Una peculiarità della legge 240/2010 e dei tagli lineari che l’hanno seguita è di aver ottenuto l’obiettivo di disgregare totalmente il corpo accademico. Il senso di corpo, tuttora esistente in altri Paesi, era in declino già da tempo; ora però si può osservare la lotta per la sopravvivenza di tutti contro tutti: precari contro ricercatori a tempo indeterminato, ricercatori contro professori, settori contro settori, aree contro aree. Sulla zattera dei naufraghi affamati, mors tua vita mea. Chi sopravviverà?

In questo quadro vanno alla deriva anche i candidati idonei dei concorsi della I e II tornata 2008. Parificati ai nuovi abilitati, molti di costoro non sono più riusciti a farsi chiamare e ora vedono avvicinarsi la scadenza delle idoneità. L’appello che segue è stato pubblicato su Europa Quotidiano.

Forse non tutti sanno che gli ultimi concorsi universitari locali vennero banditi nel 2008 ed espletati nel 2010, poco prima dell’entrata in vigore della legge Gelmini che fu approvata nel dicembre dello stesso anno. Durante quella lunga sospensione temporale, il governo dell’epoca avrebbe potuto anche annullare quei concorsi “vecchia maniera” ed espletarli in seguito con nuove norme, ma non lo fece. Decise invece di procedere rendendo più rigorose le modalità di formazione delle commissioni, che vennero per quattro quinti sorteggiate e non più elette in modo più o meno discrezionale dagli Atenei. Quel governo scelse, quindi, con convinzione di portare a compimento il processo concorsuale iniziato e in qualche modo se ne assunse la responsabilità.

Purtroppo, tale responsabilità nei nostri confronti è stata sostanzialmente elusa: a tutt’oggi siamo circa duecento professori associati idonei al ruolo di professore ordinario con la carriera bloccata dal 2010, perchè impossibilitati a prendere servizio nel nuovo ruolo, a causa di una complessa catena di norme sovrappostesi negli ultimi anni. L’idoneità quinquennale da noi regolarmente conseguita scadrà l’anno prossimo e allora diventeremo merce avariata: un’ingiustizia nei nostri confronti, un grave danno agli Atenei di appartenenza, vanificando le energie e uno spreco di risorse finanziarie investite nei concorsi di cui siamo risultati vincitori.

Al contrario, altri nostri colleghi, risultati idonei nella stessa tornata concorsuale, e spesso nello stesso concorso, sono entrati regolarmente in servizio solo perché si trovavano in Atenei più “virtuosi”, ovvero in condizioni finanziarie migliori di altri, oppure grazie a circostanze che si potrebbero definire fortuite. Vale la pena ricordare che il sistema universitario pubblico è stato pesantemente colpito dalla drastica contrazione del turnover che nell’ultimo biennio è sceso al 20%, in molte sedi addiruttura non si supera il 10% (un nuovo assunto per ogni 10 professori in pensione). Ma il fattore economico, nel nostro caso, non è un aspetto limitante: noi costiamo poco, essendo già professori associati con anzianità di servizio. Infatti, il nostro avanzamento a ordinario comporterebbe un investimento calcolabile in circa 60 “punti organico”, solo il 2.8% rispetto ai 2.227,48 recuperati in seguito ai pensionamenti e riutilizzati solo in minima parte, a causa del blocco del turnover.

Che sia ben chiaro, noi non vogliamo una sanatoria, come qualcuno sostiene per indebolire le nostre richieste. Siamo dei professionisti seri, il nostro profilo didattico e scientifico è testimoniato dai molti anni di attività di insegnamemento universitario certificato, dai numerosi progetti di ricerca nazionali e internazionali di cui siamo titolari o a cui partecipiamo, dalle collaborazioni con prestigiosi centri di ricerca esteri e dalla qualità delle nostre pubblicazioni. Desideriamo solo il riconoscimento di un titolo maturato sul campo e ottenuto attraverso concorsi di certo sicuramente più restrittivi delle attuali abilitazioni nazionali. Risolvere tale situazione di disparità significa anche rendere più agevole la prossima attuazione della nuova normativa di reclutamento legata alle abilitazioni nazionali, senza creare ulteriori conflitti. Forti del nuovo ruolo, potremmo inoltre contribuire maggiormente allo sviluppo della ricerca e dell’innovazione nel Paese, non a caso molti di noi hanno scelto di rimanere in Italia nonostante avessero migliori prospettive all’estero.

Nella recente discussione al senato sulla legge di stabilità sono stati presentati due emendamenti tendenti a risolvere tale situazione critica, uno presentato dal Pd (Senatori firmatari Tocci, Puglisi, Di Giorgi, Idem, Marcucci, Martini, Mineo, Zavoli, Nencini, Pagliari) ed un altro del Pdl (Senatore firmatario Mazzoni,) che sono stati accolti dalla Commissione VII (Cultura) e hanno raccolto un ampio consenso tra gli altri senatori. Purtroppo, al di là di ogni motivazione di buon senso e secondo la logica della mannaia indiscriminata, il governo ha bocciato quegli emendamenti. Un atto di discriminazione nei nostri confronti, rispetto a tutti coloro che sono stati reclutati secondo la vecchia procedura.

Adesso la partita si riaprirà alla camera ed il Coordinamento idonei prima fascia intende incrementare l’opera di sensibilizzazione già iniziata al Senato e aprire un confronto con il governo per promuovere un emendamento risolutivo della discriminazione.

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2 Commenti

  1. La legge gelmini va abrogata con urgenza. Bisogna ripristinare il ruolo dei ricercatori a tempo indeterminato e ripristinare l’organismo deliberante del consiglio di facolta’. Bisogna rendersi conto che l’universita’ sta morendo, grazie alla gelmini, e con essa ke speranze e le aspettative di tanti giovani.

  2. E che c’entrano ricercatori e facolta’ col tema degli idonei che non si riesce a chiamare ? Le opinioni di chi considera la 240 una pessima legge, sui punti che sollevi (RTI e Facolta’) sono estremamente diversificate. E non hanno molto a che fare con il tema degli idonei ad ordinario.
    Le speranze ed aspettative di tanti giovani e non giovani sono azzerate dai tagli espliciti ed impliciti al sistema dell’ universita’ statale, non altro.

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