Nel nostro Paese sembra non esserci limite di decenza al modo in cui vengono dissipate le finanze pubbliche. Il Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione angustia burocraticamente chi opera nelle Università e negli Enti di Ricerca: realizzato con criteri e logiche obsolete, macchinoso e complesso, niente affatto “messo a disposizione” bensì imposto alla Pubblica Amministrazione, non facilita proprio niente, aggiungendo straordinaria complessità alle cose semplici, non si traduce in alcun risparmio o beneficio economico per la spesa pubblica poiché si presta ad ogni genere di truffa. Non si tratta di un’opinione: la trasmissione Report di Rai 3 ha dedicato agli sprechi del MePa un’intera puntata, scegliendo esempi di disservizi e assurdità anche in ambito universitario.
In genere gli interventi su ROARS si concentrano sulle assurdità burocratiche del MIUR e in particolar modo sui bizantinismi del suo braccio operativo, l’ANVUR.
Ma c’è di peggio.
Nel nostro Paese sembra non esserci limite di decenza al modo in cui vengono spensieratamente dissipate le finanze pubbliche.
In questi giorni sulla stampa e su internet è stato ridicolizzato il nuovissimo prodotto del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) per promuovere la cultura italiana nel periodo dell’Expo.
Si tratta di un sito web disgraziato già dal nome, Verybello.it, realizzato in modo dilettantistico, fuori da ogni standard e buona pratica informatica, e persino con palesi violazioni delle norme sul diritto di autore che lo stesso MiBACT è preposto a tutelare.
Non mi dilungo sul pasticcio, rimandando alla vasta letteratura che si è spontaneamente generata sul web e, in particolare, alla spietata analisi di Tomaso Montanari su Repubblica.
Se qualcuno poteva pensare che l’immagine delle nostre Istituzioni, l’ignoranza informatica e lo spreco sciatto di risorse pubbliche, avessero toccato il fondo con Italia.it, di rutelliana memoria, o con le Pillole del Sapere del MIUR, adesso si deve ricredere di fronte al nuovo primato.
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Ma perché parlo di Verybello.it su un sito che si occupa di Università e Ricerca?
La ragione è che il MiBACT, sommerso dai tweet di protesta che chiedevano chiarimenti sulle procedure di affidamento, ha candidamente ammesso che la ditta responsabile del capolavoro è stata selezionata utilizzando il MePa, ovvero il Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione.
Da alcuni anni il MePa angustia burocraticamente l’esistenza di tutti coloro che lavorano nella Pubblica Amministrazione, ma in particolare modo di chi opera nelle Università e negli Enti di Ricerca.
Si tratta di un sito web di commercio elettronico, emanazione del CONSIP (Concessionaria Servizi Informativi Pubblici), messo a disposizione delle pubbliche amministrazioni con il nobile scopo di facilitare e rendere più convenienti gli approvvigionamenti di beni e servizi di importo inferiore alla soglia comunitaria, in modo da risparmiare soldi pubblici.
Peccato che lo strumento informatico sia stato realizzato con criteri e logiche obsolete, che sia macchinoso e complesso, che non sia affatto “messo a disposizione” bensì imposto alla Pubblica Amministrazione, che non faciliti proprio niente aggiungendo straordinaria complessità alle cose semplici, che non si traduca in alcun risparmio o beneficio economico per la spesa pubblica poiché si presta ad ogni genere di truffa.
Non si tratta di una mia opinione: la trasmissione Report di Rai 3 ha dedicato agli sprechi del MePa un’intera puntata, scegliendo esempi di disservizi e assurdità anche in ambito universitario.
Come troppo spesso succede, alla denuncia di Report non ha fatto seguito alcun provvedimento correttivo e nemmeno una parvenza di autocritica.
Il Consiglio Universitario Nazionale, che ormai è l’unico soggetto dotato di ragionevolezza e spirito costruttivo nell’ambito del MIUR, ha inserito il problema del MePa fra le tre priorità urgenti e indispensabili nel documento Semplifica Università: per cominciare.
Come troppo spesso succede, le richieste del CUN sono rimaste inspiegabilmente inascoltate.
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Personalmente sono un convinto e assiduo utilizzatore degli strumenti web di commercio elettronico, in primis Amazon ed eBay. La loro convenienza è evidente, in termini di libertà di scelta, semplicità di utilizzo, prezzo e modalità di fornitura.
Si tratta di servizi che funzionano splendidamente e che si sono diffusi in tutto il mondo per due ragioni principali:
- sono semplici e immediati da usare;
- si basano su un rigoroso processo di feedback degli utenti che rende praticamente impossibili le truffe e i disservizi.
Il MePa non è un mercato elettronico perché è concepito in maniera burocratica e notarile, è tutt’altro che semplice da usare e non ha alcun meccanismo di feedback.
Chiunque può iscriversi sul MePa, truffare la PA con clausole di servizio poco chiare, e la PA non può difendersi dalle frodi se non per vie legali.
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E allora perché il MePa viene utilizzato nelle Università?
Pare che qualcuno abbia deciso che il suo utilizzo è obbligatorio per tutti, e il bello è che non si sa bene chi sia questo qualcuno.
Non certo la legge, che ha previsto esplicite esclusioni proprio per la Scuola e l’Università, per tenere conto delle specifiche esigenze del mondo della ricerca e dell’istruzione.
Tutto nasce infatti, come al solito, da una legge finanziaria (quella del 2007) modificata in modo confuso e poco comprensibile da un’altra legge finanziaria (la legge di stabilità 2013).
Provo di seguito a ricostruire la versione finale del comma 450 dell’Art.1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007), scompigliato da diverse successive modificazioni, fra cui quelle introdotte dalla legge 24 dicembre 2012, n. 228 (cosiddetta legge di stabilità 2013):
Comma 450. Dal 1 luglio 2007, le amministrazioni statali centrali e periferiche, ad esclusione degli istituti e delle scuole di ogni ordine e grado, delle istituzioni educative e delle istituzioni universitarie, per gli acquisti di beni e servizi al di sotto della soglia di rilievo comunitario, sono tenute a fare ricorso al mercato elettronico della pubblica amministrazione di cui all’articolo 328, comma 1, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 207. Fermi restando gli obblighi e le facoltà previsti al comma 449 del presente articolo, le altre amministrazioni pubbliche di cui all’articolo 1 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, per gli acquisti di beni e servizi di importo inferiore alla soglia di rilievo comunitario sono tenute a fare ricorso al mercato elettronico della pubblica amministrazione ovvero ad altri mercati elettronici istituiti ai sensi del medesimo articolo 328 ovvero al sistema telematico messo a disposizione dalla centrale regionale di riferimento per lo svolgimento delle relative procedure. Per gli istituti e le scuole di ogni ordine e grado, le istituzioni educative e le università statali, tenendo conto delle rispettive specificità, sono definite, con decreto del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, linee guida indirizzate alla razionalizzazione e al coordinamento degli acquisti di beni e servizi omogenei per natura merceologica tra più istituzioni, avvalendosi delle procedure di cui al presente comma. A decorrere dal 2014 i risultati conseguiti dalle singole istituzioni sono presi in considerazione ai fini della distribuzione delle risorse per il funzionamento.
Il risultato finale non brilla certo per chiarezza e infatti, nell’incertezza, è in genere interpretato in modo restrittivo.
E’ chiaro tuttavia che l’iniziale formulazione del comma 450 disponeva l’obbligo del ricorso al MePa per le amministrazioni statali centrali e periferiche ad esclusione, fra le altre, delle istituzioni universitarie.
Il ricorso al MePa è stato poi genericamente esteso a tutta la PA, tuttavia lo stesso comma tratta esplicitamente le Università statali, riconoscendone le particolari specificità e rimandando a delle linee guida da adottare con decreto del MIUR.
Poiché la norma prevede una disposizione specifica sulle Università, come tra l’altro previsto dalla legge sull’autonomia universitaria, la prescrizione generale – e piuttosto generica – non si dovrebbe applicare.
Quindi pare che non sussista affatto l’obbligo per l’Università al ricorso al mercato elettronico, finché ciò non sarà disciplinato dallo specifico decreto del MIUR.
Invece qualcuno, non si sa chi, ha deciso che siamo obbligati: sarà stata la CRUI, o forse il CODAU, o magari gli stessi Atenei coordinati all’unisono nell’espletamento della propria autonomia?
Chi lo ha stabilito proprio non si sa, forse non è stato nessuno e la cosa è andata avanti da sé nel caos regolamentare e normativo che tormenta da tempo l’Università.
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Di conseguenza, in questi ultimi anni, gli approvvigionamenti sono diventati surreali:
– Vorrei comprare un computer, l’ho trovato in offerta a 300 euro al negozio sotto il dipartimento.
– Non si può professore, lo stesso computer c’è sul MePa, guardi qua.
– Sì ma lì costa 500 euro e chissà quando me lo spediscono, i termini di consegna non sono chiari. Nel negozio di sotto me lo danno subito e mi serve ora, non tra due mesi.
– Professore non si può, per carità. Siamo obbligati. È la legge. Anche se una legge è sbagliata bisogna applicarla lo stesso, pure se facciamo danno a noi stessi e alla Pubblica Amministrazione.
– Ma veramente il comma 450 così come modificato …
– Aspetti professore, dia retta a me. Ho un’idea per risolvere tutto. Vada dal negoziante di sotto e gli dica di iscriversi sul MePa, così possiamo acquistare da lui. Questo è il sito su cui si deve registrare, deve compilare solo questa ventina di moduli.
Così trascorriamo allegramente il tempo nelle nostre segreterie dipartimentali.
E c’è anche chi è seriamente convinto che tutti i mali delle Università si risolveranno con la razionalizzazione e il coordinamento degli acquisti di beni e servizi omogenei per natura merceologica tra più istituzioni, avvalendosi delle procedure di cui al succitato comma 450, tanto da prevedere addirittura che i risultati conseguiti dalle singole istituzioni saranno presi in considerazione ai fini della distribuzione delle risorse per il funzionamento.
Altro che valutazione della ricerca e dei corsi di studio! Altro che costi standard della formazione! Fra un po’ anche gli studenti dovremmo acquistarli rigorosamente sul MePa in un’apposita categoria merceologica.
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Qualcuno, non si sa chi, ha anche deciso che l’obbligo di approvvigionamento sul MePa sussiste addirittura in presenza di un’offerta economicamente più conveniente fuori MePa.
L’assurdità dell’intera vicenda è stata a un certo punto segnalata alla Corte dei Conti che ha provvidenzialmente risposto con le deliberazioni 151/2013/PAR (
Tali deliberazioni denunciano la pesantezza e la perentorietà dei vincoli posti a carico della PA in tema di acquisti attraverso il MePa e ribadiscono, con chiarezza e buon senso, le condizioni derogatorie legate al sacrosanto principio di economicità ovvero, a parità di condizioni, si può comprare dove costa meno.
Elementare no?
Ciò dimostra come ormai la ragionevolezza risieda più nella magistratura contabile, che nei nostri confusi amministratori.
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Che dire di tutta questa storia?
VeryMePa, verybello!
Firenze, 7 febbraio 2015
Nicola Casagli
Professore verystanco
Tutto giusto! Tuttavia le deliberazioni della Corte dei Conti sono scritte in burocratese che niente ha da invidiare alle farraginose procedure del MePA.
Quando ci si deciderà in Italia a scrivere “tutti” i documenti ufficiali e non in lingua italiana compresnibile?
Una collega della nostra amministrazione mi ha fatto notare che esiste un pronunciamento 2014 della Corte dei COnti che conferma l’obbligatorietà del MePA anche per l’Università! Qualcuno è in grado di confermare?
Trovi le norme vigenti su http://www.consip.it/tabella
Caro Carlo Dani
Abbiamo finalmente trovato il responsabile dell’interpretazione della normativa per cui l’obbligo di ricorso al MePa vale anche per le Università: è la tabella del CONSIP con le sue 7 pagine di clausole scritte in carattere microscopico, come nella migliore tradizione dei contratti vessatori imposti alla PA.
Però vi siete dimenticati di cambiare la legge. Suggerisco di seguito l’emendamento necessario all’Art.6 comma 2 della Legge 9 maggio 1989, n.168.
*Nel rispetto dei principi di autonomia stabiliti dall’articolo 33 della Costituzione e specificati dalla legge, le università sono disciplinate, oltre che dai rispettivi statuti e regolamenti, esclusivamente da norme legislative che vi operino espresso riferimento. È esclusa l’applicabilità di disposizioni emanate con circolare. **Si applicano invece le disposizioni riportate nel sito web del CONSIP.***
Nicola Casagli,
Sarai un grande geologo, ma di acquisti pubblici non sei davvero preparato…
In particolare non hai capito la differenza tra Convenzioni ( Consip aggiudica e gli Enti emettono ordinativi) e MEPA ( Consip gestisce la piattaforma e gli Enti decidono cosa comprare, chi invitare, valutano, aggiudicano, congruiscono, stipulano collaudano e pagano). Chiunque capisca qualcosa di PA sa che nel secondo caso è impossibile per Consip controllare prezzi, perché le negoziazioni avvengono sul sistema online,trasparente, ma sempre (come prima) tra Ente e fornitori. Solo che ora tutto è tracciato. E questo disturba qualcuno che fa qualsiasi cosa per smontare un sistema che ha portato molta legalità negli appalti. Sai che un PC per Office in Convenzione costa 460€ installato, garantito e mantenuto o site per 3anni, smaltito il tuo vecchio PC e con una cauzione milionaria per sanzionare inadempimenti ed una polizza milionaria peer risarcire eventuali danni prodotti all’Ente. QUESTO SEMPLICEMENTE NON ESISTE fuori da Consip, ed il bello è che per fornitura installazione ecc. lavorano le piccole e medie imprese italiane, alle quali i grandi vendor praticamente regalano i prodotti pur di avere una base installata in Italia. Prima di dire cose infondate, documentati bene!
… sarà, ma io mi ritrovo una sonda particolare per pHmetro a 3600 contro i 3000 euro che mi faceva il solito fornitore a 4 km da noi, un’autoclave arrivata da 600 Km che è difettosa dopo 1 mese di uso e devo rispedirla a spese nostre oppure devo pagare la chiamata del tecnico che viene apposta da 600 km.
Continuo? Ho ordinato piastre per batteriologia due mesi fa e non si sa che fine hanno fatto.
Tempo fa ordinammo un prodotto e dopo un mese la ditta selezionata su Mepa ci comunica con email che a quel prezzo ne avrei dovuti acquistare di più per un ordine minimo…
Mi rendo conto che la mia casistica non fa statistica, ma se le lamentele sono tante i dubbi restano.
Senza considerare che il personale che ci affianca per gli ordini spesso non ha molta dimestichezza con l’informatica e tantomeno con eBay e Amazon e che comunque l’utilizzo di Mepa è meno agevole dei mercati elettronici che tutti conosciamo.
Caro Carlo Dani
Le vicissitudini della mia carriera accademica mi hanno costretto, ahimè, a studiare molto di più il codice dei contratti pubblici che i Principles of Geology di Lyell. E anche questo è indicatore di un’anomalia.
Ho scritto che il MePa è “un sito web di commercio elettronico emanazione del CONSIP”, il che corrisponde esattamente alle definizioni che tu citi.
In 6 anni di direzione del mio Dipartimento non ho mai visto irregolarità negli appalti e, se le avessi viste, le avrei denunciate.
Ho invece purtroppo visto decine e decine di piccole fregature, trucchi, espedienti, o semplicemente incuria, nelle forniture all’Università in quanto Pubblica Amministrazione, del tipo di quelli descritti da Beniamino Cenci Goga.
Con il MePa questi problemi si sono purtroppo amplificati perché, oltre a non avere un sistema di feedback, esso allenta il rapporto fiduciario che spesso si creava con il fornitore.
Il tuo esempio del PC Office a 460 Euro su Mepa non fa altro che confermare che era più conveniente il mio, a 300 Euro, nel negozio sotto al Dipartimento nel finale del post.
Per quanto riguarda l’ansia di tracciabilità che ormai pervade la Pubblica Amministrazione – per cui tutto deve essere codificato, tracciato e monitorato nei più minuziosi e inutili dettagli – ho in cantiere un apposito post che invierò quanto prima. Avremo occasione di ridiscuterne.
Chiudo con una breve storiella che ho ricevuto per mail da una collega:
“Trovo un libro, [omissis] edizione 2012 la più recente.
Chiedo alla biblioteca di comprarmelo, se lo compro su Amazon con la mia carta di credito mi arriva il giorno dopo, ma apriti cielo per fare poi il rimborso come piccole spese anche catalogando il libro alla biblioteca, cioè regalandolo alla biblioteca seppur pagato sui miei fondi di ricerca.
La risposta della biblioteca: c’è sul catalogo di [omissis] sul mercato elettronico e bisogna compralo lì, peccato che si tratta dell’edizione del 2006!
Facendo la voce grossa e battendo i piedi ho ottenuto l’acquisto dell’edizione più recente ma costa di più di quanto l’avrei pagata su Amazon e arriva dopo, molto dopo.
Il libro è arrivato alla biblioteca dopo 3 mesi e meno male che nel frattempo non è uscita una nuova edizione”.
Nihil sub sole novi.
A proposito di “Sì ma lì costa 500 euro e chissà quando me lo spediscono, i termini di consegna non sono chiari. Nel negozio di sotto me lo danno subito e mi serve ora, non tra due mesi.” …
… nei lontani anni 80 al CNR dovevamo comprare un terminale compatibile IBM 3270, la Memorex li offriva in pronta consegna a un dato prezzo, e l’IBM in due o tre mesi, a un migliaio di lire in meno, in quanto “fornitore preferenziale”
Beniamino Cenci Coga, devi solo arrabbiarti con il tuo ufficio acquisti. Ma dove acquistava fino a ieri?
Perché il MEPA non aggiunge un solo adempimento ai Comuni ed alle Imprese, anzi li riduce!
Dobbiamo dedurre che non li seguiva tutti ed ACCORCIAVA LE PROCEDURE SALTANDO ADEMPIMENTI DI LEGGE?
Due spunti su Mepa (diversamente dalle Convenzioni) e su profilo obblighi/facoltà che trovi su http://www.consip.it/tabella
Sul MEPA Consip gestisce la piattaforma e gli Enti decidono cosa comprare, chi invitare, valutano, aggiudicano, congruiscono, stipulano collaudano e pagano. Il tutto in modalità elettronica che costa meno a Imprese e PA e dura meno. Il MEPA semplifica assai, riducendo i costi di PA e Imprese (gara online, eliminazione obbligo dei 35giorni di attesa prima della stipula, ecc.)
Quando un Ente compra sul MEPA riesce a centrare il giusto rapporto prezzo/qualità, evitando il problema degli acquisti polverizzati e spreconi.
SE FOSSE VERO che il tuo ufficio acquisti compra meglio fuori MePA, perché allora non fa registrare l’Impresa sottocasa sul MePA? È gratis. E comprerebbe prima…
MA NON È VERO, O CI SONO IMBROGLI come vendite in nero, contratti senza garanzie, ecc, ecc. insomma tutto quello che cerca di evitare il tracciamento elettronico che fa squagliare gli affidamenti AUMMA AUMMA…
Una domanda: “Carlo Dani” ed il seguente utente twitter sono la stessa persona?
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https://twitter.com/carlodani3
Appalti pubblici della PA digitale
Carlo, quando hai tempo potresti fare questa ricerca per me su mepa?
La calcolatrice grafica Casio FX-9750GII.
Quando hai fatto ti mostro lo scontrino di quella che ho comprato su eBay.
All’università non abbiamo un ufficio acquisti: la norma è che, dopo che Il punto istruttore ha fatto il login, noi docenti o il/la borsista di turno stiamo ore e ore a cercare il prodotto e a cercare di capire quali sono le condizioni di vendita.
Beniamino, siccome il Meoa è un catalogo, e non un sito di prodotti già aggiudicati come nel caso delle Convenzioni, per acquistare bene, il tuo ufficio acquisti deve fare RDO (Richiesta di offerta, come fa al negozio sotto casa, dove non compra al prezzo di listino) e se vuole fa partecipare anche il negozio sotto casa. Scoprirà così che può trovare prezzi migliori del negozio sotto casa. SE LO VUOLE SAPERE, ALTRIMENTI CONTINUERÀ A COMPRARE A QUALSIASI PREZZO DAL NEGOZIO SOTTOCASA, CHE VENDE CALCOLATRICI ANCHE AL FIGLIO, SCHERMANDOSI DIETRO IL FATTO CHE IL PREZZO DI LISTINO SUL MEPA È PIÙ ALTO.
Ma in molte realtà universitarie, chiedo qui il sostegno dei colleghi, l’ufficio acquisti è, di fatto, il borsista di turno e con la carenza di personale non è pensabile che i due 2-3 amministrativi di un dipartimento possano gestire tutte le richieste e a volte i capricci di noi docenti.
caro Carlo Dani
Ma davvero sei convinto che il MePa sia uno strumento utile e funzionale per gli acquisti al dettaglio? Può avere senso per le grandi forniture di beni e servizi nell’ambito di una programmazione generale di Ateneo.
Per il materiale informatico e le attrezzature scientifiche proprio no. Se in un’Università ci sono 2000 professori e ricercatori, ciascuno di loro avrà un’esigenza diversa e vorrà acquistare in modo RAPIDO e SEMPLICE ciò di cui ha bisogno, con libera scelta e utilizzando i propri fondi di ricerca.
Tale autonomia, se fosse valorizzata invece che repressa, è la migliore garanzia dei principi di rotazione, trasparenza, qualità delle forniture, economicità, efficacia, tempestività e correttezza.
Guarda un po’, si tratta proprio di tutti i principi del codice dei contratti pubblici.
La forza dell’Università sta nel pluralismo, nella libertà di scelta e nelle differenze, anche in tema di acquisti, ma essa non viene percepita come tale dai burocrati cultori delle centrali uniche di approvvigionamento. Se usate in modo distorto queste ultime generano solo spreco e inefficienza.
Se, per assurdo, fosse data la possibilità di usare il MePa anche ai dipendenti della Pubblica Amministrazione per acquisti personali, tu lo impiegheresti per comprare un computer per tuo figlio?
Io di certo no. Continuerei a usare Amazon ed Ebay, come faccio adesso, perché ci sono i feedback, perché sono semplici da usare e perché alla fine spendo meno soldi e molto meno tempo.
Per imparare a usare il MePa ([https://www.acquistinretepa.it/opencms/opencms/help/help/anonimi/guide/]) ci sono 10 “passi per iniziare”, 7 Guide operative, un certo numero di Filmati dimostrativi (in produzione) che illustrano i percorsi più utili per utilizzare il Portale acquisti, 7 sezioni di FAQ, 1 di Benchmarks, 1 Help contestuale con 13 voci divise in 3 sezioni. Per imparare a districasi nel complesso apparato del Portale Acquisti i nostri amministrativi devono frequentare corsi di formazione, con ulteriore spreco di tempo e di denaro pubblico.
Questa non è l’Italia digitale che vogliamo.
Questa non è semplificazione e nemmeno trasparenza: è burocrazia opaca e bizantina.
L’uso di Amazon e di Ebay è immediato, tanto che non richiede alcuna istruzione. I feedback sono affidabili e sono la migliore protezione contro le frodi e i disservizi, i tempi di consegna sono rapidissimi e i termini di servizio sono scritti in modo chiaro, e non in burocratese incomprensibile. Sono pieni di aziende italiane, grandi e piccole e, se proprio non si trovano proposte convenienti, c’è sempre la possibilità di acquistare a prezzo migliore all’estero.
Queste cose si chiamano libero mercato, trasparenza, concorrenza, pari opportunità, ma sono tutte viste nell’ottica della convenienza di chi deve acquistare e non solo di chi deve vendere.
Nell’amministrazione dei beni pubblici dovrebbe essere usata la “diligenza del buon padre di famiglia”. Il Re Erode sarebbe stato certamente più “diligente” di certi nostri burocrati di Stato.
Caro Carlo, puoi spiegarmi in meno di due righe come si fa una RDO in MEPA? Ho chiamato il numero verde e ci ho messo almeno 10 minuti a capire …
Il principio del MEPA è giusto, ma l’implementazione è veramente di basso profilo. Inoltre le amministrazioni aggiungono procedure sempre piu barocche: io devo tenere traccia di tutte le videate fatte durante la procedura MEPA …
Accippicchia che fervore nel difendere il MePA! io non so quali esperienza abbia avuto lei prima dell’introduzione del MePA ma le posso assicurare che di acquisti polverizzati e spreconi nel mio dipartimento non ci sono mai stati. La ricerca del miglior rapporto prezzo/qualità è stato sempre effettuata, forse anche perchè i soldi non è che ci piovessero dal cielo. In ogni caso sbaglio ma i progetti vanno rendicontati presentando fatture, mandati di pagamento e quant’altro: la tracciabilità c’è comunque. Anche noi abbiamo avuto esperienze pessime con il MePA (prodotti obsoleti, non funzionanti ecc.), per non parlare della farraginosità del motore di ricerca. Posso capire che si utilizzi per l’acuisto di grosse partite di materiale per l’amministrazione centrale, ma per i singoli dipartimenti è demenziale. ANche perchè certe sostanze o reagenti non è che possono essere comprati in quantità industriali: alcune cose hanno pure una scadenza! Inoltre, soprattutto per certi reagenti, esistono delle offerte che con il MePA ci sogniamo. Tra l’altro il MePA penalizza le ditte locali che non possono competere anche per i costi di spedizione (vantaggio/svantaggio di essere in un’isola)con i grossi gruppi.
Ma come? Su MEPA è lei che sceglie chi invitare, lei decide cosa acquistare, aggiudica, collauda e paga… Ed è il MEPA che da prodotti obsoleti e non funzionanti????
Se fosse vero, allora farebbe registrare quelle imprese locali che lei dice e le inviterebbe. È gratis e si registrano in sette giorni (quelle che non sono interdette alle forniture alla PA).
Mi domando perché queste imprese, così convenienti, non si registrano e non vendono per via telematica (che costa meno, e stipula senza attendere i 35 giorni di legge tra assegnazione e stipula, obbligatori per gli acquisti fuori MEPA )….
Il MePA è una specie di fede che non si lascia intaccare dagli inconvenienti che occasionalmente intaccano la realizzazione terrena dei suoi ideali ;-)
Se qualcosa può andar male lo farà in triplice copia! (Legge di Murphy sulle burocrazie, Terzo libro di Murphy)
Ma anche:
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Un programma burocratico che non funziona ha ottime probabilita’ di essere rifinanziato. (Prima legge di Snario)
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Se hai un problema che deve essere risolto con la burocrazia, ti conviene cambiare problema. (Legge di Good)
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Ma non si potrebbe banalmente non “dover” usare il MEPA per acquisti di beni sotto tot Euro?
«Giuseppe De Nicolao:
Il MePA è una specie di fede che non si lascia intaccare dagli inconvenienti che occasionalmente intaccano la realizzazione terrena dei suoi ideali ;-)»
Mi ricorda lo slogan dell’Alfa Romeo per la derelitta Arna:
Arna e sei subito alfista!
Qui diremmo
mepa e sei subito appaltista!
https://www.youtube.com/watch?v=O7Tr5c0DZts
Solo per chiarezza e completezza. Esiste un documento che “sancisce” (io credo illegittimamente) l’obbligo del MePa per le università. E’ la circolare MEF n. 2 del 5.2.2013, firmata dall’allora ministro Vittorio Grilli, che a pagina 20 travisa la Legge e dispone l’obbligo per l’Università di utilizzare Consip e MePa. Tutte le amministrazioni universitarie fanno riferimento a questa circolare, che minaccia (senza veli) il danno erariale e la ritorsione contro chi si macchiasse della mancata obbedienza.
Anche le tabelle Consip citate nei commenti sono tratte da analoghe tabelle poste in coda a detta circolare (ho il pdf di tutto, se serve).
Esiste un responsabile, e ha nome e cognome.
Legge 9 maggio 1989, n.168 sull’Autonomia delle Università, Art.6 comma 2: “Nel rispetto dei principi di autonomia stabiliti dall’articolo 33 della Costituzione e specificati dalla legge, le Università sono disciplinate, oltre che dai rispettivi statuti e regolamenti, esclusivamente da norme legislative che vi operino espresso riferimento. È esclusa l’applicabilità di disposizioni emanate con circolare.”
E’ la legge Ruberti che non risulta essere stata abrogata da nessuno,
Essa esclude esplicitamente l’applicabilità di disposizioni emanate con circolare, del MEF, come del MIUR o di chiunque altro.
Le uniche disposizioni applicabili all’Università devono essere contenute in leggi che vi operino esplicito riferimento.
L’ex Ministro Vittorio Grilli è quindi incolpevole, anche se ha grosse responsabilità sull’altra assurda vicenda dell’obbligo del controllo preventivo di legittimità sugli incarichi ai giovani ricercatori da parte della Corte dei Conti. Ma questa è un’altra storia.
Sul mercato elettronico sicuramente buona parte della responsabilità deve essere ricercata fra noi stessi Universitari, che non siamo capaci nemmeno di far valere le leggi che ci tutelano, in applicazione all’articolo 33 della Costituzione della Repubblica.
Conosco bene la L 168 dovuta a Ruberti. Sai come me che viene continuamente disattesa: i “punti organico” sono stati emanati con circolare e purtroppo nessuno si sogna di derogare alla disposizione emanata con quella circolare.
Le norme sui contratti pubblici sono varie e spesso contraddittorie, tendono a confondere chi dovrebbe applicarle e originano un contenzioso che fa scoppiare i TAR: quando arriva una circolare che interpreta fantasiosamente la Legge, firmata da un ministro di peso come Vittorio Grilli che statuisce (di nuovo: io credo illegittimamente) l’obbligo di ricorrere al MePa per le università, gli amministrativi si annichiliscono e obbediscono. E non so se dargli torto. In questo specifico caso, l’ex Ministro Grilli è il PRINCIPALE colpevole della situazione che si è venuta a creare: la sua incredibile interpretazione della Legge via circolare, unita a minacce pesantissime di natura patrimoniale per gli interessati, completa delle tabelle poi ricopiate sul sito Consip, ha causato danni incalcolabili al sistema dell’Università italiana. Se ha firmato senza leggere, peggio ancora.
caro Antonio, rileggendo bene la circolare Grilli e la tua replica, mi sono convinto che hai ragione tu. Questa circolare illegittima è la causa di tutto. Oltre che illegittima mi pare vergognosa. Contiene intimidazioni, minacce e terrorismo. Come possiamo pretendere che la pubblica amministrazione possa tornare a funzionare al meglio, se i metodi di chi la governa sono questi. E meno male che quello era il governo dei tecnici, delle competenze e dei professori.
Viviamo in un sistema sociale VeryScemo [MoltoTwit].
Manca ancora, nel nostro sistema sociale. la percezione del bisogno di una relazione [gestita] utente – fornitore.
Le cause di questa carenza conoscitiva si possono ricercare in scelte [istituzionali e industriali], relative all’evoluzione dell’IT [Information Technology] in ICT [Information and Communication Technology], compiute negli anni 80.
In termini di “relazione con l’IT” i lontani anni 80 non ci hanno dato solo gli acquisti obbligati da fornitori preferenziali della Pubblica Amministrazione, citati dal commento di Lucio Chiappetti all’articolo Burocrazia / Normativa VeryMePa.
Gli anni 80 ci hanno inflitto anche politiche istituzionali e industriali totalmente cieche e sorde sul fronte di un’evoluzione dell’IT in ICT che, già allora, comprendeva l’ambizione di gestire ambienti adeguati all’interconessione di sistemi aperti, permettendo di acquisire e mantenere la portabilità e l’interoperabilità di applicazioni e persone [Open- system Environment Reference Model].
Fonti che possono contribuire a dimostrarlo:
1)
nel 1988 le politiche europee erano avverse alla tecnologia internet
2)
nel 1989 un workshop nord-americano discuteva sulla necessità di dare crescente importanza alla relazione utente-fornitore in processi di acquisizione di prodotti Open System, guidati dagli obiettivi dell’utente.
Quello stesso workshop sottolineava però i rischi, per gli interessi USA nel settore IT e ICT, di una politica europea “consapevole” dell’importanza di quella relazione [e dei processi necessari a gestirla].
3)
Nel 1993 questo articolo, di due consulenti europei indipendenti, pubblicato su Computer Standards & Interfaces, confermava l’importanza alla relazione utente-fornitore, a valle di uno studio ed indagine condotto in circa tre anni con una partecipazione “inefficace” di nostri enti nazionali di standardizzazione, per quanto stimolati [e finanziati] da “bons de command” delle Direzioni Generali comunitarie interessate.
Gli interessi industriali [nord americani] più forti ebbero facile gioco a sostenere che gli standard dovevano essere frutto esclusivo di lavoro tecnico.
L’esperienza europea con i processi cognitivi di centri di gestione della relazione tra comunità di utenti e IT/ICT, come il CERN, non fu percepita come strategica dall’industria europea, poi defunta con un’OLIVETTI che, per accorgersene, aveva potuto disporre di risorse umane con competenze più che adeguate.
Ormai l’obiettivo di gestire relazioni tra Comunità di Utenti e IT/ICT è un ricordo del passato; adesso sarebbe il momento di preoccuparsi della relazione tra Comunità di Utenti e Informazione.
Godetevi una vita MoltoTwit in un paese VeryBello, continuando a comperare come gli interessi [di mercato] VeryMePa comandano, con gli auguri molto preoccupati di un VeryNonno [MoltoGrandPa].
Una versione revisionata di questo commento verrà pubblicata, in inglese, nella pagina “Mission” dell’intento di sito web CasaRayuela.
PS –
Il commento che ho fatto a questo articolo intende cercare una risposta alla domanda [inevasa] lasciata a commento dell’articolo “Per fare dell’università una risorsa che genera risorse”.
[…] Tuttavia, anche chi riesce a trovare fonti alternative di finanziamento si trova di fronte a delle difficoltà burocratiche impensabili per spendere questi benedetti soldi. L’obbligo da parte dell’università di utilizzare per gli acquisti il MEPA, (MErcato Pubblica Amministrazione) ha causato a chi ha ancora voglia di fare ricerca delle difficoltà enormi come descritto da un sublime articolo del Prof. Nicola Casagli. […]
[…] Tuttavia, anche chi riesce a trovare fonti alternative di finanziamento si trova di fronte a delle difficoltà burocratiche impensabili per spendere questi benedetti soldi. L’obbligo da parte dell’università di utilizzare per gli acquisti il MEPA, (MErcato Pubblica Amministrazione) ha causato a chi ha ancora voglia di fare ricerca delle difficoltà enormi come descritto da un sublime articolo del Prof. Nicola Casagli. […]
[…] una scelta diretta. A volte i risultati possono essere tutt’altro che ottimali come ad esempio la vicenda surreale del sito del ministero Beni e attività culturali “verybello.it”, ora per fortuna […]