In un precedente articolo sono stati esaminati i saldi totali per ogni fascia docente strutturata  ripartiti nelle tre macro-aree geografiche. Ma come si è arrivati a questi saldi? In questo post, vengono disaggregati sia le entrate (assunzioni, promozioni e trasferimenti) che le uscite (cessazioni, promozioni e trasferimenti). Un’analisi che evidenzia il crollo del personale nel ruolo degli ordinari, l’inefficacia del piano straordinario di reclutamento degli associati, la persistenza del ruolo dei ricercatori incautamente messo ad esaurimento, la irrisoria mobilità tra atenei, le disparità anche territoriali tra atenei virtuosi e reietti (che ricadono sul personale che ha la ventura di farne parte). Una situazione destinata peraltro a peggiorare alla prossima notte di Ognissanti, quando, come in un romanzo gotico di terz’ordine, ulteriori cessazioni renderanno il sistema universitario sempre più prossimo al collasso.

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In un precedente articolo sono stati esaminati i saldi totali per ogni fascia docente strutturata (professori ordinari: PO; professori associati: PA; ricercatori a tempo indeterminato: RU) ripartiti nelle tre macro-aree geografiche del nord, del centro (incluso l’Abruzzo) e del sud per il periodo 2012-2015.
Il saldo per ciascuna fascia docente nelle tre ripartizioni geografiche è dato da diverse componenti, sia in entrata che in uscita. Il saldo in entrata è composto da:

  1. assunzioni dirette nel ruolo;
  2. promozioni da ruoli inferiori (mobilità verticale);
  3. trasferimenti nello stesso ruolo da altri atenei (mobilità orizzontale).

Le uscite sono invece dovute a:

  1. cessazioni;
  2. promozioni a ruoli superiori (mobilità verticale);
  3. trasferimenti nello stesso ruolo ad altri atenei (mobilità orizzontale).

La disaggregazione di queste componenti è un’operazione piuttosto impegnativa se basata, come in questo caso, sui dati del sito CercaUniversità del Cineca. Uno dei motivi è che in questo database i docenti sono identificati anagraficamente dal solo nome e cognome, ed eventuali omonimie, specialmente se accompagnate da cambio di ateneo, di SSD o di entrambi, sono difficilmente identificabili. Pertanto è possibile che i dati riportati in questo articolo siano non esatti all’unità di personale, sebbene l’errore dovrebbe essere comunque contenuto entro la decina. È stato considerato il periodo compreso tra il 31-12-2011 e il 9-9-2015, e sono stati presi in esame i soli atenei statali.

Figura1_immissione_nuovo_personale_delle_3_ macroaree

FIGURA 1

Legenda:
in = mobilità in entrata dalle altre due macroaree geografiche
out = mobilità in uscita verso le altre due macroaree geografiche   
interna = mobilità fra due atenei appartenenti alla stessa macroarea geografica
orizz = trasferimenti nello stesso ruolo ad altro ateneo
vert =  promozioni al ruolo superiore in altro ateneo

Nella figura 1a è riportato il nuovo personale che è entrato nei ruoli degli atenei statali di una certa area geografica nel periodo 2012-2015. Tale nuovo personale è entrato nei ruoli di un certo ateneo sia in quanto proveniente da un ateneo diverso o in quanto direttamente assunto da posizioni non universitarie.

La maggior parte delle assunzioni dirette da personale non già strutturato in università sono ovviamente nel ruolo dei RU, visto che non esiste una fascia inferiore a tempo indeterminato, ma trattandosi di un ruolo ad esaurimento, questa componente è rilevata solo nella prima parte del periodo considerato ed è attualmente pari a zero. In misura minore, ma comunque apprezzabile, ci sono unità di personale direttamente assunte nel ruolo di PO e PA (in qualche caso si potrebbe trattare di personale assunto in un ruolo inferiore dopo il 31-12-2011 e promosso al superiore entro il 9-9-2015).

La mobilità vera e propria tra atenei coinvolge un numero meno rilevante di unità di personale, ed è mostrata in maggiore dettaglio nella figura 1b, che riporta anche la componente di mobilità interna (ovvero mobilità tra atenei appartenenti alla stessa macro-area geografica). Si osserva come il saldo sia nettamente passivo al sud, in sostanziale pareggio al centro e in deciso attivo al nord. Tale attrattività è dovuta alla maggiore disponibilità di punti organico degli atenei virtuosi, prevalentemente situati al nord. Ci sono tuttavia spostamenti in controtendenza, con personale che dal nord si muove al centrosud sia per trasferimento che per promozione.

Se si escludono le assunzioni pregresse nel ruolo in esaurimento dei RU, ormai azzerate, le assunzioni di personale proveniente da altri atenei o non precedentemente inquadrato in università sono il 15.6% delle assunzioni totali (si ricorda che l’avanzamento in un ruolo superiore nello stesso ateneo è equiparato a un’assunzione), e solo il 7.7% se si considera la mobilità in senso stretto, senza cioè includere le assunzioni dirette.

In ogni caso questa quota si colloca ben al di sotto del 20% minimo prevista dalla legge 240/2010 riguardo alle chiamate di personale esterno ai ruoli dell’ateneo. Questo risultato si spiega con la concessione ministeriale di calcolare la quota del 20% non sulle persone, come espressamente indicato nell’articolo 18 comma 4, bensì sui punti organico. Infatti, per esemplificare con il caso concreto dei PA, la quota del 20% dei punti organico permette la promozione di 14 RU interni per ogni PA esterno (14×0.2 + 1×0,7), corrispondente quindi al 6.7% in termini di personale.

La mobilità interuniversitaria coinvolge un numero esiguo di personale docente e, nonostante sia unanimemente considerata un fattore positivo al fine di sprovincializzare gli atenei e proclamata come obiettivo dal mondo politico, essa è di fatto bloccata da esigenze di bilancio, avallate da disposizioni ministeriali. Che tale mancata mobilità non sia da imputare ad una scarsa propensione dei docenti a trasferirsi è dimostrato dal successo ottenuto dal sito www.UniMove.it, una piattaforma web autogestita per la raccolta delle proposte di scambio del personale docente e ricercatore delle università italiane, che ad oggi ha ottenuto oltre 300 adesioni.

Flussi2a

FIGURA 2a

Flussi2b

FIGURA 2b

L’analisi delle fasce docenti (figura 2a-b) mostra una sostanziale omogeneità per aree macro-geografiche per i PO, con una perdita per cessazioni non compensata da un adeguato arrivo di nuovo personale nel ruolo. Negli atenei del nord una minore percentuale in uscita insieme ad una maggiore in entrata rende il saldo meno negativo rispetto al centrosud, come rilevato nel precedente articolo. I PA mostrano un deciso incremento di nuovo personale nel nord, pari ad oltre il 10% in più rispetto al centro e al sud, mentre parallelamente il ruolo ad esaurimento dei RU subisce un decremento più marcato nel nord, a riprova che le promozioni sono prevalentemente conseguite all’interno degli atenei. I RU che non hanno usufruito del piano straordinario associati, e che sono pertanto rimasti confermati nel loro ruolo nel quadriennio, sono mediamente il 73.7% del personale transitato nel ruolo nel quadriennio (dal 67% del nord al 78% del centrosud). La mobilità orizzontale (trasferimenti) è costantemente ben al di sotto dell’1% del personale per ogni fascia e per ogni ripartizione territoriale.

 

Flussi3a

FIGURA 3a

Flussi3b

FIGURA 3b

La preponderanza numerica degli scorrimenti di carriera interni è ben evidenziata dalla figura 3b, dove questi superano l’80% dei casi in quasi tutte le ripartizioni, con punte fino all’87% dei nuovi PA degli atenei settentrionali. Un caso a parte è rappresentato dal ruolo ad esaurimento dei RU, dove la maggior parte delle nuove assunzioni è data dalla conclusione degli ultimi concorsi ancora in atto all’inizio del periodo considerato e dall’assunzione di un piccolo numero di Ricercatori a Tempo Determinato (RTD), ancora poco diffusi nel periodo in cui si svolgevano tali concorsi.

Le criticità evidenziate in questo articolo, come il crollo del personale nel ruolo degli ordinari, l’inefficacia del piano straordinario di reclutamento degli associati, la persistenza del ruolo dei ricercatori incautamente messo ad esaurimento, la irrisoria mobilità tra atenei, le disparità anche territoriali tra atenei virtuosi e reietti (che ricadono sul personale che ha la ventura di farne parte), sono ben note a tutti coloro che lavorano negli atenei italiani, in particolar modo in quelli statali. Mi auguro però che questa rappresentazione grafica possa essere utile ai frequentatori di ROARS che desiderino avere un quadro complessivo della situazione degli atenei pubblici italiani. Una situazione fotografata al 9 settembre 2015 ma, in assenza di misure correttive, destinata peraltro a peggiorare alla prossima notte di Ognissanti quando, come in un romanzo gotico di terz’ordine, ulteriori cessazioni renderanno il sistema universitario sempre più prossimo al collasso.

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2 Commenti

  1. Articolo molto interessante ma che copre parzialmente il 2015. Molti Atenei hanno nominato i vincitori di concorso 2015 nel nuovo ruolo alla data del 01.10.2015 e i pensionamenti avvengono tra il 01.10.2015 e il 01.11.2015.
    Se si vuole una fotografia che davvero descriva la situazione attuale, i dati proposti in questo articolo andrebbero rivisti a metà Novembre.

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