Molti colleghi sono disorientati e incerti. Mettersi pazientemente (molto pazientemente) a caricare i propri prodotti e a ordinarli, non senza aver speso qualche notte insonne tentando – invano – di venire a capo dei criteri anvuriani, che sembrano il tiro mancino di un trickster di rara perfidia? Oppure affrettarsi a cancellare tutti i pdf caricati anno dopo anno nel repository istituzionale per evitare che un caricamento forzoso vanifichi la propria renitenza alla VQR? Per aiutare gli uni e gli altri, proviamo a fare il punto della situazione: quali sono le forme di protesta in campo e quali risultati stanno ottenendo? Il trabiccolo della VQR ce la sta facendo oppure rischia di fermarsi in mezzo alla strada con il motore fumante? Insomma, è ora di lasciar perdere o di insistere?
Impossibile negarlo: moltissimi docenti universitari sono esasperati per:
- i danni economici (fino a oltre 100.000 Euro) che sono destinati a subire per l’effetto congiunto del blocco degli scatti e del (punitivo) mancato riconoscimento degli effetti giuridici del periodo 2010-2015 :
- l’assenza di risposte da parte di MIUR e Governo che insistono su una linea che ha retrocesso l’Italia all’ultimo posto dell’OCSE per laureati:
Superati anche dalla Turchia, siamo ormai ultimi nell’OCSE per quota di laureati
e che conduce alla desertificazione accademica, soprattutto nelle regioni economicamente più deboli del paese:
La questione meridionale dell’università: il sud è già condannato alla resa
- l’insensata complicazione di procedure valutative basate su metodi la cui scorrettezza è denunciata da almeno 20 anni su decine di testi di statistica per la valutazione:
Il sonno della ragione genera anamorfosi bibliometriche
Viste le premesse, non sorprende che ci siano diverse iniziative in campo che non si escludono a vicenda.
A. Il blocco della VQR legato al recupero degli scatti anche ai fini giuridici, con le modalità suggerite da Carlo Ferraro:
Sblocco scatti stipendiali-Aggiornamento_VQR-160128
B. L’astensione dalle operazioni di selezione (e/o caricamento) dei prodotti da sottoporre alla VQR per sollecitare una revisione delle politiche per l’università (dal diritto allo studio e FFO fino a turn-over e scatti):
https://vqrstaiserena.wordpress.com/author/vqrstaiserena/
C. La richiesta ai membri GEV di dimettersi e l’indisponibilità a svolgere il ruolo di revisore, formulata attraverso la sottoscrizione della seguente petizione (885 firmatari al 30 gennaio):
A seconda delle modalità concrete (cancellazione dei pdf già caricati, rifiuto di caricare gli articoli, rifiuto di dare l’ordine di preferenza) gli effetti sono diversi e, in alcuni atenei, ci si espone anche a sanzioni. A tale proposito, l’adesione alla petizione non espone a rischi e danni i firmatari e le loro istituzioni.
D. Rispetto a chi oppone resistenza passiva a collaborare alle operazioni VQR, qualche rettore (e immaginiamo molti direttori) stanno usando il seguente argomento:
“Capisco che sei arrabbiato. Ma la tua protesta non paghi tu. La paga il tuo dipartimento ed il tuo ateneo. Tanto più che NON SIAMO AUTORIZZATI a scegliere i prodotti al tuo posto.” [Perché come al solito la lettera del DM e l’interpetazione del DM fatta da ANVUR nel Bando VQR non sono poi così coerenti].
Per offrire una soluzione a chi è esasperato, ma non vuole correre rischi di sanzioni o di danni al proprio dipartimento/ateneo, su Roars abbiamo pubblicato una lettera con cui si può comunicare al proprio direttore l’intenzione di incrociare le braccia, ma nel contempo lo si AUTORIZZA a scegliere i prodotti al posto nostro:
Caro direttore, scegli tu. Io non collaboro a questa valutazione
Questa modalità di protesta permette di partecipare alla protesta senza danneggiare il proprio Ateneo. Ha anche l’indubbio vantaggio di fare capire che abbiamo di meglio da fare che perdere ore a studiare criteri cervellotici e a esplorare tabelle Excel alla caccia della soglia perduta. Se i nostri rettori ritengono più conveniente andare avanti ad ogni costo, affidino la ricerca del prodotto migliore alla struttura amministrativa, con l’eventuale collaborazione dei colleghi disposti a dedicarsi a questo tipo di attività.
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Un blocco della VQR deciso dalla CRUI, o anche solo da una decina di atenei, costringerebbe MIUR e Governo a dare risposte. E se è vero che qualcuno teme una recrudescenza delle retoriche sull’università dei baroni, è pure vero che negli ultimi mesi si nota qualche cambiamento nei toni della stampa, basti pensare ad articoli recenti come quello di Galli della Loggia sul Corriere:
Università, calano le matricole un declino da fermare
o all’inchiesta di Repubblica.it:
La grande fuga dall’università
Risale a ieri la pubblicazione sul Corriere della Sera di una lettera al Presidente Mattarella, firmata dal professore e deputato Eugenio Mazzarella:
In questa ultima lettera, in relazione alle pressioni per far desistere i professori dal blocco della VQR si parla senza mezzi termini di un “ricatto fattuale e morale, che vanifica ogni dialettica negoziale negli atenei“.
Forse è davvero giunto il momento di uscire allo scoperto, soprattutto se l’alternativa è spegnersi, neppure tanto lentamente.
In conclusione, sono possibili forme di protesta dure, ma persino per chi è per sua natura alieno alle barricate c’è modo di schierarsi senza correre rischi. Ma anche chi rifiuta ogni collaborazione è in buona compagnia. Per seguire in tempo reale l’evoluzione della protesta basta sintonizzarsi sulla
La telecronaca ci dice che a Palermo l’assemblea di Ateneo, riunitasi in data 25/01/2016, ha deciso all’unanimità di proseguire nella protesta contro la VQR, assumendo la determinazione di non rispettare la scadenza di Ateneo, fissata nel 31 gennaio p.v., per il conferimento dei prodotti della ricerca. Dal campo di Firenze, veniamo a sapere che una delegazione rappresentativa del coordinamento UNIFI, dopo esser stata ricevuta dal Rettore Luigi Dei, ha confermato la volontà di continuare nell’astensione dal collaborare alla selezione dei prodotti per la VQR, invitando tutti i colleghi ad aderire alla protesta.
Le indiscrezioni che giungono dall’assemblea CRUI del 21 gennaio scorso fanno capire che procedure tecniche, regole e soglie sono ancora in movimento e che questo, oltre a mettere in crisi le strutture tecniche del CINECA e degli atenei, sta alimentando un’astensione diffusa, motivata dal rigetto delle abnormi e kafkiane complicazioni dei criteri. Si parla di altri rinvii ineluttabili e, a fronte della disobbedienza civile dei docenti, si è discusso dell’eventuale “caricamento forzoso” dei prodotti. C’è anche il tentativo di farsi finalmente ascoltare dal MIUR, in particolare sugli scatti, motivato dal comprensibile timore di non essere più in grado di arginare l’onda di malcontento che sale dal basso.
La stessa ANVUR mostra segnali di preoccupazione, se emette un comunicato in cui, con involontaria ironia, scrive:
L’ANVUR ringrazia l’intero sistema universitario e della ricerca per il grande impegno che sta profondendo per la VQR 2011-2014, ed è lieta di annunciare che dopo la messa a disposizione dei parametri di valutazione basati sul database Scopus, renderà noti in settimana quelli dal data base ISI-WoS.
Di solito si pubblica un avviso per informare che i parametri sono stati resi noti, non per dire che verranno resi noti “in settimana”. A meno che non si tratti di placare le proteste dei docenti esasperati, giunte fino ai piani alti dell’agenzia. E riguardo alla chiusa, che dire?
E’ quindi interesse degli Atenei e degli Enti contare su una valutazione completa e accurata della ricerca in essi prodotta, anche alla luce degli effetti che ciò avrà sul loro finanziamento, in vista del fatto che l’ANVUR non potrà che valutare i soli prodotti presentati in relazione a quelli attesi.
Probabilmente, il commento più appropriato sono le dure parole di Eugenio Mazzarella che abbiamo precedentemente citato.
Non meno preoccupata è la CRUI che per il 3 febbraio ha convocato un’assemblea straordinaria con un unico punto all’ordine del giorno: la gestione dell’emergenza VQR.
Il quadro che abbiamo dipinto sembra dimostrare due cose:
- La protesta, o per meglio dire la resistenza passiva dei docenti, sta producendo qualche primo risultato;
- Carlo Ferraro ha più di una ragione quando avverte che sarebbe un errore smobilitare proprio adesso. Tanto più che ci sono forme di protesta per tutti i palati, da quelli intransigenti a quelli che, in un’ottica di obiezione di coscienza, passano la palla ai vertici degli atenei: se i Rettori proprio non se la sentono di bloccare la VQR, che almeno se la gestiscano loro.
Il macinino della VQR arranca ed è sul punto di fermarsi, un po’ per la resistenza che stanno opponendo molti docenti, ma anche per i gravi difetti di progettazione, frutto dell’inadeguatezza tecnica che contraddistingue l’operato dell’ANVUR a tutti livelli, da quello bibliometrico (per dirne una, il progettista della bibliometria anvuriana diffonde slide in cui si dà una definizione errata dell’Impact Factor) fino a quello regolamentare e amministrativo.
Visti gli errori metodologici e la sua farraginosità, rimandare la VQR in officina è un atto quasi dovuto. Con l’indubbio vantaggio di costringere MIUR e governo a dare finalmente delle risposte vere che non siano demagogici bandi per 500 super professori oppure finanziamenti all’IIT per decreto legge.
[…] un articolo molto completo con anche le ultime novità (sic) del comunicato […]
articolo molto interessante e utile per consentire una visione di insieme – cosa sempre preziosa.
Su un punto forse c’e’ una debolezza ovvero:
“La stessa ANVUR mostra segnali di preoccupazione, se emette un comunicato in cui, con involontaria ironia, scrive:”
perchè mai sarebbe INVOLONTARIA questa ironia dell’ANVUR ?
L’autoironia dell’ANVUR è la nostra unica speranza – cit. https://www.youtube.com/watch?v=6slKxkBxfuo
38”
eh cari miei che si seguissero queste linee guida implicherebbe un accordo (sindacale anzitutto) tra i docenti che se ci fosse stato non avremmo la legge gelmini a questo punto
Assurdo autorizzare i rettori ad inserire le pubblicazioni. Così si vanifica lo sforzo dei colleghi.
Un atto assolutamente di immaturità, mancanza di coraggio e ambiguo.
Qui non si sta giocando. Cercate di crescere.
Ne abbiamo già discusso. Nessuno impedisce di negare l’autorizzazione, ma ci sono colleghi che sono sotto la minaccia di sanzioni o che subiscono pesanti ricatti morali. Nella situazione attuale le proteste finiscono per sommarsi e, se alle astensioni “dure e pure” si sommassero le “obiezioni di coscienza”, questo contribuirebbe comunque al crollo del castello di carte. Non a caso, un amministrativo ha colto subito l’effetto dirompente di una valanga di “obiezioni di coscienza” che metterebbero le struttture degli atenei nella condizione di dover alzare bandiera bianca (https://www.roars.it/caro-direttore-scegli-tu-io-non-collaboro-a-questa-valutazione/comment-page-1/#comment-54404). Ma, lo ripeto, avere un’arma in più (utilizzabile in tutti i contesti, anche quelli più “militarizzati”, https://www.roars.it/a-perugia-e-verona-i-senati-decretano-la-vqr-di-polizia-un-autogol/) non impedisce a nessuno di fare scelte più radicali
“Un atto assolutamente di immaturità, mancanza di coraggio e ambiguo” che però preoccupa qualcuno (Susanna Terracini) del consiglio direttivo di ANVUR.
Susanna Terracini è talmente preoccupata dalle critiche (tutte nel merito e a cui non si è mai risposto) da non vedere che molti colleghi protestano essenzialmente per gli scatti. Ma non sarebbe più semplice rispondere alle critiche puntuali invece di continuare ad agitare lo spauracchio dei nemici della VQR/valutazione? Un po’ come se si accusasse chi denuncia la pseudoscientificità di Stamina di essere contro la scienza medica e di non voler curare i malati. Non si rimedia ad un deficit di competenza tecnica accusando chi fa critiche dettagliate di essere nemico del popolo.
La protesta di Ferraro, come egli stesso dice nella sua ultima email, usa la VQR come mezzo per il riconoscimento degli scatti pregressi e quindi ha come obiettivo quello di fermare a tutti i costi (anche a quello di sanzioni) la VQR. E’ quindi contraria ad ogni autorizzazione.
Dall’ultima email di Ferraro:
“La proposta di autorizzare i propri Dipartimenti, ovvero Atenei, a selezionare i prodotti, è accompagnata e motivata da una serie di considerazioni che contestano l’istituto stesso della VQR, una posizione del tutto estranea alla nostra protesta. Quest’ultima è infatti concentrata sul riconoscimento degli scatti e delle classi stipendiali, pur se ognuno di noi ha le sue riserve sulla VQR stessa. Per ora la VQR la stiamo utilizzando come mezzo strumentale per il riconoscimento dei nostri diritti: noi vogliamo essere senz’altro valutati, ma per tutti i fini, a partire innanzitutto dal riconoscimento dei nostri scatti stipendiali.”
Cioè, c’è fra l’altro un altro richiamo al fatto di non essere contrari alla valutazione tout court. Come ricordato anche da me, l’assegnazione degli scatti non può prescindere dalla valutazione, visto che non esistono più gli scatti automatici (d’accordo o meno che si sia con questo).
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Per quanto io ritenga utile contrastare la VQR per far pressione sui rettori in primis (vedi tavolo tecnico – proprio ora! Che strano, no?), sono anche d’accordo con le altre forme di protesta perché:
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– *questa* valutazione fa uso di strumenti sbagliati ed è gestita in maniera inaccettabile: ripensamenti, mancanza di dati, incertezza sui dati, ecc… vorremmo essere trattati come professionisti, e quindi con serietà
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– non ritengo giusto che si assegni una quota premiale solo per la ricerca, mettendo da parte la didattica, pur con tutte le difficoltà che la valutazione della didattica comporta
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– non ritengo giusto che la quota premiale vada a erodere il finanziamento di base degli atenei, andando a compromettere in particolare il funzionamento di certe università a scapito di altre, e quindi non premiando proprio nessuno
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– non ritengo neanche giusto che siamo valutati sulla nostra attività senza ricevere: compensi adeguati, né aggiornati, fondi per fare ricerca, fondi per assumere personale per fare ricerca; insomma tutto quello che serve per produrre la ricerca che si vuole valutare.
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Gli aspetti sono diversi, ma se si guarda bene alla fine sono tutti collegati.
Questa VQR, così come pensata, non va bene, e in generale non va bene essere valutati quando non si è messi in grado di fare la propria attività.
:-)
A me viene in mente anche un’altra cit.
“I’m gonna make him an offer he can’t refuse”
“Gli farò un’offerta che non potrà rifiutare”
https://youtu.be/fmX2VzsB25s
La sensazione di assedio che si respira nei quartieri generali dell’Anvur e il deficit di credibilità tecnica dell’agenzia sono testimoniati dall’intervento a difesa della VQR (https://www.facebook.com/gierre.emme/posts/654481628028121?pnref=story) di Susanna Terracini (direttivo Anvur), che qualche giorno fa è intervenuta direttamente sulla pagina Facebook di un “highly cited scientist”, il quale aveva dichiarato “non presenterò le mie pubblicazioni alla vqr” (https://www.facebook.com/gierre.emme/posts/652362844906666)
Nelle sue repliche, la Terracini ammette che a VQR potrà non è perfetta ma che, secondo lei, nella situazione attuale, “merita di certo un’ode”. Tra i meriti ci sarebbe quello di aver coinvolto fortemente le comunità scientifiche nell’elaborazione di criteri ragionevoli da contrapporre alle fantasiose invenzioni “meritocratiche” locali. Ho subito replicato in questo modo
Nonostante la Terracini sia una matematica, non è giunta alcuna risposta.
Quali potrebbero essere le ragioni plausibili per dichiarare ragionevoli dei criteri che si fondano su un errore che è oggetto dei test di algebra per le High School USA?
1. Non averli letti
2. Averli letti e non averli capiti
3. Averli capiti, ma ritenere che i valutati siano talmente incompetenti e sottomessi da dire che il “rancio è ottimo e abbondante” anche quando è una sbobba immangiabile.
L’ipotesi n.2 non si addice ad una matematica, anche se bisogna dire che non risulta che i colleghi del GEV 01 si siano opposti all’uso di un metodo di cui è stato scritto:
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«The only reason for using percentile ranks is ignorance, and it is questionable whether a defense of ignorance will be viable»
https://www.roars.it/nei-criteri-vqr-ce-un-fatal-error-noto-da-piu-di-20-anni/
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Ma almeno non ci vengano a dire che bisognerebbe cantare un’ode alla VQR in nome, tra l’altro, della ragionevolezza dei criteri.
la vera offerta che non può rifiutare è questa …
https://www.youtube.com/watch?v=GEsIpXfAfec
… ma quanti membri GEV si sono dimessi dopo la raccolta firme?
provo ad indovinare : 0 … e qui mi viene in mente
https://www.youtube.com/watch?v=tX9fuibjkuE
oltre alla famosissima sedia di Gaber … già postata da qualcuno qualche giorno fa
Una precisazione. La protesta che preoccupa (giustamente) molti colleghi non ha come obiettivo principale l’eliminazione della VQR, ma di “questa” VQR, come abbiamo dichiarato senza equivoci fin dal primo momento. I professori universitari devono essere valutati. Ma non con questo strumento e non con queste finalità. Ce la facciamo ad essere almeno d’accordo su quel che ci divide? Possiamo evitare di attribuire ad altri posizioni che non sono mai state sostenute? Grazie.
La protesta comincia a impensierire anche la politica, a giudicare dalla macchina del fango che è stata rimessa in funzione:
Un concentrato di populismo, pressapochismo e malafede.
Twitter poi aiuta a produrre questi concentrati, ecco perché io non lo sopporto.
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Portatori di privilegi o di diritti negati?
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Siamo i meno pagati di Europa e sotto la media per numero. Abbiamo i politici più numerosi e meglio pagati. Chi porta privilegi poi, casomai?
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Di chi è la colpa se abbiamo 4 milioni di poveri? Quali sono le soluzioni offerte da questa politica? Gli 80 euro al mese o i 500 euro ai 18enni per la cultura?!
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Se non avessi forti motivi personali, a quest’ora io questa università l’avrei salutata, e anche questo paese, con la p minuscola per colpa di chi lo gestisce.
Ma mai dire mai.
La Crui è stata più furba. Nell’ultima assemblea del 21 gennaio ha chiesto agli atenei di astenersi dall’assumere delibere sulla presentazione dei prodotti ai fini della VQR. Hanno capito che l’effetto potrebbe essere controproducente. A differenza dei rettori, la Spicola forse non ha il polso della situazione e, facendo inferocire gli indecisi, finisce per portare acqua alla causa di chi protesta.
Qualcuno spieghi a Mila Spicola che i soldi dei nostri scatti non sono finiti nelle tasche dei poveri.
Qualcuno dica a Mila Spicola quanto guadagnano i vertici dell’ANVUR, i membri dei GEV, e quanto complessivamente costa allo Stato l’intero apparato della VQR …
Chi lo fa? :-)
Tra i “portatori di privilegi”, sono da segnalare gli “ordinari di seconda fascia”:

Una persona che fa determinati commenti in pubblico, senza rispetto e con grande ignoranza, andrebbe soltanto ignorata.
Invece, una persona del genere “lavora nella segreteria del sottosegreterio Faraone”, “prestata al MIUR su Uni&Ricerca”.
Questa persona, senza sapere di cosa parla e prendendo di mira la classe docente universitaria, alla quale dovrebbe portare il rispetto che il suo ruolo prevede e anzi esige, dovrebbe essere mandata via. In un paese serio questa persona dovrebbe essere cacciata.
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Ho letto, con grande fatica, i suoi “tweet”, tutti uguali, e privi di sostanza, dove si direbbe:
“Prima tutele a chi nn ne ha!!”
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Ma cosa significa? Ma cosa dice? Ma sa di cosa parla?
Siccome questo governo, e quelli che lo hanno preceduto, hanno deciso di disinvestire fortemente sull’università pubblica, tagliando senza criterio e portando alcuni atenei in ginocchio, ora si chiede a chi lavora da una vita, quasi sempre seriamente e avendo sempre fatto il proprio dovere, di togliersi i soldi di tasca “per darli ai giovani”.
Deresponsabilizzando completamente una classe politica che non ha alcuna visione su educazione superiore, ricerca e giovani.
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Questa è ignoranza, demagogia e, appunto, malafede.
Perché se sprechi ci sono, non sono certo gli stipendi degli universitari o i 200 euro in più in busta paga al mese che prenderebbero ora, senza comunque recuperare nulla del quinquennio passato.
Cottarelli fu appuntanto per fare un’analisi da tecnico sulla spesa pubblica e certo non è, anzi era (visto che Renzi l’ha silurato…sorpresa!), uno particolarmente dolce. Ma almeno nei suoi rapporti e commenti si possono trovare, non le chiacchiere demagogiche e prive di supporto dialettico, ma le analisi tecniche sulla spesa pubblica e i supposti sprechi:
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http://revisionedellaspesa.gov.it/documenti/PRIME_PROPOSTE_PER_UNA_REVISIONE_DELLA_SPESA_xfinalex.pdf
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Sorpresa: nulla si dice sulla nostra categoria, tutt’altro.
Partecipate, illuminazione pubblica (centinaia di milioni di euro buttati al vento!), stipendi dei politici, auto blu, pensioni, ecc…
Ma Cottarelli è stato silurato da Renzi, appunto, perché questi aumentava le uscite dove gli era stato suggerito che c’erano sprechi:
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05/27/spending-review-il-bilancio-di-cottarelli-mentre-cercavo-di-tagliare-passavano-misure-che-aumentavano-le-uscite/1721364/
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Allora, basta. Non se ne può più.
Se qualcuno deve sedersi ai tavoli tecnici per l’Università e la Ricerca che siano persone preparate, serie e in grado di fare politica.
Altrimenti che vadano a casa e si sfoghino davanti allo specchio del bagno.
Anche questo è illuminante:
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/09/cottarelli-verso-laddio-governo-renzi-da-il-benservito-al-commissario-dei-tagli/1114814/
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Non è chiaro se Cottarelli abbia voluto dare priorità a motivi personali per andarsene o ad attriti con il Governo, laddove le scelte tecniche sarebbero state inconciliabili con la ricerca di consenso politico.
Ma è chiaro che l’analisi entrava comunque nel dettaglio, in maniera appunto tecnica (quindi senza giudizi di merito), e quindi operando col bisturi ad esempio, e non con la mannaia dei tagli lineari.
Sicuramente un approccio che agli universitari, ma anche a chi è appassionato più di dati che di chiacchiere soprattutto demagogiche, piace di più.
Spicola gioca la carta della contrapposizione tra studenti e “privilegiati”, ma il coordinamento LINK-studenti rispedisce prontamente al mittente ricordando le richieste inevase su diritto allo studio e assunzioni:
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Accuse gratuite quelle della Spicola, soprattutto se rivolte a chi, in tempi non sospetti (Stefano Semplici, 8 settembre 2015), aveva spiegato che la protesta, essendo anche a difesa delle giovani generazioni, ne chiedeva la solidarietà:
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«Chiediamo infine ai nostri studenti di non considerare questo problema come “un affare dei professori” e di dare la loro risposta sui tre punti che abbiamo sollevato [marginalizzazione della “missione” della didattica, la radicalizzazione del publish or perish nella logica del publish and kill, una brutale riduzione del finanziamento al sistema universitario e la desertificazione universitaria di intere aree del paese]. Per noi è importante sapere se sono d’accordo.»
https://www.roars.it/noi-disobbediamo/
Ecco la risposta degli studenti:
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Boicottare la VQR per una Nuova Università
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“… Come studenti, riteniamo di dover prendere voce in questo dibattito che non può essere ridotto ad una semplice disputa interna al mondo accademico, ma che riguarda la visione stessa delle politiche universitarie dei prossimi anni. Si tratta di rivendicare al più resto un cambiamento delle politiche governative per impedire che l’Università italiana continui il suo progressivo declino. Il boicottaggio della VQR, infatti, può rappresentare l’occasione per creare un consenso ampio all’interno dell’Università in favore di un mutamento radicale dei nostri Atenei. Per questo sarebbe un’occasione perduta se ci si concentrasse esclusivamente sullo recupero degli scatti stipendiali ai fini giuridici. Si deve, invece, partire da una nuova idea di valutazione e di università per cambiare nel profondo insieme gli ambienti in cui viviamo, studiamo e lavoriamo. …”
http://linkcoordinamentouniversitario.it/boicottare-la-vqr-per-una-nuova-universita/
Orgogliosa dei nostri studenti.
Non fatevi ingannare dal fumo negli occhi, da chi dimostra nei fatti di non preoccuparsi del diritto allo studio, delle basse percentuali di laureati, degli studenti del sud.
E considerate che alla fine si è deciso di procedere contro la VQR, con tutti i rischi che comporta, anche per non scegliere forme di protesta che avrebbero potuto danneggiare in primis gli studenti e le loro famiglie.
Di solito gli scioperi più efficaci sono quelli che colpiscono l’utenza. Questo non è stato fatto.
Leggo ora Spicola. Molto interessante. Essendo ella comandata al Miur ( ‘prestata’ è molto brutto, anche se sicuramente gergale, ma una persona non è uno schiavo che si presta come fosse un oggetto, comunque affari suoi) ma non essendo universitaria, avrà raccattato nei corridoi del ministero quel pattume ideologico-populistico e quel livore antiaccademico che condensa in quelle approssimazioni malamente corrette. Il punto è che i veri ordinari, di cui fanno parte Giannini, Mancini, vertici dell’Anvur, non si toccano, ma solo gli associati (tra cui ci sarà anche qualche persona ordinaria come dovunque). Fanno pena alle volte queste esternazioni twitteristiche o faccialibristiche perché per un verso non posso impedirmi di immaginare che questi messaggètti vengano digitati in circostanze poco formali e molto private (tipo ripostiglio, per intenderci), oppure magari rischiando la vita propria attraversando la strada, o, peggio, mettendo a rischio la vita altrui, digitando mentre si guida. Inoltre, i dettagli sulla vita privata aprono scenari degni di un film, magari giallo o nero, certamente non rosa. Sento veramente una pena infinita. Ma anche a me piacciono i gatti.
Mi permetto di fare qualche osservazione sullo stile usato nei tweet, da parte di chi lo pratica. E’ stata sviluppata una tachigrafia originale, propria di ciascuna lingua, dove si abbreviano ancor di più le parole brevi e frequenti, riducendole alle consonanti, come in arabo (NON diventa NN ecc.), oppure certamente si eliminano certi verbi (ausiliari, copulativi), come nello stile telegrafico. Non c’è di che scandalizzarsi. Per chi non lo conoscesse per l’inglese e ne fosse curioso, nell’ultimo film di Tornatore, dalla storia assai lacrimosa e maschilista, si mostrano alcuni tweet scritti con una tachigrafia abbastanza complicata.
No, non dire così … bisogna lottare dall’interno.
Repubblica ediz. fiorentina di mercoledì 27 gennaio 2016. La protesta negli atenei toscani.
https://www.roars.it/wp-content/uploads/2016/01/Repubblica-firenze-27_1_2016.pdf
In una qualsiasi “vertenza” esistono delle controparti.
Ci sono poi delle azioni che si intraprendono, che hanno un effetto se sono in grado di costringere la controparte a tornare sulle proprie posizioni.
Lo sciopero di obiezione di coscienza non è contemplato. O si prende parte o no. Non esistono solidarsnosc mentre i colleghi vanno incontro a difficoltà e forse anche a sanzioni. È assolutamente ipocrita. Direi italico, perché questo comportamento lo mettiamo in atto spesso, anche nelle politiche internazionali (dove infatti non veniamo più presi seriamente da nessuno). Non è più tempo di parrucche settecentesche e salamelecchi, piaggerie e cetchiobottismi. Si dimostri un minimo di coraggio e di dignità . Che la Terrasini sia preoccupata non conta molto. È una. Ai super pagati Anvur interessa solo chiudere la partita sulle spalle dei colleghi. Al governo risparmiare. Mila Spicola non sa di cosa parla, anche se è vero che chi ha lo studio privato non è molto interessato alla VQR. Anche chi supera i 100.000 euro anno di stipebdio. Forse qui occorre incominciare a distinguere un pò.
ma sì, distinguiamo un po’
[…] rinvio del campionato VQR). In effetti, le adesioni alle diverse forme di boicottaggio della VQR (Ecce VQR: mi si nota di più se mi astengo o se non mi astengo?, Caro direttore, scegli tu. Io non collaboro a questa valutazione) sono in crescita e se ne parla […]