Sfuma il ritiro del taglio di 400 mln sul FFO: arrivano solo 100 mln.
Il Sole 24Ore anticipa i  nomi degli atenei a rischio.
Che ne sarà dei fondi  2011 del piano straordinario associati?
Saranno dirottati a copertura del buco?

Giorni fa il Ministro Profumo aveva avvertito: circa metà degli atenei statali italiani rischiano il default in difetto dei 400 milioni di euro necessari per coprire almeno in parte i pesantissimi tagli imposti negli scorsi anni all’FFO. Il Ministro non è stato ascoltato dal suo stesso governo. Infatti, la legge di stabilità approvata oggi al Senato dispone che:

art. 152 bis: per l’anno 2013 il fondo per il finanziamento ordinario delle università di cui all’art. 5 c. 1 lett. a della l. 24 dicembre 1993 n. 537 è incrementato di 100 milioni di euro.

I 300 milioni non stanziati comportano una riduzione dell’FFO 2013 rispetto al 2012 del 4,3 %.

Numerosi atenei potrebbero trovarsi in una situazione di insolvenza, rendendo eventualmente necessaria l’attivazione delle procedure previste dal Dlgs. 27 ottobre 2011 n. 199 (disciplina del dissesto finanziario delle università). Per molti, se non per tutti, si altereranno in peggio gli indicatori previsti dagli artt. 5 e 6 del Dlgs. 29 marzo 2012 n. 49 (Disciplina per la programmazione, il monitoraggio e la valutazione delle politiche di bilancio e di reclutamento degli atenei), con il risultato di rendere ancora più stringenti i vincoli al turnover di personale. Va ricordato che il limite del rapporto tra spese di personale ed entrate è fissato all’80% mentre il limite delle spese per indebitamento è fissato al 10%. Le tabelle sotto riportate (fonte: IlSole24Ore) indicano i primi venti atenei che fuoriescono dai parametri e le relative percentuali:

La quasi totalità delle risorse degli atenei dovrà essere utilizzata per le spese correnti e per gli stipendi, a detrimento di attrezzature, biblioteche, attività di ricerca.

Nel frattempo, si sono perse le tracce della proroga, da molti data per certa, della prima tranche del “piano straordinario associati”, relativa all’anno 2011, già prorogata fino al 31 dicembre 2012 per effetto della l. 14 del 24 febbraio 2012 (art. 1 c. 5). In difetto della proroga, che risulta assente nella legge di stabilità (che quest’anno include anche il provvedimento “milleproroghe”), le somme stanziate e non ancora impegnate tramite bandi, non potrebbero più essere utilizzate per il reclutamento dei futuri abilitati (e dei vecchi idonei) in deroga ai limiti di turnover.

Taluni stimano che il mancato rinnovo del piano per il 2011 corrisponderebbe a circa 2.000 posti di seconda fascia in meno, riducendo il numero complessivo ai circa 3000 stimati dal ministero relativi allo stanziamento per gli anni 2012-3. Va anche ricordato che molti atenei, per conservare risorse in vista della conclusione delle abilitazioni, hanno evitato di utilizzare la tranche 2011 del piano, proprio perché davano per scontata la proroga.

Procedere alla proroga del piano per il 2011 appare ora estremamente difficile: infatti occorre allo scopo un provvedimento legislativo. Tuttavia il governo sarà presto dimissionario e le camere si avviano allo scioglimento entro pochi giorni.

Se dovesse essere confermata la mancata proroga del piano per il 2011, si può supporre che i fondi non saranno sottratti dal ministero agli atenei, ma rimarranno nei bilanci. Essi però perderanno il vincolo di destinazione: potranno dunque essere usati per reclutamento solo ed esclusivamente secondo i criteri restrittivi di turnover previsti dal D.M. “programmazione” n. 49. In tal caso, serviranno per sostenere proprio quelle spese ordinarie che per il mancato stanziamento dei 300 milioni divenissero prive di copertura.

Il Presidente della Repubblica ha in più occasioni ricordato l’importanza della formazione e della ricerca per lo sviluppo economico, sociale e civile del Paese.

Il governo “tecnico”, con una sua scelta politica, resa evidente dalla richiesta del voto di fiducia e dal parere contrario formulato sugli emendamenti che miravano a portare lo stanziamento integrativo per l’FFO a 400 milioni, si è assunto la responsabilità di portare al collasso il sistema universitario. Una responsabilità che è in primo luogo del Presidente del Consiglio Monti, e in secondo luogo del Ministro Profumo, i cui tardivi appelli non sono stati presi in considerazione dall’esecutivo di cui egli pure fa parte.

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36 Commenti

  1. La responsabilità nei bilanci è di chi i tagli li fa, non di chi li ripiana solo parzialmente. Se gli emendamenti vengono respinti è perché o li includi in un maxi-emendamento (magari perché la copertura non è adeguata) o non puoi votare con la fiducia (e quindi la legge non passa), siamo seri.

    Quindi la intera responsabilità del dissesto è di BERLUSCONI + TREMONTI. Non dimentichiamocelo. Dire diversamente è privo di senso ed è un’offesa all’intelligenza di chi legge.

  2. Certo, infatti quello che contesto è la frase di chiusura del post: “Una responsabilità che è in primo luogo del Presidente del Consiglio Monti, e in secondo luogo del Ministro Profumo”. La responsabilità del dissesto è in primo luogo del Berlusconi quater, e spero che questo nessuno lo dimentichi o lo metta in dubbio.

    • Non riesco a capire perché il governo Monti debba essere considerato irresponsabile delle sue scelte. Lo stesso appello in extremis da parte di Profumo presuppone che esistessero margini di scelta e che il sacrificio dell’università è frutto della decisione di non dare retta al ministro del MIUR che non è stato ritenuto degno di ascolto nonostante predica scenari disastrosi. Se questi scenari sono ritenuti realistici dal governo, si tratta di una decisione eminentemente politica che sta privando il paese di risorse essenziali per il suo futuro. Possibile che Profumo si accorga solo ora di questa linea strategica? Cosa serve dissociarsi in extremis? A fingersi estraneo al massacro? Se invece gli scenari sono ritenuti irrealistici dal Governo, il ministro Profumo è stato trattato alla stregua di un millantatore e si è dimostrato privo della credibilità necessaria per convincere l’esecutivo a prendere atto di una realtà che è facilmente dimostrabile a partire dai numeri. Tertium non datur.

    • Se c’è una cosa che al governo Monti non manca sono le responsabilità che gli sono state addossate. Peccato che qualcuno si dimentichi quante volte il governo ha dovuto cedere alle forze parlamentari perché è il parlamento a votare, non il governo.
      Certo che c’erano margini, bisognava togliere soldi a qualcosa e darli all’università per ripianare lo scempio dei tagli Berlusconi Tremonti.
      Ma l’università non fa notizia. Quindi le pressioni parlamentari e dell’opinione pubblica sono state per altre questioni.

  3. Una memoria di parecchie decadi fa. Assemblea cittadina a Novara sulla “Riforma della Scuola” (non chiedetemi chi fosse il Ministro). In quel momento si stava discutendo dell’Istituzione della seconda Università piemontese (quella che divenne la “Avogadro” del “Piemonte Orientale”); ora, anche il più scemo tra gli studentelli che bazzicavano l’assemblea sapeva che il buon senso avrebbe dovuto mettere la sede ad Alessandria (o Asti). Il politico locale, ma che allora era “di servizio” al Ministero, naturalmente era già convinto che la nuova università avrebbe dovuto essere “innovativa”; leggi: suddivisa in più sedi. Dopotutto a Novara c’è l’ospedale, e Vercelli è la capitale del riso. L’argomentazione migliore che fu portata a favore di questa “distribuzione” fu quindi: ma se uno studente ha un corso alla mattina a Novara, che problema ha a frequentarne uno al pomeriggio a Vercelli (20km di distanza, ndr).

    Ora domandatemi perché non mi stupisco delle tabelle del sole24ore.

    Marco Antoniotti

  4. Berlusconi ha le sue responsabilità tuttavia eviterei di irretermi nella solita logica dell’antiberlusconismo vs berlusconismo perchè in questo modo si ignorano i problemi reali: il governo Monti poteva evitare il disastro e ha avuto l’ultima parola, le lacrime di coccodrillo di Profumo secondo me non convincono nessuno..il governo Monti è appoggiato sia dal PD che dal PDL (più altri partitini di centro), la responsabilità secondo me è sia del governo Berlusconi che del Governo Monti e sinceramente ho dei forti dubbi anche su ciò che potrebbe fare il PD in futuro..se ci concentriamo solo su Berlusconi facciamo un gravissimo errore anche perchè si stanno organizzando per creare una lista vicina a Monti (Lista Monti o roba del genere) e dobbiamo tenere conto delle responsabilità di tutti nelle prossime elezioni altrimenti ci facciamo fregare un’altra volta se ci fossiliziamo solo su Berlusconi (che tra l’altro non ho mai votato ma non posso certo considerare il suo governo l’unico responsabile dell’imminente collasso).
    Farei molta attenzione anche al PD e a SEL, ho letto i loro programmi sull’Università, non ho visto neanche una parola su una possibile riforma strutturale che rimetta tutto in discussione, ho letto solo parole vaghe sul fatto che è necessario aumentare gli investimenti oppure su chimere tipo la creazione un’unica fascia (SEL)..il panorama è desolante

    • Ma che antiberlusconismo e antiberlusconismo! Qui quello che contano sono i fatti: Berlusconi e Tremonti hanno ridotto il FFO di centinaia di milioni all’anno per tre anni, il governo Monti lo ha aumentato di cento milioni. Una goccia nel mare, certo, ma che senso ha prendersela con chi ti porta una borraccia d’acqua, piuttosto che con chi ti ha lasciato a morire nel deserto?

    • @ Marc
      Beh, ognuno ha le sue responsabilità. Tra quelle che si applicano al nostro simpatico portatore di borraccia in loden stanno scelte del tipo: stanziare in corsa 3,9 miliardi per il Monte dei Paschi di Siena e 2.5 miliardi per la TAV, mentre non trova 0.3 miliardi per portare non solo la borraccia (bel gesto, per carità), ma anche un poco d’acqua dentro…

    • Ma sono d’accordo, parliamo di responsabilità in maniera seria. Anch’io avrei preferito che il FFO fosse incrementato di più di 100 milioni, ma per esempio non credo che prenderli dalla TAV o dal salvataggio del Monte Paschi fosse una buona idea, avrei piuttosto tolto qualcosa ad altre voci.

      Il punto è però questo: possiamo ritenere che Monti avrebbe potuto fare di più, ma dargli la colpa del dissesto dell’università, come si fa nell’articolo, è revisionismo politico.

    • @ Marc
      Capisco il ragionamento, tuttavia faccio notare
      .
      a) che come fatto presente da Draghi (noto giacobino), l’operazione nei confronti del Monte dei Paschi non era l’unico modo di intervenire per salvare la banca; e
      .
      b) che anche senza mettere in discussione la TAV in quanto tale, si tratta di un investimento a lungo termine e con ricadute molto locali e molto limitate (c’è chi dice nulle). In questo quadro, se il senso dell’operazione è primariamente quello di mettere un po’ di soldi in circolo con funzione anticiclica, beh, ti garantisco che se vanno alle università rientrano sul mercato in forma di spese in tempo reale, vista la fame pregressa.
      .
      Ergo, recuperare quell’importo su entrambe le operazioni era fattibile senza portare i cavalli cosacchi a bere nelle acquasantiere di San Pietro…

    • Ho contribuito a scrivere l’articolo e non mi sento per niente un revisionista politico. Trovo deprecabili le operazioni condotte da Berlusconi, Tremonti e Gelmini e non per questo considero encomiabili le operazioni condotte sulla stessa linea da Monti e Profumo. Detto questo, non abbiamo la pretesa di dire la verità, preferiremmo che i lettori si esprimessero liberamente senza usare espressioni fuori luogo come “revisionismo”.

  5. Sarebbe possibile avere maggiori spiegazioni sulla frase :
    “Se dovesse essere confermata la mancata proroga del piano per il 2011, si può supporre che i fondi non saranno sottratti dal ministero agli atenei, ma rimarranno nei bilanci. Essi però perderanno il vincolo di destinazione: potranno dunque essere usati per reclutamento solo ed esclusivamente secondo i criteri restrittivi di turnover previsti dal D.M. “programmazione” n. 49. In tal caso, serviranno per sostenere proprio quelle spese ordinarie che per il mancato stanziamento dei 300 milioni divenissero prive di copertura.”
    Grazie

    • significa che lo stanziamento della prima tranche del piano, anzichè essere usato per il reclutamento sarà usato per le spese correnti. La mancata proroga a rigore impedisce di utilizzare quei fondi al di fuori degli stretti parametri del turnover. Ricordo che solo il PSA sfugge ai parametri. Ma quei fondi se non “rinnovati” non fanno più parte del psa ma rifluiscono nell’FFO.

    • Ma no, che c’entra? Il blocco degli stipendi anzi serve a ridurre le spese fisse quindi rende assorbibile una parte (molto piccola) del taglio. Il problema del tagliare il 4-5% è che non si possono tagliare gli stipendi dei dipendenti del 4-5%, né licenziare il 4-5% dei dipendenti. Altrimenti far quadrare i bilanci sarebbe un gioco da ragazzi. Quindi i tagli del governo BERLUSCONI hanno costretto le università a ridurre tutte le spese non fisse, viste che neanche il blocco delle assuzioni era sufficiente ad assorbire un 4-5% di tagli ANNUO!

      Il problema è che alcune di esse potrebbero non riuscire a coprire più neanche le spese fisse, quindi andare in dissesto. Il che è un paradosso: TREMONTI ha tagliato i fondi, ma si è guardato bene dall’assumersi la responsabilità di come ridurre le spese fisse (es. prepensionamenti), lasciando le università la patata bollente.

    • I pensionamenti in un regime di blocco degli stipendi e del turn over dovrebbero fare recuperare un 2% circa.

    • Nella bozza di decreto per la programmazione triennale 2016-18 il livello di salvaguardia del FFO del sistema è da -5% a -3% per l’intero sistema e da -6% a +1% sul singolo ateneo (fluttuazione rispetto all’anno precedente). Figuriamoci come ci arriveremo (se ci arriveremo) al 2015.

  6. Riporto dall’agenzia di stampa adnkronos, aggiornamento delle 16:52 circa:
    “L.stabilita’: governo di nuovo battuto su Odg fondi universita’
    Roma, 21 dic. (Adnkronos) – Il governo e’ stato battuto in aula alla Camera su un ordine del giorno alla legge di stabilita’ riguardante l’incremento dei fondi per le universita’.”

    Non entrano tuttavia nei dettagli, questa è l’unica frase riportata, in compenso sono di seguito inserite rilevanti aggiornamenti sulle profezie Maya

  7. Ulteriore aggiornamento di pochi minuti fa da AGENPARL:

    (AGENPARL) – Roma, 21 dic – “Il Governo è stato battuto su un ordine del giorno alla legge di stabilità, approvato da una grande maggioranza, dove si chiede al Governo di incrementare i fondi per le università. Gli atenei rischiano il collasso e c’è il pericolo che si debbano ridurre i servizi per gli studenti e la ricerca”. E’ quanto ha dichiarato l’on. Paola Frassinetti, esponente del nuovo partito Fratelli d’Italia, vice presidente della commissione Cultura della Camera.

    Aggiungo una colorita curiosità: il gruppo parlamentare “Fratelli d’Italia” capeggiato credo dallo “statista Ignazio La Russa” nasce l’ultimo giorno della legislatura al fine di evitare di dover raccogliere le firme per le prossime politiche perchè se si è già in parlamento non è necessario raccogliere le firme per la candidadura..elementi di folclore a parte sembra che si stia riaccendendo una minuscola speranza..

    • gli odg contano 0, è un modo delle forze politiche per salvarsi l’anima. Sanno benissimo che il governo si dimette ad horas. Non mi aspetto che cambi una virgola.

    • Concordo con Banfi. Facile farsi belli dicendo “diamo più soldi a tizio” se poi non si dice anche “i soldi che dobbiamo dare a tizio prendiamoli da caio”.

  8. Infatti non avevo detto “con quest’ordine del giorno siamo salvi” avevo detto “forse c’è una minuscola speranza”, talvolta gli ordini del giorno vengono accolti e vengono effettuate modifiche all’ultimo minuto..naturalmente non è questo il caso perchè la manovra è legge e Monti è andato al Quirinale..soprattutto i parlamentari hanno cominciato le loro vacanze dorate..va bene, è stato bello sperare per una mezz’ora..Auguri a tutti!

  9. Credo che al di là della vicenda contingente dovremmo fermarci tutti a riflettere su ciò che sta accadendo all’intero sistema italiano della formazione e collocare i fatti in una prospettiva di medio periodo.
    La chiave di lettura, a mio avviso, va trovata almeno in parte nel bell’articolo di De Nicolao (e nel bel libro di Regini e collaboratori, più volte citato nell’articolo.
    Ma il problema è molto più grave e generale. Siamo in un Paese la cui classe dirigente (politica e soprattutto economica) non considera la formazione un investimento produttivo, né in termini economici né in termini di consenso. Risultato: i nostri quindicenni sono il fanalino di coda nei test PISA, la nostra scuola elementare, un tempo portata come esempio di qualità a livello internazionale, ormai è degradata al livello (infame) della scuola media (è notizia degli ultimi giorni che anche i test sui novenni cominciano a dare esiti fallimentari).
    Non c’e’ Paese sviluppato, o realmente in via di sviluppo, che non abbia puntato seriamente sulla formazione, anche nel pieno della crisi, o addirittura proprio come reazione alla crisi, salvo l’Italia e pochi altri sventurati. Io credo che è dalla scuola che bisognerebbe ricominciare. Altrimenti l’Università non riuscirà a mantenere quegli standard che, comunque si manipolino i dati (Perotti docet) sono tuttora tra i più elevati al mondo, e non ci riuscirà perché non riceverà più dalla scuola ragazzi sufficientemente preparati e motivati. Già ora i dicainnovenni che si iscrivono all’università sono soltanto circa il 30% della coorte anagrafica, un dato di assoluta retroguardia.
    L’università quindi non morirà per i tagli (anche se le ferite sanguinano, non lo nego), anche perché questi tagli furono decisi nel 2008 da Tremonti, e molti atenei non solo se li aspettavano, ma li avevano anche già messi in conto. E poi si può uscire dalla crisi finanziaria anche rinunciando al turnover (che vale non meno el 3% annuo del FFO), vendendo (svendendo) gli immobili, eliminando i finanziamenti interni alla ricerca, etc.
    Ma facendo queste scelte, e senza il supporto di una buona formazione secondaria, sarà sempre più difficile produrre alta formazione e buona ricerca. E se non fa questo l’università è comunque morta.
    Se è vero che gran parte delle responsabilità deve essere attribuita ai governi precedenti, fa comunque impressione vedere un governo di “professori” così refrattario ai problemi di un mondo che dovrebbe essere il loro. Pensano davvero di poter tornare a una società così classista da richiesere soltanto un’università per le elites? Leggessero Krugman, anziché Zingales, perdio!

  10. PS: poiché in questo dibattito si inseriscono anche alcuni appassionati detrattori del sistema universitario italiano (talmente appassionati da non arrendersi neanche davanti all’evidenza, come il colonnello Buttiglione, caro ricordo della mia giovinezza), mi piacerebbe che qualcuno di loro rispondesse a questa semplice domanda; come mai questo sistema così schifoso sforna ugualmente una quantità di giovani con una preparazione così elevata da risutare fortemente competitiva a livello internazionale? Intrinseca superiorità genetica dell’italica stirpe, forse? Perché non mi risulta che ci siano altri Paesi con standard formativi bassi ma forte esportazione netta di capitale umano qualificato. Il mondo anglosassone invece è importatore netto di capitale umano: avendo le migliori università del mondo (per chi crede ai ranking di atenei) non dovrebbero essere largamente autosufficienti?
    OOps, scusate la distrazione: il miglior sistema formativo del mondo (Perotti docet) ce l’ha l’arcipelago Chagos, e li’ in effetti non si importa capitale umano, per quanto ne so io

  11. Condivido tutte le affermazioni del Prof. Rossi. Dall’osservatorio universitario e personale vedo: elementari discrete, medie pessime, licei classico e scientifico di impianto tradizionale (con qualche otenziamento al classico di inglese e matematica) ottimi. Epperò, per contro, accesso all’università di molti studenti privi di reali motivazioni e di requisiti minimi (ma comunque sempre promossi e parcheggiati perché la tendenza di tutto l’Occidente è prolungare la scuola dell’obbligo fino a 18 anni quando non a 21). Ora se questi cialtroni e disonesti che ci governano arrivano a mettere le mani anche sull’impianto liceale secondo me siamo fritti. Bravi studenti liceali e universitari italiani in genere non hanno nulla da invidiare a quelli esteri, ma molti di loro vengono privati dell’opportunità di adeguati riconoscimenti ed emigrano.
    Davvero non riesco a capire come si pensi di costruire una società decente disinvestendo sull’istruzione.

  12. … Nel contempo sono state confermate le spese miliardiarie per le grandi opere e quelle militari. Non va dimenticato che il PD ha fatto sì che 223 milioni venissero date alle universita’ private, che in quanto private dovrebbero autofinanziarsi. Tutto cio’ sembra essere piu’ frutto di cecita’ che di semplice miopia di questo e di altri governi.

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