«Una protesta che a me sembra fondata»: a dirlo – riferendosi al blocco della VQR – è Oscar Giannino, che non può essere certo sospettato di indulgenza verso la categoria dei docenti universitari. Non per nulla, della sua (sfortunata) campagna come candidato premier ricordiamo ancora lo slogan: «arriviamo noi – fuori i baroni dalle università». Il 9 febbraio, Giannino ha dedicato un’intera puntata della sua trasmissione radiofonica su Radio24 al blocco della VQR, offrendo ampio spazio alle motivazioni della protesta, illustrate dal suo primo animatore Carlo Ferraro. Lungi dal ricorrere a cliché e strumenti retorici anti-universitari sulla casta dei “baroni” che sfuggono a qualsiasi rendiconto sulla loro professionalità e laboriosità, Giannino, già nelle primissime battute ha parlato di una protesta fondata, definendo poi nel seguito “una singolare asimmetria” il mancato recupero dell’anzianità rispetto a quanto accaduto alle altre categorie non contrattualizzate. Se persino Giannino comprende le motivazioni della protesta e la giustifica, sembra quasi che gli unici a non essere in grado di comprendere (o a non volerlo, per timore di arrecare un dispiacere all’ANVUR e ai propri rettori) siano rimasti i colleghi che conferiscono diligentemente i loro “prodotti”, incuranti di un danno economico individuale che cumulativamente può superare i 90.000 Euro.
La puntata del 9 febbraio della trasmissione radiofonica “La versione di Oscar” era intitolata “La protesta dei prof universitari”:
addirittura! stavamo scarsi…
Certo che il parere di Oscar Giannino non mi sembra una medaglia da apporsi al petto. Ricordo con amarezza le sue dichiarazioni riguardo la laurea da lui conseguita….
… ma se siamo riusciti ad avere dalla nostra parte persino un tipo come lui, per il quale l’argomento “università” è un tasto dolente, beh, allora direi che la medaglia ce la meritiamo, eccome! ;-)
Ragazzi ma stiamo propio messi male se sbandieriamo il supporto di Giannino: uno che ha mentito proprio sui suoi titoli accademici inesistenti. Cara Redazione di ROARS, questa volta hai proprio toppato.
Un po’ di senso dell’humour, autoironia o quel che vi pare mai?
Reductio ad absurdum: uno degli argomenti che i rettori oppongono alla protesta è il seguente
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“minaccia di confermare cliché e strumenti retorici anti-universitari di cui stiamo faticosamente riuscendo a sbarazzarci. Il cliché è quello di una casta di “baroni”, malati di “autoreferenzialità”, che sfuggono a qualsiasi rendiconto sulla loro professionalità e laboriosità ”
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Fingiamo che l’argomento sia vero e andiamo a vedere come reagisce uno dei campioni della retorica antiuniversitaria. Se la protesta appare fondata persino a Oscar Giannino (che in passato non si è certo risparmiato questi cliché), direi che non è più possibile usare il timore dei cliché antiuniversitari per giustificare la rinuncia ad una sacrosanta disobbedienza civile. Se si rinuncia alla protesta deve essere per altri motivi: si pensa che tutto sommato vada bene lasciar distruggere l’università oppure si è ricchi di famiglia e 90.000 Euro sono noccioline oppure si preferisce lasciare andare in malora l’istruzione superiore e contrarre un mutuo di diverse decine di migliaia di Euro per non arrecare dispiacere al proprio rettore o a Fantoni che – poveretti – ci rimarrebbero così male.
Scusate l’autocit ma quando c’e’ di mezzo Giannino non se ne puo’ fare a meno
https://www.roars.it/loscar-della-garanzia/
Probabilmente dopo il falso master (o quello che era) si sarà passato la mano sulla coscienza sui meriti dell’Università.
È la fine!
No, Giannino no. E’ veramente un autogoal! Non tiriamoci la zappa sui piedi! Un po’ di contegno…
Che questa storia di Giannino abbia fatto arrabbiare anche i redattori de Lavoce.info? Qualcuno va twittando che la vqr l’ha completata con piacere.
«Ho completato con piacere la mia #VQR» è da mito. Capisco i ricatti morali, quelli materiali (gli abilitati in attesa di promozione, i boss in pena per il destino dei loro allievi), la paura delle retoriche antiuniversitarie e non so che altro, ma la dimensione della VQR completata “con piacere” ci proietta in una dimensione che va oltre Leopold von Sacher-Masoch. Se proprio si deve, io mi fermerei a un detto celebre
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“Non lo fo’ per piacer mio ma per dar prodotti a MIUR”
Ci sono i piaceri dello spirito.
Ci sono i piaceri della carne.
Ci sono i piaceri del palato.
E ci sono – non ultimi – i piaceri della VQR.
Le cravatte bibliometriche, in particolare, si prestano a giochi un po’ pericolosi, ma di grande soddisfazione. Si capisce che alcuni colleghi non possano privarsene, costi quel che costi.
Questa è meglio di una barzelletta (mi riferisco al piacere provato nel completare la propria procedura vqr). Se non fossi una persona di genere femminile con tre nipotine, indugerei nell’immaginare e nel raccontare il crescente piacere risentito a mano a mano che si procede nella compilazione delle schede, nel reperimento di dati da tabelle excel o da banche dati ecc. ecc. ecc. fino all’estasi finale. Ma non sta bene immaginarlo, dunque non lo racconto.
E comunque, non si scherza con economisti importanti che hanno a cuore le sorti del PIL, che bacchettano Renzi.
Cambiando argomento, avete sentito le dichiarazioni del direttore dell’Anvur intervistato non so se dalla 7 o da News24ore? Io ne ho sentito solo la metà finale, dove parlava degli studenti fuori corso e della necessità di istituire dei corsi propedeutici e paralleli ai veri corsi universitari, per chi arriva mal preparato dalla scuola. Deve essere la contromossa all’intervista di Ferraro, come anche il tweet di cui sopra sembra una controffensiva.
Non ho trovato l’intervista a Torrini, ma ho trovato quella a Settis: http://www.corriereuniv.it/cms/2016/02/settis-sullanvur-metodo-puo-uccidere-la-ricerca-universitaria/
È stato assoldato da ANVUR, MIUR, CRUI, Confindustria per far fallire la protesta, non ci sono altre spiegazioni possibili! ;)
Puglisi è un pasdaran.
No, non usurpiamo i titoli. I veri e temibili “pasdaran accademici” siamo noi di Roars, come aveva scritto Italia Oggi il settembre scorso, ricordando il trattamento riservato a Stefano Feltri (https://www.roars.it/stefano-feltri-e-le-lauree-inutili-i-dati-questi-sconosciuti/).

Non facciamo gli schizzinosi per favore. Per risolvere gli assurdi problemi dell’Università abbiamo bisogno di sostegno e comprensione generali da parte dell’opinione pubblica, dei media, degli opinionisti e di tutti. Molti dei nostri problemi sono questioni di buon senso, logica ed elementare giustizia. Ben venga Oscar Giannino, mi andrebbe bene anche il sostegno convinto di Maria Stella Gelmini o di Tremonti pur di arrivare a un qualche risultato concreto. Se ci chiudiamo in posizioni autoreferenziali resteremo isolati e non arriveremo a niente. Bene ha fatto Carlo Ferraro ad andare a Radio24. Bene ha fatto ROARS a pubblicare la notizia, con la consueta sottile ironia.
Casagli ogni volta che parli e scrivi mi sento un po’ meglio. Buon senso, umorismo etc. Ti farei Ministro. Grazie della tua testimonianza giufe
Da alcuni giorni mi pongo una domanda: come mai a Bologna (la mia sede) ha aderito solo il 5% ?
Non riesco a darmi una risposta. Provo a fare alcune ipotesi:
1) la gente non gliene importa più nulla, sono alla apatia. Li possono anche prendere a martellate e non reagiscono. Quindi prima ipotesi inerzia. Ascrivo un 35 % a questa categoria.
2) Sono tutti ricchi di famiglia. Anche se gli prendono 90.000 euro + i 20.000 già dati, va bene lo stesso. Ascrivo il 20%. Bologna è una città molto cara. Solo i ricchi possono permettersi la carriera universitaria.
3) Non ritengono la protesta efficace. Credono non servirà a nulla. Ascrivo il 15%.
4) Sperano che comunque, visto che Bologna è la “meno astenuta”, rimedino qualche cosa e quindi possano fare carriera o piazzare qualcuno. Pura illusione. Ascrivo il 15%.
5) sono oggetto di pressioni varie , sono giovani: 10%, voglio essere buono.
Rimane il 5%.
Ipotesi alternativa: a Bologna, patria del compromesso storico, degli accordi finanza rossa e bianca, del PD amico del PDL e anche degli altri, esiste una specie di tacito accordo, piu’ che un accordo, una atmosfera omertosa, che rende molto difficile alzare la mano. La città storicamente è sempre stata molto compatta, prima stato della chiesa, poi con il fascismo, e infine con il comunismo. E’ sicuramente un aria preoccupante. Mi vengono i brividi.
Risposta da economista: si chiama free riding. Se tutti gli altri atenei aderiscono compatti alla protesta, ed il mio ateneo no, la protesta è efficace lo stesso (= ci ridanno gli scatti) ma io non subisco né individualmente né come ateneo i costi della protesta stessa.
Ovviamente se tutti ragionano così, nessuno aderisce e la protesta fallisce.
Per l’appunto, Puglisi è un ottimo economista…
Free riding: principio in netto contrasto con la coscienza civica. Il che, per un funzionario dello Stato, non è certo un gran bella cosa …
Vero. Penso che il problema numero uno sia proprio quello del free riding. Dopo anni di assemblearismo ora siamo alla fase di rebound: ognun per se e dio per tutti. Questa è la mentalità diffusa oggi in università e non solo. Dopo Carlo Marx, è ora il momento di Max Stirner (guarda caso tutti e due tedeschi….). Se vogliamo addentrarci in indagini sociologiche, è un po’ il trionfo dell’ individualismo di matrice anglosassone. Ci si dimentica però che il solipsismo ha anche dei rovesci:in caso di difficoltà ci si ritrova da soli….
se invece di free riding parlassimo di FREE WORKING? o meglio di UNPAID WORK?
Pensate al PRECARIATO per favore!
Sono uno dei colleghi che “diligentemente” consegnerà alla VQR due prodotti della sua ricerca. Non condivido affatto la forma di protesta messa in atto, che in perfetto stile corporativo, non tocca il portafoglio dei singoli (sia mai che non ci si sporchi con uno sciopero), si disinteressa completamente delle altre categorie del comparto universitario, e trae vantaggio dalla schiera dei nullafacenti.
Sono veramente sorpreso dai toni della redazione di ROARS.
Mi si lascia gentilmente l’alternativa di essere tra coloro che “non comprendono” e coloro che “temono di arrecare dispiaceri a rettori ed ANVUR”. Beh, ne approfitto: Non Comprendo.
Che nel nostro paese vi sia una “schiera di nullafacenti” non risulta e non è confermato neppure dalla scorsa VQR.
Per il resto, che si dia notizia dei modi e delle ragioni (diversissime) per le quali è partita una protesta fra accademici, mi pare abbastanza naturale.
Beh, questo file Excel può aiutare a comprendere cosa esce dal portafoglio:
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https://www.roars.it/wp-content/uploads/2016/01/160126_Una_semper.xls
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Basta un minuto, ma è fortemente consigliato tenere a portata di mano una confezione di Maalox.
Per chi, invece, è superiore al vile denaro (ricco di famiglia oppure idealismo francescano o egualitarista che sia) ma sensibile alla macelleria sociale, la comprensione può essere facilitata da questa presentazione di Gianfranco Viesti (e anche in questo caso, Maalox a portata di mano, mi raccomando):
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https://www.roars.it/iii-convegno-roars-g-viesti-la-compressione-selettiva-e-cumulativa-delluniversita-italiana/
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Infine, per chi capisce qualcosa di numeri e detesta essere preso per i fondelli mediante metodologie di valutazione senza capo né coda che contengono errori noti da più di 20 anni, consiglio questi due link (Maalox ad libitum …):
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https://www.roars.it/nei-criteri-vqr-ce-un-fatal-error-noto-da-piu-di-20-anni/
https://www.roars.it/il-sonno-della-ragione-genera-anamorfosi-bibliometriche/
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Chi è convinto che in questo Paese (e, magari, nella sua università) vi sia una “schiera di nullafacenti” dovrebbe essere il primo ad opporsi alla VQR. Infatti, come è ben noto, in questo sistema, a pagare lo scotto della nullafacenza non sono i diretti colpevoli, bensì i colleghi tutti delle loro strutture. Ed in modo particolare quelli che, essendo attivi nella ricerca, necessitano di adeguati finanziamenti.
Quindi, davvero: non comprendo.
Rendetevi conto di una cosa. Chiunque non si è mai opposto a questa VQR o si sente obbligato a farla quanto prima e bene avrà i suoi motivi. Molto probabilmente deve farsi trovare bello acconciato o si acconcerà prossimamente per qualche incarico.
La cosa indegna, che mi fa orrore, é che le risorse degli scatti bloccati sono state date agli atenei, che le hanno usate ad es. per gli emolumenti aggiuntivi ai rettori (alcuni voraci, altri munifici, tutti magnifici), per dare qualche contratto, per pulire i cess… le lavagne. Non si configura ciò come un finanziamento coatto dal privato al pubblico? Ma la Bocconi pubblico/privata non mi ricordo più se é pubblica o privata (come fonte degli stipendi, o era la Cattolica quella? boh causa sbalzi d’umore/scatti d’ira -maledette medicine- oggi ho digerito male il pranzo, si capisce dall’estremo astio con cui cogito e digito, ho molta confusione in testa) gli scatti li ha dati tutti o no? che cruccio ragazzi.
Marcolino i rettori hanno il diritto di essere pagati eccome. Smettiamola con i populismi alla renzi. Non sono i denari dati ai rettori, e nemmeno quelli che sono stati dati ai professori che hanno distrutto la nostra Uni. Sono le risorse ridotte che hanno fatto andar via i giovani bravi e meno bravi. Quelli che si fanno così tanto onore all’estero non sono nati sotto i cavoli. Il vero è che la nostra università è e resta una eccellenza efficiente e produttiva (ovviamente piena di storture ma quando tra tutte quelle di una nazione si notano solo quelle di una parte del sistema il motivo è ideologico) non le pare?
segnalo:
http://www.lastampa.it/2016/02/13/italia/cronache/la-ricercatrice-gela-la-giannini-litalia-non-ci-ha-voluto-i-nostri-successi-non-sono-merito-suo-0IvakBgOsLTdkgt0F2VYgI/pagina.html
#stopVQR a Pavia: «Nessun passo indietro … il nostro obiettivo è difendere l’università sul lungo periodo» – chiarisce Antonella Forlino, componente del Senato Accademico «La soluzione non è abbassare la testa ma far sentire che qui ci sono, invece, teste pensanti». Gli studenti sono dalla loro parte: «Le rivendicazioni dei professori sono le stesse che noi mettiamo in campo da anni»

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[…] risorse per la ricerca rispetto a qualsiasi altro paese europeo. Una protesta che ha suscitato la solidarietà persino di Oscar Giannino, che mai è stato tenero verso l’università e i loro […]