La necessità di un’università socialmente inclusiva
* Secondo la classificazione internazionale delle professioni rientrano nell’occupazione più qualificata: 1. Managers; 2. Professionals. Per l’Italia tale classificazione si articola in: 1. legislatori, imprenditori e alta dirigenza; 2. professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione. Cfr. www.istat.it/it/archivio/18132.
La figura qui sopra è tratta dalla sintesi del “XIV Rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati” a cura di Andrea Cammelli che commenta il grafico nel seguente modo (i grassetti sono nostri):
Tra il 2004 e il 2008, quindi negli anni precedenti alla crisi, tranne che in una breve fase di crescita moderata, l’Italia ha fatto segnare una riduzione della quota di occupati nelle professioni ad alta specializzazione, in controtendenza rispetto al complesso dei paesi dell’Unione Europea. Un’asimmetria di comportamento che si è accentuata nel corso della crisi: mentre al contrarsi dell’occupazione, negli altri paesi è cresciuta la quota di occupati ad alta qualificazione, nel nostro paese è avvenuto il contrario. Probabilmente almeno una parte dei laureati che in questi anni sono emigrati dall’Italia fanno parte del contingente di capitale umano che è andato a rinforzare l’ossatura dei sistemi produttivi dei nostri concorrenti!
A. Cammelli, “I giovani non possono più attendere: investire in istruzione, ricerca, innovazione, cultura“, pag. 2,
È significativo che questa sia la prima figura della sintesi di Andrea Cammelli, quasi a voler sottolineare che la vera emergenza del momento è il sistema produttivo arretrato e non l’università, i cui laureati vanno a “rinforzare l’ossatura dei sistemi produttivi dei nostri concorrenti”.
In generale, il rapporto di Alma Laurea è una miniera di informazioni relative alla condizione occupazionale dei laureati. Viene confermato il momento difficile per l’economia che si riflette in minore occupazione e minori retribuzioni per i neolaureati. Allo stesso tempo, vengono smentite alcune “leggende metropolitane” sull’inutilità della formazione universitaria: reddito e probabilità di trovare impiego rimangono migliori per i laureati:
Fonti ufficiali (ISTAT e OECD) ci dicono che, fino ad oggi, nell’intero arco della vita lavorativa, i laureati hanno presentato un tasso di occupazione di oltre 11 punti percentuali maggiore rispetto ai diplomati (76 contro 65%). Le medesime fonti confermano che anche la retribuzione ha premiato i titoli di studio superiori: fra i 25-64enni risulta più elevata del 50% rispetto a quella percepita dai diplomati di scuola secondaria superiore.
Ibidem, pag. 15
Per quanto riguarda le misure di ripartizione delle risorse tra le università, viene sottolineata l’importanza di tener conto che le comparazioni internazionali (come già segnalato su Roars: “Università: cosa dice l’OCSE dell’Italia?“) denunciano un clamoroso sottofinanziamento:
La reale consistenza delle risorse destinate all’università, al di là dei facili luoghi comuni, è chiaramente indicata dalla documentazione OECD più recente. Il costo totale per ogni laureato, comprensivo anche dei costi connessi alla durata effettiva degli studi e di quelli relativi agli abbandoni, in Italia risulta decisamente inferiore (- 31%) a quello medio europeo, soprattutto a quello di paesi a pari stadio di sviluppo economico; tutto ciò nel 2008, prima ancora dei pesanti tagli al sistema universitario. Il confronto con le realtà con le quali si è soliti fare le comparazioni, per evidenziare il ritardo del sistema universitario italiano in termini di performance, è impietoso: a parità di potere d’acquisto, a fronte di una spesa complessiva per laureato nel nostro Paese di 43.194 dollari, la Svezia spende due volte e mezzo più di noi, la Germania più del doppio e la Spagna il 55% in più. Inoltre, nel periodo 2000-2008, l’incremento del costo totale per studente è risultato in Italia pari all’8% contro una media dei paesi OECD del 14% e dei paesi EU19 di ben il 19%.
Ibidem, pag. 5
Secondo AlmaLaurea il riconoscimento di tale sottofinanziamento è una premessa indispensabile nella determinazione dei fabbisogni minimi:
… criteri meritocratici di attribuzione dei fondi potranno contribuire a migliorare l’efficacia interna ed esterna del sistema universitario a condizione che i fabbisogni minimi e complessivi di risorse siano determinati secondo i parametri internazionali relativi al costo della didattica e della ricerca.
Ibidem, pag. 5
Tra le righe sembra di poter leggere una critica nemmeno troppo velata al progetto di premiare le eccellenze lasciando affondare buona parte del sistema universitario nazionale:
Il sostegno alle eccellenze, certamente necessario, non comporta necessariamente la rinunzia ad un sistema universitario socialmente inclusivo.
Ibidem, pag. 7
Il titolo della sintesi curata da A. Cammelli riassume molto bene le vere urgenze nazionali che emergono dall’analisi:
I giovani non possono più attendere: investire in istruzione, ricerca, innovazione, cultura
Materiali:
A. Cammelli “I giovani non possono più attendere: investire in istruzione, ricerca, innovazione, cultura”, Sintesi del XIV Rapporto Alma Laurea
Testo completo del “XIV Rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati” (grafici e note metodologiche comprese)
Tutta la documentazione analitica (per Ateneo, gruppo disciplinare, Facoltà, corso di laurea, tipo di laurea, puri/ibridi e genere)