La settimana ROARS: 1 – 14 settembre 2014
Una rapida sintesi dei contributi pubblicati
nel corso delle ultime due settimane.
- «Ricercatori – la rivolta»: non capita tutti i giorni di leggere un titolo del genere sulla prima pagina di un quotidiano nazionale (Ricercatori di tutta Europa VS austerity). Ancora una volta, la scintilla della rivoluzione scocca in Francia con l’iniziativa Sciences en Marche che denuncia i tagli dei fondi alla ricerca, ma l’emergenza è su scala europea: le nazioni del sud Europa stanno letteralmente smantellando la loro ricerca scientifica (HELP! This government is trying to kill science in Portugal). In Italia, le politiche di austerità hanno inciso su un’università già cronicamente sottofinanziata, come certificato dalle nude cifre (Università reale ed immaginaria: diagnosi, terapie ed esiti, The Italian university system: understanding worrisome trends), che però l’OCSE tenta di edulcorare nei comunicati ad uso e consumo della stampa e della politica (Education at a Glance 2014: gli occhiali da sole dell’OCSE). Ebbene, anche in Italia si sta concretizzando una mobilitazione”Per la scienza e la cultura” (Per la scienza e la cultura) che seguiremo con attenzione nel corso delle prossime settimane.
- A fronte di questa emergenza, la cui gravità diventa ogni giorno sempre più chiara, non si può fare a meno di tirare le somme del ponderoso Rapporto ANVUR sullo stato dell’università e della ricerca: i veri problemi, che hanno a che fare con la più bassa percentuale europea di giovani laureati e con le percentuali di abbandono non si risolvono con la valutazione (Università, la valutazione non risolve i veri problemi). Di certo, se non si inverte la rotta, a pagare il conto saranno i ceti più deboli, ma in ultima analisi a perdere sarà l’intero paese (Università: ecco chi pagherà il conto della crisi). I dati sul declino delle prospettive occupazionali ed economiche dei neolaureati parlano da soli (C’era una volta la “Meglio Gioventù”… ).
- Inutile dire che la scuola costituisce un aspetto per nulla secondario del problema. Non diversamente dall’università, è estenuata da anni di riforme accumulatesi disorganicamente in nome di una malintesa concezione del merito (La scuola e l’autentica promozione del merito). Adesso è il turno di Matteo Renzi: ma quanto è buona la sua “Buona Scuola? (Valutare e punire nella scuola di Matteo Renzi)
- Se i tagli puniscono indiscriminatamente università e ricerca, la burocrazia assesta il colpo di grazia. La circolazione dei ricercatori è resa difficile, se non impossibile, da grovigli di norme e da mancati riconoscimenti di titoli (Il CUN sulle semplificazioni: fast track per visti di ricerca, Il sistema universitario italiano e l’Europa: alcune considerazioni sul riconoscimento dei titoli e sulla libertà di movimento all’interno dell’Unione). Il sistema AVA continua a suscitare prese di posizione allarmate (AVA? “Un sistema ottusamente burocratico”) e, provocatoriamente, viene da domandarsi se la soluzione non potrebbe essere quella di mettere da parte l’ANVUR ed affidarsi all’AVEPRO, l’agenzia di valutazione della Santa Sede, la cui reputazione è sicuramente migliore (L’ANVUR e i Corsi di Studio di Nuova Attivazione). Anche il dottorato di ricerca è oggetto di cervellotiche proposte di valutazione, mentre si assiste ad una gravissima emorragia di posti a bando (A chi conviene (ancora) il dottorato senza borsa?). Nel frattempo, stanno cambiando le regole per la ripartizione del Fondo di Finanziamento Ordinario (Bozza dell’FFO 2014).
- La bibliometria fai-da-te ha giocato un ruolo di primo piano nella procedura di abilitazione scientifica, consentendo vere e proprie colonizzazioni come quella denunciata dalla Società Italiana di Fisioterapia (Cahiers de doleASN: documentazione ASN e VQR). Si tratta di operazioni rese possibili anche dal diffuso analfabetismo bibliometrico che sarebbe ora di arginare con qualche buona lettura scientifica (Se la bibliometria è un male necessario).