La settimana ROARS:
13 – 19 giugno 2016.
Una rapida sintesi dei contributi pubblicati
nel corso della settimana appena conclusa.
«The rules of arithmetic—including the fact that adding or averaging rank orders is nonsense—were established over two millenniums ago by, among others, Pythagoras and are taught in every elementary school worldwide»: ciò nonostante, nella VQR l’ANVUR ha scelto di sommare delle quantità ordinali per dare le pagelle. Al coordinatore della VQR che scrive un articolo per spiegare le ragioni di questa scelta, ha già replicato Bruce Thompson più di 20 anni fa: «The only reason for using percentile ranks is ignorance, and it is questionable whether a defense of ignorance will be viable» («The only reason for using percentile ranks is ignorance» … ma ci casca anche la medaglia Planck). L’errore è talmente ovvio da essere citato negli studi militari come emblema della “junk arithmetic” che minava le fallimentari metodologie di valutazione usate nel teatro di guerra afghano: «Averaging ordinal numbers, such as rank orders, within an assessment process is just as nonsensical, and this kind of obvious error subjects the credibility of the assessment, and the command promoting it, to justifiable suspicion» (La “junk arithmetic” della VQR ha già fallito in Afghanistan). La spasmodica attesa è finalmente terminata. Pubblichiamo in anteprima il Decreto “Criteri e parametri”, vera e propria “salsiccia dell’ASN”, secondo un’azzeccata metafora ideata più di un anno fa dal Capo Dipartimento Università del MIUR, Marco Mancini (Eccolo! Il Decreto criteri e parametri in anteprima). Ma ecco la contro-proposta di Roars: una formula per la valutazione dei ricercatori di validità universale, basata su pochi e semplici parametri. Non siamo noi ad averla inventata, ma – ammaestrati dalla “best practice” di un consigliere ANVUR – la riportiamo come se fosse farina del nostro sacco, senza curarci di citarne la fonte (Valutazione della ricerca: questo è l’algoritmo affidabile). Una “best practice” davvero memorabile, quella di Paolo Miccoli, le cui «linee programmatiche esposte nell’elaborato propedeutico alla sua selezione, apparivano identiche a passaggi di alcuni testi facilmente reperibili». Talmente memorabile da essere ricordata anche in un’interrogazione a risposta immediata di Francesco D’Uva, che chiede ragione delle dichiarazion di un altro consigliere ANVUR, secondo il quale «al Sud basta facoltà di Giurisprudenza […] Perché è un input produttivo che non serve, non serve a quella regione lì». Evasiva, ma sottilmente velenosa nei confronti di Daniele Checchi, la risposta del MIUR («Le dichiarazioni di Checchi richiedono una urgente valutazione di merito da parte del MIUR»). Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato, ha dato. In queste poche parole è racchiuso il senso della risposta del sottosegretario Toccafondi a un’interpellanza urgente relativa agli intendimenti in merito al blocco degli scatti stipendiali per i docenti universitari (Recupero scatti? Risponde il Governo: «i docenti universitari sono stati destinatari degli incentivi una tantum»). Nel corso degli ultimi anni, chi ha avuto – e anche parecchio – è stato l’Istituto Italiano di Tecnologia: concludiamo la pubblicazione del documento di studio presentato al Senato dalla Senatrice Elena Cattaneo, riportando l’estratto degli interventi che si sono susseguiti nei due rami del Parlamento a partire dal 2003 (IIT in Parlamento (Parte V)). Gli obiettivi generali dell’Indagine Eurostudent, di cui presentiamo una sintesi, sono il monitoraggio delle condizioni di vita e di studio degli studenti universitari in Italia e l’analisi comparata degli aspetti più rilevanti della condizione studentesca nei paesi europei (Settima Indagine Eurostudent. Essere studenti negli anni della crisi). I più ottimisti notano che l’Europa, con meno del 10% della popolazione del mondo, produce più del 30% della conoscenza. In realtà, al suo interno vi sono enormi e crescenti squilibri che già oggi sono pericolosi ma che in un futuro prossimo, mettono in dubbio la stessa possibilità di coesistenza dell’Europa così come la conosciamo oggi (Solo l’Europa può salvare la ricerca (e viceversa)).