Segnaliamo ai lettori un articolo del Guardian, a proposito del debito crescente che grava sulle spalle degli studenti universitari del Regno Unito da che le tasse universitarie sono state elevate fino a un massimo di 9000 sterline e legate a programmi di “prestiti d’onore”. Una misura, peraltro, che non sta scoraggiando i giovani dall’iscriversi all’università, anche quando essi provengono dalle classi meno agiate. In compenso, le proiezioni delle dimensioni del debito prevedono il raggiungimento di cifre stratosferiche (330 miliardi di sterline) entro il 2044. D’altra parte, la competizione fra atenei è esplosa, generando una corsa generalizzata al marketing. Una politica sostenibile?
Callum, who is in the final year of an English literature degree at Warwick University, is more fortunate than many of his peers. He has avoided taking out additional maintenance loans by taking jobs and receiving financial support from his parents. But, according to the Institute for Fiscal Studies (IFS), students will graduate with an average of £44,035 of debt. More alarming for the government is the IFS estimate that 73% of them will not repay their debt in full.
“You can see the figures,” says Callum, scrunching his face as he tries to remember when he signed for his loan. “You can see that you’re really screwed in an abstract way. But there’s a very real practical element you don’t get until it’s on the horizon.” What’s more immediately pressing to students is the lack of graduate job prospects. “I know friends who are graduating and going to work in call centres and shopping malls,” says Callum.
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Penso che anche noi in Italia dovremmo alzare le tasse per gli studenti e legare il loro pagamento a prestiti di onore.
Potremmo immaginare di estendere a tutte le Università Statali le attuali tasse vigenti nelle Università private italiane (Bocconi, Cattolica, Vita e Salute etc) che mediamente si aggirano intorno a 15.000 euro a studente per anno.
Vantaggi:
a) ogni università avrebbe un cospicuo budget da spendere per l’organizzazione del corso (materiali, strutture per la didattica etc).
b) si potrebbe immaginare un fondo premiale per i docenti più performanti (valutati come tali dagli studenti).
c) si potrebbero invitare docenti esperti stranieri (premi nobel, etc) a tenere corsi.
d) si iscriverebbero solo studenti motivati (nessuno è disposto a spendere inutilmente più di 50.000 euro di tasse solo per le iscrizioni se non motivati).
e) con il sistema del prestito di onore tutti avrebbero possibilità di accesso, anche i meno facoltosi.
f) Le Università cercherebbero di diventare più attive e competitive per attrarre il maggior numero di studenti.
Svantaggi:
nessuno
Sono d’accordo: sembra proprio la ricetta giusta per l’Italia che è già ultima in Europa per percentuale di laureati:

Devo però osservare che la proposta non è nuova, perché è già stata avanzata da Ichino e Terlizzese i cui numeri traballavano un po’ (https://www.roars.it/tasse-universitarie-i-numeri-di-ichino-e-terlizzese/). Ci sono in giro un numero di commentatori faziosi che non riescono ad apprezzare tutti i vantaggi e l’inesistenza di svantaggi. Citano la situazione disastrosa del debito studentesco USA (https://www.roars.it/indebitarsi-per-studiare-soluzione-o-problema/): persino quei comunisti di Moody’s pensano che sia un problema!
Poi citano i problemi che stanno nascendo nel Regno Unito (il solito Guardian che si inventa le notizie) e il dibattito in Australia (https://www.roars.it/universita-australiane-riforma-o-frode/). Devono essere in malafede per non cogliere al volo la genialità della proposta.
Penso, con molto rammarico, che il sistema universitario attualmente vigente in Italia sia abbastanza fallace e poco produttivo iniziando dalla appropriatezza/efficacia dell’attività didattica che viene erogata e finendo al controverso, e poco felice, sistema di reclutamento docenti che è attualmente in vigore.
Molte di queste problematiche sono sostanzialmente dovute al concetto che L’Università non debba costare allo Stato.
Purtroppo, però, è pur vero che attualmente le risorse che lo Stato può investire nella Università sono oggettivamente poche, in considerazione, del periodo di crisi economica che stiamo vivendo e che durerà ancora un po’.
Ritengo, quindi, che se fossero i discenti a finanziare in maniera fattiva il proprio percorso di studi (ad esempio se ogni studente pagasse 15.000 euro anziché 1500, per ogni anno di corso, per la propria formazione), sarebbe più facile migliorare i servizi erogati dagli Atenei.
Però possiamo anche scegliere di lasciare le cose così come stanno e lamentarci cronicamente ed irreversibilmente …. che forse è più comodo per tutti.
Certo che ci vuole una pazienza a rispondere a questi commenti ripetitivi e luogocomunisti davvero certosina. Invidio Giuseppe De Nicolao che riesce sempre a trovare un pizzico di ironia. A me e’ davvero passata.
ROARS confuta da anni, e con grande successo, queste amenità amerikan-confindustriali sull’Università italiana. Ripeterle per l’ennesima volta e proprio in questa sede sa di forte disattenzione – o di troll, più semplicemente.
Si, si, si dai: 15.000 e perchè no 20.000 euro all’anno per ogni studente, ma gratis per i figli dei professori universitari. Altrimenti si risolverebbe in modo molto radicale il nepotismo/figliolismo. Quale professore si potrebbe permettere di mandare il figlio all’università? Pochi. Solo quelli che mangiano poco, si vestono con stracci e frequentano poco teatri, cinema e amenità del genere. Purtroppo prof del genere esistono e mi sa che neanche questo provvedimento potrebbe risolvere l’annoso problema del nepotismo/figliolismo se non ci fosse l’esonero tasse. In Italia non si risolvono mai i problemi, c’è sempre qualcuno che rompe le uova nel paniere.
[…] UK: Il debito delle tuition fees inizia a materializzarsi sulle spalle degli studenti, ROARS, 11 marzo 2015 […]
Vorrei precisare che spesso, quando si parla nei commenti italiani delle tasse universitarie sproporzionate in UK, ci si dimentica di distinguere fra Inghilterra e Scozia. In Scozia, gli studenti “undergraduates” che provengono da tale Paese o da Stati dell’ UE non pagano affatto le rette universitarie. Gli studi dei laureandi scozzesi o provenienti da Stati dell’ UE sono assolutamente gratuiti; le tasse devono essere pagate solo per i “postgraduate degrees”.
È vero, l’aumento delle tasse non ha riguardato la Scozia. Tanto è vero che per evitare “travasi”, i giovani inglesi che volessero studiare in Scozia, devono pagare salato anche fuori sede, a differenza dei loro coetanei scozzesi. Una situazione paradossale.
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But it is not just students from Scotland who get free tuition at Scotland’s 19 universities – under European law, students from other EU member states share the same entitlement. However, students from other parts of the UK do not and Scottish universities charge them tuition fees.
http://www.bbc.com/news/uk-scotland-23279868