1. PREMESSA

Finalmente dopo parecchi anni, è stato partorito il nuovo Regolamento dell’ASN/2016, il relativo DM è stato firmato dal Ministro l’8/6/2016, dopo la bozza circolata nel 2015 e sottoposta ai pareri dell’ANVUR e del CUN. Come ha dichiarato il Ministro “Stiamo lavorando per poter partire con la nuova tornata questa estate… con procedure a sportello – d’ora in poi la domanda si potrà presentare in qualsiasi momento dell’anno – … Questo decreto rappresenta un’altra tappa di avvicinamento per far ripartire le procedure di Abilitazione con regole semplificate e tempi più certi di svolgimento”.

Le dichiarazioni ottimistiche del Ministro hanno retto alla prova dei fatti: le procedure di abilitazione si sono avviate (DD 1531/2016 e 1532/2016) dopo l’emanazione delle famigerate “soglie” che hanno innescato tutta una serie di polemiche dal CUN a molte Società Scientifiche, ma con MIUR al solito sordo o sordastro a qualsiasi richiesta di miglioramento o cambiamento. Ma è l’ASN/2016 che va globalmente verificata per quello che realmente è, già ampiamente commentata su ROARS, ma anche alla luce della bozza ASN/2015 e dei successivi pareri ANVUR e CUN per capirne la genesi e l’evoluzione (vedi ancora i due articoli pubblicati da ROARS parte I e parte II). A tale scopo si mettono a confronto la bozza ASN/2015 e il DM ASN/2016 in un file PDF allegato al presente articolo per cercare di capire anche la “logica” messa in campo dal MIUR.

Alcuni punti sono da discutere in quanto appaiono le colonne portanti dell’attuale ASN/2016 o in quanto assenze ingiustificabili in una eventuale abilitazione di docenti universitari:

-problema degli autori multipli e apporto individuale nei lavori in collaborazione (ASN/2016: Art. 4 c.1 lettera b)

-indicatori bibliometrici e non-bibliometrici d’impatto della produzione scientifica dei candidati (allegato C e D) e degli aspiranti commissari (Allegato E)

-elenco dei titoli che i candidati devono possedere (Allegato A): dieci elencati, sei scelti dai Commissari, tre sufficienti per superare la valutazione (Art. 5 c.2 e Art. 6 c. 1 lettera a)

-abilitazione didattica (totalmente ignorata da un abilitazione che si definisce ASN, Abilitazione Scientifica Nazionale); del resto a che serve una abilitazione didattica nazionale ad un Professore di I e II fascia?

 

  1. PROBLEMA DEGLI AUTORI MULTIPLI E APPORTO INDIVIDUALE NEI LAVORI IN COLLABORAZIONE

L’ASN/2016, come la bozza 2015, richiama questo punto fondamentale (Art. 4 c.1 lettera b), ma pur essendo un punto molto delicato, non presta alcuna attenzione ad approfondire o normare tale punto nell’ambito dell’ASN. Eppure la stessa legge Gelmini 240/2010 all’art. 16 c.3 lettera a) scrive che i regolamenti (ASN?) prevedono:

l’attribuzione dell’abilitazione con motivato giudizio fondato sulla valutazione analitica dei titoli e delle pubblicazioni scientifiche, previa sintetica descrizione del contributo individuale alle attività di ricerca e sviluppo svolte, ed espresso sulla base di criteri e parametri differenziati per funzioni e per area disciplinare, definiti con decreto del Ministro

Sembra abbastanza grave che tutto venga lasciato alle Commissioni che con voglia o contro voglia possono decidere come meglio piace loro.

Eppure il problema sembra non peregrino e si ripropone qui quanto già scritto nel precedente articolo ROARS parte II.

Il numero degli autori di un articolo scientifico va crescendo in quasi tutti i settori in questi ultimi decenni. In una lista di autori assai numerosa, come è possibile capire chi ha fatto: cosa, come e quando? La paternità onoraria, soprattutto per ricercatori anziani o ordinari anziani o responsabili di laboratorio o responsabile del progetto di ricerca, è una pratica assai diffusa, un po’ meno quella di non elencare un autore, per molteplici motivi, che pur ha contribuito al lavoro. Da quest’ultimo punto di vista Authorship in scientific publications, Analysis and recommendations della Swiss Academies of Arts and Sciences (2013) può essere utile per iniziare a chiarire il problema.

Il problema è assai delicato ed importante, soprattutto quando si vogliono stabilire dei valori-soglia che comprendono il numero di lavori a più nomi, l’indice h per un autore di articoli a più nomi (come ripartire le citazioni tra gli autori?) o il numero di citazioni complessivo di articoli a più nomi (come ripartire le citazioni tra gli autori?).

E’ ovvio che un autore che lavora in un gruppo numeroso, ricco e agguerrito, su temi di ricerca alla moda (in senso positivo come tematiche importanti) ha più possibilità di pubblicare molto e bene, anche se il suo contributo può essere marginale, per motivi diversi, in molti dei lavori pubblicati anche a suo nome. D’altre parte, giovani ricercatori che lavorano, a parità di settore di ricerca, in gruppi limitati in numero e finanziamenti anche perché su temi non particolarmente frequentati o di nicchia, ha meno possibilità di pubblicare con frequenza o continuità.

Sono tutti aspetti che il legislatore deve meditare con attenzione, non solo per decretare in giustizia, ma anche per la possibilità di inviare messaggi sbagliati, che possono avere effetti perversi sul comportamento delle comunità scientifiche dell’Università: spostamento su tematiche facili, di rapida acquisizione dei dati e di stampa dei lavori, su pratiche furbesche di citazioni tra gruppi sodali: citare per citare, per non soccombere. E’ la nascita di una mala-scienza che va combattuta in prevenzione e non quando è già esplosa e radicata. Si segnala da parte della redazione ROARS un progetto dell’EC ACUMEN (Academic Careers Understood through Measurement and Norms) che “ha creato criteri e linee guida per buone pratiche di valutazione” che andrebbe analizzato in dettaglio.

Il criterio presente all’Articolo 4, c.1 lettera b) della bozza ASN/2015 (e ora ASN/2016): l’apporto individuale nei lavori in collaborazione, dovrebbe essere normato con specifiche apposite, già richieste in chiaro dalla legge Gelmini 240/2010 all’art. 16 c.3 lettera a). Per esempio, può essere prevista una norma che stabilisce che per tutte le pubblicazioni o lavori sottoposti al giudizio della Commissione (nei numeri massimi stabiliti) deve essere inserita, una dichiarazione, per ogni articolo e per tutti gli autori, in cui vengono ripartite le quote di lavoro assolte da ciascuno e la descrizione del singolo lavoro svolto. Nel caso che tale dichiarazione non sia presente la Commissione procede ripartendo in parti uguali la paternità del lavoro.

Dovrebbe essere altresì documentato dall’ANVUR per i periodi temporali previsti dall’ASN/2015 per il calcolo degli indicatori (come proposti dall’ANVUR) e se fattibile per l’adeguatezza delle banche dati:

  • il numero medio (?) degli autori presenti per i lavori scientifici sottoposti dai candidati per l’abilitazione
  • il numero medio (?) degli autori dei lavori scientifici presenti nelle banche dati stabilite, per i diversi SSD
  • il numero medio (?) degli autori dei lavori scientifici dei candidati nelle banche dati stabilite.

In mancanza di una analisi, anche se solo formale o indiretta, dell’apporto individuale nei lavori in collaborazione è ovvio che rimangono aleatori i criteri collegati: numero di articoli scientifici di paternità del candidato (in presenza di autori multipli), il calcolo delle citazioni e dell’h-indice dei lavori (in presenza di autori multipli).

In mancanza di una soluzione del problema o dell’assoluta ignoranza del problema, siamo nel campo della non scientificità o di una sciatteria di fondo dell’ASN/2016, spesso pignolissima e bizantina, e qui solo superficiale e dilettantesca. In letteratura, del resto, il problema è ben noto ma conoscono la letteratura bibliometrica gli anvuriani e i miuriani? Conviene citare De Bellis (2014) nel paragrafo 3.2 interamente dedicato al problema degli autori multipli, con vari metodi citati per trattare il problema, ma forse la soluzione migliore, come scritto più sopra, è chiedere agli autori una dichiarazione in proposito, ed in sua assenza una ripartizione paritaria del lavoro tra i vari autori operata dalle Commissioni.

 

  1. INDICATORI BIBLIOMETRICI E NON-BIBLIOMETRICI DELL’IMPATTO DELLA PRODUZIONE SCIENTIFICA DEI CANDIDATI (ALLEGATO C E D) E DEGLI ASPIRANTI COMMISSARI (ALLEGATO E)

Occorre sottolineare inizialmente che non è ben chiaro nel DM ASN/2016 che cosa è la “qualità” scientifica richiesta ai candidati alla I e II fascia, l’ANVUR ovviamente discetterà da par suo sul problema. Nell’Art. 3 c.1 si chiede che i candidati abbiano ottenuto “risultati scientifici significativi”. Nel c.2 dello stesso Art. 3 si scrive per i professori di I fascia, però, di “raggiungimento di risultati di rilevante qualità” mentre per quelli di II fascia di “positivo livello della qualità”. Ora “significativi, rilevante qualità e positivo livello della qualità” sono tra loro congruenti o coerenti?

Per fortuna tutto chiarisce (o no?) l’allegato B in cui è sempre presente la frase eccezionale nel suo burocratese: “Si intende per pubblicazione di qualità elevata una pubblicazione che, per il livello di originalità e rigore metodologico e per il contributo che fornisce al progresso della ricerca, abbia conseguito o è presumibile che consegua un impatto significativo nella comunità scientifica di riferimento a livello anche internazionale”. In cui si ritorna ad un “impatto significativodi una pubblicazione di qualità elevata”: qualità elevata che si sposa con un impatto significativo? Con in più “…o è presumibile che consegua un impatto significativo…”? Il “presumibile” è fondamentale per un ASN: del doman … c’è certezza…? Tra l’altro la frase dell’Allegato B non distingue tra I e II fascia: boh!

L’allegato B era già indigeribile anche al CUN che proponeva:

-di espungere dall’Allegato B le definizioni di «pubblicazioni di qualità elevata / non elevata» limitandosi ad indicare nel testo del decreto i criteri che la Commissione dovrà utilizzare per tale valutazione.

Il CUN è accontentato a metà: via la definizione di pubblicazione di qualità non elevata, ma rimane (errare humanum est, perseverare diabolicum) la definizione di pubblicazione di qualità elevata: l’homo burocraticus è una degenerazione dell’homo sapiens? Tuttavia l’Art. 6 c.1 lettera b) fa piazza pulita di “risultati scientifici significativi” di “rilevante qualità” di “positivo livello della qualità” e sposa “qualità elevata” dell’Allegato B per il conferimento dell’abilitazione sia per i Professori di I e II fascia: ovviamente anche se è “presumibile che consegua” tale qualità elevata… In futuro le Commissioni si dovranno dotare, tramite l’ANVUR che può tutto, di metodi e persone esperte nelle ”previsioni di impatto significativo”: sfere di cristallo e astrologi/maghi/maghe, o programmi di simulazioni di impatto tipo NASA? Chissà se l’asteroide alla fine del cretacico ha avuto un impatto significativo sulla scomparsa dei burocratosauri?

Sia per i settori bibliometrici che per quelli non bibliometrici sono definiti, per i tre “indicatori” previsti, un “valore-soglia” distintamente per i professori di prima e di seconda fascia di ogni settore concorsuale (Allegati C e D commi 3 lettera a); ove necessario e in relazione alle specifiche caratteristiche del settore concorsuale, tale “valore-soglia” può essere differenziato per settore scientifico-disciplinare. Ottengono una valutazione positiva per l’ammissione all’abilitazione i candidati i cui parametri sono almeno pari al “valore-soglia” in almeno due degli indicatori previsti (Allegato C e D, commi 3, lettere a e b). Si recepiscono in proposito i pareri ANVUR e CUN portando a tre tali indicatori, e fissando a due gli indicatori che devono essere almeno pari al “valore-soglia” per l’ammissione alla valutazione del candidato.

3.1 Indicatori per i settori concorsuali bibliometrici

Gli indicatori bibliometrici da utilizzare nelle procedure di abilitazione a professore di prima e seconda fascia sono i seguenti (Allegato C):

  1. a) il numero complessivo di articoli riportati nella domanda e pubblicati su riviste scientifiche contenute nelle banche dati internazionali “Scopus” e “Web of Science”, rispettivamente nei dieci anni (prima fascia) e cinque anni (seconda fascia) precedenti;
  2. b) il numero di citazioni ricevute dalla produzione scientifica contenuta nella domanda, pubblicata e rilevata dalle banche dati internazionali “Scopus” e “Web of Science”, rispettivamente nei quindici anni (prima fascia) e dieci anni (seconda fascia) precedenti;
  3. c) l’indice h di Hirsch, calcolato sulla base delle citazioni rilevate dalle banche dati internazionali “Scopus” e “Web of Science” con riferimento alle pubblicazioni contenute nella domanda e pubblicate, rispettivamente, nei quindici anni (prima fascia) e dieci anni (seconda fascia) precedenti.

Quanto alla lettera a) precedente c’è un grande miglioramento nell’ASN/2016, rispetto all’ASN/2015, in quanto in quest’ultima si leggeva per l’Allegato C c.2 lettera a) “il numero… pesato per l’indicatore di impatto della rivista scientifica”. Beh “IF” della rivista o indici similari sono stati espunti per valutare le pubblicazioni: finalmente non si valuta più un contenuto con il contenitore. Che la sentenza TAR del Lazio (REG. RIC. 05434/2014), che diceva la stessa cosa precedente, abbia fatto breccia nelle mura granitiche di MIUR ed ANVUR? Meglio tardi che mai…

E’ ovvio che è sempre presente il problema degli autori multipli, a cui si aggiunge il problema non secondario delle citazioni. Sono le citazioni un indice attendibile della qualità “elevata” (v. Allegato B) della produzione scientifica? Forse sì, ma occorre domandarsi:

-le autocitazioni vanno considerate o no?

-le citazioni sono manipolabili da gruppi di ricerca ben strutturati a scala nazionale e internazionale?

-come suddividere le citazioni per gli articoli con autori multipli? (v. paragrafo 2.).

Occorre leggersi con attenzione Bucci (2015) per provare un salutare sconcerto: che dire di un ricercatore famoso (in negativo) J.H. Schön. Lo “Scandalo Schön” provocò nella comunità scientifica un dibattito sul grado di responsabilità dei coautori e dei revisori degli articoli scientifici (v. stessa pagina di Wikipedia). Dopo lo scandalo Science ritirò 8 articoli firmati da Schön, Nature altri 7 e Physical Review journals altri 6. Altro caso citato da Bucci (2015) Y. Fujii che ebbe nel 2011 solo tre lavori riconosciuti privi di frode, su 212 lavori esaminati etc. etc. Quante citazioni positive o negative hanno avuto questi articoli ritrattati o “fraudolenti”? Le citazioni (come la bibliometria in generale) appaiono un palliativo o una scorciatoia per non leggere gli articoli e valutarli per quello che sono: chissà quante citazioni ha avuto Mein Kampf? WOS ci dice che dal 1950 ha avuto solo 25 citazioni, mentre la Bible nello stesso periodo 2.901. In WOS per Schön JH risultano: 23 lavori complessivi (2000-2003) e 18 ritrattati (21 secondo Wikipedia citata più sopra); 2.210 citazioni ad oggi; articoli citanti 1.484; citazioni medie per lavoro 96; h-index 19. Però!

Nel WEB è disponibile anche una pagina dei 100 articoli più citati al 2014 sempre secondo WOS: al quinto posto anche una ricercatrice italiana con 60.397 citazioni per un articolo del 1987 a due nomi.

Articoli “manipolati” o addirittura “ritrattati” quanti sono in media? I dati prodotti da Bucci (2015) sono impressionanti: le citazioni sono un indice sicuro di qualità “elevata” delle pubblicazioni? E’ lecito dubitare, come S. Tommaso, che dovrebbe essere assunto a santo tutelare dei ricercatori scientifici. Il detto Publish or perish, forse andrebbe rivisto come Publish cited or perish che fa capire l’enorme pressione a cui è sottoposto un qualsiasi ricercatore per fare carriera o accedere ai fondi pubblici di ricerca e che è un forte stimolo ad aiutarsi in maniera lecita e no, anche con pratiche border line, furbette se non illecite. Sempre più, per legge, si assiste alla proliferazione di Codici Etici e Commissioni Etiche nelle Università Italiane, ma che francamente sono spesso senza lavoro (nullafacenti o pilatesche) soprattutto quando si devono sanzionare Magnifici Rettori inadempienti, e forse conviene citare Swiss Academies of Arts and Sciences (2013): ma le Accademie svizzere nei fatti sono migliori di quelle italiane?

Quello che si può affermare sempre con Bucci (2015) è che: “ormai la competizione si basa sul numero di articoli scientifici e di citazioni ricevute, come surrogato alla discussione approfondita dell’importanza di ciò che si è scoperto”.

Una volta per i candidati era previsto la discussione dei titoli e una lezione su un tema scelto da una terna (estratta tra cinque temi preparati) davanti alle Commissioni. Attualmente sembra che i concorsi sono solo virtuali: virtuale la commissione, virtuali i candidati, e ovviamente virtuale anche il risultato… Chi non ricorda dei vecchi concorsi, prima dell’ASN gelminiana, candidati con scena muta alla discussione dei titoli o conoscenza assai limitata dei lavori presentati ed addirittura scene mute alla lezione didattica o lezione che duravano 15 minuti invece dei canonici 45. Il progresso è sicuramente miglioramento… e sì che l’ANVUR c’è ed il MIUR c’è sempre stato.

Sull’indice di Hirsch, sempre basato sulle citazioni, si può aggiungere che non è l’unico indice per valutare la “qualità” scientifica di un ricercatore: si può leggere in proposito opportunamente il paragrafo 3.5.2. di De Bellis (2014) e il caso del premio Nobel P.W. Higgs, padre del bosone di stesso nome, con poche pubblicazioni ma altamente citate, con indice h basso, ma un indice g decisamente più alto e più significativo.

Verrebbe da chiedersi per l’Einstein del 1905, l’Annus Mirabilis con 6 lavori straordinari, se potesse concorrere all’ASN, sarebbe abilitato o no? Sicuramente no: pochissime o zero le citazioni nel 1905 e i titoli 3 su 6 (6 scelti dalle Commissioni) dei 10 dell’Allegato A, certamente non posseduti da un oscuro impiegato dell’Ufficio Brevetti di Berna. Così va l’ASN/2016… Ci sono però le chiamate per chiara fama del Ministro con l’ultimo straordinario esempio di un ordinario del SSD L-LIN/01 chiamato all’Università per Stranieri di Perugia dal Ministro, sempre dello stesso SSD e sempre della medesima Università. Ma è stato chiamato in “straordinario” un nuovo Einstein o quasi Einstein?

La Bibliometria è una scienza (?!) che va manipolata con cura e da esperti, non certo da dilettanti allo sbaraglio: che prevede delle speciazioni come bibliometria di Stato in varietà miuriana o anvuriana. Il risultato non voluto (o voluto?) può essere la distruzione per decenni dell’Università italiana.

3.2. Indicatori per i settori concorsuali non bibliometrici

L’Allegato D riporta gli indicatori previsti per i settori concorsuali non bibliometrici:

  1. a) il numero di articoli su riviste scientifiche dotate di ISSN e di contributi in volumi dotati di ISBN (o ISMN) pubblicati, rispettivamente, nei dieci anni (prima fascia) e cinque anni (seconda fascia) precedenti;
  2. b) il numero di articoli su riviste appartenenti alla classe A pubblicati, rispettivamente, nei quindici anni (prima fascia) e dieci anni (seconda fascia) precedenti;
  3. c) il numero di libri (escluse le curatele) a uno o più autori dotati di ISBN (o ISMN) e pubblicati, rispettivamente, nei quindici anni (prima fascia) e dieci anni (seconda fascia) precedenti.

Le riviste di fascia A sono una costruzione fantastica se non fantascientifica, dallo stesso sito ANVUR Classificazione delle riviste risulta ad esempio:

Si comunica che in seguito al riesame effettuato a seguito della sentenza TAR Lazio depositata in data 15/02/2013, con Delibera del Consiglio Direttivo n. 43 del 23/04/2013 la “Nuova rivista storica” (ISSN: 0029-6236) viene riconosciuta scientifica per l’insieme dei settori concorsuali di Area 11 – Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche e di Area 14 – Scienze politiche e sociali, ai fini dell’Abilitazione Scientifica Nazionale. Si comunica altresì l’inserimento nella lista delle riviste di classe A per i settori concorsuali 11/A1 – Storia Medievale e 11/A2 – Storia moderna, ai fini dell’Abilitazione Scientifica Nazionale.

Così sulla stessa pagina WEB per altre 4 sentenze TAR o Consiglio di Stato che riguardano altre Riviste: bene, che dire? Non vengono parole opportune per stigmatizzare tanto sfracello. MIUR, ANVUR non sanno neanche normare tali riviste di classe A, ci vuole l’aiuto del TAR o del Consiglio di Stato? Tutti a casa verrebbe da dire, l’Italia ne ha abbastanza…

Come al solito non è una rivista che fa la qualità di un articolo, ma è l’articolo stesso che fa la propria qualità indipendentemente da dove è pubblicato, anche sugli Annali di Canicattì (con tutto il rispetto per Canicattì). Si possono citare tra i tanti casi ben noti nella storia della scienza:

-Galois che non riesce a pubblicare la sua memoria sulla teoria delle equazioni all’Accademia delle Scienze perché Cauchy, Fourier e Poisson pur interessati (e che nomi!), non hanno tempo di leggerla o di leggerla approfonditamente;

-Bose, uno dei fondatori della statistica Bose-Einstein, inviò il suo articolo iniziale ad alcune riviste inglesi ottenendo sempre dei rifiuti, si risolse infine a scrivere direttamente ad Einstein, che tradusse questo articolo personalmente in tedesco e lo inviò con una sua presentazione alla prestigiosa Zeitschrift für Physik che lo pubblicò nel 1924.

-l’articolo di Fermi sul decadimento beta (considerato un suo capolavoro) fu inviato a Nature e rifiutato in quanto conteneva troppe speculazioni astratte ed era “troppo lontano dalla realtà fisica”. Fu poi pubblicato in Zeitschrift für Physik nel 1934…

Si può citare tra i tanti casi analoghi avvenuti in altri campi: quello di Dino Campana che riesce solo a pubblicare a proprie spese, la raccolta “Canti Orfici” prima consegnata con altro nome e persa dalla redazione della Rivista “Lacerba” e che poi scriveva in proposito: “…Accademia della Crusca. Accademia dei Lincei. Accademia del mantellaccio: sì, voi siete l’accademia del Mantellaccio; con questo nome ora vi dico in confidenza, io vi chiamo se non rispettate di più l’arte. Mandate via quella redazione che a me sembrano tutti cialtroni. Essi sono ignari del «numero che governa i bei pensieri». La vostra speranza sia fondare l’alta coltura (sic) italiana.” E’ solo lo sfogo di un grande poeta?

 

3.3. Indicatori per la valutazione degli aspiranti commissari (Allegato E)

Praticamente si applicano gli stessi indicatori previsti per i candidati per i settori bibliometrici e non, con le stesse condizioni (superamento di almeno due valori-soglia su tre), ma è previsto Allegato E c.3 lettera a): ai sensi dell’articolo 10, comma 4, è definito un “valore-soglia” più selettivo rispetto a quello degli allegati C e D per i candidati alla prima fascia, distintamente per ogni settore concorsuale; ove necessario e in relazione alle specifiche caratteristiche del settore concorsuale, tale “valore-soglia” può essere differenziato per settore scientifico-disciplinare.

Che cosa vuol dire in concreto “un valore soglia più selettivo” non è dato sapere: l’ANVUR tuttavia vigila e pensa a tutto, come sempre e per il meglio… possiamo stare più che tranquilli. La selezione naturale, di tipo darwiniano, è sicuramente più feroce per i selezionatori che per i selezionati… E’ interessante trattare il sistema universitario come un ecosistema, con vari livelli trofici… produttori primari, consumatori primari e secondari… nella piramide alimentare dove sono l’ANVUR ed il MIUR?

 

  1. ELENCO DEI TITOLI CHE I CANDIDATI DEVONO POSSEDERE (ALLEGATO A)

Nell’Allegato A sono elencati i titoli dai commi 2 a 11 richiesti per l’ASN: in tutto dieci titoli, sei poi devono essere scelti dai Commissari, ed il possesso di tre titoli su questi sei, sono sufficienti per essere ammessi alla valutazione dell’abilitazione (Art. 5 c.2 e Art. 6 c. 1 lettera a). Tali titoli non sembrano particolarmente severi, altri potevano essere assunti, o meglio specificati ma nella realtà sembrano numerosi, se non esaustivi. Si poteva fare meglio? Forse sì, ma non sembrano oltremodo pregiudizievoli. Forse tale requisito poteva essere del tutto eliminato, come chiedeva il CUN nel suo parere pubblicato.

Si può aggiungere che nell’ Allegato A tra i titoli da possedere al comma 9 si scrive di “conseguimento di premi e riconoscimenti per l’attività scientifica, inclusa l’affiliazione ad accademie di riconosciuto prestigio nel settore.” Esilaranti sono le lettere scambiate – M. Feynman (a cura di), 2015 – tra R. Feynman e varie autorità della National Academy of Sciences per un decennio (1960-1970) sulla sua tenace volontà di rassegnare le dimissioni da tale prestigiosa Accademia in quanto “Ho scoperto di non avere né il tempo né l’interesse sufficiente per partecipare in maniera attiva” (21/2/1961). Occorre essere dei conformisti per poter partecipare all’ASN, in modo da non essere fonte né di sorprese né di problemi: la vita degli anticonformisti è particolarmente dura. E viene a proposito una citazione dalla famosa campagna Think different della Apple: “The people who are crazy enough to think they can change the world are the ones who do”.

 

  1. ABILITAZIONE DIDATTICA

L’abilitazione didattica è totalmente ignorata da un abilitazione che si definisce ASN (Abilitazione Scientifica Nazionale); del resto a che serve una abilitazione didattica nazionale ad un Professore di I e II fascia? E’ notorio del resto che ad Einstein non piaceva insegnare e spesso presso varie Università in cui è stato, è esentato dai compiti didattici. Ma l’Università si può permettere docenti che vogliono fare solo ricerca, senza alcun contatto con gli studenti tramite l’insegnamento? E’ impossibile: un bravo docente non si improvvisa e dovrebbe essere valutato per questa sua importante funzione. Se no a che servono tutti i questionari di valutazione della docenza che il MIUR ha reso obbligatori da diversi decenni, e che sono fondamentali per conoscere il parere del’utenza e poter migliorare.

Chi non sa che un corso di insegnamento fatto per la prima volta è molto imperfetto e perfettibile e solo dopo tre o quattro anni di esperienza un tale corso diventa robusto. Come si insegna? Certo il dialogo con gli studenti in aula è fondamentale: insegnare come Pitagora, dietro una tenda, per paura di domande sull’incommensurabilità (numeri irrazionali) non ha senso. Feynman nel suo famosissimo testo di Fisica rielabora delle lezioni tenute al Caltech e la leggenda vuole che inizialmente tali lezioni erano seguite da un pubblico numeroso che riempiva l’aula ed il corridoi di accesso, ma quasi immediatamente il pubblico diminuì ed alla fine era costituito solo da pochi appassionati, per nulla intimoriti dalla “difficoltà” di tali lezioni. Forse la funzione di un Professore all’Università è principalmente insegnare e non fare ricerca: ma questa considerazione può essere duramente contestata. Ma innamorare gli studenti allo studio o saper far parlare la scienza in modo rigoroso ma accattivante è un compito che spesso da le stesse soddisfazioni di una scoperta scientifica o di una ricerca ben condotta.

Non è affatto condivisibile l’approccio del MIUR e dell’ANVUR in cui nell’ASN la didattica sia totalmente ignorata e che senso ha operare un accreditamento dei Corsi di Studio o degli Atenei sulla didattica, se poi i docenti non sono reclutati anche in funzione della qualità della loro didattica? Siamo alle solite stramberie italiane dove la razionalità è bandita e la confusione su scopi ed obiettivi regna sovrana.

Se si dovesse introdurre anche una adeguata abilitazione didattica, questa potrebbe avvenire nello stesso regolamento ASN con semplici integrazioni: ad esempio (come semplicissima proposta) prova didattica davanti la commissione con le modalità già prescritte nei passati concorsi per Professori Associati ed obbligo della prova solo per candidati privi di esperienza di insegnamento universitario per almeno un anno accademico o in presenza di risultati dei questionari studenteschi non soddisfacenti (ad esempio sotto la media per gli insegnamenti dei Corsi di Studio interessati con obbligo dei NVI di riferimento di inviare le elaborazioni dei questionari dei singoli insegnamenti per Corso di Studio e globalmente per i CdS). In mancanza delle elaborazioni dei questionari dei NVI si procede alla prova didattica.

 

  1. COMMENTI SU ROARS AL DM ASN/2016

Sulla pagina ROARS relativa al decreto ASN “Eccolo! Il decreto criteri e parametri in anteprima” pubblicato il 15/6/2016 in pochi giorni sono comparsi 168 commenti (al 23/6/2016), che è interessante discutere. Spesso i commenti sono molto goliardici, da voce popolare disincantata e disillusa, di persone che si ritrovano a far parte di un sistema in cui la logica sembra incomprensibile, del tipo “il sonno della ragione genera mostri”. Tra i commenti goliardici e non, si possono segnalare:

Un commento: …quindi possiamo affermare con serenità e rassegnazione che ai fini della carriera universitaria, attività didattica e dottorato di ricerca non servano ad un bel niente… Salvo sedere nel Collegio docenti (?!?)

Risposta:direi di più…conta solo avere in qualche modo prodotto carta e citazioni, la vera qualità scientifica non conta più niente…peggio di così!

Ulteriore commento: Quale sarà il prossimo requisito proposto dal Ministero: scegliete voi:
1) essere stato il barista del bar di un prestigioso centro di ricerca estero.
2) essere stato l’amante del direttore/direttrice di un prestigioso centro di ricerca estero.
3) essere stato il capo del servizio-portineria di un prestigioso centro di ricerca estero.
Votate!

Commento assai amaro: Quindi, se un ricercatore senza obbligo di insegnamento ha tenuto in piedi un corso di laurea, non è meritevole di abilitazione: questo vale 0, anzi meno, visto che il ricercatore ha buttato nel ces… tino tempo che avrebbe potuto dedicare alla pesca o alla madre malata. Se invece ha fatto parte di un collegio di dottorato o ha scritto recensioni anonime di articoli per conto di una rivista, il ricercatore va abilitato. Come al solito, poi, ci dicono oggi quali regole dovevamo seguire negli scorsi 10-15 anni. Tutto normale, anzi tutto normalizzato.

Altro commento: «credo quia absurdum» diceva un padre della Chiesa. E per credere alla bibliometria di stato, ci vuole una fede non minore. Forse, non basta nemmeno la volontà del singolo, ma è merito di una speciale grazia se qualcuno riesce a sopportare le contraddizioni e le assurdità di questo sistema.

Ulteriore commento: Come ho descritto in un precedente post negli ultimi due anni ho dovuto segnalare a Scopus tutti gli articoli e le citazioni che mancavano al mio profilo e che nella prima tornata della ASN mi avrebbero consentito di ottenere l’abilitazione. A chi avrei dovuto fare causa? All’ANVUR? Al Ministero? A Scopus? Alla commissione? Scrissi anche all’ANVUR segnalando il problema ma non mi hanno mai risposta. Tra l’altro segnalai che molte delle mie citazioni si trovavano all’interno del mio profilo ma figuravano come “Secondary documents results” e quindi non sarebbero state estratte. Solo dopo mia segnalazione, tramite invio dei proceedings, questi articoli sono stati inseriti all’interno di Scopus perchè secondo i loro revisori potevano far parte del database. Ma questo era scontato perché erano proceedings di conferenze già precedentemente presenti all’interno di Scopus. Qualcuno dall’ANVUR dovrebbe dirmi se questa attività di segnalazione fa parte dei doveri di un docente universitario.

Altri commenti si concentrano sugli aspetti formali di interpretazioni delle norme per esempio sugli indicatori in cui si scrive, per esempio Allegato C c.2:

-per lettera a) il numero complessivo di articoli riportati nella domanda e pubblicati su riviste scientifiche rispettivamente nei 10 o 5 anni precedenti (rispettivamente I e II fascia);

-per lettera b) il numero di citazioni ricevute dalla produzione scientifica contenuta nella domanda pubblicata e rilevata da WOS o SCOPUS nei 15 o 10 anni precedenti;

-per lettera c) l’indice h di Hirsch calcolato sulla base delle citazioni rilevate dalle banche dati … con riferimento alle pubblicazioni contenute nella domanda e pubblicate nei15 o 10 anni precedenti.

Il burocratese è assai impenetrabile, tra l’altro si scrive di articoli, produzione scientifica e, per finire, pubblicazioni, senza dare definizioni ben chiare. Conviene aspettare “il modello di domanda allegato al bando candidati” art. 5 c.4, sperando che faccia chiarezza. Sembrerebbe, un super-condizionale è d’obbligo:

-che il primo indicatore è riferito solo agli articoli pubblicati su rivista (elementare, Watson!);

-che il secondo, per le citazioni, è riferito a tutta la produzione scientifica e che le citazioni sono conteggiate solo nei 15 o 10 anni precedenti;

-che il terzo indicatore indice h di Hirsch è riferito alle pubblicazioni (produzione scientifica?) pubblicate nei 15 o 10 anni precedenti.

Che vuol dire poi anni precedenti? Se sono 10 gli anni precedenti e la domanda è inviata nel corso del 2016: si dovrebbe calcolare dal 2006 al 2015 (estremi compresi): non dovrebbe contare (condizionale d’obbligo) l’anno corrente 2016.

Il buon senso del popolo dei commentatori sembra molto maggiore dei burocrati estensori del decreto ASN.

 

  1. CONSIDERAZIONI FINALI

L’abilitazione ASN/2016 prevede tre passaggi operativi per i candidati (art. 6):

-verifica del superamento (maggiore o uguale) degli indicatori Allegato C o D , due su tre, dei valori soglia relativi al SC o SSD;

-verifica del possesso di tre titoli sui sei stabiliti dalla Commissione sui dieci previsti dall’Allegato A c. 2-11;

-valutazione delle pubblicazioni inviate in numero prestabilito dall’Allegato B da giudicare complessivamente di qualità “elevata” secondo la definizione dello stesso Allegato B, con “un impatto significativo nella comunità scientifica”.

Peccato che la richiesta ANVUR di poter superare le precondizioni della valutazione (valori-soglia e i tre titoli) all’unanimità della Commissione in presenza di titoli scientifici tali da meritare una valutazione positiva, non sia stata accolta nell’ASN/2016. Ma sarebbe bastata la maggioranza semplice. In via del tutto teorica i fuori-classe della ricerca possono essere danneggiati dalla ASN/2016, quando gli onesti lavoratori sono tutelati (ovvio si applica per Commissioni, diciamo non distorte, perfette come i gas perfetti).

Dispiace anche che il parere CUN che sollevava dubbi di legittimità sulla richiesta di possesso di almeno tre titoli (attuale Art. 5 c. 1-2) per i candidati, non sia stato accolto. Il CUN in proposito scriveva: configurano i suddetti «titoli» come dei veri e propri requisiti… tali disposizioni potrebbero essere fonte di un considerevole contenzioso se non fossero opportunamente emendate. Pur sembrando tale requisito, nell’elenco dei titoli esplicitati nell’ASN/2016, facilmente superabile probabilmente può essere penalizzante per i fuori-classe, pur tutelando gli onesti lavoratori della ricerca (anche qui ovvio in Commissioni non distorte).

Qual è l’impatto dell’ASN/2016 trattata come pubblicazione scientifica: sicuramente le citazioni sono notevoli in campo nazionale, quasi nulle in quello internazionale, ma appunto le citazioni sono vera gloria? La sostanza inoltre è del tutto negativa: i futuri docenti universitari sono valutati dopo soglie bibliometriche di dubbia validità, ma soprattutto non si sciolgono i nodi degli autori multipli, delle citazioni artefatte e delle autocitazioni e soprattutto la didattica e la qualità della didattica non sono affatto valutate: ma come accredita l’ANVUR i Corsi di Studio e gli Atenei con docenti non abilitati didatticamente o a che servono i questionari studenteschi, voluti dall’ANVUR, prima dal MIUR, se i docenti non sono valutati ex ante? Le normative italiane in proposito sono ridicole se non grottesche.

Quousque tandem abutere, ANVUR-MIUR, patientia nostra?

C’è una canzone composta durante la Resistenza sul Maresciallo d’Italia P. Badoglio, figura leggendaria responsabile di Caporetto e poi di nuovo dell’8 settembre 1943, che va sotto il nome di Badoglieide, non è che qualcuno in gamba può scrivere un ANVURIEIDE o MIURIEIDE? Io sono ANVUR figlio di MIUR può bastare?

Io sono ANVUR, figlio di MIUR! Colui che non era, ma adesso è … e purtroppo sarà. Padre dei mille moduli imperscrutabili, PRIN, Horizon, FIRB, CEPR, CIVR, AVA … e SUARD. Colui che non teme di preferire due sciocchezze a una cosa seria. E una in inglese a due in italiano. Eeeh, grazie a me l’universitaaaa è tutto ciò che vi impedisce di lavorare. VALUTAZIONEEE! E ora tu, mio eletto, ti guadagnerai il pane col fund-raising!» «No! col fund-raising, noo!» «Sìì! E farai la fuga del cervello. E romperai le balle ai popoli del nord!» «No, i popoli del nord, no!» «Sì. E tu pubblicherai con dolore!» …. «E sarai abilitato tra mille travagli! E piangerai e strillerai per rinascere abilitato! Ma rimarrai sempre abilitato! Non sarai mai chiamato!».

 

BIBLIOGRAFIA SOMMARIA

-Bucci E. – Cattivi scienziati. La frode nella ricerca scientifica. Add editore, Torino 2015

-De Bellis N. – Introduzione alla bibliometria: dalla teoria alla pratica. AIB, Roma 2014

-Feynman M. (a cura di) – Deviazioni perfettamente ragionevoli dalle vie battute. Le lettere di R. Feynman. RCS, Milano 2015

-Swiss Academies of Arts and Sciences: Authorship in scientific publications, Analysis and recommendations. Scientific Integrity Committee of the Swiss Academies of Arts and Sciences, Berna 2013

-URL citati, consultati per l’ultima volta il 20 giugno 2016

 

XX ALLEGATO Confronto ASN versioni 2015 e 2016

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35 Commenti

  1. Leggo solo ora il tuo commento. Anche a mio giudizio un punto cruciale sono gli autori multipli, che vanno moltiplicandosi in questi ultimi anni proprio in virtù della’ASN. Articoli a 10 nomi o a 100 nomi (vedi CERN) non hanno alcun senso se non si riesce a capire chi ha fatto che cosa. Ma conteggiarli tante volte come 1 per tutti gli autori, non solo è folle, ma anche contrario alla più banale delle selezioni scientifiche. L’ASN è un insulto all’intelligenza “scientifica” e di scientifico ha ben poco, come la mancanza di una qualsivoglia prova didattica. Ogni paese si merita i politici che esprime, così gli “scienziati” che partoriscono ASN… che non si riescono a correggere o a mandare a casa.

  2. Complimenti per l’articolo completo e puntuale.

    Un semplice commento. (Anche ammesso e non concesso che gli indici non siano manipolabili – e invece manipolabilissimi sono!) il problema degli autori multipli e delle autocitazioni, almeno per i settori bibliometrici, è un problema “a valle”. A monte c’è il serissimo problema che, per quel che ne so, Scopus e ISI non hanno mai precisato esplicitamente quali riviste includono e quali no. Sono organizzazioni private, il cui unico fine è il profitto, e pure in conflitto di interessi, a decidere con arbitrio cosa è scientifico e cosa verrà utilizzato per la valutazione dell’ “impatto”.

    Non mi stupirei che prima o poi si faranno pagare dai direttori delle riviste per includerle (così come un esercente può pagare per far comparire qualche Pokemon e aumentare i clienti…); e nemmeno mi stupirei che sottobanco ci siano state pressioni per fare in modo che l’ASN sia basata su quelle banche dati (e tutte le altre banche di settore, quindi più specifiche e qualificate nei singoli settori siano state escluse.)

    • La domanda associata da associare a quella di paolo b è: quanto costano al contribuente italiano quelle banche dati?

  3. Ancora su scopus… sto valutando le mie soglie (sic).
    Il problema è che Scoupus ha degli articoli inseriti come:
    Source Type: Conference Proceeding
    Original language: English
    Document Type: Article
    Per cui non dovrebbe contare (Conferenza) o invece si? Secondo il decreto e’:
    a) Indicatore “numero di articoli”, articoli pubblicati su riviste scientifiche contenute nelle banche dati internazionali come di seguito riportato:
    – “Scopus”: Article, Article in press, Review, Letter, Note, Short survey;

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