere in considerazione per elaborare l’ISPD, l’Indicatore Standardizzato di Performance Dipartimentale, che trova oggi applicazione nel documento che mette in fila i 350 Dipartimenti cui adesso spetta disputarsi all’ultimo sangue i pingui 180 guidrigildi che i Ludi mettono in palio in nome del Dio dell’Eccellenza.
In palio ci sono 271 milioni di Euro: i dipartimenti vincitori riceveranno un premio non indifferente (da 1.080.000 a 1.620.000 Euro annui a cui si aggiungono 250.000 Euro per i dipartimenti delle “scienze dure”). Gli altri rimarranno a bocca asciutta per 5 anni.
La sua esplicazione, invece, è affidata ad una nota metodologica. Su di essa e sulle sue formulette, ROARS sta già lavorando per verificarne la correttezza, in un’analisi che sarà presto pubblicata.
Il documento elaborato da ANVUR ammette alla procedura di selezione 350 Dipartimenti di eccellenza in ordine decrescente rispetto al valore dell’ISPD.
Nella graduatoria (scaricabile qui e riprodotta anche in fondo all’articolo) sono riportati per ciascun dipartimento:
- Il numero d’ordine e la posizione in graduatoria (con lo stesso numero di posizione in caso di ex
- aequo);
- il nominativo dell’ateneo e del Dipartimento;
- il valore dell’ISPD;
- l’indicazione delle aree CUN presenti nel Dipartimento;
- l’ordine con cui, tenuto conto dei risultati della VQR 2011-2014, le aree del Dipartimento hanno contribuito all’indicatore ISPD indicando in due colonne separate le aree che rispettivamente hanno contribuito al posizionamento del Dipartimento al di sopra e fino al valore medio per area;
- il numero di docenti afferenti al Dipartimento;
- il quintile dimensionale indicativo cui è associato il Dipartimento, da utilizzare come riferimento per la presentazione del progetto di sviluppo dipartimentale; si evidenzia che il quintile dimensionale definitivo ai fini dell’attribuzione delle risorse, ai sensi dell’articolo 1, comma 333 della LB 2017, sarà determinato una volta definita la graduatoria finale dei 180 Dipartimenti finanziati.
Contestualmente, il MIUR ha definito i guidrigildi in gioco per ciascuna AREA in questo modo:
Prima di dar spazio ad analisi più meditate sui numeri e gli altri dati recati da questi documenti pdf, analisi cui i lettori di ROARS sono invitati a contribuire, utilizzando i commenti in questo articolo e – nel caso – inviando alla redazione contributi di cui valutare la pubblicazione, preferiamo dar corso immediatamente alla segnalazione di questi documenti ministeriali.
Scorrendo il pdf delle graduatorie, ciascuno potrà (a seconda dei casi) gioire o deprimersi leggendo il posizionamento del proprio Dipartimento di afferenza (o la sua assenza dalla lista), nella consapevolezza che, se il suo volto dovesse incresparsi in una smorfia di dolore, ciò significherà che il proprio Dipartimento è stato condannato a vivere nei prossimi 5 anni una dinamica di sviluppo marcatamente regressiva rispetto ai fasti e alla bonanza che in termini di reclutamento, didattica e dotazioni potranno vivere i 180 Dipartimenti che resteranno in piedi nell’arena, al termine di una lotta che – anche per questo – si preannuncia (non metaforicamente) all’ultimo sangue.
Nel rinviare alle analisi già pubblicate sul meccanismo dei ludi per un ripasso sulle regole di ingaggio nella lotta gladiatoria, la sensazione è che molto presto vedremo
“cose che voi umani non potreste immaginarvi, navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione (…) raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia”.
E per molti sarà
“tempo di morire…”.
C’è anche il mio dipartimento pronto a combattere nella prima linea di gladiatori.
Inizia la lotta all’ultimo sangue fra i 350 dipartimenti selezionati. Ne sopravviveranno 180. Gli altri saranno condannati a morte, insieme a tutti gli esclusi dalla lista.
Mi viene da parafrasare Massimo Decimo Meridio, comandante dell’esercito del Nord, nel dialogo con l’Imperatore Commodo nell’arena dei gladiatori:
—
“Mi chiamo Nicola Casagli, professore dell’Università di Firenze, ricercatore sul dissesto idrogeologico, servo leale dell’unico vero ideale di un’Università Libera e Autonoma. Vittima, come tanti altri colleghi, del delirio riformista che si è abbattuto sull’Università italiana, che ha prodotto solo burocrazia, discriminazione, miseria e saccheggio … e avrò la mia rivincita … in questa vita, sicuramente.”
Ave, Massimo Decimo Casagli,
se la grandissima maggioranza dei nostri colleghi continuerà a tenere una postura collaborativa ad angolo retto e se qualche ateneo (guidato da un Massimo Decio Rettore) non impugna questi provvedimenti davanti al TAR Lazio, anche per sollecitare possibili questioni di costituzionalità (vedi esempio virtuoso di Macerata per i punti standard), cavalcheremo tutti nei Campi Elisi (e dovremo far sostare i cavalli nei punti biada Erg)…
Ave Caio Umberto Izzo
Hai perfettamente ragione. Purtroppo i rettori stanno da tempo dolcemente dormendo nelle braccia di Morfeo. Non capiscono che si sono cacciati in una trappola mortale. Alcuni si stanno svegliando e il caso di Macerata è esemplare e ci dà speranza di riscatto. Il nemico comune è l’apparato burocratico del MIUR/MEF ed è lì che bisogna colpire unendo tutte le forze.
Mai più punti biada Erg! Questo deve essere il nostro motto per la riscossa.
Il 16 novembre 2016, in calce al primo articolo dedicato ai Ludi, scrivevo le seguenti considerazioni, che ripropongo corredate da una serie di commenti attualizzati all’oggi, in maiuscolo e fra parentesi quadre.
Umberto Izzo 16 novembre 2016 at 00:14
Immaginiamo il giorno in cui il sito del MIUR pubblicherà il “rankone ISPD”, mettendo in fila ben più di 1000 dipartimenti italiani (esiste qualche volenteroso che dalle tabelle ANVUR VQR ricavi una stima attendibile dei dipartimenti pronti ai ludi gladiatorii?). [IL MIUR SI E’ GUARDATO BENE DAL PUBBLICARE UN ELENCO IN BASE AL QUALE TUTTI I DIPARTIMENTI DELLE UNIVERSITA’ STATALI ITALIANE FOSSERO IN GRADO DI CONOSCERE – QUANTOMENO – IL PESSIMO PUNTEGGIO ISPD RICEVUTO, ANCHE PER CONSENTIRE LORO DI RIFLETTERE SU COME L’INDICE ISPD ABBIA TRADOTTO LA LORO VALUTAZIONE NELLA VQR – DICIAMO CHE L’ART. 24 COST., PRIMA CHE LE NORME SULLA TRASPARENZA DELL’AZIONE AMMINISTRATIVA, AVREBBE SUGGERITO L’OPPORTUNITA’ DI DIVULGARE IL DATO ISPD NELLA SUA INTEGRALITA’]
E’ difficile pensarlo, ma in astratto potrebbe accadere (per come è configurato, il meccanismo legislativo non esclude l’eventualità) che uno dei 67 atenei italiani non vanti nemmeno un dipartimento fra i primi 350, uscendo subito dal gioco senz’appello. [E’ PUNTUALMENTE SUCCESSO]
A quel punto tutti gli atenei in grado di vantare un dipartimento 350ista conosceranno, con la forza e l’evidenza di un numerino, il loro Achille.
Anche i dipartimenti campioni di ateneo devono però redigere il loro “progettone”. Visto che in questo caso la legge non parla di congruenza e fattibilità, il “progettone” sarà vagliato dai Magnifici 7 senza apparenti vincoli normativi (il MIUR con decreto fisserà a suo piacimento i parametri?).
Se ai Magnifici 7 piacerà, il “campione” di ateneo passerà, se no, l’Achille locale morirà, liberando un posto nel girone B.
Anche se la norma tace sul punto, nel Girone A la “libera” valutazione sul “progettone” conta per il 100%.
Qui – lo si ripete – i Magnifici 7 che valuteranno il “progettone” dipartimentale non devono per legge vagliare né fattibilità, né coerenza.
Dopo il Girone A si tirano le fila.
Gli atenei statali italiani sono 67. Sono passati 65 dipartimenti di 65 diversi atenei.
Di questi ve ne sono (sono numeri di pura fantasia):
7 di area 1
3 di area 2
6 di area 3
4 di area 4
5 di area 5
5 di area 6
4 di area 7
4 di area 8
3 di area 9
7 di area 10
5 di area 11
5 di area 12
3 di area 13
4 di area 14
Ne segue che il girone B mette in palio 115 posti, ma qualche GEV, premiatissimo nel girone A, avrà meno slot su cui concorrere.
Nel girone B solo il 30 % della valutazione dipende dal giudizio sul progettone.
Potrebbe aversi, se l’allocazione iniziale delle fiches operata dal ministero è quella che fantasiosamente ipotizzo nell’articolo (la ricordo, sapendo che di fantasia pura si tratta, se ricordiamo quali sono gli obiettivi a cui la legge piega questa misura strutturale di premialità)
• AREA GEV 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14
• DIP. PREMIATI 20 20 20 20 20 20 20 10 5 5 5 5 5 5
che i premi contendibili nel Girone B siano così distribuiti:
• AREA GEV 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14
• Girone B 13 17 14 16 15 15 16 6 2 0 0 0 2 1
In questo esempio di fantasia in AREA 10 si potrebbe addirittura verificare l’incapienza nell’allocazione iniziale rispetto agli esiti numerici che legittimano al Girone A.
Che succede?
I Magnifici 7 saranno costretti a dire che due di quei 7 progetti non piacciono?
La competizione a quel punto si sposta fra i 7 atenei di cui i 7 Achilli del GEV 10 ammessi al girone A sono espressione.
Fine della simulazione prospettica estemporanea.
Questa è una procedura complessa fatta di singoli atti ricorribili al TAR.
I premi valgono 6.75 milioni di euro in media.
Il gioco varrà una sospensiva…
E tutto, in ultima analisi, dipenderà da un numerino, che riuscirà a realizzare il sogno di istituire un metrica uniforme del sapere eccellente.
Senza contare che di fronte a questo disegno normativo i commissari alla VQR potrebbero essere tentati di appesantire le proprie valutazioni nell’ambito del proprio recinto GEV, nella consapevolezza che il risultato finale premierà il GEV nel suo complesso nell’allocazione della risorse premiali.
Un esercizio di pura fantasia basta per cominciare a litigare fra noi…
Forza e onore.
__________
Tornando all’oggi. Una volta nominati, i Magnifici 7 si vedranno conferire dalla legge la possibilità di svolgere un esercizio di valutazione fondato su una discrezionalità sfociante nell’arbitrio, almeno con riferimento alla valutazione dei progettoni degli “Achilli di ateneo”. Tutto ciò espone a un fondato rischio di ricorsi al TAR Lazio da parte di chi risulterà penalizzato da questa valutazione di eccellenza.
Saremo smentiti dai fatti, ma prende sempre più corpo l’impressione che gli strateghi di Palazzo Chigi artefici delle norme redatte, impacchettate e inserite d’imperio nella finanziaria 2017, abbiano costruito un dispositivo legislativo destinato a conoscere i fasti di Palazzo Spada, se non di altri ancor più nobili palazzi romani.
Insomma, l’eccellenza in mano ad un’Armata Brancaleone protesa verso Aurocastro.
Chi di spada ferisce di Spada perisce (Matteo, 26:52).
E a quanto pare, approfittando della confusione creata dai “ludi”, anche le famigerate cattedre Natta tornano in ballo:
http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/ministero/cs120517
Ho letto la stringata nota metodologica. Il calcolo del ISPD viene effettuato sotto l’ipotesi che i punteggi dei vari SSD seguano una distribuzione gaussiana. Non so se effettivamente sia così per tutti i SSD (e per tutti gli atenei), ma se l’ANVUR ha posto una soglia minima di 20 afferenti ad un dato SSD / Settore Concorsuale in un Dipartimento per poter effettuare il calcolo, significa che l’ANVUR ha constatato che il modello non è affidabile, se non per Dipartimenti e SSD molto ampi.
Questo però pone un problema non irrilevante. Buona parte dei Dipartimenti ha al suo interno SSD / SC con un numero di afferenti minore di 20. Questi Dipartimenti, magari più “eccellenti” di quelli nella lista pubblicata, non sono stati presi in considerazione?
E chi ha deciso l’esclusione di questi Dipartimenti? qualche tecnico dell’ANVUR che si è accorto che il loro arbitrario modello non era affidabile?
La legge era chiara: andavano considerati TUTTI i Dipartimenti e TUTTI i SSD.
Queste considerazioni si legano ad un valore importante in questi processi, che coinvolgono l’assegnazione di cospicui fondi: TRASPARENZA. Mi sembra doveroso che l’ANVUR metta a disposizione la graduatoria di tutti i Dipartimenti considerati, e che ciascun Dipartimento sappia qual è stata la performance dei rispettivi SSD. Non era in fondo questo il senso della VQR (secondo l’ANVUR)?
Io interpreto che la soglia di 20 venga utilizzata nel calcolo di medie e varianze usate per la “standardizzazione”. Se, a livello nazionale, un SSD ha meno di 20 afferenti (ci sono dei casi), invece di calcolare dei parametri per quel SSD, esso viene aggregato ad un SSD affine con media non troppo diversa [ma ci sarebbe anche la varianza da guardare] e i parametri di media e varianza verranno calcolati sull’insieme aggregato. Questo vuol dire che i voti degli afferenti a quei due SSD verranno standardizzati usando questa media e varianza calcolate sull’aggregato. Se hanno fatto così, non hanno escluso nessuno dalla gara.
Rimangono assolutamente valide, però, le richieste di trasparenza. Oggi come oggi, la classifica non è replicabile. ANVUR dovrebbe fornire i dati necessari a fare i calcoli:
___________
1. le varianze (le medie sono già qui: http://www.anvur.org/index.php?option=com_content&view=article&id=1182:voto-medio-e-percentuale-di-prodotti-eccellenti-ed-elevati-per-settore-scientifico-disciplinare-news-it&catid=67:news-dottorato-di-ricerca-it&lang=it&Itemid=502);
2. il punteggio standardizzato che ogni dipartimento italiano ottiene in ogni singolo SSD (come fatto nel 2014: http://www.anvur.org/index.php?option=com_content&view=article&id=609&Itemid=563&lang=it)
3. la classifica ISPD di *tutti* i dipartimenti italiani;
4. i valori VSd a partire dei quali è possibile calcolare gli ISPD non quantizzati.
È incredibile che si dedichino energie intellettuali per tentare di comprendere e criticare questa ennesima pagliacciata! Non è che per caso l’obiettivo era proprio questo: vedere fino a che punto possono arrivare i professori? Data una qualsiasi procedura valutativa, vi dedicheranno le loro migliori energie. Mi rendo conto che in palio ci sono milioni di euro, ma resta pur sempre una cosa ridicola.
Se fossi sicuro che la maggioranza dei colleghi la ritiene una pagliacciata, non ci perderei certo il mio tempo. Pensando alle difficoltà incontrare nel boicottaggio della VQR, credo che un po’ di pedagogia, basata anche sulla dissezione anatomica dei mostri anvuriani, sia opportuna. Ritorno alla metafora del moto perpetuo. Chi conosce la termodinamica non perde tempo a smontare il marchingegno miracoloso dell’ennesimo ciarlatano. Se però hai degli allocchi ignoranti che credono ai miracoli a buon mercato, può essere utile aprire il marchingegno e mostrare che ha le pile. Fare entrare la termodinamica nelle loro zucche vuote (ammesso che sia possibile) richiede più tempo che additare dove sta la batteria alcalina ed evita che diano retta al ciarlatano con tutti i possibili danni che ne potrebbero conseguire. Ecco, io credo che, sui temi della valutazione, noi ci troviamo nella seconda condizione.
A furia di mostrar loro le pile, quelli meno stupidi potrebbero persino convincersi che esiste la Termodinamica e che sarebbe il caso di studiarla prima di dare retta al primo imbonitore.
La maggior parte dei colleghi (compreso chi scrive) semplicemente tace, per quieto vivere o per conformismo. La più raffinata delle dimostrazioni – di cui Lei è certamente capace – non servirà a scalfire l’arroganza di chi ha concepito in mala fede questi (e altri) ludi e l’indifferenza rassegnata dei più. Purtroppo la rivoluzione annunciata nel 2008 si è ormai compiuta. Indietro non si torna
Mostrare le pile (non raffinate dimostrazioni) serve a rendere più difficile tacere per quieto vivere o conformismo. Perché, se ci sono le pile, tacere significa abiurare al proprio ruolo di “scienziato”. Uno degli effetti principali di questa roba alla fine sarà aver trasformato gli “scienziati” italiani in silenziosi e conniventi burocrati (o raccoglitori di punti-spesa ANVUR, fate voi che è la stessa cosa).
Noi della redazione (e anche diversi collaboratori) siamo gente strana. Pensiamo che sia giusto mostrare le pile. Un po’ per potersi guardare allo specchio alla mattina, un po’ per costringere ciascuno a prendersi le sue responsabilità.
Gli scienziati-accademici italiani sono sempre stati (con pochissime eccezioni) silenziosi e conniventi servi del governo di turno
Fra i 350 fortunati ce ne sono 3 con un numero di addetti molto inferiore al limite imposto dalla Legge 240/2010 (Gelmini), miracolosamente ripescati grazie una nuova legge (n. 4 del gennaio 2017), che all’art. 3 abbassa la soglia di sopravvivenza da 35 a 20 professori e ricercatori “purche’ gli stessi costituiscano almeno l’80 per cento di tutti i professori, ricercatori di ruolo e a tempo determinato dell’universita’ appartenenti ad una medesima area”.
Quello che non torna è che per due di essi, entrambi appena sopra soglia con 21 addetti, il numero delle aree CUN rappresentate è molto elevato (8 o 9 aree), dunque non vedo come i rispettivi docenti e ricercatori possano costituire l’80% di una medesima area.
Oppure mi sfugge qualcosa ?
Problemino di diritto amministrativo e di diritto costituzionale. La procedura della VQR era disciplinata allo scopo di distribuire alcuni fondi specifici. Poi una legge, a procedura in corso, stabilisce che i risultati della VQR saranno utilizzati per un altro scopo, cioè per distribuire fondi premiali soggetti a una sotto-procedura (dipartimenti di eccellenza) gestita da orgnai differenti e che risponde a criteri – se esistono – differenti. Dunque, coloro i quali partecipavano alla prima procedura (VQR) non erano in grado di sapere che la loro partecipazione avrebbe prodotto effetti su una seconda procedura nemmeno ancora pensata. Ma dove è finito lo stato di diritto?
Qualcuno dei commentatori giustamente auspica un riscatto morale dei colleghi. Ma la valutazione è un meccanismo diabolico e tremendamente efficace. Mette gli uni contro gli altri. Ammicca alla vanità di chi si sente superiore e migliore. Insomma, induce l’emersione del peggio. La lotta per la sopravvivenza alimentata dalla vanità distoglie dai reali problemi e così muore quel che resta della scienza e dell’università. Forse non occorre prepararsi a morire, perché siamo già nei Campi Elisi.
“Con pdf non datato, comparso sul sito del MIUR il giorno 12 maggio 2017”
Era stato messo nel frigo in attesa di eventuali tempi migliori, che sono arrivati dopo le primarie PD. Il “tempismo perfetto” è rispetto al riemergere di Renzi.
Il mio Dipartimento è tra i papabili! Si tratta di ‘allottare’, dietro presentazione di un progetto valutato da 7 saggi, una risorsa quinquennale del tutto stratosferica. La sua entità è superiore a qualunque dei più sfacciati desideri che uno possa pensare di avere. Chi ‘vincerà’ la risorsa navigherà nell’oro, chi non la prenderà, per la banale legge dello spread, morirà. Tra cinque anni l’elenco degli eccellenti sarà molto più piccolo, vista la morte di quasi tutti. Alla fine, iterato il procedimento, l’eccellente sarà uno solo e verrà promosso ‘eccellente’ per ‘autoacclamazione’. La domanda è: chi pensa queste cose è normale?
Ma la domanda delle domande è: E chi le subisce com’è?
In realtà la questione della reale entità economica va valutata. Posto che fino al 70% si può utilizzare per il reclutamento (e quindi, sarà utilizzato per il reclutamento), sarebbe utile capire a quanto ammontano tutti quei soldi una volta “trasformati” in DEC. Meno di quel che si potrebbe pensare, credo.
@Proietti: Il problema non si sposta: chi avrà il premio ‘recluterà’ chi non lo avrà non recluterà.
Decreto Legislativo Luogotenenziale 28 giugno 1945, n.406.
In virtù dell’autorità a Noi delegata;
Visti il R. decreto 16 dicembre 1927, n. 2210, sull’ordine delle
precedenze a Corte e nelle pubbliche funzioni e le successive
modificazioni ed integrazioni;
Visto l’art. 4 del decreto-legge Luogotenenziale 25 giugno 1944, n.
151;
Visto il decreto legislativo Luogotenenziale 1° febbraio 1945, n. 58;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri;
Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, Primo Ministro
Segretario di Stato;
Abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue:
Articolo 1
Il titolo di eccellenza, attribuito dal R. decreto 16 dicembre 1927, n.
2210, e successive modificazioni ed integrazioni, è abolito.
Articolo 2
Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della
sua pubblicazione nella «Gazzetta Ufficiale» del Regno.
Il nesso c’è. Eccome se c’è, caro Figà Talamanca. Good point!
:)))