Le mozioni “Stop-VQR” approvate dagli organi accademici delle università italiane stanno per superare il centinaio e anche il CUN ha raccomandato al Ministro di valutare la sospensione della VQR. Il Senato Accademico di Verona, nel frattempo, ha decretato la “VQR di polizia”: «gli addetti alla Ricerca che non aderiscono alla VQR vengano esclusi, per tutto il periodo in cui la VQR eserciterà gli effetti sull’attribuzione del FFO, dalla ripartizione dei fondi di ricerca FUR distribuiti ai Dipartimenti». Ancora più severe le sanzioni deliberate in ottobre dal Senato accademico di Perugia, che configurano una specie di “morte accademica” di durata quadriennale per i trasgressori. Se da un lato non è uno spettacolo rassicurante vedere i comandi impauriti (a quando le prime decimazioni?), dall’altro è bene interrogarsi sulla reale efficacia della minaccia di sanzioni nei confronti dei renitenti. Il rischio è quello di trasformare una disobbedienza civile condotta a viso aperto in un boicottaggio strisciante, molto più temibile perché non riconoscibile e non perseguibile. Forse è giunto il momento che anche l’ANVUR si interroghi sull’opportunità di un rinvio se non vuole passare agli annali internazionali per il primo esercizio di valutazione condotto con le pistole alla schiena. Un esercizio che, come osservato dal CUN, avrebbe molte difficoltà ad accreditarsi sul piano della credibilità e dell’attendibilità statistica.
Mentre le mozioni “Stop-VQR” approvate dagli organi accademici delle università italiane stanno per superare il centinaio, il Senato Accademico di Verona, nella seduta del 12.11.2015 (qui il verbale) ha decretato la “VQR di polizia”. Il Senato da un lato
dà mandato al Rettore di inviare, prossimamente, una lettera al corpo docente dell’Ateneo allo scopo sia di informare che il Senato Accademico ha approfondito la tematica relativa alla protesta per il blocco degli scatti stipendiali della docenza universitaria, ribadendone la piena condivisione, sia di comunicare le conseguenze finanziarie della mancata adesione alla VQR, come deliberato dal Senato stesso in seduta odierna.
Dall’altro, però,
delibera che gli addetti alla Ricerca che non aderiscono alla VQR vengano esclusi, per tutto il periodo in cui la VQR eserciterà gli effetti sull’attribuzione del FFO, dalla ripartizione dei fondi di ricerca FUR distribuiti ai Dipartimenti;
Una decisione rivelatrice del timore che la “truppa” sia sul punto di sbandarsi. Ma anche una conferma della diagnosi del CUN, che nella sua raccomandazione di un giorno prima (11.11.2015) aveva avvisato che
per effetto delle le numerose mozioni di protesta e delle dichiarazioni di non collaborazione all’esercizio della Valutazione della Qualità della Ricerca 2011-2014, potrebbe essere inficiata la correttezza dei risultati di quest’ultima per l’incompletezza dei dati raccolti e la conseguente distorsione statistica.
Il CUN aveva tirato le somme, raccomandando alla Sig.ra Signora Ministra di valutare con attenzione la possibilità di
sospendere le procedure della VQR, in accordo con le osservazioni che la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane avanza dallo scorso luglio.
Ben diversa la reazione del senato veronese. Se non siamo ancora arrivati a questo punto, suscita una certa impressione leggere le sanzioni deliberate dal Senato accademico dell’università di Perugia (Verbale 1.10.2015) nei confronti di chi non di atterrà all'”obbligo [il grassetto è nostro], disposto dal bando ANVUR, di dotarsi dell’identificativo ORCID”:
Per quanti risultassero inadempienti – fatte salve documentate ragioni indipendenti dalla volontà dell’addetto – il Senato Accademico proporrà la connotazione di ricercatore inattivo, comportando per la durata di un quadriennio le seguenti sanzioni:
1) non potranno partecipare ai Collegi di Dottorato,
2) non potranno essere referenti scientifici/tutors di Dottorandi e Assegnisti di ricerca,
3) non potranno partecipare ai Progetti della Ricerca di Base di Ateneo né come proponenti né come membri dei gruppi di ricerca,
4) non contribuiranno alla composizione in quota parte del fondo Ricerca di Base assegnato al Dipartimento di afferenza,
5) non potranno partecipare al premio annuale per la migliore pubblicazione;
6) non potranno presentare proposte di ospitalità per visiting researcher finanziate dall’Ateneo,
7) saranno comunque esclusi dall’assegnazione delle risorse messe a disposizione dall’Ateneo per le attività di Ricerca e Terza Missione;
Se da un lato non è uno spettacolo rassicurante vedere i comandi impauriti (a quando le prime decimazioni?), dall’altro è bene interrogarsi sulla reale efficacia della minaccia di sanzioni nei confronti dei renitenti.
Le azioni di disobbedienza civile attualmente in corso, sia quella promossa da Carlo Ferraro che quelle ispirate dalla lettera aperta “Noi disobbediamo” di Stefano Semplici condividono la caratteristica di essere proteste condotte a viso aperto da docenti che le sottoscrivono individualmente o attraverso il voto negli organi accademici. Le richieste sono chiare e i Senati Accademici, i Rettori e la CRUI potrebbero farsene portatori: basterebbe dichiarare che il proprio ateneo o gli atenei italiani non parteciparanno alla VQR se non dopo aver ricevuto risposta dal MIUR e dal Governo su questioni sulla cui importanza e urgenza c’è un ampio consenso nel mondo universitario.
È anche chiaro che senza l’astensione dalla VQR la protesta sarebbe del tutto spuntata. Con quale credibilità si può chiedere ai singoli e ai dipartimenti di deporre la disobbedienza e affidare le proprie richieste alla bocca della CRUI, capace solo di emettere un flebile e criptico comunicato e talmente timorosa da non pubblicare sul suo sito la lettera con cui chiedeva alll’ANVUR il rinvio della VQR? Solo il congelamento della VQR consentirebbe (e costringerebbe) Rettori e CRUI a prendere una posizione ferma in difesa dell’istituzione universitaria che dovrebbero rappresentare.
Qualcuno, invece, sembra rassegnato al declino collettivo e cerca prima di tutto di riportare la truppa all’ordine. Ma non sembra abbastanza lucido per riuscirci, dato che trascura alcuni aspetti fondamentali.
- La minaccia di sanzioni rischia di trasformare la protesta da una disobbedienza a viso aperto in un boicottaggio strisciante, molto più temibile perché non riconoscibile e non perseguibile.
- Se da un lato è facile individuare chi non si dota di identificativo ORCID o non lo aggancia, come si fa a riconoscere coloro che “non aderiscono alla VQR”? Infatti, si possono forse minacciare sanzioni per chi non caricherà nessun prodotto o ne caricherà solo uno, ma è fin troppo facile eludere questa misura.
- Infatti, i punteggi previsti dalla VQR calano rapidamente per i prodotti che non stanno nell’Olimpo di quanto giudicato eccellente (1 punto, top 10%) e dell’elevato (0,8 punti, successivo 20%). Basta un po’ di “disattenzione” nella scelta dei prodotti per finire nel limbo dei prodotti accettabili (0,1 punti, primo 30% sotto mediana della distribuzione) o limitati (0 punti, ultimo 20% della distribuzione).
- Verranno istituite commissioni che valuteranno l’impegno con cui ciascuno ha selezionato i suoi lavori migliori? Si chiederà ai valutati di dare il massimo, spronati dalle pistole degli ufficiali puntate alla schiena?
- Ma come si fa a prendere la mira se le valutazioni dei singoli non devono essere rese note alla struttura? Altre sanzioni per chi si rifiuterà di renderle note? Il TAR sarà d’accordo?
- E anche se saranno istituite ed avranno acccesso alle valutazioni individuali, come faranno queste “corti marziali della valutazione” a individuare i renitenti alla valutazione nelle aree non bibliometriche? E nemmeno nelle aree bibliometriche sarà facile riconoscerli. I criteri esoterici basati su un mix di classifica delle riviste e impatto citazionale, a cui si aggiunge la possibilità di prodotti non indicizzati e quindi destinati alla peer review, rendono assai arduo riconoscere un renitente da chi si è strizzato le meningi per venire a capo dei rebus bibliometrici anvuriani.
Forse è giunto il momento che anche l’ANVUR si interroghi sull’opportunità di un rinvio se non vuole passare agli annali internazionali per il primo esercizio di valutazione condotto con le pistole alla schiena. Un esercizio che, come osservato dal CUN, avrebbe molte difficoltà ad accreditarsi sul piano della credibilità e dell’attendibilità statistica.
Sono proprio curioso di vedere se l’ anvur interverra’ mai su questo tema. Avrebbe potuto gia’ farlo col suo “bando-a-revisione-continua”. D’altronde se non interverra’ dimostrera’ di essere quel che in molti pensano: il braccio armato di chi vuole distruggere il sistema universitario italiano.
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Una riflessione a parte meriterebbe l’atteggiameno degli organi di governo di Verona e Perugia che dimostra i livelli da caserma raggiunti dal concetto di Universitas Studiorum nell’ Universita’ italiana. Difficile non augurar loro “buon contenzioso”.
Se esistevano ancora dubbi sul perché i docenti universitari italiani sono considerati come la categoria più debole dell’universo, come quelli la cui posizione unitaria è meno probabile del ritrovamento dell’acqua gasata su Marte, come quelli a cui togliere le ultime risorse ancora disponibili per darle a produttori di latte sui trattori, a precari degli enti locali di tutte le forge, a grandi imprenditori che salvano compagnie aeree con i soldi degli altri… ecco servito il motivo. Senati accademici contro semplici ricercatori! Prof contro Prof! Tutti consapevoli che la barca sta affondando, ma basta una divisa, un ruolo e… Taac! Arriva l’obnubilamento da castigatore. Povera accademia italiana
La partecipazione alla vqr non ü dei singoli (come piu volte verificato in varie forme su vari tavoli, incluso quello del TAR veneto se non ricordo male) e il loro coinvolgimento si rende inevitabile in mancanza di adempimenti di legge – gia previsti e necessari per rendere le strutture in grado di adempiere alla valutazione in autonomia.
Sarebbe utile sapere quali siano i “visto” di tali provvedimenti – ovvero quali base giuridiche si richiamano per es. per escludere, quanti non fanno “volontariato”, dalla possibilità di bandire e seguire un assegno di ricerca magari con fondi propri
Sono di Perugia e mi vergogno della mia università… qui c’è proprio la polizia (nel senso cattivo del termine e le mie scuse ai poliziotti!) e i ricatti e le bastonate che arrivano a chi non si allinea sono la norma… Non si parla della protesta, non si parla dei problemi, NON si parla… a parte un paio di mail circolate un mese fa poi più nulla.
Mi sembra di vivere in un mondo completamente avulso e staccato dalla realtà… e il rettore si fa tutto bello per il +8.83% nelle matricole!!! (ma perché solo 2 decimali… visto che c’eravamo potevamo mettercene pure un’altro… fa più figo no?). Dopo aver perso un terzo degli studenti negli ultimi anni (-10000 unità in 5 anni) siamo contenti di avere 300 matricole in più…
Firmarsi proprio mai, eh?
Personalmente (lavoro anch’io a unipg) trovo abbastanza detestabili le delibere del SA qui richiamate, e condivido i dubbi espressi da roars (e in particolare, qui sopra, da Pezzella) in merito alla loro concreta legittimità e applicabilità. Nel contempo, non trovo particolarmente condivisibili le ragioni di una protesta come quella in atto, che è – a dir poco – tardiva (e, nel caso della c.d. mozione Ferraro, sfacciatamente corporativa secondo me). Vorrei sapere dov’erano molti di questi professori quando l’Università è stata fatta a pezzi, nel 2010, da legge finanziaria e legge 240 (Gelmini). Vorrei sapere dov’erano la maggior parte di loro quando, in un buon numero, abbiamo fatto ricorso al tar contro il blocco stipendiale, coi risultati che sappiamo – ossia la sentenza-beffa della Corte costituzionale. Ovviamente, non parlo dei colleghi (che però non sono falangi) attivi da sempre nella Rete 29 Aprile, ma degli altri, quelli che si svegliano solo ora per segnalare questioni ormai passate in giudicato, e denunciano “il blocco degli scatti” (che esiste da 5 anni) proprio nel momento in cui questo non è stato prorogato.
Infine, se perugino ritiene legittimamente che si debba parlare della protesta, non ha che un modo a mio avviso: uscire dall’anonimato e iniziare a parlarne lui per primo coi colleghi, magari qualcosa si muoverà.
Fausto Proietti,
non sono sicuro che sia una buona idea in questo momento ricordare le colpe a chi non c’era nel 2010.
Per esempio io nel 2010 non c’ero. Perché non avevo capito. E non sono andato a suo tempo molto più in là di un notevole scetticismo contro la riforma della governance. Anzi, prima della sua realizzazione concreta, ho sostenuto che un po’ di valutazione, anche secondo i peggiori standard internazionali, avrebbe fatto bene all’università italiana. Non pensavo che il mondo della ricerca e dell’università si sarebbe ritrovato con ANVUR, la VQR 2004-2010, l’orcidizzazione coattiva e la VQR di polizia. Mi sono accorto in ritardo. Come me altri.
Meglio tardi che mai.
Alberto Baccini
Scusa, ma non è questione di “ricordare colpe” né di voler rivendicare primazie (tipo “io l’avevo detto”…). Il discorso qui è un altro: che ce ne fossimo accorti o meno, quella legge si innestava in un processo – la decostruzione dell’Università pubblica per mezzo di meccanismi quali il cronico sottofinanziamento, l’eliminazione/precarizzazione della fascia di ingresso nella docenza, il blocco del turnover, il sostanziale commissariamento da parte del MEF, la valutazione intesa come bibliometrizzazione scriteriata, la distruzione sistematica dell’immagine pubblica della categoria dei docenti tramite il linciaggio da parte dei media, l’insopportabile retorica “meritocratica” – che era ben visibile a chi volesse guardare oltre il proprio naso. Basta dare un’occhiata ai comunicati emanati da chi, perlopiù ricercatori, allora si è battuto contro la riforma. Fummo lasciati soli da chi, forse, qualcosa avrebbe potuto fare (rettori, professori ordinari in genere, con poche eccezioni) e addirittura bollati (noi, allora) di “corporativismo”. E dopo tutto ciò, buoni buoni ci si è sottoposti tutti al primo esercizio VQR. “Meglio tardi che mai”? Qui sta il punto. La mia lettura dei fatti mi porta a dire che non è solo tardi, ma è troppo tardi, che la guerra è stata persa allora, e che nulla di ciò che è stato distrutto potrà essere ricomposto, almeno non fino a quando una forza politica in grado di governare questo paese si faccia portatrice di un progetto del genere, di rifondazione dalle basi dell’Università pubblica. Il che non è alle viste. Potrei sbagliare, naturalmente.
Fausto Proietti
Il mio “meglio tardi che mai” sta a significare che se in molti si svegliano ora, forse aumenta la probabilità che una forza politica proponga una rifodazione delle basi dell’Università pubblica. [Poi anche io propendo per il troppo tardi…]
@Baccini
Non credo. Credo invece che molti (basta leggere alcuni dei commenti qui postati), nel momento in cui, a partire da gennaio 2016, ripartiranno gli scatti (cosa di fatto già decisa) diranno: Abbiamo vinto! e se ne attribuiranno il “merito”. Poi tutto andrà avanti come sempre.
Caro collega (Proietti),
pensi veramente che il blocco degli scatti sarebbe
stato eliminato (e attenzione: per ora si tratta di
una decisione virtuale, visto che la finanziaria non
e’ ancora stata approvata), senza la protesta “sfacciatamente corporativa” ? senza che il ministro
e i rettori sentissero messa in forse, per la prima volta seriamente negli ultimi anni, la propria immagine di saper controllare “politicamente” l’Universita’?
per quanto riguarda quello che stanno facendo certi senati accademici, si tratta di una gestione autoritaria del potere universitario, molto lontana, concordo col collega Pastore, dal concetto di “Universitas”
un grazie di cuore al collega Ferraro di Torino e a tutti quelli che stanno partecipando, in qualunque modo tra quelli suggeriti anche dalle organizzazioni sindacali, alla protesta!
Marco Vianello
Universita’ di Padova
Sì, personalmente penso che il cosiddetto “sblocco” ci sarebbe stato comunque. Proprio come contentino in cambio dell’acquiescenza infinita mostrata negli ultimi dieci anni dalla categoria.
Sono davvero allibito delle decisioni poliziesche e repressive dei 2 atenei citati..Grazie ancora a Roars e a tutti coloro che vi si dedicano. Grazie anche a Ferraro per quello che sta facendo… Sarebbe interessante forse sapere chi sono i rettori e i senatori (li scrivo scientemente in piccolo) che hanno reso possibile tali delibere draconiane… Perchè non tempestarli di e-mail di “plauso” al loro senso della democrazia…magari si vergognerebbero un po’ o no?
Segnalo che anche al Senato Accademico di Foggia è arrivata una deliberazione ancor più repressiva, perché minaccia l’esclusione da concorsi per i colleghi che non si sottopingano alla VQR, il che ha un ovvio effetto su chi abbia ancora questo problema. Non commento il profilo giuridico delle sanzioni infliggende per violazione di un non-obbligo (anche se la delibera proposta delibìra di “doveri”), per carità di patria. Aggiungo, a disdoro della materia, che il Rettore proponente è ordinario della mia stessa materia, Diritto del Lavoro.
Incollo di seguito la ridicola oltre che illegittima proposta.
“UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FOGGIA
Area Ricerca e Relazioni Internazionali
Settore Ricerca
Relazione per il Senato Accademico del 18 novembre 2015
33) VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ DELLA RICERCA 2011-2014: EVENTUALI DELIBERAZIONI
Il Rettore fa presente che con l’approvazione del Bando di partecipazione per la Valutazione della Qualità della Ricerca 2011-2014 (di seguito VQR) è stato avviato in data 30 luglio 2015 l’esercizio valutativo condotto dall’ANVUR sulla base delle Linee Guida ministeriali, definite nel D.M. n. 458 del 27 giugno 2015.
L’esercizio è rivolto alla valutazione dei risultati della ricerca scientifica delle Istituzioni di ricerca, tra le quali anche le Università statali. Oltre alle Istituzioni, saranno valutati anche i Dipartimenti delle Università (quali risultano dall’applicazione della legge 240) e analoghe articolazioni interne delle altre Istituzioni (Enti di ricerca e Istituzioni diverse). È noto che i risultati dell’esercizio di valutazione in parola incideranno nella ripartizione della quota premiale del Fondo di Finanziamento Ordinario che opera il Ministero agli Atenei.
La VQR coinvolge gli addetti alla ricerca, rappresentati per le Università dai ricercatori (a tempo indeterminato e determinato, ai sensi dell’art. 24 commi 3° e 3b della legge 240/2010, e dell’art. 1 comma 14 della legge 230/2005), assistenti di ruolo a esaurimento, professori associati, professori ordinari e straordinari a tempo indeterminato e determinato (ai sensi dell’art. 1 comma 12 della legge 230 del 2005), in servizio alla data dell’1 novembre 2015.
Il Rettore fa presente che il Bando di partecipazione della Valutazione della Qualità della Ricerca 2011-2014 prevede, al paragrafo 2.3. (Gli addetti alla ricerca e i prodotti di ricerca), tra le altre cose, che “tutti gli addetti proposti dalle Istituzioni per l’esercizio di valutazione dovranno possedere l’identificativo ORCID, che dovrà essere indicato nella procedura di accreditamento. Gli addetti che non saranno in possesso dell’identificativo ORCID non potranno essere accreditati e presentare prodotti per la valutazione”. All’interno del Catalogo della Ricerca di Ateneo – IRIS, è stata predisposta dal mese di luglio dal Cineca la procedura per l’acquisizione dell’identificativo ORCID.
Il Rettore ricorda, altresì, che lo stesso paragrafo 2.3 del Bando de quo prevede anche che, per ognuno degli addetti della ricerca, l’Istituzione di appartenenza seleziona (al netto delle eventuali esenzioni parziali o totali di cui al paragrafo 2.4 del Bando), da un insieme suggerito da ciascun addetto, il numero di prodotti di seguito specificato:
– professore ordinario o straordinario: n. prodotti 2;
– professore associato, assistente universitario: n. prodotti 2;
– ricercatore universitario: n. 2 prodotti se in servizio da prima dell’1/1/2012; n. 1 prodotto se la data di presa servizio è compresa tra l’1/1/2012 e il 31/12/2013; n. 0 prodotti se la data di presa servizio è successiva all’1/1/2014.
Il Rettore evidenziando l’importanza per l’Ateneo del processo VQR, il quale tuttavia è caratterizzato da indubbi elementi di complessità e da una tempistica ristretta, auspica che a detto processo partecipino, con il massimo impegno, tutti i docenti del nostro Ateneo coinvolti.
La mancata partecipazione comporterà alcune misure penalizzanti per chi non parteciperà alle procedure valutative. In tale prospettiva, infatti, i docenti che non parteciperanno o che non abbiano prodotto risultati scientifici presentabili e, quindi, valutabili ai fini della partecipazione alla Valutazione della Qualità della Ricerca 2011-2014, saranno esclusi da quei benefici, di seguito specificati, che si correlano con la propria attività professionale, così come già deliberato dal Consiglio di Amministrazione in data 27/3/2015 e dal Senato Accademico in data 22/4/2015:
a) mancato godimento dei previsti incentivi (quelli derivanti dalle misure economiche che hanno sostituito la progressione economica che prima era legata agli scatti biennali);
b) mancata concessione dell’autorizzazione a svolgere incarichi didattici all’esterno dell’Ateneo (sia retribuiti sia a titolo gratuito);
c) esclusione o, comunque, sensibile penalizzazione relativamente alla partecipazione a concorsi interni (Po o Pa), anche attraverso la previsione dell’obbligo di rendere nota la valutazione conseguita in procedure bandite dal Miur/Anvur;
d) esclusione dalla partecipazione a bandi dell’Ateneo o, comunque, promossi dall’Ateneo (p.es.,contributi finanziari per le spese di pubblicazione di monografie e articoli ex 5 per mille; eventuali premi finanziati da soggetti esterni e banditi dall’Università (assegni di ricerca,finanziati da Fondazioni) e quelli derivanti dagli accessi alle quote previste all’interno del PRA – Piano di Ricerche Annuali; ecc.).
Il Rettore, nel ribadire che la logica che permea l’adozione di queste misure è soltanto quella che insiste sul rispetto delle regole e sull’impegno a tutelare e a favorire la crescita dell’Ateneo, ritiene che tale proposta sia finalizzata a sollecitare meramente la partecipazione dei docenti di Ateneo al processo valutativo in questione.
Al termine dell’esposizione, il Rettore invita il Senato ad esprimersi in merito.
DELIBERA
Il Senato Accademico, ………………….,
CONSIDERATO che con l’approvazione del Bando di partecipazione per la Valutazione della Qualità della Ricerca 2011-2014 (di seguito VQR) è stato avviato in data 30 luglio 2015 l’esercizio valutativo condotto dall’ANVUR sulla base delle Linee Guida ministeriali, definite nel D.M. n. 458 del 27 giugno 2015;
CONSIDERATO che i risultati dell’esercizio di valutazione in parola incideranno nella ripartizione della quota premiale del Fondo di Finanziamento Ordinario che opera il Ministero agli Atenei;
CONSIDERATO che la VQR coinvolge gli addetti alla ricerca, rappresentati per le Università dai ricercatori (a tempo indeterminato e determinato, ai sensi dell’art. 24 commi 3° e 3b della legge 240/2010, e dell’art. 1 comma 14 della legge 230/2005), assistenti di ruolo a esaurimento, professori associati, professori ordinari e straordinari a tempo indeterminato e determinato (ai sensi dell’art. 1 comma 12 della legge 230 del 2005), in servizio alla data dell’1 novembre 2015;
RITENUTO fondamentale che a detto processo partecipino, con il massimo impegno, tutti i docenti del nostro Ateneo coinvolti;
VISTE le delibere del Consiglio di Amministrazione e del Senato Accademico, rispettivamente, del 27/3/2015 e del 22/4/2015,
DELIBERA
confermando le delibere del Consiglio di Amministrazione e del Senato Accademico, rispettivamente, del 27/3/2015 e del 22/4/2015, di stabilire che i docenti dell’Ateneo che non partecipino alla Valutazione della Qualità della Ricerca 2011-2014 siano esclusi dai benefici che si correlano con la propria attività professionale, secondo quanto di seguito specificato:
a) mancato godimento dei previsti incentivi (quelli derivanti dalle misure economiche che hanno sostituito la progressione economica che prima era legata agli scatti biennali);
b) mancata concessione dell’autorizzazione a svolgere incarichi didattici all’esterno dell’Ateneo (sia quelli retribuiti sia quelli a titolo gratuito);
c) esclusione o, comunque, sensibile penalizzazione relativamente alla partecipazione a concorsi interni (Po o Pa), anche attraverso la previsione dell’obbligo di rendere nota la valutazione conseguita in procedure bandite dal Miur/Anvur;
d) esclusione dalla partecipazione a bandi dell’Ateneo o, comunque, promossi dall’Ateneo (p.es.,contributi finanziari per le spese di pubblicazione di monografie e articoli ex 5 per mille; eventuali premi finanziati da soggetti esterni e banditi dall’Università (assegni di ricerca, finanziati da Fondazioni) e quelli derivanti dagli accessi alle quote previste all’interno del PRA – Piano di Ricerche Annuali; ecc.);
e) estensione delle misure definite per i docenti che non adempiano ai doveri inerenti alla corretta e completa pubblicazione dei prodotti della ricerca sulla piattaforma “Istitutional Research Information System – IRIS” anche ai docenti che risultino inattivi. A tal fine, sono da considerarsi inattivi quei docenti che non abbiano prodotto risultati scientifici presentabili e, quindi, valutabili ai fini della partecipazione alle procedure di valutazione della qualità della ricerca, per l’ultimo periodo di valutazione utile.
Il presente dispositivo è approvato seduta stante e, pertanto, è immediatamente esecutivo.”
…ecco, andiamo a caccia con un’arma del tutto spuntata, perché tanto sappiamo che l’animale è già morto, o, comunque, moribondo, per i fatti suoi: adesso, almeno, si spiega l’arcano.
Ah, no, dimenticavo il danno di immagine alla Giannini, per la mancata vqr…di cui nessuno, però, tranne noi universitari, conosce neppure l’esistenza: e poi danno di immagine “de che?” …nel senso che la prossima volta, se si candida, rischia di prendere solo 400 voti, invece che 500?
Veramente impressionante, invece, la delibera foggiana nella sua durezza; però, forse, se ne può offrire una lettura alternativa. Voglio dire, se non mi presento alla discussione di un processo per omicidio, corro il serio rischio di non poter fare più l’avvocato. Ma se aderisco ad un’astensione della Camera penale, esercito un mio diritto (costituzionale), e non è più abbandono di difesa. Sanzionare duramente quanto si vuole l’abbandono di difesa non ha alcun nesso con l’impedire l’astensione (organizzata e collettiva) dalle udienze, come strumento di protesta.
Quindi le sanzioni possono intendersi solo contro chi non partecipa, o partecipa scorrettamente (facendo maggior danno), alla vqr, per negligenza, etc. -per quello che mi dicono, ad es.,la scorsa volta, a Bari, c’è stato più di un caso del genere-, ma non per chi aderisce ad una protesta collettiva, decisa da un’associazione, o assemblea, di docenti, così esercitando un proprio diritto, per altro costituzionalmente garantito, che sia di sciopero (art. 40) o di associazione (art. 18).
Io, ad es., leggo in questo modo l’art. 8, co. 2, lett.c, del codice etico dell’Università di Bari, dello scorso 15 ottobre: come un richiamo ad un comportamento responsabile e attento, e non come un tentativo di impedire una protesta…è anche vero, tuttavia, che su Foggia, forse anche perché è un’Università molto più piccola e giovane, non mi è arrivata la stessa voce, circa presunte negligenze individuali alla scorsa vqr.
Comunque, il dato di fatto è che anche la delibera del Senato di Foggia parla di mancata partecipazione in genere, e non nega espressamente la possibilità di organizzare proteste collettive in tal senso (anche perché, a mio modesto avviso, non potrebbe farlo).
Ma vengo alla domanda a Barbieri, che poi è ciò che mi spinge a scrivere. Scusi, Professore, se ancora è dei nostri, può spiegarmi se, e in quale misura, abbiamo la possibilità di non svolgere gli esami di laurea? A me, infatti, sembra l’unica arma appuntita che avremmo, ma al proposito la legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali che dice? Che lei sappia, c’è giurisprudenza? Possiamo, non possiamo, e se possiamo, in che limiti e con quali modalità?
La ringrazio anticipatamente.
Tom Bombadillo
P.S.: @Fausto Proietti, molto bravi per aver fatto quella causa, sentenza della Corte brutta-brutta-brutta.
L’ arma non e’ spuntata. Occorre aver chiaro qual è il suo obiettivo principale. Che non è tanto il ministro, quanto i vertici degli atenei.
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E’ ideale per mettere pressione su direttori di dipartimento, senati, cda e rettori, acché intervengano attivamente a favore dello sblocco e di un recupero parziale (almeno sul piano degli effetti giuridici).
Non dimentichiamo che a FFO bloccato o in diminuzione, grazie al “premi” che tolgono risorse, rettore e CdA hanno la vita molto più facile con il blocco degli scatti, per far quadrare il bilancio.
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Le reazioni di Verona, Perugia e Foggia si spiegano bene proprio alla luce di questo “conflitto di interessi”. E dimostrano che l’ arma colpisce, su quel fronte. Inoltre, a differenza di forma di protesta che danneggiano gli studenti, puntando su quell’ orribile pasticcio che è la valutazione secondo anvur, massimizza il consenso. L’ unico aspetto delicato è che richiede una forte partecipazione per poter riuscire: pochi individui sarebbe autolesionismo; una forte partecipazione individuale e di strutture un segnale forte.
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Spesso sento dire “ma non sarebbe meglio fare invece questo o quello ?”. Il punto è che con tutti i suoi limiti (e ne vedo non pochi), la protesta no-VQR è qualcosa che c’è realmente. Tutto il resto sono solo ipotesi. Per cui chi aderisce mostra di voler cambiare qualcosa, chi non fa nulla o solo vagheggia terze vie sta sostanzialmente dicendo che gli sta bene tutto, anche il danno subito con il blocco stipendiale.
Sinceramente non sono così convinto che lo sblocco ci sarebbe stato: anche negli anni passati ci eravamo illusi. E’ sicuramente cambiato qualcosa in Corte Costituzionale, tutto qui. Comunque trovo inutili queste dietrologie.
Era una risposta a un post precedente di Proietti sull’utilità della protesta riguardo agli scatti, che secondo me c’è tutta. Scusate. Faccio notare che i soldi per lo sblocco sono stati trovati solo con un recente emendamento dell’altro ieri e questo la dice lunga.
…sì, Angel, il punto è proprio il lento mutamento, io direi la maturata consapevolezza, della Corte, a partire dalla sentenza di addio di Tesauro, circa i reali rapporti tra i diritti fondamentali interni e i vincoli ragioneristici di bilancio conseguenti all’adesione alla UEM. Insomma, il punto è l’art. 11. E tuttavia ai magistrati gli scatti li avevano sbloccati anche prima di maturare questa consapevolezza, per questo la sentenza che nega la medesima richiesta agli universitari è pessima. Per il resto, avevo dato per scontato che il punto della protesta fosse una richiesta di sblocco di una situazione ancora bloccata. Ma se il blocco scadeva nel 2015 di che stiamo parlando? Di impedire un suo rinnovo? Dopo che la Consulta, sul punto, ha fatto il tana libera tutti? Vabbe che non c’è limite al peggio, però non ci si può neppure fasciare la testa…
Tom
Caro collega (Plantamura),
l’immagine che ministro e rettori devono difendere e’ quella nei confronti della classe politica di governo, non certo dell’opinione pubblica; l’attuale ministro fa il ministro perche’ investito dalla presidenza del consiglio (che controlla come sappiamo e nei modi che sappiamo la maggioranza parlamentare), non certo per il numero di voti ricevuti alle elezioni
e’ alla classe politica che devono mostrare di saper
gestire politicamente l’universita’ e tenere sotto controllo il corpo docente, altrimenti la classe politica di governo non si fida piu’ di loro
le modalita’ attuali della protesta mostrano, secondo me, che stanno perdendo per la prima volta quel tipo di controllo …, cosa che non possono assolutamente permettersi, il che spiega anche (almeno in parte) le reazioni scomposte di certi senati accademici
fatto sta che le cose cominciano a muoversi proprio adesso, che c’e’ da mesi una protesta massiva in atto finalmente con obiettivi e modalita’ chiare
difficile pensare che sia un caso
Marco Vianello
Universita’ di Padova
Buongiorno a tutti,
leggendo alcuni interventi dei colleghi penso sia utile una breve precisazione relativa alle ragioni (mi limito a quelle legate alla retribuzione) per cui si deve cercare di far cambiare l’attuale linea governativa sull’università.
Il problema non è solo lo “sblocco” degli scatti (che è sicuro dopo la sentenza dell’Alta Corte della scorsa estate), ma soprattutto il riconoscimento giuridico degli anni perduti nonché lo “sblocco” con decorrenza 1° gennaio 2015 (che ci permetterebbe di essere almeno equiparati a tutti coloro che operano nella ricerca in Italia, siamo infatti gli unici col blocco per tutto il 2015).
Se questo non avverrà i mitici scatti “meritocratici” triennali arriveranno solo a partire dal 2017 (per chi li attendeva nel 2011), nel 2018 (per chi li attendeva nel 2012) e solo alla fine del 2018 inizio 2019 per tutti coloro che hanno preso servizio come RTI/PA/PO nel periodo 2011-15. Questo perché in tali anni nessun incardinato nell’università italiana risulterà aver lavorato…
Un’altra conseguenza negativa si avrà in termini previdenziali: chi è nel regime contributivo non perderà ovviamente quanto versato, ma quando arriverà il momento di andare in pensione avrà lavorato cinque anni in meno e rischierà la beffa di subire una penalizzazione perché lascerà il lavoro prima del limite minimo di anni di contribuzione. Non si tratta di un caso limite: da una parte il limite minimo tenderà progressivamente a salire verso i 37-38 anni a fronte di un’età per la pensione che non potrà invece tornare oltre i 70 anni; dall’altra riscattare gli anni di università e PhD è, a partire dagli anni ’90, molto oneroso e gran parte dei colleghi non lo hanno fatto.
Se con la minaccia di congelare la VQR si otterrà quanto richiesto sarà molto interessante vedere il comportamento dei colleghi dei Senati Accademici che hanno deciso certe delibere. Sono sereno (eh eh) e sicuro che, essendo persone coerenti ed oneste, scriveranno ai loro Rettori una lettera di rinuncia alla parte di retribuzione che sarà (si spera) recuperata con l’attuale forma di protesta, ovvero sono certo che chiederanno di devolverla mensilmente (fino al momento della pensione) ad una Onlus a loro scelta.
Buon fine settimana,
Paolo Tedeschi
“…quando arriverà il momento di andare in pensione avrà lavorato cinque anni in meno…”
Beh, non è esattamente così: avra’ versato per 5 anni contributi relativi ad una carriera senza progressione.
E’ un po’ come se, nel regime degli scatti triennali non più automatici, fossimo stati tutti risultati non meritevoli di scatto per un paio di valutazioni successive!
E continuano a chiamarlo “merito”…
L’ altra cosa da ricordare è che una parte piccola di colleghi, quelli per cui l’ anzianità nel ruolo continua a progredire potrebbero avere lo scatto anche nel 2016!
Il passaggio al nuovo regime non richiede 3 anni, dipende dall’anzianità. Il primo scatto Gelmini potrebbe avvenire anche dopo un anno dalla fine dell’ultimo vecchio (sono tra l’altro quelli che allo scatto non hanno nessun aumento). Siamo in un certo senso nell’illegalità dal 2014 quando è scattato il piano associati. I chiamati sono sbloccati gli altri no.
…sì, sì, io non voglio essere frainteso su questo, se Bari, come comunità accademica, aderirà (francamente, non ho idea di quello che stia succedendo, perché sono “momentaneamente fuori servizio”), aderirò anch’io, ci mancherebbe altro, è una questione di dimostrare compattezza.
Ma ciò non toglie che, fosse dipeso da me, io non avrei utilizzato questo strumento di protesta…tanto più per chiedere ciò che è già nella realtà delle cose… e quindi, siccome ci sono molte cose importanti da chiedere, che non sono nella realtà delle cose, e per cui ci vuole uno strumento di pressione effettivo, mi interesserebbe capire, se c’è qualche giuslavorista in ascolto, la questione dell’astensione dagli esami di laurea, in rapporto con la normativa sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali (aò, che se poi nessuno mi risponde, vorrà dire che, prima o poi, me la dovrò studiare da solo, ma, se qualcuno di ius7 rispondesse, io non è che mi offenderei).
Ci sono, infatti, una sfilza di però relativi all’attuale protesta, alla quale mi pare che potrei aderire, se si concretizzasse su Bari a livello di comunità, solo per una questione metodologica, di “non spaccare il fronte”:
1) se un blocco finisce automaticamente nel 2015 (così capisco dai commenti, ma “si sbaglio corrigete”), una protesta a novembre 2015 per chiedere la fine del blocco, cioè lo sblocco, che -in assenza di altri interventi- si produrrà automaticamente dopo un mese, mi pare stravagante; a limite, a volersi esprimere propriamente, a questo punto bisognava chiedere, non di sbloccare, ma di non prorogare il blocco (che in italiano, e nella logica, sono due cose diverse); tipo, dopo la guerra preventiva di Bush, la protesta preventiva degli universitari? …e non si dica che altre volte il blocco è stato prorogato, ché non possiamo far finta che, dopo, non ci sia stato il “tana libera tutti” della Corte;
2) io questo contrasto tra docenti in genere e Rettori e Direttori di Dipartimento mica ce lo vedo, e che stiamo nell’epoca fascista, con Presidi e Rettori scelti dal Governo?…questi sono colleghi nostri, scelti da noi, mica alieni invasori;
3) i Rettori devono difendere la loro immagine nei confronti della classe politica, e perché? …sono votati dalla politica?..no, sono votati da noi! …la Giannini è stata scelta dal PdC, come è fisiologico che sia, ma la sua immagine e il suo partito attualmente sono quello che sono, e lei non ha alcuna preoccupazione di immagine, il suo destino politico sarà lo stesso;
4) né la Ministra, né tanto meno i Rettori, devono dimostrare “alla politica” di saper “tener sotto controllo” i docenti, e comunque, se pure così fosse, “la politica” NON HA LA MINIMA IDEA NEPPURE DI COSA SIA LA VQR, E, SOPRATTUTTO, NUN GLIENE PO’ FREGA’ DE MENO!!!;
5) se ci sono reazioni locali alla protesta, si spiegano -MOLTO BANALMENTE- solo col timore che alcuni Ateni aderiscano, altri no, la vqr si faccia lo stesso, e gli Ateni aderenti, o anche solo parzialmente aderenti, siano ingiustamente penalizzati – altro che dimostrare la capacità di saper controllare i docenti “alla politica”!
Sul punto, passo e chiudo, ché tanto, se uno ciò che è ovvio non lo vuole vedere, “sgolarsi” non serve.
Tom Bombadillo
Vito Plantamura: “né tanto meno i Rettori, devono dimostrare “alla politica” di saper “tener sotto controllo” i docenti”

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A costo di ripetermi, riposto la dichiarazione di Bencardino.
L’art. 1, co. 2, lett. d), della legge 12 giugno 1990, n. 146 (e successive modificazioni e integrazioni) prevede che sia da considrrare servizio pubblico essenziale, nel quale assicurare le pretsaizoni indispensabili, “…l’istruzione universitaria, con particolare riferimento agli esami conclusivi dei cicli di istruzione”. La stessa previsione è stata replicata negli accordi contrattuali vigenti (nel CCNL 22 marzo 1996, giudicato idoneo dalla Commissione di Garanzia con deliberazione del 4 luglio 1996), e per il personale docente non contrattualizzato la deliberazione della stessa Commissione di Garanzia dell’11 gennaio 1996 prevede che le Università debbano rispettare, tra le “esigenze irrinunciabili”, che siano “salvaguardati gli appelli previsti per ogni sessione di esami di profitto, di laurea o necessari per il
conseguimento di diplomi universitari ai vari livelli”. A mio giudizio significa che si può far slittare la seduta di laurea ma non saltare la sessione: il che rende inefficace questa forma di protesta.
Buongiorno bis,
a) Se 5 anni non sono riconosciuti a livello economico-giuridico non esistono e valgono solo i contributi versati che diventano esattamente come quelli che uno può versare volontariamente quando non lavora.
b) Che piaccia o meno l’idea che qualcuno in accademia sia “sbloccato” e altri no è per le amministrazioni delle università una leggenda metropolitana: se non ci sarà il riconoscimento economico-giuridico del periodo 2011-15 nessuno potrà avere lo scatto nel 2016 perché al 31/12/2010 aveva al massimo maturato 23 mesi di anzianità e maturerà i 13 mancanti a partire dal gennaio 2016. Allo stesso modo chi è divenuto RTI/PA/PO nel periodo 2011-15 inizierà a maturare la sua anzianità dal 1 gennaio 2016 e quindi i tre anni scadranno a fine 2018. E’ il motivo per cui, nelle università che hanno distribuito i due “scatti premiali” durante il blocco (quelli riservati ad una sola quota dei docenti e ricercatori, 50% e 60% a seconda dei casi), chi era passato di ruolo ha potuto partecipare solo ad uno dei bandi. Ricordo peraltro che gli scatti non saranno automatici ma l’Ateneo dovrà valutare se li “merita” chi ha maturato i tre anni.
c) La protesta contro il blocco degli scatti è partita molti anni fa e si è intensificata nel 2015 quando si è scoperto che ricercatori e docenti universitari erano gli unici “addetti alla ricerca” per i quali il blocco era prorogato a tutto il 2015 (per il CNR è finito il 31/12/2014) e dopo che la sentenza dell’Alta Corte ha detto “basta” (per i dipendenti contrattualizzati) a luglio. Chi protesta chiede che siano pagati gli arretrati dal 1° gennaio 2015: si rinuncia a quelli del periodo 2011-14 per i quali si chiede solo il riconoscimento economico-giuridico (al fine di evitare quanto ho sopra indicato).
d) “Congelare” la VQR è il modo più incisivo per bloccare l’azione del governo senza danneggiare, ad es. con blocchi degli esami di profitto e di laurea, gli studenti che non hanno alcuna colpa per le politiche del governo (anzi hanno subito il taglio delle borse di studio). Una simile attenzione agli utenti non è molto diffusa nel settore dei servizi, basta pensare agli scioperi nel settore dei trasporti pubblici.
Paolo T.
Nell’ingresso in un ruolo superiore a seguito di una chiamata (legge Gelmini) non c’è più ricostruzione della carriera. Riguardo a questo non si perde nulla nonostante il blocco. Il blocco anche dell’anzianità riguarda chi è nel regime vecchio non chi entra nel regime nuovo (altra legge non menzionata nel blocco). Quelli entrati nel 2014 faranno la loro relazione nel 2017 e potranno usufruire, se positivamente valutati, della nuova classe.
… ribadisco che il blocco doveva essere rimosso con le prime chiamate del piano associati per evitare una disuguaglianza di trattamento fra persone che hanno lo stesso impiego. Il 2015 è riconosciuto ai fini dell’anzianità per alcuni ma non per tutti gli altri.
Mi pare che qui non sia chiaro a molti che il primo scatto post-blocco sarà biennale come i precedenti, quindi a chi aveva maturato 23 mesi ne basterà uno. Lo scatto successivo, sottoposto a condizioni, sarà triennale secondo le nuove tabelle. Inoltre, è assolutamente vero che per chi è passato di ruolo nel frattempo, ed è entrato nei ruoli ex Gelmini, l’anzianità si è riattivata e sta procedendo dal momento della presa di servizio, mentre prima era bloccata. Lo dico con cognizione di causa, basata sulla lettura del mio cedolino pre e post presa di servizio come PA.
Ringrazio fausto_proietti per la conferma di quanto dicevo. Io sono dell’opinione che un ricorso al TAR sulla base della disparità di trattamento possa essere l’ultima spiaggia per il riconoscimento dell’anzianità a partire dal piano associati (fine dello scatto biennale e valutazione alla data del primo scatto Gelmini successivo). Non vedo come sia possibile chiedere 2.5 scatti vecchi di anzianità pur appoggiando la lodevole iniziativa del collega Ferraro.
Diciamo che c’è un tale pasticcio e disparità di trattamenti che la richiesta di rendere valida l’anzianità dei 5 anni di blocco è più che ragionevole, anche per evitare contenziosi.
Volevo ancora precisare che non esistono scatti “premiali” nel periodo di blocco, come diceva Paolo, ma solo una cifra “una tantum” assegnata al 50% dei docenti, nell’ordine di poche centinaia di euro nette complessive per i 5 anni.
Il problema è che solo uno scatto è automatico, non tanti quanti ce ne possono stare nel periodo del blocco. Se si agisce sul 2015 (cosa necessaria proprio per i contenziosi possibili), ci sarebbe chi già nel 2016 dovrebbe fare la relazione per il primo scatto triennale (vedi le tabelle del dpr collegato). Come si fa a recuperare l’anzianità precedente? Avremmo relazioni da fare scadute. Oppure se ne potrebbe fare una per un periodo superiore a tre anni. Poi c’è il problema che nessuna università ha ancora fatto un regolamento al riguardo.
Tutti i problemi (regolamenti mancanti, scatti biennali automatici, triennali su valutazione, etc… e lo stesso blocco ) sono stati creati dalla politica. All’ interno dei limiti attuali non c’e’ soluzione. Ma come la politica ha creato i problemi, allo stesso modo potrebbe risolverli con due righe in GU. Non è un problema di impossibilità. E’ un problema di priorità per la politica. E quelle possono cambiare SOLO di fronte ad un fronte compatto di proteste. Non arriveranno mai per filatropia.
Buongiorno,
Sono molto importanti le indicazioni di Thor e Proietti (che ringrazio) perché segnalano comportamenti diversi tra le università a fronte della stessa normativa. E’ vero che accade anche in riferimento alle modalità di chiamata degli abilitati (c’è ad esempio chi chiama direttamente un nuovo PA e la commissione ha solo il compito di valutare al sua “idoneità” analizzando i titoli e sentendo una sua lezione, c’è invece chi fa un bando per procedura valutativa indicando nel dettaglio le caratteristiche del prof. desiderato e la commissione valuta solo i titoli e decide se sono compatibili con quelli richiesti senza chiedere ai candidati di fare una lezione, ecc.), ma sono forme tutte compatibili con le norme.
Nel caso degli scatti l’autonomia dell’Ateneo, indipendentemente da quale università applichi la norma in modo corretto, porta invece a retribuzioni diverse tra dipendenti pubblici che dovrebbero invece avere pari trattamento. A questo proposito sarebbe per me molto utile vedere i cedolini di Proietti e Thor (inviateli se volete a paolo.tedeschi@unimib.it) per capire meglio (parto dal presupposto che abbiate ragione voi e le vostre università!) e chiedere chiarimenti agli uffici ed eventualmente al Codau
Paolo Tedeschi
PS Precisazione di Angel, che ringrazio, perfetta: ricordo però che i bonus furono talvolta chiamati “scatti premiali” perché sostituivano con una somma “una tantum” le mancate progressioni retributive a causa del blocco degli scatti. Il termine “premiale” sottolineava l’assegnazione ad una sola parte dei docenti e ricercatori. Non tutte le università li hanno peraltro erogati e tra quelle che lo hanno fatto molte hanno collegato il bonus agli scatti escludendo da uno dei due bandi coloro che negli anni interessati erano passati PA o PO. Anche in questo caso, osservando poi le modalità di erogazione, si è notato come l’autonomia delle università sia talvolta vicina all’arbitrio.
Caro Paolo, il mio cedolino è lo stesso del 31/12/2010. Io, personalmente, non ho avuto alcuna “promozione” nel frattempo.
Aggiornamento. Dopo Perugia, Verona e Foggia.
Questa sembra sia la mail spedita ai docenti dall’ateneo di Bologna il 7 ottobre: *ADOZIONE DEL CODICE ORCID E VQR 2011-2014*
Si ricorda che l’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) ha stabilito che i ricercatori italiani debbano dotarsi del codice**identificativo**internazionale *ORCID* (Open Researcher and Contributor ID), *indispensabile *per accreditare gli addetti alla ricerca *nella valutazione nazionale della ricerca (VQR 2011-2014)*.
Gli addetti privi del codice non potranno essere accreditati e presentare i propri prodotti, con effetti negativi sulla valutazione della propria istituzione.
Nelle sedute di settembre gli Organi Accademici hanno stabilito che *chi non adempirà ai compiti previsti dal bando VQR* (registrazione/associazione ORCID e selezione delle pubblicazioni) sarà escluso per tre anni dalla ripartizione
delle risorse per la ricerca provenienti dal bilancio dell’Ateneo e potrà incorrere in eventuali ulteriori misure adottate dall’Ateneo.”
“e potrà incorrere in eventuali ulteriori misure adottate dall’Ateneo.” Alle sanzioni si aggiungono le minacce, dunque. V’è da notare che qui si decide di “punire”, in particolare, coloro che non possono adempiere agli obblighi relativi alla procedura VQR per il semplice motivo che non hanno prodotto, nel periodo di riferimento, pubblicazioni valutabili.
Ma io mi chiedo: su quali basi giuridiche?
A dire il vero, qui ci si riferisce solo all'”obbligo” di dotarsi di ID orcid.
@fausto_proietti:
A dire il vero, io invece leggo:
*chi non adempirà ai compiti previsti dal bando VQR* (registrazione/associazione ORCID E SELEZIONE DELLE PUBBLICAZIONI) sarà escluso per tre anni dalla ripartizione, ecc…
Appunto
L’obiettivo principale della protesta, se attuata attraverso le astensioni dalla vqr, dovrebbe essere proprio determinare la revisione completa sia della vqr sia dell’operato dell’Anvur e oramai soltanto collateralmente la questione degli scatti stipendiali. Tuttavia quest’ultima deve essere tenuta ben presente (e anch’io ringrazio il collega Ferraro per il suo impegno non indifferente) perché delle promesse dei 25 milioni da destinare alla revisione degli stipendi non mi fiderei nemmeno un po’ finché la finanziaria non diventa legge a tutti gli effetti. Magari si scopre tra un po’ che “purtroppo, ahimè! la buona volontà c’era” ma che non c’è copertura finanziaria. Proprio perché l’obiettivo principale oramai dovrebbe andare ben oltre i famigerati ‘scatti’ (=, nell’opinioni di molti, “misere rivendicazioni corporative dei docenti universitari” ovviamente lavativi), il discorso della persuasione dovrebbe spostarsi su vqr e Anvur. Diversamente da quanto è stato possibile apprendere dalle analisi di Roars da parte di chi cercava di capirle e di seguirle, gran parte del corpo docente non è affatto informato, non sa quasi niente.
Inoltre, le minacce dei tre rettori, che non sono soli ma sono sostenuti da senato e cda, stanno sortendo i loro effetti, come ho potuto constatare preso un collega di una di queste università. Tutti sono talmente esausti e sfiduciati e impauriti, che molti di loro non vogliono sentire più di nulla.
Sono d’accordo con chi dice che il nostro Ministro vuole soltanto dimostrare che riesce a gestire e a dominare la situazione, costi quel che costi (a noi, però), e sono anche convinta che all’interrogazione parlamentare (tra l’altro mal impostata, a mio avviso), risponderà nei termini della bontà sia di vqr che di Anvur, nonché dei privilegiati (sempre noi) che si sentono superiori a qualsiasi valutazione.
Giannini in alcune occasioni è entrata in scontro con l’esecutivo, in particolare quando dichiarò “se si considera l’ università come una spesa me lo si dica chiaramente”. Poi è stata probabilmente ricondotta a più miti consigli. La visione di questo Governo e dei precedenti e del tutto suicida sul futuro del paese. Direi autolesionista. Si colpisce la parte più colta della nazione. Perchè indipendente. Perchè non si allinea ai voleri del potente di turno. Perchè è a-confessionale. Questo da fastidio. Si vuole un popolo di sudditi che non disturbino il manovratore. Fa specie che molti rettori (forse aspirano a qualche scranno parlamentare o a farte parte di ANVUR, dove sembra girino bei stipendi) vadano contro i propri colleghi. O forse no. Chi non si allinea non gode, ed oggi tutti vogliono godere: onori, potere e gloria. E qualche soldino non guasta ;).
A Bologna, in data 7/10/15 abbiamo ricevuto la seguente email dal SA….ora c’è il nuovo Rettore, in palese disaccordo con il SA…che farà ?
Il tono è anche minaccioso. Non si capisce il Senato chi rappresenti…..mah.
“Nelle sedute di settembre gli Organi Accademici hanno stabilito che chi non adempirà ai compiti previsti dal bando VQR (registrazione/associazione ORCID e selezione delle pubblicazioni) sarà escluso per tre anni dalla ripartizione delle risorse per la ricerca provenienti dal bilancio dell’Ateneo e potrà incorrere in eventuali ulteriori misure adottate dall’Ateneo”.
A mio modesto parere gli studenti sono già stati danneggiati:
dal tre + 2 fatto cosi, dalla riforma Gelmini, dalla demotivazione dei docenti. dal blocco del turn-over.
Visto che, il governo non tornerà sui suoi passi, forte anche dell’appoggio di molti rettori e SA (leggere articolo Ilvo Diamanti su Repubblica di qualche tempo fa sulle aspirazioni politiche di alcuni rettori….)si arriverà al blocco della didattica. Una forma di protesta più che legittima. Dolorosa ma necessaria. Quando si vedranno gli studenti (felici) girovagare per le strade, verrà a mancare la vera funzione dell’ Università secondo il governo: occupare le persone per evitare che si ubriachino, delinquano, o, peggio, pratichino atti impuri. Quindi temono come il Diavolo il blocco della didattica.
Vedremo.