Nella prima tornata delle abilitazioni, due diverse commissioni si sono trovate a giudicare lo stesso candidato, che aveva presentato domanda su due diversi settori concorsuali di matematica. Secondo la Commissione Alfa, il fatto stesso che il candidato avesse dato una risposta ad un importante problema aperto, comporta una decisa valutazione positiva dell’ “impatto” della produzione scientifica del candidato. Anche la Commissione Omega parla di “ottimi” risultati, ma sembra ritenere che per partecipare ad un concorso per professore associato non basta aver conseguito “ottimi” risultati bisogna anche aver pubblicato molto ed essere stati molto citati. Il confronto tra i due diversi giudizi, uno positivo e l’altro negativo, sollecita una riflessione sull’uso degli indicatori bibliometrici e sul messaggio che ne deriva per i giovani studiosi.
Caro Direttore,
si è da tempo conclusa, almeno per la matematica, la prima tornata della Abilitazione Scientifica Nazionale. Sono anche scaduti i termini per possibili ricorsi ed è possibile discuterne i risultati senza timore di interferire sugli esiti. Non è certo la prima volta che commissioni nazionali si esprimono sulla qualità dei risultati della ricerca scientifica di candidati che aspirano all’assunzione o alla promozione nel sistema universitario italiano. Questa volta però le commissioni hanno deliberato in presenza di indicatori di qualità, predisposti da una autorità centrale (ANVUR). La stessa autorità aveva indicato soglie minime (le cosiddette “mediane”) che avrebbero dovuto essere raggiunte dagli indicatori, relativamente alla produzione scientifica dei candidati, per il conferimento della abilitazione scientifica. Come è noto le commissioni non erano obbligate a seguire strettamente le indicazioni dell’ANVUR, ma potevano discostarsene a loro discrezione. La possibilità effettiva di ignorare gli indicatori era, per la matematica, rafforzata dalle posizioni adottate dalla Unione Matematica Italiana, dalla Società Matematica Europea, e dalla International Mathematical Union, che mettevano in guardia contro i pericoli di utilizzare criteri “bibliometrici” per giudicare la qualità scientifica dei risultati individuali.
A mio parere però non tutte le commissioni di matematica hanno avuto il coraggio di discostarsi dalle indicazioni dell’ ANVUR, e di assumersi la responsabilità di scelte discrezionali. Io penso che questa mancanza di coraggio, o deliberata adesione alle indicazioni di una autorità centrale, possa avere effetti negativi non tanto sui risultati della ASN, quanto piuttosto sul messaggio che ricaveranno i giovani da questo tipo di valutazione.
Per illustrare il mio punto prenderò in esame i giudizi che due diverse commissioni hanno espresso sullo stesso candidato, che aveva presentato domanda su due diversi settori concorsuali di matematica e la cui produzione scientifica era stata giudicata pienamente pertinente ai due settori. Cercherò di proteggere l’identità di questo candidato, e con essa, le indicazioni delle commissioni che l’hanno giudicato, con esiti diversi. Chiamerò “Alfa” la commissione che lo ha promosso e “Omega” quella che lo ha bocciato. Ecco qui di seguito il giudizio della Commissione Alfa.
Il candidato [omissis] risulta borsista post-doc presso l’Università di [omissis]
Presenta solo 7 articoli su rivista, distribuiti uniformemente nel periodo che va dal 2005 al 2011, alcuni dei quali particolarmente corposi.
La sua attività di ricerca riguarda aspetti matematici [omissis].
Da un esame analitico delle singole pubblicazioni presentate risulta che, a giudizio della commissione, esse hanno qualità e collocazione editoriale eccellenti.
In particolare il candidato ha affrontato e brillantemente risolto un problema aperto [omissis] completando la dimostrazione del celebre teorema [omissis].
Per questo motivo la valutazione dell’importanza e dell’impatto della produzione scientifica del candidato è estremamente positiva.
Si deve far presente che inoltre il candidato ha ricevuto premi e riconoscimenti di assoluto prestigio.
Sulla base di queste valutazioni, la commissione unanime esprime giudizio positivo per quanto riguarda l’abilitazione alle funzioni di professore di seconda fascia.
Segue ora il giudizio della Commissione Omega
Delle 7 pubblicazioni presentate, una è la tesi di dottorato del 2009 e 6 sono articoli pubblicati su riviste scientifiche nei due periodi 2005-2006 (due articoli in collaborazione con [omissis]) e 2010-2011 (quattro articoli in collaborazione con [omissis]).
Le tematiche trattate, che riguardano principalmente questioni connesse alla teoria [omissis], rientrano pienamente tra le discipline del settore concorsuale. Il contributo individuale ai lavori in collaborazione è paritetico. Oltre agli articoli presentati, il candidato non ha pubblicato altri articoli su riviste.
Da un esame analitico delle singole pubblicazioni presentate risulta che, a giudizio della commissione, non sono presenti risultati di rilievo eccezionale, il numero limitato di articoli su rivista è un elemento fortemente negativo. Pur essendoci buoni risultati, talora ottimi, il contributo complessivo alle ricerche del settore di queste pubblicazioni non è ancora adeguato alla funzione di professore associato. La loro collocazione editoriale varia tra una delle migliori riviste di matematica e riviste di livello più modesto. Il loro impatto sulla comunità matematica è stato finora molto limitato. Dei tre indicatori dell’impatto dell’intera produzione scientifica comunicati dal CINECA, almeno due non superano le mediane. La valutazione dell’importanza e dell’impatto della produzione scientifica complessiva è quindi negativa.
Sulla base di queste valutazioni, la commissione unanime esprime giudizio negativo in merito all’abilitazione alle funzioni di professore associato.
Sembra chiaro che la Commissione Alfa abbia ignorato gli indicatori dell’ANVUR, come pure il numero limitato dei lavori presentati e abbia basato il suo giudizio sui risultati ottenuti dal candidato. Secondo la Commissione Alfa il fatto stesso che il candidato abbia dato una risposta ad un importante problema aperto, comporta una decisa valutazione positiva dell’ “impatto” della produzione scientifica del candidato. La Commissione Alpha si è quindi discostata dalla valutazione usuale dell’ “impatto” basata sul numero delle citazioni.
Al contrario, la Commissione Omega ha tenuto conto dei valori degli indicatori (si parla delle famose “mediane”) ed ha giudicato prevalentemente sulla base del numero dei lavori e dell’”impatto” determinato presumibilmente dal numero di citazioni. Anche la Commissione Omega parla di “ottimi” risultati, ma sembra ritenere che per partecipare ad un concorso per professore associato non basta aver conseguito “ottimi” risultati bisogna anche aver pubblicato molto ed essere stati molto citati.
A me sembra che la Commissione Alfa si sia mossa in coerenza con la tradizione dei matematici che sono abituati a dare importanza alla qualità dei risultati, indipendentemente dal numero dei lavori nei quali sono riportati e dal numero delle citazioni che questi lavori ricevono.
Al contrario il messaggio che si ricava dal giudizio espresso in questo caso (ed altri) dalla Commissione Omega è che conviene massimizzare il numero dei lavori e delle citazioni ricevute. Non è, a mio parere, un messaggio utile allo sviluppo della matematica in Italia. Sono possibili ovviamente altre opinioni.
Alessandro Figà Talamanca
Riproduzione della lettera al Direttore del Notiziario dell’Unione Matematica Italiana
L’accusa di sollevare polemiche strumentali è talmente priva di fondamento e (essa sì!) strumentale (perché allontana dai temi del discorso) da rasentare pericolosamente la calunnia.
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Affermare che nell’esempio preso in esame la bibliometria non c’entri nulla è atto temerario che lascio alla meditazione dei lettori.
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Si parla, ancora temerariamente, di “ignavia”, di “[candidati] mediamente più attivi” (a fare cosa? a scrivere lavori di routine? o a scrivere lavori alla frontiera? beh, dal solo numeretto non si capisce! come non si può capire da questi numeretti quale sia stato l’apporto del candidato in questione: dedurre una cosa dall’altra è un’altra inferenza assolutamente priva di fondamento). Di fatto, è stata, lo ribadisco, ingiustamente negata non la medaglia Fields, il premio Nobel, non un posto ad associato, ma la possibilità a partecipare a un concorso ad associato ad un validissimo ricercatore che meritava quel riconoscimento.
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L’accusa di non essere stati presenti, quando Eva avvicinava Adamo e accennava alla possibilità allettante di assaggiare una mela da un certo alberello del Paradiso Terrestre, può essere facilmente ritorta contro coloro che hanno voluto avanzarla, che sicuramente non hanno fatto sentire la loro voce quando alla Germania postbellica venivano imposte condizioni esasperatamente punitive, e nemmeno quando Galilei veniva messo a tacere, ecc ecc. Era chiaro che si sarebbe arrivati a questo. Il male esiste. Proporre soluzioni che non fanno altro che confermarne la presenza è una mossa assai discutibile, come lo è (a giudicare dai risultati ottenuti) la fede in una “palingenesi” basata sull’uso di certi dati “freddi”, “oggettivi” ecc.
Il fastidio di dover confrontare la “intera metodologia” con i casi particolari è una spia del carattere apodittico della fiducia che in loro viene riposta.
Fausto di Biase, non ritengo di dover commentare oltremodo, anche perché la situazione della matematica in Italia è sotto gli occhi di tutti. Ricordo solo che le cose a cui mi riferisco io non datano oltre i 15 anni, e parlano di quello che è stato fatto in molti concorsi locali. Io penso che l’uso delle citazioni, come diceva Susanna Terracini, persona che per livello scientifico e per nota onestà intellettuale si trova al di sopra di ogni sospetto, ha contribuito ad alterare alcuni assetti di potere che non sempre hanno fatto bene alla matematica italiana. Assetti che a qualcuno, evidentemente, piacciono ancora.
Prima di tutto vorrei precisare che le opinioni espresse nella lettera al notiziario dell’UMI riprodotta, su mia richiesta, da ROARS sono le mie opinioni e non quelle dell’UMI.
Vorrei anche dire che sono assolutamente convinto che le commissioni della ASI per la matematica, ivi comprese le commissioni che ho chiamato alfa e omega, hanno lavorato con impegno, professionalità e soprattutto imparzialità. A giudicare dai giudizi collegiali, mi sembra anche che le commissioni alfa e omega siano entrate nel merito della produzione scientifica del candidato di cui parlo nella mia lettera. Ad esempio la commissione omega giudica “ottimi”, evidentemente dopo averli esaminati, alcuni risultati del candidato. Inoltre sembra che la commissione omega abbia preso in considerazione (respingendola) l’ipotesi che i risultati del candidato fossero di “rilievo” eccezionale.
Non si può escludere che l’esito diverso del giudizio da parte delle due commissioni sia dovuto a valutazioni diverse della qualità scientifica dei lavori presentati dai candidati, come è certamente possibile, lecito e frequente in matematica.
Mi sembra però che il confronto tra le frasi conclusive dei due giudizi indichi che il fattore determinante sia stato la più o meno rigorosa osservanza dei risultati delle “mediane”. Infatti la commissione omega afferma:
“Dei tre indicatori dell’impatto dell’intera produzione scientifica comunicati dal CINECA, almeno due non superano le mediane. La valutazione dell’importanza e dell’impatto della produzione scientifica complessiva è quindi negativa” (la sottolineatura del “quindi” è mia. ).
E invece la commissione alfa afferma:
“…il candidato ha brillantemente risolto un problema aperto… Per questo motivo la valutazione dell’impatto della produzione scientifica del candidato è estremamente positiva”(La sottolineatura di “Per questo motivo” è mia).
E’ quindi da criticare l’operato della commissione omega? Assolutamente no. Come è possibile criticare chi si è attenuto più scrupolosamente alle regole? Sono invece, a mio parere, criticabili proprio le regole. Forse è criticabile la comunità scientifica (me compreso) che non si è subito ribellata quando la legge ha cominciato a parlare di “criteri e parametri” fissati da un’autorità centrale per la valutazione della qualità della ricerca scientifica.
Devo però rispondere all’argomento di Mingione che sembra ritenere che gli indicatori numerici ottenuti con il calcolo delle “mediane” possano evitare che le commissioni esercitino male la loro discrezionalità, come sarebbe troppo spesso avvenuto con i vecchi concorsi.
Prima di tutto io contesto l’ipotesi che i vecchi concorsi siano andati così male. Devo dire che ho una ben scarsa esperienza di concorsi a cattedra. Nei miei 40 anni di servizio come professore di ruolo, sono stato commissario una volta nel 1980 e un’altra volta nel 2002. Tuttavia, da esterno, la mia impressione è che i concorsi, nel complesso, abbiano funzionato abbastanza bene. Ci sono (almeno) due modi di valutare un sistema di reclutamento-promozione. Si può verificare che il sistema consenta ad un candidato meritevole di essere in tempi ragionevoli reclutato o promosso o si può invece valutare la capacità del sistema di sbarrare la strada ai candidati scientificamente deboli. Mi sembra che si possa dire che nel vecchio sistema dei concorsi un candidato meritevole poteva ben essere bocciato in un concorso, ma, insistendo con le domande, poteva essere ragionevolmente sicuro di passare un altro concorso nel giro di un paio d’anni. Naturalmente per giungere a questa conclusione bisogna osservare tutti i concorsi espletati in un paio d’anni, senza pretendere che ognuno di essi sia del tutto soddisfacente.
Devo ammettere però che il vecchio sistema consentiva la promozione di candidati deboli. Si trattava in gran parte di candidati cosiddetti “locali” sostenuti dalla facoltà che aveva bandito il posto. La scusa offerta dalle facoltà che sostenevano i candidati locali era che solo loro garantivano la effettiva copertura del posto, dal momento che il sistema incoraggiava le domande di chi non era interessato a trasferirsi nella sede che aveva bandito il concorso. Per migliorare il sistema, venendo anche incontro alle esigenze delle sedi di ricoprire i posti messi a concorso, sarebbe bastato passare da due idonei per concorso ad un solo vincitore, sopprimendo la possibilità per il vincitore di essere chiamato altrove.
Sono d’accordo comunque che dati “bibliometrici” e collocazione editoriale dei lavori possano contribuire a limitare l’arbitrio di commissioni e commissari, ma “mediane” e indicatori sono tutt’altra cosa. Un dato “ bibliometrico” di per sé può essere raffinato o contestato (ad esempio andando effettivamente a vedere che cosa dicono le citazioni). L’indicatore invece, specie se imposto da un’autorità, non può essere che accettato, senza che nessuno si assuma la responsabilità del suo verdetto. Per gli indicatori tutti gli articoli su riviste della stessa classe sono uguali: ad esempio un articolo di sessanta pagine su Annals of Mathematics vale quanto un articolo di dieci pagine su Revista Matematica Iberoamericana, una citazione di un risultato nel testo di un articolo scritto da un grande matematico vale quanto l’inclusione di un articolo in una lista infinita di “references”.
Ma soprattutto la qualità di un risultato matematico non può essere ricondotta ad uno o più “parametri”. Ognuno di noi apprezza a modo suo la originalità, la profondità, o l’eleganza di un risultato. Ognuno di noi ha un diverso apprezzamento di una problematica. Ciò che incuriosisce ed appassiona un matematico può lasciare indifferente un altro. Questa diversità di interessi, curiosità, apprezzamenti è una caratteristica della matematica che ne favorisce lo sviluppo. Non dobbiamo rinunziarvi e specialmente non dobbiamo spingere i giovani ad inseguire “parametri” e “indicatori” piuttosto che le loro curiosità i loro gusti e le loro inclinazioni.
Mi pare che la lettera di Figà Talamanca riproponga garbatamente ma senza cambiare una virgola (ed e’ pure giusto) l’argomento che le decisioni della commissione OMEGA siano basate sulla applicazione meccanica delle mediane e degli indicatori.
Non sono affatto d’accordo, la commissione OMEGA si e’ trovata davanti candidati che avevano
– buchi di produzione
– una singola pubblicazione di qualità’ molto superiore al resto (senza voler mancare di rispetto al resto)
– la presenza di collaboratori molto più’ noti e affermati cofirmatari del lavoro principale
Ha fatto una disamina complessiva della cosa e con una valutazione di MERITO ha deciso di non abilitare i candidati in questa situazione.
L’altra commissione ALFA ha nella sua autonomia fatto una valutazione diversa. Cosa c’e’ di male? Direi nulla.
Solo che portare questo come esempio di applicazione quasi pedissequa delle mediane a me sembra sbagliato.
Ci sono decine di verbali di concorsi di matematica degli ultimi 20 anni, quando le mediane non esistevano, che hanno giudicato casi con problematiche simili e ci sono esempi di esiti diversi tra loro, esattamente come ora.
Non sono sicuro poi che anche la pubblicazione episodica di un paper su una rivista di grande prestigio possa dimostrare che siamo in presenza di un talento eccezionale.
Oltretutto molte università’ americane tra le migliori che non sono certo avvezze a guardare i “numeretti’, ma non mi risulta che stiano facendo piovere offerte verso l’Italia, magari sono male informato.
Credo sia buona cosa non alimentare troppo il mito del matematico geniale (ne ho conosciuti pochi e si riconoscono subito) ma spiegare ai giovani che la ricerca e’ fatta di sudore e duro lavoro tutti i giorni della settimana, spesso anche i festivi.
@p.marcati “L’altra commissione ALFA ha nella sua autonomia fatto una valutazione diversa. Cosa c’e’ di male? Direi nulla”
Purtroppo non è così semplice. Chi conosce l’operato della commissione ALFA sa che essa ha utilizzato il “non superamento delle mediane” come unica motivazione della NON ABILITAZIONE in moltissimi casi. Inoltre, anche quando venivano superate tutte le mediane ha dichiarato SENZA MOTIVARE che l’impatto della produzione scientifica era “moderato” o “limitato” e quindi non ha abilitato con giudizi da 1 rigo e mezzo.
Credo che bisogni utilizzare altre argomentazioni contro “l’uso cieco e automatico” delle mediane.
Vorrei fra notare che nessuno, finora, nel giudicare l’operato delle due commissioni di cui (senza nominarle) si parla, ha fatto riferimento a un dato secondo me decisivo: nei rispettivi gudizi, le commissioni si sono attenute o meno ai criteri e parametri enunciati nel primo verbale redatto da entrambe? Se, ad esempio, la commissione “omega” avesse chiaramente stabilito ex ante, tra i propri criteri, di voler dare un particolare rilievo agli indicatori ANVUR o “mediane”, a mio sommesso avviso il candidato in questione – consapevole di non superare quelle soglie – avrebbe fatto male a non ritirare la propria candidatura.
@p.marcati: se non erro almeno una commissione di matematica aveva posto come criterio necessario il superamento di almeno due mediane. Se la commissione in questione ha messo tale vincolo, non avrei proprio dubbi sul fatto che quel “quindi”, di per sé comunque eloquente, sia stato dirimente.
Peraltro non ci vedo nulla di strano che un candidato non ritiri la domanda se non soddisfa i criteri bibliometrici richiesti come necessari. Si può ben sperare che di fronte all’evidenza qualche commissione riveda, con qualche sotterfugio, criteri che con la ricerca matematica hanno poco a che vedere.
Alcune commissioni hanno parlato di impatto ignorando le mediane, infatti impatto e mediane son cose diverse. Prima di tutto è la rilevanza in sé del risultato. Dal punto di vista delle citazioni, è chiaro che una citazione, con forte utilizzo dei propri risultati, da parte di una Fields Medal pesa incomparabilmente più di 1000 citazioni raccolte insieme ad un’allegra compagnia.
Immaginiamoci poi cosa possa aver a che fare con l’impatto scientifico il demenzialissimo h_c, una ridicola cabala del tutto inaccettabile. Il fatto che un obbrobrio del genere possa esser subito dall’accademia la dice molto lunga sulla situazione dell’università. E’ mai possibile che ci sia ancora qualcuno con dubbi in proposito?
NON e’ questo l’argomento, io non ho mai difeso l’uso delle mediane, semplicemente NEGO che questa commissione cioè’ la OMEGA, abbia agito usando le mediane, tanto che ci sono moltissimi NON abilitati di II fascia che le mediane le superavano.
Poi ci sono in altri settori tutti gli esempi di tutte le stranezze possibili compreso il caso di uno abilitato in prima fascia e non in seconda dalla stessa commissione. In questo caso inutile nascondersi dietro un dito, ci sono 5 matematici a mio avviso persone serie, che hanno espresso un giudizio di valore, insistere a tentare di screditarli dicendo che sono difensori del sistema delle mediane e’ poco corretto nei loro confronti.
Comunque con questo post smetto di intervenire sulla materia perché’ mi pare un dialogo tra sordi.
@marco2013 “Alcune commissioni hanno parlato di impatto ignorando le mediane, infatti impatto e mediane son cose diverse”
Per cortesia mi potresti spiegare COME SI MISURA L’IMPATTO?
Visto che, sbagliando nome, mi pare che questa sia una risposta al mio post, vorrei chiarire che se una commissione fissa ex ante, senza essere obbligata a farlo, come obbligatorio il criterio del superamento di una, due, tre mediane, e poi non abilita chi non rispetta quel criterio, a mio modo di vedere quella commissione si comporta correttamente. Il fatto che le mediane, come criterio di valutazione, siano un obbrobrio, lo dò per scontato: ma mi pare che si siano comportate peggio quelle commissioni che le mediane le hanno usate “a orologeria”, ossia per alcuni candidati, ma non per tutti.
@am: “Per cortesia mi potresti spiegare COME SI MISURA L’IMPATTO?”
Un tanto al chilo. Perdonami l’ironia ma è chiaro che il concetto di “impatto” nella ricerca è solo debolmente connesso, ed in maniera altamente non lineare, con le mediane ANVUR. Il punto è valutare, non misurare, quanto un dato risultato abbia influenzato il progresso della ricerca in un dato campo. Come l’esempio che ho riportato mostra, questo non è in alcun modo riconducibile ad un numero.
Un famoso detto afferma che il matematico molto brillante ha pochissime citazioni perché con un dato teorema risolutivo ha chiuso l’argomento e nessuno più ci lavora.
Come affermato più volte, questo non vuol dire che le citazioni, e la loro provenienza, possa essere un elemento da tener presente (anche in negativo). Ma questo non ha nulla a che vedere con il fissare dei numeretti, per giunta mediando su un intero SSD che al suo interno ha filoni con centinaia di autori ed altri dove ci lavorano in 3-4 al mondo. Un esempio? Il problema infrarosso e la formulazione non perturbativa di Quantum Field Theory. Si tratta di problema fondamentale che potrebbe contribuire, tra l’altro, anche ad una miglior comprensione del meccanismo di Higgs. Chi è in grado di lavorarci producendo risultati di rilievo? Pochissimi. Perché chi può dare contributi in questo campo deve esser obbligato a lavorare su campi dove, peraltro, già ci sono numerosi validissimi colleghi? Capirai quindi bene che chi ha passione per la ricerca non possa che vedere le mediane ANVUR con un tantinello di fastidio.
Credi di aver risposto? Forse un tanto al chilo è una misura migliore! Se i numeretti (che anch’io trovo assurdi e che superavo ante “gruppi di citazioni” ma che probabilmente non superero’ mai più) non sono una misura positiva dell’impatto (come previsto per la produzione complessiva dalla legge) come fanno a fornire una valutazione negativa? Ma finiamola…
@p.marcati. Non voglio esser polemico ma ti faccio notare che dire “semplicemente NEGO che questa commissione cioè’ la OMEGA, abbia agito usando le mediane, tanto che ci sono moltissimi NON abilitati di II fascia che le mediane le superavano”.
A me pare che questa frase non dimostri un granché, tutt’altra cosa sarebbe stata l’affermazione:
“semplicemente NEGO che questa commissione cioè’ la OMEGA, abbia agito usando le mediane, tanto che ci sono moltissimi ABILITATI di II fascia che le mediane NON le superavano”.
In altre parole, la questione è se, come appunto sembrerebbe, la commissione considerasse le mediane CONDIZIONE NECESSARIA per l’abilitazione. Tu ci hai solo detto che non le considerava CONDIZIONE SUFFICIENTE (e ci mancherebbe altro!).
@am. Se gran parte della ricerca di un candidato è pubblicata su riviste di scarso livello, con risultati insignificanti ma con molte citazioni, provenienti da una ben definita cerchia, deduco che il candidato ha “coltivato” gli indici bibliometrici. In tal caso non mi pare che l’avere molte citazioni possa essere considerato elemento positivo.
Non si tratta di fenomeno raro, tutt’altro. E’ proprio quello che induce a fare l’ASN, e questo è disastroso. Ergo, le citazioni vanno considerate nel contesto.
Perfettamente d’accordo.
Conosci l’operato della commissione Alfa? O per induzione a partire da n=1 credi che abbia operato allo stesso modo con tutti? Questo è il punto: 231 candidati solo per la II fascia a fronte di 91 abilitati, se fossero ancora in rete CV e giudizi sarebbe veramente semplice confutare la tesi che qui si vuol far passare…
No, non conosco l’operato della commissione. Osservo solamente che considerare gli indici bibliometrici come aspetto secondario, e comunque nel contesto, come successo nel caso n=1, è cosa doverosa. Non ho ulteriori informazioni.
Una informazione interessante è che il candidato respinto dalla commissione omega è risultato tra gli “invited speakers” dello International Congress of Mathematicians che si è svolto a Seoul l’estate scorsa (e che è organizzato,ogni quattro anni dalla International Mathematical Union). Gli “invited speakers” sono scelti, per ogni sezione, tra i matematici che hanno maggiormente contribuito nel quadriennio che precede il congresso, alle discipline incluse nella sezione.
Caro Figà Talamanca,
ti auguro che il 2015 ti porti distacco, saggezza e un maggiore discernimento nella scelta degli obiettivi delle tue campagne.
Auguro alla futura commissione Omega ASN 2015 di poter lavorare con serenità, autorevolezza e autonomia.
I miei auguri più sentiti vanno al settore 01/A3 (Analisi Matematica, Probabilità e Statistica Matematica). Spero che il nuovo anno portii una nuova commissione ASN scientificamente autorevole quanto quella passata che, con due vincitori di Advanced Grants ERC (su sette in Italia), due coordinatori nazionali di progetti PRIN, un membro straniero di ottimo calibro ed un presidente stimato fra i migliori analisti matematici al mondo, è stata senza alcun dubbio la commissione più accreditata della storia del settore.
Tanti auguri e felicitazioni anche al candidato oggetto della querelle, che successivamente alla prima tornata di abilitazione ha ottenuto questi magnifici successi! Che il nuovo anno gliene porti dei nuovi, un bel posto fisso, e lo sottragga ad ogni polemica pretestuosa.
Io, invece, auguro a Figà Talamanca di continuare ad offrirci le sue riflessioni con il consueto stile, civile, competenente ed argomentato.
Mi associo agli auguri di Giuseppe a Figà Talamanca.
Cara Susanna, come sai, non ho mai messo in dubbio la competenza, e l’imparzialità della commissione omega. L’oggetto delle mie critiche sono i criteri e parametri indicati dal Ministero. Mi auguro che nei prossimi anni possa essere rimessa in discussione l’ipotesi stessa di criteri numerici per valutare la ricerca matematica.
Con molti cordialissimi auguri, Sandro Figà Talamanca.
caro Figà Talamanca,
Nella tua lettera hai mosso delle accuse molto precise alla commissione omega, che, secondo la tua personale e fantasiosa ricostruzione, ha negato l’abilitazione ad uno, e per estensione a tanti, candidati meritevoli principalmente sulla base dei parametri bibliometrici e non, come la legge prevede, su una valutazione analitica della qualità delle pubblicazioni da loro presentate e del complesso del loro curriculum. Per supportare la tua tesi, che ritengo calunniosa e lesiva della dignità professionale della commissione, hai ragionato su un caso limite, di un candidato brillante ma molto giovane accademicamente, il cui curriculum complessivo mostrava punti di grande forza ma anche alcune debolezze. Si tratta evidentemente di un caso molto controverso in cui la commissione, al contrario di quanto da te riportato, al termine di una discussione molto approfondita sul merito dei risultati scientifici ottenuti e sulla base di una attenta valutazione di tutta la documentazione che risultava agli atti, ha deciso all’unanimità, seppure con dispiacere, di non concedere l’abilitazione, sulla base dei criteri che erano stati prefissati e che sono stati uniformemente utilizzati. Questi sono i fatti.
Da te gradirei ricevere una rettifica e delle pubbliche scuse.
Susanna Terracini
Ho riletto l’articolo di Alessandro Figà Talamanca (AFT) e mi sembra fantasioso sostenere che egli abbia “mosso delle accuse molto precise alla commissione omega”. Il senso dell’articolo è molto chiaro:
_____________________________
1. Il comportamento della commissione omega è stato del tutto lecito dato che ha tenuto conto delle soglie minime fornite da ANVUR.
2. Alle commissioni era consentito derogare alla regola numerica (come ha fatto la commissione alfa) e AFT osserva anche che “La possibilità effettiva di ignorare gli indicatori era, per la matematica, rafforzata dalle posizioni adottate dalla Unione Matematica Italiana, dalla Società Matematica Europea, e dalla International Mathematical Union, che mettevano in guardia contro i pericoli di utilizzare criteri “bibliometrici” per giudicare la qualità scientifica dei risultati individuali.”
3. Secondo AFT, l’esempio concreto da lui discusso evidenzia l’opportunità che la comunità scientifica dei matematici, coerentemente con la propria tradizione e i pronunciamenti di cui sopra, abbia il “coraggio di discostarsi dalle indicazioni dell’ ANVUR, e di assumersi la responsabilità di scelte discrezionali.”.
4. Il problema non è il destino di uno o più candidati di questa ASN, ma il futuro della disciplina:
“Io penso che questa mancanza di coraggio, o deliberata adesione alle indicazioni di una autorità centrale, possa avere effetti negativi non tanto sui risultati della ASN, quanto piuttosto sul messaggio che ricaveranno i giovani da questo tipo di valutazione”.
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Direi che siamo di fronte ad un’argomentazione del tutto lontana dal muovere accuse, ma che piuttosto sollecita una riflessione comune che ponga attenzione al futuro della disciplina, inevitabilmente determinato dal messaggio che – esplicitamente o implicitamente – viene trasmesso alle giovani leve.
Tra l’altro, come già ricordato, AFT è in perfetta sintonia con le preoccupazioni e le raccomandazioni di società nazionali e internazionali (UMI, Società Matematica Europea, e International Mathematical Union).
Cara Susanna,
ecco che cosa scrivevo in un commento su ROARS il 3 giugno scorso:
“Vorrei anche dire che sono assolutamente convinto che le commissioni della ASI per la matematica, ivi comprese le commissioni che ho chiamato alfa e omega, hanno lavorato con impegno, professionalità e soprattutto imparzialità. A giudicare dai giudizi collegiali, mi sembra anche che le commissioni alfa e omega siano entrate nel merito della produzione scientifica del candidato di cui parlo nella mia lettera. Ad esempio la commissione omega giudica “ottimi”, evidentemente dopo averli esaminati, alcuni risultati del candidato. Inoltre sembra che la commissione omega abbia preso in considerazione (respingendola) l’ipotesi che i risultati del candidato fossero di “rilievo” eccezionale.
Non si può escludere che l’esito diverso del giudizio da parte delle due commissioni sia dovuto a valutazioni diverse della qualità scientifica dei lavori presentati dai candidati, come è certamente possibile, lecito e frequente in matematica.
Mi sembra però che il confronto tra le frasi conclusive dei due giudizi indichi che il fattore determinante sia stato la più o meno rigorosa osservanza dei risultati delle “mediane”.”
Non mi sembrava che ci fossero accuse o affermazioni calunniose nella mia lettera, ma a scanso di equivoci ho voluto ribadire che ritengo che le commissioni abbiano lavorato con impegno professionalità ed imparzialità. Sono pronto a scusarmi pubblicamente per qualsiasi altra non voluta interpretazione di quanto ho scritto.
Ancora cordialissimi auguri, Sandro Figà Talamanca.
Sono molto sorpreso di veder che la questione di questa candidata sia ancora motivo di discussioni sull’operato della commissione OMEGA (Analisi Matematica e Probabilità’ (01/A3) che non ha concesso l’ abilitazione versus la commissione ALFA (Fisica Matematica 01/A4) che la ha invece concessa, trattandosi poi della prima tornata.
Queste commissioni hanno operato entrambe molto bene e nessuna delle due, come nella tradizione della matematica, si e’ fatta influenzare dalle bibliometrie. Infatti tutte e due le commissioni hanno abilitato numeri non piccoli di candidati che non superavano le famigerate mediane e non abilitato parecchi candidati che le mediane invece le superavano. Questo significa che nel caso in discussione la valutazione e’ stata di carattere esclusivamente scientifico e di questa valutazione i 5 commissari in prima persona si sono assunti la responsabilità davanti alla comunità di riferimento. Non mi risulta che si siano assolutamente trincerati dietro le mediane come testimonia l’ intervento di Susanna Terracini.
Il caso specifico era potenzialmente controverso infatti il risultato, ottenuto in collaborazione con uno dei leader del settore, appare come una specie onda solitaria nel CV della candidata, l’ invito a Seul al convegno della International Mathematical Union e’ stato fatto ad entrambi gli autori, che hanno parlato uno dopo l’altro.
Non spetta a me dire se la decisione della commissione di Analisi Matematica di non concedere l’abilitazione sia corretta o no ma sono invece sicuro che ne hanno discusso approfonditamente. Come esempio di decisione presa sulla base delle mediane mi pare onestamente scelto molto male.
Invece sarebbe opportuno dibattere su quello che stanno combinando gli uffici concorsi di molti atenei, in cui vengono predisposti verbali che in certi casi pretendono la compilazione di tabelline EXCEL con punteggi legati in modo automatico alla bibliometria e il vincitore prodotto da una formuletta. Oppure discutere di bandi (potrei citare un esempio clamoroso anche in Analisi Matematica) dove non ci si limita a dare indicazioni molto ampie di profilo ma si mettono addirittura parole chiave con il titolo dei lavori di qualche candidato. In questo modo la nostra abilitata farà molta fatica a trovare un posto.
Penso che P Marcati abbia dato un’interpretazione ragionevole dell’accaduto, e cioè che siamo di fronte a commissioni che hanno usato l'”arma bibliometrica” cum grano salis, con sale in zucca. L’esempio risulta in effetti un caso particolare, tanto che le attribuzioni di merito, nella valutazione analitica, sono difformi.
In linea di principio appoggio comunque e completamente le argomentazioni di Alessandro Figà Talamanca, che si sarebbero invece potute applicare con molto successo ad una serie di commissioni, come la mia, per le quali invece il criterio delle mediane è stato condizione necessaria, subito dopo la coerenza della pubblicistica con il settore. In questo caso, si è dato a quei numeri un potere di veto, attribuendo nei fatti a dei valori qualitativamente non rappresentativi (da bibliografia nel settore) e per giunta calcolati in maniera inesatta e non trasparente il potere di “vita” o di “morte” sui candidati.
Sono d’accordo con lui anche quando contesta l’argomento dell’uso dei dati bibliometrici per contrastare assetti di potere: è un argomento che non dovrebbe essere usato perché continua a fomentare le lotte di potere ma solo con altri mezzi che poi, per loro natura, sono appunto discutibili.
Un argomento che mi sembra più valido è quello di voler porre delle soglie realmente minime, non frutto di valutazioni arbitrarie e scorrette, ragionevolmente concordate con le comunità scientifiche di riferimento, riportando il focus del giudizio sulla qualità piuttosto che sulla quantità.
Infine apprezzo Alessandro FT per lo stile signorile dimostrato in una discussione nella quale era presente anche una donna, cosa che ormai non si deve più ritenere scontata (purtroppo).
Caro Figà Talamanca,
le tue conclusioni mi paiono francamente prive di fondamento. La tua deduzione è basata sul fatto che nel giudizio collegiale della commissione omega (che è la 01/A3 Analisi Matematica, Probabilità e Statistica Matematica, di cui ho fatto parte) vengono espressamente citati gli indicatori bibliometrici calcolati dal CINECA, mentre nel giudizio collegiale della commissione alfa (01/A4 Fisica Matematica) non sono menzionati.
Più correttamente, a mio giudizio, sarebbe stato confrontare i criteri predeterminati approvati dalle due commissioni, per scoprire che sono sostanzialmente gli stessi e nei quali la considerazione des superamento o meno delle mediane è prevista, anche perché prescritta dalla legge. La commissione 01/A3 (omega) ha poi deciso di congegnare i giudizi collettivi in modo da rendere il procedimento il più trasparente possibile, così che in ognuno di essi vi appaiano tutti gli elementi di giudizio previsti dai criteri, a partire dai principali per finire con i meno importanti, al fine di rassicurare i candidati che l’intera loro documentazione è stata esaminata alla luce di tutti i criteri predeterminati. C’è poi un’altra ragione che ha convinto la commissione 01/A3 a menzionare sistematicamente il superamento o meno delle mediane: la constatazione che ai candidati tale dato non fosse stato comunicato dal CINECA. Nessuna delle due commissioni ha mai utilizzato il superamento o meno delle mediane come parametro principale di giudizio e, in entrambi i casi, sono state fatte molteplici eccezioni, tutte le volte che è stato ritenuto opportuno. In un caso, come si è detto, piuttosto estremo, sono arrivate ad una conclusione opposta: mi pare del tutto normale che commissioni di discipline diverse possano arrivare a conclusioni opposte nel giudicare il complesso della documentazione di un candidato. Il risultato principale, l’applicazione della Teoria KAM al problema planetario della Meccanica Celeste, ha fatto più impressione alla commissione di Fisica Matematica che a quella di Analisi Matematica. Credo che ogni matematico ne comprenda la ragione. La notizia dell’invito ad una esposizione a due nomi all’ICM sarebbe sicuramente stata considerata un elemento estremamente positivo, per quanto attinente alla valutazione di contesto della produzione scientifica e non al suo merito, se fosse stata allegata agli atti al momento della domanda.
In conclusione, mi pare che le tue illazioni, gravemente lesive per la dignità professionale della commissione 01/A3 siano del tutto infondate. Da te mi aspetto una rettifica e delle scuse.
Susanna Terracini
PS: Sono molto favorevole ad una discussione ampia e senza preconcetti sull’uso degli indicatori bibliometrici nell’ASN, che si svolga al di fuori di questo contesto di accuse pretestuose.
Cara Susanna, dopo la lunga e articolata descrizione da parte tua dell’operato della commissione per la ASN del settore 01/A3 non posso che abbandonare l’ipotesi, basata su un confronto superficiale dei giudizi, che l’esito diverso delle valutazioni delle commissioni alfa e omega fosse dovuto ad un diverso peso dato al mancato superamento delle “mediane”. Si è trattato evidentemente di una legittima differenza di opinioni come accade spesso nella valutazione dei risultati della ricera matematica. Ancora una volta ribadisco la mia convinzione che ambedue le commissioni abbiano operato con impegno, competenza e soprattutto imparzialità. Mi scuso per qualsiasi diversa interpretazione non voluta di quanto ho scritto.
Sono naturalmente anch’io favorevole ad una discussione ampia sugli indicatori bibliometrici nelle valutazioni individuali. Sono però convinto che gli indicatori, a differenza dei dati bibliometrici rozzi, non aiutino nelle valutazioni e generino pericolosi fenomeni di inseguimento dei parametri da parte dei giovani. Perciò non sono sicuro di poter partecipare ad una tale discussione “senza preconcetti”.
Con molta cordialità e rinnovata stima, Sandro Figà Talamanca.