Se, dopo averli formati, giocassero contro di noi in Champions League?
Un confronto tra le eccellenze nella ricerca e nello sport.
Francesco Totti è considerato uno dei migliori calciatori italiani in attività. La sua carriera si è svolta interamente presso l’AS Roma ed è culminata con la conquista della coppa del mondo nel 2006. Francesco Totti sicuramente dà lustro all’Italia. L’emergere di un Totti non è stato casuale, ma il frutto di un vivaio ben coltivato e favorito costruendogli attorno sia una squadra vincente che strutture di supporto adeguate (massaggiatori, tecnici, etc.). Nello stesso modo per far emergere le eccellenze nella ricerca italiana è necessario creare un tessuto di supporto, una squadra vincente che permetta di essere competitivi nelle sfide della scienza. Questo è lo spunto da cui è nato l’incontro intitolato “I Totti della ricerca”, che si è svolto il 27 maggio 2013 presso l’Università la Sapienza di Roma. I coordinatori, Marco Bella (Università la Sapienza, video) e Rosario Coco (Uni-On), hanno invitato tre scienziati italiani con lo scopo di raccontare le loro storie, di chi gioca all’estero e di chi ancora tra molte difficoltà gioca in Italia e, sopratutto, di come hanno superato gli ostacoli per finanziare le proprie ricerche. I tre scienziati erano Paolo Melchiorre (video), dal 2009 presso ICIQ, Tarragona e titolare di un grant ERC da 1,5 ML di Euro, Giorgio Parisi (Università Sapienza, video), vincitore nel 2010 della medaglia Planck e che, per fortuna, “gioca” ancora in Italia come pure gioca in Italia Irene Bozzoni (Università Sapienza, video), cui si deve una scoperta fondamentale verso una possibile cura della distrofia di Duchenne, il cui brevetto è stato acquisito da una compagnia olandese. In rappresentanza di ROARS, ha partecipato all’incontro anche Giuseppe De Nicolao che nel suo intervento si è interrogato sulla validità della metafora della competizione sportiva come chiave interpretativa delle dinamiche della ricerca scientifica e dei suoi protagonisti.
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=rtwmomBXLOM]
_____________________________
_____________________________
Le slides dell’intervento:
[slideshare id=23628351&doc=totti-130628144637-phpapp01]
_____________________________
I Totti della ricerca: qui tutti i video dell’evento
_____________________________
[…] Pubblichiamo i video dei singoli interventi durante l’evento “I Totti della Ricerca” Segnaliamo anche l’articolo di Giuseppe De Nicolao su ROARS.it, che ringraziamo. […]
[…] I Totti della ricerca: la scienza come competizione sportiva? – De Nicolao (ROARS) Share this:TwitterFacebookMi piace:Mi piace Caricamento… Lascia un commento di Danilo Bazzanella il 5 luglio 2013 • Permalink Inviato su Stampa […]
Mi preme sottolineare un punto chiave, specialmente per i calciatori che partecipano al campionato scientifico: mentre ai giovani Totti che ruzzolano la palla in italia viene per lo meno concesso l’uso del campo/spogliatoio e annessi con degli ingaggi che mi astengo dal commentare, i giovani Totti della scienza possono usufruire del piccolo chimico nel loro garage.
Al solito, ci sono quei fortunati fenomeni con padre allenatore che tiene la palla e il campo in caldo per la successione mentre agli altri tocca tare tanti giri di campo.
Ma come sono strani quei campionati esteri dove ai giovani Totti della scienza appena ingaggiati vengono concessi un campetto per gli allenamenti, sfere assortite e un budget per sostenere il torneo di qualificazione.
Peró, un fiato come il nostro non ce l’ha mica nessuno…….
Premesso che oltre ai Totti nella ricerca servono anche quelli che fanno “una vita da mediano”, direi che per continuare la metafora calcistica sarebbe opportuno anche trattenere in Italia quelli bravi che ancora non sono diventati Totti. Purtroppo il FFO della mia universita’ e’ piu’ o meno il costo di Cavani….
La metafora calcistica è proprio questa: un Totti non nasce per caso, ma serve un vivaio che produrrà anche tanti onesti mediani… innalzare il livello medio del vivaio è sicuramente una strategia vincente sopratutto per tirare fuori I campioni. L’idea discutibile è che invece si possano scegliere pochissime promesse basandosi sulla numerologia, tipo quanti passaggi ricevi dai compagni, quanto tieni la palla, etc etc. (La retorica della cosiddetta eccellenza: supporto solo i bravissimi e che gli altri si arrangino). Evviva i campioni e teniamoceli stretti, ma un Totti per crescere ha anche bisogno di una squadra con buoni valori medi. E una squadra con Totti in campo e 10 compagni senza scarpe non va da nessuna parte…
Il ministro Corbino impiegò pochissimi anni per creare una squadra di giovani fisici che fece il giro del mondo …
1) Il vivaio
2) Walter Bonatti o Reinhold Messner
—-
1) Il primo aspetto che anch´io dalle esperienze lavorative ricevute ricavo e che vorrei ribadire è il seguente:
é fondamentale avere il maggior numero possibile di persone che possono ricevere un livello di studio e preparazione in ogni ambito (scienze dure e non). Tra questi i più saranno nella media, alcuni saranno bravi, ogni tanto pochissimi saranno eccellenti. Ma il collo di bottiglia é molto stretto, per questo bisogna avere il maggior numero di persone in ingresso anche provenienti da diverse classi sociali. Perché la diversità è ciò che fa la differenza e arricchisce …. non la monocultura, come sottolineato anche da Francesco Sylos Labini in https://www.roars.it/leconomia-e-un-biosistema/
“Più numerose sono le capacità e più sono le combinazioni potenziali e dunque i nuovi possibili prodotti.“ Io direi in questo contesto, ancora prima dei prodotti sono le potenzialità di formare dei nuovi „gruppi“ di pensiero e creare innovazione.
Una cosa che vorrei sottolineare, è come la formazione di base e superiore degli individui sia fondamentale per creare il substrato necessario alla crescita e al sostegno di una società civile. Quegli insegnati che alle medie, alle superiori all´Università riescono a trasmettere “LA PASSIONE” non “L´ASSIMILAZIONE PASSIVA”, abituare la mente a essere critica, attiva, competente e responsabile per capire la complessità del modo, QUELLI fanno la differenza nel creare persone civili e da cui potrà crescere un Totti, perché hanno arricchito “TUTTI”!
E ancora dal mio punto di vista, incamminarsi troppo presto in un percorso che non sia umanistico è deleterio anche se “in una visione a BREVE” termine questo sembra essere il più conveniente, “A LUNGO” termine non lo è MAI!
“Il vero viaggio alla scoperta del nuovo non consiste in cercare nuove terre ma riuscire a vederle con occhi nuovi (diversi). Marcel Proust.
Per avere un grande vivaio e poter concorrere ci devono essere, prima e poi, anche i fondi adeguati.
2) Walter Bonatti o Reinohold Messner
Riporto qui due passi da due libri, il primo da “Walter Bonatti – Una vita così” , pag. 125-126.
AUDISIO – ma come: dopo il K2, il Petit Dru, il Pilier d´Angle, le Grandes Jorasses, il Cervino?
BONATTI – Dopo e durante. Sempre dovevo render conto della mia bravura come di una colpa o di una macchia: sorvegliato nel mio desiderio sospetto di ascensioni solitarie e o nell´ancor più sospetto mio continuar a scalare, dopo che amici e compagni erano morti, responsabile di essere ancora vivo. Mi rimproveravano di tornare dalle mie imprese, reduce, di non pagarle con la vita, come se solo con quella si potessero pagare. Bonatti era diventato un mito andava infangato e distrutto. Non so perché ma alla stampa di quei tempi facevo più comodo morto che vivo, visto che non ci pensavo io a rompermi le ossa, lo fecero loro in altra maniera. Scrissero imprecisioni, bugie, avanzarono sospetti.
AUDISIO: Forse serviva un eroe poco eroe.
BIONATTI – No. È che il coraggio non viene mai perdonato. E nemmeno il successo. Perché mette gli altri davanti alle meschinità delle proprie vite. Qual´è il messaggio di chi scala e vince una montagna impossibile? È che ci si può provare: con rispetto, coscienza, paura. E con le stesse cose si puo´ anche desistere, per poi riprovare. Ma la gente non ama chi gli ricorda quello che potrebbe essere e invece non è. Si accontenta…
—–
Da “Spostare le montagne – come si affrontano le sfide superando i propri limiti”. Reinhold Messner
Pag. 142 la cordata come comunità funzionale
Si può arrivare a un successo di squadra solo se tutti i partner si entusiasmano per un obiettivo comune. Noi che andiamo alla ricerca dei limiti operiamo in gruppi sempre più ristretti (anche due soli formano una cordata, un team). I miei team si qualificano rispetto a un obiettivo comune. Scelgo i miei partner coerentemente con questo scopo: spesso anche persone che non conosco. Durante le scalate sulle Alpi mi risultava facile comporre delle cordate. Conoscevo molti ottimi arrampicatori. Andavamo d´accordo, oppure ci univa la determinazione di fare una certa parete nord. E quindi arrampicavamo insieme….
[…] pubblicate su mezzi di informazione…Si potrebbe quindi migliorare l’università sfruttando gli stessi meccanismi con cui si rende più competitiva una squadra di calcio? Innanzi tutto, promuovendo il gioco di squadra. In un team sportivo come nell’università […]