Sono state appena pubblicate le liste di riviste collocate in fascia A, rilevanti per la terza mediana dei settori non bibliometrici:
Manca la lista dell’area 12 per la quale non era stata pubblicata la terza mediana (per dettagli sulle vicende dell’area 12, si rimanda a: “Mediana che vince, mediana che perde: il gioco delle tre mediane” e “La dodicesima mediana”).
Seguiranno appena possibile piú articolate analisi e commenti circa il penultimo tassello delle abilitazioni nazionali (manca ancora l’elenco delle riviste che hanno carattere di scientificità, rilevante per la seconda mediana dei settori non bibliometrici).
Dal commento di Andrea Zhok, e da quelli di altri colleghi che ho sentito, ho l’impressione che per le materie filosofiche la lista delle omissioni sia lunga. Ci sarebbe da chiedersi se questo non metta ipotetici candidati provenienti dall’estero in una posizione di svantaggio. Che il sistema delle liste sia meno efficace di quel che dicono i suoi difensori dal punto di vista della “internazionalizzazione” dell’università italiana?
Prime impressioni guardando la lista di riviste per l’area di filosofia:
1) Bene l’idea di fare una lista unica.
2) E’ una lista molto “lasca”, con molte (troppe) riviste italiane. Questo induce riflessioni sconfortanti riguardo alla qualità della ricerca prodotta dai docenti italiani, visto che le mediane sono oggettivamente molto basse.
3) In alcuni SSD, come Filosofia della Scienza, la lista ricalca al 99% quella del VQR. Siccome era una buona lista, non c’è da lamentarsi.
4) Sorprende dunque notare che in altri SSD la lista diverge sostanzialmente da quella del VQR.
5) Questo ha portato a esclusioni incredibili: Ethics, Mind, Mind & Language, Nous, Philosophy, Philosophical Review, Proceedings of the Aristotelian Society, Philosophy and Phenomenological Research, Philosophy and Public Affairs, Philosophical Quarterly, Ratio, oltre a quelli citati da Andrea Zhock qui sopra. (Per i non addetti: sono tutte riviste di livello molto alto, alcune considerate nel top 5 a livello mondiale.) Si noti che tutte erano nella fascia A del VQR.
6) I settori incriminati a occhio sembrano essere Filosofia Morale, Filosofia del Linguaggio, e Filosofia Teoretica. In quest’ultimo caso viene da pensare a una vendetta nei confronti dell’Anvur “cattivona” che aveva imposto una sua lista contro la volontà dell’associazione.
7) Da dove viene dunque questa nuova lista? Un’ipotesi è che in alcuni SSD si sia partiti dal censimento, ovvero dalle riviste sulle quali scrivono gli aspiranti commissari. Visto che nessuno di loro scrive sulle riviste “top” di cui sopra, questo spiegherebbe le esclusioni.
8) Questo spiegherebbe anche l’inclusione di molte riviste scientifiche nella lista filosofica, di per sé idea meritevolissima. Si va da Nature a Cognition a Experimental Brain Research, ma ovviamente la lista è altamente incompleta (in linea di principio qualsiasi rivista scientifica può ospitare articoli filosofici). Per spiegare inclusioni ed esclusioni la teoria del censimento direi che funziona bene.
Descrittivamente questa può essere una buona ipotesi, a patto che, diversamente da come dicono sul sito Anvur, si siano basati sulle riviste censite al 15 luglio con solo riferimento ai professori ordinari. Di ciò sono certo perché a quella data avevo da tempo inserito le mie pubblicazioni di cui un congruo numero su riviste della lista delle escluse di cui sopra.
C’è peraltro una cosa che non comprendo: se la lista è stata fatta essenzialmente guardando alle pubblicazioni presenti sul sito Cineca relativo ai professori ordinari, come è possibile che la terza mediana fosse così bassa (da 0 a 2)?
Sul piano delle conclusioni da trarne, devo dire che questi signori riescono a deludere anche chi ha aspettative veramente basse nei loro confronti. In alcuni casi sono contemplate nella lista riviste italiane che hanno una peer review notoriamente ‘amicale’ e sostanzialmente fittizia. Se penso alla trafila per pubblicare nelle altre riviste internazionali vado in iperventilazione…
Quello di ignorare le riviste internazionali perchè abitualmente ignorate dai docenti italiani è una bella macchia che, anche se involontariamente, suona di protezionismo.
Non capisco poi perchè i settori economici non sono stati trattati a livello bibliometrico considerando che ci sono banche dati molto buone quali EconLit e EBSCO. Dove sono finiti i vari Perotti e co. Come mai non tuonano più come un tempo?
Perchè? Perchè la bibliometria pura in area 13 avrebbe segato quasi tutti….tranne, appunto, Perotti ed allievi; Giavazzi ed allievi, ecc. ecc…mi pare sufficiente
No, ti sbagli ci sono le mediane.
thor….ma sarebbero stati quasi tutti valori nulli o prossimi ad essere nulli….quindi…Perotti ecc. avrebbero superato di slancio….e gli altri economisti “terreni” (la gran parte, senza articoli su American Economic Review), con valori nulli (o quasi) avrebbero, ben che vada, pareggiato…quindi non credo che la mediana possa risolvere….
Lungi da me il difendere le mediane. Ma ho dato un occhiata con EBSCO a qualcuna di quelle riviste degli elenchi e le ho trovate come ho trovato chi ci ha scritto e quante citazioni ha ricevuto. Immagino anche economisti terreni. Solo non c’era bisogno di elenchi, le riviste ci stanno tutte incluse quelle omesse da anvur.
Infatti. Uno dei suggerimenti provenienti dalle associazioni di area 13 era semplicemente di considerare tutte (e magari anche sole) le riviste presenti in banche dati tipo EconLit. Anche perché ci sono alcune buone riviste di area Economics che non hanno ancora l’IF per banali motivi di “guerra editoriale” tra Thomson ed altri colossi dell’editoria internazionale, tipo CUP. Non si parla di top del top, tipo American Economic Review, ovvio. Ma di riviste di qualità superiore alla media e anche alla… mediana delle riviste nella classe A Anvur.
Guardando le liste delle aree 10 e 11 dall’estero, mi pare davvero strano che manchino Diacritics e Critical Inquiry.
In area 13 hanno messo anche Lancet, la più importante rivista mondiale di……..medicina generale! Economisti di tutto il mondo, bisogna iniziare a pubblicare anche coi medici, magari a 20-25 nomi!!!
caro indipendente,
per i casi “eclatanti” c’è sempre una buona spiegazione: guarda la lista dei quattro esperti consultati da anvur per fare la lista in area 13 e potrai farti immediatamente un’idea …
caro carlo….a me non interessa chi c’è a fare l’elenco…per me The Lancet in area 13 è un “refuso”….un roba che non si può leggere tanto è aberrante….non so nemmeno come definirla.
Forse su lancet qualcuno ha pubblicato un articolo di farmaco-economia, questo spiegherebbe la sua inclusione in area 13. Forse…
spegaci……abbiamo poco tempo….devo pubblicare
Ecco il link a The Lancet dopo che ho lanciato “health and economy”:
http://www.thelancet.com/search/results?searchTerm=health+and+economy&fieldName=ArticleTitleAbstractKeywords&journalFromWhichSearchStarted=#
Credo, anche se è inaccettabile, che l’inclusione di Lancet sia un refuso (non era in VQR). E’ un astonishing fact da condannare e segnalare, ma non da considerare come esempio per denigrare la lista dell’area 13 che, tutto sommato, non ha scandalose esclusioni. Poi è chiaro che resta l’amaro in bocca per le riviste che non sono in fascia A per un soffio. Ma era chiaro fin dall’inizio che si sarebbe creato un sistema di scoring. Anche la mia squadra del cuore andò in serie B per un solo punto!
Ritornando su Lancet…non mi lamenterei molto comunque di una mancata rimozione di questo refuso: credo che di medici nel mio settore ce ne vorrebbero.
…si certo, ma io non critico la lista nel suo complesso (come ho detto, ci sono cose da aggiustare ma nulla di veramente scandaloso)….però il fatto di mettere the lancet è un chiaro segnale che tutto è stato fatto in maniera approssimativa, di fretta e con evidenti abbagli presi. Cosa che, per una lista che può decidere le sorti di molti candidati/commissari, non mi pare affatto buona.
non credo sia un refuso, è un modo di difendere un’area di ricerca interdisciplinare (che ovviamente ha funzionato per il motivo specifico di cui sopra)
la lista dell’area 13 è molto simile a quella fatta per vqr, e quella di vqr è una lista che ha un senso, ed in ogni caso è spiegata con chiarezza nei materiali diffusi da gev
poi ovviamente ci possono essere errori in un senso o nell’altro, ma in generale il lavoro in area 13 è assai migliore di quanto si dice di altre aree
Ma non può essere stato fatto di fretta. Hanno pubblicato le mediane il 27 agosto ed hanno avuto dieci giorni per ricontrollare gli elenchi da cima a fondo. :-)
Lancet è difficile da mandare giù, anche se ci sono pure studi di epidemiologia in cui soprattutto gli statistici potrebbero essere (stati) coinvolti.
Anche a me ha colpito Lancet nell’area 13, ma è anche vero che se fossi uno statistico che ha collaborato a due articoli importanti di epidemiologia pubblicati su Lancet mi sarei arrabbiato se questa mia pubblicazione non fosse stata considerata perché in una rivista ritenuta di esclusiva pertinenza di un altro settore.
Non credo sia un refuso. Se ho ben capito, basta che un collega di area 13 abbia pubblicato un paper – rilevabile su Cineca al 15 luglio – di health economics su Lancet (rivista che è ovviamente in classe A nel suo specifico SSD, immagino Medicina e magari altri) perché automaticamente Lancet si ritrovi in classe A anche in area 13. Idem per altre riviste tipo Physica D.
Certo che, se fosse davvero così, sarebbe proprio un metodo “alla buona”, del tutto casuale. Inoltre, come ho spiegato sopra, sarebbe altamente penalizzante rispetto a pubblicazioni interdisciplinari sulle più prestigiose riviste giuridiche internazionali (per le quali la classe A non esiste e quindi neppure l’effetto “trascinamento”).
Qual è la classe A di un SSD bibliometrico, diciamo di medicina?
Classe A in medicina ovviamente non c’è, era per sintetizzare. Ma ci sono tutti gli altri indicatori bibliometrici che identificano Lancet come rivista super-top. O forse bastava anche solo essere “indicizzata” come rivista in un settore bibliometrico per far scattare il “trascinamento”? Il che sarebbe ancora più assurdo!
Comunque questo dettaglio del “trascinamento” (spiegato in un documento ANVUR, o forse del GEV 13, che non riesco a ripescare) qualcuno di Roars può chiarirlo meglio di me.
E comunque, Paolo, scopro ora che, mentre ci sono Lancet e Physica D, non ci sono, per dire, il journal of mathematical economics, la review of industrial organization ed il journal of economics. Che sia chiaro: nulla in contrario alla presenza di riviste top di altri SSD, anzi!, purché la selezione delle stesse sia fatta con un criterio ragionevole e non sulla base del criterio: “perché ci ha già pubblicato un ordinario italiano di area 13”. E se ci avesse pubblicato un umile ricercatore o, magari, un non strutturato?
Per l’area 13 bisogna distinguere i problemi già presenti nella classificazione della VQR da quelli aggiunti con la lista pubblicata oggi.
A occhio Physica e simili compaino in classe 4 nella VQR (mentre per esempio non c’è il Journal of Mathematical Economics) perché si portano dietro un IF che è sproporzionato rispetto a quello delle normali riviste di economia. Se però ci si affida ad un meccanismo di ranking automatico a partire da un insieme che le include perché qualche economista ci ha pubblicato (immagino non il suo lavoro migliore) questo è il risultato.
Altra è la questione delle riviste spuntate oggi (come LANCET), che bisognerebbe approfondire. Comunque bisogna anche riconoscere che tener conto della multidisciplinarietà è difficile.
Si dice chiaramente sul sito dell’ANVUR – e peraltro già si sapeva – che “La classificazione è basata sull’elenco delle riviste presenti nel sito docente alla data del 15 luglio su cui risultavano aver pubblicato gli studiosi italiani”. Dunque, le riviste in cui, negli ultimi dieci anni, nessuno studioso appartenente all’accademia italiana ha pubblicato sono escluse dalla clasificazione. Assurdo? Sì, probabilmente; ma non c’è nessun mistero, il motivo è quello.
Il punto è che
a) sono abilitazioni, magari si candiderà pure qualcuno che non è mai stato in un database del miur e che ha scritto su qualche altro giornale!
b) se le riviste che valgono sono solo quelle della lista, si scatena una corsa al ribasso anzichè al miglioramento della produttività a vantaggio degli editori/riviste nazionali miracolati dalla lettera A.
Ne deduco che nessun professore ordinario di storia economica negli ultimi 10 anni ha pubblicato alcunché su Les Annales, su Rivista storica italiana, Studi storici, Quaderni storici, Mefrim…
Complimenti!
forse puoi dedurne che storia economica è in area 13, mentre le riviste di cui parli immagno sia state esaminate in area 11
Che essere insensibile all’interdisciplinarità sia un altro difetto delle liste?
Altra incongruenza rispetto all’area 14: i settori concorsuali C e D sono presenti con un’unica lista, dunque chi è in uno di questi settori avrà il vantaggio della “multidisciplinarità” (ovvero varranno gli articoli pubblicati in tutte le riviste di quell’unica lista), che ad altri settori pur contigui è negato. Perché?
Sì, è un elemento molto grave, che da solo mostra tutto il limite e la grettezza di questa idea delle riviste di serie a, b e c.
Un esempio che mi riguarda: ho pubblicato molto e costantemente su una rivista che risulta di fascia A nei settori 11/D1 e 11/D2 ma non credo che potrò avvalermi di questa presenza, visto che il mio settore è 11/C1, Filosofia teoretica.
Tra le tante inaccettabili omissioni nella nostra area c’è -come è stato già notato- Aut Aut e più in generale, e pure questo è stato giustamente osservato, una penalizzazione inaccettabile delle riviste di area fenomenologica.
Si potrebbe aggiungere dell’altro, in ogni caso la pubblicazione di questo elenco di riviste conferma la scarsa sensatezza e trasparenza di tutta la procedura.
Carlo, penso che gli storici economici siano degli storici, e che quindi dovrebbero aver pubblicato in riviste di storia, é normale.
Non riesco a spiegarmi come mai per storia economica non siano state prese in considerazione importantissime riviste di storia. Quello di Les Annales, rivista che ha contribuito a creare la storia economica e sociale così come la conosciamo, è macroscopico (non cito esempi italiani per non essere fraintesa).
Egualmente nessun professore ordinario dell’area 11 sembra abbia pubblicato su riviste internazionali come Manuscripta o Codices Manuscripti. La paleografia e la diplomatica sono semplicemente scomparsi a favore di riviste storico religiose…
se è per questo in 10/F1 manca anche il Gutemberg Hb o le riviste relative agli studi di italianistica di settore
In ogni caso mi sembra strano che nel settore economico A13 non risultano riviste dove hanno chiaramente pubblicato studiosi italiani per esempio
Economic Letters, Journal of Human Capital, Education Economics, Journal of Public Economic Theory…
questo e’ un mistero?
ribadisco: vista la somiglianza delle liste vqr e anvur-concorsi, quasi tutte le spiegazioni stanno nei file vqr
(dove, anche con mia sorpresa, si scopre che economics letters non era in fascia A gia per vqr)
Salve a tutti. Ammetto la mia ignoranza sulla specifica rivista, ma qualcuno è in grado di spiegarmi l’inclusione tra le riviste in fascia A di area 13 di INZINERINE EKONOMIKA ?
Ho guardato: è una rivista della Lettonia *in lingua lettone* (!) Qualcuno riesce a trovare quale commissario o possibile candidato ci ha pubblicato sopra?
Correzione del 7-9-12: a dire il vero è lituana (ops). La domanda rimane valida.
occorre chiedere agli aziendalisti, ma anche in questo caso tutto si basa su vqr, dove sembra che il fattore di impatto sia alto (in lettone!?)
mi correggo: rivista in inglese, meglio nota come Engineering Economics
Per l’area 13. Poichè siamo tutti ricercatori, o lo siamo stati in passato o lo vorremmo essere, suggerisco di criticare i criteri di accesso alle riviste e quindi denunciare eventuali forzature. Qui invece abbondano le domande sul perchè X e fuori o dentro. Basterebbe leggere. Il gev 13, pagina anvur, ha scritto un paper sui criteri e rende disponibili anche i database in stata per verificare o meno se l’output prodotto regge. Inzinerine ekonomica o come cavolo si scrive ha un IF di 2.168, un IF5 di 1.777 un AIS di 0.071 e un h index di 20. Era sufficiente leggere. La cosa più imbarazzante per me e che passo per un difensore dell’ANvur, ma non condivido l’eccesso di malizia. Detto questo, ringrazio comunque roars per l’apertura di un confronto che però, se posso permettermi, non è opportuno fare tra aree diverse…pardon tra GEv diversi. Mi rendo però conto che l’impostazione di un sito con aree di discussione divise per settore avrebbe richiesto uno sforzo titanico. Nulla pretendere, quindi.
Non mi sembra che INZINERINE EKONOMIKA/Engineering Economics fosse in classe 4 del ranking VQR per l’area 13….
Preferisco pensare (sarà l’ora) che l’Artefice sia lituano, e che borgesianamente dissemini prove non conclusive della sua esistenza nella sua Opera.
Peccato. Invece era in area 4, cella m130 del foglio excel del GEV13.
Risposta alla risposta di Delrosi qui sotto: a me risulta che inžinerine ekonomika (viva gli accenti circonflessi!) sia in classe 1 (area? gloria all’Artefice!).
“gloria all’Artefice!”
che sicuramente ci legge e ridacchia soddisfatto mentre peschiamo le perle che ha seminato intenzionalmente nelle liste. Alcuni nomi sono delle vere e proprie strizzate d’occhio, come se avesse lasciato la sua sigla.
Ehm…era in classe 4 (quindi top) per la lista VQR dell’area 13. Cella M130 link http://www.anvur.org/?q=it/content/lista-riviste-gev-13. Vuoi vedere che l’Artefice ha modificato gli IP?
Magari anche l’Artefice ha assaggiato gli zepelini.
http://www.economia.unipd.it/news/index.php?sub=38&sezione=NEWS¯o=8&cat=0&idnews=576
A parte gli scherzi, ci sono tracce in rete di contatti italo-lituani ma sono un po’ difficili da decifrare.
Veramente la CHEMOMETRICS (io sino ad ora non sapevo che esistesse) era già ben rappresentata nel ranking di area 13 della VQR ….
E’ tardi, faccio confusione: il commento sulla chemometrics era ad un successivo post di ramses …
Qui volevo invece dire a delrosi che aveva ragione lui, la lituana Engineering Economics era in classe 4 già per la VQR. Peccato (da tutti i punti di vista).
Ma allora basta superare dei parametri bibliometrici affinché una rivista che fino a qualche anno addietro aveva come lingua ufficiale il lituano sia in fascia A? Se fosse così il lavoro del GEV potrebbe essere fatto in automatico da un algoritmo.
Il GEV non dovrebbe controllare caso per caso per evitare situazioni poco chiare?
Va bene i parametri, ma nell’area 13 come poter spiegare che journal of mathematical psycology è in fascia A ma non journal of mathematical economics? Journal of computational biology è in fascia A ma non computational economics? etc.
Non c’è il Journal of Mathematical Economics di Elsevier???? Mamma mia, che buca che han preso all’ANVUR!
Si potrebbe anche dire, a livello di metodologia dell’economia, “sic transit…” (e magari pure: “ben gli sta”, vero Francesco? ;-)), ma è comunque una vergogna.
De Nicolao rispondo qua al commento “non può essere stato fatto di fretta”……allora è molto più grave: scientemente alcune riviste sono state messe per aprire delle “backdoor” (lei le aveva sapientemente chiamate così in un altro articolo?). Preferisco escludere (anzi, non voglio pensarci proprio) l’eventualità che si tratti di mera incapacità di chi ha preparato l’elenco! In ogni caso, complimenti per le analisi, sempre puntuali….si può apprendere molto seguendo articoli e commenti…un saluto
Eilosofia: in fascia A IL GIORNALE CRITICO DELLA FILOSOFIA ITALIANA (che non era, a memoria, nel VQR) e manca AUTAUT (fascia b per il VQR). mi pare più che una svista.
Apparentemente, vista la scarsità di obiezioni in altri campi, sembrerebbe che il caso di Filosofia sia un unicum (tra l’altro, ho verificato altre assenze clamorose).
Se così fosse, almeno, potremmo dire che è stato un lavoro complessivamente buono con alcune rimarchevoli voragini in certi settori.
Certo che, se davvero hanno proceduto a classificare solo le riviste su cui hanno scritto ordinari del settore, un redivivo Donald Davidson (che ha scritto solo articoli e constributi in volume) che volesse ottenere l’abilitazione in Italia (il disgraziato!) verrebbe accolto da una bella reprimenda per la scarsa qualità della sua produzione.
“Mr. Davidson, how the hell is it possible that you haven’t thought of publishing on Verifiche or Genesis? Nor have you any recent writing endowed with ISBN? My goodness, what a cheek to show your face here!”
Davidson a parte, penso a tutti i ricercatori italiani che stanno lavorando all’estero e non rientrano nei conteggi Cineca.
non c’è ethics, e nemmeno il journal of business ethics. ma la lista sarebbe lunga.
Pardon, i CJE era già in classe 4 nel ranking VQR …
Mi limito a guardare l’area che conosco direttamente 14C/2 ed occhio ci sono diverse mancanze (internazionali) ed alcune presenze bizzarre. Non metto in dubbio la validità di “QUADERNI FIORENTINI PER LA STORIA DEL PENSIERO GIURIDICO MODERNO” ma francamente non mi sembra che sia una rivista centrale per il settore SSD in questione.
Ovviamente la spiegazione è semplice: le liste nascono – salvo aggiustamenti – a partire da dove gli ordinari e gli associati hanno pubblicato negli anni precedenti.
Ovviamente il meccanismo è non solo punitivo dell’interdisciplinarietà e delle riviste più innovative ma assurdo da tutti i punti di vista. È come dire che per fare un elenco dei riconoscimenti prestigiosi in ambito accademico escludiamo il nobel perché negli ultimi 10 anni non l’ha vinto nessun italiano.
Francamente la cosa è difficile da difendere.
Detto questo, almeno per il settore in questione, se avessero usato un approccio più bibliometrico ed un indicatore (ho fatto alcuni testo con il SJR) avrebbero prodotto una lista ed una classifica più credibile.
Ai sostenitori di un criterio di selezione basato su Impact Factor, riporto il seguente esempio di area 13 A1 (Economia politica): su decine e decine di Journals, l’unico “eterodosso” messo in fascia A è il Cambridge Journal of Economics. E Metroeconomica? Journal of PostKeynesian Economics? Kyklos? Review of Political Economy? Manchester School? E’ una vergogna.
Come ho scritto sopra, in area 13 bisognerebbe forse distinguere le anomalie di oggi rispetto alla classificazione VQR (che si può naturalmente non condividere): il CJE è un’anomalia perché è stato oggi spostato in classe A …
Bertoletti, la classificazione VQR non è la “tavola delle leggi”. Se stai dicendo che la porcata si situa a monte va bene, ma vediamo di intenderci: resta una porcata.
Forse qui ad alcuni non è chiaro che esistono dei settori fondamentali, come “economia politica”, in cui svariati e autorevoli studiosi dissentono dagli approcci epistomologici e teorici prevalenti (e l’inattesa crisetta che ci attanaglia ormai da anni, secondo alcuni di essi, è un indizio del fatto che forse avevano ragione).
Ebbene, in presenza di una battaglia tra “paradigmi” fondamentale come quella che sta attraversando Economia politica, nell’interesse di tutti bisognerebbe mettere in chiaro che l’IF e altre scorciatoie del genere non rappresentano il criterio giusto per selezionare le riviste.
Il fatto che il CJE sia in fascia A è assolutamente INSUFFICIENTE, con buona pace dei redattori della patetica lista originaria del VQR. Per rendere più equilibrato il rapporto tra ortodossia e paradigmi “critici” bisognava inserire almeno altre due riviste non-mainstream.
E’ allucinante che degli accademici non si rendano conto dei rischi che corriamo con simili processi di omologazione concettuale, specialmente in settori come quello dell’economia politica, che da che mondo è mondo ideologicamente tende a dominare su tutti gli altri.
Se vi fosse sfuggito vi consiglio la lettura di Economics and Research Assessment Systems https://www.roars.it/?p=10866
di Donald Gillies
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Lievemente OT qui, ma mi pare importante condividere la risposta che ho appena avuto dall’ANVUR, firmata dal “Gruppo di lavoro abilitazione” (Fantoni, Bonaccorsi, Novelli), visto che riguarda due punti ancora controversi.
Le domande erano:
1 – Si può considerare superato il requisito delle mediane se se ne supera una (o due, per le aree bibliometriche) anche se si è sotto nelle altre?
2 – Si potrà comunque presentare la domanda anche se non si supera nessuna delle mediane?
ecco le risposte:
1. il requisito si applica ad un indicatore alla volta. Ad esempio, è sufficiente il superamento dell’indicatore numero di libri, anche se gli altri sono inferiori alla mediana.
Naturalmente la Commissione potrà fissare, come dice il DM 76, criteri più restrittivi.
2. il DM 76 precisa che la Commissione può derogare dalle mediane con delibera pubblica e motivata. Ciò significa che non potrà in alcun modo semplicemente disattendere le mediane, ma dovrà indicare altri criteri di carattere generale (ad esempio includere tipi di pubblicazione non inclusi nelle mediane, etc.). Quindi in linea di principio si può certamente fare domanda, ma occorre sincerarsi che la Commissione abbia formulato tali deroghe. In caso contrario si applicano le mediane o criteri più restrittivi.
questa è l’unica occasione che l’Università italiana ha di riscattarsi da questa buffonata!
Tutte le commissioni, bibliometriche o non, dovrebbero pubblicamente affermare che opereranno in deroga al DM entrando nel merito della qualità e non della quantità della produzione scientifica.
Speriamo che ci sia uno scatto d’orgoglio delle commissioni.
Credo che queste risposte che fp riporta siano molto importanti (e inviterei anzi a dare maggiore evidenza alla cosa). Per la domanda 1) la risposta fa sparire definitivamente la curiosa interpretazione che era stata difesa. Per la seconda domanda, la risposta costituisce la prima interpretazione “quasi-autentica” (una interpretazione autentica dovrebbe darla il Ministro, cui il CUN l’ha richiesta con una mozione del 26 luglio [http://www.cun.it/media/117165/mo_2012_07_26.pdf]) dei punti della normativa che sono stati oggetto di discussione in questo blog (https://www.roars.it/?p=10443; https://www.roars.it/?p=10008). E’ un punto importantissimo, perché consente appunto alle commissioni di non applicare questo complesso e sgangherato meccanismo. La risposta di Fantoni/Bonaccorsi/Novelli cerca di minimizzare questa cosa, dicendo che “non potrà in alcun modo semplicemente disattendere le mediane, ma dovrà indicare altri criteri di carattere generale (ad esempio includere tipi di pubblicazione non inclusi nelle mediane, etc.)” – con il chiaro intento di far capire che si potrebbe soltanto AGGIUNGERE. In realtà si può precisamente DISATTENDERE questo preciso punto, considerando l’indicatore delle mediane non affidabile, ovviamente utilizzando gli altri criteri previsti dalla normativa ed eventualmente ulteriori criteri (ma non necessariamente solo integrativi delle mediane) che si ritengano appropriati. Che questa possibilità sussiste dovrebbe essere chiaro alle commissioni e ai candidati.
Probabilmente si vuole lasciare aperta la possibilità di fare deroghe del tipo: candidato con 2 articoli su Mind, 2 su Ethics, e 2 su Phil Phen Res chiede l’abilitazione. Le riviste sono tutte incredibilmente fuori dalla lista A. La commissione può dire che essendo però considerate A nel VQR (e in altre classificazioni internazionali), è legittimo fare un eccezione per questo candidato.
Ma viene da chiedersi: non era più semplice integrare la lista con le riviste del VQR?… Tutto questo ha dell’incredibile e ancora ho difficoltà a trovare una spiegazione razionale. C’è qualcosa nella lettera della legge 240 o di qualche altro decreto successivo che obbliga a limitare la lista alle riviste censite fra i PO e i PA?
Non credo. Forse era solo più pratico.
Posso assicurare, avendo lavorato alla stesura della lista di fascia A per conto di una delle consulte delle aree non bibliometriche, che quanto pubblicato oggi dall’ANVUR non ha nulla, NULLA, a che vedere con quanto fornito a suo tempo da tale consulta…
Intervengo solo per una precisazione relativamente al comportamento della Società Italiana di Filosofia Teoretica (SIFiT) a fronte della evidente sciocchezza scritta da Francesco Guala in un commento precedente.
Come noto ai lettori di roars la SIFiT ha ritenuto di non accogliere l’invito dell’ANVUR a redigere delle liste ristrette per il proprio settore già in sede di VQR portando a sostegno della propria scelta motivazioni e argomentazioni (rimaste peraltro senza risposta alcuna) non dissimili da quelle che si possono ritrovare all’interno del dibattito internazionale sul tema e che sono state già richiamate in qualche commento precedente.
In generale la Società ritiene lo strumento delle liste suddiviso per fascia improprio a una valutazione dei prodotti, ovvero, sempre sulla scorta di un’ampia letteratura internazionale sul tema, ritiene che non sia possibile valutare un prodotto a partire dal contenitore in cui esso è inserito. Tanto più quando la valutazione è, come nel caso delle abilitazioni scientifiche nazionali, non una valutazione di struttura, ma una valutazione dell’individuo.
Quindi non solo la SIFiT non ha partecipato alla redazione delle liste per la VQR, ma con convinzione ancora più forte (anche se la scelta è costata non poco ad alcuni dei propri soci) non ha ritenuto di ricontrattare la propria posizione in occasione della elaborazione di queste liste (che sono quindi frutto dell’Anvur e dei suoi gruppi di lavoro non certo di chi ha avanzato critiche argomentate a questo processo).
E’ vero che in filosofia esistono alcuni ambiti disciplinari che a differenza di altri si riconoscono all’interno di confini ben delimitati e circoscritti (è il caso soprattutto di alcuni ambiti che si trovano rappresentati nel settore di Logica e filosofia della scienza). Altri settori si muovono con maggiore fluidità dentro ambiti spesso diversi e comunque non così disciplinarmente connotati. E non è affatto detto che questo sia un male. Per cui si può pensare di trovare un ottimo articolo di un ricercatore di filosofia teoretica sul concetto di intenzionalità magari in Husserl Studies o magari in Discipline filosofiche, in Philosophy and Phenomenological Research o ancora in Aut-Aut. Oppure un articolo sul concetto di teleologia in Studi kantiani come anche in The Monist. Oppure un articolo sulla genesi concettuale della nozione di biologia nella cultura tedesca degli inizi del XIX secolo in Studies in History and Philosophy of Biological and Biomedical Sciences, nella Zeitschrift für philosophische Forschung o anche (si pensi un po’) in una rivista di germanistica.
Ma forse tutto questo è troppo complesso per il mondo ben incasellato in bacheche e armadietti che qualcuno si è costruito. Che poi il mondo concreto sia tutt’altro dagli schemini che pretendono di rappresentarlo agli incasellatori maniacali di solito poco importa. L’unica speranza è che, come ha scritto qualcuno prima di me, di fronte a uno strumento troppo rozzo per rendere conto della realtà, la realtà prima o poi si vendichi.
A differenza di altri non ho difficolta ad ammettere di avere scritto un commento superficiale. la spiegazione piu plausibile delle omissioni demenziali nella lista di filosofia e’ che sono state compilate meccanicamente a partire dalle pubblicazioni degli associati e ordinari. Chedo scusa alla societa di filosofia teoretica che non c’entra nulla. Resta da spiegare come abbiano fatto a pensare una furbata del genere… Ma qui ci vuole veramente schelock holmes.
Qualcuno conosce il motivo per cui non ci sono riviste per l’area 11 /A4? Oppure son io che non le vedo ?!?!?!
Non posso che concordare con quanto scrive Luca Illetterati. Osservo solo un’altra cosa, a proposito del commento di Guala. Tutte le opinioni sono libere, soprattutto se argomentate. Le sparate gratuite sarebbe bene però che restassero fuori da un sito serio come questo e dalla seria discussione che si sta conducendo. “Pensare” (la parola è grossa in questo caso) che ci sia “una vendetta nei confronti dell’Anvur ‘cattivona’ ” nascosta nelle liste, quando le liste è l’ANVUR stessa che le produce, non è neanche un pensare male, semplicemente è appunto una cavolata gratuita. Soprattutto nel caso della filosofia teoretica e della sua Società, che ha ritenuto prima (VQR) e a più forte ragione ora di non contrattare alcunché e che non è rappresentata nel Gruppo di lavoro. Se proprio proprio si vogliono ipotizzare – io non lo faccio, e credo non vada fatto – vendette, è in direzione inversa. Come chiunque (o quasi) è in grado di capire.
Parlo solo per il settore che conosco, il 14/ versante sociologia. Mi pare che la lista Anvur abbia alcune mancanze ma tutto sommato mi sembra che si potesse fare molto di peggio: ad esempio ci sono riviste interdisciplinari che mi aspettavo non sarebbero state incluse. Segnalo questo per evidenziare che il percorso che hanno deciso di seguire non penalizza necessariamente l’interdisciplinarietà . Ci sono riviste con una marcata tradizione interdisciplinare che sono presenti in più liste, come ad esempio il gruppo di riviste di Environment and planning, che sono presenti in settori sociologici, di scienza politica, di economia.
Riassumendo quindi: chi appartiene all’area 13, invece di cercare di pubblicare su riviste tipo Journal of Mathematical Economics avrebbe fatto meglio ad indirizzare i propri sforzi su journals più specifici per l’economia, tipo (just to cite a few…):
AIDS CARE
Lancet
ASTRONOMY & ASTROPHYSICS
Atmospheric Chemistry and Physics
Atmospheric Environment
JOURNAL OF CHEMOMETRICS
CHEMOMETRICS AND INTELLIGENT LABORATORY SYSTEMS
CHEMOSPHERE
ANALYTICA CHIMICA ACTA
ANALYTICAL AND BIOANALYTICAL CHEMISTRY
ANALYTICAL CHEMISTRY
HYDROLOGY AND EARTH SYSTEM SCIENCES
IEEE TRANSACTIONS ON MICROWAVE THEORY AND TECHNIQUES
oppure, se proprio ambisce al nobel, direttamente su
INZINERINE EKONOMIKA ?
Probabilmente queste riviste hanno un alto indice h, etc. e nei loro ambiti disciplinari sono al top, ma cosa c’entrano con l’economia?
E’ possibile che il GEV faccia un pò di ordine per evitare che il mondo ci rida dietro?
Come spiegare ad un collega straniero che in Italia si può diventare full professor in economics (13-A2, mediana 0,5) con UN paper su INZINERINE EKONOMIKA mentre se hai dieci papers su Journal of Mathematical Economics non puoi fare neanche la domanda di partecipazione?
Mi sfugge qualcosa o sono stato su marte negli ultimi 3 anni?
Lo ammetto. Le mie convinzioni circa una accettabile imparzialità per il lavoro del GEV13 ed una sostanziale soddisfazione dell’elenco ora vacillano pericolosamente. Credevo che Lancet fosse un refuso (pur con il suo tremendo impact factor, 33). Avevo provato a motivare l’inclusione di Inzinerie Ekonomika. Ero pronto a sostenere che i numerosi titoli sui temi dell’ambiente e delle foreste (canadian journal of forest research) potesse servire ai colleghi della geografia economica (con qualche forzatura) ed a nuovi filoni degni di interesse (green economy). Ma ASTRONOMY & ASTROPHYSICS mi ha fatto desistere. Non è possibile. Tuttavia, essendo uno strenuo sostenitore del principio della terza mediana, devo giungere ad una conclusione: nobili ideali, uomini incapaci. Mi auguro che ci siano delle rettifiche (ci devono essere!) ne vale sopratutto per la reputazione del presidente del Gev13 che è scienziato molto stimato. Nella lista VQR queste anomalie (fisiche, mediche, astronomiche) non erano presenti. Mi chiedo cosa sia successo dopo (ma non concordo con trame fantascientifiche, l’incapacità a volte spiega tutto).
Io invece non mi scandalizzo affatto. L’area 13 è generalizzata con l’etichetta ECONOMIA. Chi conosce bene la sua mappa interna, sa però bene che al suo interno coesistono una varietà di settori disciplinari e, soprattutto inter-disciplinari. La spiegazione dell’ingresso delle riviste indicate sopra (Lancet, in primo luogo) è semplicemente collegata alla presenza degli statistici (che possono liberamente non aver nulla a che fare con l’economia, o no?). Mi pare banale e poco scandaloso. Lo sarebbe se le riviste fossero dei bollettini o dei contetitori di atti di convegni (su cui fino ad adesso si erano formate robuste carriere), e non mi pare proprio il caso.
Il punto è che in area 13 alcune riviste di prestigio sono state escluse mentre si trovano quelle altre.
Ripeto: non ho nulla contro le singole riviste, solo mi sembra strano che per un economista matematico sia più prestigioso un paper su AIDS CARE che non uno su “Journal of Mathematical Economics”.
Perché queste riviste di interesse statistico non sono state assegnate solo ai relativi settori concorsuali?
Probabilmente l’inclusione di alcune di queste riviste ha determinato l’esclusione di altre che però erano maggiormente centrali per i settori concorsuali in oggetto.
Nell’inviare i titoli per l’abilitazione (da fare a fine ottobre, non prima perché si è ancora in attesa di chiarimenti dall’Anvur… ad esempio che spieghino cosa è un trattato scientifico…) sarà utile indicare se le vostre pubblicazioni sono in riviste in fascia A in altre aree. Non conterà nulla per la mediana (a meno che non puntiate ad essere pluriabilitati!), ma le commissioni dovrebbero tenerne conto. Per gli storici dell’economia (area 13) non sono ad esempio pochi coloro che hanno paradossalmente più pubblicazioni in riviste di fascia A nelle aree 11 (Storia Medievale, Storia Moderna, Storia Contemporanea) e 14 (Storia delle relazioni internazionali) anche perché, essendo degli ingenui provinciali, i ricercatori e i PA non avevano mai pensato di inviare i ns papers a riviste da oggi divenute dei “must” per la Storia dell’Economia come “The Lancet”, “Canadian Journal of Forest Reasearch” e “International Journal of Physical Distribution & Logistics Management”.
Analogo discrso potranno fare tutti i colleghi che operano su materie che per loro natura sono interdisciplinari (e se avete liaisons con l’area 12 rifatevi alla VQR): per l’Anvur è un concetto troppo complesso e hanno evitato di affrontarlo, ma non lo sarà per le commissioni. Nella logica del DM 76, avere pubblicazioni su riviste in fascia A in altre aree affini sarà una variabile a favore per ottenere l’abilitazione.
Ecco, è proprio quello che sottolineavo prima. Gli storici economici hanno pubblicato molto in riviste di fascia A dell’area 11, ma evidentemente non i PO, perché queste riviste non appaiono nella lista di area 13…
Journal of Business Ethics non è in fascia A per Anvur, ma per il Financial Time …..
Classifica Journals del Financial Time:
1. Academy of Management Journal (Academy of Management)
2. Academy of Management Perspectives (AMP)
3. Academy of Management Review (Academy of Management)
4. Accounting, Organisations and Society (Elsevier)
5. Accounting Review (American Accounting Association)
6. Administrative Science Quarterly (Cornell University)
7. American Economic Review (American Economic Association)
8. California Management Review (UC Berkeley)
9. Contemporary Accounting Research (Wiley)
10. Econometrica (Econometric Society, Wiley)
11. Entrepreneurship Theory and Practice (Baylor University, Wiley)
12. Harvard Business Review (Harvard Business School Publishing)
13. Human Resource Management (Wiley)
14. Information Systems Research (Informs)
15. Journal of Accounting and Economics (Elsevier)
16. Journal of Accounting Research (University of Chicago, Wiley)
17. Journal of Applied Psychology (American Psychological Association)
18. Journal of Business Ethics (Kluwer Academic)
19. Journal of Business Venturing (Elsevier)
20. Journal of Consumer Psychology (Elsevier)
21. Journal of Consumer Research (University of Chicago)
22. Journal of Finance (Wiley)
23. Journal of Financial and Quantitative Analysis (Cambridge University Press)
24. Journal of Financial Economics (Elsevier)
25. Journal of International Business Studies (Academy of International Business)
26. Journal of Management Studies (Wiley)
27 Journal of Marketing (American Marketing Association)
28. Journal of Marketing Research (American Marketing Association)
29. Journal of Operations Management (Elsevier)
30. Journal of Political Economy (University of Chicago)
31. Journal of the American Statistical Association (American Statistical Association)
32. Management Science (Informs)
33. Marketing Science (Informs)
34. MIS Quarterly (Management Information Systems Research Centre, University of Minnesota)
35. Operations Research (Informs)
36. Organization Science (Informs)
37. Organization Studies (SAGE)
38. Organizational Behaviour and Human Decision Processes (Academic Press)
39. Production and Operations Management (Wiley)
40. Quarterly Journal of Economics (MIT)
41. Rand Journal of Economics (The Rand Corporation, Wiley)
42. Review of Accounting Studies (Springer)
43. Review of Financial Studies (Oxford University Press)
44. Sloan Management Review (MIT)
45. Strategic Management Journal (Wiley)