«Meno si studia, più si lavora», «Il pezzo di carta non serve a nulla», «Un lavoro è meglio della laurea», «Il mito della laurea crea disoccupati dove c’è lavoro», «Laureati senza lavoro – Colpa loro e dei prof»: questa antologia di titoli riassume l’informazione che l’opinione pubblica riceve sul fabbisogno italiano di laureati e sulle loro prospettive occupazionali. Sarebbe difficile farsi una ragione del recente e pesante definanziamento dell’istruzione universitaria, senza partire da queste “verità”, ripetute metodicamente giorno dopo giorno. Ma cosa dicono davvero le statistiche? La relazione “Università e Lavoro” presentata il 25 agosto 2014 al Meeting di Rimini dal Direttore e fondatore di AlmaLaurea, Andrea Cammelli, ci dà l’occasione di sottoporre ad un rigoroso fact-checking alcune di queste “verità”. Davvero studiare di meno fa lavorare e guadagnare di più? Davvero la composizione percentuale dei laureati italiani è sbilanciata nella direzione degli scienze umane e sociali rispetto agli studi scientifico-tecnologici? A distanza di cinque anni quanti laureati lavorano a seconda del gruppo disciplinare? Qual è il livello di formazione dei manager in confronto alle altre nazioni? E come si riflette sulla domanda di laureati da assumere? Nelle video e nelle slide di Andrea Cammelli troverete la risposta a queste domande, ma anche molti altri dati, imprescindibili per chi crede ancora che sia necessario “conoscere per deliberare”.
1. Meno si studia, più si lavora: vero o falso?
2. Meno si studia, più si guadagna: vero o falso?
3. Troppi umanisti rispetto ai laureati tecnico scientifici: vero o falso?
4. Laureati senza lavoro: quali sono i veri numeri?
5. Quanti laureati tra i manager italiani?
6. Qual è la domanda italiana di personale ad elevata specializzazione?
Di seguito la presentazione completa (video e slide) dell’intervento di Andrea Cammelli al Meeting di Rimini 2014:
Relazione di Andrea Cammelli al Meeting di Rimini 2014
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