La settimana ROARS:

2 – 8 marzo 2015.

Una rapida sintesi dei contributi pubblicati
nel corso della settimana appena conclusa.

  • La divisione per zero? Un falso tabù che l’ANVUR, dopo averci iniziato alle “frazioni superiori” e alle definizioni “univoche ma abigue“, potrebbe aiutarci a superare definitivamente. Nell’ultima puntata dedicata all’analisi dell’acuto documento “Funzioni e utilità dell SUA RD”, sveleremo i piaceri proibiti della divisione per zero, ma anche un inedito “limbo valutativo”, riservato ai dipartimenti troppo produttivi (Matematica senza tabù. “Funzioni e utilità della SUA RD”: III e ultimo capitolo). Si sa che quelli dell’AVUR sono sempre stati degli adorabili pasticcioni, ma le divisioni per zero sono inezie nei confronti della nomina di un commissario OCSE privo dei requisiti, una svista che sta facendo colare a picco l’intera ASN di Diritto Privato (Diritto privato: abilitazione addio?). Pasticcioni, ma tutto sommato a buon mercato? Questa era la convinzione di chi aveva contestato la stima dei costi della VQR che, secondo Roars ammontavano a ben 300 milioni di Euro. Ebbene, Times Higher Education mette in discussione i costi eccessivi del REF britannico e – guarda caso – le metodologie di calcolo e gli ordini di grandezza sono gli stessi di Roars (La valutazione della ricerca ha un costo molto elevato. Le metodologie di stima sono discutibili, ma la sostanza non cambia). Sarebbe inutile cercare nel REF quel tocco di dadaismo anvuriano che rende così inconfondibile la VQR, ma ciò nonostante sono frequenti le voci che si levano per denunciare gli effetti avversi del REF nei confronti della qualità della ricerca accademica (How the REF’s regime of excellence is changing research for the worse). Forse è giunto veramente il momento di ripensare modalità e finalità della valutazione della ricerca, cercando di superare gli slogan e le parole d’ordine che hanno saturato il dibattito degli ultimi anni (Oltre San Matteo: dalla valutazione retrograda alla valutazione prospettica). Tanto più che, se si guarda ai dati, si fa una scoperta che sorprenderà alcuni ma non altri: nella ricerca scientifica il risultato che si ottiene a livello di paese dipende dall’investimento, con delle deviazioni dalla media piuttosto contenute in quasi tutti i paesi al mondo e sicuramente per l’Italia che, anzi, si posiziona abbastanza bene (Ricerca scientifica: tanto spendi, tanto ottieni).
  • Che cos’ha in comune VeryBello – il disgraziato sito prodotto dal MiBACT per promuovere la cultura italiana nel periodo dell’Expo – con la vita quotidiana degli universitari? Per scoprirlo fatevi guidare da Nicola Casagli atraverso le assurdità del Mercato elettronico della Pubblica Amministrazione, MePa per gli amici (VeryMePa). Quella delle sigle è diventata una vera e propria mania: «Nella home page dell’ANVUR campeggiano ben quattro sigle/abbreviazioni/acronimi: ASN, AVA, VQR e TECO. ASN è una sigla, VQR anche, AVA una via di mezzo (autovalutazione, valutazione periodica, accreditamento – i bene informati giurano che all’inizio la volessero denominare AVAPERA), mentre TECO è un acronimo un po’ monco e poco esplicativo». Beniamino Cenci Goga commenta brillantemente la “siglomania”, con un gran finale da non perdere (La siglomania).
  • Cara Stefania ti scrivo: pubblichiamo la lettera che il presidente della CRUI, Stefano Paleari ha inviato al Ministro Stefania Giannini (Lettera CRUI al Ministro Giannini).
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