Sono state depositate alla Camera e al Senato diverse interrogazioni relative a bandi di concorso di università telematiche che – par di capire – presenterebbero gravi irregolarità, in primo luogo (ma non solo) per i tempi estremamente ristretti entro i quali può essere presentata domanda.
Segnaliamo ai lettori le relative interrogazioni.
[…] Bandi lampo: una nuova moda? […]
Faccio anche presente (visto che si parla anche di Assegni di Ricerca) che il S.A. della Sapienza ha provato il 12 dic. scorso a modificare il regolamento AdR introducendo limiti di eta’. Il “blitz” non e’ riuscito per via della sospensione della seduta, come risposta ai disordini avvenuti durante la protesta studentesca di quei giorni. Ora pero’ i sostenitori dei suddetti limiti torneranno alla carica il 21 gen., data del prox S.A. Un gruppo di assegnisti si sta’ organizzando per manifestare il proprio dissenso al S.A. in forma scritta, e facendo anche notare che esiste gia’ una sentenza di condanna di tali limiti dal TAR di Cagliari.
Una domanda. Ma un’università privata non può fare i bandi come vuole?
Perché un’istituzione privata deve adottare regole pubbliche?
Voglio dire se un privato cerca un professionista dal momento che questi soddisfa certi criteri di garanzia per il privato stesso (esempio iscrizione all’albo) è naturale che la scelta rimane completamente arbitraria.
“Perché un’istituzione privata deve adottare regole pubbliche?”
Una domanda che è già tutta un programma.
Al di là di questo, non stiamo parlando della sua ricerca di un commercialista, ma di bandi pubblici di concorso. Per quanto promossi da enti privati.
risposta a zacpac: non ho parole! se formulata da un ricercatore di una università telematica, la domanda fa capire chiaramente quale sia il livello di tali “enti di ricerca”. che tristezza