«Calcolando il numero dei destinatari in base al numero dei richiedenti e non degli aventi diritto, la procedura del FFABR ha di fatto attribuito il finanziamento non solo sulla base della qualità della produzione scientifica del singolo ma anche sulla base di fattori imprevedibili e del tutto slegati dal merito quali, appunto, il numero delle domande presentate. Inoltre, l’introduzione di soglie per l’accesso alla procedura, peraltro articolata in due fasi, e di percentuali prestabilite di vincitori fra i candidati ha avuto l’effetto di disincentivare la presentazione delle domande da parte di ricercatori e professori associati. Ne è risultata una procedura inefficace rispetto agli obiettivi della legge, con la conseguenza di creare importanti residui non utilizzati in un contesto nel quale da anni si registra una grave carenza di risorse pubbliche destinate alla ricerca universitaria. In tale situazione di insufficienza di risorse per la ricerca di base, un finanziamento così frazionato e di importo minimale, riservato a una parte esigua della comunità scientifica, costituisce una criticità che è necessario correggere.» Questa severa critica è contenuta nel Parere del Consiglio Universitario Nazionale relativo agli schemi di DM relativi ai criteri di ripartizione delle risorse resesi disponibili sull’FFO 2017 e al Fondo per il sostegno dei giovani e per favorire la mobilità degli studenti e ai piani per l’orientamento. Un parere che chiede la rottamazione definitiva delle Cattedre Natta e anche «un miglioramento dei livelli di trasparenza e intelligibilità dei criteri e dei parametri sottostanti la stipula degli accordi di programma». Tra le altre osservazioni, una riguarda gli interventi di sostegno agli studenti diversamente abili, la cui rilevazione informatica da parte del CINECA sta escludendo, in discontinuità con la prassi precedente, i titolari di certificazione di invalidità superiore al 66% che non siano anche titolari di certificazione di handicap.
La valutazione puramente bibliometrica del singolo è la pura essenza dell’idiozia. Un altro esempio eclatante di un fatto del tutto ovvio: l’accademia valutata un tanto al chilo come se si trattasse di frattaglie. Chissà se ora si avrà il periodo dei saldi con un bel 3×2. Solo in Italia si poteva giungere a tanto, indice di una gestione dell’Università che nella sua drammaticità raggiunge punte di beotaggine talmente alte che neppure il dittatore dello stato libero di Bananas avrebbe osato: “da oggi tutti quelli più alti di 1.70m saranno alti 1.60m”. Poi dicono che il PD stia scomparendo, e chi l’avrebbe mai detto?
Direi che il CUN sta criticando assai blandamente la valutazione puramente bibliometrica. In questo comunicato si limitano a criticare l’assegnazione a una frazione fissata a priori dei richiedenti, e richiamano solamente il comunicato del 25 luglio, nel quale avevano segnalato la problematica della valutazione “automatica”, ma più per suggerire correzioni ai parametri proposti che per denunciarne la scorrettezza concettuale.
E, tanto che ci sono, chiedono di riassegnare qualche soldino … al CINECA!
Le barricate contro il tentativo Renziano di riformare il sistema introducendo un po’di meritocrazia potranno funzionare finché c’è la sindacalista con la laurea falsa… ma poi, quale futuro governo vorrà investire in questo sistema malato?
Commento in perfetto stile gelminiano. A quei tempi, invece del tentativo renziano, c’era quello gelminiano. A cui la CRUI aveva dato fiducia, proprio raccontandoci che se si facevano le barricate “quale futuro governo vorrà investire in questo sistema malato?”. Qualche irresponsabile ha fatto le barrricate, ma alla fine la ragionevolezza ha prevalso. Ma – chi l’avrebbe mai detto? – gli investimenti non sono più arrivati.

Venendo a tempi più recenti, che per gli interessati (cioè noi) le sorti magnifiche e progressive promesse dal renzismo non siano sembrate così progressive e nemmeno così magnifiche se n’è accorta pure Nature:
@MarcelloGA: Sembra di parlare al vento. La meritocrazia è fondamentale ma non va confusa con la cabala. Che senso ha attribuire fondi al singolo solo sulla base degli indici bibliometrici? Di questo passo potremmo far valutare un matematico da chi scrive sin x/x = sin, perché no? Si tratta sempre di “un minimo di meritocrazia”. L’utilizzo di argomenti stereotipati, frasi fatte, sono tecniche da chiacchiericcio alla Casa del Popolo di Vergaio (“pole la donna permettisi di pareggiassi con l’omo? No!”). Ci sono innumerevoli esempi dei risultati catastrofici dovuti alla valutazione bibliometrica, e.g. i ricercatori di Ligo e Virgo, e si nasconde il tutto con “un minimo di meritocrazia”. E’ un minimo di meritocrazia avere scienziati che hanno collaborato al premio Nobel e che non sono stati abilitati? Possibile che paradossi così ovvi ed eclatanti non riescano ad entrare nelle menti di chi, come mestiere, fa ricerca? Renzi è riuscito a far molto peggio di Berlusconi, Università in primis.
La bibliometria riconosce che i lavori di LIGO e Virgo ora riscuotono grande interesse. Ma la scoperta da premio Nobel la ha fatta LIGO, che, grazie alla meritocrazia, ha attratto italiani di primo livello. Mentre Virgo non ha potuto attrarre americani di primo livello. Quanti premi Nobel hanno solo sfiorato l’Italia, per via della mentalità sovietica che si oppone a diavolerie come le cattedre Natta?
In effetti, tre premi Nobel hanno persino scritto alla Ministra Fedeli. Ma, diversamente da quello che potrebbe pensare MarcelloGA, non lo hanno fatto per invocare le cattedre Natta. Ecco cosa hanno scritto:
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«LISA Pathfinder was led by an Italian scientific team whose members, we understand, would not qualify any more for their current positions, and actually for any permanent position in Italian universities, according to the recently revised Italian regulations. We understand that this paradoxical situation originates from a blind evaluation algorithm. […] We are confident that you, your Honor, in your wisdom, will find ways to correct such an automatic mechanism that, if unchanged, may endanger this great scientific tradition.»
https://www.roars.it/tre-premi-nobel-contro-la-bibliometria-anvuriana-cieco-algoritmo-valutativo-che-mette-in-pericolo-la-scienza-italiana/
E’ ammirevole l’energia con cui, senza sentirsi minimamente infastiditi o toccati dalle critiche, MIUR e ANVUR (CRUI silente) sfornano da anni, una dopo l’altra, procedure costose e leggi per mortificare, umiliare e rendere inefficiente l’università. Bastonate dopo bastonate, tanto per sottomettere, constatando che nonostante tutto ci sono persone convinte, e non sono poche, che non opponendosi alle angherie, dimostrando obbedienza (“lo dice la legge”), avranno qualcosa da guadagnarci, un posto al sole e in paradiso per aver oliato continuamente il meccanismo scricchiolante.
Chi sarà il prossimo ministro?
Razzi
Amedeo Nazzari http://www.ilpost.it/2012/06/05/guzzanti-veltroni/
@MarcelloGA: Sono proprio alcuni settori di punta della fisica sperimentale che son stati massacrati dalla valutazione bibliometrica. Dire “La bibliometria riconosce che i lavori di LIGO e Virgo ora riscuotono grande interesse” suona troppo come una giustificazione della valutazione bibliometrica mentre la sostanza è esattamente l’opposto.
Va quindi sottolineato che il riconoscimento bibliometrico è venuto dopo la scoperta, non prima. Che succede, si tratta di pivelli che in un giorno hanno avuto un salto professionale singolare, oppure è la valutazione bibliometrica ad essere demenziale? Inoltre, dal tono del commento, sembra che la fisica italiana non sia messa tanto bene. E’ vero l’esatto contrario. Questa è unanimemente riconosciuta al top, basti ricordare i successi al CERN, dal Nobel a Rubbia fino alla scoperta dell’Higgs. Va anche ricordato il ruolo dell’INFN nonché i vari Nobel dati e non dati, tra questi quelli clamorosamente negati a Cabibbo e Jona-Lasinio. Nel primo caso il Nobel fu dato a Kobayashi e Maskawa, per la Cabibbo-Kobaysahi-Maskawa matrix, generalizzazione dell’angolo di Cabibbo, e che definisce i parametri di mixing dei quark. Nel secondo caso fu dato a Nambu per un lavoro che originò da un famosissimo paper di Jona-Lasinio e Nambu. A questo aggiungiamo che i migliori centri di fisica al mondo sono pieni di fisici italiani. Anni fa in Francia su 10 posti permanenti per giovani fisici teorici, ben 7 furono assegnati ad italiani. A fronte di questa tradizione abbiamo dei politici che si inventano delle regole talmente assurde da indurre vari premi Nobel a scrivere al Governo italiano affinché intervenga per correggere questa “paradoxical situation”. In un paese serio questo avrebbe dovuto indurre vari politici, a cominciare da molti nel PD, a farsi delle domandine. Invece l’appello dei premi Nobel è stato semplicemente ignorato. Cosa deve accadere affinché ci si tolga dai piedi la bibliometria come parametro dirimente per la valutazione?
“La bibliometria riconosce che i lavori di LIGO e Virgo ora riscuotono grande interesse”
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Graziosi aggiungerebbe che non sono stati bruciati vivi e che non hanno nemmeno dovuto aspettare venti annni:
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«il suo premio lo avrà quando diventerà lo scienziato più famoso del mondo tra vent’anni. Dovrà ringraziare che nel frattempo è rimasto ricercatore e non l’hanno bruciato vivo. Cioè, francamente, non è che siamo tutti Galilei e Newton.»
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https://www.roars.it/galilei-valutato-dagli-anvuriani-graziosi-dovra-ringraziare-che-e-rimasto-ricercatore-e-non-lhanno-bruciato-vivo/
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Mi sembrano ragionamenti da Santa Inquisizione o da Unione Sovietica ai tempi di Lysenko. E non posso fare a meno di pensare che Graziosi, un tempo giovane militante di Lotta Continua (e figlio di un noto biologo comunista che cercò di trovare un compromesso tra scienza e ortodossia Lysenkoista: http://www.treccani.it/enciclopedia/franco-graziosi_%28Dizionario-Biografico%29/), anche dopo la conversione all’ordine costituito sia sempre rimasto poco sensibile ai diritti costituzionali. Prima da rivoluzionario (i diritti, orpelli dello stato borghese) ora da gendarme (i diritti come pretesto per sottrarsi all’ortodossia stabilita dai “saggi” nominati dalla politica).
Non solo il riconoscimento bibliometrico, ma anche il premio Nobel, è arrivato dopo la scoperta, e unicamente grazie alla scoperta. La bibliometria è solo uno strumento che misura l’interesse di risultati anche su scale minori. Ad esempio la bibliometria dice che Kobayashi e Cabibbo hanno avuto un impatto simile, maggiore di Maskawa.
Tutto si tiene, nella grande catena dell’essere.
Credo di essere stata la prima, se il search engine interno non mi inganna, a evocare Lysenko su queste pagine. Nel 2012 si pensava – lo si vede dai commenti – che un simile paragone fosse gratuitamente radicale. Mi piacerebbe davvero che lo si potesse pensare ancora.
A proposito di fisica sperimentale.
1. Nel settore FIS01, per quanto riguarda gli associati, la soglia per ottenere il finanziamento è stata 100, il massimo. Mi sembra l’unico settore in cui si è verificata questa contingenza. Mi è capitato di vedere nell’elenco con 100 punti fisici delle particelle che, per la natura dei loro esperimenti, sono soliti pubblicare articoli con migliaia di nomi. A me sembrava che nell’algortimo per il calcolo dell’indicatore fosse previsto un abbattimento ( logaritmico) per quanto riguarda il numero degli autori. Forse non ho capito nulla. Ho chiesto ad ANVUR che risponde con una mail pre-confezionata. Aldilà del merito della logica di questo finanziamento temo che ci sia stato qualche pasticcio. Ma magari non ho capito niente. Se però mi sbaglio questo dato spiega l’assurdità delle procedure seguite in settori “eterogenei” come FIS01.
2. LIGO vs VIRGO. Forse qualcuno non ha chiaro la differenza di finanziamento dei due esperimenti. In ogni caso il contributo di VIRGO è stato importante per i risultati ottenuti nel 2017.
Buon anno a tutti
PS
Possiamo sforzarci di parlare di “riconoscimento del merito” invece che di “meritocrazia” una parolaccia incostituzionale della neolingua?
Per favore, parliamo invece di valore, capacità, genialità etc.?
Io ricordo sempre la maestra elementare secondo cui il merito seguiva dall’obbedienza, acquiescienza, devozione (tradotto: conformismo e non rompere i coglioni)
Grazie per la precisazione, ma “merito”, per quel che riguarda la ricerca scientifica, è un termine da abolire insieme a tutti i suoi derivati.
L’impatto bibliometrico di un articolo dovrebbe essere ripartito in misura 1/N fra ciascuno degli N autori. E ovviamente i dati bibliometrici non possono scoprire quali autori hanno contribuito di più.
Il Teorema FIS/01.
A pg.17 della tabella
http://www.anvur.org/attachments/article/1204/FFABR_commenti_21122017.pdf
c’è una splendida chicca. Si tratta della chiave per dimostrare, senza alcuna ombra di dubbio, l’antiscientificità della valutazione bibliometrica. Infatti, come osservato da Maurizio Canepa, per i PA di FIS/01 la soglia è di 100 su 100. Si tratta di un dato oggettivo, indipendente da interpretazioni, che mostra inequivocabilmente che in Italia chi fa ricerca di punta è valutato con tecniche di analisi talmente demenziali da essere offensive per l’intelletto. Impressionante che l’Università accetti un tale declino.
Nella visione lungimirante di Renzi c’era l’idea di creare 4-5 centri stile Harvard. Visto che c’è potrebbe esportare lo stile italiano della valutazione e proporre ad Harvard di selezionare i suoi docenti utilizzando il parere dirimente della chiromante di Piazza Navona.
Abbiamo avuto qualche esitazione prima di approvare questo commento. Non vorremmo essere querelati dalla chiromante di Piazza Navona.
Caro De Nicolao, hai ragione, si tratta di una chiromante permalosa. Infatti, quando mi disse che avevo intorno a me un flusso d’energia, le chiesi (è vero) se il suo andamento spaziale fosse l’inverso della distanza, se la prese molto!
@franco: “Per favore, parliamo invece di valore, capacità, genialità etc.?”
Exactly! Infatti il segare le punte è uno dei motivi di fondo per cui la bibliometria riesce a resistere. Cosa di più comodo per chi è nato per uniformizzarsi se non perorare le “buone maniere” e finalmente togliersi di torno quei colleghi un po’ bizzarri, originali e quindi non consoni al decoroso conformismo imperante? Questo è l’effetto più dannoso della valutazione bibliometrica. L’Italia avrà una produzione scientifica sempre più insipida. Per dirla alla Pauli: Not Even Wrong.
Azzz… Mi sono accorto che il mio ultimo commento non è nuovo, infatti il menzionare Pauli a proposito della valutazione bibliometrica è già stato egregiamente utilizzato: https://www.europhysicsnews.org/articles/epn/pdf/2009/05/epn20095p26.pdf
Cito dall’articolo segnalato marco2013 un passaggio che mi sembra degno di nota.
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“… it seems that the faith in these indices is not very different from something that escapes rationality. One could compare this with astrology and numerology, which pretend to be scientifìc but have never gone through the process of scientifìc selection”.
Qualcuno ha notato che col recente bando PRIN, la logica perversa del FFABR in qualche misura è riproposta, su scala gigante? Non ci sono percentuali prefissate di progetti da finanziare, d’accordo, ma avendo previsto un valore-soglia estremamente alto (90 su un punteggio massimo – teorico – di 100) per l’accesso dei progetti alla semplice possibilità di essere finanziati, magari dei teorici 390 milioni messi in campo – stante anche la soglia di 1.200.000 euro come finanziamento massimo per progetto – finisce che la metà non verranno distribuiti… Del resto, l’articolo 5, comma 8 del bando prevede esplicitamente: ‘Eventuali somme non assegnate per carenza di progetti idonei, in uno o più settori, costituiranno incremento della dotazione finanziaria di successivi bandi PRIN’.
L’articolo di Franck Laloe e Remy Mosseri
https://www.europhysicsnews.org/articles/epn/pdf/2009/05/epn20095p26.pdf
riporta anche il caso esemplare del lavoro di John Bell
“On the Einstein-PodolskyRosen
paradox”(Physics, vol. 1, 195-200 (1964).
Questo paper ha cominciato ad esser citato 30 anni dopo, ed ora è considerato una pietra miliare nel campo dei fondamenti della meccanica quantistica. Per fortuna che all’epoca l’ANVUR non esisteva, avrebbe ricevuto zero tituli.
Oggi, grazie all’ANVUR, un giovane Bell sarebbe costretto a vendere i fiori ai semafori. Ma Graziosi ci rassicura: non siamo mica tutti Galilei e Newton. Risposta: Ah!
Il lavoro di Bell, lungi dall’essere un raro esempio, lo si dovrebbe citare sempre quando qualcuno decanta le doti oggettive della valutazione bibliometrica.
Peraltro, la ricerca nei fondamenti della meccanica quantistica è indubbiamente tra le più impegnative e con “speranza di citazione” prossima allo zero (in genere utilizzo =0, con h che può essere h-index o citation hope). Questo non toglie che è probabilmente da qui che nascerà la futura nuova fisica. Ovviamente la valutazione bibliometrica VIETA RIGOROSAMENTE E PERENTORIAMENTE alle nuove leve di dedicarsi a tale argomento: ricordatevi del monito di Graziosi, non siamo tutti Galilei e Newton, anzi nessuno lo è o può minimamente pensare di diventarlo. Meglio ancora: siamo tutti pippe!
Tutto questo rende onore al PD che storicamente ha rappresentato l’intelligentia italiana.
Quindi, onore Renzi, che perorando la bibliometria, conferma di possedere proprio quelle doti che un grande statista deve avere: visione sui tempi lunghi e attenzione alla qualità ed importanza del tipo di ricerca, incoraggiando i giovani ad intraprendere le vie più impegnative, senza badare al marketing e alle fugaci mode del momento.
Sempre meglio vendere fiori ai semafori che essere bruciati vivi (o mandati in un gulag).