Infilato tra le “Misure urgenti per il settore bancario e per gli investimenti“, appena approvate del Consiglio dei Ministri, c’è un comma che assegna all’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) la commercializzazione dei prodotti tecnologici e dei brevetti di tutte le università e di tutti gli enti di ricerca. Non appena la cosa diventa di pubblico dominio, i vertici dell’IIT pubblicano un comunicato in cui “all’unisono con il mondo della ricerca”, esprimono la loro perplessità sulla norma. È in atto il tentativo di commissariare il trasferimento  tecnologico della ricerca pubblica nazionale, affidandolo in toto all’IIT, e  – a dar credito ai vertici dell’IIT – ciò è accaduto “a loro insaputa”. Chi sarà stato allora? Crediamo  di sapere già come andrà a finire …

Il 20 gennaio scorso, il Consiglio dei Ministri, in mezzo alle “Misure urgenti per il settore bancario e per gli investimenti“, ha approvato un comma un po’ particolare (il comma 2 dell’art. 5, riportato integralmente più sotto). L’istituto italiano di tecnologia (IIT) viene incaricato della commercializzazione dei prodotti tecnologici e dei brevetti di tutte le università e di tutti gli enti di ricerca. Ciò include l’obbligo per gli enti di ricerca e la possibilità per le università di fornire tutte le informazioni necessarie a svolgere questo scopo.


IITbrevetti


«Ci stanno scippando i brevetti» scrive senza mezzi termini sul suo blog Maurizio Sobrero, candidato rettore all’Università di Bologna. Il suo grido di allarme viene rilanciato anche dalla Stampa di Torino, che segnala Il giallo della privatizzazione dei brevetti, e da Corriere.it che scrive Scoppia la bufera, atenei in rivolta.

Come nota la FLC GCIL, ci troviamo di fronte ad una sorta di commissariamento dell’intera ricerca pubblica – università ed enti di ricerca. Alla fondazione di diritto privato IIT viene  delegato, a livello nazionale, il compito dell’innovazione tecnologica, che per università ed enti pubblici di ricerca è parte della missione istituzionale. Per quale ragione un ente o un ateneo dovrebbero consegnare un prodotto finito o un brevetto ad un soggetto terzo al fine della commercializzazione, quando esistono specifici uffici dedicati a questo tipo di attività all’interno delle amministrazioni? Dove sarebbe il vantaggio?

Di fonte alle proteste di enti di ricerca e università (vedi la lettera a Renzi e Giannini, firmata congiuntamente dal Presidente del CNR e da quello della CRUI), l’IIT ha diramato una nota in cui prende le distanze, affermando che

…L’ipotesi invece di rendere IIT l’ente per la gestione della proprietà intellettuale di tutti gli istituti nazionali di ricerca pubblici e delle Università è estranea alla missione di IIT.

Pertanto, all’unisono con il mondo della ricerca, esprimiamo la nostra perplessità sulla norma sia nel merito che nel metodo.

ComunicatoIIT

Dunque l’IIT dovrebbe commercializzare i prodotti tecnologici e i brevetti di tutte le università e di tutti gli enti di ricerca, ma i suoi dirigenti non ne sanno nulla. Anzi, “all’unisono con il mondo della ricerca”, esprimono la loro perplessità sulla norma. Se loro sono perplessi, figuriamoci noi.

È in atto il tentativo di commissariare il trasferimento tecnologico della ricerca pubblica nazionale, affidandolo in toto all’IIT, e  – a dar credito ai vertici dell’IIT – ciò è accaduto “a loro insaputa”.

Chi sarà stato allora? Sappiamo già come andrà a finire. Si darà la colpa alla solita “manina” di ignoti.

Una manina robotica?

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22 Commenti

  1. Il decreto è stato pubblicato sulla GU del 24/01/2015 e la parte che ci interessa, a questo punto definitiva e in vigore dal 25/01/2015, è questa:
    .
    2. Al fine di diffondere l’innovazione e di stimolare la competitività’ del sistema produttivo, in particolare delle piccole e medie imprese, la Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia, anche attraverso le forme previste dall’articolo 4, comma 9, del presente decreto, provvede a:
    a) sistematizzare a scopi informativi e di vendita i risultati della ricerca scientifica e tecnologica svolta negli enti pubblici di ricerca, le competenze scientifico-tecnologiche e le infrastrutture di ricerca presenti negli enti stessi;
    b) istituire un sistema per la commercializzazione dei brevetti registrati da universita’, da enti di ricerca e da ricercatori del sistema pubblico e disponibili per l’utilizzazione da parte delle imprese;
    c) fungere da tramite tra le imprese per lo scambio di informazioni e per la costituzione di reti tecnologiche o di ricerca tra esse.
    3. Gli enti pubblici di ricerca sono tenuti a fornire alla Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia le informazioni necessarie per gli scopi di cui al comma 2, lettera a). La Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia e’ tenuta a retrocedere i proventi derivanti dalla vendita o dalla cessione del diritto d’uso di un brevetto o di un altro titolo di proprieta’ intellettuale, al netto dei costi, all’ente pubblico di ricerca di provenienza del brevetto stesso, che le abbia conferito mandato per la vendita o la cessione. Le universita’ possono stipulare accordi, contratti e convenzioni con la Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia per la valorizzazione dei risultati della ricerca scientifica e tecnologica, secondo le modalita’ previste dal presente articolo per gli enti pubblici di ricerca. Al fine di diffondere l’innovazione nel sistema delle piccole e medie imprese, la Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia puo’ stipulare accordi, convenzioni e contratti, comunque denominati, con il sistema camerale, con le associazioni delle imprese, con i distretti industriali e con le reti d’impresa. Le funzioni previste dai commi 2 e 3, sono svolte dalla Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

  2. Tutto questo è a mio parere sconcertante.
    Esistono già e sono attivi nelle diverse università/EPR gli uffici preposti al trasferimento tecnologico, detti ILO (Industrial Liaison Office) e TTO (Technology Transfer Office), che svolgono servizi di brevettazione, supporto alla creazione di imprese ad alto contenuto tecnologico con relativi incubatori e informazione per le imprese.
    Non si capisce quale sarebbe il vantaggio di una tale azione, dato che:
    .
    – non si prevedono risorse aggiuntive rispetto all’esistente (vedere il solito, laconico “senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica” di chiusura) per finanziare l’attività di trasferimento tecnologico delle università e degli EPR;
    .
    – si prevede che i servizi siano affidati a IIT con costi che sarebbero a questo punto non determinati dalle università/EPR ma da IIT attraverso “accordi, contratti e convenzioni” (“La Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia e’ tenuta a retrocedere i proventi derivanti dalla vendita o dalla cessione del diritto d’uso di un brevetto o di un altro titolo di proprieta’ intellettuale, *al netto dei costi*, all’ente pubblico di ricerca di provenienza”);
    .
    – il rapporto con le aziende sarebbe trasferito a IIT, a livello di stipula di “accordi, contratti e convenzioni” per una generica “diffusione dell’innovazione” prodotta da università e EPR.
    .
    In sostanza, le università/EPR dovrebbero forzatamente stipulare accordi con IIT, finanziando la sua attività centralizzata di servizio, a scapito della propria autonomia e del dimensionamento della propria attività già esistente e dei propri rapporti col tessuto produttivo industriale.

  3. Sorvolo sui dettagli tecnici. Riassumendo:
    1. IIT è una fondazione privata – come tale non ha l’obbligo di rendicontazione pubblica (correggetemi se sbaglio). Cito dal loro sito: “L’IIT è una Fondazione di diritto privato che viene istituita con decreto legge 30 settembre 2003, n. 269, successivamente convertito nella legge n. 326 del novembre 2003.” Chi ne era l’ideatore, qualcuno se ne ricorda?
    2. Alla IIT è obbligatorio cedere la gestione e la commercializzazione delle innovazioni ecc. prodotte da enti pubblici (correggetemi se sbaglio).
    3. Gli enti pubblici si vedono così diminuiti i guadagni, perché una parte va naturalmente alla IIT (correggetemi… come sopra).
    4. La IIT, privata, incassa benefici dalle idee ecc. degli enti pubblici di ricerca, finanziati con soldi pubblici e con altro, me che devono essere rendicontati in maniera diversa da un istituto di diritto privato.
    5. Loro non ne sapevano niente. E chi ci crede?

    • “Alla IIT è obbligatorio cedere la gestione e la commercializzazione delle innovazioni ecc. prodotte da enti pubblici (correggetemi se sbaglio).”
      No, non è obbligatorio. Si dice che le università “possono” farlo, così come gli enti di ricerca. Intanto l’IIT è tenuto a metter su un sistema di commercializzazione, non si sa mai. E gli enti pubblici sono tenuti a dare informazioni per essere….sistematizzati.
      Ma chi ha scritto una roba così in effetti?
      Non so perché, ma mi sembra in contenuti e forma il follow-up del discorso di Renzi al Digital Venice:
      “Becos de aidia uidaut marketing in e commerscial fiiilll…de strakcior de-de-de-de-de-de-de resalt ar not gud. Bat for cauntri dis is olzo a rappresentescion ov possibiliti”.
      E’ una possibiliti.
      Olzo.

    • Infatti: le università possono [ma poi] devono.

      Puntata successiva: Giallo IIT sui brevetti: una norma di autore ignoto. La norma sui brevetti inserita nel decreto legge Fiscal Compact, che assegna la gestione di tutti i brevetti delle Università e degli Enti di ricerca all’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) “è incompatibile con l’autonomia sia delle Università che degli Enti pubblici di ricerca. Sono rimasta stupita e sorpresa di questo blitz, perché di questo si tratta, e ho immediatamente segnalato alla Presidenza del Consiglio, come è mio dovere fare, con una lettera formale e una relazione tecnica accurata, i punti non coerenti con la normativa vigente. Si è cercato di approfittare di questo veicolo normativo senza coinvolgere né i ministri competenti né la Presidenza del Consiglio”. È quanto fa sapere il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini in una nota ufficiale, che ribadisce quanto già anticipato nei giorni scorsi agli organi di informazione. Non si sa chi abbia voluto inserire questa norma e per quali scopi. Da Palazzo Chigi giungono voci su imminenti modifiche, ma nessuna spiegazione è stata data su quanto accaduto. La norma in questione trasformerebbe il prestigioso ed efficiente Istituto italiano di tecnologia di Genova in una sorta di agenzia che avrebbe come compito quello di istituire un sistema di commercializzazione dei brevetti: tutti, anche quelli degli altri enti di ricerca pubblica e delle università.
      Le Università e gli altri enti di ricerca espropriati hanno subito protestato con il ministro Giannini, e lo stesso ha fatto l’IIT, il cui direttore scientifico, Roberto Cingolani, ha minacciato le dimissioni nel caso in cui il testo del decreto non venga modificato: “L’agenzia prevista dalla norma non esiste in nessun ordinamento al mondo che io sappia e comunque non è la nostra mission. Sono un ricercatore come lo sono tutti coloro che lavorano per l’istituto. Se la norma dovesse passare ce ne andremo a casa, non siamo le persone adatte”, ha detto. Un errore? Un tentativo (maldestro) di razionalizzare la materia dei brevetti? Un equivoco? Non si sa che cosa sia successo e di chi sia la colpa. Un ennesimo mistero altoburocratico…

      http://it.wikipedia.org/wiki/Istituto_italiano_di_tecnologia
      http://it.wikipedia.org/wiki/Roberto_Cingolani

  4. Per anni ci siamo chiusi nelle nostre torri d’avorio, e abbiamo lasciato che i furbi si insediassero nelle stanze dei bottoni. Questo è il risultato.
    E lo si vede anche nei brillanti meccanismi europei e nazionali di finanziamento alla ricerca (FP7, H2020, PON, POR, etc.): le proposte più papabili sono quelle di ricerche che hai già fatto, per le quali GANTT, tabelle, previsioni, risultati, milestones, sono perfette!
    Oppure quelle di ricerche che non farai, ma che sono strutturate benissimo sul piano manageriale… apparire è di gran lunga meglio che essere.

  5. http://www.tecnicadellascuola.it/item/8933-la-norma-sui-brevetti-scatena-le-ire-della-giannini.html
    La norma sui brevetti scatena le ire della Giannini
    Domenica, 25 Gennaio 2015
    Dichiarazioni pesanti del Ministro dell’Istruzione. Ghizzoni (PD) parla di gran pasticcio. Lo “strappo” potrebbe preludere alle dimissioni della Giannini? La norma sui brevetti introdotta nel cosiddetto “Investment compact” approvato qualche giorno fa dal Consiglio dei Ministri ha fatto infuriare (e non poco) Stefania Giannini e non si sa davvero come la situazione potrebbe evolvere anche in relazione alle voci, sempre più insistenti, su un possibile cambio di guardia a Viale Trastevere.
    Peraltro va anche detto che la decisione di affidare all’IIT di Genova la gestione economica dei brevetti ha provocato l’immediata reazione dei rettori delle Università Italiane e quindi la presa di posizione della Giannini potrebbe essere letta come una forma di “sostegno” ai suoi ex colleghi. La stessa Manuela Ghizzoni (PD), presidente della Commissione Cultura della Camera, ha definito la norma una “pasticciata”. Ma la vicenda potrebbe essere letta anche in altro modo, soprattutto se si considera il tono molto duro del comunicato del Ministro.
    E se Giannini, anzichè aspettare di essere sostituita da Matteo Renzi, decidesse lei stessa di dimettersi per protesta contro un atto considerato irrispettoso della autonomia delle Università?
    A quel punto potrebbe almeno incassare un bell’applauso da parte dei Rettori.
    Le nostre sono solo congetture, almeno in questo momento. Nei prossimi giorni capiremo se hanno un fondamento o se, dopo la “buriana” iniziale, il Governo riuscirà a riassorbire lo strappo che l’Investment Compact ha certamente provocato anche nel mondo politico.
    V. anche a http://www.tecnicadellascuola.it/item/8932-universita-e-ricerca,-giannini-contro-la-nuova-norma-sui-brevetti.html
    Secondo il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, la norma sui brevetti – la norma, inserita nell’Investment Compact, che assegna la gestione di tutti i brevetti delle Università e degli Enti di ricerca all’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) – “è incompatibile con l’autonomia sia delle Università che degli Enti pubblici di ricerca”.
    “Sono rimasta stupita e sorpresa di questo blitz, perché di questo si tratta, e ho immediatamente segnalato alla Presidenza del Consiglio, come è mio dovere fare, con una lettera formale e una relazione tecnica accurata, i punti non coerenti con la normativa vigente. Si è cercato di approfittare di questo veicolo normativo senza coinvolgere né i ministri competenti né la Presidenza del Consiglio”. La posizione di Giannini sulla vicenda era stata già anticipata nei giorni scorsi agli organi di informazione [DOVE?]: ora è arrivata la decisa conferma. Nelle prossime ore vedremo quali sviluppi potrebbero esserci sulla norma, ora attesa all’approvazione finale.
    Comunicato stampa MIUR del 25 gennaio a: http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/ministero/cs260115

    E’ incommentabile nella sua indecenza politica: che il ministro competente non ne sia informato, se non a cose fatte; o che faccia finta di non saperne niente, e si scandalizzi per ultima.

    • Dunque a quanto pare non ne sapeva niente l’IIT, non ne sapeva niente il Ministro e non ne sapeva niente il Presidente del Consiglio. E i parlamentari del PD, a quanto pare, vogliono intervenire per cambiare la norma che loro non sapevano niente. Il che dimostra in maniera lampante che il Parlamento non viene consultato, il Minsitro e’ ininfluente, l’IIT deve fare quel che gli si dice di fare e chi fa le scelte politiche di questa portata e’ chi ha avuto il subappalto della politica universitaria. Complimenti a tutti per la gestione trasparente e responsabile della cosa pubblica.

  6. Una tale decisione (a prescindere dal fatto che e’ spagliata) spetta al parlamento, non al Consiglio dei Ministri. Tutti questi decreti, decretini legge, etc. sono contrari alla costituzione perche’ il Governo deve fare leggi solo in casi di emergenza/urgenza. Il Governo ha potere esecutivo, non legislativo. Se non c’e’ urgenza estrema il Governo puo’ PROPORRE delle leggi (che poi vengono discusse al parlamento), NON FARE delle leggi. Ma purtroppo c’e’ sempre un Presidente della Reppublica “firma-tutto” …

    Ogni volta che sento un esponente del Governo dichiarare in TV che devono fare una certa legge mi sento male, e mi chiedo come mai la gente che segue la trasmissione non se ne accorge che stanno violando la costituzione? La costituzione non si studia a scuola?

  7. Riposto con modifiche quanto già scritto sul wall di FSL:

    Senza togliere alla vicenda i caratteri inquietanti che rivela con riferimento alla capacità del governo (e in particolar modo del ministro competente) di “governare” il problema di cui alla produzione normativa licenziata, coinvolgendo come minimo i soggetti interessati e dimostrando di “governare” i testi di legge passati in GU (per esempio, avendo cura di leggerli nella loro forma finale), la norma si limita a istituire un sistema informativo obbligatorio sui brevetti incardinando tale ruolo sull’IIT, ma lascia poi alla decisione delle singole università l’eventualità di rendere l’IIT mandataria nella vendita del brevetto, appunto “PREVIO ACCORDO” con l’università in questione.

    Insomma la norma istituisce un verybellopatent.it e non dà luogo ad alcun esproprio. Che poi sia verybello per l’lIT, che si vede assegnare questo compito senza oneri aggiuntivi da parte del governo; per tutti i players della ricerca pubblica italiana (che dovranno assolvere ai compiti di legge per convogliare le informazioni su IIT, è un altro discorso. E’ tutt’altro che una figura verybella anche per la Ministra, che persino nelle note di replica affidate alla stampa sembrerebbe non rendersi conto che la norma – per come è strutturata senza prevedere alcun trasferimento forzoso di diritti di brevetto – non intacca l’autonomia delle università, ma istituisce a loro carico questo sì un onere che potrà rivelarsi pesante attuare.

    Da queste considerazioni una nota finale: si tratta di una norma che mima ciò che una logica di mercato ideale dovrebbe assecondare – la creazione di una centrale comune di offerta dei risultati brevettuali della ricerca pubblica – probabilmente senza rendersi conto che questa supplenza regolativa determina costi (sicuri) maggiori rispetto ai benefici (eventuali) che vorrebbe conseguire.

    A tacer dei mille problemi applicativi che sorgeranno. Per limitarsi ai primi che vengono in mente: che succede se l’università ha sviluppato un prodotto brevettuale sulla base di un accordo contrattuale con un partner privato? E perchè in linea di principio sottrarre alla cogenza della previsione informativa gli istituti di ricerca o le università private che pure sono foraggiate dalla mano pubblica?

    Insomma, tutto veryimprovvisato.it…

  8. http://www.corriere.it/economia/15_gennaio_26/sfida-scienziati-dell-iit-non-diventeremo-burocrati-c8632250-a544-11e4-a533-e296b60b914a.shtml
    .
    verybellopatent.it :-)
    That’s brevetto! (“come si dice brevetto?…Laisens!”)
    Fra l’altro esistono già anche le banche dati nazionali dell’UIBM (Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, del Ministero dello Sviluppo Economico):
    .
    http://www.uibm.gov.it/index.php/2012-06-18-11-45-40
    .
    Ora aspettiamo fiduciosi di sapere chi è stato…

  9. Sul Corriere di oggi (26/1) a pag 17 si leggono un articolo di Rita Querzé le proteste di Cingolani – direttore scientifico dell’IIT – il quale si dichiara sorpreso e disgustato all’idea di una trasformazione dell’Istituto in un ufficio di Marketing. Deve essere stata una trovata delle (giovani) teste d’uovo che circondano il Premier. Il “colpo di mano” fa poi parte dello stile di questo governo. Penso che l’idea sia venuta a qualche economista versato nella organizzazione aziendale; riportata nel contesto delle ricerca pubblica, e specificamente quella universitaria, si tratta di una trovata – come dire?- very-very burofrenica, per usare un linguaggio adatto alle circostanze.

    • Volevo scriverlo altrove, ma poi per errore tecnico si è cancellato, così, dopo aver contato fino a dieci, non l’ho scritto più, però ora lo riscrivo: credono di prenderci per il cucù, e infatti lo fanno!

  10. […] Lo stesso direttore scientifico del Iit, Roberto Cingolani, ha minacciato le dimissioni nel caso in cui il testo del decreto non venga modificato: “L’agenzia prevista dalla norma non esiste in nessun ordinamento al mondo che io sappia e comunque non è la nostra mission. Sono un ricercatore come lo sono tutti coloro che lavorano per l’istituto. Se la norma dovesse passare ce ne andremo a casa, non siamo le persone adatte”, ha dichiarato. […]

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