Il fronte #stopvqr si sta progressivamente allargando. L’argomento principale che frena la partecipazione alla protesta è che questa penalizzerà il proprio ateneo ed a cascata il proprio dipartimento. Se siete indecisi, qui trovate la soluzione. Si può partecipare alla protesta senza danneggiare il proprio Ateneo. Basta scrivere al proprio direttore di dipartimento la lettera che trovate qua sotto in facsimile da tagliare ed incollare (In calce ci sono anche varianti da inserire se si è già firmato l’appello #stopvqr, se si è sganciato ORCID e non si sono caricati i pdf, come spiegato qui). Vi chiediamo di notificare a redazione@roars.it la vostra adesione, semplicemente scrivendo una mail vuota con oggetto “Aderisco #stopvqr da [sigla istituzione di appartenenza]” (diffonderemo i dati solo in forma aggregata).
Gentile Direttore,
con la presente ti comunico che non intendo prendere parte attiva alle procedure relative alla VQR 2011-2014. Ritengo infatti che la VQR sia profondamente errata e sostanzialmente dannosa per le distorsioni che sta inducendo nei comportamenti degli studiosi, nell’equilibrio tra attività didattiche e di ricerca, nella distribuzione del Fondo di Finanziamento Ordinario. In particolare i risultati della VQR sono anche utilizzati per giustificare la compressione selettiva dell’università pubblica, con ricadute particolarmente drammatiche per gli studenti del Sud dell’Italia e per i precari della ricerca.
Secondo quanto indicato nel bando VQR dell’Anvur del 11 Novembre 2015 (pag. 7), è l’istituzione di appartenenza che seleziona i prodotti in un “insieme suggerito da ciascun addetto”. Visti anche i criteri adottati dal GEV della mia area, non sono in grado di svolgere la scelta con un livello di accuratezza tale da garantire di non danneggiare l’ateneo. Di conseguenza non posso che indicare la mia intera produzione del periodo interessato come insieme dal quale estrarre i prodotti richiesti. Tale lista è già selezionata dal sistema IRIS di cui l’Ateneo si è dotato. Considero così conclusa la mia attività riguardo alle procedure VQR 2011-2014, ed autorizzo il Dipartimento e l’Ateneo ad accedere ai dati senza alcun mio ulteriore intervento ed operare la scelta .
[Versione alternativa 26/1/2016 ore 21:54: L’ultima frase può essere sostituita con la seguente: IRIS permette altresì all’Ateneo di operare la scelta dei prodotti senza alcun altro intervento da parte mia. Considero così conclusa la mia attività riguardo alle procedure VQR 2011-2014]. (*)
Ti invito a trasmettere agli organi rappresentativi dell’ateneo questa mia posizione, che condivido con migliaia di colleghi in Italia. E al contempo sottolineo l’opportunità che tu ribadisca agli stessi organi che, data la natura dell’esercizio di valutazione come definita nell’art. 1 del DM 27 giugno 2015 n. 458, i risultati individuali della VQR non dovranno essere utilizzati per qualsiasi procedura che abbia ad oggetto le retribuzioni, la programmazione e le progressioni di carriera, l’assegnazione di fondi di ricerca interni, la possibilità di accedere a cariche accademiche ed organi quali i consigli di dottorato di ricerca.
Cari saluti,
*PER CHI HA ADERITO ALLA PETIZIONE #stopvqr
Ti comunico altresì di aver aderito alla petizione firmiamo.org/stopvqr e che dunque, oltre a chiedere le dimissioni ai membri del GEV della mia area, non darò la mia disponibilità per l’attività di peer review.
* PER CHI NON HA CARICATO I PDF nel sistema IRIS (vedi: https://vqrstaiserena.wordpress.com/author/vqrstaiserena/)
Ritengo che il mio ruolo nel processo si esaurisca nell’aggiornamento del mio sito Cineca/Iris, senza alcun conferimento di titoli o caricamento di PDF.
*PER CHI HA SGANCIATO ORCID (vedi: https://vqrstaiserena.wordpress.com/author/vqrstaiserena/)
Ti comunico inoltre di aver provveduto a revocare l’autorizzazione all’integrazione del mio identificativo ORCID con l’Italian National ORCID HUB (E/O con il sistema IRIS di Ateneo). Mi riservo di rinnovare l’autorizzazione al termine della VQR.
questo e’ un fronte stopVQR che non cita neppure la questione degli stipendi (recupero giuridico), eppure
sapete benissimo che e’ una delle motivazioni piu’ forti alla base della protesta
potreste spiegare il perche’?
La lettera parla sinteticamente di compressione selettiva e cumulativa. Dentro ci stanno le riduzioni di risorse e quindi anche gli stipendi. Verissimo quello che dici. Il fronte Ferraro sta muovendo una parte importante dell’università. Ma lì l’idea è quella di prendere in ostaggio la VQR per discutere di stipendi. Si dice esplicitamente che la sospensione della VQR è temporanea e reversibile. Qui si dice invece che questa valutazione è errata ed il suo uso dannoso. Il rifiuto di partecipare non è temporaneo. Si è fatto il proprio dovere (la ricerca). Se volete valutarla, accomodatevi. Ma senza il nostro contributo.
Sono d’accordo. Nemmeno a me piaceva che se la finanziaria avesse sbloccato in modo equo, tutto ritornava nella normalità e si collaborava a questo tipo di vqr. Intanto, abbiamo visto: sblocco dal 2016 senza nessun riconoscimento giuridico del lustro pregresso. Questo significa: “l’università e la ricerca pubbliche sono le ultime delle nostre preoccupazioni”. La vqr sta degenerando il qualcosa di mostruoso, non trasparente, dogmatico, il che non meraviglia, vista l’impostazione iniziale. Problem solving, critical thinking, capacità do comunicare e altri Social Skills & Behaviour, ma mi facciano il pacere, lo applichino prima a se stessi.
Il motto della protesta è STOP VQR. Non capisco come si possa realizzare l’obiettivo di fermare una procedura “errata e dannosa” dando mandato ad altri di parteciparvi in nostra vece. Aggiungo che io ho firmato la petizione e che, finora, non ho nemmeno aperto la pagina per la selezione dei prodotti ai fini della VQR.
La mia adesione alla procedura potrà avvenire solo nel momento in cui essa fosse resa inevitabile dal definitivo fallimento della protesta, anche solo a livello locale.
Questo, del resto, è anche l’atteggiamento – di piena responsabilità – che la stessa petizione invita ad assumere. Essa pone infatti un preciso limite alle azioni, ritenendo che queste possano portate avanti solo “fino a quando ciò non risulti incompatibile con l’esigenza di non danneggiare inutilmente la propria università, il proprio dipartimento, ecc.”
Non credo che si debba aggiungere altro.
Con quanto scritto nella nostra lettera non ci fermiamo all’ultimo momento. Ci fermiamo e basta. Altri faranno cose se vogliono. Una adesione massiccia alle due forme di protesta potrebbe rappresentare un bel problema per la realizzazione della VQR.
@Alberto Baccini: Appunto: fermiamoci. E basta. Senza autorizzare gli altri ad andare avanti al posto nostro. Quelli che “faranno cose” le faranno di propria iniziativa, assumendosene la piena responsabilità. Senza il nostro beneplacito e/o incoraggiamento. Non credo, per altro, che ne avranno bisogno.
@hikikomori “altri faranno cose”, me ne scuso, è un refuso per “altri faranno altre cose”. Io sono molto contento che altri facciano altre cose da quelle che faccio io. Il beneplacito è fuori luogo. L’incoraggiamento potrebbe essere uno stimolo a fare.
Il senso della “autorizzazione” credo che sfugga ad alcuni che anche privatamente hanno commentato la lettera. Lo spiego in modo esplicito. AL momento qualche rettore (e immagino molti direttori) stanno usando il seguente argomento: “Capisco che sei arrabbiato. Ma la tua protesta non paghi tu. La paga il tuo dipartimento ed il tuo ateneo. Tanto più che NON SIAMO AUTORIZZATI a scegliere i prodotti al tuo posto.” [Perché come al solito la lettera del DM e l’interpetazione del DM fatta da ANVUR nel Bando VQR non sono poi così coerenti].
L’autorizzazione al direttore a scegliere toglie di mezzo anche questo ultimo argomento contro lo stpvqr.
Chi non vuole autorizzare non autorizzi. Chi vuole usare un giro di frase diverso lo faccia e ce lo segnali.
Riporto una dichiarazione del rettore di Firenze Luigi Dei su Repubblica-ed. Firenze di questa mattina. Ecco perché l’autorizzazione serve: “Rinnovo l’appello a compilare la VQR. Sono stato alla conferenza dei Rettori dove ho ribadito la necessità di recuperare quel miliardo e 600 mila euro che dal 2008 è stato tolto alle università e che comprende gli stipendi. Si è costituito un tavole tecnico di discussione. E’ un segnale importante. Abbiamo chiesto una proroga della Vqr e l’ANVUR dovrà farci sapere come ci dobbiamo comportare nei confronti di chi si rifiuta di inserire la pubblicazione: se è legittimo procedere d’ufficio oppure no”. Non male sapere che ANVUR deve dire ai rettori come si devono comportare nei confronti dei docenti, e decidere sulla legittimità del loro operato.
@Hikikomori Inserita una versione alternativa in cui non compare esplicitamente l’autorizzazione.
@Alberto Baccini: Grazie di tutto! Un caro saluto.
[…] mia università, per necessità o per virtù, può pensarla diversamente da me: se è così, può fare quei due click al mio posto, assumendosene la […]
D’accordissimo, e più che d’accordo con Marinella: “La vqr sta degenerando in qualcosa di mostruoso […] altri Social Skills & Behaviour, ma mi facciano il pacere, lo applichino prima a se stessi.”
Ma perchè demandare al direttore di dipartimento “l’invito a trasmettere agli organi rappresentativi dell’ateneo”? Non possiamo farlo noi singoli direttamente? E non possiamo intasare anche le caselle di posta dell’ANVUR? (se ne fregheranno, vabbe’, ma almeno…)
(OT, non arrabiatevi, ma è così complicato inserire una possibilità di preview dei commenti che si stanno inserendo? Sarebbe comoda)
Questa lettera mi pare la forma più opportuna di protesta contro la VQR. Io aderirò in questa forma, aggiungendo alla fine anche la diffida seguente:
“Con la presente intendo anche diffidare l’Amministrazione ad imputare alla mia persona eventuali risultanze negative dell’esito della VQR sui prodotti scelti dall’Amministrazione stessa e, se del caso, mi riservo di valutare le scelte effettuate per verificare l’ottenimento del massimo risultato possibile.”
Credo che in tal modo sia chiaro il rifiuto del sistema di valutazione introdotto dal punto di vista intellettuale, mentre la protesta di Ferrero vuol bloccare la VQR per fini di rivendicazione salariale, ma la condivide nel merito.
Ricordatevi due cose fondamentali:
1) questo è il paese degli acchiappacitrulli!
2) chi detiene un po’di potere gode nel praticare il “dīvide et īmpera”
Quindi, in campana, non fate i citrulli e non litigate. Qui non si discute di chi lo fa meglio e chi lo fa peggio: fatelo e basta!
Dal verbale riunione CRUI del 21 Gennaio:
“Il Presidente chiederà all’ANVUR anche chiarimenti sulla procedura di presentazione dei prodotti della ricerca, con particolare riferimento a chi sia titolato a immettere i dati, e osserva che in questo momento non è possibile assumere una posizione comune, anche per la presenza di diverse sensibilità. Resta poi il fatto che il bando ANVUR presenta ambiguità…..(omissis)…. In relazione all’immissione dei prodotti da parte dell’Ateneo sussiste anche il problema dei settori non bibliometrici, per i quali risulta problematica la scelta effettuata da persona diversa dall’autore.
Il Presidente chiede che nelle prossime due settimane gli Atenei si astengano da assumere delibere sulla presentazione dei prodotti della ricerca ai fini della VQR, anche se alcune Università ne hanno già assunte.
Seguono numerosi interventi: diversi sono favorevoli al caricamento “forzoso” dei prodotti, un Rettore si dichiara contrario, preferendo una posizione politica (persuasione dei colleghi attraverso l’attività della CRUI in favore del ripristino degli scatti stipendiali). Alcuni interventi discutono anche gli aspetti di legittimità dell’astensione.”
Quindi non vedo proprio la finalità e l’utilità (ai fini della protesta sacrosanta) di “autorizzare” i direttori di Dipartimento (che come i Rettori si ritengono i nostri “Dirigenti”) a fare quello che vogliono fare. Che lo facciano, e se ne prendano la responsabilità. Io non faccio niente. Non ho collegato IRIS a ORCID (avevo già un numero ORCID) e non ho messo (non lo faccio mai) le copie PDF dei miei articoli su IRIS.
Buonasera,
pur condividendo le ragioni di fondo della protesta, da personale tecnico amministrativo che in questo momento sta “subendo” con voi la VQR, vorrei solo far riflettere sulle ripercussioni che una lettera di tal genere potrebbe avere:
Nel caso in cui le università decidano di procedere con una selezione “dall’alto” tutto il lavoro ricadrà su di noi, che già in questo momento sia in grave sofferenza nel fornire il supporto ai docenti impegnati.
Ricordo, inoltre, per completezza di informazioni (e anche con un filo di vena polemica), che anche i nostri stipendi sono bloccati dal 2010 e, sicuramente, sono molto più bassi di quelli di docenti e ricercatori. Contrariamente ai docenti e ricercatori, però, non abbiamo la forza “contrattuale” per poterci rifiutare di fare quanto ci viene richiesto.
Grazie per questo intervento che dimostra che non di rado il personale amministrativo è più rapido dei docenti a cogliere il senso delle cose. A qualcuno la lettera “caro direttore scegli tu” è sembrato una specie di resa. In realtà, se si diffondesse, metterebbe in grave crisi l’intero processo. Per quanto riguarda gli amministrativi (che non devono diventare un bersaglio collaterale e con cui va cercato il massimo coordinamento), mi sentirei di dire che “Ad impossibilia nemo tenetur” (nessuno è tenuto a fare cose impossibili). Se non ci sono le forze, si fa quello che si può fare nel proprio orario di lavoro. Informando i vertici dell’ateneo che non c’è modo di salvare la VQR. Infine, ricordo che una faglia della protesta ha ben chiaro che la posta in gioco non riguarda solo gli scatti dei docenti, ma è l’investimento nell’istruzione universitaria, dal diritto allo studio in poi. Per quanto mi riguarda, non mi sentirei soddisfatto da un semplice recupero di soldi nel mio portafoglio. Studenti, precari e personale tecnico devono riguardarci non meno dei nostri scatti. Il divide et impera è l’arma più efficace per continuare a dissestare l’università.
Mi associo a Giuseppe, anche nelle virgole.
Cara Tessa, non mi sento affatto investita dalla richiesta di docenti e ricercatori che lasciano nelle mani dei loro direttori la scelta delle pubblicazioni. Ciascuno (direttore e tecnico che supporta il processo) all’interno delle proprie competenze farà del proprio meglio per arrivare fino in fondo, tenendo presente che la situazione di disagio è forte e che i risultati saranno conseguentemente espressione di questo disagio.
I tecnici possono rifiutarsi benissimo di fare scelte che non competono loro … e hanno dei forti sindacati .. e comunque qui cadiamo nel punto
2) chi detiene un po’di potere gode nel praticare il “dīvide et īmpera”
Avevo inviato un commento ieri, ma non è apparso, e mi chiedo perché, dato che non conteneva niente né di offensivo nei riguardi di chichessia, né niente di segreto.. Riportavo parte di una sintesi della riunione CRUI del 21 (mi è stata mandata in quanto docente da parte dell’Amministrazione) in cui si dice, tra l’altro:
“Il Presidente chiederà all’ANVUR anche chiarimenti sulla procedura di presentazione dei prodotti della ricerca, con particolare riferimento a chi sia titolato a immettere i dati, e osserva che in questo momento non è possibile assumere una posizione comune, anche per la presenza di diverse sensibilità. Resta poi il fatto che il bando ANVUR presenta ambiguità.”….”Il Presidente chiede che nelle prossime due settimane gli Atenei si astengano da assumere delibere sulla presentazione dei prodotti della ricerca ai fini della VQR, anche se alcune Università ne hanno già assunte.Seguono numerosi interventi: diversi sono favorevoli al caricamento “forzoso” dei prodotti, un Rettore si dichiara contrario, preferendo una posizione politica (persuasione dei colleghi attraverso l’attività della CRUI in favore del ripristino degli scatti stipendiali). Alcuni interventi discutono anche gli aspetti di legittimità dell’astensione.”
Per cui non vedo perché dovremmo essere noi a dare una autorizzazione, liberando i Rettori da ogni responsabilità: se lo vogliono fare, lo facciano pure, ma assumendosene la responsabilità. Io non autorizzo nessuno.
“non vedo perché dovremmo essere noi a dare una autorizzazione, liberando i Rettori da ogni responsabilità:”
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Perché non si possa usare il ricatto: “dato che non siamo autorizzati a caricare al posto vostro, se insistete ad astenervi danneggerete il vostro gruppo di ricerca, dipartimento, ateneo”. Dando l’autorizzazione, si dice: “ritenete imprescindibile piegarsi a questa forma di valutazione? Bene, gestitela voi”. Come evidenziato dal commento di Tpiazzini (e dalla mia risposta), chiamarsi fuori dando l’autorizzazione a caricare può comunque mettere in crisi il trabiccolo della VQR. Ed è una strada che è percorribile anche da chi non se la sente di reggere al ricatto (fai del male alla tua istituzione) o alle minacce (sanzioni per i renitenti). Naturalmente, ci si può chiamare fuori anche senza dare l’autorizzazione: mi sembra una posizione del tutto rispettabile. In questo momento, credo che sia utile sommare tutte le forme di protesta, più dure e meno dure.
Tutte le opinioni, su forme dure o meno dure di protesta, sono credo da tenere presenti, perché riflettono atteggiamenti più diffusi. Che alla Crui se ne parli, è già un segno positivo. Finalmente si vede il fanalino di coda. Ma ci sono per me alcune cose semplici come l’uovo di Colombo. 1. Come diceva giustamente un collega, se il quinquennio non vale ai fini giuridici, perché dovrebbe esistere per la vqr? lo zero è zero in questo mondo, poi altrove non mi interessa (non credo però che i colleghi amministrativi possano essere incaricati di alcunché riguardante la vqr; ci sono uffici appositi); 2 Anche se in fretta e furia, pasticciando nuovamente per la fretta, si ripristinassero il quinquennio e gli scatti stipendiali e anche la relativa retribuzione, la vqr così come è concepita non va bene, né nella sostanza nè nella forma (Iris è un disastro, a incominciare dal linguaggio) e va ripensata da cima a fondo e soprattutto da altre menti; 3. visto che tutti devono contribuire al risparmio sui conti pubblici (politici e alti funzionari compresi, ma lasciamo perdere, ora abbiamo anche ministri e sottosegretari in più, e non saranno certo dei volontari…), perché non si risparmia sull’Anvur pasticciona, eliminandola per qualche anno per lo meno? così quei soldi si utilizzano per gli scatti stipendial o, meglio, si utilizzano per borse di studio, per l’assunzione di giovani. L’IIT ha un sacco di finanziamenti non spesi, si pensa al polo expo, e l’ordinaria amministrazione va a remengo. Questo in una economia domestica normale succede soltanto se chi la guida è impazzito o sta tutto il giorno dall’estetista o ai videogiochi o al videopoker o al telefonino ultima generazione per parlare del nulla.