Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato, ha dato. Il sottosegretario Toccafondi chiude nel seguente modo la risposta, a nome del governo, all’interpellanza urgente Pannarale e Scoto relativa agli intendimenti in merito al blocco degli scatti stipendiali per i docenti universitari: «In ogni caso si ricorda che i docenti universitari, a differenza dei dipendenti pubblici contrattualizzati, i cui trattamenti, nel triennio 2011-2013, sono rimasti totalmente bloccati, sono stati destinatari nel medesimo periodo degli incentivi una tantum, da attribuirsi secondo criteri di merito accademico e scientifico». La replica di Pannarale: «lei mi ha detto nella sua breve nota che, al momento, non avete alcuna intenzione di risolvere questa disparità evidente e che, diciamo, state ancora pensando a quali accorgimenti prendere per affrontare l’altra annosa questione che è quella del blocco del turnover Sottosegretario, lei si sarà accorto che negli ultimi mesi le università e gli atenei italiani sono stati attraversati da una mobilitazione enorme, da una protesta enorme di tutti i docenti universitari e degli studenti. Questa protesta e questa mobilitazione continuerà, anche perché voi non ve ne state preoccupando, ma c’è una intera classe di docenti in questo Paese che si sta ponendo la responsabilità di un Paese destinato al tracollo, se il Governo non avrà finalmente il coraggio e la responsabilità di modificare delle politiche che sono assolutamente discriminatorie, inique e soprattutto incapaci di farsi carico della crescita collettiva, della crescita reale di un Paese.»

PRESIDENTE. Passiamo all’interpellanza urgente Pannarale e Scotto n. 2-01374, concernente intendimenti in merito al blocco degli scatti stipendiali per i docenti universitari (Vedi l’allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo alla deputata Pannarale se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Sottosegretario Toccafondi, ci occupiamo oggi degli scatti stipendiali dei docenti universitari. Questi ultimi, come le altre categorie del pubblico impiego, nel periodo che va dal 2011 al 2014, hanno contribuito al risanamento dei conti pubblici accettando il blocco degli scatti stipendiali.
A partire, però, dal 2015, mentre alle altre categorie del comparto pubblico è stato accordato il riconoscimento a fini giuridici degli anni di blocco – e questo è accaduto per docenti delle scuole di vari ordini e gradi, medici delle aziende sanitarie, personale degli enti di ricerca, personale della pubblica amministrazione –, soltanto ai docenti universitari questo blocco è stato reiterato.
I docenti universitari sono, dunque, gli unici che non hanno ancora ottenuto il riconoscimento giuridico degli anni che vanno dal 2011 al 2014. Si tratta di un atto di chiara disparità di trattamento, che si aggiunge al blocco delle carriere, alla decurtazione degli stipendi medi, al tardivo ingresso in ruolo che, in genere, non avviene mai prima dei quarant’anni e questo determina l’impossibilità di raggiungere per tutta la carriera le classi stipendiali più alte; si aggiunge allo stesso blocco della mobilità interuniversitaria, che, in sostanza, significa impossibilità che la conoscenza possa circolare liberamente come dovrebbe essere.
Questo iniquo, mancato riconoscimento a fini giuridici di cinque anni di attività lavorativa si traduce, intanto, in un danno economico ingentissimo di natura individuale, naturalmente più grave per giovani docenti, per giovani ricercatori, condiziona tutta la carriera e si trascina sulle stesse pensioni e liquidazioni che sono già soggette a decurtazioni in ragione del passaggio al regime contributivo. Tra l’altro, noi sappiamo che un cospicuo ridimensionamento salariale e, quindi, il contenimento della spesa, che è sempre la ragione suprema che muove tutto questo, è stato già operato dalla legge n. 240 del 2010, che ha cancellato la ricostruzione di carriera nei passaggi di fascia.
Altra contraddizione che voglio segnalare: la condizione di riconoscimento degli scatti di anzianità sarebbe il risultato della VQR, cioè della valutazione della qualità della ricerca. Il Governo, il Ministero pretende che i docenti accedano alla valutazione della qualità della ricerca, ma questo non ha alcun effetto sul riconoscimento degli scatti e sulla progressione della carriera, che è di fatto bloccata; e, quindi, si traduce, peraltro, in ragione di meccanismi premiali, in una riduzione ulteriore di risorse del Fondo di finanziamento ordinario, peraltro con quella penalizzazione del Mezzogiorno di cui sappiamo molto bene. Stiamo parlando, sottosegretario, di cinque anni di carriera del personale docente universitario che sono stati sostanzialmente cancellati e sono stati cancellati per ragioni di contenimento della spesa pubblica.
Sono cinque anni di risultati scientifici, di impegno, di passione nella didattica, di lavoro al servizio degli studenti. Peraltro, nonostante il definanziamento, nonostante il blocco del turnover, nonostante le mille disfunzioni del nostro sistema universitario, il nostro Paese che, come sappiamo, è addirittura ultimo dell’area OCSE per ciò che concerne i fondi destinati all’università e alla ricerca è, invece, all’ottavo posto nel mondo per i risultati nella ricerca. È evidente, a questo punto, che è proprio il personale universitario a mantenere alto il livello dei nostri atenei. Questo personale, probabilmente, andrebbe trattato come una ricchezza, andrebbe tutelato, andrebbe riconosciuto, andrebbe valorizzato e, invece, viene mortificato ed utilizzato, come tutta la classe docente in questo Paese, per mere ragioni di cassa.
Io devo dire che ci vuole – e vado a concludere, sottosegretario – uno sforzo piuttosto fantasioso per comprendere la ragione per cui solo i docenti universitari, nel 2005, hanno visto reiterato il blocco degli scatti stipendiali e soltanto ad essi, a differenza di tutte le altre categorie del comparto del pubblico impiego, è stato negato il riconoscimento, ai fini giuridici, dal 2011 al 2014. Noi riteniamo che debba essere immediatamente garantito il riconoscimento a fini giuridici e, a partire dal gennaio 2015, anche quello a fini economici.
Peraltro – e questo è un suggerimento che ci siamo permessi di fare in questa interpellanza, ma il Governo ha tutti gli strumenti per individuare le misure adeguate –, quest’ultima misura, cioè quella del riconoscimento ai fini economici a partire dal gennaio 2015, sarebbe persino poco onerosa, prevedendo il riallineamento degli scatti e delle classi stipendiali in sei anni a quelle che sarebbero state le condizioni in assenza di questo blocco, visto che gli stipendi attuali, come sappiamo, sarebbero sensibilmente più bassi rispetto a quelli dei professori e dei ricercatori che vanno in pensione. Noi le chiediamo, sottosegretario, come il Ministero intenda risolvere immediatamente questa grave disparità di trattamento.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l’istruzione, l’università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.

  GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l’istruzione, l’università e la ricerca. Grazie, Presidente. Con riferimento all’interpellanza in oggetto, gli onorevoli interpellanti chiedono cosa intenda fare il Ministero relativamente alla problematica degli stipendi dei docenti universitari per consentire agli stessi il recupero, ai fini giuridici, del periodo 2011-2014 e, ai fini economici, dal 1o gennaio 2015. A sostegno di tale richiesta, gli onorevoli interpellanti fanno altresì riferimento al fatto che solamente ai docenti universitari, nell’anno 2015, sia stato reiterato il blocco degli scatti stipendiali e soltanto ad essi, a differenza di altre categorie non contrattualizzate del pubblico impiego, sia stato negato il riconoscimento ai fini giuridici degli anni di blocco 2011-2014.
In merito a questa ultima asserzione, giova precisare in primo luogo che tale trattamento ha riguardato, tra il personale contrattualizzato, anche le forze militari. Diverso è per il personale contrattualizzato: si vedano, ad esempio, gli insegnanti e gli enti di ricerca, per i quali vige un regime differente per il quale, dal 2015, possono riprendere le procedure negoziali.
Inoltre, in riferimento alla questione del riconoscimento ai fini giuridici del periodo 2011-2014 ed anche ai fini economici a partire dal 1o gennaio 2015, nonché alla richiesta di intervenire per un riallineamento in sei anni delle classi e degli scatti per recuperare la situazione pregressa, si fa presente che, pur condividendo la preoccupazione e l’impatto che tale blocco ha avuto e avrà soprattutto con riferimento ai più giovani, non si può prescindere da un intervento che sia compatibile con le risorse che ha a disposizione il sistema e che consente, allo stesso tempo, di garantire il graduale sblocco dei limiti al turnover che, in questi anni, ha determinato un’eccessiva riduzione degli organici delle università. In questa direzione il Ministero sta studiando quali possano essere gli opportuni accorgimenti funzionali al raggiungimento di entrambi gli obiettivi di cui sopra. Si tratta di una problematica molto delicata, che oltretutto va attentamente collocata nel quadro complessivo di finanza pubblica. In ogni caso si ricorda che i docenti universitari, a differenza dei dipendenti pubblici contrattualizzati, i cui trattamenti, nel triennio 2011-2013, sono rimasti totalmente bloccati, sono stati destinatari nel medesimo periodo degli incentivi una tantum, da attribuirsi secondo criteri di merito accademico e scientifico, previsti dai decreti ministeriali adottati in attuazione dell’articolo 29, comma 19, della legge n. 240 del 2010.

  PRESIDENTE. La deputata Pannarale ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Sottosegretario, devo dire che mi aspettavo quanto meno un po’ di sforzo in più, cioè lei mi ha detto nella sua breve nota che, al momento, non avete alcuna intenzione di risolvere questa disparità evidente e che, diciamo, state ancora pensando a quali accorgimenti prendere per affrontare l’altra annosa questione che è quella del blocco del turnover. A decidere di tutto questo è, come al solito, il contenimento delle spese e quindi la compatibilità finanziaria. Devo dire che una risposta di questo tipo non stupisce; non stupisce, è assolutamente prevedibile e in linea con quelle che sono state le politiche di governo radicalmente sbagliate, dal 2008 in avanti, ma preoccupa, preoccupa ulteriormente perché non c’è più tempo per tirare fuori – mi permetto di dire – il sistema universitario italiano da quella che è una situazione di oggettivo declino in questo momento. In Italia è stato realizzato il più grande disinvestimento nella formazione tra tutti i Paesi dell’area OCSE. Io, sottosegretario, devo ricordare tutti questi elementi perché nella sua risposta non emerge nulla di tutto questo. Nell’università italiana si sta riducendo drammaticamente il numero dei laureati e il numero degli studenti, ne abbiamo persi negli ultimi dieci anni 66.000, il diritto allo studio è costituzionalmente riconosciuto, ma di fatto è soltanto un mero enunciato e ricade esclusivamente ormai sulle spalle degli studenti, per essere precisi per oltre il 42 per cento e ancora – e questo è un altro dato che non ha equivalenti nel settore della pubblica amministrazione – negli ultimi sette anni il nostro sistema universitario ha perso circa 12.000 docenti, cioè stiamo parlando di una espulsione di massa dal sistema universitario e questo a causa delle riduzioni del Fondo di finanziamento ordinario e di quel blocco del turnover al quale voi state ancora pensando e state ancora un po’ immaginando quali possano essere gli accorgimenti. C’è un oggettivo aspetto retributivo – e questo va segnalato – perché questi docenti universitari percepiscono molto meno rispetto ai loro colleghi in Europa ed è e evidente, diciamo così, che per un ricercatore che prende alla fine del mese non più di 1.700 euro la combinazione tra il blocco dei contratti e il blocco degli scatti stipendiali significa una decurtazione assolutamente rilevante del proprio stipendio, che condiziona la vita quotidiana e che impone anche necessariamente delle scelte selettive.
Peraltro, se non ci fosse il blocco, sottosegretario, sarebbe interessante confrontarsi su questo, oltre diciamo la formula magica del «non ci sono le risorse e non ci sono le compatibilità finanziarie per assumere in maniera definitiva queste scelte». Gli atenei quest’anno avrebbero dovuto corrispondere appunto, se non ci fosse stato questo blocco, più di 350 milioni di retribuzioni, cosa che non faranno, in ragione di questo congelamento. Questo si intreccia con il fatto che, a causa del blocco del turnover, negli ultimi cinque anni più di 10 mila docenti andati in pensione non saranno sostituiti, quindi in sostanza i docenti universitari, non soltanto sopportano scelte inique, ma caricano su di sé anche il peso dei tagli all’università. Dunque, c’è l’aspetto retributivo, c’è l’azione chiaramente discriminatoria rispetto alle altre categorie del pubblico impiego – e francamente, sottosegretario, il fatto che lei venga qui a ricordarmi che nell’ambito delle categorie non contrattualizzate anche le forze militari sono state sottoposte allo stesso trattamento dei docenti universitari non rende meno grave la situazione e meno grave la natura di questo trattamento – e infine c’è una questione di dignità, di mortificazione e di inaccettabile svilimento della funzione della docenza universitaria e aggiungo di tutta l’università. C’è l’idea folle che le spese relative all’università vadano tagliate perché inutili, perché antieconomiche, perché improduttive, persino parassitarie all’interno di una campagna mediatica che da tanti anni trasforma il personale della pubblica amministrazione, in maniera particolare i docenti delle scuole e i docenti dell’università, in fannulloni e perditempo. Un’università che funzioni bene, che sappia formare le intelligenze e le professionalità, che sappia in realtà costruire dei risultati ottimi in maniera capillare nella ricerca e nella didattica e non soltanto un po’ di eccellenze qua e là è un’università che ha bisogno di docenti motivati, di docenti appassionati, di docenti che vedano prospettive e futuro ed è persino banale ricordare a lei sottosegretario questo. Voi ai docenti riservate la precarietà, i tagli economici, l’assenza di prospettiva e invece dovreste prevedere paradossalmente un risarcimento morale, giuridico ed economico per queste persone, visto che vengono rappresentate come categoria parassitaria e, al tempo stesso, percepiscono delle retribuzioni che sono molto più basse rispetto a quelle dei colleghi europei.
Ho finito, Presidente.

  PRESIDENTE. Ha ancora tre minuti, non si preoccupi.

  ANNALISA PANNARALE. Attrazione delle intelligenze, società della conoscenza, fuga dei cervelli: questi sono tutti punti che ormai, diciamo così, fanno parte della vostra scaletta, della vostra scaletta buona per i convegni e per le apparizioni televisive, dopodiché restano le compatibilità finanziarie e il contenimento della spesa.
Sottosegretario, lei si sarà accorto che negli ultimi mesi le università e gli atenei italiani sono stati attraversati da una mobilitazione enorme, da una protesta enorme di tutti i docenti universitari e degli studenti. Questa protesta e questa mobilitazione continuerà, anche perché voi non ve ne state preoccupando, ma c’è una intera classe di docenti in questo Paese che si sta ponendo la responsabilità di un Paese destinato al tracollo, se il Governo non avrà finalmente il coraggio e la responsabilità di modificare delle politiche che sono assolutamente discriminatorie, inique e soprattutto incapaci di farsi carico della crescita collettiva, della crescita reale di un Paese.

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32 Commenti

  1. Alla Federico II gli incentivi una tantum non sono ancora stati assegnati, e nessuno sa se e quando saranno pagati (devono ancora nominare la commissione incaricata di valutare le domande). Questo giusto per aggiungere ridicolo al ridicolo.

    • Alla Federico II, al danno si aggiunge la beffa. Per valutare il merito hanno creato degli indicatori così complicati, che adesso non sanno come fare a calcolare.

  2. Di fronte alla risposta di Toccafondi, per il quale «i docenti universitari sono stati destinatari nel medesimo periodo degli incentivi una tantum, da attribuirsi secondo criteri di merito accademico e scientifico, previsti dai decreti ministeriali adottati in attuazione dell’articolo 29, comma 19, della legge n. 240 del 2010» e quindi devono stare tranquilli, direi che è necessario da parte di tali docenti togliere qualunque sostegno all’attuale governo e al Partito del quale è espressione.

    Bene ha fatto Pannarale a ricordare all’ineffabile sottosegretario prima italofozuto e adesso alfanian-renziano «che negli ultimi mesi le università e gli atenei italiani sono stati attraversati da una mobilitazione enorme, da una protesta enorme di tutti i docenti universitari e degli studenti. Questa protesta e questa mobilitazione continuerà, anche perché voi non ve ne state preoccupando, ma c’è una intera classe di docenti in questo Paese che si sta ponendo la responsabilità di un Paese destinato al tracollo, se il Governo non avrà finalmente il coraggio e la responsabilità di modificare delle politiche che sono assolutamente discriminatorie, inique e soprattutto incapaci di farsi carico della crescita collettiva, della crescita reale di un Paese».

    • “è necessario da parte di tali docenti togliere qualunque sostegno all’attuale governo e al Partito del quale è espressione”.
      Parole da sottoscrivere e da sottolineare.
      Fra i più svegli e svelti a recepirle e metterle in pratica, i (per ora) circa 300 accademici fra in carica ed emeriti (“gli scienziati”, nella definizione del pupazzo) che si sono messi in lista a promuovere il sì alle riforme commissionate a quello che a giorni ne fa 91 dai pilastri dell’estrema destra neoliberista, ossia dalle multinazionali americane e non, dai paracriminali potentati bancari-finanziari e quindi dal terzetto UE-BCE-FMI

  3. Tutta questa vicenda degli scatti, le risposte date alle varie interrogazioni parlamentari, la politica portata avanti da questo governo nell’ambito della ricerca pubblica, non potranno da me non essere portate in conto in qualsiasi futura votazione. Ho cominciato con le votazioni comunali di Napoli, e così proseguirò, a partire dal referendum costituzionale.

  4. Ci rimane solo l’arma del voto ? Certo anche quella. A Bologna il PD è tracollato. Pagando politiche fallimentari locali e nazionali. Comunque illudersi che qualche interrogazione sortisca qualche effetto è da bambini. Se ne fanno a migliaia, sono contentini che non si rifiuTano a nessuno. In questo paese funziona solo una cosa:il blocco della didattica Sine die. Quando vedranno gli studenti a spasso ne parliamo. Si è distrutta la carriera di una intera generazione in politica come nelle università, per tenere in sella i vecchi si e’ messo in sella giovinetti ubbidienti. Hanno fatto male i conti e glielo dimostreremo.

    • incentivi una tantum, +2000€. Blocco degli scatti -100.000€.
      Il blocco della didattica è l’unica risposta seria.

  5. Vorrei far presente a chi di dovere un’altra beffa nella beffa: mentre alcuni docenti hanno avuto la “fortuna” di ricevere due incentivi una tantum , sia per il 2011 che per il 2013, altri hanno avuto l’incentivo una tantum solo relativamente al 2012. Cosa profondamente ingiusta, visto che il blocco degli scatti è stato protratto a tutto il 2015 e che quindi anche il biennio 2014-2015 rientra completamente nel periodo di blocco.

    • C’è chi non l’ha avuto per niente, e per le seguenti ragioni. Anzitutto, considerato il principio meritocratico, non c’è stata turnazione, o se sì, a malincuore. Se uno lo merita il premio quest’anno perché non lo può meritare anche l’anno successivo se è più bravo degli altri, anzi se è diventato eternamente bravo? Come si fa a diventare più bravi degli altri? Accumulando più punti. Come si accumulano i punti? Per meriti didattici, scientifici e istituzionali. Cosa significa merito didattico? Avere molti studenti, molti esami, molte tesi, tesi di dottorato, ecc.. Come si fa ad averne tanti? Spesso è normale, altre volte si briga (si combatte) per collocarsi in posizioni vantaggiose. Andiamo oltre i meriti scientifici e lasciamo parlarne anvur e vqr. Ci sono anche i progetti collettivi di ricerca, dove uno può entrare anche solo pro forma, così ha qualche punto e qualche soldo. Cosa sono i meriti istituzionali? Dirigere questo o quello, organizzare questo o quello (intasando ogni spazio libero possibile), stare in giunte, in commissioni che spesso possono essere inutili o possono esautorare i consessi istituzionali, sedi queste ultime spesso di pure ratifiche (perché la democrazia formale va salvaguardata anche come ombrello sotto il quale riparasi dall’assunzione di responsabilità).
      Due (ovviamente continuo a parlare per esperienza personale): si deve fare domanda di premialità, elencando cose fatte quanto più possibile e documentarle. Tre: i soldi comunque non bastano per tutti, chi sta sopra la mediana o sopra un altro limite stabilito, ne riceve, gli altri no. Ogni punto vale tot, quando finiscono i soldi, finiscono i premi. E ci sono quelli che staranno sempre al di sopra i limiti, perché fanno di tutti per starci e che dunque si guadagnano e si meritano il premio, questo va da sé. Ovviamente, sto disegnando una caricatura, decidano altri se lo è o non lo è. Per ultimo: non si calcolano affatto i guasti sociali immateriali di tale meccanismo dell’arraffa arraffa.
      Altrove, poi, non c’è nemmeno questo.

  6. A me cadono le braccia. Davvero, abbiamo toccato il fondo…
    Io a questo punto mi prendo un bel periodo sabbatico, mi han davvero fiaccato.
    Forse dovremmo prendercelo tutti, e che si arrangino…
    In fin dei conti è un nostro diritto, no? Almeno finchè non ce lo tolgono…

    • Non credere che sia così facile oggigiorno. Mentre decenni fa si era instaurato anche un uso distorto, ma quasi insindacabile, del sabbatico, frammentabile in periodi annuali brevi, poi, per aggiustare la situazione, ovviamente si è caduti nell’esagerazione opposta. Anzitutto, quando si tratta di insegnamenti decretati fondamentali (di cui alcuni lo sono, altri li si fa diventare per poter avere più studenti oppure li si colloca nel I anno, senza alternative effettive, perché poi dal secondo anno inizia l’emorragia degli studenti), devi concordare con qualcuno la tua sostituzione affinché l’insegnamento sia in qualche modo coperto. E alla fine è l’istituzione a decidere se può privarsene o meno, nonostante il diritto teorico al sabbatico.

  7. La politica universitaria a partire dai primi anni novanta e’ sempre stata la stessa, poiché l’Italia non ha mai avuto una politica vera in questo settore e quando l’espansione del debito pubblico a impedito di finanziare tutto senza fare scelte, l’università e’ stata da subito considerata sacrificabile. Lobbies trasversali trasparenti e meni trasparenti, espressione dei “soliti noti” hanno fatto le scelte reali, i governi sono solo stata “l’interfaccia utente”. Da Letizia Moratti a Fabio Mussi, dalla Gelmini a Profumo, Carrozza e Giannini nessuno ha minimamente aperto o cercato di aprire un dibattito sul ruolo della ricerca nel paese. Si e’ sovraccaricato il sistema di burocrazia uccidendo l’autonomia dei dipartimenti, si e’ delegittimato l’intero sistema della ricerca italiana presentato come un ammasso di baroni, parassiti, mafiosi o di precari analfabeti che urlano per avere il posto fisso (bamboccio della ricerca). Magari poi nel governo illuminato della elite tecnocratica a bastonare i suoi coetanei ci pensava un giovane viceministro bellimbusto andato in cattedra giovanissimo con un concorso i cui atti sono una lettura curiosamente interessante. l’opposizione ovviamente sui baroni e’ sempre pronta a spezzare perché un po di “vaffa” fanno sempre bene. L’intellettuale indipendente e rompiballe non piace a nessuno, chi governa li vuole servili che e’ all’opposizione come i 5S li vorrebbe “organici” peggio del vecchio PCI, se no li caccia.
    La politica salariale non e’ un problema della “corporazione” professori universitari ma decide anche la forza di un sistema sul mercato internazionale per fare reclutamento. Per quale motivo un giovane italiano dovrebbe tornare in un paese dove lo pagano male, lo insultano mentre dove sta viene pagato decentemente, rispettato, diventa professore prima di 40 anni e ha fondi di ricerca ?
    La cosa più assurda e’ che la punizione più grossa, con i mancati scatti, non e’ toccata ai vecchi “baroni” sporchi, brutti e cattivi ma ai più giovani . L’Italia in realtà e’ un paese acefalo, privo di una classe politica che abbia una visione di lungo periodo, i politici attuali, TUTTI, vivono nello spazio di un Tweet, cercano effetti speciali e frasette ad effetto, iniziative “Prêt-à-porter ” e hanno supinamente accettato il loro ruolo di “megafoni” dei poter forti e comunque sono TUTTI culturalmente subalterni agli stereotipi culturali dominanti (il pensiero unico).

  8. Vorrei capire meglio il passaggio dell’intervento del Sottosegretario:
    “In questa direzione il Ministero sta studiando quali possano essere gli opportuni accorgimenti funzionali al raggiungimento di ENTRAMBI gli obiettivi di cui sopra.”
    Forse non ho capito bene, ma ENTRAMBI gli obiettivi mi sembra riferito al “graduale sblocco dei limiti al turnover” E al “riconoscimento ai fini giuridici del periodo 2011-2014 ed anche ai fini economici a partire dal 1o gennaio 2015” seppur compatibilmente “con le risorse che ha a disposizione il sistema”.
    Se così fosse l’interpretazione, non mi sembra una chiusura totale, ma forse sono io che non capisco bene le sfumature linguistiche degli atti parlamentari.
    Più che chiusura mi pare una generica dichiarazione di attenzione al problema, che fa pari con quella del promesso “tavolo tecnico”. Forse sarebbe necessaria un’interpellanza più precisa sull’esistenza del tavolo tecnico e sullo stato dei lavori.
    “Il Ministero sta studiando …” significa che siamo ancora lontani dalla soluzione di entrambi i problemi succitati, ma che almeno il Ministero ha la consapevolezza che tali problemi ci sono e, di questi tempi, non è poco.
    Il riferimento agli incentivi una tantum è certamente inappropriato e irritante, perché confonde una mancia estemporanea, tra l’altro elargita con criteri discutibili e disomogenei, con un diritto, quello del “riconoscimento ai fini giuridici del periodo 2011-2014 ed anche ai fini economici a partire dal 1 gennaio 2015”.
    Sulla bizzarra vicenda degli scatti scrissi a febbraio 2015: https://www.roars.it/gli-scatti-e-la-risposta/.
    Mi riprometto un aggiornamento non appena si sarà assestato il quadro delle nuove disparità e stravaganze introdotte da allora.

    • Ripeto, come ogni volta che di questo si parla, che le disparità e stravaganze per l’una tantum sono la prova generale delle disparità e stravaganze che arriveranno con gli scatti per il merito. Dove il merito lo si deciderà a livello di ateneo. Forse sarebbe il caso di suggerire al ministro, visto che ancora non si è partiti, di non fare partire la babele … (e relativo contenzioso giudiziario che si scatenerà a valle)

    • La grande sciagura è che la nostra classe politica ha ormai assorbito la versione pavloviana degli incentivi monetari che i “liberisti di sinistra” hanno diffuso da 15 anni in questo disgraziato paese.

    • Ma i nostri rettori, liberamente eletti da noi, in larga parte l’hanno recepita con entusiasmo.
      Non ci meritiamo l’autonomia e le cariche elettive se non siamo in grado di utilizzarle al meglio per proteggere l’Università dalle ingerenze esterne che, con l’Università e la Ricerca, poco o nulla hanno a che fare.

  9. Dai, su. L’incentivo è cosa ben diversa dallo scatto. Il primo è un “premio-produzione” (usando la mentalità manageriale-meritocratica-liberista), un surplus perfino in azienda, appunto, il secondo si ottiene come diritto.
    La legge Gelmini prevedeva l’istituzione di questo fondo “per il merito”, che avrebbe dovuto cibarsi di tutti gli scatti negati. E’ vero che gli scatti non sarebbero stati più automatici, ma la legge prevedeva (prevede) che intanto il primo scatto sarebbe dovuto essere automatico, e che i successivi, triennali, sarebbero dovuti essere attribuiti sulla base di una valutazione fatta da una commissione a valle di un decreto rettorale, data comunque la disponibilità economica necessaria a coprire tutti gli scatti (fondamentale condizione).
    La legge presupponeva dunque una diversa natura dell’incentivo rispetto allo scatto e, conseguentemente, dei criteri più o meno restrittivi.
    Toccafondi allora usa a sproposito un esempio non potendo non sapere che è uno sproposito.
    L’incentivo poi non è legato ad una ricostruzione di carriera, e chi l’ha avuto non partirà da una classe stipendiale superiore.
    Insomma, proprio non sta in piedi su.
    .
    Brava Annalisa Pannarale.

  10. Effettivamente l’incentivo, che non per niente è stato definito “una tantum”, non ha nulla a che vedere con la vicenda blocco classi e scatti.
    Nel 2015 circa 1700 associati si sono visti riconosciuto il 2015 ai fini dell’anzianità. Sono i chiamati ai sensi della 240/2010. Questa non è la sola disparità esistente all’interno del corpo docente. Tutti coloro che faranno un passaggio di grado non si porteranno più dietro, da quel momento, l’effetto del mancato riconoscimento ai fini dell’anzianità del periodo 1/2011-12/2015. Inoltre, più in generale, i nuovi chiamati avranno uno stipendio superiore a parità di anzianità di quelli incappati nel blocco. Non è una questione giovani-anziani come si tende, purtroppo, si tende a mostrare. Riguarda chi fa carriera e chi no (certo il giovane che non fa carriera è quello messo peggio).

  11. Annalisa Pannarale – http://www.camera.it/leg17/29?shadow_deputato=305883&idpersona=305883&idlegislatura=17
    Arturo Scotto – http://www.camera.it/leg17/29?shadow_deputato=302069&idpersona=302069&idlegislatura=17
    Va dato atto che sono due deputati di SI-SEL a difendere i diritti dell’intera categoria dei professori e ricercatori universitari (oltre 50 mila individui).
    Curioso che la maggioranza di governo (centro-sinistra) prosegua invece a sostenere posizioni indifendibili, ingiustizie e stravaganze introdotte con intenti ingiustificatamente puntivi dal precedente governo (centro-destra).
    Teniamolo a mente, per quando avranno bisogno di noi.

    • “Curioso che la maggioranza di governo (centro-sinistra) prosegua invece a sostenere posizioni indifendibili, ingiustizie e stravaganze introdotte con intenti ingiustificatamente puntivi dal precedente governo (centro-destra).
      Teniamolo a mente, per quando avranno bisogno di noi.”

      Modificato tenendo conto della realtà da anni lampante:
      “Non desta alcuna sorpresa che la maggioranza di governo (destra con alcune sfumature centriste; sedicente centro-sinistra) prosegua invece a sostenere posizioni indifendibili, ingiustizie e stravaganze introdotte con intenti ingiustificatamente puntivi dal precedente governo (destra con qualche screziatura di centro; e più onestamente sedicente tale, in sostanza).
      Teniamolo a mente, per quando avranno bisogno di noi.”

  12. Gli incentivi una tantum sono stati uno dei tanti test che sono stati fatti negli ultimi anni da parte dei governi per vedere che cosa siamo disposti a tollerare. Non ho statistiche a disposizione, ma da quello che ho visto le persone che si sono rifiutate di partecipare a questa lotteria sono state davvero poche. Abbiamo avuto il blocco degli scatti in contemporanea con la prima VQR, poi questa faccenda degli incentivi che a me e’ sembrata fantozziana (*), poi la seconda VQR in presenza di blocco supplementare e annullamento di cinque anni di anzianita’. Insomma il messaggio finale che mandiamo e’ “potete farci di tutto”, e il peggio deve ancora venire.

    (*) Mi e’ capitato che ospiti stranieri desiderosi di apprendere l’italiano mi abbiano chiesto cosa significa “fantozziano”. Assumo che i lettori conoscano tutti Fantozzi e abbiano visto i primi film della serie. Io ho immaginato che il megadirettore galattico togliesse una parte di stipendio ai suoi impiegati per tre anni e poi ne mettesse in palio una parte per la meta’ di essi, attraverso gare come queste che potete vedere qui :
    https://www.youtube.com/watch?v=kZ2JnCx0a7A
    oppure qui:
    https://www.youtube.com/watch?v=OU-I_-Kg3Oc

    • :-D Sì, sì!! Gli incentivi sono stati come la Coppa Cobran con tanto di carro funebre al seguito e ristorante al curvone per gli eliminati :-D :-D
      Una delle gare più fantozziane di questa Coppa Cobran universitaria è stata la “partecipazione al consiglio di dipartimento retroattiva”.
      “Ricercatore Fantocci lei c’era al consiglio di dipartimento del 3 giugno 2011?” “Mahhh…io…veramente…non mi ricordo…” “Dalle firme risulta che lei non c’era! Ricercatore Fantocci lei è una merd**cia!”
      .
      Qualcuno la presa di coscienza a furia di anni di “merito-eccellenza-incentivi-produttività” l’ha avuta. Tipo Fantozzi, sempre:
      https://www.youtube.com/watch?v=F8qwuI0KF1E

  13. (a prescindere dal fatto che detesto sia il sig. paolo villaggio sia il suo stupido personaggio e i suoi pessimi film, inno al provincialismo in salsa anni settanta) sulla questione degli incentivi, un aneddoto locale: alla gran parte di coloro cui la ‘sorte’ li ha assegnati (nel mio ateneo) il prelievo fiscale (fra nazionale e di ateneo) è stato pari al 60%!!!!! s’intende che condivido gli interventi dei parlamentari della sinistra e la maggior parte dei commenti qua sopra, peraltro ENTRAMBI politicamente irrilevanti, temo.

    • Curiosamente e’ esistito storicamente una persona di nome Torello Fantozzi, a cui era intitolata “l’Opera Torello Fantozzi istituita agli inizi degli anni ‘60 per l’assistenza ai superstiti dei dipendenti Montecatini e consisteva nel trattenere in busta paga una piccola somma con cui la ditta poi pagava il funerale” (ricordavo la cosa dalla ditta dove lavorava mio padre, ma si trovano dei link in rete)

  14. Sono uno dei “privilegiati” dell’Università del Salento che ha goduto dei mitici incentivi, e gli importi netti sono stati i seguenti
    periodo 2010-2011 – euro 573,85;
    periodo 2012-2013 – euro 1342,67.

    Francamente, se invece di questo “insulto economico” mi avessero preso a calci nel fondoschiena sarei stato più contento. Va inoltre precisato che per godere di cotanta abbondanza abbiamo dovuto lavorare per giorni per produrre una documentazione oltremodo farraginosa…
    Ma noi continuiamo pure a farci prendere in giro dalla politica, con la nostra atavica incapacità di difendere in primis l’Istituzione che rappresentiamo, e con essa la nostra stessa dignità.

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