Per firmare bastano 30 secondi, ma c’è tempo solo fino a mercoledì.  Sono 2.700 4.400 i colleghi che hanno firmato a oggi, 11 ottobre 2016, la lettera di Carlo Ferraro a Raffaele Cantone. «Nel contempo una decina di Colleghi mi hanno scritto che non la firmeranno, in quanto ritengono che Cantone abbia ragione. Rispetto la loro decisione, ma debbo confessare che non la capisco del tutto: nella lettera non si nega affatto che corruzione e nepotismo esistano. La lettera segnala invece a Cantone, e quindi a tutta l’opinione pubblica (alla quale cercheremo in tutti i modi di far pervenire il messaggio) che i giovani fuggono all’estero e l’Università è in difficoltà perché sussistono (senza per ora soluzione) almeno altri 9 problemi gravi. Primeggia su tutti la mancanza di posti, per cui anche se non sussistessero gli altri otto problemi e non esistessero affatto nepotismo e corruzione, la maggior parte dei giovani non avrebbe quasi altra scelta che rivolgersi all’estero e l’Università continuerebbe ad essere in crisi. Il problema delle affermazioni  di Cantone è che, provenendo le affermazioni da fonte così autorevole, si sia indotti a pensare che il problema della fuga dei cervelli e dello stato dell’Università Italiana risieda per lo più nel nepotismo e nella corruzione, il che getta discredito sulla stragrande maggioranza dei Docenti. Diventa soprattutto un problema di dignità.»

Carlo Ferraro aggiorna i colleghi sullo stato delle adesioni alla sua lettera aperta a Raffaele Cantone (qui il testo), commentando anche il l’articolo di Cantone apparso sulla Repubblica di venerdì scorso. Per aderire, basta mandare un messaggio come quello riprodotto di seguito. Bastano 30 secondi.

letteracantone


Cari Colleghi Professori e Ricercatori,

la lettera al Dottor Raffaele Cantone, diffusa nella mattinata di venerdì scorso, ha ricevuto entro la sera dello stesso venerdì 2200 firme, sabato altre 250 e domenica ulteriori 250.  Chi intende firmarla si affretti (la data ultima per firmare è mercoledì prossimo): trova le istruzioni al fondo.

Nel contempo una decina di Colleghi mi hanno scritto che non la firmeranno, in quanto ritengono che Cantone abbia ragione. Rispetto la loro decisione, ma debbo confessare che non la capisco del tutto: nella lettera non si nega affatto che corruzione e nepotismo esistano. Si invita anzi a far piena luce e sanzionare in fretta, finalmente.

La lettera segnala invece a Cantone, e quindi a tutta l’opinione pubblica (alla quale cercheremo in tutti i modi di far pervenire il messaggio) che i giovani fuggono all’estero e l’Università è in difficoltà perché sussistono (senza per ora soluzione) almeno altri 9 problemi gravi: precariato, mancanza di posti a concorso (mancano dal 2010 ad oggi oltre 10000 posti all’appello), retribuzioni nettamente più basse che all’estero, blocchi periodici degli stipendi, fondi per la ricerca irrisori, l’assurdità di una ricerca non finanziata ma poi valutata per distribuire le risorse, tanta didattica non valutata, insufficienti borse di studio per gli studenti, un’ANVUR non sempre all’altezza dei propri compiti e spesso vessatoria (a dir poco). Primeggia su tutti la mancanza di posti, per cui anche se non sussistessero gli altri otto problemi e non esistessero affatto nepotismo e corruzione, la maggior parte dei giovani non avrebbe quasi altra scelta che rivolgersi all’estero e l’Università continuerebbe ad essere in crisi.

Il problema delle affermazioni  di Cantone è che, provenendo le affermazioni da fonte così autorevole, si sia indotti a pensare che il problema della fuga dei cervelli e dello stato dell’Università Italiana risieda per lo più nel nepotismo e nella corruzione, il che getta discredito sulla stragrande maggioranza dei Docenti. Diventa soprattutto un problema di dignità.

Vi segnalo infine che venerdì scorso “Repubblica” ha ospitato una lunga lettera del Dottor Cantone: due intere colonne tutte dedicate a nepotismo e corruzione, salvo poche righe che, nella sostanza, dicono che il problema non è generalizzato, ma è essenziale, e che, se risolto, è il modo migliore per permettere di chiedere risorse per l’Università, facendone così quasi una pregiudiziale  L’opinione pubblica, di fronte all’abbondante disquisizione incentrata essenzialmente su nepotismo e corruzione, sarà decisamente fuorviata.
Solo quando sui giornali leggeremo almeno altri 9 articoli, non necessariamente di Cantone stesso ma anche di altre personalità di pari autorevolezza, che trattino su almeno due intere colonne ciascuno gli altri nove gravi problemi dell’Università anzidetti potremo dire che l’opinione pubblica avrà l’intero spettro della questione  e potrà farsi un’opinione corretta.

Un caro saluto,
Carlo Ferraro
Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria.
https://sites.google.com/site/controbloccoscatti/home

Per firmare la lettera basta inviare una e-mail all’indirizzo:   letteracantone@gmail.com , scrivendo nell’oggetto della e-mail (NON nel testo della e-mail stessa):  Firmo la lettera-Nome e Cognome (ad esempio: Firmo la lettera-Carlo Ferraro). Ciò rende l’elaborazione molto più rapida che non scrivendo nel testo della e-mail. Comunque, nel dubbio, scrivere quanto detto sia nell’oggetto che nel testo della e-mail.
Spedire tale e-mail da un indirizzo di posta elettronica istituzionale (per intenderci quello che vi ha dato la vostra Università).

 

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11 Commenti

  1. Un possibile facsimile di messaggio per invitare i colleghi a sottoscrivere la lettera aperta di Ferraro
    ==============
    Oggetto: Non sottovalutate il Duce … ma entro domani ricordate di firmare la lettera aperta di Ferraro a Cantone
    ______________
    «Non sottovalutate, vi prego, il Duce, attribuendo così ai governanti dell’oggi un’originalità che non hanno. A far nominare le commissioni di concorso dal governo ci aveva pensato, eccome: con il regio decreto legislativo n. 1071 del 20 giugno 1935» Ce lo ricorda lo storico Mauro Moretti, che inquadra nell’autobiografia della nazione il progetto di affidare alla presidenza del Consiglio la nomina dei presidenti delle commissioni per le Cattedre Natta, un progetto varato sull’onda delle dichiarazioni del Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione.

    Carlo Ferraro gli ha risposto così (https://www.roars.it/stop-alla-facile-demagogia-anche-ferraro-scrive-a-cantone-e-chiede-di-aderire/): «Gentile Dottor Raffaele Cantone, gli organi di stampa hanno recentemente riferito Sue dichiarazioni secondo le quali: “C’è un grande collegamento, enorme, tra fuga di cervelli e corruzione”. Eppure “desidero evidenziare che l’Università Italiana, così spesso denigrata, riesce, malgrado la costante decurtazione di risorse e le tante difficoltà attuali, a mantenersi a livelli molto buoni sul piano della visibilità scientifica internazionale … I nostri laureati sono molto apprezzati sia in Italia che all’estero, al punto che spesso si lamenta il fenomeno della “fuga dei cervelli”, senza considerare come e dove quei “cervelli” si siano formati.»

    https://www.roars.it/gia-2-700-firme-per-la-dignita-e-contro-la-facile-demagogia-sotto-la-lettera-di-ferraro-a-cantone/

    Sono 2.700 i colleghi che in tre giorni hanno firmato la lettera di Carlo Ferraro a Raffaele Cantone. Per farlo, basta mandare un messaggio come quello riprodotto qui sotto. Solo l’indirizzo e l’Oggetto. Bastano 30 secondi, ma c’è tempo solo fino a mercoledì 12 ottobre.

    https://www.roars.it/wp-content/uploads/2016/10/letteracantone.png

    «Nel contempo una decina di Colleghi mi hanno scritto che non la firmeranno, in quanto ritengono che Cantone abbia ragione. Rispetto la loro decisione, ma debbo confessare che non la capisco del tutto: nella lettera non si nega affatto che corruzione e nepotismo esistano. La lettera segnala invece a Cantone, e quindi a tutta l’opinione pubblica (alla quale cercheremo in tutti i modi di far pervenire il messaggio) che i giovani fuggono all’estero e l’Università è in difficoltà perché sussistono (senza per ora soluzione) almeno altri 9 problemi gravi. Primeggia su tutti la mancanza di posti, per cui anche se non sussistessero gli altri otto problemi e non esistessero affatto nepotismo e corruzione, la maggior parte dei giovani non avrebbe quasi altra scelta che rivolgersi all’estero e l’Università continuerebbe ad essere in crisi. Il problema delle affermazioni di Cantone è che, provenendo le affermazioni da fonte così autorevole, si sia indotti a pensare che il problema della fuga dei cervelli e dello stato dell’Università Italiana risieda per lo più nel nepotismo e nella corruzione, il che getta discredito sulla stragrande maggioranza dei Docenti. Diventa soprattutto un problema di dignità.»

    Alcuni link per saperne di più:

    https://www.roars.it/caro-cantone-guarda-che-e-nature-a-smentirti/
    https://www.roars.it/cattedre-natta-si-scopron-le-tombe-si-levano-i-morti-i-perotti-nostri-son-tutti-risorti/
    https://www.roars.it/sulle-cattedre-natta-cantonata-di-roars-il-duce-ci-aveva-pensato-eccome/
    https://www.roars.it/egr-dott-cantone-smentisca-oppure-ritratti-e-si-scusi-lettera-aperta-del-presidente-dellumi-a-raffaele-cantone/
    https://www.roars.it/la-bufala-delle-omonimie-in-cattedra/

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    Lettera aperta di Carlo Ferraro
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    Lettera aperta a Raffaele Cantone, Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione.
    Lettera firmata da ……….. (verrà qui indicato il numero dei firmatari) Docenti Universitari di ….. Università e Istituti di Ricerca Italiani.
    12/10/2016 (data da adattare al giorno di fine raccolta firme)
    Oggetto: Fuga dei cervelli, corruzione e nepotismo nell’Università Italiana

    Gentile Dottor Raffaele Cantone,

    gli organi di stampa hanno recentemente riferito Sue dichiarazioni secondo le quali Lei avrebbe asserito il 23 settembre 2016 a Firenze : “C’è un grande collegamento, enorme, tra fuga di cervelli e corruzione”, per poi precisare, qualche giorno dopo a Palermo: “Più che la corruzione, fenomeni di nepotismo e mala amministrazione sono fra le cause di fuga di cervelli”. Fonte: “repubblica” all’indirizzo:

    http://video.repubblica.it/cronaca/fuga-di-cervelli-dagli-atenei-corruzione-o- nepotismo/253478/253677?ref=HRER2-2

    Ritengo che tali affermazioni, se sono state riportate correttamente, ingenerino nell’opinione pubblica una visione dell’Università permeata dal nepotismo e dal malaffare, a cui sembrerebbero doversi ricondurre tutti i problemi dell’Università, visione altamente lesiva della dignità dei Docenti Universitari.
    Mi permetta di esporle tanti altri problemi gravi dell’Università che giocano un ruolo determinante nella fuga dei cervelli e sul buon funzionamento dell’Università in generale. Ciò al fine di consentirLe di rettificare la visione che inevitabilmente si associa alle Sue parole.
    Ritengo che i fattori determinanti nella fuga dei cervelli siano le prospettive seguenti, che si presentano oggi ad un giovane desideroso di intraprendere la carriera universitaria:

    1) Dopo il Dottorato di Ricerca dovrà affrontare un lungo periodo di precariato (quasi sempre oltre sei anni), senza nessuna garanzia per il futuro.
    2) Il raggiungimento di una posizione stabile sarà una vera chimera. Dal 2010 al 2016 i Docenti Universitari sono scesi da oltre 60000 a 50000, in virtù del blocco del turnover e dei tagli alle Università. Mancano all’appello oltre 10000 posti stabili, che sarebbero stati destinati essenzialmente ai giovani.
    3) Acquisita una posizione stabile (spesso alle soglie dei 40 anni e a volte anche oltre) lo aspetterà una retribuzione largamente inferiore a quella di Colleghi in analoga posizione all’estero.
    4) Andrà incontro al rischio, già diventato realtà negli anni passati e anche assai di recente, di improvvisi blocchi della progressione stipendiale. È ben noto che nel 2010 le progressioni
    1stipendiali dei Docenti sono state “congelate” ai livelli raggiunti al 31 dicembre 2010 (insieme a tutte le altre categorie del pubblico impiego) e poi sbloccate solo dal 1° gennaio 2016, dopo 5 anni, ma solo parzialmente. Difatti i 5 anni intermedi (dal 2011 al 2015) sono, a tutt’oggi, persi sia dal punto di vista giuridico che economico: cinque anni di attività cancellati per sempre! E ciò malgrado che già al 1° gennaio 2015 le altre categorie del pubblico impiego abbiano visto rimuovere i blocchi loro applicati, con pieno riconoscimento giuridico del periodo 2011-2014. Una chiara discriminazione, lesiva della dignità dei Docenti.
    5) Per la ricerca potrà disporre di fondi irrisori, se non addirittura nulli. Lo Stato, dopo aver assunto i Docenti, si limita sostanzialmente a pagare i loro stipendi, ma non dà loro i fondi per la ricerca. Nel 2015 i fondi stanziati per la ricerca sono scesi addirittura al livello zero, ora sono dell’ordine di grandezza dei 50 milioni di euro annui: circa 1000 euro all’anno per ogni docente, una cifra irrisoria! Non finanziare la ricerca significa non finanziare l’innovazione del Paese. Ed è da notare che all’estero, appena oltre le Alpi, si destinano all’Università, nel suo complesso, percentuali del Prodotto Interno Lordo più che doppie rispetto al nostro Paese.
    6) Scoprirà con stupore che, malgrado quanto detto al punto 5) lo Stato pretende poi di valutare la ricerca svolta dai Docenti (quella stessa che non ha finanziato) e di usare tale valutazione anche per distribuire i Fondi di Funzionamento ordinario su base premiale.
    7) Potrà avere la richiesta di svolgere tanta didattica, ma senza che ciò trovi una valutazione apprezzabile. La didattica, asse portante dell’Università insieme alla ricerca, la vedrà trattata come la cenerentola dell’Università e verrà indotto a trascurarla.
    8) Dovrà soffrire nel vedere che il “Fondo integrativo statale per la concessione delle borse di studio” non riesce ad assicurare a tutti gli studenti capaci e meritevoli i mezzi di sostentamento necessari per i loro studi, mentre invece assicurare il diritto allo studio a tali studenti è un dettato costituzionale.
    9) Si dovrà confrontare quasi quotidianamente con un organismo, l’ANVUR (Agenzia nazionale per la Valutazione della Ricerca), nato per la valutazione della Ricerca, trasformatosi in ben altro. L’ANVUR, ad esempio, si arroga diritti non riconosciuti dalla legislazione, quale quello di indirizzare la ricerca e la selezione dei Docenti Universitari, ignorando quasi sempre le indicazioni di altri autorevoli Organismi istituzionali, quali il CUN (Consiglio Universitario Nazionale). Ha anche riversato sui Docenti una miriade di incombenze burocratiche, che sottraggono tempo prezioso alla didattica e alla ricerca, la cui reale utilità è ancora tutta da dimostrare, ma che di sicuro autoalimentano essenzialmente l’apparato burocratico. Modifica le regole, da essa stessa prescritte, ad ogni piè sospinto, vanificando il lavoro di chi si era premurato di attenersi alle regole in vigore. I Docenti vengono spesso trattati come “oggetti” e non come “persone” e anche ciò è lesivo della loro dignità.

    Questo quadro sicuramente invoglia un giovane che si affacci all’Università a guardare all’estero più che all’Italia, ma non primariamente a causa di corruzione e nepotismi. Ritengo che corruzione e nepotismi, che certamente possono esserci, vadano sempre e ovunque combattuti energicamente da tutti; ma, i problemi che sopra Le ho esposto costituiscono un contesto molto negativo e disincentivante, sia per chi vorrà restare in Italia per lavorare nell’Università, sia per coloro che vi lavorano da tempo.
    Come ebbi occasione di scrivere al Presidente della Repubblica il 30 settembre 2015, insieme ad altre migliaia di Docenti Universitari di oltre 80 Sedi Universitarie e Istituti di Ricerca: “desidero evidenziare che l’Università Italiana, così spesso denigrata, riesce, malgrado la costante decurtazione di risorse e le tante difficoltà attuali, a mantenersi a livelli molto buoni sul piano della visibilità scientifica internazionale: l’OCSE la classifica all’ottavo posto al mondo. I nostri laureati sono molto apprezzati sia in Italia che all’estero, al punto che spesso si lamenta il fenomeno della “fuga dei cervelli”, senza considerare come e dove quei “cervelli” si siano formati. È mia convinzione, alla luce del contesto anzidetto, che ciò sia dovuto all’abnegazione della Docenza che spesso si sacrifica in silenzio, andando ben oltre l’attività dovuta, pur di assicurare il buon funzionamento dell’Istituzione. Rivendico pertanto all’Università Italiana il riconoscimento della dignità e del ruolo che le spettano.”
    Quanto scrivevo al Presidente (che ci fece la cortesia di rispondere e di inoltrare la lettera, data la rilevanza degli argomenti, al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica) conserva tutto il suo valore anche oggi. Ritengo pertanto increscioso che le Sue dichiarazioni possano involontariamente dar adito all’accomunare tutti i Docenti in un fascio di “corrotti e nepotisti”.
    Sempre nella lettera al Presidente della Repubblica scrivevo, parlando di un giovane che malgrado tutto resta in Italia e mette il suo “cervello” al servizio del Paese (ne abbiamo tantissimi di “cervelli” non fuggiti): “Si aspetterebbe però almeno un ringraziamento per il suo sacrificio ma soprattutto per il fatto che, malgrado tutto, rimane nell’Università Italiana, onorando l’Istituzione con la sua dedizione a un difficile lavoro e resistendo alla tentazione di migrare verso altre occupazioni o all’estero, dove le soddisfazioni sarebbero probabilmente maggiori e la sua retribuzione nettamente più elevata. Invece, scopre che i mezzi di informazione (quasi unanimi) insieme a parte della classe politica non gli riconoscono alcun merito, anzi vede se stesso e l’Università tutta spesso assoggettati a una campagna mediatica quasi a senso unico, in cui si ritrova descritto come un fannullone o come un lavoratore inefficiente….”
    Le sarei assai grato, e credo che gliene sarebbero tutti i Docenti, se Lei riprendesse pubblicamente l’argomento, al fine di perfezionare la visione scaturita dalle Sue parole, in modo da evitare che le Sue stesse parole pure involontariamente gettino nuovo discredito sull’Università Italiana.
    L’Università Italiana è già in grave sofferenza, il governo non ascolta le nostre richieste, sì che la situazione generale è assai critica, determinando l’attuale contesto che respinge la gioventù motivata ad entrarvi. Il discredito demotiva i Docenti che vi lavorano ogni giorno con dedizione, e che pure ne mantengono alto l’onore consentendole, come dicevo prima, di essere all’ottavo posto al mondo in termini di ricerca e di formare laureati assai apprezzati in tutto il mondo, nonostante che sia, come già detto prima, fra le meno finanziate. Tali Docenti non meritano il discredito generalizzato che oggigiorno ricorre ovunque.
    Ci aiuti, in conclusione, a contrastare la disistima che tanti spargono nei nostri confronti.
    Infine, spero che Lei segnali al più presto i casi di nepotismo e corruzione a cui si riferiva, dei quali, evidentemente, è a conoscenza, e mi auguro che la Magistratura faccia in fretta il suo corso e punisca in modo esemplare i casi di vera corruzione o nepotismo, spazzando il campo dalla facile demagogia che, basandosi su tali casi, fa di tutta l’erba un fascio.
    Resto dunque in attesa di un Suo cortese riscontro e dell’esito sollecito del giudizio sui casi che le sono stati segnalati, in modo che si possa anche valutare il loro peso in termini percentuali.
    Nell’attesa, Voglia gradire i miei più cordiali saluti,

    Carlo Vincenzo Ferraro
    Già Ordinario al Politecnico di Torino.

    Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria.

    https://sites.google.com/site/controbloccoscatti/home carlo.ferraro@polito.it

    Hanno firmato questa lettera i seguenti ……… Docenti Universitari e Ricercatori di ….. Università e Istituti di Ricerca:
    (Seguirà l’elenco dei firmatari)

  2. Perché non firmo la lettera del Prof. Ferrero e prima ancora non ero d’accordo con la lettera del Prof. Ciliberto.
    Sull’Università Italiana c’è molto da scrivere e molti hanno già scritto in maniera non estemporanea (ad esempio dietro le dichiarazioni del Presidente dell’ANAC), in rapidissima sintesi:
    -R. Simone, L’università dei tre tradimenti. Laterza, Bari 1933 e poi 200.
    -F. Froio, Le mani sull’Università. Editori Riuniti, Roma 1996
    -S. Casillo et al., Come ti erudisco il pupo. Rapporto sull’Università italiana. Ediesse, Roma 2007
    -C. Zagaria, Processo all’Università. Cronache degli Atenei italiani tra inefficienze e malcostume. Dedalo, Bari 2007
    -R. Perotti, L’Università truccata. Einaudi, Torino 2008
    -P. Prodi, Università dentro e fuori. Il Mulino, Bologna 2013.

    Il malcostume o la mala gestione dell’Università italiana non è un caso a se stante, ma investe tutte le Pubbliche Amministrazioni in Italia: dalla Sanità, alle Regioni, dall’ANAS al Comune di Roma e allo stesso Parlamento o Senato. E’ facile dire che tutto dipende dalla democrazia, quel regime che pur cattivo è sempre meglio di una buona dittatura. Quella democrazia già nata in Grecia, in Atene, che aveva portato alla satira di Aristofane nei Cavalieri: non è importante pensare al bene dello Stato, ma al proprio particolare ed ad acquisire il potere per poterlo gestire per i propri interessi: Paflagone-come Cleone-come Berlusconi e tanti altri (Rettori e CRUI in primis).

    In questa visione ben vengano le esternazioni di Cantone “insultare la gentaglia non è una colpa, ma un servizio che si rende alla gente onesta” (I Cavalieri, 1274-1279).
    Ho visto cose (all’Università) che voi umani non potete immaginare… e prima che quei momenti vadano perduti nel tempo come lacrime nella pioggia, se posso, proporrò un articolo a ROARS…

    • Paolo Biondi: «Il malcostume o la mala gestione dell’Università italiana non è un caso a se stante, ma investe tutte le Pubbliche Amministrazioni in Italia …»
      _________________
      Ne deduco che dopo aver visto il seguente grafico (che insieme alla citazione proviene da uno studio della Fondazione Giovanni Agnelli), Paolo Biondi capirà al volo perché è urgente firmare la lettera di Ferraro.
      _________________
      «In tempi di spending review è sempre utile ricordare quanto è avvenuto nel recente passato: da questo punto di vista la scuola ha già dato molto, soprattutto nel triennio 2008-2011 per effetto delle «disposizioni in materia di organizzazione scolastica» della Legge 133/2008»
      http://www.fga.it/fileadmin/Documenti_Vari/FGA_-_Evoluzione_personale_scuola.pdf
      ______________

  3. @giuseppe
    Giuseppe con tutta la stima, rispetto ed affetto non mi convinci. Se il problema è la diminuzione dei finanziamenti all’Università parliamone e scriviamone, ma lasciamo perdere Cantone, Ciliberto, Ferrero ed il povero Biondi che ne ha viste di navi fiammeggianti ai bastioni dell’Università… di sprechi… malegestioni… e tanto altro… ed i problemi sono quelli di Cantone, di Ciliberto e di Ferrero messi insieme e pure di più.

  4. Caro Francesco già ci siamo scontrati una volta…
    Sai io leggo il Corano, la Bibbia, la Sutra del loto… Tu sei quello del rogo dei libri: Savonarola nella Firenze Rinascimentale, i Nazisti per la fisica ebrea degenerata… Io so di non sapere, e non capisco nulla ovviamente… e non voglio capire nulla, ma documentarmi su tutto. Quelli che sanno tutto li considero pericolosi…

    • No lo dicevo per capire il livello che è terra terra a quanto vedo… il libro di perotti non è pericoloso ma è pieno di cose sbagliate oltre che di propaganda. Se quelli sono i testi dove si documenta stiamo freschi.

  5. Francesco se vuoi stare fresco stai fresco…
    Non c’è cattivo libro in cui non ci sia una cosa buona (mi pare Plinio il Vecchio…). Mi pare che questo sia un atteggiamento socratico di chi vuol imparare, documentarsi… Mi piace che il mio livello sia terra terra: beati coloro che piantano cavoli perché hanno sempre un piede per terra e l’altro non è lontano (Rabelais?) Ti puoi documentare su un perseguitato dai sorbonicoli e sorbonastri…?

    • Temo che persino Plinio il Vecchio avrebbe vacillato se avesse saputo che il libro di Perotti è quello in cui se i dati OCSE smentiscono l’autore, si prende il solo dato italiano della spesa per studente e lo si raddoppia con la scusa di normalizzarlo (naturalmente nel rapporto OCSE esisteva già il dato normalizzato, ma Perotti finge di non vederlo).
      _______________

  6. Caro Giuseppe, Plinio il Vecchio (se Lui) non vacillava certo… aveva visto pure l’eruzione pliniana del Vesuvio… e morì per questo…
    La discussione non è molto creativa credo, si sta incentrando su un granello di sabbia invece che la spiaggia o l’immensità del mare… Ho capito che Perotti per ROARS è tabù, ma mi è permesso di citarlo, magari in una lista di 6 libri sull’Università italiana? Se ho infranto un tabu: come espierò la mia colpa?
    Per la prima volta per il login a ROARS mi è comparsa una seconda domanda: dimostra di essere umano: 10+10 =? Ho risposto 20 sono un povero umano o no per ROARS?

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